Il giornalino degli studenti: la cultura serve a non servire

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Il giornalino degli studenti: la cultura serve a non servire
Liceo Statale “Enrico Medi” - Cicciano
LA VOCE DEGLI STUDENTI
Anno 2016 - N.1
Marzo 2016
LA CULTURA SERVE A NON SERVIRE
Questo giornalino è stato visto da tutti noi come
una prova, un segnale da
dare. E’ frutto di quattro
giorni (16-19 dicembre,
periodo della co-gestione)
di lavoro serio e diligente,
affrontato con straordinaria maturità che, però,
non ha comunque spento,
semmai alimentato, l’allegria e l’esuberanza che può
caratterizzare un gruppo
di ragazzi di età compresa
tra i 14 e i 17 anni.
In qualità di direttore
sento di esprimere un
profondo e caloroso ringraziamento a chi ha collaborato, e a chi, insieme a
noi, ha creduto fortemente in questo progetto e ha
lavorato affinchè prendesse vita. Non c’è modo migliore di presentare il nostro lavoro che attraverso
un breve resoconto della
nostra esperienza.
In linea con le consuetudini della cogestione, che
si realizza nel nostro Liceo da diversi anni, grazie
all’impegno di alcuni docenti e di tutti gli alunni,
abbiamo iniziato la nostra
carriera di “giornalisti autodidatti” il 16 dicembre
del 2015.
Fin da subito abbiamo do-
vuto affrontare varie avversità e abbiamo dovuto
risolvere problemi logistici che minacciavano la
buona riuscita del nostro
corso. Ma in poco tempo
le difficoltà erano già lontane e la nostra avventura
ha, finalmente, avuto inizio.
Mi tocca quindi spezzare
una lancia a favore della tanto dibattuta cogestione. Quest’ultima ogni
anno offre la possibiltà
agli studenti di abbattere
le burocrazie scolastiche;
li fa alzare dalle sedie, su
cui sono spesso “bloccati” in un ruolo passivo,
e li fa uscire dalle classi,
permettendo loro di sperimentare nuovi metodi
di apprendimento, i quali,
ogni anno sempre di più,
si dimostrano efficaci e in-
novativi. Si aprono le porte ad una cultura all’avanguardia, libera e mirata
solo alla crescita culturale
e personale dello studente. Una scuola strutturata
solo nel nome della conoscenza, dove i ragazzi sentono di dover apprendere
per loro stessi e non in vista di un voto.
Questo giornalino nasce
quindi con lo scopo di dar
voce agli alunni dell’Enrico Medi e di documentare, dall’interno, un’iniziativa importante come la
cogestione, con l’auspicio
che questa diventi una
realtà anche per altre
scuole, in modo da diffondere l’amore per la cultura e
liberare i saperi,
abolendo i voti.
Ilaria Dichiarante
SOMMARIO
La cultura serve
a non servire
Come i giovani
prendono la voce
I giovani
Omologazione
Scolastica
Alle ore 7 sono
un po’ confuso
Una scuola
senza voti
Comunicato
stampa
Co-gestione
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Liceo Statale “Enrico Medi” - Cicciano
COME I GIOVANI PRENDONO LA VOCE
Il secolo passato è stato segnato da
moti rivoluzionari su diversi fronti, fra i quali il diritto allo studio.
Adesso quest’ultimo è quasi dato
per scontato, senza dare il giusto valore a coloro che hanno lottato per
garantircelo.
Noi, invece, questo merito vogliamo
attribuirglielo per intero. Diversi
movimenti di protesta sono nati negli anni ‘60. Di essi ha parlato anche
Pier Paolo Pasolini. Negli “Scritti
Corsari”, egli analizza e giudica la
figura dei “capelloni”, considerati
dapprima gli oppositori della borghesia prepotente e ricattatrice, diventati poi essi stessi “prepotenti”
e “ricattatori”, omologandosi alla
massa e dunque annullando la loro
opposizione.
Avete facce di figli di papà.
Vi odio come odio i vostri papà.
Buona razza non mente.
Avete lo stesso occhio cattivo.
Siete pavidi, incerti, disperati (benissimo!) ma sapete anche come essere
prepotenti, ricattatori, sicuri e sfacciati: prerogative piccolo-borghesi,
cari.
I giovani, che inscenarono la protesta davanti all’Università di Architettura a Valle Giulia, sono etichettati con termini che rientrano nel
campo semantico di fascisti, mentre
i poliziotti, presi a sassate, non erano altro che “figli di poveri”.
Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte
coi poliziotti,
io simpatizzavo coi poliziotti.
