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ALCHIMIEONLINE Filosofia – Novembre 2013 Liberazione sessuale Pensiamo all’idea di “liberazione” e all’idea di “sesso”; ora focalizziamoci sul concetto di “sesso liberato”: il suo significato si differenzia da quello di “sesso libero”? Nella nostra vita prevale il primo o il secondo termine? E nell’atmosfera sociale in cui siamo immersi quale dei due è il concetto dominante? Ovvero quale è maggiormente propagandato dalla classe dominante e quindi preso come parametro da tutte le altre? Interrogarsi sulle parole a volte è utile, perché certe sfumature cambiano il significato di un termine, e lo cambia anche la storia del concetto e l’evoluzione della società. Riflettendo sul concetto di “rivoluzione sessuale” avviata nel ’68, ci si interroga su quali idee di allora sono rimaste e su quali hanno cambiato le nostre relazioni. Ci si interroga per es. sul significato di “amore libero” o “libero amore”: non è sempre libero l’Amore? Ideali di libertà e di liberazione hanno investito a partire da allora ogni ambito della società, quindi anche quello sessuale, che in realtà è il primo, forse l’unico, se “il privato è politico”. E il privato è sempre politico, perché attraverso la politica la classe dirigente vuole indirizzare e controllare la sfera più intima di ogni singolo, vorrebbe orientare le coscienze, anche se non sempre vi riesce…. Eppure, in modo subdolo e obliquo, siamo guidati e soggiogati dalle norme sociali anche nella nostra intimità, anzi soprattutto in quella, perché, inutile nasconderlo o tacerlo, il sesso è centrale nella nostra vita. Non se ne parla mai, intendo seriamente, neppure fra intimi amici, è un argomento tabù! Ci siamo mai chiesti perché? Forse perché ci renderemmo conto di non essere liberi? Forse perché fin dall’infanzia ci hanno insegnato ad ingannare le nostre coscienze? Forse perché nel nostro intimo siamo guidati dai codici morali del Super Io? Dopo Freud, non dovrebbe essere così complicato parlare di sesso: riguardo ad esso forse ci sono norme morali da stabilire senza con ciò intaccare il concetto di libertà che vi è associato, per non decadere ad un livello inferiore di umanità. Il sesso conta per ogni persona, eccome, infatti siamo tutti malati, tutti nevrotici, tutti repressi o dissoluti, forse perché non abbiamo ancora capito bene come associare il sesso all’amore e alla libertà. Credo che “liberazione sessuale” non significhi semplicemente “sesso libero”, ossia avere rapporti intimi ogni volta che vogliamo e con chiunque vogliamo solo per dimostrare amicizia, come talora accadeva nel ’68, altrimenti scenderemmo a un livello bestiale; il sesso è centrale nella nostra vita, e proprio per tale motivo non può essere ridotto ad un’esigenza puramente fisica. A ben vedere oggi, coloro che accettano incontri casuali attraverso le chat hanno una tale concezione degradata del sesso. Il “sesso liberato” è ben altra cosa, è il piacere e la gioia dell’amplesso con la persona amata, la persona a cui affidi le tue emozioni più intime, quella con cui sei in profonda comunione, al punto da congiungerti fisicamente nel rapporto più intimo che esista. Come potrei dunque avere un tale tipo di rapporto con qualcuno che conosco poco? Per secoli gli uomini hanno fatto questo con l’uso della prostituzione, usando la donna come un oggetto, separando il sesso dall’amore, riducendolo ad una funzione accessoria e irrilevante, uno “sfogo” salutare… Ma chissà se ancora adesso lo fanno, con donne pronte ad assoggettarsi a questa logica perversa, come se fosse normale…. Ma forse, a ben considerare, lo fanno anche le donne, che col tempo hanno introiettato la logica maschile, cioè i costumi della classe dominante: e allora sì, si sentono libere perché anche loro usano gli uomini per il proprio piacere personale, come oggetti…. Ma chi si prende gioco di chi? E’ una farsa vicendevole? E’ un desiderio di sentirsi “al passo coi tempi”? E dopo, queste donne, si sentono realizzate? Sono a posto