la zingara ester

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la zingara ester
LA ZINGARA ESTER
Personaggi
Telemaco
La Zingara Ester (anche la Nonna e la Bambina)
Primo corista
Secondo corista
Terzo corista
Coro
Dragone (il Coro si traveste da Dragone)
L'azione si svolge nella casa di Telemaco, poi nel Paese di Carnevale.
Argomento dell'opera
Telemaco è un ragazzino che passa molto del suo tempo dinanzi alla
televisione e per questo trascura la scuola, i giochi e le amicizie. La nonna
cerca di dissuaderlo da questo ozioso e passivo atteggiamento, che gli sta
spegnendo la fantasia e cerca di interessarlo leggendogli antiche fiabe, ma
con scarsi risultati. L'overdose televisiva un giorno crea in Telemaco un
corto circuito cerebrale per cui perde anche la memoria, dimenticando
persino il suo nome. Tre sapienti magicamente giunti a visitarlo accertano
che la sua malattia non è curabile con mezzi umani. L'unica in grado di
aiutarlo è un misterioso personaggio, la Zingara Ester, dotata di straordinari
poteri conferiti da un libro magico. Evocata dai saggi, ella appare e
promette di aiutare Telemaco. La Zingara lo conduce a Carnevale, un
paese senza luogo e senza tempo, dove Telemaco assiste ai giochi che
facevano i bambini del passato, che, senza l'ausilio di mezzi tecnologici,
sapevano divertirsi soprattutto stando insieme. L'immersione nei giochi
antichi produce il suo effetto e Telemaco recupera la memoria. Quasi
convinto di essere guarito e di non aver più bisogno di Ester, vorrebbe
liberarsi di lei, ma un nuovo pericolo incombe sul ragazzino: il pericoloso
Dragone Tecnologico piomba all'improvviso per divorarlo. Telemaco
ancora una volta chiede aiuto ad Ester, la quale leggendo potenti formule
magiche dal suo famoso libro, addormenta il Dragone. Libero finalmente
anche da questo mostro, Telemaco manifesta la sua gratitudine ad Ester,
che però lo saluta per andare verso altre storie, ma in testimonianza di
amicizia fa dono a Telemco del suo libro magico, raccomandandogli di
leggerlo quando il Dragone Tecnologico minaccerà di svegliarsi di nuovo.
Da ultimo, Telemaco commosso chiede ad Ester di lasciargli ancora un
canto, sul quale si chiude la scena.
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Atto I
Scena I
Televisore acceso al centro della scena. Di fronte ad esso un divano. Alle
spalle, in fondo alla scena, sui due lati, due pedane trasversali. Il fondo è
un tendaggio possibilmente di un verde brillante.
Introduzione musicale
Entra Telemaco
Telemaco è un ragazzino, coi pantaloni stretti all’altezza del ginocchio,
come quelli alla pescatora, neri, una ampia camicia bianca, capelli corti e
mossi, scarpe a mocassino. Entra saltando e danzando
Telemaco [ride felice]
La televisione!
Che bella invenzione!
Chi più felice di me sarà
Se al sabato c’è il varietà?
E che dir dei beneamati
Cartoni miei animati?
E’ uno spasso veder pure
Mille eroi ed avventure.
Passa il tempo senza fretta,
se cè un film che qui m’aspetta.
Come un grande cannocchiale
È per me il telegiornale.
Ballerine, calze a rete,
qualche lacrima in famiglia,
casi umani, lo vedete,
fan continua meraviglia.
Più di tutto fa tendenza
quel che è reclamizzato.
“Andiam, su, con impazienza
al vicino ipermercato!”
“La vogliamo, è un’occasione –
dice la televisione”.
Mamma non è poi contenta
per il fatto che la guardo
dal mattino fin a sera,
sempre fa la tiritera:
“Poi non studi. Leggi un libro.
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Ti va via la fantasia!”
Scena II
Telemaco e Nonna (Zingara travestita da Nonna), poi Coro
Entra il Coro disponendosi sulle pedane sul fondo. Il Coro è vestito di un
verde brillante. Le ragazze portano una minigonna svasata di panno lenci,
calze verdi e magliettina aderente a mezzemaniche dello stesso colore. I
ragazzi hanno pantaloni verdi, camicia verde e un bel gilet rosso. Le scarpe
di tutti sono nere. Entra la Nonna, è vestita con una lunga gonna scura, ha i
capelli bianchi, gli occhiali e uno scialletto sulle spalle. Continua ella stessa
il dialogo, avvicinandosi a Telemaco.
Nonna
Telemaco
Nonna
Telemaco
Nonna
Telemaco
Nonna
“Telemaco-dice nonna, con l’antica lunga gonna –
ai miei tempi lei non c’era
per trascorrere la sera.”
“Che facevi, nonna – ho chiestoAndavate a letto presto?”
“Qualche volta, ma più spesso
anche tardi, come adesso.”
“O nonnina, ma a che fare ?
Dar con l'ago? Leggiucchiare?”
“A quei tempi, nipotino,
s’era tutti più vicino.
E d’inverno, accanto al fuoco,
si faceva qualche gioco.
E quand’era primavera,
per i campi, a tarda sera,
nel profumo d’erba franta,
delle lucciole la conta
si faceva e delle stelle.
Il migliore passatempo,
sai, veniva di Natale:
le dodici notti sante
si passavan tutte quante
zitti zitti, stretti stretti,
di fantasmi, streghe, spettri
tante storie ad ascoltare.
I bambini, coi faccini,
li vedevi attenti attenti,
rossi rossi per il fuoco,
che brillava nei camini.”
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Telemaco
Sai che bel divertimento!
