proposte linee guida sull`allattamento al seno

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proposte linee guida sull`allattamento al seno
PROPOSTE LINEE GUIDA
SULL’ALLATTAMENTO AL SENO
PROTOCOLLO D’INTESA
per la promozione, e sostegno dell’allattamento al seno
e per la candidatura della Regione Autonoma Valle d’Aosta
a “Regione impegnata per la promozione degli
Ospedali Amici dei Bambini OMS7UNICEF”
PREMESSO
La storia dell’uomo e anche della medicina basata sulla evidenza dimostrano l’importanza
dell’allattamento al seno nella promozione della salute con ricadute positive sul benessere fisico,
psicologico nonché economico per i singoli, le famiglie e la comunità.
La prevalenza dell’allattamento al seno rappresenta altresì un indicatore straordinario delle
competenze culturali ed organizzative di un sistema sanitario interessato a proteggere la salute
dell’infanzia.
CONSIDERATO CHE
1. La risoluzione dell’Assemblea Mondiale della Sanità, documento WHAS55.25 del 18 maggio
2002, sollecita gli Stati membri, come questione urgente, ad adottare ed attuare una politica per
l’alimentazione dei neonati e dei bambini nel contesto dei politiche nazionali per la nutrizione,
garantendo a tutte le madri un sostegno qualificato per iniziare e mantenere l’allattamento al
seno in maniera esclusiva per sei mesi, e complementare fino a due anni e oltre, conformemente
alle raccomandazioni dell’OMS e dell’UNICE;
2. Il Consiglio esecutivo dell’UNICEF Internazionale ha confermato nelle “Priorità per l’infanzia
2002-2005” il proprio impegno per la salute, proponendosi di garantire il miglior inizio
possibile della vita sviluppando un approccio integrato ai servizi che include la salute, sia dei
bambini sia delle donne, la nutrizione, con maggior attenzione ai bambini sotto i tre anni di vita,
rafforzando la capacità delle famiglie di assistere i bambini e migliorando l’accesso delle
famiglie e della comunità a servizi di base di buona qualità;
3. Il comitato italiano per l’UNICEF, secondo le suddette indicazioni, promuove intese con i
governi regionali per la promulgazione di leggi e programmi per la promozione
dell’allattamento al seno e la diffusione del progetto BFHI (Baby Friendly Hospital Iniziative);
4. Il progetto BFHI “Ospedali Amici dei Bambini OMS7UNICEF”, promosso dall’Organizzazione
Mondiale per la Sanità e l’UNICEF nel 1992, ha l’obiettivo di assicurare che tutti gli ospedali
accolgono nel miglior modo possibile i bambini e diano sostegno all’allattamento al seno. Un
ospedale è riconosciuto “Ospedale Amico dei Bambini” quando stabilisce un protocollo scritto
per l’allattamento al seno che garantisca l’applicazione di tutte e dieci le norme specifiche in
materia, individuate espressamente nella dichiarazione congiunta OMS/UNICEF
“L’Allattamento al seno: protezione, incoraggiamento e sostegno. L’importanza del ruolo dei
servizi per la maternità, e si impegna a rispettare il codice internazionale per la
commercializzazione dei sostitutivi del latte materno e successive risoluzioni dell’Assemblea
mondiale della Sanità.
5. Il Comitato italiano per l’UNICEF sta perfezionando un progetto per l’accreditamento delle
strutture territoriali “Amiche dei bambini” (Unicef UK Baby Friendly Iniziative”. Le
competenze del territorio rappresentano un obiettivo fondamentale per dare continuità agli
impegni dell’ospedale e per valorizzare e completare il progetto di promozione dell’allattamento
al seno;
6. La Circolare del Ministero della Salute n. 16 del 24.10.2000 “Promozione e tutela
dell’allattamento al seno” invia gli assessori alla Sanità delle Regioni e Provincie Autonome ad
adoperarsi affinché i reparti maternità favoriscono l’adozione e la prosecuzione
dell’allattamento al seno, attuando i più efficaci modelli organizzativi proposti al riguardo;
7. Il piano socio-sanitario regionale 2002-2004 considera prioritaria l’attenzione al percorso
nascita e attribuire al Dipartimento materno-infantile dell’Azienda USL una posizione centrale
sul piano organizzativo ed il compito di elaborare protocolli operativi coordinando le prestazioni
di prevenzione, diagnosi e cura a livello territoriale ed ospedaliero garantendo la tutela della
salute della donna, della procreazione e della salute dei minori;
8. La Regione Autonoma Valle d’Aosta, in collaborazione con l’Azienda USL, partecipa alla
realizzazione del programma “Promozione dell’allattamento materno” commissionato dal
Ministero della Salute all’Istituto Superiore di Sanità.
Al fine di sviluppare e riqualificare la rete Materno –infantile, ritiene di investire sulla
promozione dell’allattamento al seno in tutto il percorso nascita, auspicando la costituzione di
un gruppo di lavoro dedicato ed il sostegno all’iniziativa Baby Friendly Hospital;
9. L’Amministrazione regionale iontende tradurre in pratica le iniziative previste dal Programma
d’Azione del Progetto “Promozione dell’allattamento al seno in Europa” (Progetto U.E.O. SPC
2002359). Il programma, che si basa su interventi di provata efficacia, integrati e coordinati, è
impregnato sulla Dichiarazione degli Innocenti, sull’iniziativa Ospedale Amico del Bambino, sil
Codice Internazionale per la nutrizione dei neonati e dei bambini. Tutti i suddetti documenti
sono stati approvati del Governo italiano.
SI CONVIENE DI
1.
Dare avvio ad una collaborazione tra Regione Autonoma Valle d’Aosta, per il tramite
dell’Azienda USL della Valle d’Aosta, ed il Comitato Italiano per l’UNICEF-ONLUS al fine
di:
a) migliorare le competenze, l’integrazione e l’organizzazione degli operatori sanitari che
svolgono attività di sostegno dell’ allattamento al seno in tutto il percorso nascita.
b) favorire la creazione di un “Ospedale Amico dei Bambini BFHI OMS/UNICEF” e di
strutture territoriali “Amiche dei Bambini”.
2. Incaricare il Dipartimento Materno Infantile di identificare un gruppo di lavoro per il
coordinamento e la valorizzazione delle iniziative già avviate e da avviare, la cui composizione
verrà integrata con una figura designata dal Comitato Italiano per l’UNICEF.
3. Attribuire al gruppo di lavoro del Dipartimento Materno Infantile le seguenti principali
funzioni:
a) conoscere e monitorare lo stato dell’arte nel punto nascita e nel territorio;
b) definire e diffondere raccomandazioni regionali utili a migliorare ed uniformare gli standard
assistenziali;
c) proporre programmi formativi regionali;
d) sostenere e coordinare le diverse iniziative, evitando dispersioni o sovrapposizioni;
e) aiutare l’ospedale per l’applicazione delle dieci norme specifiche in materia e per il
riconoscimento Baby Friendly Hospital;
f) armonizzare e condividere materiali ed iniziative dedicati alla educazione sanitaria nei
servizi, nel territorio e nella scuola.
4.
Operare congiuntamente, ognuno per quanto di competenza, per favorire in Valle d’Aosta la
partecipazione all’iniziativa “Ospedale Amico dei Bambini OMS/UNICEF” e delle strutture
territoriali e consultoriali al progetto “Strutture Amiche dei Bambini”, valorizzando
l’esperienza acquisita nelle sedi più appropriate.
5.
Integrare la promozione del BFH ed il rispetto del Codice Internazionale per la
commercializzazione dei sostituti del latte materno, e successive risoluzioni pertinenti
dell’Assemblea Mondiale della Sanità, nel contesto più ampio della tutela dei diritti materno
infantili.
6.
Favorire ed allargare a livello regionale la disponibilità di informazioni sulle pratiche sanitarie
applicate nell’ospedale, nonché di iniziative collegate al progetto “Strutture Sanitarie Amiche
dei Bambini”,
7.
Tradurre in pratica le proposte e le raccomandazioni previste dall’impegno di partecipazione al
Programma d’Azione di protezione, promozione e sostegno dell’allattamento al seno in Europa
(progetto UEN.SPC 2002359).
8.
Organizzare congiuntamente una Conferenza Regionale, a cadenza biennale, per il
monitoraggio e la valutazione della promozione e sostegno dell’allattamento materno.
Sottoscritto ad Aosta il 10 giugno 2005
OSPEDALE E TERRITORIO
AMICI DEL BAMBINO
LINEE GUIDA SULL’ALLATTEMENTO AL SENO
I 10 PASSI PER ALLATTARE AL SENO CON SUCCESSO
Premesse
L’azienda USL la Regione sono impegnate nella promozione della salute secondo i principi
dell’OMS e le direttive del Piano Sanitario Nazionale e Regionale.
Obiettivo prioritario è considerato garantire un buon inizio di vita attraverso azioni che valorizzino
e sostengano le capacità naturali della coppia madre e bambino e della comunità.
L’azienda pertanto dichiara che l’allattamento al seno è, per ogni donna, il modo migliore di
alimentare i propri figli e riconoscere gli importanti benefici che ciò comporta per la salute della
donna, del bambino, della famiglia, del sistema sanitario e della società.
Finalità
Scopo di queste linee guida è assicurare che tutti gli operatori sanitari che si occupano della diade
madre - bambino siano in grado di fornire aiuto e sostegno competente e omogeneo per iniziare e
proseguire l’allattamento al seno.
Azioni complementari
Non è permessa in ospedale e nei consultori alcuna pubblicità dei sostituti del latte materno. E’
proibita anche l’esposizione dei marchi commerciali delle compagnie produttrici di latti artificiali.
Le piccole quantità di latti artificiali di cui l’ospedale
ha bisogno saranno acquistate attraverso i normali canali secondo le regole vigenti. Non saranno
accettati prodotti in omaggio.
Non è permesso ai produttori di latte artificiale distribuire al personale e alle donne assistite in
ospedale documenti sull’alimentazione infantile.
L’adesione del personale a queste linee guida è obbligatoria. Qualsiasi variazione dovrà essere
discussa con i responsabili dei servizi, e successivamente con il gruppo di lavoro
sull’allattamento al seno.
Linee guida sull’allattamento al seno
I 10 passi per allattare al seno con successo
1. Definire una linea guida e farla conoscere a tutto il personale
Le linee guida devono essere conosciute da tutti gli operatori sanitari che si occupano delle
donne prima, durante e dopo il parto.
Le linee guida devono essere disponibili per consultazione in tutti i reparti e in tutti i consultori,
dove devono essere utilizzate. Una copia delle linee guida deve essere in possesso dei
responsabili dei reparti e dei distretti.
Una copia deve essere a disposizione delle donne assistite in quest’ospedale e nei consultori
qualora ne facciano richiesta.
2. Fornire a tutto il personale sanitario le competenze necessarie
Tutti gli operatori che si occupano delle mamme hanno la responsabilità di promuovere,
proteggere e sostenere l’allattamento al seno.
Tutti gli operatori che si occupano delle mamme, devono essere formati sulle tecniche di
protezione, promozione e sostegno all′allattamento al seno. I nuovi assunti devono essere
formati entro sei mesi da quando prendono servizio, e devono seguire un corso di 18 ore entro
un anno.
La responsabilità dei contenuti ed i metodi della formazione ricade sul gruppo che si occupa
della formazione. La responsabilità organizzativa ricade sulla direzione sanitaria.
Un’importante funzione della formazione è il counseling che permette di comunicare in maniera
più efficace con le donne.
Gli operatori devono essere in grado di fornire spiegazioni alle madri sull’attaccamento
adeguato di un bambino al seno, e verificare la corretta esecuzione dello stesso.
3. Informare tutte le gravide sui vantaggi e le tecniche dell′allattamento al seno
Tutte le donne gravide devono ricevere, per una corretta decisione informata, indicazioni sui
benefici dell’allattamento al seno prima del parto durante la degenza e dopo la dimissione.