con se stesse, con la propria coscienza? E questi uomini, si sentono finalmente “potenti”, perché hanno soggiogato una donna? E quando l’utilizzo è reciproco, entrambi si sentono esaltati, soddisfatti? Oppure si sentono avviliti, miseri, sconfitti, perché hanno dovuto fare senza amore una cosa che sarebbe meravigliosa con la giusta partecipazione, col giusto coinvolgimento di entrambi i soggetti? Dopo un rapporto mercenario ti senti umiliato o ti senti al settimo cielo? E se hai ingannato qualcuno per ottenerlo, come ti senti? Che bella impresa da raccontare agli amici/amiche, che bella bravata! Dov’è finito l’amore che avevi da dare? “Fate l’amore, non la guerra”, predicava uno slogan del ’68: principio sacrosanto, però lo sfruttamento di un altro per propri scopi occulti appartiene alla guerra dei sessi e s’inscrive nella logica del dominio che ha ispirato la nostra storia fino ad ora. E se la chiave per avere davvero un “sesso liberato” fosse un cambiamento di prospettiva e di educazione dei due diversi generi, maschile e femminile? Fare “educazione sessuale” non vuol certo dire insegnare come avviene l’accoppiamento, come si fanno i bambini e fornire i preservativi…. Se mai codesta sarebbe “diseducazione sessuale”, dove viene insegnato il sesso in modo asettico, acritico, impersonale: se è tanto importante per ciascuno, come si fa a ridurlo a un processo di “impollinazione”? Ma con quale criterio si possono propinare informazioni di tal natura alla mente delicata e fragile di un giovane adolescente? Ogni cosa in noi è connotata sessualmente, e parimenti ogni cosa è connotata moralmente: siamo esseri umani, quindi esseri morali, ed anche il sesso dev’essere collocato nella sua giusta luce emotiva; l’emozione è ciò che ci contraddistingue come umani, non possiamo semplicemente “fare sesso”, espressione abbastanza comune, ma palesemente degradante per chi la pronuncia. Se diciamo “fare l’amore” è molto più bello! Forse occorrerebbe insegnare alle future generazioni l’unione fra il sesso e l’amore; le donne vi sarebbero per natura più portate, perché hanno sempre una concezione più organica delle loro esperienze, ma per anni hanno dovuto rinunciare ad un estremo del binomio, dato dal piacere sessuale. L’orgasmo era una meta da raggiungere per i maschi; per le femmine, fino agli ultimi anni, non è mai stato considerato importante. Anzi, la ragazza veniva tenuta all’oscuro di tutto, poi magari si ritrovava incinta in giovane età, se non ci pensava il maschio, anche lui educato in una visione distorta e unidirezionale del sesso: per l’uomo un’esigenza, per la donna una necessità. Infatti il sesso è sempre stato legato alla procreazione, non al piacere e all’intimità, quindi dopo che si sono prodotti i frutti legittimi dell’amore coniugale, viene rimosso. In fondo è sempre stato associato per le nostre nonne all’idea del dovere e del dolore: dovere coniugale di una buona moglie come voleva S.Paolo (“Voi, mogli, siate sottomesse ai mariti”), dolore del parto. Ma dagli anni ’70 le donne hanno cominciato a prendere coscienza che anche per loro esiste l’orgasmo, parallelamente allo sviluppo di un desiderio di autonomia e indipendenza economica, oltre che di incidenza decisionale in ambito politico. Non dimentichiamolo, “il privato è pubblico”, le due cose sono indissolubilmente legate, liberazione sessuale e libertà politica. E’ forse un caso che le donne ne siano per secoli state escluse, soggiogate dall’uomo in campo sessuale, private della cultura e del piacere? Troviamo una risposta nel recente, interessante e rivoluzionario libro di Naomi Wolf, “Vagina”, dirompente anche nel titolo. La negazione del godimento sessuale è una forma di schiavitù psicologica in cui l’uomo in molti casi continua a tenere la donna. La schiavitù dell’uomo e, recentemente, anche di molte donne, è tenere il sesso separato dall’amore, desacralizzandolo e svilendolo. Forse sì, può essere un gioco, come dice Michel Onfray, ma dev’essere suscitato e alimentato dall’amore. Non