Il Cirano di Bergerac

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Il Cirano di Bergerac
IL CIRANO DI BERGERAC
In questo progetto - per le scuole elementari - sono previsti due distinti piani di narrazione.
Nel primo, si parla di un signore, ardito e innamorato, che con quel suo naso sproporzionato ha
paura di dichiararsi alla donna che ama. Ma ogni persona ha qualche difetto, e gli attori – come
alunni dispettosi e indisciplinati, come bambini coi loro abituali compagni di giochi – continuano a
prendersi in giro, ad attaccarsi cartelli sulla schiena, con la cattiveria dei bambini: nasone, palladi-lardo, dumbo… ma anche, come sentono dire in casa o alla televisione: zingaro, terrone,
marocchino…
Nel secondo, ad uso del lavoro degli attori e dell’eventuale, possibile pubblico di adulti per le
repliche serali o domenicali, la storia racconta di uno spettacolo impossibile da fare e della
“diversità” che attraversa pericolosamente il nostro tempo.
Una compagnia un po’… cialtrona… deve rappresentare il Cirano di Bergerac1 in una scuola. Ma
il gruppo è diviso, litigioso, a pezzi. Ci sono due attori che aspirano al ruolo del protagonista, e il
nuovo attore scritturato per la parte di Cirano ha difficoltà di inserimento, perché il vecchio cerca
di rendergli la vita difficile, di metterlo in difficoltà per riavere il posto. E’ dispettoso, cinico.
C’è un’attrice costretta a fere un ruolo che non accetta, che aspira a un ruolo diverso. C’è sotto
sotto - probabilmente - una vera storia d’amore che si intreccia col resto della storia…
Lo spettacolo del Cirano procede con difficoltà, infine inciampa e cade. La storia s’interrompe.
Restano in scena gli attori, senza la difesa del personaggio, a parlare. Delle diversità per un naso o
orecchie troppo grandi, o denti irregolari, o per essere accettati in un gruppo nuovo, insopportabili
ma superabili, crescendo. E delle nuove diversità, meno legate alle fasi della vita e che bisogna
conoscere e affrontare fin da ragazzini, fin dalla scola, la diversità dei bambini nati altrove e
costretti a vivere in questa ricca parte di mondo. Ieri terroni, oggi marocchini…
Il progetto
Le varie classi di alunni che vengono in teatro sono sempre più ricche di bambini non italiani.
Abbiamo cercato di costruire un parallelismo tra queste differenti diversità, per poter dire ai
bambini quanto sia importante anche la sola manifestazione – quando non è volontà –
dell’emarginazione.
Uno spettacolo molto ambizioso.
Uno spettacolo per bambini che parla apertamente di una sempre difficile integrazione tra chi già
abita una città, un quartiere, e chi vi arriva – diversa lingua, colore di pelle, religione, abitudini e
valori. Soprattutto cerca di parlare dei loro figli.
Regia: Alberto Grilli; Attori: Angela Pezzi, Maria Regosa, Sauro Rossi, Paola Sabbatani, Renato
Valmori. Debutto: il 27 febbraio 1999 a Faenza, Teatro Masini. Produzione: Emilia Romagna
Teatro.
Prologo – Entrano gli attori
Angela : - (Entra di corsa, si sorprende del pubblico) Oooh, un momentino. (Esce e rientra con una
scaletta, ci sale) Buongiorno benvenuti. (Va verso il palco, battendo le mani per farsi sentire dagli
Cristiano di Neuvillette, Montfleury, nomi che incontrerete nel testo, sono personaggi del Cyrano di Edmond
Rostand. Come l’amata Rossana, naturalmente.
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altri attori) Sono arrivati, cominciamo. (Nervosa raccoglie la coda del vestito lunga qualche
metro…) Uffa. (…e poi la butta a terra, scende, prende la scaletta e corre un po’ avanti, e risale
battendo le mani).
