IL GRIT - nuovi studi e ricerche

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IL GRIT - nuovi studi e ricerche
IL GRIT - nuovi studi e ricerche
Il grit è un elemento tradizionalmente considerato indispensabile nel corretto
mantenimento degli uccelli da gabbia ed ampiamente consigliato da molti allevatori,
rivenditori e libri divulgativi. Con l’avanzamento delle nozioni nel campo della
fisiologia,alimentazione e patologia degli uccelli domestici, psittacidi in particolare, sono
stati avanzati seri dubbi sulla reale necessità che hanno gli uccelli di ingerire particelle di
grit. Proviamo, quindi, ad esaminare i motivi che inducono ad utilizzare il grit, unitamente
a quelli che ne sconsigliano l’impiego.
Che cos’è il grit e perché viene generalmente utilizzato.Di fondo bisogna considerare che vi
sono due tipi differenti di grit: quello insolubile e quello solubile.
Il grit insolubile è costituito da piccole particelle di silicati, non viene digerito dal sistema
gastroenterico degli uccelli, permanendo, quindi, nell’organismo fino a che non viene
eliminato con le feci. Molto spesso permane all’interno dello stomaco per tutta la vita del
volatile. Data la particolare consistenza svolge la funzione di “macina” nel ventricolo degli
uccelli, supportando l’opera della muscolatura gastrica e contribuendo significativamente
alla digestione di alimenti grossolani altrimenti non digeribili. In particolare lo stomaco
degli uccelli, in assenza di grit, non avrebbe la possibilità di aggredire i semi interi in
quanto il guscio impedirebbe ai succhi gastrici di accedere alla parte edibile del seme
stesso. L’azione di macinatura delle particelle silicee di grit insolubile presenti nello
stomaco contribuisce, appunto, allo sfaldamento del guscio (già ammorbidito dopo il
transito nel gozzo) permettendo agli enzimi gastrici di penetrare e digerire il seme. Questo
è quanto avviene nel sistema digerente di quegli uccelli granivori che sono soliti ingerire
semi interi, senza sbucciarli preventivamente (colombi, tortore, polli, ecc...).
Sperimentalmente è stato evidenziato che la capacità digestiva dei semi in polli a cui
veniva offerto del grit era del 10% superiore a quella di polli deprivati di grit. Tali risultati
non sono stati mai dimostrati negli uccelli da gabbia.Il grit solubile, invece, è costituito
essenzialmente da carbonato di calcio (ottenuto, generalmente, da gusci d’ostrica triturati)
per cui può essere digerito dall’apparato digerente degli uccelli. Il grit solubile viene
utilizzato soprattutto quale apportatore di calcio per l’organismo, ma ha limitata azione di
macinatura nello stomaco.
Spesso a questo tipo di grit viene associato, in composizioni presenti in commercio, del
carbone attivo vegetale (carbon-grit) allo scopo di adsorbire eventuali sostanze tossiche
presenti nell’intestino degli uccelli.
I nostri pappagalli necessitano di grit? E’ questa la domanda fondamentale da porsi.
I pappagalli in cattività usano sbucciare i semi, grazie al becco che permette loro che
questa operazione venga svolta con la massima accuratezza. Anche pappagalli di grande
taglia sono, infatti, in grado si sbucciare con gran cura tanto un grosso seme di girasole
quanto un piccolo seme di miglio. Il seme, quindi, viene ingerito completamente privato
del guscio, ammorbidito nel gozzo ed è, dunque, perfettamente aggredibile dai succhi
gastrici. Nei pappagalli, quindi, la funzione di macinatura, svolta dal grit insolubile nello
stomaco, non è necessaria ai fini della digestione. O, almeno, questo è ciò che si verifica
nei pappagalli in buona salute, per i quali esistono dati di soggetti vissuti in perfetta forma
sebbene privati del grit per oltre 20 anni (Avian Medicine: Principles and Application.
Ritchie, Harrison & Harrison, 1994).
Nei pappagalli con insufficienza pancreatica od altre difficoltà digestive sembra, invece,
che l’assunzione di piccole quantità di grit possa giovare alle funzioni digerenti in quanto la
funzione meccanica di macinatura compenserebbe, almeno in parte, il deficit enzimatico.
