Nanni Jasmine Desiree

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Nanni Jasmine Desiree
Aprile 2014
Jasmine D. Nanni
IL CONTRARIO DI PACE
Pensaci: fermati un attimo e rifletti.
Spesso capita di essere talmente abituati ad una cosa giusta, da non
farci più caso e smettere di prenderla in considerazione fino a
renderla sbagliata; di essere talmente abituati ad una cosa sbagliata,
da dimenticarci di quanto questa possa essere dannosa.
Pace e Guerra: tutti predicano la Pace, che ormai è diventata una
componente scontata del nostro comportamento verso gli altri, ma
viene mantenuta solo un ideale in cui credere per consuetudine, non
ci si preoccupa di realizzarla; tutti denunciano la Guerra e la
rievocano durante le lezioni di storia, in cui date, sito di avvenimento,
esito e numero di caduti sono ormai solo dati di una tabella, che
fatichiamo a leggere come momenti angosciosi, luoghi devastati,
popolazioni sottomese o vite lacerate.
Lo sanno tutti cosa sono la Pace e la Guerra. Eppure questi concetti
opposti confinano come due terre divise da un fiume, la cui acqua
scende all’infinito e nessuno saprà mai dire con certezza a quale Stato
appartenga quella goccia: Pace e Guerra sono le due facce del nostro
mondo, ma anche le due facce della mia anima, e della tua. Anche
della tua, perché ci vuole poco ad amare una persona così
intensamente da odiare chiunque l’avvicini, o ad odiarne un’altra
tanto da amare chiunque le faccia del male, a mettere una goccia di
Guerra nella Pace e una goccia di Pace nella Guerra.
Rifletti.
Il contrario di Guerra è Pace, ma non fare la Guerra non basta per
fare la Pace, perché Guerra non è il contrario di Pace.
Il contrario di Pace non è Guerra. Il contrario di Pace è quando ti
giri dall’altra parte davanti al senzatetto che ti chiede una moneta con
un bicchiere in mano, il buio negli occhi e la dignità sotto le suole
marcite delle scarpe; quando in metropolitana preferisci restare in
piedi piuttosto che sederti accanto ad un extracomunitario che ha
come unica colpa quella di aver scelto di emigrare verso un
miglioramento; quando non vai a parlare a quella ragazza che sta
seduta sola in un angolo durante l’intervallo, con lo sguardo fisso a
terra e mille cicatrici nel cuore; quando un bambino cresce vedendo
suo padre che picchia la madre e si chiede se non è l’incarnazione di
quel loro amore sbagliato.
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Il contrario di Pace sono le abitudini, le convenzioni, i pregiudizi,
l’ indifferenza, l’ignoranza, l’orgoglio, l’egoismo: il contrario di
Pace non è Guerra, ma ciò che causa una guerra insieme a ciò
che non la ferma.
Noi ci allontaniamo dalla Guerra, affermando che sia un errore
dell’umanità, ma non ci possiamo allontanare da una società che è la
nostra, una società che forse è il vero errore dell’umanità.
Perché non basta evitare di agire in modo sbagliato, bisogna anche
produrre Pace, e la Pace non si produce con l’indifferenza:
altrimenti, il contrario di Pace, diventiamo noi. Io e te. Anche te, che
stai attento a non uscire dagli schemi, ad abbassare la voce quando
giudichi una persona, ad aspettare che questa sia di spalle prima di
mostrarle il dito medio, anche tu diventi il contrario di Pace perché
non sei il contrario di Guerra, perché non basta farsi i fatti propri e
restare nel “proprio mondo”: di mondo ce n’è uno e si sta sgretolando
sotto i nostri piedi, quel mondo non è mio, tuo o suo, ma è nostro.
Nostro di tutti, dei bianchi e dei neri, dei ricchi e dei poveri, del
senzatetto, dell’extracomunitario, della ragazza, del bambino e dei
suoi genitori: nostro di quei Noi tutti diversi.
Lo lasciamo allo sbaraglio senza pensare che se crolla lui, crolliamo
noi. Io e te. Anche te, che di mondo guardi solo il “tuo”, perché così è
più facile, perché è quello che fanno tutti, perché se anche ti
impegnassi per diventare Pace, da solo non combineresti proprio
niente: la Pace non si fa da soli.
Mi chiedo se esiste, la Pace. Ce la insegnano da quando siamo piccoli,
ma come si può insegnare qualcosa che non si è in grado di fare?
Come si fa la Pace? Se lo chiedi a un bambino, ti dice che basta
stringersi il mignolino, gliel’ha detto la sua mamma… ma la sua
mamma ha ragione? Se lo chiedi al senzatetto ti dice che anche la sua
mamma gli raccomandava di fare la Pace, ma quando poi hanno
litigato, la stretta di due mignolini è risultata troppo debole contro
l’orgoglio di entrambi e lui non è mai più tornato a casa. Se lo chiedi
all’extracomunitario, affermerà che un gesto del genere non ha
impedito la guerra civile nel suo Paese e non ha fermato la meschinità
del razzismo.