Uscite. (Mentre tira su la coda del vestito) Abbiamo litigato, ooh. (Isterica butta la coda a terra,
scende, prende la scaletta e si avvicina al palco, risale) Ma io Montfleury non lo faccio, non faccio
una parte da uomo! (scuotendo la coda del vestito, si rivolge al pubblico)
Per una volta sarò solo affascinante! Ho fatto la parte di madre ubu - che era una strega -, ho fatto
un pagliaccio che non si capiva nemmeno se ero maschio o femmina, ho fatto la vecchia e
nell’ultimo spettacolo ho fatto anche il maiale!2 (piange scendendo la scaletta, poi sale sul palco)
Che vi piaccia o no, sarò affascinante!3 (la coda del vestito s’incastra, si scopre la schiena e appare
il cartello TAPPA attaccato al vestito. Si ferma, tutti lo leggono, si gira verso il pubblico, si strappa
il cartello)
E che nessuno osi più domandarmi: qual è l’utilità del mio teatro!
Esce.
Scena I - con la cantante, i due attori che duellano e la prima didascalia
Entra Paola (in questo spettacolo così anarchico, cifra sottolineata anche dalla scelta della
colonna sonora fatta di musiche punk, Paola, la cantante di musiche melodiche, ha la costante
funzione di ricollegare le parti, di ridare ordine narrativo, titolo e consequenzialità alle varie parti)
Paola : - Sognare un impossibile sogno, portare il dolore delle partenze, bruciare di un’impossibile
febbre. Amare fino alla lacerazione, amare anche troppo anche male, tentare senza forza e senza
armature di raggiungere l’inaccessibile stella… Cirano… Cirano…
(esce)
Sauro (fuori scena) : - Stupida attrice, non ti avevo diffidato dal recitare per tutto questo mese?
(entrano Sauro e Maria, combattendo con le spade e insultandosi con insulti da bambini. Sauro
ruba una battuta a Cirano…)
Sauro e Maria : - Cicciona, quattrocchi, dentone, dumbo…
(al termine del combattimento, esausti sul palco, entra Paola…)
Sauro : - Riecco la cantante!
Paola : - Ditemi, com’è Cirano? Straordinario, non conosco un altro come lui, poeta, spadaccino,
scienziato, musicista, per non parlare dell’aspetto, sapeste come si veste, bizzarro, eccessivo,
stravagante, svanito, potrebbe fornire a un pittore il modello più folle per ritrarre uno spadaccino.
Porta un cappello a tre piume, e la giubba a sei falde, e il mantello sollevato dietro dalla spada come
la coda di un gallo. E il naso, sapeste che naso. Non lo si può vedere senza esplodere in un grido di
stupore: non è possibile, troppo esagerato… Poi si ride e si dice: via, è finto, ora se lo toglie. Ma il
signore di Bergerac non se lo toglie mai!
Ora lo spettacolo ha inizio: c’era una volta una compagnia di attori che cercava di mettere in scena
le avventure di Cirano di Bergerac, un cavaliere formidabile e abilissimo spadaccino, con un solo
punto debole: un enorme, spaventoso, torreggiante naso al centro della faccia. E’ forte, ma è senza
amore: chi volete che s’innamori di un uomo così brutto?
Ma ecco, ora si comincia…
Angela Pezzi – in questo breve testo che è nato in una sua improvvisazione - cita in successione i ruoli
avuti nei tre spettacoli Ubu Re (1988), Festival ovvero il fantastico mondo dei clown (1985), La fattoria
degli animali (1996).
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Solo Rossana, vuole essere solo Rossana.
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Scena II - dove RENATO/Cirano impedisce a Montfleury di proseguire, e Sauro gli toglie il naso
una prima volta
Angela : - Felice chi, lontano dalla vanità del mondo, in luogo solitario, costringe sé stesso in un
esilio volontario; e felice è ancora chi, mentre Zefiro ...
