Punto di vista - Banca ALBERTINI SYZ
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Punto di vista - Banca ALBERTINI SYZ
Punto di vista 19 giugno 2012 L'essenziale in un colpo Obbligazioni Azioni Hedge funds Proiezioni a 6 mesi In questo mese di giugno gli occhi del mondo sono ancora una volta puntati sull’area euro, dove sono riuniti tutti gli elementi che fanno di questo inizio d’estate una tappa decisiva per la crisi europea iniziata nel 2010: indicatori economici in costante peggioramento, acuirsi delle pressioni sulla Spagna, elezioni in Grecia. L’evento culminante sarà, il 28 e 29 giugno, il vertice dell’Unione europea. Al momento della redazione è passata la metà di giugno e disponiamo già di alcuni elementi di risposta ai timori che riguardano il breve periodo. La Spagna, dopo un tentativo di resistenza, ha deciso di chiedere l’aiuto dell’Unione europea per ricapitalizzare il settore bancario, già indebolito dalla caduta dell’immobiliare ed esposto ora alla minaccia della fuga dai depositi. In Grecia gli elettori hanno votato per il partito favorevole al proseguimento delle trattative e non per quelli decisi a fare tabula rasa dei precedenti accordi. Ma queste notizie non hanno provocato un rimbalzo dei mercati finanziari. Proprio questo rispecchia la realtà di oggi nell’area euro: inutile aspettarsi che un evento possa provocare un miglioramento durevole della situazione. Le « buone notizie » riescono tutt’al più a impedire (o rallentare) la spirale negativa… L’annuncio del piano di sostegno alle banche spagnole e l’esito del voto in Grecia hanno permesso di scongiurare due minacce immediate: il crollo del sistema bancario spagnolo e l’uscita della Grecia dall’area euro. Di che tirare un sospiro di sollievo, ma non abbastanza per sentirsi ottimisti! Per di più, negli Stati Uniti come nel mondo emergente la dinamica di crescita si è indebolita e non riesce a compensare le difficoltà in Europa. Ancora una volta, il compito di fare il possibile per sostenere l’attività ricade sulle banche centrali. Economia Stati Uniti ............................................................................... 2 Inasprimento della politica di bilancio in vista Europa ..................................................................................... 3 Ultimi episodi di una serie che non fa che ripetersi … Questa pubblicazione si basa sulle informazioni raccolte fino al lunedì che precede il giorno di diffusione. Economie emergenti ............................................................... 4 Target della Cina: stabilizzare la crescita intorno all’8% Mercati Pubblicazione del team Ricerche e Analisi di Banque SYZ & CO SA Tel. +41 (0)22 819 09 09 [email protected] Autori: Yasmina Barin Adrien Pichoud Fabrizio Quirighetti Azionario ................................................................................. 5 Le speranze di rebound saranno deluse? Obbligazionario........................................................................ 5 Tassi spagnoli al livello di guardia Valutari ................................................................................... 6 Flessione del dollaro USA sullo sfondo di un nuovo Quantitative Easing Economia Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. Punto di vista 19 giugno 2012 Stati Uniti Il rallentamento della dinamica di crescita osservato negli Stati Uniti nelle ultime settimane si è confermato con le ultime statistiche e dimostra la latente fragilità che caratterizza la ripresa americana, dopo la recessione del 2009. Gli strascichi dello scoppio della bolla creditizia sono lenti a riassorbirsi e indeboliscono tuttora il potenziale di crescita: disoccupazione alta che frena l’aumento dei redditi; mercato immobiliare convalescente; aziende timorose di lanciarsi in nuovi investimenti; tendenza al