Tutte le donne gravide devono avere la possibilità di un colloquio individuale con un operatore
formato per discutere dei loro problemi sull’alimentazione del neonato.
Le donne dovrebbero essere informate sulla fisiologia dell’allattamento al seno, inizio e
mantenimento della lattazione, sui problemi più frequenti che potrebbero dover affrontare
(dolore, ingorgo, dotto bloccato ecc.)
4. Aiutare le madri ad iniziare l′allattamento al seno
Tutte le donne devono poter tenere il neonato in contatto pelle-a-pelle subito dopo il parto, in un
ambiente tranquillo, e per un tempo sufficiente.
Tutte le donne devono essere incoraggiate ad offrire il seno al neonato dopo il parto, non appena
madre e neonato sono pronti, generalmente entro una due ore. Questa prima poppata deve essere
aiutata da un operatore formato.
Un operatore sanitario deve essere disponibile ad aiutare la madre per la prima poppata
successiva a quell’iniziale. Se necessario, quest’aiuto deve essere fornito per tutte le poppate
durante la permanenza in ospedale.
5. Mostrare alle madri come allattare
Tutte le donne devono ricevere istruzioni su come attaccare e posizionare bene il bambino e su
come riconoscere i difetti di attaccamento e di posizione.
Tutte le donne devono essere istruite su come spremere il latte dal seno in caso di necessità. Se
necessario queste istruzioni devono essere scritte e disegnate.
Quando mamma e neonato sono separati, gli operatori devono assicurarsi che la madre sprema il
latte con regolarità e riceva aiuto in caso di bisogno.
In caso di separazione, la spremitura del latte deve avvenire da sei a otto volte al giorno,
compresa la notte, e mai con intervalli superiori alle quattro ore.
6. Non somministrare ai neonati supplementi, tranne su indicazione medica
Nessun liquido o alimento oltre al latte materno deve essere somministrato ad un neonato
allattato al seno, a meno che non vi siano motivate ragioni.
In caso di supplementazione, i genitori devono essere informati e se ne deve spiegare
adeguatamente la ragione.
Qualsiasi supplemento prescritto dal medico deve essere registrato in cartella.
I genitori che richiedono supplementi devono essere informati sulle possibili interferenze per il
proseguimento dell’allattamento al seno. La richiesta deve essere annotata in cartella.
I supplementi devono essere somministrati al bambino con bicchierino o con siringa.
7. Rooming-in
La responsabilità principale della cura dei bambini appartiene alle proprie madri
La separazione tra madre e bambino avverrà solo nel caso in cui stare assieme comporti gravi
rischi per la salute della madre e del bambino.
La separazione potrà avvenire anche su espressa richiesta dei genitori, che dovranno essere
precedentemente informati sulla possibilità che questo interferisca con il proseguimento
dell’allattamento al seno.
Il rooming-in va esteso anche alla notte, salvo i casi previsti dai punti precedenti.
Le donne sottoposte a taglio cesareo non hanno motivo di essere separate dal loro bambino.
Quando la separazione è resa necessaria per ragioni mediche, deve essere ridotta al minor tempo
possibile.
8. Incoraggiare l′allattamento al seno a richiesta
I neonati che non presentano problemi patologici devono essere allattati quando lo desiderano,
senza intervalli obbligati e limiti alle poppate
Gli operatori devono aiutare le madri a riconoscere i segni precoci di fame del neonato, in modo
da proporre il seno nei tempi più adeguati per una poppata efficace
E’ accettabile che una madre stimoli una poppata, svegliando il neonato, se è preoccupata per un
intervallo di sonno troppo lungo o perché un seno comincia ad essere pieno.
Le routine ospedaliere, visite prelievi ecc., devono essere organizzate in modo da non interferire
con l′allattamento a richiesta
9. Non usare tettarelle o succhiotti durante il periodo dell’allattamento al seno
L′uso di tettarelle, ciucci e paracapezzoli durante l′allattamento al seno può interferire con lo
stesso, modificando i tentativi del neonato di coordinare i movimenti della suzione. Per la stessa
ragione, eventuali supplementi, quando necessari, devono essere somministrati con bicchierino
o siringa.
Gli operatori non devono suggerire, raccomandare, o prescrivere l’uso di tettarelle, ciucci o
paracapezzoli. L’uso di paracapezzoli è subordinato ai singoli casi e alle linee guida.
Se il neonato allattato al seno sembra irrequieto durante la poppata e negli intervalli, è
preferibile controllare e modificare posizione attacco e durata della poppata stessa.
10. Dimissione
L’ospedale collabora con i servizi consultoriali, i pediatri di libera scelta, e i gruppi di aiuto.
Per questo saranno promossi incontri di formazione a tutto il personale e incontri periodici a
tema per piccoli gruppi.
Al momento della dimissione, saranno fornite a tutte le donne indirizzi e recapiti telefonici
dei consultori di riferimento.
L′ospedale rimarrà a disposizione per le donne che non riescano a mettersi in contatto con i
consultori e che, abbiano problemi per l’allattamento al seno.
Aosta li
ALLATTAMENTO AL SENO
QUESTO SCONOSCIUTO
"Non so trovare le parole per spiegare quali grandi forze siano all'opera in questo
momento critico (i giorni dopo il parto), ma cercherà do dare un'idea di quanto
accade. Si verifica un fatto molto strano: la madre che forse è fisicamente esausta e
che dipende dall'infermiera e dal medico per una assistenza diversificata e
qualificata, è nello stesso tempo la sola persona che può in modo appropriato
presentare il mondo al bambino in una forma che abbia un senso per lui. Essa sa
come farlo, non perché sia addestrata e abile, ma solo perché è la madre naturale. I
suoi istinti naturali però non possono evolversi se si trova in una situazione di timore
o se non vede il suo bambino appena nato o se il bambino le viene portato a ore
stabilite, quelle guidare dalle autorità come le più opportune ai fini della nutrizione.
La cosa semplicemente non va. Il latte della madre non affluisce come un'escrezione
ma è una risposta a uno stimolo e lo stimolo è la vita, l'odore e la sensazione del suo
bambino e il suo pianto che segnala un bisogno. Sono una cosa sola la cura della
madre per il suo bambino e l'alimentazione periodica che si sviluppa come se fosse
un mezzo di comunicazione tra i due, una canzone senza parole.".
D.W.WINNICOTT
FISIOLOGIA DELLA’ALLATTAMENTO
E DELLA RELAZIONE MAMMA-BAMBINO
Il bebè è un mammifero e come tutti i mammiferi è caratterizzato dalla presenza delle vertebre e
delle ghiandole per la produzione del latte.
Le diverse specie di mammiferi secernono latti di diversa composizione, dimostrando come
l’alimentazione del piccolo sia evoluta con ciascuna specie. L’energia e il contenuto di nutrienti del
latte è correlato al ritmo di crescita della specie: vi è un rapporto molto preciso tra questo e il
contenuto di proteine, zuccheri e sali +, mentre la quantità di lattosio è proporzionale allo sviluppo
cerebrale.
La composizione del latte dei mammiferi è anche in relazione con il modo di vita della coppia
madre-neonato: i latti più sostanziosi e ricchi di proteine e grassi sono tipici delle specie in cui la
madre, dopo aver nutrito il piccolo, si allontana alla ricerca del cibo, mentre quelli meno sostanziosi
sono propri delle specie in cui la vicinanza madre-neonato è costante e necessaria per lo sviluppo
del piccolo.
In tutti i mammiferi perché la lattazione possa avvenire è essenziale che, subito dopo la nascita, il
piccolo sia in grado di trovare e succhiare la mammella materna e che la mamma accetti il piccolo.
Nella maggior parte dei mammiferi è l’olfatto a giocare il ruolo principale in questo passaggio, sia
per la mamma sia per il figlo.
Conoscere i meccanismi fisiologici fondamentali alla base del dialogo biochimico che si realizza tra
organismo materno e organismo fetale durante la gravidanza e il parto ci può aiutare a rispettare
maggiormente il legame biologico simbiotico che si attua fra mamma e bambino fin dall’inizio e a
favorirne la continuità nel dialogo psico-nutrizionale che si instaura con l’allattamento
GRAVIDANZA
Nel parlare comune si usa il termine “aspettare” come verbo della gravidanza: aspettare un bambino
significa intrattenere con questo una relazione eccezionale, certamente biologica, ma anche
affettiva, sensoriale, sensitiva e psicologica che ne favorirà la crescita e lo sviluppo migliore
possibile.
Nell’utero materno il bambino vive in unità perfetta con la madre, non si distingue da lei, si sente
parte del liquido in cui è immerso, si nutre attraverso il sangue materno, di ciò che lei mangia, beve,
respira. La sua sensazione di benessere si fonda sullo scambio continuo e totale con la madre. La
comunicazione che si stabilisce fra loro durante la gravidanza è molto complessa e si attua, fin dalla
sesta settima settimana, attraverso tre canali: fisiologico, affettivo, psichico.
Il feto infatti non è un “parassita” che consuma sua madre, ma partecipa attivamente alla propria
sopravvivenza. Ognuno dei due riesce a procedere in sintonia con l’altro: le manifestazioni affettive
(la paura, la gioia, l’angoscia) condizionano quelle biologiche attraverso la secrezione di ormoni
che a loro volta sono in grado di determinare sentimenti diversi (angoscia, euforia ecc.)
La placenta, attraverso la quale madre e feto sono uniti, favorisce tutto questo, non solo
trasportando le sostanze nutritive necessarie all’accrescimento, ma permettendo un vero e proprio
dialogo attraverso lo scambio reciproco di sostanze ormonali. Ci sono ormoni che dal feto passano
all’organismo materni inducendo in esso modificazioni vascolari, metaboliche, umorali che creano
le condizioni ideali per la gestazione. Ci sono peraltro ormoni, prodotti dalla madre, che vengono
ricevuti dal feto come stimoli in grado di determinare il suo progressivo e armonico sviluppo. La
gonadotropina corionica umana, che la madre riceve dalla placenta provvede alla sedazione del
miometrio e all’accrescimento uterino, in accordo con lo sviluppo fetale, mediante la produzione e
il rilascio di progesterone ed estrogeni, in costante equilibrio tra loro. L’ormone lattogeno
placentare, anch’esso inviato al compartimento materno dalla placenta, fa si che alcune funzioni
metaboliche materne si adattino alla presenza e alle esigenze dell’organismo fetale. Gli estrogeni,
prodotti e dismessi in circolo con un complesso meccanismo di partecipazione insieme del feto e
della placenta, creano nell’organismo materno gli aggiustamenti caratteristici dello stato gravidico,
essenziali a rendere l’ambiente prenatale il più favorevole possibile allo sviluppo del concepito.
Il feto, fin dalla nona settimana di gravidanza, è un essere “multi-recettivo” non solo la quantità ma
anche la qualità degli stimoli che gli giungono contribuiscono al normale sviluppo dei suoi sistemi
sensoriali e all’insieme dei processi che ne permettono una normale maturazione neurologica.
Nell’uomo, come peraltro in tutti i mammiferi, l’attivarsi dei sistemi sensoriali avviene sempre
nello stesso ordine: tatto ( il toccare e la sensibilità cutanea), equilibrio (apparato vestibolare),
olfatto, gusto, udito e vista. Essi diventano funzionali molto presto, molto prima della nascita e sono
strettamente legati fra di loro secondo un fenomeno detto di “intersensorialità”, essenziale in quanto
lo sviluppo di un sistema sensoriale dipende strettamente da quello di altri sistemi nervosi. Una
sovrastimolazione di uno di questi sistemi ha necessariamente varie conseguenze sullo sviluppo
degli altri e una progressione anormale nello svilupparsi di una parte dell’apparato nervoso rischia
di provocare la regressione di un’altra.
La sensibilità tattile di sviluppa per prima e progressivamente, in stretta connessione con il sistema
vestibolare: tutte le sensazioni che il feto percepisce, prodotte da stimoli diversi che gli giungono
nella cavità uterina, contribuiscono al suo sviluppo ulteriore e al perfezionamento di tutto il
sistema.