Renato nella parte di Cirano, la parte per la quale è stato recentemente assunto (dalla platea,
confuso tra gli spettatori): Stupida attrice, non ti avevo diffidato dal recitare per tutto questo mese?
Sauro : - Signore, vi prego, fate silenzio!
Angela : - Felice chi, lontano dalla vanità del mondo...
Renato : - Fa’ la cosa giusta, ora, sparisci!
Sauro : - Continuate! Ma insomma, chi è costui?
Maria : - Cirano, Cirano di Bergerac!
Renato : - State zitto anche voi! (a Angela) Montfleury!
Maria : - Continuate, continuate, continuate!
Angela : - Felice chi, lontano dalla vanità del mondo...
Sauro : - Insomma, vogliamo finirla con questa commedia in commedia…
Renato : - Tacete, damerino! Montfleury!
Sauro : - Questo è troppo!
Maria : - Continuate, continuate!
Renato : - (caccia Sauro e Maria e si avvicina a Angela) Montfleury, vi ho detto di sparire... (e gli
indica la botola sul palcoscenico, verso la quale Angela mestamente si porta…) La mia pazienza ha
un limite, conterò solo fino a tre. Uno,
Sauro : - Signore, state esagerando...
Renato : - Due, e tre! (chiude la botola e fa sparire l’attrice)
Sauro : - Ma insomma, per quale ragione vi accanite così con quel povero attore!
Renato : - La ragione è che siamo davanti ad un’attricetta incapace di dar senso alle parole che dice,
capace solo di sfarfallare per il palco. Per cui lasciamo pure che svolazzi via.
Sauro : - E voi per questo motivo ci private del divertimento di stasera.
Renato : - Questo spettacolo vale meno di niente.
Sauro : - Dovrete ridarci almeno il denaro speso.
Renato : - Questo è vero, sacrosanto. Ecco una borsa d’oro. Addio, signori! (fa il gesto di lanciarla
a Sauro, ma non dà nulla. Fa per andarsene, quando, visto il nulla che ha dato)
Sauro e Maria : - Nasone!
Angela : - (risbucando fuori dalla botola…) Felice chi, lontano dalla vanità del mondo...
Renato : - (a Angela) Montfleury! (e agli altri) Ditemi! Vi riferite per caso al mio naso? Cos’ha di
così strano? E’ troppo esile, com’è esile una vecchietta? O vi disgusta? Vi vedete una qualche
verruca sulla punta? E’ forse fenomenale, eccezionale, paranormale? O è troppo esagerato,
minuscolo, ridicolo?
(dopo avere a lungo negato, Maria afferma togliendogli il cappello e il naso)
Maria: - Sì!
Scena III - dove si comprende che Cirano è mal sopportato da alcuni attori
(inizia un inseguimento per il palco. Intanto, di nuovo Sauro si appropria delle battute di RenatoCirano, e proprio a Renato si rivolge)
Sauro : - Musica per il mio naso, il tuo naso, il loro naso. Non sai cosa dire? Ti aiuterò io. Un naso
così me lo farei strappare, quando bevi ti si affoga nel bicchiere!
E’ una montagna, un picco, un promontorio, ma che dico è una penisola… A che serve quell’affare
smisurato? Da scrittoio o da cappa del camino? E i vicini gridano al fuoco? Fate attenzione con
tutto quel peso potreste cadere faccia per terra…
Cos’è quest’uncino, una moda novella? Comoda per appendere il cappello. Che vasca che stagno,
potreste farci il bagno. Che portento! Quando si visita il monumento?
Ecco quante cose mio caro avresti potuto dirmi se solo avessi un briciolo di spirito. Ma tu,
tristissimo individuo, la fai troppo seria questa storia. Un nasino è un nasino, e tu sei un po’ …
cretino.
(Escono guardandosi in cagnesco)
Scena IV - del monologo che ci rivela il pensiero di Angela
(Angela approfitta del primo inciampo dello spettacolo, apre la botola nella quale era scomparsa.