Eppure da piccoli l’unione del mio mignolino con il tuo ha unito
l’Africa con la Cina … Forse perché quando due bambini fanno la
Pace, la loro voglia di tornare a giocare insieme è più forte della rabbia
per il torto subito; forse perché quando due bambini fanno la Pace, le
loro intenzioni sono sincere, senza secondi fini. Per fare la Pace ci
vuole il perdono. La Pace si fa perché si vuole la Pace.
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Ma come si fa a porgere il mignolino ad uno sconosciuto? E tu, tu che
ti poni questa domanda, tu invece come fai a giudicare uno
sconosciuto? Il primo approccio dovrebbe essere svincolato da
qualsiasi pregiudizio: la Pace non ha bisogno di conoscere, la Pace è
per tutti, gratuita; una critica invece deve essere fondata, non
gratuita.
Ma noi evitiamo gli altri, li selezioniamo, li cataloghiamo come “giusti”,
“sbagliati”, “strani” o “normali”: in realtà questa è l’unica cosa davvero
sbagliata, che però facciamo ripetutamente fino a renderla giusta, a
cui ci abituiamo fino a renderla normale, la quale, se ci riflettiamo è,
al contrario, strana. È strano identificare ogni individuo con
un’etichetta che vedono e riconoscono come vera solo coloro che
l’hanno scritta secondo criteri soggettivi: ognuno risulta strano
rispetto ad un altro, perché la normalità non esiste ed è data dalla
massa che cerca di somigliarsi.
La normalità è una forzatura, la diversità è la natura; il conformismo
fra diversi è annientamento dell’identità, l’equilibrio fra diversi è
Pace.
È che abbiamo paura dei diversi, anche se di fatto, i nostri stessi
genitori presentano evidenti differenze da noi; ma sentiamo la
necessità di identificarci in un gruppo, così da allontanarci da un
altro allo stesso tempo: lo facciamo per crearci sicurezze, ma
ignoriamo l’unica certezza che ci è stata data: siamo tutti parte dello
stesso gruppo, e noi non capiamo niente e ci frantumiamo diventando
Guerra, quando siamo stati creati per essere Pace.
Ma non possiamo amare tutti. No, ma possiamo accettarli ed
imparare da loro, aprire gli occhi e guardare oltre i paraocchi dei
pregiudizi, aprire la mente e uscire dai vincoli dell’incertezza, aprire il
cuore e farci guidare da lui, perché amarsi è naturale, discutere è
normale, odiarsi è autodistruggersi. Pace non è amare tutti, Pace è
non odiare nessuno.
Io non so come si faccia la Pace: so come si fa la Guerra, so che il
contrario di Pace è il gelo di uno sguardo sprezzante, è quella persona
che cambia posto per evitarmi, è la mia compagna di banco che si
siede sempre vicino ad altri, è mia madre che mi canta la ninna
nanna con la voce rotta dal pianto, mio padre che mi chiede di fare
pace con mia sorella, con le nocche bianche di chi ha appena sferrato
un pugno.
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Noi della Pace conosciamo solo il contrario: il contrario di Pace
siamo noi, perché in questo mondo è più facile fare la Guerra che fare
la Pace, perché nessuno lo sa come si fa la Pace.
Eppure la Guerra l’abbiamo inventata noi, mentre la Pace è qualcosa
di innato; ma se non ci ricordiamo più come si fa, perché non
inventiamo anche la Pace?
Se metti una moneta nel bicchiere del senzatetto, se ti siedi di fianco
all’extracomunitario, se rivolgi la parola a quella ragazza nell’angolo,
se quel bambino vedesse i suoi genitori abbracciati, il sorriso che si
riceve in cambio di questi piccoli gesti, scalda il cuore. Quel calore è
Pace; quel calore ci fa capire che abbiamo tratto un maggiore
beneficio dalla generosità di quanto ne avremmo tratto dall’egoismo,
che pure è il sentimento che ci spinge ad agire tenendo in
considerazione unicamente il nostro interesse.
La Pace sono sorrisi che non nascondono rancori, non sorrisi di
convenienza, non sorrisi per ingannare o di soddisfazione per aver
ingannato: sorrisi come quelli dei bambini che si stringono i
mignolini.
Forse la Pace si fa così: innamorandoci del prossimo come
amanti, accudendolo come madri, proteggendolo come padri,
giocando insieme come fratelli, consigliandolo come amici,
litigando come umani, facendo poi la Pace come bambini.
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