Perchè i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da subtopie, contadine o
urbane che siano.
Quanto a me, conosco assai bene
il loro modo di esser stati bambini e
ragazzi,
le preziose mille lire, il padre rimasto
ragazzo anche lui,
a causa della miseria, che non dà
autorità.
Negli anni i giovani sono sempre
scesi in piazza, a volte per motivi
discutibili e a volte meno, in alcune
circostanze per i loro diritti, in altre semplicemente per ricordare chi
avesse realmente il potere a coloro
che avevano rimosso questo problema.
Se provassimo ad attualizzare questo assunto potremmo parlare di
come i motivi di rivolta giovanile
sono cambiati nel corso degli anni.
Ad oggi, le proteste più ricorrenti
sono contro le riforme politiche da
condannare, che calpestano anni di
lotte per il diritto allo studio: le proteste sono anche volte ad attaccare il
governo corrotto, che lascia ancora
spazio ad associazioni malavitose.
I temi del malcontento sono sempre
prossimi alle esigenze del cittadino,
che si sente chiamato in causa per
difendere i propri diritti, ancora
illuso di poter cambiare le cose: ricordate Il Gattopardo di Tomasi di
Lampedusa: “Se vogliamo che tutto
rimanga come è, bisogna che tutto
cambi”.
Per eliminare questo clima di negatività che si oppone al cambiamento, concludiamo citando una frase
di Gaber. “La rivoluzione oggi no,
domani forse, ma dopo domani sicuramente...”
Ilaria Dichiarante
Mariapia Sicondolfi
LA VOCE DEGLI STUDENTI
I GIOVANI
I giovani sono da sempre considerati il futuro della società, ma ci sono
differenze tra i giovani di ieri e quelli di oggi. I tempi sono senza dubbio
cambiati e con il tempo si sono evolute anche le menti e la visione del
mondo. Uno dei mutamenti principali è certamente l’introduzione
della tecnologia nella vita di ognuno
di noi.
Nel secolo precedente i ragazzi cercavano il confronto personale mentre oggi preferiscono relazionarsi
attraverso lo schermo del computer
o del proprio telefono.
Prima ci si divertiva con gli amici,
mentre oggi ci riduciamo ad andare
in discoteca e ad ubriacarci, storpiando il vero significato della parola “divertimento”.
Molti altri si avvicinano alla droga
pensando che sia l’unico modo per
affrontare la vita e le sue difficoltà.
Certamente con il tempo anche la
tipologia dei problemi è cambiata,
conseguentemente le reazioni ad
essi. Oggi molto spesso si entra anche nel circolo vizioso del gioco e si
diventa “ludopatici” oppure si pensa
più a cosa indossare la sera che alla
propria cultura, si pensa più all’apparire che all’essere, perdendo quindi il vero valore della vita.
Giuseppe D’Avanzo
Gennaro Perna
Ciro Scognamiglio
Luca Serafini
Donato Vitale
LA VOCE DEGLI STUDENTI
Liceo Statale “Enrico Medi” - Cicciano
OMOLOGAZIONE SCOLASTICA
Com’ è la scuola?
Anzi, come dovrebbe essere?
Ad oggi noi alunni non sappiamo il
vero significato del termine “scuola”,
poichè questa presenta molteplici
falle, partendo dal problema
principale: il rapporto docenti-alunni, nel quale molto
spesso nascono disguidi, incomprensioni, causati da vari
motivi.
Il motivo principale è il voto:
per i docenti noi alunni siamo solo una sufficienza o
un’insufficienza.
Essi non si rendono conto
che il più delle volte questi
voti minano la nostra autostima. Siamo consapevoli che
il ruolo istituzionale dei docenti è quello di promuovere
la cultura, ma l’attenzione è concentrata soprattutto sul rendimento,
poichè i professori si fossilizzano
solo su quest’ultimo aspetto. Molte
ALLE ORE 7 DI MATTINA SONO UN PO’ CONFUSO
Tanti sono i giornalini che vengono pubblicati nelle scuole. “La
voce degli studenti”, al momento, è solo un work in progress.
Speriamo che divenga una realtà duratura e che qualcuna delle cose dette dagli studenti passi
nella prassi. Stamattina che sto
scrivendo di getto alle ore 7:00
sono un po’ confuso. Sono coinvolto da quell’esperimento di didattica alternativa che si chiama co-gestione, che a diversi di
noi docenti non piace, ma io per
rispetto della “convivialità delle
differenze” sto in mezzo ai giovani come altri miei colleghi.