Oggi invece basta un film
Per avere tale e quale
il racconto di Natale.
Poi mi metto in posizione
con la mia televisione.
Canzone di Telemaco
Telemaco
Coro
Telemaco
Coro
Telemaco
Con un piede qua
Ed un altro là
Come un pascià
Affondato nel mio morbido e bel sofà
Se ne sta così
Tutta notte e il dì
Non si stacca mai
E non sa che possono succedergli dei guai
Dei guai, si
Se si sta così
Di studiare, no
Di giocare, un po’
Tanta voglia c’è,
Mi va solo di restare sempre insieme a te
La television
È un’ossession
Non t’ ascolta mai
Come attonito pupazzo tu diventerai
La gioventù
Non torna più
Quante storie sa
Questa mamma qua
E’ di vetro ma
Più calore ancora della mamma vera fa.
Coro exit
Nonna
Telemaco
Io davvero inorridisco,
A sentir queste parole!
Non c’è forse la tua nonna
Per narrarti storie antiche?
Si, va be’, ma antiche quanto?
Quanti anni conta il cucco?
Non vorrei sentire il canto
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Di un soldato mammalucco!
La Nonna si mostra impermalosita e scuote la testa disperata
Telemaco
Oh, perdonami nonnina
Se son stato impertinente.
Lo so bene che alle volte
Non ricordi proprio niente
Ride di gusto, mentre la Nonna fa l’atto di mollargli un ceffone sul sedere
Nonna
Anzi, no, se hai memoria, [Schernendosi]
Su, raccontami una storia!
Vuoi sentir la favoletta
[Rabbonita]
Come usava ai tempi belli?
Me ne viene in mente una,
Che, sentita al chiar di luna,
Fa davvero impressione
Si chiama: "L'uccel grifone".
Favola dell'uccello grifone
Telemaco
Nonna
Telemaco
Nonna
Oggi non era, ieri, né domani,
ma c'era in tempi ormai molto lontani
un re malato, padre di tre figli
che dava sempre lor buoni consigli
perché vicina già sentiva morte.
Or il regno suo toccava in sorte
a chi di lor, montato sul cavallo,
portasse primo una penna d'uccello
miracolosa.
Che uccello avrebbe mai tale potere?
Era l'uccello chiamato Grifone!
non visto mai, udito sol di nome.
Le sue penne per gran magia
sapevano sanar la malattia.
pur se una persona era in fin di vita
toccandole sol era già guarita.
Di questa panacea, che peccato!
Nei secoli il Grifone fu spennato,
né più ne crebbe.
Dei tre fratelli, allora che ne fu?
Sentendo le preghier del genitore,
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Telemaco
Nonna
Telemaco
Nonna
Telemaco
Nonna
Telemaco
Nonna
senza por tempo in mezzo al loro onore,
van primo, secondo e terzo fratello
alla cattura del famoso uccello.
Dinanzi un noce per il mese appresso
si diedero convegno e consesso.
"Chi quivi giunge, dopo tanta speme,
attende gli altri per tornare insieme".
E così avvenne.
Trovarono la portentosa piuma?
Ognun di loro all'avventur si mise,
però la sorte sol al terzo arrise.
Scalò montagne impervie, guadò fiumi,
conobbe genti di crudel costumi,
senza più forze al ciglio d'un burrone,
spiccò la penna dell'uccel Grifone.
E si racconta che menò tal pianto,
perché la coda aveva perso il vanto,
che si nascose
Tornò per tempo il principe a quel noce?
Si trovavano già all'appuntamento,
facendo tutt'e due gran lamento,
il principe maggiore ed il mezzano.
Entrambi vuota avevano la mano,
quand'ecco arriva in ultimo il fratello
trionfante con la penna dell'uccello.
Che complimenti fecero e sorrisi
quei due alle viste e in cuore già decisi
all'assassinio.
Così crudeli furono quei due?
"A questi toccherà la parte mia?faceva dire in cor la gelosiae dare si dovrà secondo il pegno
al terzogenito il paterno regno?
Al regno non rinuncio!"- il primo disse.
E dando di pugnale lo trafisse.
E l'altro senza essere sconvolto,
assiste mentre quello l'ha sepolto
sotto quel noce.
Non fu punito per un tal delitto?
Di buon accordo e con allegro cuore,
portarono la penna al genitore.
Guarito della sua infermità,
ai figli diè del regno la metà.
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Telemaco
Nonna
Telemaco
Nonna
Del terzo si crucciava e chiese nuove
"Alfin si perse e non sappiamo dove"
risposer quelli a lui alquanto vaghi,
ma sogni di sventura eran presaghi
al vecchio padre.
E come fu scoperto quel misfatto?
Passaron gli anni e il padre attendeva
qualcuno che notizie gli diceva
del figliuolo minore prediletto,
creduto vivo e senz'alcun difetto.
Quel noce era meta di pastori,
che greggi e armenti pascolavan fuori,
al di là di quel bosco, oltre i confini
dov'erano regnanti gli assassini
senza rimorso.
Speriamo che qualcuno trovi un segno!
E capitò, per caso o per destino,
che s'accampò un pastore lì vicino.
Il suo cane odorò e scavò un fosso
ed egli vide biancheggiare un osso.
Lo prese, l'intagliò e in un momento
ne fece tosto un musical strumento.
Ma quandò appoggiò il labbro, cosa atroce!
non suono produceva , ma una voce
Che cantò triste:
"Caro pastore che stai a suonare
tienimi stretto e non mi lasciare
per una penna d'uccello grifone
mio fratello è un traditore.
Mi ha ucciso e scannato
sotto terra m'ha atterrato".
