yes we can`t
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2011-2012 yes we can’t Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, 2012 A cura dell’Ufficio Area Comunicazione L’editore si dichiara pienamente disponibile a regolare le eventuali spettanze relative a diritti di riproduzione per le immagini e i testi di cui non sia stato possibile reperire la fonte. venerdì 13 e sabato 14* aprile 2012 ore 20.30 Teatro Municipale Valli (*data fuori abbonamento) The Forsythe Company yes we can’t (nuova versione Barcellona 2010) una creazione di William Forsythe e i danzatori della Forsythe Company prima italiana musica composta e interpretata da David Morrow luci Ulf Naumann, Tanja Rühl costumi Dorothee Merg assistenti di produzione Thierry Guiderdoni, Dr. Freya Vass-Rhee produzione software partitura musicale David Kern danzatori Yoko Ando, Esther Balfe, Dana Caspersen, Katja Cheraneva, Roberta Mosca, Inma Rubio*, Jone San Martin, Elizabeth Waterhouse, Cyril Baldy, Brigel Gjoka, Amancio Gonzalez, Josh Johnson, David Kern, Fabrice Mazliah, Tilman O‘Donnell*, Yasutake Shimaji, Riley Watts, Ander Zabala (* ospite) prima rappresentazione 16 aprile 2010, Mercat de les Flors, Barcellona Spettacolo non adatto ad un pubblico di età inferiore ai 12 anni The Forsythe Company è sostenuta dalla città di Dresda e dalla regione Sassonia, dalla città di Francoforte e dalla regione Assia, è compagnia in residenza sia al Centro Europeo per le Arti HELLERAU di Dresda sia al Bockenheimer Depot di Francoforte. The Forsythe Company rivolge uno speciale ringraziamento per il sostegno alla signora Susanne Klatten. in collaborazione con ATER - Associazione Teatrale Emilia Romagna 3 © Dominik Mentzos Katja Cheraneva, Cyril Baldy, Fabrice Mazliah, Roberta Mosca 4 Still failing after all these years* (Continuando a fallire, dopo tutti questi anni): Yes we can’t di William Forsythe di Dr. Freya Vass-Rhee Una volta, scherzando con la compagnia, William Forsythe ha detto che il significato del titolo di questa creazione è “Sì, non riusciamo a decidere come dovrebbe essere questo pezzo”. Drammaturgo eternamente inquieto, Forsythe è letteralmente ossessionato dalla trasformazione, per qualsiasi cosa si chiede cos’altro potrebbe essere. Il saggio di Barbara Johnson “Nothing Fails Like Success”, per lungo tempo punto di riferimento per Forsythe, sostiene la priorità dell’emozione della scoperta intellettuale sulla scoperta del contenuto. La critica della Johnson all’istituzionalizzazione degli approcci analitici delinea al contempo lo spazio produttivo della ricerca coreografica di Forsythe. La versione di Yes We Can’t presentata al Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia, creata a Barcellona ad aprile 2010, è in realtà un riadattamento completo della produzione originale di Yes We Can’t, che ha debuttato a Dresda a marzo 2008 ed è stata successivamente presentata in molte altre città. Nonostante le due versioni siano drammaturgicamente distinte, esse sono strettamente legate l’una all’altra, come anche ad altre numerose creazioni di Forsythe degli ultimi 25 anni, come riprese legate all’idea del fallimento. La versione originale di Yes We Can’t è stata infatti generata da un errore tecnologico. A scopo coreografico per la prima rappresentazione del 2008 fu sviluppato il prototipo di un dispositivo costruito con nastri trasportatori su cui inscrivere il testo. Sebbene in fase di collaudo iniziale il prototipo avesse funzionato, non funzionò nell’uso effettivo a causa degli effetti della gravità sulle sue parti in periodi di tempo prolungati. Lavorando