giornalino 3 - Sistema Museale Provinciale Polesine
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giornalino 3 - Sistema Museale Provinciale Polesine
Anno 1, Numero OTTOBRE-MARZO A.S. 2005-2006 LA PAPUCIA Papucia….Secondo la tradizione da questo antico e suggestivo nome deriva quello di Papozze. Ed è per questo che, allo stesso modo, i nostri ragazzi hanno voluto chiamare il loro giornalino di scuola, un giornalino che aspira ad essere semplice, accogliente, simpatico e comodo proprio come una pantofola... ∗ Semplice: perché non abbiamo particolari pretese od aspirazioni troppo ambiziose; ∗ Accogliente: perché apre le porte alle varie esperienze vissute dagli alunni; ∗ Simpatico: perché ha un linguaggio e un aspetto accattivanti e piacevoli; ∗ Comodo: perché formato e struttura permettono di leggerlo e conservalo agilmente, come e dove si desidera. Che altro aggiungere? A noi insegnanti-redattori ed alunni-giornalisti l’esperimento sembra riuscito. E ora a voi lettori ...l’ardua sentenza…. Gli alunni di II^ e III^A Le prof.sse Marta Duoccio e Damiana Rigoni 1 1 Giornalino Scuola Superiore di Primo grado ”Leonardo da Vinci” Papozze Istituto Comprensivo Adria Uno Voglio esprimere i miei più sinceri complimenti a voi ragazzi che avete contribuito con il vostro impegno alla realizzazione di questo primo numero del giornalino “La Papucia”. Gli articoli ci permettono di conoscervi meglio e sono un esempio di come voi ragazzi assieme ai vostri insegnanti riflettiate su temi importanti di oggi, del passato e di storia locale, contribuendo a far diventare sempre più la scuola un laboratorio di esperienze e di valutazioni critiche. Invito quindi le famiglie ad incentivare e a valorizzare questo vostro percorso formativo. Il dirigente scolastico d.ssa Mara Bellettato PROGETTO: LA TERRA CHE CI APPARTIENE ALLA SCOPERTA DEI “SETTE MARI” L’ente consortile “Polesine-Adige-Canal Bianco” prosegue nell’obiettivo di affiancare un costante impegno per la divulgazione dei valori della bonifica, esaltando un patrimonio per la storia del territorio. È proprio per questo motivo, cioè per conoscere e apprezzare il lavoro delle idrovore, che noi ragazzi della III^A siamo andati a visitare l’ex idrovora “Amolara” che ospita un bellissimo museo. All’entrata ci ha accolto subito un simpatico signore che ci ha aperto gli occhi, aiutato da pannelli, alla storia del Polesine e soprattutto delle idrovore, la loro costruzione, conservazione e importanza. In seguito ci ha reso partecipi del vero “Septem Maria Museum” tra pompe, vecchi strumenti di bonifica e bacheche a tavolo. È un museo in cui il tema principale è l’acqua in un edificio nato in funzione dell’acqua. La denominazione “sette mari” data dallo storico Plinio Il Vecchio a questo territorio, giustifica appieno la localizzazione in questa zona di un museo che ripercorre la Sistema Museale Provinciale Polesine storia dell’acqua, cioè del rapporto che le varie civiltà hanno instaurato con l’acqua, intesa come risorsa e come problema dell’uomo. Il museo ospita nella prima sala di ingresso una riproduzione dell’incisione di Filippo Cluverio, del 1624, nella quale viene indicata la zona Septem Maria; segue poi l’officina della bonifica che accoglie appunto vecchi strumenti di bonifica. Il nucleo centrale del museo si sviluppa nella sala macchine dell’ex idrovora, nella quale è possibile ammirare due pompe centrifughe in ottimo stato di conservazione. Il percorso museale permette la vista del canale d’ingresso e del mandracchio, delle macchine idrovore e poi la sequenza dei pannelli didattici con la storia delle civiltà delle acque in Polesine, il plastico di una vecchia pompa con ruote a schiaffo, la Tavola Peutingeriana e un’antica mappa del Polesine del 1723. Infine, per coronare la nostra breve