Silenzio, c`è My Generation il romanzo sonoro di Igort

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Silenzio, c`è My Generation il romanzo sonoro di Igort
54 L’UNIONE SARDA
domenica 27 novembre 2016
www.unionesarda.it
IL FESTIVAL. Programma del giorno
I suoni di Godano,
Clementi & Nuccini
Ultima giornata dell’edizione 2016 del
Festival Pazza Idea ospitato anche quest’anno negli spazi del centro comunale
Il Ghetto di Cagliari.
Si inizia alle 17 in sala Cannoniera con
gli scrittori Tommaso Giagni e Pietro Grossi che conversano con Pietro Del Soldà e
raccontano la riscoperta umana e narrativa della figura paterna che ha il carattere
speciale di una esperienza che accomuna
tutti, con esiti sempre diversi.
Alle 19 in sala Cannoniera “Noi cerchiamo la bellezza ovunque. E passiamo spesso il tempo così” con Cristiano Godano,
voce dei Marlene Kuntz ed esperto in comunicazione musicale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Ancora
musica con la chiusura del Festival (alle
20 in sala delle Mura) che è affidata a
“Quattro Quartetti”: spettacolo sospeso tra
letteratura e musica con Emidio Clementi e Corrado Nuccini che propone un viaggio letterario attraverso le parole di Thomas S. Eliot.
PAZZA IDEA. L’ARTISTA STASERA, ALLE 18, OSPITE DELLA RASSEGNA AL GHETTO DI CASTELLO
SANT’EULALIA
Silenzio, c’è My Generation
il romanzo sonoro di Igort
Migrazioni, ambiente
e cinema al femminile
nel ricco programma
del Cagliari Film Fest
L
’autore lo definisce «un romanzo di formazione». E
dichiara di navigare nella
grande corrente che «dalla tradizione del romanzo russo ed
ebraico» arriva a bagnare
l’America. Dove Philip Roth,
Kurt Vonnegut o Jeffrey Eugenides raccontano viaggi personali, personalissimi. Spesso
controcorrente. Che però sono
anche odissee corali. Percorsi
di un’epoca. In questo caso, da
Cagliari a Bologna e (in qualche modo) ritorno. Passando
per Londra e molti altrove, reali o immaginari. “My Generation”, appena uscito per Chiarelettere, è l’ambiziosa prova di
Igort nella narrativa fatta di
sole parole. Un po’ come
presentarsi nudo, per
uno che è - spesso contemporaneamente - fumettista, designer, musicista,
creatore di cd rom, editore,
graphic novelist e graphic
journalist. «Non fa molta differenza scrivere o disegnare»,
precisa dalla Campania, dove
ha ricevuto il Premio Napoli,
che in passato è andato a Buzzati, Cassola, Auster. «Ogni libro ha una sua forma, e questo,
anche per la mole, doveva essere un romanzo. Sono 300 pagine, se le avessi disegnate non
sarebbero bastate mille».
NON SOLO PAROLE. Se è vero
che in “My Generation” a dominare è la lingua scritta, quella di Igort comunque esplode
di immagini e suoni. Il
titolo (è il caso di dirlo?) cita un celebre
pezzo di The Who. In
copertina, Igort campiona, miscela, reinterpreta: il David Bowie di
“Aladdin Sane” (1973); un
bimbetto con il paltò blu
(sottobraccio ha una copia
di “Shadow”) tiene un palloncino con il logo di “Never Mind the Bollocks”; un
disco volante gravita sullo
Union Jack. «La mia generazione fu sommersa da
un delirio di voli spaziali,
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giornaletti, cinema e rock’n’roll» preannuncia l’esordio del
libro. Come il più classico dei
proemi classici. D’altronde baby Igor ha un padre meraviglioso e terribile che lo costringe a
salmodiare rosa, rosae, rosae
già in tenera età. Lo guida implacabile a cogliere la differenza tra i Berliner e i Wiener
(Philharmoniker). E no, non
capisce perché al suo bambino/ragazzo/uomo piaccia disegnare e ridisegnare chiappe di
cavallo (Jolly Jumper, il destriero di Lucky Luke). «In
questo scenario - commenta
l’artista tra
Yeudi Menhuin
e Jascha Heifetz si fa
strada un
androgino
super
truccato
che can-
Igort
ta di extraterrestri e indica la
via dell’oltraggio». È David Bowie, mai conforme alle aspettative. «Come resistergli?». Igort
non ci prova proprio. «Bowie,
Lou Reed e Iggy Pop, il punk mi
avrebbero dato metodo, un modo non convenzionale all’approccio, e molta energia».
