stampo - Harmattan

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stampo - Harmattan
GHANA
WEST AFRICA, RITI E POPOLI
1° giorno
Lomé
In serata arrivo a Lomé, la capitale del Togo che si affaccia sul Golfo di Guinea. Pernottamento in
albergo.
2° giorno
Lomé-Lago Togo
Visita della città, che affianca quartieri dall’architettura coloniale a quartieri moderni, tranquilli centri
d’affari all’enorme ed animato mercato centrale. Lomé è un centro importante per l’acquisto di
pezzi d’antiquariato, tessuti e artigianato africano. Sosta al “mercato dei feticci”, il più grande
dell’Africa Occidentale, dove si trova in vendita mercanzia decisamente particolare: teschi di
scimmia, pelli di serpente, pipistrelli e tutti gli ingredienti necessari alla preparazione di pozioni
magiche. L’incontro con l’Africa occidentale inizia con un rito coinvolgente. In tutta la regione del
litorale del Togo e del Benin il vudu è la religione tramandata dagli antenati ed è praticata con
fervore. Si tratta di un’esperienza religiosa molto più ricca e complessa si quanto si pensi in
Europa. Il vudu non è una bassa forma di magia nera ma una religione che da senso e ordine alla
vita di milioni di persone, qui e altrove nel mondo. Durante la cerimonia può succedere che tra suoni
di tamtam e canti tale o tale Vudù s’impossessi d’alcuni adepti, dando luogo ad autentiche
manifestazioni di trance. I fedeli si accalcano, urlano o incoraggiano qualche danzatore: una realtà
africana animista ancora viva e da scoprire. Si raggiunge il Lago Togo. Cena e pernottamento in
hotel.
3° giorno
Lago Togo-Ganvié
Si continua lunga la costa per raggiungere il Benin e Ouidah, considerata una delle capitali del vudù
africano. In questa città, antico porto del traffico negriero dall'architettura afro-portoghese
decadente, coabitano uno di fronte all'altro il tempio dei pitoni e la cattedrale cattolica. La lentezza
dei personaggi inondati dal sole, il battito lontano delle onde sulla spiaggia e il ritmo dei tamburi
rappresentano l'eco mormorante di colonne di schiavi imbarcati verso terre lontane. Un'atmosfera al
di fuori del tempo, molto ben descritta da Chatwin nel suo libro « Il viceré di Ouidah ». Qui visiteremo
il Tempio dei Pitoni, dove questi serpenti sono venerati come vudù protettori della città; il forte
portoghese, trasformato in museo sulla tratta degli schiavi; la via del non-ritorno percorsa dai
prigionieri prima di partire in direzione del nuovo mondo. Si piega a nord e si raggiunge la regione
lacustre che accoglie Ganvié, esteso villaggio su palafitte raggiungibile dunque solo via acqua. Gli
abitanti appartengono all’etnia Tofinou, costruiscono le loro capanne su dei pali di teck e ricoprono i
tetti delle loro abitazioni con una spessa coltre di paglia. La pesca è l’attività principale di questa
popolazione il cui isolamento ha permesso il mantenimento di abitudini di vita e di regole di
costruzione originali. E’ curioso assistere a questa vita acquatica, a questo andirivieni tranquillo di
piroghe, a questo traffico in cui il rumore è dato dal ritmo del remo, che spesso esorta al canto.
Sono le piccole imbarcazioni condotte da bambini che si recano al pozzo, oppure da pescatori che
partono alla ricerca di una pesca abbondante, o da donne che si recano al mercato. Mercato
costituito, naturalmente, da piroghe in cui le mercanzie vengono esposte… Passare una notte qui, in
semplici camere su palafitte, sarà una vera esperienza. E nel buio incontreremo anche l’oracolo
che pratica la divinazione di Fa utilizzando un linguaggio in codice che lega direttamente l’uomo a
dio. Cena e pernottamento.