Silenzio, gli altri dove sono, l’hanno dimenticata? Cosa può dire a questo pubblico attento, se non
continuare la sua tirata iniziale?)
Angela : - Una brutta non può essere bella? Non sono abbastanza bella? E che dovrei fare? Rifarmi
il viso la bocca le orecchie le…? Farmi tirare con un matterello? No grazie. Mandare giù rospi tutti i
giorni? Logorarmi lo stomaco? No, grazie.
Fare il buffone nella speranza che qualcuno mi sorrida? No grazie. Non contraddire mai, non avere
mai un’idea, dire sempre di sì? No, grazie. Farmi mettere in castigo perché non sono come gli altri
mi vorrebbero? No, grazie, grazie, grazie no.
Sparire assieme al coniglio nel cappello del mago perché non sono come mi vorrebbero? No, grazie.
Io voglio cantare, ridere sognare, guardarmi nello specchio e trovare me stessa, guardare in faccia la
gente senza vergogna, e dire quello che penso…
Scena V - del compleanno e della confessione dell’amore
Paola : - (C’è bisogno di un po’ d’ordine. Seconda parte…)
Nella seconda parte, Cirano di Bergerac ci confida di essere innamorato, perdutamente innamorato.
Mi vorrà, non mi vorrà, mi vorrà, non mi vorrà… che fare?! Rischiare un probabile rifiuto, o vivere
un amore nascosto? E noi cominciamo a capire che la sua sofferenza nasce anche dal fatto che gli
altri comici lo prendono in giro.
(Questa è la scena del compleanno dell’attore nuovo, e mentre Paola canta, tutti entrano in scena
con un regalo per Renato: cappello, naso, e uno specchio per guardarsi… Ma lo spettacolo incalza,
e in questo momento di familiare commozione, Renato-Cirano confessa il suo amore…)
Angela : - Ma io al Cirano spadaccino preferisco il poeta.
Sauro : - Ancora?
Renato : - Sono innamorato.
Sauro : - E si può sapere di chi? Non me ne hai mai parlato.
Renato : - Ma della più bella di tutte. Rossana.
Sauro : - Bene, tanto meglio, tu l’ami? Diglielo.
Renato : - Guardami, amico mio, e dimmi che speranza posso avere con questo naso! No, non mi
faccio illusioni. Certo, qualche volta mi capita d’illanguidirmi nelle notti chiare; entro in qualche
parco dall’aria profumata, e annuso l’aprile con questo mio povero gran diavolo di naso; vedo una
dama al braccio del suo cavaliere, e mi dico che anche a me piacerebbe averne una al mio braccio, e
mi esalto, mi abbandono… finché non scorgo all’improvviso l’ombra del mio profilo sul muro del
giardino!
Sauro : - Amico mio…
Renato : - Credimi, è davvero triste certe volte sentirsi così brutti, così soli…
Sauro : - Che fai, piangi?
Renato : - Ah no, mai! Sarebbe troppo sgradevole vedermi colare una lacrima giù per un simile
naso.
Angela : - Dai non essere triste, in amore può succedere di tutto…
Arriva una dispettosa Maria, che interrompe la magia della situazione
Maria : - Vi prometto che da domani sarò buona, vi prometto che anderò alla scuola… Io non sono
come la altre ragazze, io dico sempre la verità. E allora lui, lui mi ha detto, ma da cos’è che l’hai
capito che ero davvero io… Ma gli è quel naso che ti porti che me l’ha detto… Ma che fai, piangi?
Angela : - Ah no, mai! Sarebbe troppo sgradevole vedergli colare una lacrima giù per un simile
naso.
Angela cerca di confortarlo, e lascia che Renato si avvicini per darle un bacio. Ma ci si mette in
mezzo il naso, e dopo alcuni tentativi falliti, Angela desiste ed esce…
Angela : - Ma il signore di Bergerac non se lo toglie mai! Non se lo toglie mai!