E’ consigliabile, tuttavia, che in questi casi sia il veterinario a decidere il trattamento più
opportuno, piuttosto che ricorrere autonomamente alla somministrazione di grit. Discorso
diverso merita il grit solubile, in quanto, come detto, viene utilizzato come fonte di calcio
per un organismo che, se alimentato con dieta basata sui semi (ricca in fosforo), presenta
fatalmente un equilibrio calcio/fosforo sbilanciato in favore di quest’ultimo, richiedendo un
integrazione alimentare di calcio. Tale scompenso può, tuttavia, essere corretto più
semplicemente somministrando al pappagallo una dieta bilanciata od un integratore
alimentare apposito.
Possibili problemi causati dal grit.
Il pappagallo in cattività può essere indotto, per noia, per problemi comportamentali o
semplicemente per gioco, ad ingerire grandi quantità di grit nel caso in cui possa avere
libero accesso ad esso. Le particelle di grit, in questi casi, andranno a depositarsi nel
gozzo, nel proventricolo e quindi nel ventricolo, causandone progressivamente la
distensione. In queste condizioni lo stomaco costipato non è più in grado di svolgere i
propri movimenti e le funzioni digestive vengono ad essere interrotte, causando la morte
del volatile. Questi casi sono stati osservati con una certa frequenza negli USA, ma stanno
divenendo comuni anche in Europa. E’ da ricordare che questi fenomeni di costipazione
possono avvenire non solo in seguito all’assunzione di grit insolubile (non digeribile), ma
anche per ingestione di quantità elevate di grit solubile.
Allo stesso modo bisogna pensare che i casi di costipazione gastrica possono essere
conseguenti anche all’ingestione di qualsiasi altro corpo estraneo (pezzetti di plastica,
polistirolo, metallo, ecc..), come dimostrano i non rari rilievi di tali oggetti nello stomaco
dei pappagalli.
Il carbone attivo presente in alcuni prodotti, inoltre, inibisce l’assorbimento di A, B2 e K,
potendo causare uno stato carenziali che va ad aggravare le condizioni di carenza in cui si
trovano molti pappagalli alimentati con diete a base di semi. Tali effetti collaterali sono
decisamente più importanti di eventuali benefici apportati dal carbone attivo, il cui impiego
può essere considerato in caso di effettiva necessità.
Conclusioni.Per i motivi sopra evidenziati vi è la tendenza a sconsigliare l’impiego di grit
nei pappagalli anche in considerazione che essi non ne hanno bisogno per le funzioni
digestive e che la supplementazione di calcio può essere ottenuta con mezzi più sicuri ed
efficaci. Di questa opinione è la maggior parte dei veterinari aviari tanto che già negli anni
‘80 è stato presentato un pannello, all’annuale conferenza della AAV, sconsigliante
l’impiego del grit. Questo non vuol dire, ovviamente, che il grit debba necessariamente
causare problemi ai pappagalli, in particolare se viene fornito grit solubile in limitate
quantità. Tuttavia, non essendo mai stato scientificamente provato che si tratti di un
elemento indispensabile all’organismo, ma al contrario sono stati documentati vari
casi di costipazione gastrica causata dal grit (Avian Medicine: Principles and Application.
Ritchie, Harrison & Harrison, 1994) è consigliabile che esso non venga somministrato ai
pappagalli, ricorrendo ad altri metodi più sicuri per integrare il calcio nella dieta.
Come sempre la dieta dei pappagalli è un elemento cruciale per il loro corretto
mantenimento in cattività ed il frequente riferimento all’alimentazione, al comportamento
ed alle condizioni dei pappagalli allo stato selvatico non è applicabile, per ovvi motivi, ai
pappagalli in cattività.
Allo stato captivo, inoltre, viene a perdersi spesso anche la capacità di autoregolazione del
pappagallo nei confronti dei propri fabbisogni alimentari e nella capacità di distinguere ciò
che è tossico da ciò che non è commestibile. L’affidarsi alla presunta abilità dei pappagalli
nel distinguere ciò che è meglio per il loro fabbisogno causa spesso brutte sorprese nei
proprietari.
Dott. Gino Conzo - Medico Veterinario Club Italiano Allevatori Agapornis