E’ certamente difficile sapere che cosa il feto percepisca della propria posizione all’interno
dell’utero, ma proprio per il precoce sviluppo del sistema vestibolare si sa che presto il bambino
comincia a capire se la madre è ferma o in attività e a percepire i propri movimenti. Quando invece
la madre è ferma, più facilmente il bambino si muove e inizia ad esplorare il suo ambiente, l’utero,
a toccarne le pareti, ad afferrare il cordone ombelicale, a prova dell’esistenza di una specie di
inibizione dei riflessi vestibolari, altrimenti il bambino reagirebbe ad ogni movimento della madre.
I recettori gustativi e olfattivi compaiono anch’essi precocemente e anche se non esistono argomenti
in grado di definire esattamente il loro funzionamento, si sa che il liquido amniotico può offrire al
bambino stimoli gustativi e olfattivi legati alle abitudini alimentari della madre, che egli potrà
ritrovare nel gusto e nell’odore del latte materno.
Suzione e deglutizione del liquido amniotico sono presenti dalla quindicesima settimana anche se la
loro coordinazione si stabilisce solo successivamente.
Stimoli uditivi raggiungono il feto dalla ventesima settimana di gestazione e determinano in lui
reazioni ben documentate nel corso di esami ecografia: bruschi rumori possono provocare sia
un’accelerazione del ritmo cardiaco sia la comparsa di particolari movimenti. I suoni gli giungono
ovattati: la voce della mamma emessa a 60 decibel giunge al feto a 24 decibel e con un’intensità
maggiore degli altri suoni; ciò spiega la familiarità che con questa già dalla nascita e come sembri
essere capace di riconoscerla in mezzo ad altre voci femminili.
La vista è la funzione sensoriale meno stimolata durante la gravidanza: il bambino viene al mondo
con un bagaglio di esperienze visive ridotte al minimo ma che avranno un rapido sviluppo a partire
da quel momento.
La sintesi di tutte queste capacità sensoriali è ciò che permette all’individuo di crescere, apprendere
e reagire: ogni esperienza si traduce nel cervello in un gran numero di collegamenti che si
potenziano permettono insieme di “imparare” e di avere già una qualche forma di memoria. Ogni
bambino ha infatti un suo preciso temperamento con caratteristiche che si ritrovano dopo la nascita.
Ricerche condotte confrontando i comportamenti dei bambini rilevati con l’ecografia e quelli degli
stessi bambini dopo la nascita, dimostrano la costanza di tratti fondamentali del carattere come
curiosità, voracità. Timidezza, nervosismo, rapidità di reagire agli stimoli.
Con la nascita la situazione di benessere e di scambio continuo e totale sembra bruscamente
cessare: il calore, la voce materna attutita, il movimento ondulatorio che lo cullava, l’odore, il limite
toccabile ai suoi movimenti, tutto sparisce improvvisamente. Da qui l’importanza fondamentale del
precoce contatto fisico e del precoce inizio dell’allattamento: la voce della mamma l’odore e il
calore della sua pelle, l’essere tenuto in braccio e il sapore del suo latte permetteranno al bambino di
mantenere la continuità con le esperienze in utero, di riconoscere colei che lo nutre per orientarsi
meglio nel nuovo ambiente.
LA NASCITA E IL PRIMO INCONTRO
MAMMA-BAMBINO
Il passaggio da un modello di convivenza simbiotica ad uno di individualità separate è segnato dal
parto con la sua “tempesta” ormonale e psichica, dalla comparsa di un nuovo individuo, con la sua
personalità e dalla sua presentazione di un maggior numero di interferenze da e con il mondo
esterno.
Secondo alcune ricerche sembra che il bambino “decida” di nascere quando la sia testa ha raggiunto
le massime dimensioni compatibili con il passaggio attraverso il canale materno. E’ lui stesso che
dà l’avvio al parto attraverso un segnale biochimico alla placenta. Qui il livello dell’ossigeno
precipita e di conseguenza l’ormone protettivo della gravidanza, il progesterone, diminuisce per fare
posto all’ossitocina che provoca le contrazioni ritmiche della parete uterina necessarie per la
dilatazione del collo prima, e per l’eiezione del feto, poi.
Durante il parto aumenta il rilascio di endorfine, secrete a livello del sistema nervoso centrale sia
nella mamma sia nel bambino: proteggono entrambi dal dolore dando una sensazione positiva di
benessere che va oltre la nascita; a livello neonatale completano la maturazione polmonare e con
tutta probabilità giocano un ruolo nell’attaccamento madre-neonato inducendo un stato
particolarissimo di dipendenza reciproca.
Anche il tasso di adrenalina aumenta sia nella madre che nel neonato: la parte iniziale del travaglio
prosegue meglio se l’adrenalina è bassa, quindi in condizioni in cui non c’è paura, non fa freddo,
l’ambiente è intimo e confortevole; nelle ultime fasi è poi necessario che aumenti per scatenare il
riflesso di eiezione del feto e le contrazioni del periodo espulsivo. Anche il neonato secerne
adrenalina per superare lo stress del parto: quando nasce ha infatti occhi aperti e pupille dilatate.
Per il piccolo dell’uomo, come per molti cuccioli di animali, leccare toccare, succhiare, sono
bisogni primari innati che precedono e favoriscono il legame con la madre e sembrano diretti alla
ricerca del cibo.
Subito dopo il parto il neonato si trova in uno sta do veglia tranquilla: se la mamma è lasciata
tranquilla con lui, lo guarda, lo tocca, poi lo prende tra le braccia: è il momento del primo contatto
pelle a pelle, del primo incontro tra sguardi che costituisce un momento privilegiato della relazione
mamma-bambino. Se lasciato nudo, prono sull’addome della madre prima di essere lavato, pesato e
medicato, il neonato inizia a fare movimenti di suzione spontanea non nutritiva, poi a strisciare e ad
oscillare il capo a destra e a sinistra. I movimenti ritmici della testa, definiti riflesso di orientamento
o rooting, sono finalizzati alla ricerca del seno: a 45 minuti dal parto riesce a raggiungere il
capezzolo, guidato dall’odore, lo stesso del liquido amniotico, e dal calore della cute della mamma;
essa è aumentata a livello delle mammelle e del torace superiore per effetto della vasodilatazione
stimolata dall’ossitocina e dagli altri ormoni responsabili della produzione del latte.
Il riflesso attivo di ricerca del capezzolo con movimenti così coordinati di tutto il corpo si perde nel
giro di poche ore e non può verificarsi se durante il parto sono stati somministrati sedativi alla
madre.
La prima suzione al seno, anche se la produzione del colostro può essere scarsa o addirittura
assente, ha degli effetti importantissimi per far progredire il “dialogo ormonale” iniziato nella
gravidanza: favorisce l’incontro fra i due, compensa la madre del senso di vuoto e dell’enorme
fatica, e serve al bambino per non sentirsi abbandonato ma accolto, contenuto, accettato.
Dal punto di vista bioumorale, la suzione precoce, quando avviene subito dopo il parto, orienta
l’assetto ormonale, sia nella madre sia nel bambino, verso un pattern di tipo parasimpatico con
conseguenti effetti di anabolismo e sedazione, stimola la secrezione di prolattina ed è quindi in
grado di accelerare il processo di produzione del colostro. Ha effetti biologici simultanei nella
mamma e nel bambino: fa migliorare la digestione e l’assorbimento degli alimenti orientando
l’organismo materno a ridurre i consumi energetici per poter rispondere meglio alle aumentate
richieste, e favorisce la maturazione del tubo digerente e l'ossigenazione dei tessuti nel bambino,
come dimostrato nei prematuri, dove aumenta la velocità di crescita a parità di quantità di cibo
introdotta.
Nei casi in cui la prima suzione non avvenga, predomina invece un assetto ormonale di tipo
simpatico surrenalico da stress con sto di all’erta e catabolismo. Questo può tra l’altro antagonizzare
l’effetto dell’ossitocina sul riflesso di eiezione del latte.
Anche nei mesi successivi alla nascita il bambino avrà bisogno di momenti di suzione non nutritiva.
E’ l’unico mammifero a comportarsi così: è un suo particolarissimo modo interagire con l’ambiente
per controllare l’agitazione e il pianto, per rilassarsi e favorire il sonno, per rassicurarsi e ottenere
gratificazione.
Subito dopo il parto la secrezione di prolattina e ossitocina aumenta: sono i due ormoni responsabili
della produzione del latte ma hanno, nello stesso tempo, importanti effetti sul comportamento: la
prolattina spinge gli animali a costruire il nido e li rende aggressivi nei confronti degli estranei per
difendere la prole; l’ossitocina detto anche ormone dell’amore perché prodotto nei preludi dell’atto
sessuale, nell’orgasmo e nei momenti conviviali, induce comportamenti altruistici e di oblio di se
stessi.
La presenza di elevate concentrazioni ematiche di questi due ormoni rende la mamma
particolarmente recettiva nei confronti del bambino: non rispondere al suo bisogno assolutamente
biologico di averlo con sé e allontanarlo subito per ripresentarglielo qualche ora più tardi significa
perdere l’occasione irripetibile di attaccamento o “imprinting” fra i due, prerequisito essenziale
perché si attui la concatenazione naturale degli stimoli e delle risposte che intervengono non appena
madre e bambino iniziano la loro vita insieme. Significa anche scatenare nella madre uno stato di
desolazione, di cordoglio conseguente all’idea che l’assenza del bambino significhi la sua morte.
Lo stimolo all’imprinting viene a mancare, la predisposizione materna a riprendere la relazione con
il bambino viene lasciata senza risposta tanto da portare la madre, nel momnto in cui il bambino
tornerà, alla sensazione di inadeguatezza, di non amare il bambino a sufficienza, caratteristica della
“normale depressione postpartum”.
Dopo il parto in tutte le donne subentra uno stato fisiologico di depressione, do malinconia che si
mescola alla gioia e all’emozione della nascita perché la donna deve elaborare il suo nuovo stato:
non più un bambino dentro di sé, è finito per sempre quel periodo di fusionalità completo con il
figlio, di fronte al bambino reale che ha partorito deve rinunciare al bambino sognato che ha accolto
su di sé tutte le sue proiezioni di desiderio e di paura. La mamma si trova a vivere la vaga e
inconsapevole delusione che si accompagna sempre alla fine di un sogno.
Anche il bambino, lasciato solo, trova nel pianto l’unico modo per esprimere la sua disperazione,
quando, proprio in virtù di ciò che la natura aveva preparato per lui, una mamma calda e
accogliente, avrebbe potuto addormentarsi tranquillo tra le sue braccia.
ALLATTAMENTO
La produzione del latte per l’alimentazione del neonato, prima di essere una scienza, è un
programma biologico per la sopravvivenza della specie a cui la natura e l’evoluzione hanno dato dei
tempi e dei modi di attuazione che trovano la loro logica nella necessità di contatti ripetuti tra
mamma e neonato.
Mentre nella vita fetale il colloquio ormonale che mantiene il continuum tra madre e bambino
avviene attraverso la placenta, organo di confine fra i due, nell’allattamento il colloquio è mediato
da stimoli psico-ormonali in cui l’organo principalmente coinvolto è il cervello.
Dall’ipofisi vengono secrete i due ormoni principalmente implicati nell’allattamento: la prolattina e
l’ossitocina.
La prolattina, prodotta ne lobo anteriore, è l’ormone indispensabile alla produzione del latte da parte
della ghiandola mammaria. La sua attività può essere inibita dall’azione antagonista a livello degli
alveoli dell’ormone inibente la lattazione, FIL, che viene regolarmente prodotto a livello
ghiandolare; in condizioni di buon allattamento viene continuamente rimosso con il latte ma, se il
bambino non succhia abbastanza e il latte si accumula, la sua concentrazione aumenta ed esercita la
sua azione inibente.