su una parziale allusione all’errore del prototipo, Forsythe ha sviluppa* riferimento ad una canzone di Paul Simon 5 Ander Zabala, Esther Balfe, Riley Watts © Dominik Mentzos Cyril Baldy, Katja Cheraneva, Fabrice Mazliah, Roberta Mosca to una miscela ironica di non sequitur fisico e verbale che esplora il “meaning-making” come fattore di produzione e di ricezione e il deficit prodotto quando la danza è traslata in discorso: yes, we can’t turn dancing into language because of the losses which occur in the process (sì, non possiamo trasformare la danza in linguaggio per le perdite che si verificano durante il processo). Il fallimento del prototipo dimostra una sorprendente somiglianza con la disfunzione fisica che è innata, ma tipicamente mascherata nel balletto classico. Come tutte le tecnologie fisiche, i corpi in movimento sono soggetti alle vicissitudini dell’interazione tra la domanda performativa e i limiti del mezzo che esegue l’azione – in questo caso il corpo di colui che si muove. Nonostante queste costrizioni, oppure forse come risultato di esse, il nostro fascino nei confronti dei limiti ci conduce a spingere la performance al punto del fallimento. Come ha osservato Forsythe, i passi e le pose del balletto sono costrutti concettuali idealizzati la cui traduzione nel gesto corporeo nello spazio e nel tempo li rende realizzabili solamente come approssimazioni temporaneamente sostenibili. Perciò, il ballerino classico si muove all’interno di un tempo-spazio carico di errore, con l’intenzione di eseguire perfettamente ma invece praticamente “sbaglia bene”, arginando gli effetti fisici e psicologici dell’incidente affinché l’illusione possa essere sostenuta. Nella sua creazione Die Befragung von Robert Scott del 1986 Forsythe faceva un esplicito parallelismo tra il fallimento congenito del balletto e il fallimento determinato dalla tecnologia: la spedizione al Polo Sud di Robert Scott che, a dispetto del preparatissimo e qualificatissimo equipaggio e la tecnologia più avanzata del periodo, si concluse con un insuccesso, e causò la morte degli esploratori. In Robert Scott, l’equazione attore fallibile/mondo fisico funge da fonte per il movimento che ne consegue. La versione corrente di Yes We Can’t riprende l’impegno di Forsythe sull’idea dello “sbagliare bene”, in cui si mostra attraverso l’azione il nostro rapporto con i deficit rendendolo il soggetto evidente della creazione. Da questa modalità di fare danza sono emerse nuove doman8 de: perché ci intriga la precarietà della performance? “Sbagliare bene” costituisce successo? Che valore ha il meglio del peggio? Da queste domande sono sorte nuove proposte coreografiche che, come tutti i risultati della ricerca, portano ad altre domande e che offrono ad una mente inquieta uno spunto per pensare in un altro modo. Possiamo dire che questo sarà l’ultimo lavoro di Forsythe sul fallimento? Yes, we can’t. (Sì, non possiamo). 9 Elizabeth Waterhouse, Ander Zabala, Inma Rubio, Amancio Gonzalez 10 © Dominik Mentzos Cyril Baldy, Yasutake Shimaji, Roberta Mosca, Tilman O‘Donnell 11 THE FORSYTHE COMPANY Nel 2005, con la fondazione di THE FORSYTHE COMPANY, William Forsythe ha posto le basi per una struttura nuova e agile con la quale proseguire il multi sfaccettato lavoro creativo iniziato col Ballett Frankfurt. Assieme a 17 danzatori è l’artefice dell’ulteriore passo in avanti del processo di interazione tra spettacolo, installazioni, video e tecnologie multimediali che ha sviluppato nell’arco di 35 anni di intensa attività. WILLIAM FORSYTHE È cresciuto a New York e ha studiato in Florida