Questo sentito il buon pastore,
l'osso che canta porta al suo signore,
il vecchio re, ch'ancor era angustiato
perché suo figlio non era tornato.
La strana storia stette a sentire
e subito quell'osso volle udire.
Ponendo le sue labbra a quel fischietto,
l'osso gli ripeteva quanto detto,
ma col suo nome:
"Caro papà che stai a suonare
tienimi stretto e non mi lasciare
per una penna d'uccello grifone
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mio fratello è un traditore.
Mi ha ucciso e scannato
sotto terra m'ha atterrato"
Allora al vecchio balenò il sospetto
che fosse di suo figlio prediletto.
Chiamò a raccolta i figli e la sua corte
e palesò che condannato a morte
sarebbe stato quel che s'accusava
di tal delitto, mentre lui suonava.
Tutti quanti provarono quel flauto,
finchè il maggior lo prese poco cauto
e quello cantò:
"Fratel mio che stai a suonare
tienimi stretto e non mi lasciare
per una penna d'uccello grifone
tu sei stato un traditore,
mi hai ucciso e scannato
sotto terra m'hai atterrato".
All'udire il suono di tale accusa,
ogni porta d'intorno venne chiusa.
Fu preso il traditor col suo aiutante,
mette entrambi a morte seduta stante
il vecchio re, senza più figli adesso.
Fa rivestire d'oro quello stesso
Zufoletto, che rivelar saprà
d'allora innanzi ogni verità,
sia pur nascosta.
Conclusa è la storia e si sa:
noi stiamo qua e loro là.
Telemaco sdraiato sul divano, si è abbandonato al racconto e dopo
qualche secondo si addormenta.
Scena III
Telemaco, Nonna, Coro
Mentre Telemaco dorme, la Nonna con il Coro stanno a guardare il
ragazzo addormentato. La Nonna si gira verso il Coro, facendo il gesto di
fare silenzio.
Nonna
Shhhhhhh!
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Poi ella schiaccia il tasto del televisore spegnendolo. I ragazzi del Coro
portano via l’apparecchio. Mentre portano via il televisore, parte la musica
di una ninnananna.
Antica ninnananna beneventana.
Nonna, nonna, nonna
Nonnarella
Vid’u figliu mie
Quant’è bbelle
Vide quant’è bbelle
E quant’è aggraziato
No, nun s’addorme
Si nunn’è cantato.
(Ripete la seconda strofa)
Intermezzo musicale
Nonna, nonna, nonna
Nonnarella.
Ven’u lup’e magna
‘A pecurella
Pecurella mia
E cumme faciste
Quanno mmocc’u lupo
Sola te vediste
Nonna, nonna, nonna,
Nonnarella.
Alla fine dell’esecuzione, il Coro si ritira sulle pedane in fondo.
Nonna exit
Scena IV
Telemaco. Primo, Secondo e Terzo Coreuta. Coro
Telemaco si risveglia stiracchiandosi, ma il gesto resta incompiuto. Si
guarda intorno perplesso e si alza dal divano
Telemaco
Ehi ehi! Che mal di testa!
Che cosa è successo?
Non so dove mi trovo
Né cosa fare adesso.
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Il nome mio… che strano,
non so più quale sia.
Son desto, sogno o è fantasia?
Si avvicinano il Primo, il secondo ed il terzo Coreuta, mentre altri elementi
del coro portano via il divano.
I Coreuta
II Coreuta
III Coreuta
Tutti i Coreuti
A furia di veder televisione
Tu sei finito dritto nel pallone!
E’ proprio un bel dramma:
sei fuori programma! [compassionevole]
Hai una sindrome televisiva
Causata da pubblicità eccessiva [tono dottorale]
E già. E già.
I tre coreuti cominciano a girare intorno a Telemaco che fa fatica a seguirli
con lo sguardo
P.C.
S.C.
T.C
P.C.
S.C.
T.C.
Quando l’eccesso fotovoltaico,
attraverso l’onda elettromagnetica…[Saccente]
…pervade il nervo ottico, dal bulbo oculare;
esso facendo vibrare l’assone del neurone [come
sopra]
…va a stimolare la corteccia cerebrale
Nella ghiandola pineale, a livello subliminale [c.s.]
Ergo quod spectatum est sine ulla cogitatione [c.s.]
primum incumbit, alterum penetrat, deinde
deflagrat…BUUM [come sopra]
itaque cerebellus in pappam decadit…SPLAT [c.s.]
I tre si fermano di scatto di fronte a Telemaco disorientato
Telemaco
T.C.
Telemaco
P.C.
T.C.
Non ho capito un’acca del discorso,
Ma penso che ho bisogno di soccorso
E’ proprio un bel dramma:
sei fuori programma [compassionevole]
Sarebbe a dir che questo morbo
M'ha reso quasi come un orbo? [irritato]
Peggio, peggio assai [esaltato]
Di tanti altri guai
Con questa malattia
perdi la fantasia
E’ proprio un bel dramma:
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Telemaco
P.C.
T.C.
sei fuori programma [saccente]
Oè, ti sei incantato?
Ho capito, ho capito!
Ma poi che vuoi che sia?
Codesta fantasia?
Con essa, povero tordo,
hai perso ogni tuo ricordo.
E’ proprio un bel dramma….[Telemaco lo guarda
quasi come se volesse picchiarlo]
…non sai chi è la mamma! [In tono di scusa]
I coreuti rientrano nel coro
Telemaco [Cambia espressione lentamente, fino a diventare una
maschera triste]
Booo! Chi mi darà le merendine?