La prolattina è importante perché induce gli alveoli a produrre il latte ma anche perché aumenta la
concentrazione dei recettori insulinici nella ghiandola mammaria con conseguente maggior
trasferimento di nutrienti a questa regione.
L’ossitocina, è secreta dal lobo posteriore dell’ipofisi, il picco di secrezione è raggiunto nell’ora
successiva al parto, nel momento dell’incontro mamma-neonato. In seguito alla suzione e ad ogni
poppata provoca il riflesso di eiezione del latte lungo i dotti. E’ presente nel latte e migliora la
digestione nel bambino. La sua secrezione è inibita da tutte le situazioni che, provocano stress e
tensione nella madre, aumentano il livello di catecolamine: ad esempio il dolore provocato dalle
ragadi può inibirla, diminuendo apparentemente la quantità di latte a disposizione del bambino.
L’inizio della secrezione lattea dopo il parto è un evento fisiologico che non si verifica molto
raramente. Invece lo stabilirsi di una adeguata lattazione è un processo che dipende, oltre che dal
rispetto del percorso fisiologico sotteso, anche dalle caratteristiche psicologiche della personalità
della madre e del bambino e dalle influenze culturali dell’ambiente sociale in cui vivono.
La suzione è un comportamento universale presso mammiferi: l’accesso alla madre è un
prerequisito essenziale per la sopravvivenza. Con tutte le funzioni naturali con un alto valore per la
sopravvivenza anche la produzione del latte e l’abilità nella suzione sono protetti in natura da un
potente “sistema di sicurezza”. Il piccolo dell’uomo, a termine di gravidanza, nasce con buone
capacità di adattamento alla vita extrauterina, è in grado di succhiare, deglutire, di eliminare le
scorie, tutte funzioni di massima importanza per la nutrizione, ma non è in grado di procurarsi il
cibo. Dipende per questo dagli altri, in primo luogo dalla sua mamma. D’altra parte la produzione
del latte da parte della ghiandola mammaria dipende dalla suzione del capezzolo: se il piccolo non
viene messo al seno, se non succhia, si vanifica tutta la preparazione ormonale materna finalizzara
alla produzione del latte.
La montata lattea richiede qualche giorno: il neonato può aspettare, senza assumere altri alimenti
oltre al colostro, in quanto negli ultimi periodi della gestazione ha accumulato appositamente
sostanze nutritive sotto forma di glicogeno e di tessuto adiposo. Queste scorte sono deplete nelle
prime 24 ore di vita allo scopo di mantenere una buona omeostasi in attesa dell’inizio
dell’alimentazione naturale. Occorre però attaccarlo spesso al seno nei primi giorni perché anche
piccole quantità di colostro sono sufficienti a fargli produrre grandi quantità di colecistochinina
che, attivando la lipolisi, gli procura senso di sazietà oltre che sedazione e sonnolenza. Il suo
metabolismo viene così orientato a consumare poco e a sopportare il digiuno senza problemi, anzi a
crescere ugualmente.
Il riflesso di suzione è un comportamento complesso la cui coordinazione richiede la completa
maturazione del soggetto.
E’ stato notato che esistono due modelli diversi di suzione per i soggetti nati pretermine o sottopeso
e quelli nati a termine: dalla trentasettesima settimana il comportamento assume le caratteristiche
mature.
La suzione matura è caratterizzata dal particolare ritmo, che è specie-specifico, tra azione e pausa e
dalla modalità funzionale, che nell’uomo si presenta doppia, suzione nutritiva e suzione non
nutritiva.
Durante la poppata il neonato è in uno stato di veglia attiva e di massima consolazione, riceve una
serie di stimoli su tutto il corpo che, attraverso tutti i sensi, favoriscono l’instaurarsi di ritmi e
comportamenti di disponibilità agli altri. La suzione appare così organizzata secondo un modello di
alternanza. La madre stimola il neonato nelle pause, ed egli da parte sua, riprende la suzione
all’interruzione delle stimolazioni. La pausa tra una suzione e l’altra rendono possibile lo sviluppo
del comportamento detto “role-taking”, o presa di ruolo, caratteristica della prima comunicazione
sociale umana e prototipo di tutte quelle future; è l’origine del dialogo in quanto l’alternanza dei
turni costituisce la base per l’acquisizione del linguaggio.
Il movimento della suzione, con cui il neonato attiva la produzione del latte attraverso la
stimolazione delle terminazioni nervose del capezzolo, è costituito da movimenti peristaltici della
limgua che spingono il capezzolo contro il palato, è un pattern motorio che deve essere appreso, per
quanto molto rapidamente, dopo la nascita: per questo motivo le prime messe al seno del neonato
possono anche essere inefficaci dal punto di vista nutrizionale, ma utilissime alla stimolazione
ormonale per indurre la produzione lattea.
Le prime due o tre poppate sono inoltre molto importanti per la riuscita dell’allattamento: si sa
infatti che ogni nuova esperienza del bambino si basa su una precedente esperienza positiva che lo
rassicura e lo rafforza. Egli impara dall’esperienza fin dalla nascita e lo fa anche rapidamente. La
cosa più utile in questo senso è quindi lasciare il bambino con la mamma per il maggior tempo
possibile affinché possa attaccarsi al seno tutte le volte che vuole. L’allattamento è un momento
indispensabile di comunicazione e di scambio affettivo, ma è anche occasione di stimolazione di
tutte le capacità sensoriali del neonato attraverso la ritmicità della suzione, le fini attività motorie di
ingestione e deglutizione del cibo, la percezione degli odori e dei sapori, il contatto con il corpo
della madre, l’incontro degli sguardi.
Il bambino mantiene la produzione di latte attraverso la suzione e quindi la stimolazione dell’areola
mammaria; anche altri stimoli provenienti dal bambino possono però favorire la secrezione lattea
agendo più direttamente a livello “psichico”: udire il piccolo che piange o vederlo mentre si agita
per la fame, fa reagire il cervello della madre che stimola la produzione di latte come naturale
risposta alle richieste del figlio.
Il pattern di rilascio della prolattina è molto variabile in ciascun stadio dell’allattamento e in
risposta alla suzione: suzioni frequenti sono associate ad elevate concentrazioni di prolatttina per 24
ore, suzioni meno frequenti permettono la caduta sotto i livelli basali tra una poppata e l’altra; la
risposta prolattinica alle suzioni notturne sembra essere più elevata.
Il rilascio di ossitocina invece sembra maggiore nelle fasi di allattamento consolidato e sembra
essere legato a caratteristiche individuali materne; è inoltre influenzato da qualunque situazione
provochi stress, tensione o dolore.
Tra una poppata e l’altra la secrezione di latte negli alveoli si ha ad una velocità costante. Il
passaggio di globuli di grasso e granuli di proteine nel lume dei dotti è passivo: questa forma di
secrezione produce un latte annacquato con il 2% di grassi e costituisce la terza parte del volume
totale di latte utilizzabile di poppata in poppata. Quando il bambino succhia per alcuni minuti
suscita il riflesso di eiezione ossitocinico che provoca la contrazione delle cellule mioepiteliali: le
cellule alveolari sono “strizzate” e una maggior quantità di granuli di grasso e proteine sono spinte
nei dotti. Questo latte contiene così il 4 7% di grassi e costituisce i due terzi del volume della
poppata. Mancando un forte stimolo di suzione e quindi un efficace riflesso di eiezione, il bambino
consuma latte acquoso che risulta insufficiente sia come quantità, sia come qualità.
Gli effetti di un buon riflesso di eiezione sono immediatamente evidenti, il bambino manifesta un
ritmo di suzione lento e profondo ben diverso dalle prime suzioni rapide e superficiali, la mamma
ha sovente un senso di sete, accusa contrazioni uterine e una sensazione riferita come di scossa al
seno, può anche perdere latte dal seno opposto.
Attraverso l’ossitocina la suzione aumenta anche la cellularità dei villi intestinali sia nella mamma
sia nel bambino, oltre che aumentare in entrambi la gastrina e la colecistochinina: la suzione induce
simultanei effetti endocrini e comportamentali su mamma e neonato, sempre a sottolineare la
simbiosi ancora esistente tra di loro. Inoltre la risposta vagale, indotta nel bambino dalla attivazione
dei nervi sensitivi della mucosa orale e nella mamma dagli stimoli ottenuti dal capezzolo, orienta il
metabolismo di entrambi in senso anabolico: nel bambino migliora l’assorbimento di nutrienti e lo
fa crescere, nella mamma porta ad un risparmio dei consumi a fronte di un aumento delle richieste
nutrizionali associate alla produzione del latte. La suzione esercita anche effetti sedativi su
entrambi: le madri che allattano riferiscono spesso uno stato di sedazione e sonnolenza durante la
poppata, proprio per l’aumento dei livelli di colecistochinina, che contribuisce al risparmio
energetico e che fa si che le mamme che allattano di notte possano probabilmente dormire anche
meglio di quelle che non allattano.
Queste considerazioni dimostrano quanto sia necessario non dare tempi rigidi sulla durata della
poppata a ciascuno il suo seno: la mammella deve essere ben svuotata perché il bambino possa
ottenere il latte più ricco di grassi, che lo sazia di più. Deve pertanto essere lasciato libero di stare al
seno per tutto il tempo che vuole, per portarlo all’altro seno solo quando spontaneamente si
staccherà dal primo.
Alla fine del primo e del terzo mese, ma a volte anche in altri momenti, può capitare che il latte
sembri insufficiente, il bambino non riesce a saziarsi bene, accorcia gli intervalli tra le poppate, e
più inquieto. Può essere un poco diminuito il latte oppure aumentate richieste del bambino,
comunque si è leggermente alterato l’equilibrio che era stato raggiunto. In questi casi, rispondendo
ai segnali del bambino e attaccandolo al seno più spesso, la suzione provoca di nuovo un aumento
della stimolazione ormonale con conseguente aumento della quantità di latte, che torna ad essere
sufficiente a soddisfare il bambino.
L’allattamento artificiale è una perdita di contatto fisico che può essere compensata in molti modi.
Senza il contatto fisico, di pelle, nessun neonato potrebbe sopravvivere.
All’inizio della vita extrauterina questo scambio di sensazioni immediate, epidermiche con
qualcuno che lo tiene in braccio, lo accarezza, lo coccola, lo rassicura è un bisogno vitale, più forte
della fame, e non solo per la specie umana.
Lasciati in uno stato di isolamento, senza alcun contatto con la madre i cuccioli di scimmie Rhesus
si lasciano morire. Affidati a due finte madri, una di stoffa, calda e pelosa, ma che non fornisce
alimento e una di metallo, dura e rigida, ma che fornisce alimento, i cuccioli di scimmia si
alimentano rapidamente dalla madre metallica, ma poi passano il resto della giornata tra le braccia
della scimmia calda e accogliente.
Il bambino è in grado di compensare la mancanza del seno con un’infinità di altre sensazioni;
bisogna però che l’allattamento con il biberon non diventi una delle tante incombenze della
giornata, ma che mantenga intatto il suo significato di comunicazione profonda. E’ importante come
si tiene il piccolo in braccio: una presa ferma, ne troppo stretta, ne troppo debole gli dà un senso di
contenimento e di sicurezza. Bisogna consentirgli di guardare la madre negli occhi e trovare altri
momenti di intimità, contatto corporeo e di coccole.
CHE DIFFERENZA VEDI?
CHE DIFFERENZA VEDI?
