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 LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] Wislawa Szymborska Il gatto in un appartamento vuoto Morire -­‐ questo a un gatto non si fa. Perché cosa può fare il gatto in un appartamento vuoto? Arrampicarsi sulle pareti. Strofinarsi tra i mobili. Qui niente sembra cambiato, eppure tutto è mutato. Niente sembra spostato, eppure tutto è fuori posto. E la sera la lampada non brilla più. Si sentono passi sulle scale, ma non sono quelli. Anche la mano che mette il pesce nel piattino non è quella di prima. Qualcosa qui non comincia alla sua solita ora. Qualcosa qui non accade www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] come dovrebbe. Qui c'era qualcuno, c'era, e poi d'un tratto è scomparso, e si ostina a non esserci. In ogni armadio si è guardato. Sui ripiani è corso. Sotto il tappeto si è controllato. Si è perfino infranto il divieto di sparpagliare le carte. Cos'altro si può fare. Aspettare e dormire. Che provi solo a tornare, che si faccia vedere. Imparerà allora che con un gatto così non si fa. Gli si andrà incontro come se proprio non se ne avesse voglia, pian pianino, su zampe molto offese. E all'inizio niente salti né squittii. www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] Sergej Aleksandrovič Esenin La ballata della cagna Al mattino nel granaio dove biondeggiano le stuoie in fila, una cagna figliò sette, sette cuccioli rossicci Sino a sera li carezzava pettinandoli con la lingua e la neve disciolta colava sotto il suo caldo ventre. Ma a sera, quando le galline si rannicchiano sul focolare, venne il padrone accigliato, tutti e sette li mise in un sacco. Essa correva sui mucchi di neve, durando fatica a seguirlo. E così a lungo, a lungo tremolava lo specchio dell’acqua non ghiacciata. E quando tornò trascinandosi appena, leccando il sudore dai fianchi, www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] la luna sulla capanna le parve uno dei suoi cuccioli. Guardava l’azzurro del cielo con striduli guaiti, ma la luna sottile scivolava e si celò nei campi dietro il colle. E sordamente, come quando in dono le si butta una pietra per giuoco, la cagna rotolò i suoi occhi come stelle d’oro nella neve. www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] Hermann Hesse Mio cuore vai Mio cuore vai con le sagge tartarughe, mio cuore, attraverso un Sahara di luce! Mio cuore vai con le sagge tartarughe, elisir per il corpo e ali per lo spirito Con i loro piviali da cerimonia le tartarughe insegnano l’inutilità dei piedi. Conoscono le falsità di orizzonti celesti e dedicano la loro vita a studiare una stella, una stella con la quale impregnano la corazza. www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] Mio cuore vai con le sagge tartarughe, elisir per il corpo ed ali per lo spirito non ti mancheranno quando sentirai la Terra muoversi. Mio cuore, spegni la tua vecchia sete di limiti. www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] William Wordsworth Il gattino e le foglie che cadono Guarda, piccola mia, da quella parte, guarda! Che bello spettacolo per bambini! Guarda il micio sul muretto come gioca con le foglie che dall’albero vengon giù, foglie secche che cadono una a una dal vecchio albero superbo, nell’aria placida e gelata di questo mattino radioso. Vorticando cadono a terra, piano piano, lentamente; parrebbe quasi, da come si muovono, che ogni foglia, scendendo, trasportasse una Silfide o una Fata, in visita nel mondo di quaggiù, ognuna silenziosa, invisibile, con il suo tremolante paracadute. Ma il micino, guarda come guizza, si accuccia, si allunga, dà zampate e colpisce! www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] Prima all’una, poi all’altra lieve e gialla come quella! Guarda quante sono! Ora solo una ne cade, e or non cadon più, niente più foglie. Vedi la fiamma del desiderio come avvampa nei suoi occhi di bragia? Fa un saltello da tigrotto e d’una balzo è sulla preda; quindi la lascia con un guizzo, e la riprende poi di nuovo. Ora, come farebbe un mago dell’India, ne piglia tre o quattro. www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] Elsa Morante