UNO SPECCHIO. “My Generation” sarà una fonte preziosa
per gli studiosi di un artista
multimediale che da trent’anni
brucia le tappe, anticipa correnti. Nel frattempo, è una narrazione ironica e appassionante dove molti possono riconoscersi. Nel creare il suo stesso
mito - a partire
dalla irriducibile
bizzarria
di
nonni e zii
- Igort ricostruisce
la
Cagliari dove
è
cresciuto,
negli anni Sessanta e Settanta.
Sentendosi estraneo, come
l’amatissimo Giovane Holden.
Determinato alla fuga dal «paludismo esistenziale», ma anche dalla fede dei coetanei militanti o alternativi. A Cagliari
sono gli emarginati ad attirarlo.
I Sandie Shaw. Fratelli e sorelle di Lou Reed, di Patti Smith.
La wild side di Igort è a Londra. L’esilarante viaggio in autostop con l’amica di sempre
Susanna è l’anticamera di un
orrore fatto di ostelli, stanze
condivise, cibo fetente e lavori
sottopagati. Sottofondo punk.
BOLOGNA ROCK’N’ROLL. Racconta, Igort, anche l’Italia. Attraversata da furori ideologici,
squassata dall’ eroina (che si
porterà via fra gli altri l’amico e
rivale Andrea Pazienza) e dal
terrorismo . Ma anche mossa
da formidabili correnti creative. Nella Bologna del Dams, di
Roversi, degli Skiantos, il ragazzo con la passione del disegno diventa un artista che
cambierà per sempre il modo
di fare fumetto, di fare arte,
di fare reportage giornalistico. Dalle pagine di Alter Alter alla Biennale di
Venezia, a New York, Parigi, Tokio. Il tempo dirà
se oggi Igort stia aprendo
una nuova strada nella
narrativa italiana. Ricordi, lyrics, copertine di dischi, anche una playlist
esistenziale: c’è molto da
ascoltare in “My Generation”. È un romanzo sonoro. Ma si chiude sottovoce con un dialogo (vero
o immaginario?) con il padre che non c’è più. Si chiude con una doppia citazione
da pellicole mute. Una privata, una che ha fatto la storia del
cinema. È nel silenzio che un
artista ad alto volume ritrova
suo padre? «Nooo. Evitiamo facili psicanalismi, sono strumenti spuntati». Sarà...
Daniela Pinna
RIPRODUZIONE RISERVATA
I
l cinema indipendente e impegnato
è al centro di Cagliari Film Festival,
rassegna che torna dal 2 al 4 dicembre con tante opere in prima regionale.
LO SPAZIO. Le proiezioni si terranno al
Cine teatro Sant’Eulalia. Il calendario,
curato dall’associazione Tina Modotti,
prevede anche incontri con registi, mostre e momenti musicali. «Grazie al sostegno di Sardegna Film Commission, i
filmaker ospiti dell’evento potranno fare location scouting in città», anticipa
Alessandra Piras, direttrice artistica e
anima dell’organizzazione assieme col
presidente di Urban Center Cagliari,
Stefano Gregorini, lo scrittore Luciano
Marrocu e il giornalista Roberto Loddo,
LA PROGRAMMAZIONE. Ruota su grandi
temi: migrazioni, emergenza ambientale e valore della memoria. Una sezione
speciale (Scenari
sardi) è dedicata ai
talenti emergenti.
Preceduta dall’inaugurazione della mostra Exodus (ore
10,30) a cura del fotografo ungherese
Attila Kleb e dalla
presentazione del
progetto “Heroes
20.20.20”, si svolgerà venerdì 2 dicem- Valeria Golino
bre dalle 17.30.
I FILM. Si parte (2
dicembre, ore 21) con “Oggi insieme domani anche”, film di Antonietta De Lillo. Ospiti di sabato 3 dicembre i registi
Giuseppe Gaudino (di cui sarà proposto
“Per amore Vostro” con Valeria Golino),
Cristina Mantis, Isabella Sandri e Serena Nono. Autrice de “L’amico” e “Venezia Salva”, dialogherà con Tonio Trudu
e Alessandra Menesini. Domenica 4 dicembre (dalle 11) la chiusura con “Autoritratto siriano” di W. Simav Bedirxan,
“Redemption song” di Cristina Mantis,
“Attraversare Roma” di Audel Fourel,
“Alfredo Bini ospite inatteso” di Simone
Isola, “L’attesa” di Piero Messina con Juliette Binoche e “Giovanna Cau. Diversamente giovane” di Marco Spagnoli.
Racconta la storia dell’avvocata dei divi
che, 93enne, è di origini sarde. Alle 18
il reading “Grazia Deledda. Una vita come un romanzo”, tratto dal libro di Luciano Marroccu. (m.a.)
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