4° giorno
Ganvié-Dassa
Visita al palazzo reale di Abomey, i cui muri sono decorati con simboli degli antichi re del regno di
Dahomey. Il palazzo è ora un museo che conserva documenti e oggetti rituali della corte. Vi si
trovano le grandi tombe che accolsero le spoglie dei re e un tempio in argilla mischiata a polvere
d’oro e sangue umano. Il regno di Dahomey, una volta fiorente, stabilì le basi del suo potere su uno
stato di guerra permanente che gli permise di catturare prigionieri da destinare al lucroso commercio
degli schiavi. L’esercito regale era formato soprattutto da truppe femminili, che si caratterizzavano
per l’audacia e la bellicosità. Gli storici rilevano la dimensione "laica" del potere esercitato dai re del
Dahomey. Il re non era né un dio, né un sacerdote, nonostante il numero abbondante di sacrifici
umani che erano compiuti sulle tombe dei re in alcune occasioni particolari. Il potere era esercitato
secondo una razionalità accessibile ad una mentalità europea. Prova ne è il fatto che il Re di
Francia e del Dahomey si scambiavano rappresentanze diplomatiche alla fine del XVIII° sec. Segue
un incontro con i “forgerons”, i fabbri che per secoli hanno assicurato ai loro re le forniture di armi
ed utensili. Continuazione verso nord, verso la regione di Dassa, dove qua e là la piana è interrotta
da 41 colline rocciose, dalle quali si gode della vista di splendidi paesaggi. Cena e pernottamento in
hotel.
5° giorno
Dassa-Djougou
Il mattino si parte a piedi per l’esplorazione della collina reale. Yaka, il palazzo dei re di Dassa, è
situato sopra una collina e ricorda il leggendario regno di Ogoudou, che ha regnato talmente a lungo
da spingere i sudditi, stanchi di questo regno infinito, a sbarazzarsi di lui chiudendolo in un granaio.
Ma il re non voleva proprio morire, si è trasformato dunque in un serpente per poi sparire
inoltrandosi nella foresta. A Dassa si potrà assistere all’uscita delle maschere Egun, gli spiriti dei
defunti. Da occidentali diremmo che questi uomini mascherati rappresentano i defunti, ma per la
popolazione locale gli Egun sono gli antenati defunti che tornano tra i vivi! A volto coperto, vestiti
con vistosi abiti colorati e luccicanti, danzano al ritmo dei tam tam e passeggiano nelle strade del
villaggio lanciandosi all’inseguimento dei curiosi. Inseguimento pericolosissimo: il tocco di Egun può
essere mortale! Spaventato, a volte qualche malcapitato perde i sensi: la rappresentazione virtuale
della morte basterà a placare gli spiriti? Nei pressi di Savalou sorge un importante luogo di culto
vudù: il feticcio di Dankoli. Ai piedi dell’albero che sorge sul sito i fedeli piantano dei bastoncini e
pregano per ottenere benefici in ogni evento della vita quotidiana: un raccolto abbondante, un
matrimonio prolifico, un parto semplice, una guarigione rapida… Il dio riceverà offerte generose, ma
a desiderio esaudito! Continuazione verso nord. Cena e pernottamento in hotel.
6° giorno
Djougou-Natitingou
Il mattino escursione a piedi sulle pendici dei monti Taneka alla scoperta di antichi villaggi composti
da capanne rotonde coperte da tetti conici, dal culmine protetto da vasi di terracotta. Questa
popolazione abita su un sito archeologico da più secoli. I primi abitanti, d'origine Kabyé, sembra
abbiano occupato la montagna nel IX secolo d.C. Da allora altre popolazioni si sono unite a loro
formando una specie di amalgama plurietnica con istituzioni religiose e politiche comuni,
mantenendo tuttavia ogni gruppo i propri culti ed i propri riti d'iniziazione. Posizionati a livelli diversi
nella scarpata, i villaggi riservano la parte più alta ai sacerdoti dei feticci, vestiti con una pelle di
capra, ed ai loro iniziati. Mentre si cammina tra case a tetto conico, su viuzze delimitate da pietre
lisce, capita d'incontrare giovani ed adulti con il capo raso, semi nudi. Si preparano a riti iniziatici. I
Taneka, considerano che per «costruire» un uomo ci vuole tempo, pazienza, e molto... sangue degli
animali sacrificati. Un processo lungo quanto l’intera esistenza, così che la stessa vita diventa un
rito di passaggio. Attraverseremo poi regioni percorse perennemente da mandrie di zebù, guidate al
pascolo dai pastori per eccellenza, i Peul, che sembrano venire dal nulla ed andare verso lande
misteriose. Inconfondibili, con i tipici cappelli appuntiti, il bastone dietro alle spalle, lo sguardo fiero, il
portamento elegante, questi nomadi non sembrano aver bisogno di altro nei loro spostamenti alla
ricerca d’acqua e di pascoli per le loro mandrie. Veri e propri signori di queste terre sconfinate,
abituati a resistere alle avversità ambientali ma anche a godere delle gioie semplici del vivere a
stretto contatto con la natura. Arrivo a Natitingou, cena e pernottamento in hotel.