siamo automi, e non vogliamo negare nulla di ciò che ci caratterizza come esseri umani, dunque le relazioni non possono essere concepite come un contratto, rientrare nell’ambito del reciproco vantaggio, dell’homo oeconomicus. Il sesso interessa soprattutto la sfera emotiva, anche nell’uomo, quindi i sentimenti, quindi coinvolge necessariamente l’ambito morale. L’amore e il rapporto sessuale che ne consegue è realmente ciò che caratterizza il legame fra due persone, che solo in tal modo possono dirsi “sposate”. Il matrimonio finisce quando cessa questo legame, come scriveva Wilhelm Reich nel ’68 col suo famoso saggio “La rivoluzione sessuale”, la Bibbia in fatto di sesso per un’intera generazione. Il “libero amore” era da lui inteso in questo modo, non certo alla maniera di Charles Fourier (“Il nuovo mondo amoroso”, 1817) come l’intende Onfray. L’amore infatti è libero proprio perché non è un contratto legale o commerciale, come purtroppo è spesso inteso ancor oggi; “libero” non nel senso di “licenzioso”; “religioso” non in senso dottrinale, come un dovere imposto dall’alto, ma sacro, perché, mediante l’unione intima, possiamo accedere a un livello superiore dell’essere, nell’orgasmo, come predica la dottrina del tantra-yoga; possiamo sentirci fusi con l’Universo, come accade nell’estasi mistica e nella fruizione estetica. La meta di un rapporto, non sempre raggiungibile, dovrebbe essere questa: l’estasi, nel senso di uscire fuori da sé per andare verso l’altro e verso una comunione profonda. Naturalmente ciò non si può attuare se anche l’uomo non viene educato a compiacere la sua compagna, perché l’arricchimento sia sempre reciproco. Molte donne rinunciano al sesso e si abituano a farne a meno a causa dell’ignoranza dei loro compagni, che per un retaggio culturale di secoli non sanno far felici le loro partner, ovvero sono interessati egoisticamente solo al proprio piacere, al proprio “sfogo”. Ma perché noi donne, che abbiamo ottenuto in tanti casi l’indipendenza economica, l’autonomia politica, la cosiddetta “libertà” sessuale (fatta su misura per l’uomo), dobbiamo rinunciare ad una concezione globale del sesso come espressione d’amore? Rinunciare a quel piacere unico derivante dall’estasi amorosa? Qual è la vera Rivoluzione sessuale? Qual è la nostra vera libertà? Il tempo. Il nascere e crescere di ogni sentimento richiede tempo; l’amore richiede tempo; la contemplazione e il massaggio della yoni (come si esprime la Wolf) richiede tempo…. Attendere, avere pazienza verso l’altro/a significa rispettarlo/a. Credo che ci sia molto tempo da recuperare nella nostra vita, caratterizzata dalla frenesia del guadagno e del rapido consumo: è il tempo dell’Amore, della Pace, di ritrovare noi stessi, di riconoscerci, ognuno nel suo genere differente ma complementare. Riconoscerci figli della nostra Grande Madre, la Terra che dobbiamo rispettare. Creature, non usurpatori, in unione col Tutto, anche e soprattutto nella relazione sessuale, che non ha ancora sperimentato fino in fondo una vera Rivoluzione. Anna Actis Dato Bibliografia Naomi Wolf, “Vagina – Una storia culturale”, Mondadori, 2013; ed. or. 2012; Erich Fromm, “Amore, sessualità e matriarcato”, Mondadori, 1997; Wilhelm Reich, “La funzione dell’orgasmo” Sugar Editore, 1969; ed. or. 1942; Wilhelm Reich, “La rivoluzione sessuale”,1968; Feltrinelli, 1972; Vance Packard, “Sesso selvaggio”, Einaudi, 1970; Anthony Giddens, “La trasformazione dell’intimità – Sessualità, amore ed erotismo nelle società moderne”, Il Mulino, 1995; ed.or.1990; Michel Onfray, “La potenza di esistere: manifesto edonista”, Ponte alle Grazie, 2009; Michel Onfray, “La cura dei piaceri: costruzione di un’erotica solare”, Ponte alle Grazie, 2009; Marisa Rusconi, “Amati amanti – Idillio e sopraffazione: la coppia narrata a due voci”, Feltrinelli, 1981; AA.VV., “Contro la morale borghese: sesso, famiglia, religione nella società capitalistica”, Samona e Savelli, 1972; David Cooper, “La morte della famiglia”, Einaudi, 1981.