gita abbiamo visitato l’Ostello dell’Amolara e assaggiato deliziose paste per poi ritornare nella nostra scuola. Beatrice Bellato Ritorno al passato. Visita a Fratta Polesine Il 18 Febbraio 2006, noi alunni di III^ A abbiamo visitato a Fratta Polesine l’entusiasmante mostra su Giacomo Matteotti, allestita presso il museo etnografico gestito dal gruppo culturale “Manegium”, con le interessanti spiegazioni di una guida, il sig. Azzi. Prima di tutto ci siamo recati al piano superiore, a vedere una serie di pannelli ricchi di interessanti informazioni storiche su Fratta, il Polesine ma soprattutto sulla vita di Giacomo Matteotti. Egli, iscritto al partito socialista, ricoprì incarichi pubblici in diversi paesi della provincia di Rovigo e si adoperò instancabilmente per migliorare le condizioni di vita dei braccianti. Eletto deputato, per le sue idee antifasciste e per la denuncia di brogli elettorali nelle elezioni del ’24, fu rapito e ucciso dalle squadracce fasciste. Il suo cadavere fu ritrovato solo alcuni mesi dopo la sua scomparsa in una buca in un bosco vicino Roma, in posizione fetale. Siamo poi passati in altre stanze, dove alcuni storici hanno ricostruito gli ambienti tipici delle case dei contadini di un secolo fa: la cucina, che era l’unico posto riscaldato, con tavolo, sedie, posate, bicchieri, piatti e pentole, il caminetto, alcuni utensili, che usavano per fare il pane e per prendere l’acqua dai pozzi; la camera da letto, la lavanderia, dove le donne andavano a lavare i panni con la cenere, il forno... In una sala molto ampia abbiamo visitato invece i luoghi pubblici del tempo, come il barbiere, il calzolaio, il fabbro carraio, la scuola, mentre in un garage esterno c’erano i mezzi di trasporto, come il calesse, le barche, la vespa, le biciclette. Noi ragazzi ci siamo divertiti tantissimo e visto che la mostra è in allestimento, ci siamo ripromessi di rivisitarla, magari anche in compagnia dei nostri genitori... Martina Ferraccioli e Vanessa Rauli 1 2 PROGETTO: LA TERRA CHE CI APPARTIENE Sistema Museale Provinciale Polesine Viaggio fra le bellezze artistiche del nostro Polesine Non solo terra di fiume, agricola e industriale, ma anche terra d’arte. Infatti, il Polesine viene generalmente identificato come territorio unicamente rurale e industriale, ma basta recarsi in qualche città poco lontana dai nostri paesini per accorgersi che il Polesine, seppur inaspettatamente, custodisce numerose bellezze artistiche. Ad esempio, chi di noi non è mai stato a Rovigo? Ebbene, questa città custodisce delle importantissime rappresentanti dell’arte. Basti pensare ad alcuni fra i più celebri piazzali, tra cui “Piazza Garibaldi” e “Piazza Vittorio Emanuele II”. La prima era in passato governata dall’imponente chiesa di Santa Giustina, la quale fu poi demolita nel 1808. Di origine duecentesca, l’edificio sacro conservava opere d’arte di innumerevole pregio; successivamente ospitò il mercato delle erbe e della frutta. Altro celebre monumento rodigino, la cui inaugurazione si ebbe nel 1896 è la statua bronzea dedicata a Giusepe Garibaldi, creata dalle mani dell’artista Ettore Ferrari. La statua, posta su una base di granito, è ricca di iscrizioni e presenta sotto le staffe due corone rovesciate, che l’artista ha inserito come spregio alla monarchia. Si narra che proprio questo simbolo alla fede repubblicana abbia impedito al monumento di essere posto nella piazza della capitale, Roma. Piazza Vittorio Emanuele II, fra le più antiche di Rovigo, e di forma trapezionale, ospita al suo centro una statua celebrativa dell’omonimo monarca, realizzata dallo scultore Giulio Monteverdi, ed eretta nel 1881. Altre importanti forme artistiche polesane da non dimenticare sono i castelli e le torri che occupano la zona locale. Esempi significativi sono