Chi laverà le magliettine
Col sapone, pensa un po’,
Che più bianco non si può? [rivolto al coro]
Non ricordo la mia casa,
non ricordo la mia gente,
non ricordo più la scuola…
[si accorge di aver detto un’idiozia]
Be’ ma questo non fa niente!
Cari amici, se potete,
una mano, su, tendete.
Al disastroso tedio,
trovate un rimedio.
Il coro si riunisce come in una partita di rugby e confabula a testa bassa.
T.C.
E’ proprio un bel dramma…[sollevando la testa]
Qualcuno provvede a fargliela abbassare con forza. Infine il coro si
risolleva, avendo maturato una decisione.
P.C.
S.C.
T.C.
Dopo lunga consultazione
Si è trovata la soluzione
Ester, la zingara di Benevento,
è maga e indovina di gran talento:
legge la mano, la sfera, i tarocchi,
e tutto ti svela, aprendoti gli occhi.
Ogni male saprà mandar via
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Telemaco
P.C.
Coro
E ti farà tornar la fantasia
[sollevato]
Se è vero quel che dite, io vi giuro
che per …un mese almeno di sicuro
senza televisione me ne resto,
però a chiamare Ester fate presto.
Ester non ha casa in nessun dove,
un giorno sta qui, un giorno altrove.
Se la cerchi, arriva e non sai come,
perché ti basta dirne solo il nome.
Esteeeer!
Scena V
Telemaco, Coro, Ester
In mezzo a fumi e luci colorate di grande atmosfera entra la zingara Ester.
Ella non è altri che la nonna, senza la candida parrucca. Ha una lunga
gonna a righe, camicia con maniche a sbuffo, che fuoriescono da un
piccolo corpetto, scialle a lunghe frange, una borsa che le pende dalla
cintola, un foulard dalle tinte accese, legato lateralmente in un gran nodo
sulla testa, i capelli neri ed ondulati. Ha molti monili ed anelli.
Aria della zingara:
Rit.
Chi me chiama
Pe n’aiuto?
Dimme dimme
Tu che vuò sapè?
La vera e bbona furtuna
La zingarella pò llegge
E te sape dice
Chello ca sarrà
Ma si tu nun saie
Da do’ viene, chi c’è stato primma,
Si’ cumm’a palomma senza scelle,
Ca nun vola.
Sape chi sa
Ca nun ne sape niente
Niente sape
Chi dice che ssa
Na catena
È’ stu munne.
Cumm’a na rota
Se po’ ffà ggirà.
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Si guard’e stell’intu cielo
Ca può cuntà quann’è nnotte
Tante so e ccose
Ca può raccuntà
E la zingarella
Sape i cunte ca te cont’a nonna.
Sape ‘e pparole d’u contruocchie
Ca l’incanta.
Rit.
Cumm’a na rota
Po’ ggirà
Scena VI
Telemaco e detti
Al termine della musica, Telemaco guarda incuriosito la zingara
Telemaco
[alla Zingara]
Se tu non fossi una giovane donna
direi che quasi assomigli a mia nonna.
Ester
S’assumigliano u zzuccaro c’u ssale
ma si e ppruove nun songhe tal’ e quale
Telemaco
E’ ver, si sa, che l’apparenza inganna.
Ma or veniamo a ciò che qui mi danna.
Come pesce fuor dal mare, [lacrimoso]
come estraneo in nuova terra,
spaesato qui mi pare
di trovarmi, come in guerra.
Marinaio caduto fuori bordo
son io, che ho perduto ogni ricordo.
Ester
Tu parle, ma ie lu sacce già.
Bene faciste a me chiammà
Ma sta sicure, quann’ie so vvenute
Ca può truvà chelle ca si pperdute.
[Camminando in tondo seguita da Telemaco, si ferma e si gira di scatto ad
ogni battuta, con spavento di Telemaco]
Pe primma cosa maie nun disprezzare
Chello ch’è state e nun po’ cchiù turnare.
La siconda è ca chi nun legge
Resta n'asine e ppur’assai cchiù ppegge.
Pe’ tterze, tien’a mmente ca l’ammore
Nun s’accatte a ddenare né a pparole,
ma sule cu l’ammore ca tu tiene.
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E mò ca t’e ‘mparate la lizzione
Cantamme tutte quante la canzone.
I componenti del coro si danno la mano e formano un girotondo intorno ad
Ester e Telemaco .
Scena VII
Telemaco e detti
Canzone: Girotondo
Biondina, mia biondina,
Biondina, mia biondì.
Rapiteme le porte
Faciteme trasì.
Le porte stanno aperte
Chi ce vol’entrà
Le porte stann’aperte
E putitece passà
Rip. strofe 1 e 2 in controcanto
Iesce sol’ e viene ccà
A vecchia se ne va
Sott’u noce va a vvedè
A vecchia trov’a mme
Une ddoie e ttre
Cavalluccio d’oro
Me voglio maretà
Cavallo mio d’argiento
Nu rre pe me spusà
U rre se n’è partuto
La guerr’è gghiut’a ffa
Cu la curona ‘ncapa
Torn’e a morte nun ce sta
La cchiù bbrutta chi sarrà
Si a morte nun ce sta ?
La cchiù bbella sai chi è ?
Chi se spos’u rre
Une ddoie e ttre
Il girotondo si complica: Telemaco e la Zingara hanno fatto un arco con le
braccia e gli altri vi passano sotto, formando una galleria. Poi si dividono in
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due gruppi schierati su due file, che si avvicinano e allontanano come in
una quadriglia. Sul verso “Uno ddoi e ttre” la musica diventa un sottofondo.
Il coro torna sulle pedane con Telemaco e la Zingara, tranne tre coristi.