Scena VI - o del duello all’Hotel di Borgogna e di Maria che parla di Cirano
Renato ha una reazione, ha uno spettacolo da terminare, e allora mette il cappellaccio, così prende
la spada e ruba una scena famosa al Cyrano, di quando ha duellato, all’Hotel di Borgogna, e
mentre combatteva componeva versi.
Renato : - Ma io sono Cirano, poeta spadaccino.
Sauro (ironico) : - Cirano, mostraci cosa sai fare…
Renato : - Ballata del duello che a palazzo Borgogna ebbe Cirano con due topi di fogna.
Con grazia vesto il mio guanto più bello, e piano lascio cadere il mantello mentre sguaino dal
fodero la spada per colpirti laddove più m’aggrada.
Guardami bene: sono più leggero di Scaramouche nell’arte dello stocco. Perciò ti avverto, povero
guerriero: quando finisce la ballata, io tocco.
Facevi bene a restartene zitto. Dimmi, dov’è che vuoi esser trafitto? Al fianco, al cuore, sotto il
giubbetto? Oppure al fegato, al viso, al petto?
Le cocce sbattono, la lama svetta. Credo d’aver deciso: adesso scocco. Torno a ripeterti quel che
t’aspetta: quando finisce la ballata, io tocco.
Mi manca un verso, non viene, mi manca! Ma dimmi, che ha la tua faccia? Si sbianca? E’ per
donarmi quel verso che voglio? Vediamo, amico: m’ispiri cordoglio.
Guarda, mi scopro, mi chiudo. Sei lento. Reggilo meglio quel tuo ferro, sciocco! Giostro, ci siamo,
contrattacco. Attento! Quando finisce la ballata, io tocco.
Occhio alla lama. Raccomandati a Dio! Ecco: tiro di quarta, paro, sei mio! Entro, t’affondo. Ehilà!
Pavido allocco! Ecco, è finita la ballata, io tocco.
Passo il corpo, prendo il cuore, ma quello che non trovo è l’anima! Quello che io cerco è l’anima…
l’anima…
Sauro e Maria : - Cirano, Cirano, Cirano tappo nano; Nasone, Nasone, come un peperone!
Maria : - Io lo conosco Cirano, è un bambino dagli occhi tristi come il brutto anatroccolo; Lui ha i
denti storti come se il vento glieli avesse scompigliati tutti, Cirano ha le guance rosse come se
avesse sempre vergogna, Io lo conosco Cirano ma non gli parlo perché non capisco niente di quello
che dice e non gioca con me perché non capisce i miei giochi, Lui è nero nero nero come il carbone
che mi porta babbo natale - ma non è così dolce - Hei aspetta amico stavo scherzando non
prendertela dai giocavo
(Entra Paola per cantare, ma non c’è più regola, Sauro non esce quando dovrebbe, in silenzio…)
Sauro : - E ritorna la cantante…!
Scena VII - della pasticceria e di Maria che svela come tutti siamo Cirano
(Di nuovo Paola tenta di riprendere la narrazione, stiamo per conoscere il nome dell’innamorato
di Rossana…)
Paola : - Nella terza parte, Cirano scopre che la sua bella è innamorata, perdutamente innamorata…
di un altro qualunque! Ma scopre soprattutto di quanto sia doloroso soffrire la derisone degli altri. E
che questa solitudine è quasi come…
Angela : - Mi sono innamorata… di qualcuno che non lo sa… ma che presto lo saprà… un giovane
che finora mi ha amato timidamente da lontano, senza dirmelo… ma io, gli ho visto tremare l’amore
sulle labbra… e pensa, fa parte del tuo stesso reggimento… ha stampato in viso l’intelligenza, il
genio, è fiero, si, bello…
Renato : - Bello?