Canto per il gatto Alvaro Fra le mie braccia è il tuo nido, o pigro, o focoso genio, o lucente, o mio futile! Mezzogiorni e tenebre son tue magioni, e ti trasformi di colomba in gufo, e dalle tombe voli alle regioni dei fumi. Quando ogni luce è spenta, accendi al nero le tue pupille, o doppiero del mio dormiveglia, e s’incrina la tregua solenne, ardono effimere mille torce, tigri infantili s’inseguono nei dolci deliri. Poi riposi le fatue lampade che saranno al mattino il vanto del mio davanzale, il fior gemello occhibello. E t’ero uguale! Uguale! Ricordi, tu, arrogante mestizia? Di foglie www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] tetro e sfolgorante, un giardino abitammo insieme, fra il popolo barbaro del Paradiso. Fu per me l’esilio, ma la camera tua là rimane, e nella mia terrestre fugace passi giocante pellegrino. Perché mi concedi il tuo favore, o selvaggio? Mentre i tuoi pari, gli animali celesti gustan le folli indolenze, le antelucane feste di guerre e cacce senza cuori, perché tu qui con me? Perenne, tu, libero, ingenuo, e io tre cose ho in sorte: prigione peccato e morte. Fra lune e soli, fra lucenti spini, erbe e chimere saltano le immortali giovani fiere, i galanti fratelli dai bei nomi: Ricciuto, Atropo, Viola, Fior di Passione, Palomba, nel fastoso uragano del primo giorno… E tu? Per amor mio? Non mi rispondi? Le confidenze invidiate imprigioni tu, come spada di Damasco le storie d’oro in velluto zebrato. Segreti di fiere www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] non si dicono a donne. Chiudi gli occhi e cantami lusinghe lusinghe coi tuoi sospiri ronzanti, ape mia, fila i tuoi mieli. Si ripiega la memoria ombrosa d’ogni domanda io voglio riposarmi. L’allegria d’averti amico basta al cuore. E di mie fole e stragi coi tuoi baci, coi tuoi dolci lamenti, tu mi consoli, o gatto mio! www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] Wisława Szymborska In effetti ogni poesia In effetti ogni poesia potrebbe intitolarsi «Attimo». Basta una frase al presente, al passato o perfino al futuro: basta che qualsiasi cosa portata dalle parole stormisca, risplenda, voli nell’aria, guizzi nell’acqua, o anche conservi un’apparente immutabilità, ma con una mutevole ombra; basta che si parli di qualcuno accanto a qualcuno o di qualcuno accanto a qualcosa, di Pierino che ha il gatto o che non ce l’ha più; www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] o di altri Pierini di gatti e non gatti di altri sillabari sfogliati dal vento; basta che a portata di sguardo l’autore metta montagne provvisorie e valli caduche; che in tal caso accenni al cielo solo in apparenza eterno e stabile; che appaia sotto la mano che scrive almeno un’unica cosa chiamata cosa altrui; che nero su bianco o almeno per supposizione per una ragione importante o futile, vengano messi punti interrogativi, e in risposta – i due punti: www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] Wisława Szymborska Monologo di un cane coinvolto nella storia Ci sono cani e cani. Io ero un cane eletto. Con un buon pedigree e sangue di lupo nelle vene. Abitavo su un’altura, inalando profumi di vedute su prati soleggiati, abeti bagnati dalla pioggia e zolle di terra tra la neve. Avevo una bella casa e servitù. Ero nutrito, lavato, spazzolato, condotto a fare belle passeggiate. Ma, con rispetto, senza confidenze. Tutti sapevano bene chi ero. Ogni bastardo rognoso è capace di avercelo un padrone. Attenti però -­‐ lungi dai paragoni. Il mio padrone era unico nel suo genere. Una muta imponente lo seguiva a ogni passo fissandolo con ammirazione timorosa. Per me c’erano sorrisetti di malcelata invidia. Perché solo io avevo diritto www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] di accoglierlo con salti veloci, solo io – di salutarlo tirandogli i calzoni. Solo a me era permesso, con la testa sulle sue ginocchia, accedere a carezze e a tirate di orecchie. Solo io con lui potevo far finta di dormire, e allora si chinava sussurrandomi qualcosa. Con gli altri si arrabbiava spesso, ad alta voce. Ringhiava, latrava contro di loro, correva da una parete all’altra. Penso che solo a me volesse bene, e