Scena VIII
Telemaco, Zingara, tutti i Coristi come Concorrenti e Personaggi dei giochi
Tre coristi vengono avanti e procedono al gioco:
Corista
Un, due, tre, stella
Il capogioco, di spalle agli altri e ad una certa distanza da essi, conta
dicendo: “Un, due, tre, stella” . Su questa parola si gira di scatto,
guardando i due concorrenti, che intanto hanno approfittato del fatto che
fosse voltato, per avanzare quanto più è possibile verso di lui. Per non
essere scoperti si bloccano subito prima che questi si volti. L’operazione
continua per altre due volte, finchè uno dei concorrenti raggiunge il
capogioco, mentre è ancora voltato
Corista
Stellone!
A questo punto il capogioco cede il posto al concorrente.
Mentre questo gruppo continua in silenzio a mimare il gioco, si stacca dal
coro un gruppo di cinque coristi. Si pongono più avanti del primo gruppo.
Corista
Le belle statuine
Il capogioco si volta a far la conta.
Corista
Li une, li doie, li tre cancelle
Fravel’e pelle
Mitt’in po’
Conta conta ca dudece so’
I concorrenti intanto si sono disposti a semicerchio alle sue spalle
assumendo pose plastiche. Terminata la conta, il capogioco si volta e
avvicinandosi ad ognuna di esse chiederà: “Zucchero o caffè”. Ricevuta la
risposta, il capogioco mimerà di girare una chiave a molla posta sul corpo
del concorrente, che mette in moto l’improbabile meccanismo delle statue
animate. Se il concorrente ha risposto: ”Zucchero”, eseguirà movenze
aggraziate; se ha risposto : ”Caffè” fingerà di essere un mostro, che vuole
assalire il capogioco. Per fermare i movimenti delle statue il capogioco
dovrà fingere di spingere un bottone posto sul concorrente, che si fermerà
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conservando il gesto che stava facendo. Il capogioco sceglie la statuina
che più gli è piaciuta e gli cede il posto.
Un altro gruppo di tre coristi annuncia ed esegue un nuovo gioco.
Corista
Regina, reginella
Il giocatore che fa la regina si pone di fronte ai concorrenti e ad una certa
distanza da essi.
I concorrente
Regina
I conc.
II conc.
Regina
Regina, reginella
Quanti passi mi darai,
per arrivare al tuo castello,
con la fede e con l’anello?
Dieci passi da formica.
Esegue, facendo piccolissimi passi
[ripete la formula di gioco]
Tre passi da leone
Il secondo concorrente esegue i passi indicati, imitando un leone
I conc.
Regina
I conc.
[ripete la formula di gioco]
Cinque passi da rana
[esegue, saltando come una rana]
Intanto un altro gruppo di quattro coristi viene avanti. Uno cammina
staccato, gli altri tre confabulano a testa bassa e vicina. il capogioco si
pone di fronte ai concorrenti con aria maestosa, infatti è il re.
Gli altri, ad una certa distanza da lui dovranno mimare delle azioni, di cui il
re dovrà indovinare il nome.
I Concorrenti
Re
Buongiorno, signor re!
Buongiorno, buongiorno. Dove siete stati oggi, di
bello?
I concorrenti imitano il gesto di cogliere fiori e di deporli in cestini sospesi al
braccio. Il re li osserva per un po’.
Re
Concorrenti
Re
Concorrenti
A raccogliere fiori?
Noooo. [continuano a mimare i gesti]
A raccogliere funghi?
Siiiiii! [appena il re ha indovinato si
all’inseguimento dei concorenti]
dà
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Scompiglio generale che si risolve in un nuovo girotondo.
Mentre gli altri escono, uno del coro viene avanti e finge di tracciare per
terra un rettangolo con un gessetto. Altri due si dispongono su un lato ad
osservare l’operazione. Al termine il disegnatore si pone sul lato corto del
disegno e getta un sassolino dinanzi a sé. Il capogioco esegue due salti su
un solo piede, uno a gambe divaricate, due salti su un solo piede, poi si
gira e ripete. Al termine raccoglie il sassolino lanciato prima.
Tornato al punto di partenza, si pone il sassolino sulla fronte e tenendolo in
equilibrio, procede sullo scacchiere della Campana.
Capogioco
Concorrenti
Capogioco
Concorrenti
Capogioco
Concorrenti
Amo?
Salamo!
Amo?
Salamo!
Amo?
Spacco!
Il capogioco osserva i suoi piedi e visto l’errore, consegna il sasso ad uno
dei concorrenti. Anche il secondo concorrente procede ai salti sullo
scacchiere, fino alla fine delle caselle, riuscendo a completare il gioco. Tutti
applaudono e si congratulano col vincitore.
Coro exit
Scena IX
Telemaco ed Ester
Telemaco si rivolge alla Zingara con aria pensierosa
Telemaco
Ester
Telemaco
Saltellando, saltellando,
ha concluso la Campana.
Sol chi gioca sulla terra,
non ha odio e non fa guerra.
Ma dei tipi loschi e vili
danno ai bimbi dei fucili,
che davvero danno morte.
Quanto è triste questa sorte!
Hai raggione, figliu mie!
E’ na ciorta trist’assaie
Ma ce sta na cosa bella
Ca cancella chisti guaie.
E’ cos’è questo portento? [un po’ ironico]
Forse un medicamento?
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Ester
Telemaco
Ester
Un tuo lenitivo unguento,
che si applica sul mento? [Mima l’atto di spalmarsi
la pomata sul mento]
[guardandolo con commiserazione]
Nun se staglia e nun s’ammola!
Che ve ‘mparan’a ‘sta scola?