Angela : - Che c’è, Cirano, che ti succede? Insomma, io l’amo… il suo nome è Cristiano di
Neuvillette, ed io… (vede Sauro e grida:) Cristiano!
Scena VIII - o dei cento uomini
Renato ora non può che sfidare apertamente l’antagonista, così sguaina la spada e minaccia Sauro
mentre questi lo incalza richiamando il suo difetto ogni volta che può…
Sauro : - Che si fa, si continua? Che cos’è questo imbarazzante silenzio? Ora qui Cirano avrebbe
almeno una pericolosa avventura da raccontare…
Renato : - Un racconto? E va bene. Dunque… dopo aver insultato un paio di grossi co…mpari al
palazzo Borgogna, e avere ricevuto da loro amici minacce non da poco, me ne andavo tutto solo per
la strada. La luna brillava in cielo chiara, la visibilità era buona almeno fino a quando una nuvola
dispettosa non s’è messa in mezzo, e così si è fatto improvvisamente buio, la notte più nera del
mondo. Solo allora ho notato che anche i lampioni erano spenti. Insomma non si vedeva nulla…
Sauro : - Ad un palmo dal naso…
Renato : - Nulla che potesse indicarmi la giusta direzione. Ed io camminavo pensando che dovevo
aver dato fastidio a qualche potente, forse un principe, che sicuramente mi avrebbe preso…
Sauro : - Per il naso…
Renato : - In odio, mi avrebbe preso in odio, e che insomma, così, per pura imprudenza stavo per
mettere…
Sauro : - Il naso…
Renato : - In pericolo la mia stessa vita, perché questo misterioso nemico poteva essere abbastanza
forte da colpirmi…
Sauro : - Sul naso…
Renato : - Da colpirmi duramente. Ma mi dicevo: cammina guascone, fa quel che devi fare. Vai,
Cirano. Così dicendo mi trovo nel buio più profondo quando qualcuno mi dà…
Sauro : - Una nasata…
Renato : - Una stoccata. Io la paro, e immediatamente mi trovo…
Sauro : - Naso a naso…
Renato : - Maledizione. Mi trovo circodato da cento teppisti che puzzavano di…
Sauro : - Che naso…
Renato : - Vino, cipolla ed aglio. Io attacco a fronte bassa e…
Sauro : - Naso al vento…
Renato : - Gli sono addosso. Ne sventro due, ne passo tre da parte a parte, uno mi colpisce - paff - io
rispondo…
Tutti : - Piff, piff…
Renato : - Per l’inferno, tutti fuori.
Sauro : - Ecco che la tigre si è svegliata!
(Tra i due è rottura, e così anche lo spettacolo si rompe… Renato “esce” dal Cyrano)
Renato : - Non ce la faccio. Non ci riesco. Questo personaggio non lo so fare, è troppo
contraddittorio, ha una forza tremenda, mette in fuga cento uomini da solo con la spada, non teme
gli eserciti, e… trema davanti alla paura di un dispiacere d’amore…
Sauro : - Ha un piccolo problema, non so se te ne sei accorto…
Renato : - E voi perché non mi aiutate.
Sauro : - Ti aiutiamo anche troppo, ti sopportiamo. Questa parte io la posso fare benissimo, era la
mia - prima che la dessero a te.
Renato : - E allora tieni, te la restituisco.
Sauro : - Ancora?
Angela : - Ce la puoi fare, ce la puoi fare benissimo, devi lavorarci su, con tranquillità, se te
l’abbiamo chiesto è perché sappiamo che ce la puoi fare.
Scena IX - della confessione finale
(Renato esce e Angela lo segue. Sauro e Maria tentano di ripartire)
Angela : - Cirano, Cirano…
Sauro : - Adesso Cirano lo faccio io.
Maria : - Ci vorrebbe della musica però.
Sauro : - Della buona musica…
Maria : - Damerino, azzurro cordoncino, principino, piccino…e tocco, tocco, tocco!
