Madeleine sogna di Janis Joyce

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Madeleine sogna di Janis Joyce
Abbiamo chiesto a diversi scrittori di leggere l’inizio del
romanzo Madeleine dorme di Sarah Shun-lien Bynum fino al
punto in cui la protagonista si addormenta,
per poi provare a continuare da lì.
Questo è il sogno che ha scritto Janis Joyce.
Vuoi scrivere il tuo “sogno di Madeleine”?
Mandalo a [email protected], i migliori saranno pubblicati online e tra questi ne verrà scelto uno:
l’autore sarà invitato alla cena con Sarah Shun-lien Bynum a
Più Libri Più Liberi 2011.
Trovi l’estratto da cui partire e tutte le informazioni sulla pagina
facebook di Madeleine dorme oppure qui:
http://transeuropaedizioni.it/madeleine-sogna.php
madeleine sogna
di janis joyce
Per tutti i cammelli d’Arabia, esclama, ma questo è il
paradiso in terra! Alberi da frutto da ogni parte. Coi rami
così grevi di albicocche, melograni e pesche da piegarsi
fino a toccare l’erba. Per di qua, le urla un bambino uscito
all’improvviso dal frutteto. Arrivo! ribatte Saadia mentre si
libera dei veli e del chador. Che cazzo, ha appena fatto fuori
suo marito a coltellate e una bella corsa se la fa proprio
volentieri. Tieni, le dice il bambino porgendole un bottone
di peyote. Ma dove siamo?, domanda Saadia. Il bambino
la prende per mano e la porta in un villaggio di capanne di
frasche. Saadia!, le fa una donna azteca mentre la abbraccia
stretta, l’hai ridotto a fette finalmente quello stronzo!
Dalle capanne escono centinaia di donne e uomini
vestiti da guerriglieri andini. Agrupémonos todos, cantano
radiosi, en la lucha final y se alcen los pueblos por la
Internacional.
I bambini sono tutti orfani.
Mi adorano, si dice Saadia mentre i piccoletti le si
stringono intorno e le abbracciano i polpacci. Li adoro
anch’io, pensa lei sovrastata da un’ondata di amore senza
limiti. Vi amo, dice, vi amo tutti quanti. I guerriglieri la
sollevano e la portano in tripudio a una tavolata.
Qui Saadia, siediti qui, le dice una vecchia. La fa
accomodare. Da dietro le circonda il collo con le braccia,
appoggia la guancia alla sua e ce la preme contro.
Arriva un uomo.
Possente, dal passo elastico e il sorriso sciolto. La scruta.
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Gli altri tutti in piedi e ammutoliti.
Benvenuta Saadia, le dice.
Non puoi essere Dio, sospira lei. Non puoi essere
nemmeno l’Angelo della Luce. L’uomo rovescia la testa
all’indietro e ride.
No, Saadia, ribatte staccando il sigaro dalle labbra, io
sono Che Guevara.
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