a nessun altro, mai. Avevo anche doveri: aspettare, fidarmi. Perché compariva per poco e spariva per molto. non so cosa lo trattenesse lì, nelle valli. Intuivo però che si trattava di faccende pressanti, perlomeno pressanti quanto per me lottare con i gatti e tutto ciò che si muove inutilmente. C’è destino e destino. Il mio mutò di colpo. Giunse una primavera, e lui non era accanto a me. www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] In casa si scatenò uno strano andirivieni. Bauli, valigie, cofani cacciati nelle auto. Le ruote sgommando scendevano giù in basso e si zittivano ditro la curva. Sulla terrazza bruciavano vecchiumi, stragi, casacche gialle, fasce con emblemi neri e molti, moltissimi cartoni fatti a pezzi da cui cadevano fuori bandierine. Gironzolavo in quel caos più stupito che irato. Sentivo sul pelo sguardi sgradevoli. Quasi io fossi un cane abbandonato, un randagio molesto che già dalle scale si scaccia con la scopa. Uno mi strappò il collare borchiato d’argento. Uno mi diede un calcio alla ciotola da giorni vuota. E poi l’ultimo, prima di partire, si sporse dalla cabina di guida e mi sparò due volte. Neanche capace di colpire nel segno, così la mia morte fu lenta e dolorosa www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] nel ronzio di mosche spavalde. Io, il cane del mio padrone. www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] Alda Merini Perché amo gli animali Perché amo gli animali? Perché io sono uno di loro. Perché io sono la cifra indecifrabile dell’erba, il panico del cervo che scappa, sono il tuo oceano grande e sono il più piccolo degli insetti. E conosco tutte le tue creature: sono perfette in questo amore che corre sulla terra per arrivare a te. www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] Thomas Stearns Eliot Da: Il libro dei gatti tuttofare È una faccenda difficile mettere il nome ai gatti; niente che abbia a che vedere, infatti, con i soliti giochi di fine settimana. Potete anche pensare a prima vista, che io sia matto come un cappellaio, eppure, a conti fatti, vi assicuro che un gatto deve avere in lista, TRE NOMI DIFFERENTI. Prima di tutto quello che in famiglia potrà essere usato quotidianamente, un nome come Pietro, Augusto, o come Alonzo, Clemente; come Vittorio o Gionata, oppure Giorgio o Giacomo Vaniglia -­‐ tutti nomi sensati per ogni esigenza corrente. Ma se pensate che abbiano un suono più ameno, nomi più fantasiosi si possono consigliare: qualcuno pertinente ai gentiluomini, www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] altri più adatti invece alle signore: nomi come Platone o Admeto, Elettra o Filodemo -­‐ tutti nomi sensati a scopo familiare. Ma io vi dico che un gatto ha bisogno di un nome che sia particolare, e peculiare, più dignitoso; come potrebbe, altrimenti, mantenere la coda perpendicolare, mettere in mostra i baffi o sentirsi orgoglioso? Nomi di questo genere posso fornirvene un quorum, nomi come Mustràppola, Tisquàss o Ciprincolta, nome Babalurina o Mostradorum, nomi che vanno bene soltanto a un gatto per volta. Comunque gira e rigira manca ancora un nome: quello che non potete nemmeno indovinare, né la ricerca umana è in grado di scovare; ma IL GATTO LO CONOSCE, anche se mai lo confessa. Quando vedete un gatto in profonda meditazione, la ragione, credetemi, è sempre la stessa: ha la mente perduta in rapimento e in contemplazione del pensiero, del pensiero, del pensiero del suo nome: del suo ineffabile effabile www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] effineffabile profondo e inscrutabile unico NOME. www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] Predica di San Francesco agli uccelli La sustanza della predica di santo Francesco fu questa: -­‐ Sirocchie mie uccelli, voi siete molto tenuti a Dio vostro creatore, e sempre et in ogni luogo il dovete laudare, imperò ch’elli v’ha dato libertà di volare in ogni lato, anche v’ha dato il vestimento duplicato e triplicato; appresso, perch’elli riservò il seme di voi nell’arca di Noè, acciocché la spezie vostra non venisse meno nel mondo: ancora gli siete tenuti per lo elemento dell’aria che egli ha diputato a voi.