Nunn’è cosa ca se trova
Dint’i libbr’ o ‘a dà ‘u duttore.
E’ na cosa ca ‘sta chiusa,
iusto ‘mpietto, dint’o core.
Si l’arape, iesce fore.
Nun te’ nnomme né culore,
ma se po’ chiamma’ Ammore.
L’amor mi dici? Che cos’è?
Io lo vorrei saper da te.
‘A me? Ah ah ah ah [ride]
E va bbuono, arrassusìa!
Facimmiccella sta magia!
Ester fa degli strani gesti nell’aria, mormora incomprensibili parole, batte tre
volte solennemente le mani.
Scena IX
Telemaco, Zingara, Tre Coristi
Entrano tre componenti del coro. Due recano una panchina che
collocheranno al centro della scena, il terzo reca un abito da bambina, un
grembiulino a quadretti, un fiocco rosa per i capelli, che rapidamente
vengono pettinati in due codini, calzettoni bianchi. I coristi aiutano Ester a
vestirsi da Bambina. Telemaco osserva attonito la trasformazione. Alla fine
della vestizione, i coristi escono.
Scena X
Telemaco, Zingara/Bambina
Ester assume un’ aria e fa gesti da bambina vezzosa dell’800, col dito in
bocca, dondolandosi avanti e indietro, attorcigliandosi le mani. Poi si
avvicina a Telemaco e lo prende per mano, conducendolo a sedere sulla
panchina. Qui comincia fargli sorrisetti e moine, mentre Telemaco appare
imbarazzato piacevolmente. Per tutta la canzone seguente ci saranno
scambi di tenerezze come tra due innamorati contegnosi.
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Canzone di Ester-Bambina (Scherzo vocale)
Finalino
Quando vedi un cardellino
Che vola e che fischia – fifì
Sei sicuro che la vita
Comincia da qui
Non ci sono più bandiere
Né guerre né morte – fifì
Tutti quanti sono amici
Nel mondo così
Potrà esserci la neve
Il buio e la notte – la là
Ma se staremo insieme
Il buio sparirà
Potrà esserci la neve
Ma il buio sparirà, la là, la là, la là, là
Vieni vieni più vicino
E dammi un bacino – pciù pciù
Se mi fai una carezza
Ti amo di più
Per due cuori innamorati
È bello far sempre – pciù pciù
Ma la cosa più carina
È se ci sei tu
Dai su stiamo sempre insieme
Di giorno e di notte – si si
Che poi staremo bene
Di notte così
Dai su stiamo sempre insieme
Di notte così, si si, si si, si si, si
E’ l’amore un sentimento
Più lieve del vento, fru fru
Con la forza d’un gigante
Ti può sbatter giù.
Con un fiore sai se t’ama
Oppure non t’ama, fru fru
Ah ah ah ah ah ah
No senz’amor
Che dolor
Che sospir
Che sospir, ti fa dar
Ti fa sempre sospirar.
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Seduti sulla panchina, la testa dell’una contro la testa dell’altra, le mani
nelle mani.
Atto II.
Scena I
Telemaco ed Ester. Poi Coro
Ritroviamo i personaggi nella posa in cui li abbiamo lasciati. Entrano i tre
coristi di prima, che aiutano Ester a smettere i panni della Bambina e
portano via la panchina.
Coro exit
Tornata nei panni della Zingara, Telemaco la guarda riordinarsi un po’
deluso.
Telemaco
Ester
Telemaco
Ester
Quasi quasi me ne duole:
non sei più la mia Bambina, [canticchia il motivo
omonimo]
dice vecchia la canzone,
ma ho capito che l’amore
è una gran consolazione.
Già, già. [sbrigativa e accomodandosi vesti e
capelli]
Ma è bbell’u iuoco
si ddura poco.
A proposito di gioco,
quasi mi dimenticavo.
Che belli i giochi antichi, Ester, mia cara!
Si stava all’aria aperta con gli amici
La luce d’uno schermo ora rischiara
I ragazzi, che soli ed infelici
Preferiscono il mondo virtuale
Ad un compagno semplice e normale.
La strada, d’automobili intasata,
nella città ch’è grigia e senza verde,
t’intossica, facendo una boccata [tossisce]
di fumi, che da tubi ognuna perde.
Così ci tocca stare in casa chiusi
E non si può giocare col pallone.
Perciò da tanto ormai così delusi
Possiamo sol veder televisione.
Si pigli nu cardille ca vulava
E nchiuso lu vuò metter’in cajola,
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Telemaco
Ester
Telemaco
Ester
Telemaco
Ester
quann’esce, ncap’e tiempe ca ce steva,
se scord’u cielo e quase po’ nun vola.
Ma basta ca ce sta nu poch’e sole,
n’albere, fronne fresch’e ll’aria fina
e subbete u cardille se ne vola,
scurdennese e do’steva nchiuse prima.
E tu, cumm’u cardille t’e scurdate
Ca tiene scelle pe vulà luntano.
Arrivarraie addo nun si mai state
Addò se rire e nun ce sta dimane
O Zingarella, e che paese è quello? [incredulo e
gioioso]
U paese ca nun ce vole ‘mbrello.
Perché, non piove mai? C’è sempre il sole?
Quanne sta u sole, e vvecchie fann’ammore.
[divertita]
E’ un paese davvero speciale!
Pecchè chistu paese è… Carnevale!
Entra il Coro di corsa con i costumi carnevaleschi più disparati
Coro
Carnuale e Carnualicchie
Te magne nu poch’e sausicchie
E si nun t’a vuò magnà
Ca se pozza ‘nfracetà
Scena II
Telemaco, Ester e Coro
Dopo l’irruzione del Coro, tutti ballano una sfrenata Tarantella.