i castelli di Rovigo, risalenti al 920 d.C.; quelli di Ar- 1 quà Polesine, del 1146. La torre più nota, invece, è la torre di Lusia, unica voce testimone dell’antica presenza di un castello. Rimangono invece poco visibili le rimanenze dell’antico castello di Ficarolo, fatto edificare nel 1122 dalla contessa Matilde di Canossa, poi sommerso nel 1500 dalle acque del Po. Ben più celebri esponenti dell’architettura settecentesca e ottocentesca sono le ville venete. Essendo molto numerose, ne ricordiamo alcune, le più importanti o antiche. La più prestigiosa è Villa Badoer situata a Fratta Polesine, la più antica è invece Villa Nani Mocegno a Canda. Altre importanti abitazioni antiche sono Villa Dolfin Marchiori a Lendinara e Villa Morosini a Polesella. Non bisogna però pensare che il Polesine disponga di sola arte architettonica, anzi, è ricchissimo anche di preziose opere di pittura. Ad esempio, a Rovigo nel Palazzo Roverella, aperta solo fino al 4 Giugno c’è la mostra delle autentiche Meraviglie della pittura tra Venezia e Ferrara, opere che vanno dal ‘400 al ‘600, e che la città conserva nelle proprie raccolte pubbliche e private i cui autori sono: Bellini, Dosso Dossi, Tintoretto, Piazzetta, e Tiepolo. Nonostante tutte queste bellezze artistiche intrise di storia e mistero, il Polesine continua ad essere una zona poco frequentata dal turismo culturale. Speriamo, che qualcuno amante dei piccoli paesini di campagna e dei borghi antichi venga alla scoperta della silenziosa e nascosta “terra tra i due fiumi”. Mariachiara Guolo 3 IN MEMORIA DELLA SHOAH 27 gennaio 1945: anniversario dell’orrore Per non dimenticare mai …. 27 gennaio 2006. Sono esattamente 61 gli anni passati dalla liberazione degli ebrei nei campi di sterminio nazisti da parte dei russi. 61 anni fa l’uomo si prestava al più grande e tragico sterminio della storia. 61 anni fa l’uomo radunava tanti altri uomini per perseguitarli, torturarli, umiliarli, schiavizzarli, offenderli, spersonalizzarli; e tutto questo perché? Perché erano ebrei, zingari, omosessuali. Esseri che, secondo i nazisti, erano immondi, impuri, indegni della vita. E per questo dovevano essere eliminati. Bambini fragili, ingenui, privi di ogni colpa, e anziani, consapevoli del loro tragico destino, venivano uccisi senza pietà. Privati della loro dignità, venivano considerati “pezzi”: la loro identità, calpestata dagli stivaloni dei persecutori, veniva sostituita da un numero tatuato sull’avambraccio. Lì, in quelle baracche spartane e umide, pulsavano aperte e dolorose le ferite che dilaniavano l’anima di tanti innocenti. Affamati, a tal punto da rubare il pane ai propri figli, privati anche del diritto di soffrire, i più deboli venivano soppressi nelle camere a gas, o ancor peggio bruciati. Gli altri attendevano l’ora della loro morte nell’ombra di quella torre, da dove uscivano, finalmente libere, le ceneri delle anime che non ce l’avevano fatta. L’odio, il sadismo, e idee razziste accecavano gli occhi delle SS al servizio di Hitler, il crudele dittatore. Elisa Springer, scrittrice di origine viennese, nata nel 1918 da una povera famiglia ebrea e che dal 1946 vive in Italia, quell’odio l’aveva letto chiaramente negli occhi dei suoi aguzzini. La sopravissuta ha voluto mettere a disposizione i suoi ricordi ancora vivi nella memoria nei libri “L’eco del silenzio” e “Il silenzio dei vivi” da lei scritti, per far sì che l’errore più grande che l’uomo avesse mai compiuto possa non ripetersi mai più. Elisa Springer ci racconta che non bastano cinquant’anni per cancellare il ricordo di un crimine così grande, perché l’immagine di quei luoghi, il dolore che ne derivò, sono impressi in maniera indelebile nei suoi occhi e in quelli di tanti altri superstiti. Questa piccola, 1 ma grande donna ricorda che quando