E se per un attimo diventassimo tutti studenti a nostra volta e avessimo qualcosa o molto
da imparare dagli allievi divenuti docenti? Certo la formula
della co-gestione va migliorata,
ma ognuno dei tanti insegnanti (che bella parola!) del Liceo
E.Medi dovrebbe collaborare
e allora forse l’esperimento diverrebbe qualcosa di più. Dagli
studenti credo si impari sempre,
in qualunque momento, dunque anche nella co-gestione.
L’ha detto Eraldo Affinati a
scuola nella presentazione del
suo libro L’Elogio del ripetente.
Tutti, come in L’ attimo fuggente, docenti e alunni, alla fine
dell’incontro ci siamo alzati ad
applaudirlo; non siamo saliti
sui banchi come nel film perchè
non c’erano. Ma sicuramente
abbiamo da imparare anche,
anzi soprattutto, dai “ripetenti”; perchè non siamo riusciti
ad appassionarli, a salvarli comunque interessandoli alla cultura? Ciò al di là della bocciatura che, come è organizzato il
sistema scolastico, a mio avviso,
non conta quasi nulla ai fini del
recupero vero dell’allievo e cer-
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volte non notano i miglioramenti,
nè tantomeno lo sforzo impiegato,
anzi, lo ignorano ponendolo in secondo piano.
Inoltre bisognerebbe abbattere il
muro che c’ è tra banchi e cattedra,
instaurando un clima di serenità
volto al reciproco scambio: occorrerebbe fissare come primo obiettivo la crescita personale e scolastica
dell’alunno. Il docente dovrebbe essere il punto di riferimento di ogni
studente, ma soprattutto un educatore, che dovrebbe aprirci la strada
per formarci come cittadini e che
dovrebbe distaccarsi dal convenzionale metodo d’insegnamento e dalla
burocrazia.
Carla Belloisi
Ornella Biancardi
Valeria Concetta Rea
Teresa Santorelli
tifica innanzitutto il fallimento
della didattica.
“Non volevano studiare, non
volevano fare niente...” Solita
solfa di noi docenti. Un vero insegnante, spinto, sollecitato proprio da chi non studia, dovrebbe avere la capacità di essere un
“santo laico” o “religioso” (per
chi insegna religione), senza fanatismi ovviamente: un missionario della cultura che, come ci
dice ancora Eraldo nell’Elogio,
va di pomeriggio, fuori dall’orario scolastico, a “recuperare”
le “pecorelle smarrite”, sul loro
luogo di “lavoro” o nell’ambiente comunque dove vivono, per
parlare, discutere, far sentire la
sua voce anche quando la campanella ha suonato la fatidica
ora di “le nostre strade si dividono”.
Quelle strade non dovrebbero
dividersi mai.
Ora se non sappiamo fare Eraldo, che insegna alla “Città dei
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ragazzi” di Roma e ha “costruito” una scuola per stranieri in
tutta Italia, se non sappiamo
come lui trasformare i suoi allievi (italiani, marocchini, afghani, iracheni, siriani ecc.) in
protagonisti, personaggi di libri
di successo e di ottima fattura,
possiamo, anzi dobbiamo, appassionare alla cultura tutti i
ragazzi, sfaticati, svogliati, studiosi o meno che siano.
È il nostro dovere (o piacere?).
Lo facciamo? Io credo, me compreso, che lo facciamo male. Non
vedo tutti i ragazzi entusiasti,
appassionati all’insegnamento;
il suono della campanella è per
la maggior parte di loro una liberazione, come da una sorta
di carcere. Non sto parlando di
quelli che eccellono, ma di tutti
i ragazzi di una classe tipo. Ciascuno naturalmente è libero di
farsi tutte le illusioni che vuole,
ma a me questa sembra la realtà. Soprattutto credo che sic
stantibus rebus, esistendo voti,
griglie di valutazione, e tante altre “carte” di un immenso
meccanismo burocratico-ministeriale, non possiamo neppure
tentare di fare meglio. Noi e gli
alunni non serviamo più solo la
dea della cultura, ma il gogoliano meccanismo dell’impiegato
che deve mettere il voto nella
magica casella “che mondi possa aprir[e]”.