con Nolan Dingman e Christa Long, ha danzato prima al Joffrey Ballet e successivamente allo Stuttgarter Ballett, dove, nel 1976, è stato nominato coreografo in residenza. Nei successivi sette anni ha creato nuove coreografie per lo Stuttgarter Ballett e per altre compagnie di balletto di Monaco, L’Aja, Londra, Basilea, Berlino, Francoforte, Parigi, New York e San Francisco. Nel 1984 inizia il periodo della sua direzione del Ballett Frankfurt, in qualità di Direttore Artistico crea le seguenti coreografie: Artifact (1984), Impressing the Czar (1988), Limb’s Theorem (1990), The Loss of Small Detail (1991, in collaborazione col compositore Thom Willems e il designer Issey Miyake), A L I E / N A(C)TION (1992), Eidos:Telos (1995), Endless House (1999), Kammer/Kammer (2000), e Decreation (2003). Nel 2004, dopo la chiusura del Ballett Frankfurt, grazie al sostegno delle regioni Sassonia e Assia, delle città di Dresda e di Francoforte e di sponsor privati, Forsythe fonda una nuova e più indipendente compagnia: The Forsythe Company, basata a Dresda e a Francoforte, spesso impegnata in tournée internazionali. Con la nuova compagnia William Forsythe ha firmato le seguenti creazioni: Three Atmospheric Studies (2005), You made me a monster (2005), Human Writes (2005), Heterotopia (2006), The Defenders (2007), Yes we can’t (2008/2010), I don’t believe in outer space (2008), The Returns (2009) e Sider (2011). Le ultime coreografie di Forsythe sono create e interpretate solo ed esclusivamente per e da The Forsythe Company, quelle precedenti, invece, sono patrimonio delle grandi compagnie di danza del mondo: Balletto del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, New York City Ballet, San Francisco Ballet, National Ballet of Canada, The Royal Ballet e Balletto dell’Opèra di Parigi. Tra i premi ricevuti da Forsythe e dalle sue compagnie, citiamo: il Premio Dance and Perfomance “Bessie” Award di New York (1988, 1998, 2004, 2007) e il Premio Laurence Olivier di Londra (1992, 1999, 2009). 12 Forsythe è stato insignito del titolo Commandeur des Arts et Lettres (1999) dal Governo francese e della Croce al Merito della Repubblica Federale Tedesca “Bundesverdienstkreuz“ (1997), del Premio Internazionale Wexner (2002) e del “Leone d’Oro” alla carriera dalla Biennale di Venezia (2010). A Forsythe è stata commissionata la produzione di installazioni architettoniche e di spettacoli per l’architetto-artista Daniel Libeskind in Germania, ARTANGEL a Londra, Creative Time a New York e per la Città di Parigi. Le sue installazioni e i suoi video sono stati mostrati in numerosi musei ed esposizioni, tra cui la Biennale di Whitney (New York), la Biennale di Venezia, il Museo del Louvre e il “21_21 Design Sight” di Tokyo. Le sue performance, i suoi video e le sue installazioni sono stati presentati alla Pinakothek der Moderne di Monaco di Baviera, al Wexner Center for the Arts, a Columbus negli Stati Uniti, alla Biennale di Venezia e alla Galleria Hayward di Londra. In collaborazione con esperti dei media e docenti, Forsythe ha sviluppato nuovi percorsi per la documentazione, la ricerca e la divulgazione della danza. La sua applicazione per computer “Improvisation Technologies: A Tool for the Analytical Dance Eye”, creata col Zentrum für Kunst und Medientechnologie nel 1994, è utilizzata da compagnie professionali, Scuole di Danza, Università, corsi post-laurea e scuole secondarie di tutto il mondo come strumento per l’insegnamento. Il 2009 è l’anno di “Synchronous Objects for One Flat Thing reproduced”, una partitura digitale online sviluppata con l’Università