Che cosa dovrebbero fare quelli che, come me, strisciano tra il cielo e la terra? Sono un cavaliere
solitario, senza affetti veri, che importa se tutti mi prendono in giro?
Tutto questo per un centimetro di naso, e magari qualche altro perché si sente ciccione, o
mingherlino, dentone, quattrocchi, sventolone, panzone grassone testa di melone…
Così per una qualche ragione diversa e personale, noi tutti assomigliamo al mite Cirano, ci sentiamo
ridicoli e ci compatiamo, rendendoci la vita impossibile.
Scena X - della differenza tra il diverso vero e noi
Paola (Non c’è più niente da fare… improvvisa un finale): - Sognare un impossibile sogno, portare
il dolore delle partenze, bruciare di un’impossibile febbre. Amare fino alla lacerazione, amare anche
troppo anche male, tentare senza forza e senza armature di raggiungere l’inaccessibile stella…
Cirano… Cirano…
Nella quarta ed ultima parte di questa storia, ascolteremo l’attore della Compagnia dei Comici che
interpreta Cirano raccontare alcune cose di sé. Ma soprattutto vedremo che nella nostra città ci sono
migliaia di Cirano, che ogni giorno incontriamo Cirano, e che oggi possiamo riconoscerlo non solo
per un lungo naso…
Renato : - Mi ricordo le case basse che avevo lasciato, il cortile della nonna dove tornavo ogni
estate, i giorni eccitati della sagra del santo e i miei amici di allora. Mi ricordo poi le scuole nuove
della città, i compagni - alleati tra loro - parlottavano e strascicavano il mio nome come lo
pronunciava mio padre. Lì le case erano a più piani, i vicini di sopra e di sotto, i rumori - i giochi
certo non erano diversi e io sapevo giocare a tutti i giochi, tuttavia, come dire, le squadre erano già
formate, e cercare di entrarci era vissuto da qualcuno come esclusione. Così, l’escluso ero io,
l’appena arrivato, il giunto in ritardo.
Picchiavo con rabbia su una palla, contro un muro. I giorni finivano presto, era inverno, vieni in
casa che fa freddo. La solitudine patita da bambini è come una gobba del corpo che il tempo non
sana.
Paola : - E non ti è mai più successo?
Renato : - Sì, mi è successo altre volte, ma intanto sono diventato adulto e ho imparato ad essere più
cinico e meno crudele, più comprensivo e meno spontaneo, ho imparato a mettermi in ordine.
Anche se, come vedi, è sempre difficile accettare l’esclusione, e la derisione degli altri.
Mi capita qualche volta di vedere bambini che arrivano da un altrove, altre città, altri stati, e ogni
volta rinnovo i miei ricordi e penso: come si deve sentire un bambino che ha la pelle di una
sfumatura diversa di colore, gli occhi orientali, che non sa bene la tua lingua.
Paola : - Hai mai sentito altri bambini deriderli?
Renato : - Si, e penso che chi deride mostri una grande debolezza. Credo che chi deride, quando
deride, lo faccia per difendersi, non per offendere. E’ che ha paura dell’altro, di chi può fargli
vedere una realtà diversa dalla sua: scuola, casa, tivù, il lavoro di suo padre, di sua madre, sapere
cosa farà a quattordici, sedici, diciotto, sapere che può rinviare lo scontro con la vita anche fino a
trent’anni, come un qualsiasi figlio del benessere, evadere le responsabilità, dormire tra l’ovvio e il
certo, capendo quel che scrivono i giornali, dando esami - sapendo di essere promosso, accettato.
Tutto il mondo per lui è una grande "sua" città. Strade asfaltate per macchine veloci, scarpe comode
e riconoscibili, perfino la sgradevolezza di certi atteggiamenti significa a volte “fare parte del
gruppo”, essere accettati. Una sola grande paura della solitudine.
Paola : - Cosa dà questa sensazione di forza?