Insomma la proposta de “La
voce degli studenti”, che raccolgo dai ragazzi e condivido,
è “aboliamo i voti”. Lo dice in
questo giornale anche Gerardo
Santella, l’ospite che i ragazzi
hanno ascoltato diverse volte a
scuola in alcuni incontri e nella
stessa co-gestione dell’anno scorso. Dai ragazzi allora imparia-
mo cos’è oggi il loro mondo e su
questa base costruiamo un percorso didattico che li porti a risultati migliori, umanamente e
culturalmente. Ma qual è il loro
mondo? Certo non è più quello dei decenni addietro, un’altra
epoca, che vide la pubblicazione del giornale studentesco, per
restare in tema, «La Zanzara»,
su cui apparve (nel n.3 febbraio
1966) la nota inchiesta intitolata “Che cosa pensano le ragazze
di oggi?”, l’inchiesta nella quale alcune studentesse, anonimamente, rispondevano a domande su vari temi, attinenti,
fra l’altro, alla sessualità, alla
famiglia, agli anticoncezionali,
al controllo delle nascite e al divorzio.
L’inchiesta riguardava la «posizione della donna nella società
italiana» e destò all’epoca tanto
scalpore, provocando scandali,
denunce e un processo. Il giornalino è passato alla storia e lo
si può leggere, nei suoi vari numeri, sul sito del Liceo”Parini”
di Milano.
“La Voce degli studenti” non
può e non vuole passare alla
storia. È solo una flebile voce
nel mare indistinto della comunicazione contemporanea;
essa pronuncia “storte sillabe” e
frasi iniziali e parziali, per ora,
sull’attività del nostro caro Liceo “Enrico Medi”. Caro anche
a me, nonostante esistano ancora i voti, i bocciati e nessuno di
noi, me compreso, sia un “santi
laico” o “ religioso”. La voce degli studenti va sempre ascoltata
perchè merita rispetto, come ci
dice il verbo latino “respicere”,
di essere vista, osservata così
come è.
Solo ascoltando molto si può
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partire per il nostro viaggio di
insegnanti, con i nostri compagni più piccoli, con un po’ di ungarettiana allegria, tra naufragi
e approdi, alla ricerca, certo con
un duro lavoro, nostro e loro, di
una didattica che sia fatta di intense ore di apprendimento reciproco.
Tempo decisivo da cui nessuno dovrebbe mai aver voglia di
fuggire.
A proposito di giornalini, di
insegnamento e dell’Elogio del
ripetente.
di Carlangelo Mauro
(docente Liceo Medi)
Una scuola
senza voti
Ho proposto più volte in sedi
istituzionali e nelle scuole in
cui ho insegnato l’abolizione
del voto. Proposta sempre bocciata. Ma prima di spiegare le
motivazioni della mia convinzione, sentite questa. Ho insegnato otto anni Progettazione
didattica presso l’Università
di Salerno ai laureati di lettere
per l’abilitazione all’insegnamento. Nel mio corso dedicavo varie lezioni all’uso didatti-
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co dei media e in particolare al
quotidiano in classe. La prova
d’esame era strutturata a gruppi di quattro, ognuno dei quali
svolgeva e illustrava un progetto di utilizzazione del giornale
in classe.
Prima di fare l’esame ho ritirato
tutti i libretti e messo 30 a tutti,
poi ho invitato ogni gruppo a
relazionare in dialogo tra loro
per venti minuti. Esperimento
riuscito: liberati dalla preoccupazione del voto, hanno fatto
loro una lezione a me. Perchè
tranta e non trenta e lode? Perchè va bene una fetta di torta
alla fine del pasto, ma la ciliegina è una inutile aggiunta.
Aggiungo ancora che questo non significava regalare
30 prima dell’esame, ma era
la naturale conclusione di un
proficuo lavoro didattico conseguente a lezioni laboratoriali
interattive, improntate al metodo dell’analisi, ricerca, scoperta.
Allora come mi sono comportato a scuola dove è obbligatorio dare un voto? Per svuotarne l’importanza ho ridotto la
scala numerica da 10 a 4 numeri. Considero infatti il 4 uno
schiaffo dato sulla guancia, il
3 un pugno sul voto, il 2 uno
sfregio alla dignità della persona e quindi qualsiasi insufficienza l’ho sempre valutata con
5. Poi 6, 7 e 8 (che comprende
in sé anche il 9 e il 10, utili solo
a sollecitare la vanità personale
e familiare).
Ed allora NO AL VOTO perchè: una persona non può essere valutata con un numero;
un numero può valutare una
prestazione tecnica sulla base
di un risultato raggiunto, ma
questo vale per le macchine
fatte di fili, rotelle, bulloni, circuiti elettrici; non per gli uomini che sono fatti anche di
sentimenti; un numero valuta
il lavoro scolastico, ma molte
cose si imparano fuori dalla
scuola e talora anche contro
la scuola; spesso son quelle
che fanno fare un salto nella
maturazione della personalità, ma non sono considerate;
il voto è segno di una scuola
mercantilistica ed economicistica che vuole esseri formati
per la produzione, per la quale bastano teste imbottite, non
uomini che abbiano la facoltà
di pensare, scegliere, giudicare,
insomma difficilmente condizionabili e manipolabili.