7° giorno
Natitingou-Dapaong
Una pista ci condurrà nei territori dei Somba e dei Tamberma, che per ragioni difensive si sono
rifugiate da secoli nella catena montuosa dell'Atakora, un territorio dall'accesso difficile che ha
permesso di sfuggire a tutti gli influssi esterni nonché alla tratta negriera verso il nord Africa
islamizzato. Secondo gli specialisti le loro origini potrebbero essere comuni ai Dogon del Mali, con i
quali condividono una fedeltà assoluta alle proprie tradizioni animiste. La presenza di grandi feticci,
a forma fallica, all'entrata delle loro case lo testimonia. Le abitazioni tradizionali, chiamate
genericamente tata, sono particolarmente belle e presentano differenze originali per ogni etnia.
Sono costruzioni fortificate che possono ricordare un piccolo castello, edificate per proteggere la
famiglia ed il bestiame domestico, resistere contro i nemici e difendere dagli animali selvatici. Ogni
tata accoglie una sola famiglia, e chi forma una nuova famiglia dovrà costruire il suo nuovo tata.
Potremo visitare un tata, grazie al permesso accordatoci dagli abitanti, e comprendere il loro stile di
vita. Il tata Somba presenta un muro perimetrale in argilla, chiuso verso l’esterno, che cinge torrette
dal tetto in paglia. Al pian terreno trovano posto i vecchi, i malati ed il bestiame. Una scaletta
permette l’accesso al piano superiore, alla terrazza sulla quale si svolge tutta la vita sociale ed alla
quale si affacciano piccole camere. Anche l’ingresso ai granai è consentito grazie a scalette
rudimentali. Dall’alto, lo sguardo spazia a 360°. Entriamo nel nord del Togo, dove incontriamo i
Moba. Abitano in case di argilla, dalla forma circolare, con tetto conico in paglia. Un muro circonda e
protegge le capanne di una stessa famiglia. Visiteremo piccoli villaggi, distribuiti su ampi territori nei
quali i colori cambiano a seconda delle stagioni offrendo un panorama generale che ricorda un
dipinto impressionista. Cena e pernottamento in hotel.
8° e 9° giorno
Dapaong-regione di Navrongo
Entriamo in Ghana nel territorio abitato dai Gurunsi, noti per le loro case dipinte. Gli uomini si
occupano della costruzione degli edifici, realizzati sovrapponendo strati di banco (l’impasto di paglia
e argilla tipico delle costruzione africane, impermeabilizzato grazie alla presenza di sterco di zebù)
supportati da pilastri ed arcate in legno. Le abitazioni sono raccolte in cerchio e formano un insieme
armonioso e funzionale. Le donne sono tradizionalmente le creatrici degli splendidi affreschi astratti,
dei fregi geometrici che decorano le mura, realizzati con pigmenti naturali in rosso, bianco e nero. In
serata, accompagnati dal ritmo dei tam tam assisteremo ad una festa di danze tradizionali. I corpi di
ballerini, e soprattutto delle ballerine, si scioglieranno in movimenti forsennati. Spalle, anche,
ginocchia: ogni parte del corpo sembra muoversi autonomamente, seguire un suo ritmo, una sua
rotazione. Il corpo diventa quasi uno strumento musicale, i suoni si fondono con i movimenti. Il
giorno dopo trasferimento nella regione di Bolgatanga, dove un'escursione a piedi ci porterà
sull'altopiano di Tongo. In questo luogo suggestivo s’innalzano numerosi pinnacoli composti da
enormi pietre sovrapposte con sorprendente regolarità: le popolazioni locali li considerano parte
d’antiche abitazioni degli dei. Una profonda crepa della parte più alta della montagna costituisce la
grotta dell'oracolo, alla quale si accede solo se accompagnati dai sacerdoti che vi penetrano per
compiere riti e sacrifici. Questa montagna è popolata dai Talensi, che vivono riuniti in clan. La tipica
abitazione fortificata, nella quale convive anche una sessantina di persone, è costruita in argilla e dà
l'impressione di un labirinto al quale si accede da una sola porta di ingresso. Piccoli vicoli, scalette,
corridoi coperti, stanze a forma d’uovo e terrazze formano un insieme armonico di suggestiva
bellezza. Cene e pernottamenti in hotel.