vennero divisi uomini e donne, li fecero entrare in due baracche diverse; e proprio in questa baracca e in questo momento iniziava il suo processo di spersonalizzazione: le donne, infatti, furono costrette a spogliarsi completamente, dopodiché vennero rasate in ogni parte del corpo, per evitare l’accumulo di insetti pericolosi, come le pulci o le zecche. Questi momenti suscitano in Elisa Springer sensazioni quasi indescrivibili che nessuno di noi potrà mai immaginare. “Ho vissuto per raccontare che le ferite del corpo si rimarginano col tempo, ma quelle dello spirito mai; le mie sanguinano ancora…” Questa frase, insieme a tante altre testimonianze toccanti e drammatiche, la possiamo ritrovare, ne “Il silenzio dei vivi”. Questa donna, fin da quando l’ha conosciuta, ha stretto un forte legame di amicizia con la figlia della sua aguzzina nazista; anzi, quasi un amore, perché sono state entrambe vittime del nazismo, anche se in due modi molto diversi: Elisa come obiettivo da eliminare proprio perché di religione ebraica; la sua amica, invece, perché è stata abbandonata dalla madre che preferì partecipare al genocidio che curarsi della propria famiglia. C’è però una cosa da dire: Primo Levi, altro scrittore reduce dal campo di sterminio di Auschwitz, ci rammenta: “…considerate se questo è un uomo. Che lavora nel fango. Che non conosce pace. Che lotta per mezzo pane. Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna. Senza capelli e senza nome. Senza più forza di ricordare…”. Questa angosciante descrizione sembra ormai appartenere solo ai manuali di storia da studiare sui banchi di scuola. Eppure non è così. Se rileggiamo attentamente 4 “Se questo è un uomo” (il sopravissuto è anche autore de “La tregua”), le parole sembrano assumere un carattere attuale. Lo sfruttamento del lavoro, il debito del terzo mondo, le guerre, la fame, la pena di morte in alcuni Paesi che si affermano “democratici”: tutte piaghe che ancora oggi contribuiscono all’allontanamento dal canone di libertà, democrazia, e dignità che l’uomo si è posto all’inizio della propria esistenza. A questo punto ci chiediamo: a cosa serve davvero la “giornata della memoria” se tutto questo continua ad avvenire alla luce del sole e dove lo scandalo viene sostituito dall’accettazione di tale situazione? A questa domanda si può rispondere in molti modi, a seconda delle idee, dell’educazione che è stata impartita fin dalla giovinezza ad ogni uomo; ma ciò che la giornata della memoria dovrebbe ricordare è che tutti abbiamo pari dignità e diritto di vivere, cosa che purtroppo non tutti ricordano. Chiara Borgato Mariachiara Guolo i Nelle scuole e in tutta Italia si ricorda la shoah 27 GENNAIO: IL GIORNO DELLA MEMORIA Anche nella nostra scuola si ricorda lo sterminio degli ebrei Oggi in tutta Italia si ricorda la shoah e il presidente Carlo Azeglio Ciampi a Roma ha detto queste parole: “L’Italia ha mantenuta viva la dolorosa e sconvolgente memoria della shoah quale monito per tutti a difendere con immutato vigore, l’uguaglianza, la libertà individuale e civile, la solidarietà, la partecipazione”. Nel Veneto ci sono state molte manifestazioni, in centro a Padova c’è stata l’esposizione di un vagone con cui gli ebrei venivano deportati, quello stesso vagone che alcune settimane fa anche noi ragazzi della Scuola Superiore di Primo Grado di Papozze abbiamo potuto osservare con i nostri occhi. Un’intensa attività di informazione e sensibilizzazione è stata svolta anche nella nostra scuola. Abbiamo letto articoli e visto testimonianze filmate, in particolare ci ha fatto molto riflettere l’intervista a Elisa Spinger, una deportata del campo di concentramento di Auschwitz che riuscì a salvarsi. Ella aveva 26 anni quando venne deportata con il convoglio in partenza da Verona il 2 Agosto 