Il voto rappresenta una lacerazione per studenti e insegnanti: per i primi perchè vedono
tutto ridotto ad un numeretto,
per i secondi perchè la differenza di numeri attribuiti ai
vari allievi genera sempre disparità di accettazione, opinioni, giudizi e quindi rompe un
rapporto di fiducia e di dialogo
faticosamente raggiunto con il
lavoro di un anno intero, con
risentimenti e strascichi.
Il voto è strumento di deresponsabilizzazione di quella
parte di insegnanti che continuano a considerarlo l’unica
arma che ancora rimane loro
per tenere buoni gli alunni;
senza il voto si deve avviare
una comunicazione dialogica,
che è basata non su un piano
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gerarchico, ma orizzontale e
tesa a costruire un significato
comune.
Ma, direte, perchè uno che
non ha studiato dovrebbe essere promosso come quello che
ha studiato? Perchè la promozione, umana e culturale, non
è data dai numeri ma dalle
conoscenze e competenze acquisite, che non hanno bisogno di essere numerate, ma
si esplicano nell’esperienza e
nell’attività quotidiana. Ed allora promozione assicurata a
tutti, in modo che ognuno si
ponga il problema dell’etica
della responsabilità e cerchi di
realizzare se stesso liberamente
senza vincoli e preoccupazioni, considerando l’insegnante
un compagno di viaggio con
cui fare insieme un percorso di
vita. Lascerei solo la scelta individuale di ripetere l’anno agli
alunni che in un modificato
contesto si rendessero conto di
non aver acquisito i saperi utili
per affrontare difficoltà superiori.
Prof. Gerardo Santella
(docente in pensione)
Queste riflessioni sulla valutazione sono tratte dall’opuscolo
“Navigare a vela”, dello stesso
autore, che fa parte del dossier
che l’Università di Salerno ha
preparato come relazione-sintesi del lavoro svolto presso
la Scuola internuniversitaria
campana per l’insegnamento
secondario 2002.
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COMUNICATO STAMPA
Liceo Statale “Enrico Medi” - Cicciano
Lezioni magistrali di Letteratura Italiana Contemporanea: Granese, Ferroni, Baldi.
Dirette agli studenti delle classi V, in vista dell’Esame di Stato, sono cominciate venerdi 11
dicembre a Cicciano. ore 9:45, presso il centro Nadur. Saranno aperte al pubblico.
Presso il Centro Nadur di Cicciano ha avuto
inizio il ciclo, a cadenza annuale, di “Lezioni di Letteratura Italiana Contemporanea”,
organizzato dal Liceo Scientifico-Linguistico-Artistico “E.Medi”, di Cicciano, curato
dal Dirigente Scolastico prof. Pasquale Amato e dai docenti Carlangelo Mauro e Rosanna Napolitano.
Il Liceo “E.Medi” da anni propone incontri e
confronti degli studenti con autori contemporanei viventi, ultimo lo scrittore romano
Eraldo Affinati, presente in diverse antologie scolastiche. Le attività didattiche mirate,
in un percorso diverso ma parallelo, alla riflessione critica su autori canonici e ormai
classici della contemporaneità, riservate alle
classi V, ma aperte anche al pubblico esterno, hanno avuto inizio con la lezione di Alberto Granese (Univ. Salerno) sul tema “Natura e cultura: i riflessi fisici, etici e psichici
della guerra nella narrativa di Alberto Moravia”. Durante la lezione saranno richiamate
a video alcune immagini tratte dal film “La
ciociara”, di V. De Sica, tratto dall’omonimo
romanzo di Moravia.
La ricca produzione scientifica di Granese,
già professore ordinario di Letteratura italiana, è documentata dalla “Bigliografia” inserita nell’opera in due tomi in suo onore, “Non
di tesori eredità” (Guida 2015), dove sono
raccolti i contributi che vari studiosi gli hanno generosamente offerto. Tra i suoi numerosi volumi si segnalano i più recenti “Ugo
Foscolo. Tra le folgori e la notte”; “I campanili di Martinville. Debenedetti tra progetto
e destino”; “Menzogne simili al vero. Epifanie del Moderno: il mito, il sacro, il tragico”;
“Con pura passione. Dall’«itale glorie» di
Foscolo all’«umile Italia» di Pasolini”.