Tarantella
Trombe tammorre e triccaballacche
Viole, viuline, ndindò, putipù
Cu calascione e scetavajasse
A ggente c’abballa nun se ferma cchiù
Carnualillo cu maschere e suone
Carnualillo se mett’ a pazzià
Va cumme vota cu la fantasia
Vola pe tutt’a città
Chisto balla, chisto canta
Chesta zompa llà
Dà na man’ a tutte quante
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E le ffa mett’a ggirà
Tras’Allerchino cu zi’ Pantalone
Pullecenella Cetrulo ce sta
U Munaciello cu la Zucculara
Senza paura vedimme passà
E tutt’e vvecchie ‘e mmett’a ffa ammore
Dint’u tiano l’ammore fa ffa’
Quann’ è de marzo ca chiove c’ u sole
Vecchie ruffiane farrà
Chisto balla,chisto canta
Chesta zompa llà
Dà na man’a tutte quante
E le ffa mett’a ggirà
Bbone ffigliole e femmene bbelle
Tiempo d’ammore sarrà chistu cca
Chella ca ggire, ca rire, c’abballa
C’a tarantella se vole spassà
Carnualillo cu maschere e suone
Carnualillo se mett’ a pazzià
Va cumme vota cu la fantasia
Vola pe tutt’a città
Coro exit
Scena III
Telemaco, Ester, poi due coristi.
Telemaco
[ansimante e felice]
Bello il ballo e questa festa
Che ti dà tant’euforia.
E mi par di ricordare
Finalmente chi io sia:
Son Telemaco, sicuro, [cambia tono diventando
epico]
dell’eroe antico, il figlio,
che vagò sul legno scuro,
senza tema di periglio.
E dal grande e vasto mare
da Penelope ritornò,
quindi senza tentennare [alzando sempre più la
voce]
le Colonne poi superò.
Dell’ingegno umano esempio,
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di chi vuol toccar con mano,
condannato come empio, [quasi urlando]
quand’ osò guardar lontano…
Telemaco ha quasi urlato gli ultimi due versi, preso da sacro furore.
Rimane a testa alta e con aria di sfida. La zingara lo guarda sorpresa.
Comincia una tenzone ritmica, alla quale si uniscono alcuni coristi,
incuriositi dalla scenata che si sta svolgendo, come quei curiosi che
accorrono per vedere la rissa. Si uniscono anch’essi alla tenzone,
parteggiando per l’uno o per l’altro, ripetendo intere frasi dei contendenti.
Dialogo a dispetto. Fuga vocale
Ester
Coro
Telemaco
Coro
Ester
Coro
Telemaco
Coro
Ester
Ueeee! Ma che fuss’asciute pazze?
Ca m’allucch’e ssa manera?
Nun facenn’a vocia ‘rossa
Si sai patete chi era!
Ten’u pate, si pensamme,
ogni figlie ‘e bbona mamme! [si gira intorno
cercando approvazione]
Ten’u pate, si pensamme,
ogni figlie ‘e bbona mamme! [approvando]
Non tentar d’offendere
strega della malora,
che io ti posso rendere
pan per focaccia ancora.
Pan per focaccia ancora.
Pan per focaccia ancora.
E chist’è u ringraziamento, [arrabbiata]
pòllece ca tien’a tosse?
Si n’ata parol’ie sente
nun t’aggia rompe’ ll’osse?
Pòllece ca tien’a tosse,
nun t’aggia rompe’ ll’osse?
Uh che paura provo,
per questa tua parlata! [con aria gradassa]
Quel che tu sei ti trovo,
ladra matricolata.
Ladra matricolata [additandola]
Ladra matricolata
Ah, che scustumate!
E i’ u ssapevo, si!
Cu na facc’e cuorne
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Coro
Iev’a ffenì accussì.
Cu na facc’e cuorne
Iev’a ffenì accussì
Telemaco ed Ester si accapigliano in una colluttazione.
Scena IV
Telemaco Ester, poi Dragone
Mentre i due sono impegnati nella lotta, alle loro spalle ha fatto ingresso
silenziosamente un essere mostruoso: è una sorta di drago cinese,
ricoperto di un lungo drappo rosso, di seta. Sotto di esso trovano posto i
componenti del coro. Ha la testa enorme, gli occhi sono due lampadine, ha
una criniera di fili elettrici, dalla bocca aperta escono grandi zanne. Il suo
aspetto è buffo e strampalato. Il mostro si è fermato a guardare i due, poi
all’improvviso fa partire un petardo e manda fumo.
Dragone
BUUUM
Telemaco ed Ester si girano di scatto e fanno appena in tempo a scansarsi,
poiché il mostro improvvisa un’infernale bossanova.
Bossanova del dragone
Telemaco ed Ester si sono rifugiati in un angolo. Al termine della danza, il
mostro si ferma ed essi vengono più avanti, per osservarlo.
Telemaco
Mamma mia, che brutta faccia! [con aria
spaventata]
Questo mostro che vorrà?
Di qualcuno forse è in caccia
Chissà se si salverà?
Il mostro si sposta nella zona dove sono Ester e Telemaco. Essi corrono
velocemente nell’angolo opposto.
Ester
File, pile e lampadine
Stu dragone, par’a mme,
lampadine, pil’e ffile
va truvenne propri’a tte
Il mostro si snoda sinuosamente nella zona dove sono i due, che corrono
nella parte opposta della scena.
Telemaco
Aaaaa me? Perché? Che gli ho fatto?
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Zingarella bell’e buona
Trova tu la soluziona
Se la rima è imperfetta,
scusa, ma ho una certa fretta.
