un uomo una pianta - Corpo Forestale dello Stato

Transcript

un uomo una pianta - Corpo Forestale dello Stato
Il Forestale n. 73 60 pagine
8-05-2013
14:23
Pagina 52
UN UOMO UNA PIANTA
Pietro Castelli
e l’Acacia farnesiana (L.) Willd
Nella vita spesso si coltivano più studi e passioni e
quando si gode di grande fama per una di queste, talvolta si ricorre all’uso di pseudonimi per firmare testi
che riguardano quelle minori. Così succede nel 1625
con l’“Exactissima descriptio rariorum quarundam
plantarum que continentur in Romae in Horto
Farnesiano”, un testo commissionato dal Cardinale
Odoardo Farnese al botanico Pietro Castelli per
descrivere le piante presenti negli Orti farnesiani a
Roma, che Castelli, medico di fama internazionale ma
anche valente botanico e maestro dei semplici, decide di far firmare al capo giardiniere degli Orti (medico
di Cesena e suo amico) Tobia Aldini piuttosto che con
il suo nome. Un testo importante, per la sua valenza
storica, nel quale Castelli descrive le meraviglie botaniche coltivate negli Orti Farnesiani (tra le altre la
Yucca, la Passiflora, e la Cannella, il Ricino americano, il Lauro indiano, il Convolvolo portoghese) non
solo con una nomenclatura precisa e meticolosa, ma
anche con illustrazioni eccellenti realizzate di propria
mano. Orti Farnesiani che sono indissolubilmente
legati all’Acacia farnesiana, l’albero che porta nel
nome della specie proprio quello della grande famiglia Farnese, originaria di Canino in provincia di
Viterbo, la stessa di Alessandro Farnese passato alla
Storia con il nome di Paolo III, il Papa promotore del
Concilio di Trento. Un albero che grazie a semi prove-
52 - Il Forestale n. 73
nienti da Santo Domingo, nelle Indie Occidentali, fiorisce per la prima volta nel 1611 proprio sugli Orti
Farnesiani a Roma e che per questo motivo verrà
chiamato da Linneo Mimosa farnesiana, e poi successivamente Acacia farnesiana (con il trasferimento
nel genere Acacia) dal botanico tedesco Carl Ludwig
Willdenow. Costruiti sui resti della Domus Tiberiana al
Palatino dalla famiglia Farnese (i lavori vengono iniziati da Alessandro e poi proseguiti dai nipoti
Alessandro e Ranuccio), gli Orti Farnesiani raggiungo-
Il Forestale n. 73 60 pagine
8-05-2013
14:23
Pagina 53
UN UOMO UNA PIANTA
no il loro splendore durante il periodo del Cardinale
Odoardo Farnese (1573-1626). Grande appassionato
di botanica e collezionista di piante esotiche, il
Cardinale Odoardo è in contatto con i missionari
gesuiti “cacciatori di piante” e con tutti i grandi scienziati e botanici dell’epoca, tra questi Ulisse
Aldovrandi. E vede bene il cardinale Farnese quando
decide di chiamare a descrivere le piante degli Orti
proprio Pietro Castelli. Nato tra il 1570 e il 1575 a
Roma (per maggiori approfondimenti sulla sua biografia consiglio l’esauriente voce che lo riguarda
sull’Enciclopedia Treccani) , Castelli studia medicina e
botanica , e dopo esser stato un discepolo di Andrea
Cesalpino, (altro grande medico e botanico italiano di
cui parleremo prossimamente) nel 1597 diventa professore di botanica all’Università di Roma, carica che
mantiene per quasi quarant’anni. Nel 1634 si trasferisce a Messina dove rimane fino alla sua morte
(giunta intorno agli ottant’anni, nel 1661) continuando
ad esercitare le sue due professioni, quella di medico
e botanico, e circondandosi di ospiti illustri come lo
scienziato danese Thomas Bartolinus. Qui nel 1638
fonda l’Orto botanico, quell’Hortus Messanensis del
quale scriverà nel 1640 con i tipi dell’editore Giovan
Francesco Bianco e con la dedica al cardinal
Francesco Barberini, un trattato omonimo con la
descrizione di tutte le pianti presenti nell’Orto e della
loro disposizione. L’Acacia farnesiana è un piccolo
albero, appartenente alla famiglia delle Fabaceae e al
grande genere dell’Acacia, a distribuzione pantropicale, sensibile al freddo e al vento, che preferisce
esposizioni soleggiate e riparate. Simile nel portamento alla Mimosa (Acacia dealbata) si caratterizza
per le sue infiorescenze globose e profumate, color
giallo-arancio (con le quali si produce in Francia un
olio essenziale chiamato Cassie, base del profumo
“Amarige” realizzato nel 1991 da Hubert de Givenchy)
e le numerose spine distribuite sui rami, caratteri per
i quali viene anche chiamato in inglese Sweet Acacia
(dai dolci fiori profumati) e Needle bush (cespuglio
spinoso). In Italia è invece chiamato più familiarmente Gaggìa, un nome spesso condiviso con la Robinia
pseudoacacia, che alcuni definiscono falsa Gaggìa.
Particolare e movimentata è la storia del suo nome
botanico, come quella del genere Acacia nel quale
ancora oggi i botanici continuano a cercare nuove
sistemazioni, un nome che oltre a quello di Acacia farnesiana, porta ben diciassette sinonimi.
Ne ricordiamo soltanto quattro, suddivisi in ordine cronologico: Vachellia farnesiana Wight & Arn. 1834
(dedicato dai due botanici inglesi Robert Wight e
George Arnott Walker-Arnott al missionario di Giava e
collezionista di piante George Harvey Vachell); Farnesia
odorosa Gasparrini 1838 (coniato dal botanico italiano
Guglielmo Gasparrini); Poponax farnesiana Raf. 1838
(creato dal botanico americano Constantine Samuel
Rafinesque, dal nome Popinac con il quale viene chiamato nei paesi indiani); Pithecellobium acuminatum
M.E. Jones 1933 (l’ultima nuova classificazione proposta dal botanico americano Marcus Eugene Jones che
specifica nel nome del genere, letteralmente “orecchini della scimmia” - dal greco pithekos scimmia e
ellobion orecchini) la particolare forma che assumono
a maturazione i suoi frutti e, in quello della specie, il
suo essere ricoperto di spine.
Antimo Palumbo
Il Forestale n. 73 - 53