disindebitamento del settore privato, ai quali si aggiunge il forte squilibrio dei conti pubblici. E proprio questo ultimo punto, con la prospettiva del processo di risanamento avviato dal 2013, suscita crescente preoccupazione. La prospettiva di un netto inasprimento della politica di bilancio, dopo le elezioni presidenziali, mette indirettamente in luce uno dei fattori che spiegano la relativa buona tenuta dell’economia americana negli ultimi mesi: il mix storicamente stimolante di misure di politica economica. Al tasso di riferimento della FED, fermo ai livelli minimi da oltre tre anni si sono aggiunti due programmi di quantitative easing (creazione di moneta) e un programma volto a mantenere i tassi a lungo termine a livelli molto bassi (Operazione Twist). Dal canto suo il Tesoro USA - dopo il deficit del 10% del PIL nel 2009 - ha registrato nei tre anni successivi un deficit di circa l’8% del PIL. Sono livelli paragonabili a quelli dei paesi dell’Europa periferica… togliendo però l’effetto sui tassi di interesse. Variazione annuale del PIL e del deficit pubblico USA e scenari del Congressional Budget Office per il 2013 6% pubblico entro i limiti compatibili con la stabilizzazione del rapporto debito/PIL. Se dopo le elezioni il nuovo Congresso non riuscirà a trovare un accordo, il suddetto meccanismo entrerà in funzione, con ricadute notevoli sulla crescita. Secondo il Congressional Budget Office, organismo bipartisan, ridurre il deficit pubblico di oltre 3 punti percentuali comporterebbe nel 2013 una riduzione della crescita del PIL allo 0.5%. L’ipotesi opposta, cioè quella del mantenimento di tutte le misure di sostegno la cui naturale scadenza sarebbe fine 2012, permetterebbe una forte crescita del PIL (stimata dal CBO al 4%) ma manterrebbe il deficit di bilancio ai livelli attuali. Sicuramente la realtà sarà a metà strada fra le due ipotesi ma implica – a prescindere dall’entità dell’inasprimento dell’anno prossimo – che la crescita USA non potrà più contare su un sostegno della politica di bilancio altrettanto forte di quello di cui gode oggi. Volume dei bilanci della Fed, della BoE e della BCE in % del PIL 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 12% 0% 2007 4% 8% 2% 4% 0% 0% -2% -4% Ex te nsion of a ll curre nt policy m e a sure s -4% -8% Ex piry of curre nt policy me a sure s by the e nd of 2012 a s curre ntly sche dule d -6% -12% 1990 1995 2000 Real annual GDP grow th (LHS) Public balance (% of GDP, RHS) 2005 2010 So urce: C B O, SYZ A M Le prospettive di crescita e di deficit per l’anno prossimo variano considerevolmente nell’ipotesi di mantenimento o di soppressione delle misure di sostegno attualmente in vigore. Dopo l’impasse tragicomica sull’innalzamento del tetto del debito della scorsa estate, è stato predisposto un meccanismo di adeguamento automatico delle spese e delle entrate che ha lo scopo di riportare il deficit FED 2008 EC B 2009 BoE 2010 2011 2012 So urce: Fed , ECB , B o E, B o J, SNB , Dat ast ream, B lo o mb erg La Fed potrebbe presto seguire l’esempio della Bank of England e della BCE. Dalla metà del 2011, entrambe hanno proceduto a nuove iniezioni di liquidità. Di fronte ai prossimi cambiamenti in vista e al recente rallentamento del mercato del lavoro, dei consumi, della fiducia delle famiglie e del settore industriale, secondo il copione ormai noto non resta che una cosa da fare: rivolgersi al pompiere di turno, la Riserva Federale, affinché intervenga in sostegno della fiducia e dell’attività. Per questo, man mano che calano gli indicatori economici, la prospettiva di un nuovo allentamento della politica monetaria si avvicina. Il calo dell’inflazione (1.7% in maggio) dovuto alla diminuzione dei prezzi dell’energia lascia ancora un po’ più di margine di manovra alla Fed per predisporre un piano capace di