Il Natale delle tradizioni
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Il Natale delle tradizioni
TRENTINO EMIGRAZIONE Il Natale delle tradizioni Viaggio alla riscoperta di alcuni degli usi e costumi che accompagnano, oggi e in passato, i trentini per tutto il mese di dicembre e sino all’Epifania. D icembre è sempre stato anche in passato un susseguirsi di feste e di scambi di doni. Certo in maniera diversa rispetto ad oggi, ma da sempre il periodo che precede e segue la nascita di Gesù rappresenta un periodo di gioia, soprattutto per i più piccoli, di attesa e di tradizioni per la maggior parte scomparse, ma in alcuni casi recuperate proprio negli ultimi anni. In alcune località del Trentino si cominciava a San Nicolò, il 6 dicembre. San Nicolò fu vescovo di Mira in Turchia. Morì nel IV secolo e le sue spoglie furono trafugate da marinai cristiani che le trasferirono in Italia, a Bari. Si festeggia soprattutto in Alto Adige dove il vescovo è inseguito dal Krampus, il diavolo, che porta carbone ai bambini cattivi. Tornando in Trentino la celebrazione del santo avveniva soprattutto in quelle località che un tempo furono territorio di altre diocesi, come la Val di Fassa, la Valle di Fiemme e la Val dei Mocheni. Dove la tradizione vive ancora oggi, o dove è stata recupera- Il vescovo San Nicolò inseguito dai Krampus in Val dei Mocheni. (Foto di G. Zotta) Santa Lucia. (Foto di G. Zotta) 36 ta, la sera del 5 dicembre i bambini vanno in giro per il paese suonando campanelli e cantando. Talvolta usano anche barattoli di latta o altri oggetti rumorosi che vengono trascinati legati ad una corda. In cambio ricevono caramelle o piccoli dolci. Poi filano a letto, perché al mattino, troveranno i doni di San Nicolò. In alcuni paesi del Trentino il santo arriva già nel tardo pomeriggio del 5 dicembre, su una slitta o una carrozza. Chiede ai bambini se sono stati buoni. Ad accompagnarlo i diavoli che strepitano e urlano. Nella maggior parte dei paesi del Trentino i bambini però attendono soprattutto Santa Lucia, il 13 dicembre. La sera precedente, prima di andare a letto, i piccoli mettono sul davanzale un piatto contenente un pugno di farina gialla ed uno di sale (quest’ultimo per l’asinello di Lucia che, ricordiamo, è cieca). Talvolta cantano anche delle filastrocche. In alcuni paesi si bruciano dei grandi falò che hanno lo scopo di illuminare la via. L’indomani in quel piatto i bambini di un tempo trovavano un paio di calzettoni, un quaderno, alcune matite, delle noci, qualche arancio. Chi si era comportato male trovava nel piatto una bacchetta che sarebbe stata poi usata dai genitori. Questo era in realtà l’unico arrivo di doni per il mese di dicembre. I regali per il giorno di Natale sono infatti un’usanza abbastanza recente. Come per san Nicolò, anche per santa Lucia, ai giorni nostri – soprattutto per i turisti e per i più piccoli - vengono messe in scena alcune rappresentazioni. Vestita di bianco, a bordo di un calesse trainato da un asino e, se non c’è, da un cavallo, distribuisce caramelle ai bambini. A Trento già dall’Ottocento veniva allestita la fiera di Santa Lucia, tradizione che resiste tuttora, anche se spostata nel calendario al fine settimana precedente la ricorrenza. Ora è un grande mercato che si snoda per le vie del centro storico e occupa tutta piazza Duomo, dove si può acquistare soprattutto abiti, scarpe, giocattoli, berretti e guanti. Un tempo i banchetti degli artigiani pro- San Nicolò. (Foto di G. Zotta) Piazza Duomo a Trento con le bancarelle della Fiera di S. Lucia. (Foto di G. Zotta) 37 TRENTINO EMIGRAZIONE ponevano oggetti in legno, lunghe collane di castagne e dolci. Ci avviamo così verso il Natale. Oggi caratterizzato dalla corsa all’acquisto, al regalo ad ogni costo, dalle città illuminate dalle luminarie già a fine novembre, dai mercatini che attirano migliaia di turisti, dal pranzo o cenone al ristorante, ma un tempo molto diverso. Il regalo era già stato fatto a san Nicolò o a santa Lucia, e così si scriveva una letterina augurale indirizzata ai genitori. Il presepe si costruiva in casa e vi partecipava tutta la famiglia. Si raccoglieva il muschio nei boschi e si usavano i rami di pino. La vigilia era giorno di digiuno e astinenza. All’alba del giorno di Natale ci si recava a messa e I presepi di Tesero in Val di Fiemme. (Foto di G. Zotta) Il Mercatino di Natale a Trento in piazza Fiera. 38 per l’occasione s'indossavano i vestiti della festa. Il pranzo era più abbondante del solito. Sulla tavola compariva il coniglio o la gallina e lo zèlten. Il pomeriggio si trascorreva in casa, a chiacchierare, a giocare alla tombola, oppure si usciva a slittare sulla neve. Di allora è rimasto poco, se non una tradizione ripresa, anche grazie a delle vere e proprie rassegne, in diverse località del Trentino, quella dei “cantori della Stella”. Una grande stella che viene portata per tre sere – generalmente la vigilia di Natale, di Capodanno e dell’Epifania - davanti a tutte le case, cantando una canzoncina e raccogliendo offerte in denaro, devoluto poi o alla chiesa o ad associazioni benefiche.