1944. Salvata dalle camere a gas e dal generoso gesto di un kapò essa vive e sperimenta tutto l’orrore del più grande campo di sterminio nazista, da quel momento e per cinquanta anni la sua storia cadde nel silenzio assoluto. Dall’intervista è stato possibile conoscere il legame che questa donna strinse con Helga, figlia di una delle più crudeli aguzzine di quel campo di concentramento nazista, che l’abbandonò. Tra queste due donne è nata una profonda amicizia in quanto entrambe a loro modo vittime dell’orrore e dello sterminio. Per noi il 27 gennaio non è quindi più un giorno qualsiasi ma ci fa ricordare il dolore che hanno vissuto in prima persona milioni di uomini e donne e mai più vorremmo che ciò si ripetesse. Syahdan Muhammad e Luca Stoppa “Il vagone dei deportati ad Auschwitz è arrivato anche nella nostra scuola” Le nostre riflessioni Il 27 gennaio per noi un è giorno normale in cui si fanno sempre le solite cose e si affrontano i propri problemi che molto spesso ci fanno paura e sembrano impossibili da superare. Beh… quello che una ragazzina come me vuol far capire e far ricordare è che la data 27 gennaio non è un giorno come gli altri ma è una giornata importantissima: quella della memoria. In questo giorno si ricordano uomini, donne, bambini, anziani, ebrei, morti nei campi di concentramento e di sterminio nazisti. Per noi adesso è difficile pensare alla sofferenza di queste persone tuttavia è giusto soffermarci a riflettere su questa tragedia e visto che siamo cristiani rivolgere a loro delle preghiere. Quindi in questo giorno apriamo i nostri occhi e il nostro cuore e facciamo in modo che la storia non si ripeta. Giorgia Tomasi 1 Il giorno della memoria della shoah è una ricorrenza molto particolare soprattutto per gli ebrei: essi ricordano la sofferenza di milioni di persone innocenti eliminate nei campi di sterminio di mezza Europa. Certo ad alcuni di loro ricordare l’olocausto provocherà grande sofferenza ma ricordare è un metodo per insegnare a noi ragazzi di oggi che quello che è successo non si deve dimenticare. Ma non vanno scordati neppure i superstiti che portano impresse nelle loro menti le immagini cruenti di quei momenti e che strenuamente, attraverso la loro viva testimonianza, lottano contro ogni forma di antisemitismo. Nicola Toffanelo . 5 RICORDANDO L’ALLUVIONE DEL 1951 Giovannina Azzalin ci racconta la “sua” alluvione. Il 22 novembre 2005 abbiamo avuto per circa un paio d’ore una nuova inquilina nella nostra scuola: lei è Giovanna Azzalin, accompagnata dalla figlia Angela, che ci ha voluto raccontare la propria esperienza riguardo alla terribile alluvione del 1951. Innanzitutto ci saluta con un gioioso “Ciao ragazzi…” e poi inizia a raccontare: all’epoca lei aveva 21 anni ed aveva una bambina, Angela, di nove mesi. Tutto iniziò una sera quando si sentì un forte boato; suo marito allora uscì e andò per controllare; rimasero così a casa Giovannina, Angela e la suocera, che non appena si accorsero di ciò che stava succedendo scapparono. Da quel tragico momento Giovannina, per vari mesi, non ebbe più la possibilità di vedere suo marito. Per quella notte si dovettero accontentare di dormire in un umile pagliaio. Il giorno seguente dovette sfollare, e si ritrovò così in un grande capannone con moltissime altre persone. I servizi qui non erano sufficienti, e per riscaldarsi c’era solamente una stufa. In questo posto Giovannina non si potè lavare; dovette infatti indossare per due mesi sempre gli stessi vestiti; e neppure di notte poteva riposare con tranquillità: la piccola Angela doveva essere allattata. Giovannina ci ha detto che ancora oggi non smette di ringraziare Dio per quel fortunato giorno che Angela si ammalò di morbillo. “Fortunato” perché a causa della malattia della piccola si dovette spostare