rimpiazzare l’« Operazione Twist » (allungamento delle scadenze del portafoglio obbligazionario della Fed, in scadenza a fine giugno). Forse la riunione del comitato di politica monetaria del 20 giugno sarà l’occasione di un annuncio in tal senso, che permetterebbe di mantenere la dinamica di crescita per attutire l’impatto Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. Punto di vista 19 giugno 2012 dell’adeguamento della politica di bilancio, atteso nel 2013. Europa Le due prime settimane di questo mese cruciale per l’area euro ci hanno mostrato un concentrato delle problematiche che affliggono l’Unione monetaria: nuove statistiche economiche deprimenti, tensioni sui mercati, tentativi di risposta delle istanze europee e parlamento greco di nuovo sotto i riflettori. E’ un piccolo riassunto della telenovela che negli ultimi anni non fa che ripetersi… A livello di indicatori di attività, le statistiche di maggio avevano chiaramente rilevato un’accelerazione del calo dell’attività, che si conferma con gli ultimi dati: per il terzo trimestre di fila, nei primi tre mesi del 2012 l’occupazione è in calo e si attesta allo 0.5% in meno rispetto all’anno scorso. Da solo, questo dato già spiega la contrazione delle spese di consumo che si osserva da un anno… Dal canto suo, anche l’industria arranca e registra il settimo calo di produzione in otto mesi (-2.3% in un anno per l’intera area euro). L’attività stagna o si contrae in tutte le grandi economie dell’Unione monetaria, dove si conferma il quadro di recessione. Produzione industriale in variazione annua dal 2006 15 10 5 0 -5 -10 -15 -20 -25 -30 2006 G ERMANY F RANCE 2007 2008 2009 SPAI N G REECE IT ALY 2010 2011 capitalizzazione del settore bancario spagnolo. Inoltre, con i 100 mrd di EUR si voleva erigere una barriera difensiva e prevenire l’effetto domino se il voto in Grecia fosse stato sfavorevole all’area euro. Il rovescio della medaglia però è che questo piano – probabilmente per la fretta – non è stato definito nei dettagli quindi le modalità precise saranno rese note solo al vertice di fine mese (in particolare per sapere se il prestito al governo spagnolo diventa prioritario o meno sulle altre obbligazioni in circolazione). Quindi, sebbene l’importo sembri sufficiente per coprire le esigenze delle banche spagnole (40 mrd di EUR secondo le stime del FMI), le incertezze sulle modalità di attuazione non hanno permesso a questo annuncio di provocare una distensione sui mercati. Anzi, è successo il contrario… E’ vero che si era alla vigilia delle elezioni in Grecia, un mese dopo i tentativi falliti del parlamento di formare una coalizione capace di governare. La possibilità che prevalesse Syriza, la cui campagna era incentrata sulla rinegoziazione degli accordi fra l’Unione europea, la Grecia e il FMI, faceva planare la minaccia di un blocco che avrebbe portato all’uscita della Grecia dall’area euro, uno scenario che si è allontanato grazie alla vittoria del partito della destra conservatrice Nuova Democrazia. Questo partito sembra in grado di formare una coalizione con altri partiti favorevoli al rispetto degli impegni assunti e alla ripresa di trattative “collaborative” con l’Unione europea e il FMI. Tutto questo però non risolve affatto (per il momento) il problema della Grecia, che è alle prese con una drammatica caduta dell’attività che vanifica qualsiasi sforzo per ridurre il deficit. Ma il risultato delle urne, quantomeno, crea un clima più favorevole per le discussioni attualmente in corso in vista di aggiungere misure di sostegno alla crescita, all’accordo sulla politica fiscale. Sono esaminate varie possibilità per aumentare gli investimenti, come pure la possibilità di ammorbidire le condizioni dei prestiti europei ai paesi finanziati dai programmi europei e del FMI (Grecia, ma anche