Oltre a questo, voi non seminate e non mietete; et Iddio vi pasce e davvi i fiumi e le fonti per vostro bere, e davvi i monti e le valli per vostro rifugio, e li alberi alti per fare il vostro nido e, conciossiacosaché voi non sappiate filare né cucire, Iddio veste voi e’ vostri figliuoli; onde molto v’ama il creatore poich’ elli vi dà tanti benefici, e però guardatevi, sirocchia mie, del peccato della ingratitudine, ma sempre vi studiate di lodare Iddio.
Dicendo loro santo Francesco queste parole, tutti quanti quelli uccelli cominciarono ad aprire i becchi, a stendere i colli, ad aprire l’ale, e riverentemente chinare i capi infino a terra, e con atti e con canti dimostrare che le parole del padre santo davano a loro grandissimo diletto. E santo Francesco insieme con loro si rallegrava e dilettava e meravigliatasi molto di tanta moltitudine d’uccelli e della loro www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] bellissima varietà e della loro attenzione e familiarità; per la qual cosa egli in loro molto divotamente lodava il creatore. www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] Roberta Dapunt LA MORTE DELLA GALLINA Quant’è bianco nell’aia il dicembre Tovaglia d’altare senza Dio Che fa riverente perfino il silenzio. Ed è un tonfo solo, a bocca chiusa che non consola, Uno sbatter d’ali veloce di piume In disperata corsa ha da finire il morire. In fondo allo sguardo laddove è neve, la testa Chiude piano gli occhi dalla lieve agonia. Aspettare è il dovere che finge indifferenza, A vita tolta è dato un tempo commovente per raffreddarsi. Di là da questo, di là dai versi Nel freddo il sangue in fretta s’aggruma. www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] UMBERTO SABA A mia moglie Tu sei come una giovane, una bianca pollastra . Le si arruffano al vento le piume , il collo china per bere , e in terra raspa ; ma, nell'andare , ha il lento tuo passo di regina , ed incede sull'erba pettoruta e superba . E' migliore del maschio . E' come sono tutte le femmine di tutti i sereni animali che avvicinano a Dio. Così se l' occhio ,se il giudizio mio non m ' inganna , fra queste hai le tue uguali , e in nessun ' altra donna . Quando la sera assonna www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] le gallinelle , metton voci che ricordan quelle, dolcissime , onde a volte dei tuoi mali , ti quereli , e non sai che la tua voce ha la soave e triste musica dei pollai . Tu sei come una gravida giovenca ; libera ancora e senza gravezza , anzi festosa ; che , se la lasci , il collo volge , ove tinge un rosa tenero la sua carne. Se l'incontri e muggire l'odi , tanto è quel suono lamentoso , che l ' erba strappi , per farle un dono . E' così che il mio dono t ' offro quando sei triste . Tu sei come una lunga cagna , che sempre tanta dolcezza ha negli occhi , www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] e ferocia nel cuore . Ai tuoi piedi una santa sembra , che d'un fervore indomabile arda , e così ti riguarda Come il suo Dio e Signore Quando in casa o per via segue , a chi solo tenti avvicinarsi , i denti candidissimi scopre . Ed il suo amore soffre di gelosia. Tu sei come la pavida coniglia . Entro l'angusta gabbia ritta al vederti s 'alza , e verso te gli orecchi alti protende e fermi ; che la crusca e i radicchi tu le porti , di cui priva in sé si rannicchia, cerca gli angoli bui . www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] Chi potrebbe quel cibo ritoglierle? Chi il pelo che si strappa di dosso , per aggiungerlo al nido dove poi partorire? Chi mai farti soffrire? Tu sei come la rondine che torna in primavera . Ma in autunno riparte ; e tu non hai quest'arte . Tu questo hai della rondine : le movenze leggere ; questo che a me , che mi sentiva ed era vecchio , annunciavi un 'altra primavera . Tu sei come la provvida formica. Di lei, quando escono dalla campagna , parla al bimbo la nonna che l ' accompagna . E così nella pecchia ti ritrovo , ed in tutte le femmine di tutti www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] i sereni animali che avvicinano a Dio ; e in nessun'altra donna. www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] UMBERTO SABA La capra Ho parlato a una capra. Era sola sul prato, era legata. Sazia d'erba, bagnata dalla pioggia, belava. Quell'uguale belato era fraterno al mio dolore. Ed io risposi, prima per celia, poi perché il dolore è eterno, ha una voce e non varia. Questa voce sentiva gemere in una capra solitaria. In una capra dal viso semita1 sentiva querelarsi ogni altro male, ogni altra vita. www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] ERRI DE LUCA IL PESO DELLA FARFALLA Sua madre era stata abbattuta dal cacciatore. Nelle sue narici di cucciolo si
conficcò
l’odore dell’uomo e della polvere da sparo. Orfano insieme alla
sorella, senza un branco vicino, imparò da solo. Crebbe di una taglia in più
rispetto ai maschi della sua specie. Sua sorella fu presa dall’aquila un giorno
d'inverno e di nuvole. Lei si accorse che stava sospesa su di loro, isolati su
un pascolo a sud, dove resisteva un po’ di erba ingiallita. La
sorella si
accorgeva dell’aquila pure senza la sua ombra in terra, a cielo chiuso. Per
uno dl loro due non c’era scampo. Sua sorella si lanciò di corsa a favore
dell’aquila, e
fu presa. Rimasto solo, crebbe senza freno e compagnia.
Quando fu pronto andò
all’incontro con il primo branco, sfidò il maschio
dominante e vinse. Divenne re in un giorno e in un duello. I camosci non
vanno a fondo nello scontro, stabiliscono il vincitore ai primi colpi. Non
cozzano come gli stambecchi e le capre. Abbassano la testa al suolo e
cercano di infilare le corna, appena curve, nel sottopancia dell’altro. Se la
resa. non è immediata, agganciano il ventre e lo squarciano tirando indietro il
collo. Di rado arrivano a questo finale. Con lui fu diverso, era cresciuto senza
regole e le impose. Il giorno del duello c’era sopra di loro il magnifico cielo di
novembre e in terra zolle di neve fresca, ancora minoranza, Le femmine
vanno in estro prima dell’inverno e mettono al mondo i figli in
piena
primavera. A novembre si sfidano i camosci. Entrò nel campo del branco
all’improvviso, sbucando dall’alto giù da un salto di roccia Le
femmine
fuggirono coi piccoli dell’anno, restò il maschio che scalciò sull’erba con gli
www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] zoccoli anteriori. In alta si ammucchiarono ali nere di cornacchie e gracchi.