La posizione a “mano da ballerina” per aiutare il bambino con debolezza muscolare
ad attaccarsi al seno
a. la madre sostiene la sua mammella con il
palmo della mano e con tre dita
b. l’altro dito e il pollice sono liberi di
sostenere il mento e le guance del bambino
a. La madre tiene il suo bambino con
Il braccio corrispondente al seno
b. La madre tiene il suo bambino con
il braccio opposto al seno
La madre allatta al seno il suo bambino da distesa
Per approfondire
AAVV Promozione e pratica dell’allattamento al seno, Comitato italiano UNICEF, 1996
BOWLBY J. Una base sicura, ed. Raffaello Cortina
DAVANZO R. Manuale dell’allattamento al seno, Il Pensiero Scientifico Editore
EBRAHIM G.J. Brest feeding the biological optio, The McMillan Press
ENKIN-CHALMERS, Assistenza alla gravidanza e al parto, ed Red
GREENN, Non di solo latte…, Ed Emme
HONNEGER-FRESCO G. Il primo legame, Ed Emme
KLAUS, KENNEL, KLAUS, Dove comincia l’amore Ed Bollati Boringhieri
LEBENTAL E, Infant nutrition
MAHER V. Il latte materno I condizionamenti culturali di un comportamento
Ed Rosemberg & Sellier, Torino
MESSENGER, Ritorno al seno, Ed Longanesi
ODENT M., Ecologia della nascita, Ed Red
ODENT M., Il bebè è un mammifero. Ed Red
RELIER J.P. Amarlo prima che nasca, Ed Le Lettere, Firenze
SINCLAIR, Effective care of the newborn infant, Ed Oxford
WINNICOTT D.J. I bambini e le loro madri, Ed Raffaello Cortina
www. SAPERIDOC.it
www. ALLATTAMENTOALSENO.it
www. Who.it
www. Ministerosalute.it/speciali/p
www. epicentro.iss.it
www. inucef.it
www. ibfam.org
www. lalecheleague.org
www. mami.org
www.waba.org.my
Cellule
muscolari
{
L’ossitocina ne provoca
la contrazione
Cellule secernenti latte
{
La prolattina
induce la secrezione
Dotti
Seni galattofori
{
Qui si raccoglie
il latte
Capezzolo
Ghiandola di Montgomery
Ghiandola di Montgomery
Alveoli
Tessuto di supporto e grasso
PROLATTINA
Entra in circolo DOPO la
poppata per produrre il
latte della poppata
SUCCESSIVA
Impulsi sensoriali
dal capezzolo
Prolattina in
circolo
Bambino
che succhia
La prolattina è
secreta in maggior
quantità durante la
notte
Sopprime
L’ovulazione
RIFLESSO DELL’OSSITOCINA
Agisce PRIMA e DURANTE la poppata e
permette la fuoriuscita del latte
Ossitocina in
circolo
Impulsi
sensoriali dal
capezzolo
Bambino che
succhia
Provoca contrazioni
all’utero
RIFLESSO DELL’OSSITOCINA
• Pensare
teneramente
al bambino
Preoccupazione
Stress
Dolore
Insicurezza
• Udirne i suoni
• Guardarlo
• SENTIRSI A
PROPRIO AGIO
STIMOLANO il riflesso
dell’ossitocina
OSTACOLANO il riflesso
dell’ossitocina
FATTORI CHE INIBISCONO L’ALLATTAMENTO AL SENO
Se il seno non è svuotato,
la secrezione di latte si ferma
CONSEGUENZE DI UN ATTACCO INADEGUATO
Dolore e danno ai capezzoli
Capezzoli dolenti
Ragadi
Seno non adeguatamente
svuotato
Ingorgo
Bambino insoddisfatto,
vuole alimentarsi di continuo
Produzione di latte
apparentemente insufficiente
Bambino deluso,
rifiuta di succhiare
Il seno produce meno latte
Scarso aumento di peso
CONSEGUENZE DI UN ATTACCO INADEGUATO
Uso del biberon
▪ prima che si sia stabilizzato l’allattamento
▪ per aggiunte in epoche successive
Inesperienza della madre
▪ primo figlio
▪ precedente uso del biberon
Difficoltà funzionali
▪
▪
▪
▪
Mancanza di sostegno
da parte di un persona
competente
▪ poco aiuto in casa e nella comunità
▪ medici, ostetriche, puericultrici non
bambino piccolo e debole
capezzolo poco protrattile
ingorgo
inizio ritardato
sufficientemente addestrate
Riflesso di ricerca
quando qualcosa gli tocca le labbra, il
bambino apre la bocca e spinge la
lingua in basso e in avanti
Riflesso di suzione
Il bambino succhia
quando qualcosa gli
tocca il palato
Riflesso di
deglutizione
Il bambino deglutisce
quando la bocca
è piena di latte
ABILITÀ DELLA MADRE
Mettere il piccolo
al seno nella posizione corretta
ABILITÀ DEL BAMBINO
Imparare a prendere il seno
LINEE GUIDA
PER LA PROMOZIONE DELL’ALLATTAMENTO MATERNO
A cura del gruppo di lavoro sull’allattamento al seno (1998)
L’allattamento materno viene definito esclusivo quando nessun altro alimento liquido o solido
è dato al bambino
PER INCORAGGIARE L’ALLATTAMENTO MATERNO E’ NECESSARIO CHE IL
PERSONALE CHE SI OCCUPA DELLA DIADE MAMMA BAMBINO:
1. AIUTI la madre ad iniziare l’allattamento al seno entro un’ora dal parto
2.
INSEGNI alla madre come allattare
Il corpo del neonato è di fronte e stretto alla madre
La testa del neonato è sostenuta lungo la stessa linea del corpo e posta di fronte al seno
Le dita della madre sono lontane dall’areola, ma possono sostenere il seno, evitare la posizione
a forbice
3.
FACCIA in modo che madre e neonato stiano separati per il minor tempo possibile
4.
INCORAGGI l’allattamento al seno a RICHIESTA
Ogni volta che il bambino lo richiede sia di giorno che di notte
Con intervalli decisi dal bambino e non fissati dal personale
Con poppate di durata non prestabilita
Per favorire
•
•
•
•
•
•
la montata lattea
evitare gli ingorghi mammari
aumentare la produzione di latte
ridurre il calo fisiologico del bambino
ridurre l’ittero
non aumenta l’incidenza di ragadi
5. LIMITI l’uso di tettarelle durante il periodo dell’allattamento al seno
6. NON SOMMINISTRI liquidi o alimenti diversi dal latte materno, tranne in casi selezionati
•
•
•
•
•
•
•
•
•
età gestazionale < alla 36ª settimana
basso peso per l’età di gestazione
neonati ipoglicemici
neonati con errori congeniti dl metabolismo
mamma gravemente ammalata o HIV positiva
assunzione di farmaci controindicati
TBC in fase attiva
psicosi post-partum
herps simplex bilaterale del capezzolo
COMPOSIZIONE DEL LATTE MATERNO
E’ variabile da poppata a poppata e nell’ambito della stessa poppata la concentrazione dei grassi è
maggiore alla fine della poppata
Le proteine sono in quantità ideali e ben assorbite
Acidi grasso a catena lunga necessari per lo sviluppo del sistema nervoso centrale
Contiene fattori antinfettivi (leucociti, immunoglobuline, macrofagi, lisozima, glicoproteine)
Vitamine
Ormoni (insulina, ormoni tiroidei, fattori di crescita
IL COLOSTRO rispetto al latte materno maturo contiene una maggior quantità di
immunoglobuline, vitamine, sodio potassio, cloro e fattori di crescita
ALIMENTAZIONE DELLA DONNA CHE ALLATTA
E’ sufficiente un apporto calorico supplementare di 500 Kcal/die
La dieta deve essere congrua e varia, non esistono alimenti vietati ma alimenti che possono
modificare il sapore del latte
Tutti gli alimenti sono ammessi con moderazione
Non sono necessari integratori alimentari né liquidi supplementari, la donna deve bere quando ha
sete, non è vero che bevendo di più si fa più latte, ma è vero che le donne che allattano hanno più
sete
QUALI SONO LE COSE IMPORTANTI DA SAPERE E DA FARE
1. ANTICIPARE correttamente quello che succederà al nido, in sala parto, e a casa
2. FARE L’AMAMNESI per individuare quali sono le donne che possono avere problemi con
l’allattamento al seno
•
•
•
•
•
•
•
figlio precedente alimentato con il biberon
tipo di lavoro autonomo distante ecc.
isolata (extracomunitaria, trasferita da poco, senza gruppi di sostegno)
madre giovane o nubile
malattia cronica
traumi o interventi sul seno
influenze negative da pare di medici, paramedici o amici
3. DARE SOSTEGNO E FIDUCIA ALLA MAMMA
•
•
•
•
•
•
accettare ciò che la mamma pensa o fa
riconoscere e lodare le cose che sa fare bene
dare aiuto pratico ad attaccare il piccolo al seno
dare informazioni su vantaggi, composizione del latte trattamento delle ragadi spremitura
manuale del seno
dare suggerimenti e non ordini
usare un linguaggio semplice
4. VERIFICARE LE CAPACITA’ DELLA DONNA AD ATTACCARE IL BIMBO AL SENO
Cause di insufficienza e incongruo attaccamento al seno
•
•
•
•
dolore e patologia dei capezzoli
uso del biberon
bimbo piccolo e debole
inizio tardivo dell’allattamento
5. ELIMINARE LE PRATICHE INCONGRUE E DANNOSE
•
•
•
•
•
•
nessun limite di tempo, né orari prestabiliti per le poppate
nessuna regola per la pulizia dei capezzoli
nessuna crema ne unguenti sui capezzoli
nessuna separazione tra madre e bambino
nessun pasto con il biberon
nessun regalo alle madri di campioni di latte di formula, biberon, tettarelle o riviste
6. VALUTAZIONE DELLA POPPATA
Poppata sufficiente
•
•
•
•
attaccamento corretto
bimbo calmo durante la poppata
tranquillo alla fine della poppata
calo fisiologico < 8%
Poppata insufficiente
segni affidabili
• calo ponderale eccessivo (> al 10%)
• poca pipi (< di 6 pannolini bagnati nelle 24 ore)
segni possibili
•
•
•
•
bimbo irrequieto piange spesso
bimbo che rifiuta il seno
poppate troppo lunghe e troppo frequenti
mancanza di latte dopo la spremitura dei seni
Quali cause?