Già fissate le date di altre due lezioni: il 17
febbraio, anniversario della morte di Giordano Bruno, relazionerà, sull’ ‘eretico’ Pasolini,
il prof. Giulio Ferroni, dell’Univ. “La Sapienza”, autore della “Storia della letteratura italiana” (Einaudi Scuola, 1991), poi divenuta,
con alcuni collaboratori, l’antologia “Storia e
testi della letteratura italiana” (ivi, 2002, con
aggiornamenti successivi).
Il 10 marzo, Guido Baldi (Univ. di Torino),
autore, con altri, di “Dalla storia al testo, dal
testo alla storia”, uscita nel 1993 per Paravia,
poi rinnovata in varie edizioni, concluderà
la prima tranche di incontri con una lezione
su Pavese.
Le “Lezioni di Letteratura Italiana Contemporanea” continueranno con altri professori
universitari che, tra i loro ampi studi, hanno
pubblicato manuali e antologie per l’insegnamento dell’italiano nella scuola secondaria. Sono stati infatti invitati, ma non hanno
ancora confermato la loro presenza, Remo
Cesarani (Univ. di Pisa, poi Genova e Bologna), autore, con Lidia De Federicis, del
“Materiale e l’immaginario”, la cui pubblicazione cominciò nel 1979 presso Loescher;
Alberto Asor Rosa (“La Sapienza” di Roma),
autore della “Storia europea della letteratura
italiana”(Le Monnier Scuola, 2008) e della
“Letteratura Italiana. Testi, autori, contesti”
(Le Monnier Scuola, 2012)
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“Cronaca” della Co-gestione
Noi alunni del corso di giornalismo abbiamo intervistato i coordinatori e i partecipanti dei vari corsi, ponendo
loro alcune domande.
Corso: Musica
Alla domanda su quali fossero le loro impressioni,
Paola Colucci ed un altro studente ci hanno riferito che
il corso di musica è stato ben organizzato, con coordinatori competenti e ben preparati e ottime attrezzature.
Appena arrivati nel corso, i coordinatori hanno chiesto ai partecipanti se avessero già esperienze col canto o
con gli strumenti musicali. All’interno del corso si provavano canzoni nuove ogni giorno in vista della giornata della creatività, dove alcuni di loro si sono esibiti con
una performance musicale.
«Cosa ne pensate della co-gestione?»
«Utile perchè aiuta gli studenti ad approfondire temi
differenti e potrebbe, eventualmente, far crescere una
qualsiasi passione.»
Cord. Dario Luciano
Corso: Mitologia e Archeologia
«Di cosa parlate all’interno del corso?»
«All’interno del corso di Archeologia e Mitologia sono
presenti molti alunni che si interessano non solo della
storia, ma in particolare dei miti. In questi giorni si è
discusso di tre diversi tipi di mitologia: greca, romana
e nordica.»
« Cosa vi ha spinto a scegliere questo corso?»
« La scelta di partecipare a questo corso è dovuta dal
fatto che, noi studenti, vogliamo sviluppare una forma
di didattica alternativa, distaccandoci dalla normale lezione quotidiana. Pensiamo che la cogestione sia utile
proprio perchè ci aiuta ad approfondire temi che, normalmente, in classe non si studiano.»
Cord. Nicola Lanzaro
Michele Montano
Corso: Cultura Orientale
«Tra i tanti temi che la cultura orientale può offrire, voi
quali di questi approfondite?»
«I coordinatori hanno spiegato la differenza che c’ è tra
i Manga e gli Anime, chiarendo che c’ è una grande differenza tra essi, per quanto si possa pensare che siano
simili.
Il corso è stato poi diviso in visione degli Anime e in
pratica delle Arti Marziali, pratica integrante della cultura orientale. Inoltre per l’ultimo giorno è previsto lo
studio dell’alfabeto cinese e di quello giapponese.»
«Cosa pensate della co-gestione?»
«La cogestione è un’ occasione per allontanarsi dalla
monotona lezione, praticare nuove attività e confrontarsi con gli altri.»
Cord. Simone Guerrieri
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Corso: Moda
«Galluccio Fortuna, come mai hai scelto di dirigere questo corso?»
«Negli altri anni il corso di moda è sempre stato
sottovalutato e messo all’angolo, definito come
una perdita di tempo, come qualcosa che non
avrebbe avuto un seguito e che si sarebbe concluso con una semplice sfilata. Quest’anno ho
voluto dare un’ accezione diversa e più significativa. Inoltre abbiamo avuto anche la collaborazione di una docente ex impiegata di Fracomina, che ci ha messo in contatto con una
sua ex collega, la quale ha accettato di venire in
qualità di esperta.»