Irlanda e Portogallo, e ora anche Spagna). Si prospetta anche la possibilità di un’unione bancaria europea, con un organismo di supervisione unico per la zona euro e una garanzia europea (e non più nazionale) dei depositi bancari. Con l’avvicinarsi dell’appuntamento del 28 e 29 giugno le attese si fanno sempre più pressanti… Source: T homson Reuters Dat astream Nella zona euro l’attività è in calo. Sui mercati finanziari, le tensioni sui tassi di interesse del debito spagnolo si sono rafforzate avvicinandosi ai livelli di guardia raggiunti dai tassi italiani nell’autunno 2011: 7% o più per i tassi decennali e un differenziale sui tassi rispetto alla Germania di 550 pb. All’epoca, la fiammata dei tassi aveva provocato un vertice di crisi, dal quale era nato “con il forcipe” un accordo sull’armonizzazione delle politiche fiscali nell’area euro, coronato dall’annuncio di un intervento massiccio della banca centrale (con due LTRO a tre anni). Questa volta, all’accesso di febbre sui mercati i dirigenti europei hanno cercato di reagire in maniera più rapida e proattiva affrontando direttamente il nodo della Nel Regno Unito, la riunione mensile della Banca d’Inghilterra si è conclusa con la decisione di lasciare invariata la politica monetaria. Ma questo è avvenuto pochi giorni prima che il Governatore annunciasse un nuovo programma di quantitative easing, che inizierà nei prossimi mesi, e diverse misure destinate a facilitare l’accesso al credito delle banche. E’ vero che la combinazione tra nuova recessione e calo dell’inflazione apre la strada a nuove misure di sostegno da parte della banca centrale, mentre il governo ha “le mani legate” a causa del piano di austerità per la riduzione dei deficit in atto dal 2010. Durante la riunione trimestrale, la Banca Nazionale Svizzera ha deciso di non modificare la sua politica Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. Punto di vista 19 giugno 2012 monetaria. Altre all’obiettivo del tasso Libor a 3 mesi, mantenuto a 0%/0.25%, la banca centrale ha ribadito la volontà di difendere il cambio limite di 1.20 EUR/CHF « con tutta la determinazione necessaria, tenendosi pronta ad acquistare valute in quantità illimitata ». E’ quello che ha dovuto fare in maggio a causa delle pressioni al ribasso sull’euro: le sue riserve di cambio in valute sono aumentate da CHF 66 mrd a oltre CHF 300 mrd. La sua determinazione nel contrastare il rafforzamento del franco si spiega con le deboli prospettive della crescita mondiale e il loro impatto sulle esportazioni svizzere. Di fronte alla totale assenza di rischio inflazionistico a breve termine (l’inflazione in maggio è risultata negativa, a -1.0%), la BNS farà il possibile per sostenere l’attività è si è dichiarata pronta ad adottare misure supplementari qualora se ne manifestasse il bisogno. Economie emergenti La tendenza al rallentamento osservata nel 2011 si è protratta anche nei primi mesi del 2012. Le notizie provenienti dalla Cina continuano a indicare un rallentamento generalizzato della crescita, in linea con la tendenza che si osserva da più di un anno. La perdita di velocità interessa tanto la produzione industriale quanto gli investimenti e le vendite al dettaglio, sebbene i consumi reggano meglio dei settori più ciclici, maggiormente esposti alla domanda estera. La tendenza riflette quindi l’obiettivo annunciato dalle autorità cinesi di riequilibrare la crescita a vantaggio della domanda interna. L’appiattimento della dinamica di crescita in Cina, peraltro concomitante con il calo dell’inflazione (3.0% in maggio, il livello più basso degli ultimi due anni) spinge le autorità ad allentare le condizioni monetarie con mosse progressive per controllare la tendenza attuale e ottenere una stabilizzazione della crescita del PIL intorno all’8% (il target ufficiale per il 