•
•
•
basso numero di poppate, poche di notte
mancanza di fiducia, stanchezza e stress della mamma
malattie o malformazioni del bimbo
7. CAPEZZOLI INFIAMMATI RAGADI
Cosa fare
•
•
•
•
evitare le limitazioni arbitrarie delle poppate
esporre i seni all’aria e al sole
controllare sempre che l’attacco sia adeguato
massaggiare dolcemente il seno e spremere il latte per stimolare ilo deflusso
Cosa non fare
•
•
•
•
usare i paracapezzoli per un tempo troppo lungo (max 24 ore)
applicare creme
far riposare il seno
limitare la durata e la frequenza delle poppate
INGORGO
I segni sono. dolore, edema, seno teso, caldo arrossato, non esce latte e può esserci febbre
Cosa fare
•
•
•
•
•
•
attaccare frequentemente il bimbo
massaggiare il seno
fare impacchi caldo umidi
spremere il latte
eventualmente usare terapia con antidolorifici e antibiotici,
riposo
8. COME AIUTARE LE MADRI DEI BIMBI CON PROBLEMI
•
•
•
spremere il latte entro 6 ore dalla nascita
usare il tiralatte elettrico su entrambi i seni ogni 3 ore
massaggiare i seni prima e durante la manovra
CONSERVAZIONE DEL LATTE MATERNO SPREMUTO
Sono necessari contenitori sterili o lavati ripetutamente con acqua calda
mettere nei contenitori solo il latte necessario per la poppata
se conservato in frigorifero va consumato entro le 24 ore nei neonati prematuri e
entro le 72 ore nei neonati a termine
in congelatore va consumato entro i 3 mesi, nel surgelatore a –20 gradi, entro 1 anno
PERCHE’ I BAMBINI PIANGONO
•
•
•
•
•
per disagio (sporco, caldo, freddo)
per stanchezza
per il malessere (il pianto cambia)
per la fame o per eccesso di flusso di latte
per coliche
Ricorda! Ci sono bimbi con maggiori esigenze (vogliono essere coccolati e presi in braccio
semplicemente)
CONCLUSIONI
E’ importante accrescere la consapevolezza degli operatori sanitari, sull’importanza del loro ruolo
nel promuovere e proteggere l’allattamento al seno
ATTUALI RACCOMANDAZIONI SULL’ALLATTAMENTO AL SENO
(VHO7CDR 936)
•
•
•
•
•
AVVIO DELL’ALLATTAMENTO ENTRO 60 MINUTI DAL PARTO
ALLATTAMENTO AL SENO ESCLUSIVO FINO A SEI MESI DI VITA
SVEZZAMENTO AL 6 MESE DI VITA
ALIMENTI COMPLEMENTARI DATI CON CUCCHIAINO O TAZZINA
ALLATTAMENTO PARZIALE FINO AI DUE ANNI
LINEE GUIDA
PER LA PROMOZIONE DELL’ALLATTAMENTO MATERNO
(per il territorio)
A cura del gruppo di lavoro sull’allattamento al seno (1998)
L’allattamento materno viene definito esclusivo quando nessun altro alimento liquido o solido
è dato al bambino:
PER INCORAGGIARE L’ALLATTAMENTO MATERNO E’ NECESSARIO CHE IL PERSONALE
CHE SI OCCUPA DELLA DIADE MAMMA BAMBINO:
PRIMA DEL PARTO
INFORMI tutte le donne gravide sui vantaggi e le tecniche dell’allattamento al seno
•
•
•
per il bambino migliora lo sviluppo psico intellettivo, riduce le SIDS, migliora lo stato
nutrizionale, protegge dalle infezioni, riduce l’incidenza di diabete sclerosi obesità e
ipertensione arteriosa
per la mamma diminuisce l’incidenza di emorragia post partum facilita il recupero fisico,
protegge contro il carcinoma del seno e dell’ovaio, protegge contro l’osteoporosi
generali, è facile da usare, non va mai a male, non si spreca, non si inquina, aumenta il
legame mamma bambino risparmio per la famiglia
DARE semplici e rilevanti informazioni su come si allatta
•
•
•
il corpo del neonato è di fronte e stretto alla madre
la testa del neonato è sostenuta lunga la stessa linea del corpo e posta di fronte al seno
le dita della madre sono lontane dall’areola, ma possono sostenere il seno, evitare la
posizione a forbice
SPIEGARE cosa accade dopo il parto
•
•
•
•
attaccare precocemente il bambino al seno
allattarlo a richiesta
importanza del colostro (ricco di proteine e immunoglobuline, vitamina A, fattori di
crescita)
montata lattea che arriva solitamente in 3 4 giornata, può essere più tardiva per i parti
cesarei, il seno diventa teso, duro spesso dolente e arrossato e può essere più difficile
attaccare il neonato
FARE L’ANAMNESI per individuare quali sono le donne che possono avere problemi e
allora SOSTENERLE DI PIU’
•
•
•
•
figlio precedente allattato al biberon
lavoro (autonomo, distante, precario ecc)
depressione
isolamento (trasferimento recente, extracomunitarie, nessun gruppo vicino)
• madre giovane o nubile
• mamma con malattia cronica
• influenze negative da parte di medici, operatori sanitari, amici, partner
DARE SOSTEGNO E FIDUCIA alla mamma
•
•
•
ascoltare ciò che la mamma dice e pensa
usare un linguaggio semplice
chiedere se ci sono problemi o dubbi particolari
DURANTE L’OSPEDALIZZAZIONE
INFORMARE la madre delle risorse al livello territoriale per ricevere aiuto in caso di bisogno
( allattamento, controllo peso, piccoli problemi del neonato)
SEGNALARE agli operatori del territorio gli eventuali problemi o difficoltà sorti durante
l’ospedalizzazione
DOPO IL PARTO
DARE un sostegno alla pratica dell’allattamento al seno in modo che le madri si sentano
rassicurate
FAVORIRE un contatto precoce con le strutture territoriali, con disponibilità e collaborazione da
parte di tutti gli operatori che si occupano della madre e del bambino
INDIVIDUARE le possibili difficoltà e dubbi che possono insorgere per poter attuare un sostegno
adeguato
•
•
•
•
montata lattea tardiva
difficoltà del piccolo ad attaccarsi correttamente al seno, senza porre limiti di tempo
supplementazione con latte di formula, uso di succhiotti paracapezzoli e tettarelle
calo ponderale importante
VALUTARE LA POPPATA
Poppata sufficiente
Poppata insufficiente
Attaccamento corretto
Bimbo calmo durante la poppata
Tranquillo alla fine della poppata
Buona crescita ( >125 gr settimana o 500 al mese)
calo ponderale eccessivo
crescita insufficiente
bimbo irrequieto o che rifiuta il seno
poppate troppo lunghe o frequenti
QUALI LE CAUSE
•
•
•
Basso numero di poppate, poche di notte
Mancanza di fiducia, stanchezza e stress della mamma
Malattie o malformazioni del bimbo
PERCHE’ I BAMBINI PIANGONO
•
•
•
•
Per disagio (sporco, caldo, freddo)
Per stanchezza e malessere (il pianto cambia)
Per fame o per eccesso di flusso di latte
Per coliche, oppure semplicemente perché vogliono essere coccolati o presi in braccio
PATOLOGIE DEL SENO
ragadi o capezzoli infiammati
•
•
•
•
•
•
•
controllare sempre che l’attacco sia adeguato
massaggiare dolcemente il seno e spremere il latte per stimolarne il deflusso
evitare le limitazioni arbitrarie delle poppate
esporre i seni all’aria e al sole
usare i paracapezzoli per un tempo limitato ( 24 48 ore)
non applicare creme
non fare riposare il seno
ingorgo mammario
(dolore, edema, seno teso, caldo arrossato, non esce latte e può esserci febbre)
•
•
•
•
•
•
attaccare frequentemente il bimbo
massaggiare il seno
fare impacchi caldo umidi
spremere il latte
eventualmente usare terapia con antidolorifici e antibiotici,
riposo
ALIMENTAZIONE DELLA DONNA CHE ALLATTA
E’ sufficiente un apporto calorico supplementare di 500 Kcal/die
La dieta deve essere congrua e varia, non esistono alimenti vietati ma alimenti che possono
modificare il sapore del latte
Tutti gli alimenti sono ammessi con moderazione
Non sono necessari integratori alimentari né liquidi supplementari, la donna deve bere quando ha
sete, non è vero che bevendo di più si fa più latte, ma è vero che le donne che allattano hanno più
sete
CONSERVAZIONE DEL LATTE MATERNO SPREMUTO
Sono necessari contenitori sterili o lavati ripetutamente con acqua calda
Mettere nei contenitori solo il latte necessario per una poppata
Se conservato in frigorifero va consumato entro le 24 ore nei neonati prematuri e entro le 72 ore nei
neonati a termine
In congelatore va consumato entro i 3 mesi, nel surgelatore –20, entro 1 anno
In caso di:
RAGADI
Piccole ferite lineari, dolore, talvolta sanguinamenti che si formano alla base del capezzolo
Che cosa chiedi:
Che cosa osservi:
Che cosa fai:
Che cosa dici:
•
•
•
•
•
Da quanto tempo ha dolore?
Dove sente dolore?
In che momento della poppata?
Come succhia il bambino?
Possiamo provare ad attaccare insieme il suo
bambino? Se la sente?
• La posizione e la grandezza delle ragadi
• La posizione e l’attacco al seno
• La poppata
• Aiuto la mamma a posizionare ed attaccare il
bambino
• Mostro le posizioni alternative
• Valuto più frequentemente la poppata
• Sostengo emotivamente il dolore della madre
• Spiego l’importanza della posizione e attacco corretti
• Propongo di: lasciare scoperte le ragadi e/o spremere
un po’ di latte sui capezzoli dopo la poppata e/o
offrire per primo il seno meno dolente e/o spremere il
latte ed offrirlo al bambino con un bicchierino se la
mamma non la se la sente di attaccarlo
• Se la mamma lo richiede darle un antidolorifico e
coppette proteggi capezzolo
• Fissare un altro appuntamento
In caso di:
INGORGO
Più frequente nei primi giorni di vita, si forma un eccesso di latte nei dotti galattofori, con seni che
diventano gonfi duri e doloranti, talvolta può esserci un lieve rialzo termico
Che cosa chiedi:
• Come si sente? ( accolgo e sostengo il suo
dolore)
• Com’è la T° ? Il latte fluisce?
• Come è andato l’allattamento nelle ultime 24
ore (cause)
Che cosa osservi:
• Osservo il seno (se è arrossato, edematoso, se
la pelle è lucida, tesa sull’aureola, condizioni
del capezzolo
• Osservo la poppata
Che cosa fai:
• Spiego la spremitura manuale con il tiralatte
• Evito di toccarle il seno
Che cosa dici:
• Propongo di non far riposare il seno
• Prima di allattare invito la mamma a fare la
doccia o impacchi caldi-umidi o massaggio
ossitocico. Impacchi freddi tra le poppate
• Se il bambino non riesce a succhiare aiuto la
mamma a spremere il latte
• Se la mamma è al telefono e non può
raggiungere la farmacia, le spiego il metodo
con la bottiglia calda
• Se non si sblocca la invito a venire in
Ospedale o in Consultorio
• Le fisso un appuntamento telefonico per il
giorno dopo
In caso di:
MASTITE
E’ un’infiammazione del seno che può svilupparsi in seguito ad un ingorgo o a un dotto ostruito. Il
seno diventa rosso, caldo, dolente, c’è febbre e segni di malessere generale
Che cosa chiedi:
• Come si sente?
• Com’è la Temperatura corporea?
(superiore ai 38,5°?)
• Il bambino rifiuta il seno? (il latte è salino
per l’aumento del Na, CL)
Che cosa osservi:
• Osservo se la mamma è debilitata dalla febbre
alta
• Osservo il seno, guardo se ha ragadi e se sono
infette
Che cosa fai:
• Aiuto a svuotare il seno attacco al seno il
bimbo o ad usare il tiralatte se la mamma non
se la sente
Che cosa dici:
• Invito la mamma a farsi prescrivere la terapia
antibiotica e antidolorifica da un medico
• La invito ad un riposo assoluto ed un
coinvolgimento massimo dei familiari
• Fisso un appuntamento per il giorno dopo anche
telefonico
In caso di:
DOTTO
BLOCCATO
Si presenta come un nodulo duro e dolente, se l’ostruzione si fa più importante, con
un arrossamento della cute sovrastante
Che cosa chiedi:
Che cosa osservi:
Che cosa fai:
Che cosa dici:
• Come si sente? (accolgo e sostengo
emotivamente il suo dolore
• Dove sente dolore?
• Ha la febbre? (Temperatura non superiore ai
38,5°)
•
•
•
•
•
Il rossore localizzato, il gonfiore
Le condizioni generali
La poppata, l’attacco del bambino
Se gli indumenti sono comodi
Se la mamma esercita una pressione con le
dita durante la poppata
• Se il seno è di grosse dimensioni aiuto la
mamma a sostenerlo con una fascia
• Aiuto la mamma ad attaccare il bimbo a
“rugby” o in altra posizione con il mento
rivolto verso il dotto ostruito
• Tutto ciò che è utile per l’ingorgo
• Propongo di iniziare la poppata dall’altro seno per
avviare il riflesso ossitocico
• Di massaggiare il seno verso il capezzolo mentre
il bambino succhia
• Di allattare in diverse posizioni
• Fisso un appuntamento per il giorno seguente
anche telefonico
In caso di:
SENO PIENO
Che cosa chiedi:
• Come si sente?
• Come è il seno
• Come è la temperatura corporea?
Che cosa osservi:
• L’aspetto del seno
• Se il latte fluisce
Che cosa fai:
• Spiego come fare impacchi caldi, spugnature e
le spremitura manuale per ammorbidire l’areola
Che cosa dici:
• Rassicuro la mamma e la sostengo
• La invito ad ammorbidire l’areola con la
spremitura prima di ogni poppata
• Le propongo di far succhiare il bimbo
frequentemente
• Sostengo la mamma con appuntamenti telefonici
se è a casa, o con la presenza del personale se è
ricoverata
• Do un appuntamento telefonico dopo 2-3 giorni
dalla dimissione per valutare
• Lodo la mamma e la incoraggio
In caso di:
CANDIDIASI
Il capezzolo si presenta rosso salmone, con cute desquamante, dolorante anche
quando il bimbo non succhia
Che cosa chiedi:
• Come si sente?