Renato : - L’equilibrio, credo, l’equilibrio nel quale si cresce: pensare che tutte le case del mondo
sono come la mia, tegole sui tetti, muri solidi, sanitari a posto, igiene pulita al cento per cento,
mamme ora ci potete anche mangiare dentro. Questo fa sembrare tutto a posto. S’è fulminata una
lampadina, e ora? E’ saltata la luce, e ora? S’è rotta una cinghia – se ne compra una nuova.
Io ho un brutto naso, ma mi prendono in giro perché faccio paura, non perché abbia un po’ di
pancia, o le orecchie a sventola, i denti aperti. Sono loro che hanno dei problemi veri. E questa che
appare come una enorme debolezza in realtà è la mia forza.
Un naso è un naso e chiunque può metterne uno ed essere Cirano, sentire quello che io sento e
lottare per i propri diritti. E se volete sapere che volto c’è dietro questo naso, è molto semplice:
prendete uno specchio e guardatevi. Lo specchio in cui ognuno di voi si guarderà sarà uno specchio
nuovo, che anziché rispondere ad una domanda, porrà altre domande che esigono una risposta.
E se arriviamo alla conclusione che non dobbiamo preoccuparci di piacere troppo, ma di essere noi
stessi, allora ci renderemo conto che i veri problemi sono altri, ben più grandi, e che esiste la
possibilità di affrontarli in molti modi.
Paola : - Ditemi, com’è Cirano?, straordinario, non conosco un altro come lui, poeta, spadaccino,
scienziato, musicista, per non parlare dell’aspetto, sapeste come si veste, bizzarro, eccessivo,
stravagante, svanito, potrebbe fornire a un pittore il modello più folle per ritrarre uno spadaccino.
Porta un cappello a tre piume, e la giubba a sei falde, e il mantello sollevato dietro dalla spada come
la coda di un gallo. E il naso, sapeste che naso. Non lo si può vedere senza esplodere in un grido di
stupore: non è possibile, troppo esagerato… Poi si ride e si dice: via, è finto, ora se lo toglie. Ma il
signore di Bergerac non se lo toglie mai, perché E’ IL SUO NASO!
Epilogo - le lettere dei bambini
Angela : - Guarda, è arrivato il postino carico di lettere. Alla fine dell’ultimo spettacolo, dei
bambini sono tornati in classe e ci hanno scritto.
(M.) Io lo conosco Cirano, è un bambino dagli occhi tristi come un brutto anatroccolo, viene
dall’America del Sud
(S.) Io lo conosco, è nero nero nero come il carbone che mi porta la befana, e il suo paese è l’Africa
(M.) Viene dai balcani, ha le guance sempre rosse come se provasse sempre vergogna, è fuggito da
Sarajevo rincorso da una bomba
(A.) È venuto nella mia scuola qualche mese fa, e non va mica tanto bene, la maestra dice che
inciampa sempre sulle doppie, e i verbi li sbaglia facilmente. Credo che sarebbe meglio che
ripetesse, anche se ha un anno di più di me
(S.) Se parlo troppo in fretta non mi capisce bene. Allora quando non vogliamo che giochi con noi,
parliamo tutti molto velocemente. Anche se è più grande di me, io credo che tra di noi il più forte
sono io.
(M.) Questa bambina è musulmana, allora non può mangiare tutto quello che mangiamo noi. Così le
fanno dei piatti un po’ diversi. Quand’è il momento di religione, lei deve uscire, e sta con una
bidella che si chiama Teresa e le fa guardare dei libri con Gesù.
(R.) Da un anno c’è un nuovo compagno di scuola che è uno zingaro, e io l’ho visto con le sue
sorelle al mercato, ma non l’ho salutato. Mi porta sempre via la penna, e la gomma, e io la nascondo
sempre. Nella sua roulotte ha freddo, d’inverno, la notte.
(cresce la musica)
20 febbraio 1999