«Avete organizzato qualcosa per la giornata della creatività?»
«La sfilata di quest’anno sarà completamente
diversa da quella alle quali siamo stati abituati.
Ho preso personalmente impegno con me stessa e con la scuola di portare questa iniziativa
ad un grado più elevato, conferendole un valore sociale e umano. Ogni ragazza, infatti, sfilerà
indossando i costumi tradizionali delle diverse
nazioni, in modo da rappresentare i diritti della
donna nei singoli stati e da sottolineare le differenze tra oriente e occidente. Abbiamo cercato
di eliminare, quindi, l’alone di mercificazione
che solitamente è accorpato a manifestazioni
come le sfilate, nelle quali le donne sono poco
più di manichini, attribuendo a queste ultime il
giusto merito e la giusta attenzione.»
Cord. Fortuna Galluccio
Alessandra Meo
Giusy Mungiello
Corso: Educazione alla Salute
«Questo corso è considerato uno tra i più interessanti, poichè l’educazione alla salute è fondamentale per la nostra persona. Grazie a questo
corso possiamo correggere le nostre cattive abitudini alimentari, distaccandoci dal solito mangiare solo carne e pesce, aprendoci anche alle
abitudini vegetariane.
Durante questi giorni abbiamo visto molti vi-
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deo che trattavano la produzione del cibo che
ingeriamo, e soprattutto come viene prodotto e
come vengono trattati gli animali prima di essere uccisi, e come questi prodotti possano nuocere al nostro organismo.»
«Cosa ne pensi della co-gestione?»
«Quest’anno è stata organizzata meglio rispetto agli anni passati, poichè sono stati introdotti
nuovi corsi molto istruttivi. I coordinatori sono
molto disponibili e preparati.»
Cord. Francesco Balzano
Rebecca Orlanducci
Corso: Attualità
«Cosa avete trattato durante questo corso?»
«Il corso è uno tra i più attivi, perchè tratta argomenti tanto difficili quanto attuali, come il
terrorismo politico. Si parla, inoltre, della droga e della criminalità organizzata, dei pro e dei
contro alla legalizzazione delle droghe leggere
a scopo farmaceutico, dell’omosessualità e della
teoria Gender, delle adozioni e della globalizzazione.»
Cord. Felice Montanaro
Corso: Hip Hop
«Il corso di Hip Hop sta emergendo nell’ambito
della cogestione, grazie al coordinatore, desideroso di far conoscere la cultura hip hop, ancora
oggi sottovalutata e poco conosciuta.»
«State organizzando qualcosa per la giornata
della creatività?»
«In vista della giornata della creatività, Big Effe,
nome d’arte di Fabio Sgambato, coordinatore
del corso, si esibirà con una performance musicale con la collaborazione di rapper emergenti: Mike Brian, Il Gringo, Kumba e Ugo Crepa.
Questi ultimi hanno spiegato l’origine dell’Hip
Hop, dando dimostrazione di freestyle, parte
fondamentale di questa cultura.»
«Tra tutte le canzoni che hai composto, quale
frase ha più significato per te?»
«Tra tutte quelle che ho composto ricordo in
particolar modo questa:
“Nu pens positiv si tutt chest è trash, nun esist o’
positiv si s pens sul o’ cash.”»
Cord. Fabio Sgambato
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Corso: Danza
«Perchè avete scelto di coordinare questo corso?»
«Perchè la danza è la nostra passione, e sin da piccole sognavamo di avere un corso tutto nostro per
poterla trasmettere.»
«Vi piace il corso che state seguendo? Cosa state
imparando?»
«Si, ci piace molto e siamo molto soddisfatti. Le
coordinatrici ci stanno preparando per la giornata
della creatività con varie coreografie da loro organizzate.»
Cord. Anna Ferrara
Anna Mugnano
Corso: Cinematografia
«Perchè hai scelto di dirigere questo corso?»
«Perchè sono sempre stata molto affascinata dal
mondo del cinema. Volevo trasmettere ai ragazzi il vero significato del termine “cinematografia”, e volevo insegnare che dietro ogni film c’ è
un messaggio che va colto.»
«Sei soddisfatta di questo corso? Cosa hai imparato?»
«Sono molto soddisfatta. Abbiamo visto film
davvero bellissimi e c’ è una frase di “Old Boy”
che mi è rimasta impressa: “Ridi e il mondo riderà con te, piangi e piangerai da solo”.»