• Com’è il dolore?
• Ha bruciore o dolore a “spillo” anche quando il
bambino non sta succhiando?
• Il capezzolo è rosa salmone con desquamazione?
Che cosa osservi:
• Le condizioni del capezzolo (rosa salmone,
desquamazione)
• Se il bimbo ha il mughetto e/o la dermatite da
pannolino
• La poppata
Che cosa dici:
• Invito la mamma a farsi prescrivere dal medico una
crema antibiotica (es. Daktarin oral gel) da mettere
sul seno dopo ogni poppata per 15 giorni e da
somministrare al bambino
• La invito a curare la dermatite da pannolino ed
un’eventuale vaginite (in coppia)
• Le fisso un appuntamento telefonico dopo un paio
di giorni. Se non c’è miglioramento e persiste la
sensazione di “spilli all’interno del seno, la invio
dal medico curante per la prescrizione di antibiotici
INDICAZIONI ALL’USO DEI PARACAPEZZOLI
L’uso dei paracapezzoli riduce le possibilità che l’allattamento al seno sia condotto con successo
poiché può diminuire la produzione di latte, o il latte assunto può essere troppo poco
Nei neonati a termine i paracapezzoli possono essere consigliati in casi selezionati:
1) per risolvere situazioni acute e per periodi brevi 3 –4 gg
- ragadi sanguinanti (dopo aver corretto attacco e posizione)
- suzione molto dolorosa per capezzoli dolenti e infiammati
2) per periodi protratti nel tempo
- se la mamma ha capezzoli piatti o invertiti
- se la mamma ha un capezzolo molto grosso e il bimbo non riesce ad adattarsi al capezzolo
- se la mamma ha tanto latte (riflesso di emissione troppo forte)
viceversa non è utile l’uso del paracapezzolo quando il problema è una suzione
inefficace del bambino o quando il bambino “non si attacca”. Spesso i bambini
devono imparare a succhiare e per imparare hanno bisogno di tempo e, la mamma
deve essere adeguatamente supportata
In questo caso è necessario
- aiutare la mamma a tenere il bambino in posizione corretta
- attaccare il bambino quando il piccolo è sveglio pronto e calmo
- solleticare il neonato con il capezzolo fino a quando non apre la bocca, prima di attaccarlo
- non affannarsi con il neonato per attaccarlo per più di alcuni minuti
- rispettare i SUOI tempi
- non dare tettarelle o succhiotti
- se i seni sono congesti, spremere il latte per facilitare la presa del capezzolo e dirigere
leggermente il capezzolo verso il palato
Il paracapezzolo dovrebbe essere di silicone, questo materiale è molto sottile e permette una buona
adattabilità, senza impedire completamente la stimolazione alla produzione del latte. Esistono
paracapezzoli di varie forme e dimensioni, nella scelta è utile conoscere la lunghezza della bocca
del bambino e la grandezza del capezzolo della mamma.
E’ necessario verificare comunque attacco e posizione anche con il paracapezzolo
STIMOLAZIONE DEL RIFLESSO DELL’OSSITOCINA
Quando una madre si spreme il latte, il riflesso dell’ossitocina non è stimolato tanto come quando
un bambino succhia al seno. Una madre deve sapere come favorire il riflesso dell’ossitocina,
altrimenti potrà incontrare delle difficoltà a spremersi il latte.
Come stimolare il riflesso dell’ossitocina
Aiutate psicologicamente la madre:
•
•
•
Infondetele fiducia in se stessa
Tentate di ridurre le possibili cause di dolore o di ansia
Aiutatela a porsi in un atteggiamento positivo verso il bambino
Aiutate praticamente la madre. Consigliatele di:
•
Sedersi tranquillamente e in disparte o con una persona amica. Alcune madri riescono a
spremersi il latte con facilità quando sono in un gruppo di altre madri che fanno la
stessa cosa.
• Avere il più possibile un contatto pelle a pelle con il bambino. La madre può tenere il
bambino sul proprio grembo mentre si spreme il latte. Se non è possibile, anche
guardare una fotografia del piccolo può aiutarla.
• Bere qualcosa di caldo (possibilmente non caffè).
• Tenere il seno caldo. Per esempio, vi può applicare un impacco caldo o può fare una
Inseriredoccia
figura
31. Massaggio alla schiena per stimolare il riflesso dell’ossitocina.
calda.
• Stimolare i capezzoli. Può stirarli delicatamente o massaggiarli con le dita.
• Massaggiare o accarezzare leggermente il seno. Alcune donne trovano utile
massaggiare delicatamente il capezzolo e l’areola con la punta delle dita o con un
pettine. Altre massaggiano il seno col pugno chiuso in direzione del capezzolo.
• Farsi massaggiare la schiena. La madre si siede, chinata in avanti, con le braccia
incrociate su un tavolo e la testa poggiata sulle braccia. Il seno pende libero e scoperto.
Qualcuno le massaggia entrambi i lati della colonna vertebrale, tenendo le mani chiuse
con i pollici puntati in avanti, con piccoli movimenti energici e circolari dei pollici. Si
massaggiano entrambi i lati della colonna vertebrale contemporaneamente, dal collo
alle scapole, per due o tre minuti (figura a).
Figura a
Massaggio alla schiena
per stimolare il riflesso
dell’ossitocina
Come preparare un contenitore per il latte spremuto
•
•
•
•
•
Scegliete una tazza, un bicchiere o una brocca con un collo largo.
Lavatela accuratamente. La madre può farlo il giorno prima.
Versate dell’acqua bollente nella tazza e lasciatevela per qualche minuto.
L’acqua molto bollente uccide la maggioranza dei germi.
Al momento di spremere il latte, togliete l’acqua dalla tazza.
SPREMERE IL LATTE
Introduzione
La spremitura del latte è utile in numerose situazioni perché permette ad una madre di avviare o
continuare l’allattamento al seno.
Spremere il latte è utile per:
• Ridurre l’ingorgo mammario, il blocco di un dotto galattoforo, o una stasi del latte;
• Alimentare un bambino che ha difficoltà a coordinare la suzione;
• Alimentare un bambino mentre impara a succhiare da un capezzolo invertito;
• Alimentare un bambino che rifiuta il seno, fin quando le difficoltà con l’allattamento non
sono superate;
• Alimentare un bambino con basso peso o con una malattia che gli impedisce di succhiare
bene;
• Mantenere accettabile la produzione di latte quando la madre o il bambino sono malati;
• Conservare il latte materno per un bambino quando la madre è al lavoro;
• Evitare che il latte vada sprecato, quando la madre è lontana dal bambino;
• Aiutare un bambino ad attaccarsi ad un seno pieno;
• Spremere il latte direttamente nella bocca del bambino;
• Prevenire secchezza e dolore del capezzolo e dell’areola.
È conveniente che tutte le madri imparino a spremere il latte perché sappiano come farlo in caso di
bisogno.
Il modo più facile per spremere il latte è quello manuale. Non è necessario alcuno strumento, quindi
una donna può spremerlo in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. È facile farlo quando il seno è
morbido. È più difficile quando il seno è ingorgato e dolente. Perciò, insegnate ad una madre a
spremersi il latte nel primo o nel secondo giorno dopo il parto. Non aspettate fino al terzo, quando il
seno sarà pieno.
Molte madri sono in grado di spremere latte in abbondanza usando tecniche piuttosto insolite. Se
funzionano, nulla vieta che continuino ad usarle, ma se vi sono difficoltà a spremere abbastanza
latte, insegnate una tecnica più efficace.
Come spremere il latte con le mani
Insegna alla madre a farlo da sola. Non spremere il latte al suo posto. Toccala solamente per
mostrarle cosa fare, in maniera molto delicata.
Insegnale a:
•
Lavarsi bene le mani.
•
Stare comoda, seduta o in piedi, tenendo il contenitore vicino al seno.
•
Mettere il pollice sulla mammella SOPRA il capezzolo e l’areola, con l’indice SOTTO il
capezzolo e l’areola, di fronte al pollice. Deve sostenere la mammella con le altre dita (Figura
32).
•
Premere il pollice e indice leggermente verso il torace. Deve evitare di premere troppo per
non bloccare i dotti galattofori.
•
Comprimere la mammella dietro il capezzolo e l’areola tra il pollice e indice. Deve
comprimere i seni galattofori dietro l’areola (Lucido 3.1). A volte è possibile palpare i seni
galattofori; sono come dei bozzoli o delle noccioline. Se può sentirli, sarà più facile
comprimerli.
•
Comprimere e rilasciare, comprimere e rilasciare, in continuazione. Ciò non dovrebbe essere
doloroso; se duole, la tecnica è sbagliata. All’inizio il latte potrebbe non fuoriuscire, ma dopo
alcune compressioni comincerà a gocciolare. Può uscire a piccoli getti se il riflesso
dell’ossitocina è molto attivo.
•
Comprimere e rilasciare allo stesso modo da tutti i lati, spostando pollice e indice in senso
orario ed antiorario, per assicurare che il latte sia spremuto da tutti i quadranti della
mammella.
•
Evitare di sfregare o far scorrere le dita sulla pelle. Il movimento delle dita dev’essere di tipo
rotatorio.
•
Evitare di schiacciare il capezzolo. Comprimere o stirare il capezzolo non serve a spremere il
latte; sarebbe come se il bambino succhiasse solo dal capezzolo.
•
Spremere un seno per almeno 3-5 minuti, fino a che il flusso rallenta; quindi passare all’altro
seno; infine, ripetere da entrambi i lati. Può usare la stessa mano per ogni seno, cambiando
quando è stanca.
Spiegare che spremere il latte adeguatamente prende 20-30 minuti, specialmente nei primi giorni
quando se ne produce una piccolo quantità: E’ importante evitare di completare la spremitura in
tempo minore.
Con quale frequenza spremersi il latte
All’inizio dell’allattamento o per alimentare un neonato malato o con basso peso alla nascita:
•
La madre dovrebbe cominciare a spremersi il latte già il primo giorno, se possibile entro sei
ore dalla nascita.
• All’inizio fuoriescono solo poche gocce di colostro, che servono però ad avviare la
produzione di latte, come quando un bambino succhia subito dopo la nascita.
• In seguito la spremitura va fatta con la frequenza con cui il bambino succhierebbe, cioè in
pratica almeno ogni tre ore, incluso la notte.
• Se una madre spreme il latte poche volte o con lunghi intervalli, potrebbe non produrre latte
a sufficienza.
Per mantenere sufficiente la produzione di latte per un bambino malato.
• Il latte va spremuto con la stessa frequenza con cui il bambino succhierebbe, almeno ogni tre ore.
Per incrementare la produzione di latte, se sembra diminuire dopo alcune settimane:
• Spremere con maggior frequenza per qualche giorno (anche ogni ½ ora – 1 ora e almeno ogni tre
ore durante la notte.
Per lasciare il latte al bambino mentre si è al lavoro:
• Spremere tutto il latte possibile prima di andare a lavorare, per lasciarlo al bambino; è importante
anche spremerlo mentre si è fuori, per mantenere alta la produzione (Sessione 32 “Donne e
lavoro”)
Per alleviare sintomi quali l’ingorgo mammario o la fuoriuscita di latte quando si è al lavoro:
• Spremere soltanto la quantità necessaria.
Per mantenere sana la pelle del capezzolo:
• Spremere qualche goccia di latte e massaggiarlo sul capezzolo dopo il bagno o la doccia.
Tiralatte
Tiralatte di gomma a pompetta
Il tiralatte di gomma a pompetta non è molto efficiente, specialmente quando il seno è morbido.
Non è adatto a raccogliere latte a sufficienza per nutrire un bambino. Inoltre è difficile pulirlo bene.