10° giorno
regione di Navrongo-Wa
Attraverso piste ormai raramente percorse da viaggiatori, ci inoltreremo in un territorio di case
fortificate, popolato dai Dagarti, noti per le loro capacità musicali. Interessanti alcuni aspetti della
loro vita e dei loro culti, piacevole il loro senso dell’ospitalità Si raggiunge Wa, città le cui origini
risalgono al XVII secolo, sorge all’incrocio di numerose strade che rappresentavano e che
rappresentano ancora importanti vie di comunicazione. Il Palazzo Reale, purtroppo parzialmente in
rovina, conserva le tracce di un’architettura sudanese scesa fin qui dal Sahel attraverso mercanti,
marabut e griots. Dopo anni di lotte intestine tra i clan regnanti, da qualche tempo la popolazione di
Wa ha un nuovo capo tradizionale, che cercheremo d’incontrare. Cena e pernottamento in hotel.
11° giorno
Wa-Techiman.
Incontro con Lobi, isolati nelle loro abitazioni, piccole fortezze in argilla protette da un muro elevato
senza aperture e composte da un granaio rettangolare intorno al quale si dispongono la stalla e le
camere. Il capo della famiglia è la sola autorità. Responsabile di tutti e di tutto davanti al consiglio
degli anziani o al governo, egli è incaricato degli altari sacrificali e dell’organizzazione del lavoro dei
campi. I Lobi sono abili artigiani-artisti. Le loro statuette, utilizzate come protezione spirituale,
occupano una posizione di prestigio in numerose collezioni d’arte africana. Altro dominio in cui
eccellono è la musica, e molti bravi suonatori di balafon sono lobi. Le donne più anziane portano
ancora un dischetto labiale di materiale vario. Il paesaggio gradualmente muta da savana
punteggiata da baobab in verde foresta. Ora la pista segue l'antico tracciato carovaniero che
collegava i più importanti centri commerciali dei reami sudanesi, come Djenné e Timbuctù, alla
regione di Kumasi, grande produttrice d’oro e dell'apprezzatissima noce di cola. La presenza di
moschee in stile sudanese testimonia gli antichi fiorenti commerci tra i popoli della savana e quelli
della foresta. Cena e pernottamento in hotel.
12° giorno
Techiman-Kumasi
Si raggiungono le colline di Kumasi, una città che vanta un passato importante ma anche un
interessante presente. Il passato si è svolto intorno ai re ashanti che dalla fine del 17° secolo ad
oggi hanno mantenuto vive le tradizioni e la forza del loro popolo; il presente è rappresentato da
floride attività economiche, che traggono profitto dalle opportunità offerte dalla foresta e dalle
miniere d’oro soggiacenti. Nel pomeriggio potremo assistere ai famosi funerali ashanti, importante
avvenimento sociale per tutto il popolo. I partecipanti scelgono gli abiti secondo i colori imposti dalla
tradizione: rosso per la famiglia in lutto, nero per gli altri. Alcune donne anziane portano grossi
gioielli in oro, offerti nel corso della cerimonia. Dopo le libagioni in onore degli spiriti degli antenati le
donne si lanciano in passi di danza tradizionale, spesso di ispirazione erotica. L’incontro con la città
comprenderà la visita al museo ashanti del centro culturale e la visita del mercato, uno dei mercati
all’aperto più vasti dell’Africa Occidentale. Cena e pernottamento in hotel.
13° giorno
Kumasi
La domenica mattina a Kumasi è festa. Le strade non sono troppo trafficate ed è piacevole cogliere
le peculiarità della città: le costruzioni coloniali intorno al mercato, le insegne pubblicitarie dipinte a
mano con uno stile originale che qualcuno non esita ad accostare all’urban art, il treno che
attraversa il mercato e che a volte vi si ferma nel mezzo, i fedeli che si recano alla Chiesa
indossando l’abito della domenica perfettamente alla moda qui perché perfettamente fuori moda
altrove. Il Palazzo Reale, che occupa tutta una collina, ospita un museo che, accanto ad alcuni
oggetti di dubbio gusto, esibisce bellissimi esempi di gioielleria ashanti. Gli Ashanti, grandi signori
dell’oro, rappresentano una monarchia ancor oggi importante. L’Asantehene, re di tutti gli Ashanti,
è tuttora il garante ed il depositario dei valori spirituali che fondano l’unità e la forza del suo popolo.