in una specie di scuola materna, in cui alcune maestre l’aiutavano ad occuparsi di Angela. In questo modo Giovannina poté finalmente ricominciare a lavarsi, a cambiarsi e a rilassarsi un po’. E fu proprio in questo periodo, in una stanzetta della scuola materna che cominciò e raccogliere i quaderni di memorie. Quando tutto si risolse, poté finalmente tornare nel suo paese. Ormai Giovannina non ci sperava più di rivedere suo marito, ma quasi per incanto si rincontrarono, e da quel momento la loro vita e il loro matrimonio continuarono a “fiorire”, a “vivere”…Ecco, questo è un brevissimo tratto della vita di Giovanina; breve sì, ma che è rimasto impresso nella sua mente e nei suoi occhi. Infine, ci terremo tanto a ringraziarla una seconda volta per averci dato la possibilità di capire meglio com’è stata la vita (non solo sua, ma anche di tutti coloro che hanno vissuto questa esperienza) in quei difficili giorni. Chiara Borgato 54 ANNI FA L’ALLUVIONE Ricordi e riflessioni sul difficile rapporto tra la nostra terra e il grande fiume. La prima grande catastrofe ambientale del Dopoguerra mise in ginocchio il Polesine. Ci vollero la solidarietà e gli aiuti di tutta l’ Italia e la tenacia dei polesani per risanare le ferite di quei tragici giorni e per riportare la provincia alla normalità. Il Fradei dispersi 14 Novembre 1951 a Polesella il Po cominciava a fare paura perché c’era una granl sentiero, de infiltrazione d’acqua. A Occhiobello gli argini erano più deboli e il Po ruppe in Fradei despersi, se trové ' é torbio el giorno ben tre punti. Già dalle 11:00 del mattino però si cominciava a sentire il pericolo e fradei fortuna! Ma l' é la tera tuto un cimitero. quindi gli agricoltori decisero di “dare la laga” negli argini e di riempire dei sacchi e l' per alzarli di più. Alle 16:00 del pomeriggio il sindaco di Occhiobello decise di dare Bruto giorno, fradei, per el ritorno! l’allarme e dopo una decina di minuti dalle campagne si vedeva arrivare l’acqua: il Fermo el versuro, rùsene el gomiero, Po aveva rotto gli argini e da quel momento cominciò la disperazione. Gli agricolto- paron de la barchessa el vento e ' torno ri cominciarono a portare tutto il loro bestiame sugli argini per cercare di salvarli via, fantasme intabarà de nero, dalla grande inondazione d’acqua, le case cominciarono a crollare e dal Polesine, e fredo come piera el nostro forno. che ormai era diventato un grande lago, tutti quelli che potevano fuggivano. Fradei, fradei, la luna no l' é questa L’argine maestro di Occhiobello continuava a franare e nelle case vicine piuttosto da fiìr la strada per menarve a casa, che l’alluvione sembrava fosse passato il terremoto. La paura era tanta ma la tenacia col tramontan che masena tempesta. di voler continuare a vivere fu ancora più grande. Arrivarono i primi soccorsi, tra Adese, el Po, el Tartaro i travasa. cui anche il famoso “ Camion della morte”: esso partì da Rovigo per salvare più L' gente possibile e si fermò in due aziende facendo un carico di persone. Mentre si Chi mai sarà che possa farve festa? dirigeva verso Frasinelle, un uomo cercò di avvisarlo a gesti che pochi metri più in Noma el vento ve speta che ve basa. là ci sarebbe stata l’acqua, ma l’autista del camion non capì e proseguì la sua strada. E così il camion, che doveva portare la salvezza, diventò “il camion della morte” Gino Piva perché annegarono ben 84 persone e se ne salvarono soltanto una decina. Nel frattempo altra gente si accampava come poteva uccidendo galline, maiali e accedendo fuochi per scaldare almeno bambini e anziani. Solo dopo 4-5 mesi i polesani sfollati cominciarono a tornare ognuno nella propria abitazione; mentre i bambini seduti sui davanzali guardavano stupiti ciò che era rimasto di quella grande catastrofe. Martina Ferraccioli 1 