Sospese sulle correnti ascensionali guardarono il duello aperto a libro sotto di
loro. Il giovane maschio solitario avanzò, batté zoccolo a terra e soffiò secco.
Lo scontro fu violento e breve. Le corna dello sfidante si aprirono una breccia
nella difesa e il corno sinistro agganciò il ventre dell’avversario. Lo squarciò
con un chiasso di strappo e in alto strepitò il frastuono di ali. Gli uccelli
proclamavano il vinto a loro destinato. Il camoscio sventrato fuggì perdendo
viscere, inseguito. Le ali si tolsero dal cielo e scesero in terra a divorarle. La
fuga del vinto si spezzò di netto, s’impuntò e cadde sopra il fianco. Sul corno
insanguinato del vincitore si posarono le farfalle bianche. Una di loro ci restò
per sempre, per generazioni di farfalle, petalo a sbattere nel vento sopra il re
dei camosci nelle stagioni da aprile a novembre. Quel giorno di novembre il
re riconobbe il declino. Il cuore batteva più lento dei duecento colpi al minuto,
spinta che dà ossigeno agli slanci in salita eli fa superare in leggerezza. Gli
zoccoli del camoscio sono le quattro dita del violinista. Vanno alla cieca e non
sbagliano millimetro. Schizzano su strapiombi, giocolieri in salita, acrobati in
discesa, sono artisti da circo per la platea delle montagne. Gli zoccoli del
camoscio appigliano l’aria. Il callo a cuscinetto fa da silenziatore quando
vuole, se no l’unghia divisa in due è nacchera di flamenco. Gli zoccoli del
camoscio sono quattro assi in tasca a un baro. Con loro la gravità è una
variante al tema, non una legge. Li poggiò all’alba nella nebbia fitta, da non
vedere a terra e se li trovò incerti. Così aspettò che il cuore spingesse i colpi
fin dentro le unghie e il giorno crescesse insieme ai battiti.
Non voleva
cedere, chinare il suo corno sinistro davanti a un maschio minore, solo più
fresco di forze. Fiutò l’orizzonte per sapere dove mai più tornare, né farsi
trovare. Il giorno di sole schietto asciugò presto la nebbia, un ruscello di luce
www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] infilava il branco da est che ci si abbeverava sollevando all’aria i musi.
Stavano molti metri giù da lui. Dal suo riparo in ombra vide la loro forza, il
numero, che tollera le perdite. Non erano coraggiosi, erano molti, valore che
dà forza ai più deboli. Erano figli suoi, usciti dalle spinte dei suoi fianchi. Non
ne era orgoglioso, aveva fatto il volere della vita. Potevano osare l’aperto in
piena luce. Brave le femmine che sgravano a maggio salendo ai pascoli più
alti. Partoriscono in solitudine, poi fanno gruppo con altre madri. Crescono i
piccoli in giardini d’infanzia recintati da burroni e cieli. Fanno scudo con le
loro corna alle picchiate dell’aquila, senza l’aiuto di nessun maschio. Brave
le camosce, ognuna can un marmocchio appiccicato all’ombra e alle
mammelle. Il
re le sorvegliava da lontana, lieto di vedere nascere più
femmine che maschi. Gli arrivò in salita l’odore dell’uomo e del suo olio.
Apparteneva all’assassino di sua madre. Era lui, saliva ad abbattere camosci
da solo, cercava il loro re da anni. Dette un calcio a una pietra e la mandò a
sbattere lontano sopra le ghiaie ripida. L’urto fece precipitare una piccola
scarica di sassi. L'uomo in fondo al pendio si voltò in su a cercarla, per
risalire alla bestia che l’aveva mossa. Guardò nel punto sbagliato. Il re dei
camosci nell’ombra lo prendeva in giro da molti anni. www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] Carlo Levi La cornacchia Orune www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] www.leggiperme.it LEGGI PER ME www.leggiperme.it [email protected] www.leggiperme.it