Cord. Valeria Amato
Pasquale Cavezza
Federica Centrella
Fabiana Natale
Corso: Invito al dibattito
«Dichiarante Antonio, perchè hai scelto di gestire questo corso?»
«Sono sempre stato un ragazzo che ama discorrere.»
«Vi piace il corso che state frequentando? Cosa
state imparando?»
«Si, siamo molto soddisfatti. Questo corso ci ha
aiutato ad essere più sicuri delle nostre idee, e
ad esporre le nostre opinioni senza il perenne
timore del giudizio altrui.»
Cord. Antonio Dichiarante
Giuseppe Meluccio
Michele Sicondolfi
LA VOCE DEGLI STUDENTI
LA VOCE DEGLI STUDENTI
Liceo Statale “Enrico Medi” - Cicciano
Corso: Fotografia
«Perchè avete scelto di coordinare questo corso?»
«Ogni volta che prendo la macchina fotografica
vengo catapultato in un mondo parallelo, dove
riesco ad essere me stesso; ho voluto insegnare
agli altri la magia di quest’oggetto.»
«Siete soddisfatti di questo corso? Cosa avete
imparato?»
«È stato un corso molto istruttivo. Ci hanno insegnato che ogni scatto è impresso in noi come
oggetto di ricordo, dunque prezioso quanto
quest’ultimo.»
Cord. Giovanni Papa
Corso: Pittura
«Perchè hai scelto di gestire questo corso?»
«Grazie alla pittura riesco ad esprimere ciò che
provo, e tengo a far capire che anche una semplice pennellata può avere valore e far conoscere davvero una persona.»
«Vi è piaciuto il corso? Cosa avete imparato?»
«Sono davvero molto soddisfatto di questo corso. Ho trovato persone che riescono ad interpretare ciò che sento, e ho imparato a comprendere ogni quadro che abbiamo analizzato.»
Cord. Tani Angiero
Corso: Educazione Sessuale
«Perchè hai deciso di dirigere questo corso?»
«Sono informata più o meno quanto gli altri,
ma penso sia una tematica importante, dunque
ci tenevo a parlarne»
«Vi piace il corso che state frequentando? È stato istruttivo per voi?»
“Si, è stato molto istruttivo: ci siamo documentati sulle Malattie Sessualmente Trasmissibili,
tematica molto attuale.»
Cord. Ilaria Biricchini
Gianluca Di Pinto
Giovanna Matrisciano
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LA VOCE DEGLI STUDENTI
Liceo Statale “Enrico Medi” - Cicciano
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I professori e la Cogestione
Durante queste interviste non abbiamo considerato soltanto il parere degli studenti, ma
abbiamo anche cercato di capire quale fosse il
punto di vista dei professori.
“Prof. Grasso cosa ne pensa di questa cogestione?»
«Penso che questa cogestione sia utile anche per
lo svolgimento di attività extracurriculari ed è
organizzata tenendo conto di tutti gli interessi
dei ragazzi del Liceo.»
«Come potrebbe migliorare nei prossimi anni?»
«Per i prossimi anni la cogestione, oltre ai corsi
standard, potrebbe dare spazio anche a laboratori di matematica e fisica, ma anche di letteratura e filosofia, dato che non se ne organizzano
molti.»
Servizio d’Ordine
«Avete svolto con serietà il vostro compito?»
«Certo! Ammettiamo che non è stato facile farci
rispettare, ma ci siamo riusciti. Il primo giorno
è stato uno dei più faticosi, anche perché nonostante i rigorosi controlli, la situazione ci era un
po’ sfuggita di mano, ma dopo questo episodio
siamo stati più seri ed esigenti nei confronti dei
ragazzi.»
Rappresentati d’Istituto
«Natale Rossella sei soddisfatta dell’organizzazione e dello svolgimento dei corsi?»
«Ad esser sinceri, non sono pienamente soddisfatta di tutti i corsi; i pochi corsi di cui sono
fiera mi hanno soddisfatta per la loro organizzazione e serietà.»
Direttore: Ilaria Dichiarante
Caporedattore: Mariapia Sicondolfi
Redattori: Carla Belloisi, Ornella Biancardi, Giuseppe D’Avanzo, Serena Giallongo, Gennaro Perna,
Valeria Rea, Sofia Sanseverino, Teresa Santorelli,
Ciro Scognamiglio, Luca Serafini, Donato Vitale
Ospiti: Carlangelo Mauro, Gerardo Santella
Grafici: Sara Gatto, Mariapia Sicondolfi
Fotografi: Alessandra Calò, Vincenzo De Stefano