2012 è fissato al 7.5%). L’ultima mossa è il taglio di 25 pb del tasso dei prestiti a un anno (da 6.56% a 6.31%), che segue tre ribassi consecutivi del coefficiente di riserva obbligatoria dallo scorso autunno. Tuttavia, vi è una differenza importante tra l’operazione di rilancio del 2009, molto aggressiva e seguita da un forte rimbalzo dell’attività alimentato da importanti iniezioni di liquidità, e la situazione attuale, in cui l‘obiettivo non è di rilanciare la crescita ma solo di interrompere il rallentamento in corso. Un’operazione delicata ma realizzabile, se si considerano i margini di manovra ancora ampi (in termini di tassi, di riserve e di politica di bilancio) dei quali dispone ancora la Cina contrariamente alla maggior parte delle economie sviluppate… Cina – Produzione industriale, vendite al dettaglio e investimenti (variazione annua) 40 35 Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare 30 dall’uso delle informazioni ivi contenute. 25 Punto di vista 19 giugno 2012 Mercati Azionario I mercati azionari hanno accennato una timida ripresa dall’inizio di giugno. Gli operatori sperano in un prossimo intervento delle principali banche centrali. Effettivamente, la congiuntura attuale presenta tutte le condizioni per una decisione in tal senso: la minaccia inflazionistica si è allontanata in seguito alla flessione dei prezzi del petrolio, le notizie economiche continuano a essere preoccupanti e i rischi sistemici sono più che mai incombenti. La settimana scorsa, il tasso decennale spagnolo è salito ai livelli massimi dalla creazione dell’area euro, sfiorando il 7%. Lo spread rispetto alla Germania ha battuto un nuovo record dopo che la Spagna ha subito un declassamento di tre gradini da parte di Moody's. La vittoria risicata dei conservatori di Nuova Democrazia alle legislative in Grecia è stata accolta con sollievo dai dirigenti europei. Ma dopo un breve sussulto dei mercati, la notizia non è bastata a rassicurare gli operatori, convinti che la Grecia richiederà comunque una rinegoziazione del piano di rigore…e il timore di un contagio agli altri paesi del sud resta alto. L’attenzione ora è rivolta al G20, dal quale si aspettano indicazioni sulle possibili soluzioni, e poi al vertice europeo di fine giugno. Andamento dei settori agro-alimentare e minerario dal 1 gennaio 2004 rimbalzo tecnico dopo la vittoria dei conservatori in Grecia, o l’annuncio di un nuovo piano di Quantitative Easing negli Stati Uniti ha spinto gli operatori ad incorporare une quota di rischio nei loro portafogli. Nelle due ultime settimane il settore bancario ha recuperato terreno, beneficiando della ricapitalizzazione delle banche spagnole e del progetto di unione bancaria europea promosso da Mario Draghi, che permetterebbe di passare da una supervisione nazionale a una supervisione europea degli istituti bancari, e il ricorso diretto al meccanismo europeo di stabilità (MES) per le banche. Come indicato in precedenza, gli sviluppi delle prossime settimane saranno guidati dall’attualità politica. Prima al G20, poi al vertice europeo si aspettano risposte forti da parte dei dirigenti dell’area euro. Le reazioni delle borse dopo le elezioni greche e il salvataggio delle banche spagnole la dicono lunga: la politica del « cerotto » non basta più. Occorre affrontare i problemi di fondo (unione bancaria, integrazione fiscale, eurobond). Finché non tornerà la fiducia nella zona euro, l’andamento dei mercati continuerà a zigzag. Riteniamo non sia ancora il momento di adottare un comportamento più temerario e all’interno dei nostri portafogli prevale quindi l’orientamento cauto. Obbligazionario Brillante performance delle aziende agro-alimentari che sono riuscite ad aumentare il fatturato nonostante il contesto di rallentamento del ciclo. Il settore beneficia della crescente