La sua influenza va di là dalle frontiere del Ghana per suscitare ammirazione nel resto della
diaspora africana dispersa nel mondo. Nel calendario degli Ashanti alcune giornate sono chiamate
Akwasidae e corrispondono all’inizio del mese secondo il calendario tradizionale. Dopo riti di
libagione sui troni degli antichi re, organizzati in sale inaccessibili al pubblico, ecco la grande
celebrazione di gioia. Sotto un ombrello di panni colorati viene posta la sedia del Re, che vi siede
vestito di tessuti vivaci e coperto di antichi gioielli d’oro massiccio (i gioielli e le maschere in oro
Ashanti fanno parte dei capolavori dell’arte africana). Davanti al monarca si apre uno stretto
corridoio formato dai dignitari con diverse funzioni: portatori di spade rituali, guardiani armati di fucili
a polvere, portatori di coltelli utilizzati per le esecuzioni, portatori di ventagli di piume di struzzo. Di
fianco al re stanno seduti gli anziani e i consiglieri capeggiati dal porta-parola regale che porta in
mano i simboli del potere ricoperti in oro. Durante la cerimonia i cortigiani offrono i loro regali, i griots
recitano la storia dei re ashanti, i suonatori dei tamburi e delle trombe d’avorio scandiscono il ritmo
della celebrazione. Alcuni danzatori corpulenti, avvolti in tessuti rosso splendente, eseguono danze
tradizionali caratterizzate da una alternanza di movimenti delicati e di spostamenti rapidi da una
parte all’altra della scena. Cena e pernottamento in hotel.
14° giorno
Kumasi-Anomabu
Attraversando la foresta si raggiunge la costa, dove ci attende Elmina: un forte olandese costruito a
picco sull’oceano, testimonianza dei fiorenti scambi commerciali tra l’Occidente e l’Africa nel corso
dei secoli scorsi. Un castello, un porto, un villaggio, da cinque secoli in contatto con avventurieri,
esploratori e navigatori europei. Nel corso della sua storia è stato utilizzato come deposito di oro, di
avorio, di legnami pregiati, ma anche come centro di raccolta degli schiavi che da qui partivano
verso il “nuovo mondo”. Oggi è considerato Patrimonio dell’Umanità. Da queste spiagge ogni
mattina coraggiosi pescatori nelle loro imbarcazioni colorate affrontano le pericolose acque
dell’oceano sperando in una ricca raccolta. Nei vicoli del villaggio le antiche costruzioni portoghesi,
oggi abitate dai locali, si alternano ai templi delle “compagnie asafo”, in cui i guerrieri depositavano
offerte votive. Hotel sulla spiaggia, di fronte allo schiumante oceano. Cena e pernottamento
15° giorno
Anomabu-Accra
Prima di entrare ad Accra si incontrano gli originali laboratori dei fabbricanti di sarcofagi, che
propongono allegre bare dalle forme fantasiose: frutti, pesci, aerei, animali vari... Ognuno può
ordinare il soggetto che crede! Vivace città africana in rapida evoluzione, Accra ha saputo
conservare una propria identità nei quartieri moderni come in quelli vecchi, dove si moltiplicano le
attività tradizionali. Particolarmente stimolante il museo, concepito per essere al servizio della
conservazione dell’arte di tutto il continente e dedito alla promozione della produzione artistica
attuale. Interessante anche il centro artigianale che propone una grande scelta di kentè, il tipico
drappo composto di strette bande tessute a mano e cucite tra loro indossato dai capi tradizionali nei
giorni di festa. Meno preziosi ma altrettanto tipici gli “adinkra”, stoffe di cotone industriale decorato
a mano attraverso uno stampo con un motivo simbolico: il sole, la luna, le spirali… Di fronte
all’oceano si organizza la vita del quartiere indigeno: un villaggio circondato da una città! Qui le
attività economiche seguono criteri ben diversi da quelli che governano la city, distante solamente
qualche centinaio di metri. In tarda serata trasferimento in aeroporto ed imbarco sul volo di linea.
16° giorno
Italia
Arrivo in Italia.
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