Il latte può raccogliersi anche nella pompetta di gomma ed è difficile svuotarla e pulirla, per cui il
latte spesso si contamina. È invece utile per risolvere un ingorgo mammario, quando la spremitura
manuale risulta difficile.
Tiralatte a siringa
Il tiralatte a siringa è più efficiente del tiralatte di gomma a pompetta. È facile da pulire e da
sterilizzare.
Come usate una siringa:
• Mettere lo stantuffo nella parte esterna del cilindro.
• Assicurarsi che il coperchio di gomma sia ben flessibile.
• Porre la parte ad imbuto sopra al capezzolo.
• Assicurarsi che sia ben aderente alla pelle per ottenere una tenuta d’aria.
• Tirare giù il cilindro esterno. Il capezzolo è risucchiato nell’imbuto.
• Lasciare il cilindro esterno e poi tirarlo ancora giù. Dopo un minuto o due il latte comincia a
fluire ed è raccolto nel cilindro esterno.
• Quando il flusso di latte si ferma, staccare il coperchio, versare il latte e poi ripetere
l’operazione.
Metodo della bottiglia calda
Questa è una tecnica utile per risolvere un ingorgo mammario grave, quando il seno è molto
sensibile e il capezzolo è stirato, e la spremitura manuale è difficile.
È necessaria una bottiglia adeguata:
•
•
•
Di vetro, non di plastica;
Con capacità da 1 a 3 litri, ma non meno di 700 ml;
Con collo largo, almeno 2 cm di diametro o se possibile 4 cm, affinché il capezzolo possa
entrarci facilmente.
•
Sono anche necessari:
•
•
•
Una pentola d’acqua calda per riscaldare la bottiglia;
Acqua fredda, per raffreddare il collo della bottiglia;
Un panno spesso, per mantenere calda la bottiglia.
Come si fa:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Versate un po’ d’acqua calda nella bottiglia, per riscaldarla. Poi riempitela quasi tutta con
acqua bollente, non troppo in fretta per non rischiare di rompere il vetro.
Lasciate l’acqua bollente nella bottiglia per qualche minuto, in modo che il vetro si riscaldi.
Avvolgete la bottiglia nel panno e versate l’acqua di nuovo nella pentola.
RAFFREDDATE IL COLLO DELLA BOTTIGLIA con acqua fredda, internamente ed
esternamente (se non raffreddate il collo della bottiglia, potete ustionare la pelle del
capezzolo).
Ponete il collo della bottiglia sul capezzolo, a stretto contatto con la pelle, così da ottenere
una tenuta d’aria. Per la dimostrazione, usate la parte morbida della vostra mano o
l’avambraccio.
Mantenete la bottiglia ferma. Dopo qualche minuto si raffredderà ed effettuerà una delicata
suzione, che aspirerà il capezzolo nel collo della bottiglia.
A volte, quando una donna sente per la prima volta l’aspirazione, si sorprende e tira via la
bottiglia. In questo caso, bisogna ricominciare tutto il procedimento daccapo.
Il calore stimola il riflesso dell’ossitocina ed il latte comincia a fluire ed a raccogliersi nella
bottiglia. Mantenete la bottiglia ferma fino a quando il latte scorre.
Versate il latte, ripetete se necessario, oppure fate la stessa cosa con l’altro seno. Dopo
qualche minuto, il dolore acuto al seno comincia a diminuire e la spremitura manuale oppure
la suzione diventano possibili.
SEZIONE NEONATI
Modalità di raccolta e conservazione del latte materno
Spremitura manuale:
1. Togliere il latte con un tiralatte quando il vostro bambino non ha svuotato completamente il
seno (sensazione di tensione e turgore alla mammella dopo la poppata).
2. La coppetta di raccolta, prima di essere sterilizzata a caldo o a freddo, deve essere
accuratamente lavata e risciacquata.
3. Utilizzare dei contenitori in vetro o plastica dura lavati accuratamente con acqua molto calda e
sapone e poi ben risciacquati.
4. Prima di togliere il latte, preparare un piano di lavoro pulito dove appoggiare tutto ciò che serve
per la raccolta del latte.
5. Lavarsi accuratamente le mani con acqua e sapone e pulire il seno solo con acqua corrente (il
sapone per la pulizia del seno deve essere usato una sola volta al giorno poiché risulta essere
irritante per la cute delicata del capezzolo).
6. A temperatura ambiente il latte si conserva:
• 4/8 h. per neonato a termine
• 1 h. per neonato pretermine
A temperatura 15° C:
• 24 h. per neonato a termine
In frigo a temperatura minore o uguale a 4° C:
• 72 h. per neonato a termine
• 24 – 48 h. per neonato pretermine
Freezer a temperatura – 20° C:
• 6 m. per neonato a termine
• 3 m. per neonato pretermine
7. Indicare su ogni contenitore la data di raccolta del latte.
8. Scongelarlo e riscaldarlo a bagnomaria – NO nel forno a microonde, e utilizzare entro 24 ore
dallo scongelamento.
9. Agitare dolcemente per rimescolare il grasso al resto del latte prima di darlo al bambino.
10. Il latte scongelato può essere conservato nel frigorifero ed utilizzato entro 24 ore.
11. Non deve essere ricongelato.
Il Latte Materno è il miglior alimento per il Vostro bambino.
PROCEDURE ASSISTENZA IN SALA PARTO/SALA
OPERATORIA
R. I/VI in turno di Sala
Tutti i giorni ad inizio turno mattina
- Controllo carrello urgenza SP/SO e firma verifica giornaliera
- Controllo materiale SP/SO e firma verifica giornaliera
Chiamata in SP/SO
Eutocico
TC
Stazionamento in transizione
fino a stabilizzazione parametri
Avvisare Pediatra
Avvio Procedura di controllo
carrello ed isola neonatale
Avvio Skin to Skin in SP
Assistenza e stazionamento
in SP/SO fino alla valutazione
APGAR 5’ od oltre se opportuno
Considera Skin to Skin
nei TC
Ripristino materiale utilizzato
Pulitura isola neonatale
Accoglienza al NIDO
Le misurazioni possono avvenire
già in SP se opportuno
Mantiene/completa Skin to Skin
Riconoscimento personale
R. L/VI/P in turno al Nido
E’ opportuno attendere anche
fino a 60-90’ dal parto
E’ opportuno se possibile
che il personale
di accoglienza sia lo stesso di SP
•
•
•
•
•
Carta dei servizi
Profilassi e bagnetto
Misurazioni P/L/CC
Braccialetto identificazione
Inserimento dati Medtrack
Compilazione cartella infermieristica
Le misurazioni possono avvenire
già in SP se opportuno
La nuova DIADE
Le ricadute mediche
Lo Skin to Skin
Le modalità
Le ricadute organizzative
La nuova diade
Devozione
Bonding
SKIN to SKIN
Interazione
Reciprocità
Le ricadute Mediche
Skin to Skin
Preparazione al Breast-feeding
Sono numerosi gli studi che hanno ampliato le conoscenze
sulla capacità del neonato, immediatamente dopo la nascita, di
esplorare e stimolare il seno della madre in preparazione alla
prima suzione e questo è descritto avere un effetto positivo
anche sulla durata del breast-feeding esclusivo. Questa
capacità innata di toccare e stimolare il seno della mamma
comporta inoltre il rilascio di un grande numero di ormoni
gastrointestinali ed incrementa la capacità dei villi intestinali
di aumentare di dimensione e preparando al meglio l’intestino
alla sua funzione digestiva.
Le ricadute Mediche
Skin to Skin
Preparazione al Breast-feeding
Il contatto SKIN-TO-SKIN permette d’incrementare le
pratiche riguardo l’allattamento anche in, modo indiretto.
Per esempio crea una buona confidenza tra la madre ed il
bambino e riduce molto le ansietà riguardo lo stato di salute
del neonato, rende i neonati più calmi e recettivi rendendo più
praticabile il rooming-in, riduce grandemente la richiesta di
pacifier, favorisce l’incremento ponderale e può quindi ridurre
i periodi di ospedalizzazione
Le ricadute Mediche
Skin to Skin
Omeostasi termica
…nei 90 minuti successivi al parto i bambini che erano
mantenuti SKIN-TO-SKIN avevano temperature cutanee
superiori ed un migliore stato di circolo periferico rispetto a
quelli tenuti in braccio. Entrambi questi gruppi erano
comunque più caldi di quei bambini che erano stati separati
dalle madri dopo il parto. Tali effetti sono verosimilmente
legati ad una precoce riduzione del tono simpatico ed alla
conseguente vasodilatazione dei distretti cutanei e muscolari.
Le ricadute Mediche
Skin to Skin
Emorragie post-partum
L’attaccamento precoce incrementa inoltre l’attività uterina e
può quindi ridurre il rischio di emorragia post-partum.
Questo effetto è probabilmente mediato da incrementati livelli
di ossitocina materna che favoriscono i processi fisiologici del
secondamento.
SKIN to SKIN
Perché SI
• Favorire i processi di “Bonding”
• Favorire la demedicalizzazione
CONSAPEVOLE dell’evento nascita
•
Favorisce i processi di adattamento post-natale
•
Prepara il breastfeeding
•
Favorisce l’omeostsi termica
•
Riduce il rischio di emorragie post-partum
SKIN to SKIN
Perché NO
• Personale troppo impegnato
• Non c’è lo spazio
• Non rappresenta una priorità
• Non tutte le mamme lo desiderano
• Si è sempre lavorato benissimo senza
Le modalità operative
La sequenza
Il neonato posto ben asciutto sull’addome della madre, coperto
da un lenzuolino e lasciato indisturbato, avvia una sequenza
ritmata in quattro tempi.
• Il bambino riposa muovendo gli occhi in su e giù,
• Appaiono i movimenti della bocca e delle labbra e si
assiste ad un contemporaneo incremento della salivazione.
• Comincia a spingersi più in avanti, utilizzando soprattutto
le gambe.
• Quando arriva all’altezza del capezzolo comincia a
ruotare con forza il capo a destra e a sinistra spalancando
la bocca. Dopo alcuni tentativi di solito si attacca con le
labbra all’aureola.
La sequenza di Klaus
Riposa.
T,FC, FR, si
stabilizzano
30’
Movimenti di
Suzione.
Aumenta la
salivazione
45’
Movimenti di
Swimming e
di ricerca
60’
Apre la bocca
Si attacca al seno
90’
Raccomandazioni 2001 della
Società Italiana di Neonatologia
Commissione consuntiva sulla promozione dell’allattamento al seno
D’Avanzo, Carlucci, Giustardi
…… l’intervento degli operatori sanitari deve comunque sempre
attenersi a criteri di sicurezza e di opportunità. Nel promuovere
l’allattamento al seno in sala parto ed i primi contatti fra madre e
bambino non si deve, infatti, rinunciare alla valutazione e/o alla
attenta supervisione delle condizioni di benessere del neonato.
Eventuali difficoltà nell’andamento del travaglio e del parto, oltre alla
volontà espressa della madre potranno suggerire variazioni nei tempi
e nei modi dettati dalla competenza, dall’esperienza e dal buon senso.
E’ quindi possibile concludere che:
I benefici dello SKIN-TO-SKIN in termine di favorevole successo del
breast-feeding successivo, sono ampiamente riconosciuti.
La temperatura del bambino si mantiene adeguatamente riducendo il
rischio di ipotermia.
Vengono ridotti i rischi di emorragia post-partum.
Il comportamento materno nei confronti del bambino è migliore.
E’ necessario mantenere la SIN-TO-SKIN per il tempo necessario
affinché la sequenza si realizzi appieno e termini con l’attaccamento al
seno.
Il più grande ostacolo è la naturale tendenza a mantenere intatte
vecchie routine.
Pur non esistendo sostanziali controindicazioni a tale pratica, lo
SKIN-TO-SKIN non può prescindere dalla messa in opera di tutte le
procedure di salvaguardia del benessere del bambino.