quota dei ricavi proveniente dai paesi emergenti. Al contrario, i titoli del settore minerario – molto esposti al mercato asiatico – fanno le spese del calo dei prezzi dei metalli di base e del rallentamento degli investimenti cinesi in infrastrutture. Nell’ottica settoriale, le ultime settimane sono state caratterizzate da forti fluttuazioni. Sull’onda delle notizie economiche o politiche, gli operatori si sono dapprima concentrati sui settori difensivi, spostandosi poi sui ciclici. Il timore di restare esclusi da un possibile Nelle prime settimane di giugno gli sviluppi della crisi della zona euro si sono imposti ancora una volta all’attenzione. Sullo sfondo dell’incognita del voto greco, la situazione della Spagna, ancora lei, è stata al centro delle preoccupazioni. L’attività economica continua a contrarsi a un ritmo superiore alle previsioni, e questo rende sempre meno realistica la possibilità di raggiungere gli obiettivi di riduzione del deficit concordati dal governo e dalle autorità europee. Allo stesso tempo la situazione del settore bancario si fa sempre più preoccupante in quanto le banche non sono sufficientemente capitalizzate per potere assorbire il deprezzamento dei crediti immobiliari che detengono. E’ impossibile per uno Stato che si trova già in gravi difficoltà trovare le risorse necessarie alla salvaguardia delle banche. Il ricorso all’aiuto esterno era quindi necessario, e così è avvenuto, a solo una settimana dal voto greco, probabilmente per creare una barriera taglia fuoco nell’eventualità di nuove tensioni. Quanto all’andamento dei tassi di interesse, anche i mercati avevano preso atto del bisogno di aiuto della Spagna. Sia il tasso d’interesse decennale che lo spread rispetto al bund tedesco hanno raggiunto i livelli che in passato hanno fatto scattare gli aiuti dell’UE e del FMI per la Grecia, l’Irlanda e poi il Portogallo. Il « livello di guardia » corrisponde circa al 7% per i tassi decennali, e a 550 pb di differenziale rispetto ai tassi della Germania. Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. Punto di vista 19 giugno 2012 Differenziale sui tassi a 10 anni rispetto alla Germania (punti percentuali) 6 speculazioni riguardo a un nuovo programma di quantitative easing della FED, che ha contribuito all’indebolimento dell’USD, riavvicinando l’EUR a quota 1.26 EUR/USD. US dollar index dal 2010 5 19/6/12 90 4 88 86 3 84 2 82 80 1 78 0 2010 I T ALY SPAI N 2011 IRELAND G REECE PO RT UG AL 2012 Source: T homson Reuters Datastream Dal 2010, uno spread sui tassi decennali superiore a 550 pb ha sempre provocato il ricorso ai finanziamenti dell’UE e del FMI. La Spagna ha appena raggiunto questo limite… Tasso a 10 anni dele obbligazioni governative 8.00 76 74 72 2010 US DO LLAR INDEX - CLO SE - T RADE W EI G HT ED 2011 2012 Source: T homson Reuters Datastream Dopo essere salito a livelli record da metà 2010, il dollaro ha perso quota in seguito al ritorno dei rumors su un nuovo programma di quantitative easing da parte della Fed. 7.50 7.00 6.50 6.00 5.50 5.00 4.50 4.00 3.50 3.00 2010 I T ALY SPAI N PO RT UG AL 2011 IRELAND G REECE 2012 Source: T homson Reuters Datastream Dal 2010, l’aumento dei tassi a 10 anni oltre il 7% ha provocato il ricorso ai finanziamenti dell’UE e del FMI. Tranne nel caso dell’Italia alla fine del 2011, che grazie a un cambio di governo, al patto fiscale europeo e a importanti iniezioni di liquidità della BCE è riuscita a sfuggire a questa regola. La Spagna invece non ha fatto eccezione. Valutari Maggio era stato segnato da una forte flessione dell’euro (-6.5% contro il dollaro USA, in calo in 19 delle 23 sedute del mese!). Dall’inizio di giugno il movimento tende a invertirsi. I dati in chiaroscuro sull’economia statunitense hanno rilanciato le Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute.