OutOff_Stampa - Centro Studi per la Cultura Psicologica
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Milano, 11 novembre 2013 Teatro Out Off Via Mac Mahon 16, Milano [email protected]; www.teatrooutoff.it Prenotel: 0234532140 lunedì ore 10 – 18; martedì > venerdì ore 10 - 20 Teatro Out Off, in collaborazione con STANZE PRODIGIOSI DELIRI Ispirato a due studi di Sigmund Freud e Ludwig Binswanger con Mario Sala, Patrizia Zappa Mulas regia Lorenzo Loris drammaturgia Lorenzo Loris, Mario Sala, Roberto Traverso, Patrizia Zappa Mulas scene Daniela Gardinazzi costumi Nicoletta Ceccolini luci Luca Siola 20 novembre - 22 dicembre - Prima nazionale Orari spettacolo: - da martedì a venerdì ore 20.45 - sabato ore 19.30 - domenica ore 16.00 Nell’autunno 2012 Lorenzo Loris e Mario Sala, nell’ambito della rassegna teatrale “Stanze – esperienze di teatro di appartamento” realizzata da Alberica Archinto e Rossella Tansini, compiono una prima tappa di un progetto ispirato allo studio di Sigmund Freud sul caso clinico del dott. Schreber. Da questo embrione di lavoro, grazie alla consulenza dello psichiatra Stefano Mistura, nasce l’idea di allargare la tematica ad altri casi clinici. “Prodigiosi deliri” oltre ad ispirarsi al caso del dott. Schreber, affronta anche il caso di Ellen West, forse i due casi più emblematici di tutta la psichiatria moderna. Nei due monologhi contrapposti vengono proposti i rispettivi casi clinici cercando nella diversità della patologia nervosa, paranoica quella di Schreber, isterica quella di Ellen, e nella diversità della loro identità sessuale, elementi teatrali che permettano un disegno drammaturgico e scenico. Daniel Paul Schreber, presidente della Corte d'Appello di Dresda, figlio di un illustre educatore dalle idee ferocemente rigide, ebbe nel 1893 a cinquantuno anni una grave crisi nervosa. A partire da questo momento si sviluppò in lui un prodigioso delirio che lo indusse ad attraversare gli estremi della tortura e della voluttà, coinvolgendo dei, astri, demiurghi, complotti, "assassinii dell'anima", catastrofi cosmiche, rivolgimenti politici. Da qui il desiderio di fermare i suoi pensieri e di trasmetterli attraverso la scrittura delle sue memorie. Della eccezionale importanza di questo testo si accorsero Jung e Freud. Da questi scritti Freud elaborerà il saggio nel quale formulerà la famosa teoria sulla paranoia. Ellen West fu invece una giovane donna straordinaria e insieme lacerata da complessi problemi psichici e fisici che pose volontariamente fine alla sua esistenza. Il suo caso, elaborato da Ludwig Binswanger, è diventato molto prezioso per la psicoanalisi come testimonianza di tematiche quali l' anoressia, l’angoscia depressiva ed il suicidio e risulta essere di estrema attualità, ponendo in evidenza i profondi ripensamenti che oggi investono la psicoanalisi e tutta la psichiatria. Il programma proposto dal teatro Out Off, oltre allo spettacolo, è arricchito da una serie di incontri, letture e performance con psichiatri, psicanalisti, filosofi ed artisti che hanno scelto di dare un loro contributo nell’avvicinamento al tema della follia. Incontri Il 20 novembre e successivamente tutti i martedì alle ore 20.45 introduzione allo spettacolo con psichiatri, filosofi, psicanalisti: - Mercoledì 20 novembre Leo Nahon, Primario di Psichiatria all’Ospedale di Niguarda - Martedì 26 novembre Franca Brenna e Giorgio Landoni, psicanalisti - Nodi Freudiani Movimento Psicanalitico - Martedì 3 dicembre Sergio Contardi e Giovanni Sias, psicanalisti - Nodi Freudiani Movimento Psicanalitico - Martedì 10 dicembre Stefano Moriggi, Filosofo della Scienza, Università di Milano Bicocca - Martedì 17 dicembre Federico Leoni, docente di Filosofia Teoretica all’Università degli Studi Milano Letture Tutte le domeniche dopo lo spettacolo delle 16.00 letture di artisti che hanno scelto pagine a loro care: - Domenica 24 novembre Laura Marinoni legge brani da “Una donna spezzata” di Simone De Beauvoir - Domenica 1 dicembre Luca Ronconi legge e commenta brani da “Orlando furioso” nell’adattamento di Edoardo Sanguineti dal poema di Ludovico Ariosto - Domenica 8 dicembre Patrizia Zappa Mulas legge brani da “Il dialogo nella palude” di Marguerite Yourcenar - Domenica 15 dicembre Carlo Cecchi legge “Le allucinazioni di Ivan Karamazov” da Dostoevskij - Domenica 22 dicembre Rocco Papaleo e Lorenzo Loris leggono brani da “La notte di Picasso” di Edoardo Erba “Verbigerazioni” di Giorgio Fabbris Tutti i sabati lo spettacolo inizierà alle 19.30 e a seguire Giorgio Fabbris realizzerà 5 “verbigerazioni” (performance totalmente improvvisate) su “La follia e l’arte dentro e fuori i manicomi”. - sabato 23 novembre “La follia che buca i corpi di Carlo Zinelli e ingravida Jean Dubuffet” - sabato 30 novembre “La follia della baronessa Elsa von Freytag e l’erotismo “rasèe” di Marcel Duchamp” - sabato 7 dicembre “La follia di Nahui Olin che ride con la Pelona (la morte) mentre Frida Kahlo …la dipinge” - sabato 14 dicembre “La follia di Cesare Lombroso è il “demone della proporzione” che uccide Amedeo Modigliani” - sabato 21 dicembre “La follia del Po che fa parlare i pioppi e sognare Antonio Ligabue” La “verbigerazione” nell’ambito della psicopatologia è una sconnessione verbale che lacera il paziente, il quale disperatamente tenta di organizzare un discorso, ma la malattia provoca una poltiglia lessicale incomprensibile che lo isola, avvolgendolo foneticamente di lallazioni, talvolta di tragica bellezza. “Ho ritenuto di usare la parola “verbigerazione” non per imitare i folli, ma perché mi sono reso conto che per me è l’unico mezzo per esprimermi poeticamente evitando le vuote spettacolarizzazioni che caratterizzano certa oralità frutto di testi scritti, riscritti, levigati, acconciati per una drammaturgia teatrale. La verbigerazione è totalmente IMPROVVISAZIONE, è uno scandaloso atto di presunzione perché mi metto spudoratamente di fronte al pubblico sapendo di non sapere nulla a memoria, ma cercando di proseguire la poetica dada de “il pensiero si forma in bocca”. Certo mi preparo inglobando visivamente volti e materiali dei personaggi avvolti dalla follia, vivendo per mesi accanto a immagini, testi, documenti, ecc.; ma nulla trasloca nella memoria, in modo che io compia l’atto più umile e più presuntuoso nei confronti del personaggio: una preghiera, un lamento, un atto d’amore, l’evocazione di brandelli di biografia, espressi con lo spasmo e l’inquietudine di chi evoca l’assente con parole rugginose, con parole scartate.L’essenza della verbigerazione è, visto che folle non sono, la sublimazione chimica, che io chiamo entropia verbale dato che c’è irrimediabile e lacerante consunzione del corpo. La consolazione è data dalla sensazione di aver portato in teatro una bituminosa e melmosa orazione, dalla quale emergono schegge di oralità sfarfallante, che a qualcuno forse faranno piacere. Agli scettici vorrei ricordare che l’improvvisazione è il territorio della disperazione, del vischioso monologo interiore, che in questo caso prende la via del teatro, senza la consueta messa in scena”. Giorgio Fabbris Note di regia “Daniel Paul Schreber, presidente della Corte d'Appello di Dresda nel 1893, a cinquantun anni, ebbe una grave crisi nervosa ed entrò nella clinica psichiatrica di Lipsia. La crisi aveva avuto inizio quando un giorno, nel dormiveglia, il presidente Schreber si era trovato a pensare "che dovesse essere davvero molto bello trasformarsi in una donna che soggiace alla copula". Da qui iniziò un lungo percorso di cura in alcune cliniche psichiatriche che lo indusse a scrivere un eccezionale diario sulla propria esperienza che risuona oggi come un importante test sui rapporti che si intrattengono con la follia. La modernità di questo lavoro si lega al modo rivoluzionario dell'autore di essere più persone insieme (uomo-donna) e alla capacità di analizzare lucidamente il dramma delle nevrosi contemporanee che rappresentano una delle malattie più diffuse del nostro tempo. Schreber si considera investito di una missione di redenzione dell'umanità, cui è chiamato a restituire la beatitudine. Condizione necessaria per l'espletamento di questo incarico è la sua trasformazione in donna: egli tuttavia non desidera questa mutazione, ma l'accetta come premessa irrinunciabile di un piano provvidenziale, il cosiddetto "Ordine del Mondo". Ogni essere umano è attraversato da sottilissimi nervi, instillati nel corpo dalla divinità al momento della nascita e destinati a ricongiungersi a Dio dopo la morte: tali nervi sono il principio costitutivo dell'intelletto umano e delle sue facoltà spirituali, nonché la sede dell'anima. Schreber riesce a raccontare le proprie creazioni mentali con fermo rigore logico e sprazzi di paurosa intelligenza. Con le sue “Memorie” egli voleva dimostrare di non essere pazzo e incredibilmente ci riuscì, sicché il suo ricorso in appello contro la sentenza di interdizione venne accolto, permettendogli di tornare a vivere per qualche tempo nella società. Della eccezionale importanza di questo testo si accorsero Jung e Freud. Freud osservò che: "Schreber avrebbe dovuto essere fatto professore di psichiatria e direttore di una clinica psichiatrica". Dalle Memorie di un malato di nervi Freud elaborerà il saggio destinato a diventare universalmente noto come Il caso Schreber che contribuirà a formulare la sua teoria sulla paranoia. Facendo leva sulla natura diaristica della scrittura di Schreber e sul procedere del tutto coerente delle sue visioni allucinatorie, ho pensato che il pubblico potesse identificarsi interamente nella vicenda e, seppur raccolto nella platea di un teatro, arrivasse a sentirsi segregato come il paziente stesso in una delle celle dell'ala riservata agli uomini nella clinica universitaria per malattie nervose in cui il giudice era stato internato. Il pubblico diventa parte integrante delle visioni del malato sino a renderci evidente quello che Elias Canetti aveva intuito come uno dei punti fondamentali nell'analisi della vicenda di Schereber: il rapporto indissolubile fra paranoia e potere. Il caso Ellen West è il resoconto di un caso clinico mirabilmente narrato da Ludwig Binswanger, massimo esponente della “psichiatria fenomenologica”. In questo prezioso documento sulla vita lacerata di una giovane donna straordinaria prende forma, nel serrato confronto fra la paziente e il suo analista, l’idea del famoso psichiatra svizzero, che vede nella malattia mentale nient’altro che uno dei modi di porsi dell’essere umano, una modalità del suo stare nel mondo: una concezione, per l’epoca, rivoluzionaria, che lo porterà ( proprio a proposito del caso di Ellen West), ad una decisione ancora oggi oggetto di grande discussione. Ma l’attualità di questa vicenda sta anche nella peculiarità dei temi che presenta: l’anoressia e il suicidio. «La pazienza», scrive Stefano Mistura nell’introduzione a “Il caso Ellen West”, «è il modo dell'anima che rende possibile cogliere l'importanza e il senso di stare con le persone schizofreniche, con i loro discorsi incomprensibili e ricorrenti, con la loro indifferenza che somiglia al disprezzo per la confidenza». A questo sentimento di pazienza e massima disponibilità all’ascolto ho cercato di ispirarmi nell’approccio alla messa in scena di questo caso clinico, sorprendendomi di quanto quei “discorsi incomprensibili” diventassero, nel corso del lavoro, capaci di produrre un senso forte e coinvolgente: un senso che ci interroga ancora oggi, a un secolo di distanza, su un tema che accompagna il nostro essere nel mondo, quello della libertà di decidere della propria vita. La morte non è sempre un evento che ci coglie alla cieca. L'uomo non può bloccarla se arriva, ma la può chiamare prima e far sì che arrivi come se fosse naturale. Il suicidio: un atto di libertà estrema, o un atto di disperazione quando l'esistenza diventa insopportabile? Il suicidio è la possibilità contraria, più estrema e violenta, all’autoconservazione. Noi non dobbiamo, secondo le parole dello stesso Binswanger, né approvare né disapprovare: l’analisi stessa ha il dovere di sospendere qualunque giudizio formulato da particolari angoli visuali o alla luce di principi etici o religiosi. Questo dovere facciamolo anche nostro, o almeno proviamoci, davanti alle parole, dure e mai concilianti, di Ellen West. Questi due emblematici personaggi prendono corpo dal nulla e ci appaiono in un luogo che potrebbe essere sia la clinica psichiatrica dell’università di di Lipsia che la clinica Bellevue di Kreuzlingen, dove rispettivamente D.P. Schreber e Ellen West hanno vissuto il loro calvario esistenziale. Uno spazio neutro, spettrale, nel quale ciascuno racconta la propria patologia dove però il periodo storico, la lingua colta di entrambi e l’estrema intelligenza e lucidità con cui analizzano la propria condizione di malati di mente, li avvicina molto di più di quanto pensiamo. E infine, dopo averci messo al corrente della propria storia, della lotta che ciascuno di loro intraprende con la propria mente e il proprio corpo, si dissolvono così come erano apparsi, per lasciarci dei barlumi di vita con i quali confrontare le nostre paure quotidiane, molto simili a quelle del loro tempo.” Lorenzo Loris INFORMAZIONI Prenotel 0234532140 lunedì ore 10 > 18; martedì > venerdì ore 10 > 20 Ritiro biglietti Uffici via Principe Eugenio 22. Lunedì > venerdì ore 11 > 13; Botteghino del teatro, via Mac Mahon 16, nei giorni di spettacolo, un’ora prima dell’inizio; il sabato ore 11 > 13 e 16 > 22 Bistrot del teatro tel. 0239436960 acquista online direttamente dal nostro sito www.teatrooutoff.it Intero 18 Euro - costo prevendita e prenotazione 1,50/1,00 Euro Salvo diverse indicazioni per specifici spettacoli Riduzione 12 Euro under 25 ; 9 Euro over 65 Convenzione con il Comune di Milano trasporti pubblici tram 12-14 bus 78 Accesso disabili con aiuto Teatro Out Off 20155 Milano via Mac Mahon 16 Uffici via Principe Eugenio 22 telefono 02.34532140 Fax 02.34532105 [email protected]; www.teatrooutoff.it . powered by