Continuano a spostarsi da una parte all’altra inseguiti dal dragone.
Ester
Telemaco
Ester
Eh! Mo’ so’ bbon’e bbella?
Mo’ te piace a zingarella?!
[Sempre spostandosi]
Oh pietà, pietà, perdono!
[implorando]
Io già pentito sono.
Se t’ho offeso certamente [con un certo imbarazzo]
Fu involontariamente.
E va be’! Sta vota pure
ie te voglie st’a sentì.
Cu ddui ‘nciarme e na fatture
stu bbestion’adda murì.
Tira fuori un libro antico da una borsa che le pende alla cintura. Lo apre
tenendolo alto dinanzi a sé, con la destra, mentre con la sinistra compie
grandi gesti all’indirizzo del dragone. Telemaco si tiene stretto dietro di lei,
facendosi prudentemente scudo col suo corpo. Per tutta la durata dello
scongiuro, il dragone si contorcerà sempre più violentemente, fino a
giacere stecchito. In sottofondo un crescendo di percussioni
Ester
Telemaco
Ester
Telemaco
Ester
Uocchie e contruocchie
schiatta la mmiria
e iescene l’uocchie.[il dragone trema]
Olè!
Domene Padre,
Gesù Cristo m’è pate,
a Madonna m’è mamma,
i sante me so’ pariente,
tutt’a notte
nn’agge paur’e niente. [il dragone si scuote]
Olè!
Zellù, zelluso de Cristo,
assettete ‘nterra e fa li caniste.
Si i caniste nun vuò fa,
susete e vavattenne da cca.
Se vota lu sacrestano:
"Iesce fora zella de cane". [il dragone si contorce]
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Telemaco
Ester
Telemaco
Ester
Telemaco
Olè!
Suonne ca ‘ngannaste lu lione,
‘nganneme u dragone pe ddoi’ore.
Suonno ca ‘ngannaste a lu villano
‘nganneme u dragone fin’a ddimane. [il dragone si
stende per terra]
Olè!
Rossa, rossa malupina
va a ccavall’a la gallina.
A gallina nun fuieva
e la rossa s’accireva
S’accireva cu mamma Peppa,
pigli’u cantaro e valle ietta.
Valle ietta pe sott’a porta,
e a rossa capa de morta
[il dragone giace
con qualche fremito, poi nulla]
Evviva! Che brava!
E' steso a tappeto.
Telemaco batte le mani mentre il dragone è al suolo stecchito. I
componenti del Coro dopo qualche secondo fuoriescono dal drappo che li
copriva e sembrano risvegliarsi da un lungo sonno. Vanno a prendere
posto sulla pedana.
Telemaco
Ester
Telemaco
Ester
Chi sono mai codesti sconosciuti?
Chilli ca cumm’a tte se so' addurmuti.
Se scitene 'nt' a tutta la nazione,
pecchè luvai lu 'ncant' a lu dragone
Col dragone è stato bello,
il temibile duello.
Finalmente ci sei riuscita!
Ti sono debitore della vita.
Nun so’ ie ca t’agge salvato
d’a prisenz’e stu brutt’animale,
ma è state stu libr’affatate
ca te facce pe bellu riale
Dona il libro a Telemaco, che lo contempla commosso e felice. Telemaco
con estasiato affetto e meraviglia accarezza il libro.
Telemaco
Scrigno prezioso d’un aureo tesoro
l’un’ dietro l’altra parole infilate
collane d’idee, perle lucenti,
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Ester
Telemaco
Ester
limpida fonte che sgorga da menti
terrene e mortali, pur siete eterne,
se c’è chi legge, se voce vi narra.
Degl’uomini antichi tramite siete.
Le cose future presto annunciate.
Perciò ogni libro è un oggetto fatato.
L' avrò caro perché è ricordo di te [rivolto ad Ester]
Nun scurdà chistu libro de legge
quanne vò tempestià lu dragone,
ca pe isso sarrà sempe cchiù pegge
e pe tte sarrà sempe cchiù bbuone.
Si de vierno, na notte serena [indica il cielo]
Guardarrai vers’u sole che nasce,
vedarrai lu dragone ‘n catena
mmiez'e stelle e nun po’ venì abbasce.
Ma u destino me porta luntane,
tiemp’è cchiste de darce la mano. [gli tende la
mano]
Partire è un po’ morire tu lo sai
Fra poco piangerò di commozione
Ancora un bel regalo mi farai [le stringe la mano]
se or m’insegnerai una canzone
e così ce n’ andremo più felici,
perché cantando si divent’amici
E pure dice bbuono veramente
c'a parte e murì nun ce vo' niente,
ma pe' ricord'e me tienel'a mente
chesta canzone e a tutte falla sente.
Telemaco, la zingara ed il coro si fermano sul proscenio e si tengono per
mano.
Coro finale
Comm’a palomma può vulà,
apr’e bbraccia e vvola.
Si comm’auciello può cantà,
apr’a vocca e canta
Si nun canta,
si nun vola,
‘nt’a cajola po’ ‘nchiuso sta.
Guard’u munno
comm’è tunno,
quanta cose te può ‘mparà.
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Guarda guarda tutto tutto chello ca ce sta:
l’uocchie d’e ccriature.
Ianch’e russe, nir’e ggialle tu putrai truvà,
so’ tutte belle i culure.
Si nun canta,
si nun vola,
‘nta cajola po ‘nchiuso sta.
Guarda u munno,
comm’è tunno,
quanta cose te può ‘mparà.
Si 'a fenesta
tien'aperta
'u cardille sape vulà.
FINE
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