dell’Ohio che spiega i principi organizzativi della coreografia e che dimostra la loro possibile applicazione ad altre discipline. “Synchronous Objects” è il progetto pilota della “Forsythe’s Motion Bank”, una piattaforma di ricerca incentrata sulla creazione e sulla ricerca di partiture digitali online in collaborazione con coreografi ospiti. Come docente, Forsythe è regolarmente invitato a tenere lezioni e seminari nelle Università e presso importanti Istituzioni culturali. Nel 2002, Forsythe è stato scelto come Tutor di danza per il progetto “The Rolex Mentor and Protégé Arts Initiative”. Forsythe è Membro Onorario del Centro “Laban Centre for Movement and Dance“ di Londra ed è assegnatario della laurea “Honoris Causa” della Juilliard School di New York. William Forsythe è attualmente A.D. White Professor-at-Large presso la Cornell University (2009-2015). 13 © Dominik Mentzos Esther Balfe, Ander Zabala, Riley Watts, Roberta Mosca, Fabrice Mazliah THE FORSYTHE COMPANY Danzatori Yoko Ando, Esther Balfe, Dana Caspersen, Katja Cheraneva, Roberta Mosca, Nicole Peisl, Inma Rubio*, Jone San Martin, Elizabeth Waterhouse Cyril Baldy, Brigel Gjoka, Amancio Gonzalez, Josh Johnson, David Kern, Fabrice Mazliah, Tilman O‘Donnell*, Yasutake Shimaji, Riley Watts, Ander Zabala Amministrazione WILLIAM FORSYTHE Direttore Artistico © Dominik Mentzos DR. VERA BATTIS-REESE Direttore Amministrativo MARA BRINKER Assistente Tecnico per Fonica e Video DORSEY BUSHNELL Assistente Personale del Direttore Artistico Dr. SCOTT DELAHUNTA* Coordinatore Programmi e Ricerca Motion Bank THIERRY GUIDERDONI Assistente Artistico e Agenda Manager di William Forsythe DIRK HEYMANN Produzione Tecnica / Supervisore di Scena DIETRICH KRÜGER Designer Fonica e Video ROSERITA KUSTER* Trucco SASKIA MARTINEZ Collaboratore Ufficio Stampa e Marketing Motion Bank DOROTHEE MERG Responsabile Costumi DAVID MORROW Compositore / Pianista / Accompagnamento musicale ULF NAUMANN Produzione Tecnica / Supervisione Luci SANGRAM SINGH PABLA Assistente Ufficio Stampa / PR / Marketing JULIAN GABRIEL RICHTER Produttore MARION ROSSI Produzione e Amministrazione Motion Bank MECHTHILD RÜHL Responsabile Ufficio Stampa / PR / Marketing TANJA RÜHL Produzione Tecnica / Supervisione Luci PATRICK RUMP* Scienze motorie MAX SCHUBERT Direttore Tecnico Dr. FREYA VASS-RHEE Drammaturgo / Assistente di Produzione PAUL VIEBEG Responsabile Programmazione / Palcoscenico / Tour Manager JENNIFER WEEGER Designer Fonica e Video THOM WILLEMS* Compositore MARTINA ZIMMER Assistente Direttore Amministrativo *Ospite GRUPPO BPER Le attività di spettacolo e tutte le iniziative per i giovani e le scuole sono realizzate con il contributo e la collaborazione della Fondazione Manodori Vanna Belfiore, Deanna Ferretti Veroni, Primo Montanari, Corrado Spaggiari, Vando Veroni Annalisa Pellini Paola Benedetti Spaggiari, Enea Bergianti, Bluezone Piscine, Franco Boni, Gemma Siria Bottazzi, Gabriella Catellani Lusetti, Achille Corradini, Donata Davoli Barbieri, Anna Fontana Boni, Mirella Gualerzi, Insieme per il Teatro, Paola Scaltriti, Gigliola Zecchi Balsamo Francesca Azzali, Nicola Azzali, Gianni Borghi, Andrea Capelli, Classic Hotel, Francesca Codeluppi, Andrea Corradini, Ennio Ferrarini, Milva Fornaciari, Giovanni Fracasso, Alessandro Gherpelli, Alice Gherpelli, Marica Gherpelli, Silvia Grandi, Hotel Saint Lorenz, Claudio Iemmi, Luigi Lanzi, Franca Manenti Valli, Graziano Mazza, Ramona Perrone, Francesca Procaccia, Teresa Salvino, Viviana Sassi, Paola Torelli Azzali, Alberto Vaccari Stampa: Grafiche San Benedetto, Castrocielo (FR)