6 TORINO 2006 L’INCUBO DELLA DROGA LA CITTÀ DIVENTA LA CAPITALE DEI GIOCHI OLIMPICI INVERNALI La diminuzione dei tossicodipendenti in Italia è lenta ma costante; ma a fianco di questo problema c' è l’aumento dell' uso di nuove droghe, da parte dei minorenni, ecstasy, eve, love drug, tnt, lsd; prese in discoteca, nei rave, negli stadi; dove si considerano queste delle droghe leggere, in qualche modo pulite e che non alterano la normalità della vita. Aumenta anche il numero dei tossicodipendenti fermati in base alla nuova legge sull' uso personale di droga. Le regioni che guidano la classifica dei fermi e delle denunce sono la Lombardia, il Lazio, la Toscana e la Campania. Una relazione ha registrato un lieve aumento dei tossicodipendenti che si sono rivolti ai Sert e ai Servizi pubblici per le tossicodipendenze. Invece c' è stata una diminuzione del numero dei tossicodipendenti nelle strutture socio-riabilitative; questo calo è dovuto anche alla diminuzione delle strutture e dalla loro irrazionale distribuzione sul territorio nazionale. Per molte persone la droga è un antidolorifico serve per togliere il dolore e cancellare momentaneamente i problemi; ma noi sappiamo che è solo un processo che porta alla morte e alla distruzione delle famiglie. La questione più grave secondo noi è che questa catena non si fermerà mai finché ci saranno personaggi famosi, modello per molto ragazzi, come il wrestler Eddy Guerrero che abusava di ecstasi ed è morto per un’overdose. Il problema delle droghe esiste anche in una cittadina della provincia più profonda come Adria, le sostanze stupefacenti sono anche qui facili da trovare e non tutti ancora sanno che una volta provate, anche solo per curiosità, non è scontato smettere o non diventarne dipendenti. Proprio in quest’ultimo periodo si è avviato un progetto di recupero, iniziato a fine ottobre a Porto Tolle. Si sono svolte da poco le Olimpiadi invernali di Torino 2006. Un evento che si svolge ogni 4 anni in qualsiasi parte del mondo. L’ultima volta che si sono svolte le olimpiadi in Italia è stato 50 anni fa. Questo avvenimento ha attirato i migliori atleti del mondo a Torino. E così per 15 giorni l’Italia è rimasta col fiato sospeso curiosa di conoscere chi si sarebbe distinto nei vari sport invernali. Molte sono state anche le paure e costante è stato il rischio di attentati ma per fortuna tutto si è svolto nei migliori dei modi e nella più serena competizione. L’Italia si è distinta vincendo 5 medaglie oro e sei d’argento. Nei 1500 pattinaggio di velocità con Fabbris, poi nell’inseguimento a squadre e nello slittino. Triste è stata la caduta di Barbara Fusarpoli e Maurizio Margoglia nel pattinaggio a coppie e grande è stata la tristezza degli atleti che dopo mesi di allenamento si sono fatti scappare l’oro olimpico. Negli sci invece sia Daniela Ceccarelli sia Karen Putzer che 4 anni fa vinsero l’oro e il bronzo, sono arrivati trentesimi a causa delle numerose cadute. Nel maschile Giorgio Rocca, che tanto ci aveva fatto sperare, è caduto perché ha preso una curva troppo veloce. L’Italia ha comunque concluso le olimpiadi con l’oro di Giorgio di Centa nei 50 km di fondo. Secondo un sondaggio più del 45% della popolazione mondiale ha seguito in trepidante attesa le gare di queste spettacolari olimpiadi invernali, che per due settimane hanno posto Torino e l’Italia al centro degli interessi internazionali. Federico Rossi, Nicolò Pasquali e Marco Penolazzi Chen Yi Sabrina, Syahdan Muhammad e Nicolò Pasquali AL “DA VINCI” IL PREMIO “SCUOLA A 5 STELLE” Presso l' atrio della scuola media “Leonardo Da Vinci” di Papozze, si è svolta la cerimonia di premiazione del progetto ' “Scuola a 5 stelle”, promosso dal Dipartimento per le Dipendenze dell' Azienda Ulss 19 di Adria e che ha coinvolto una decina di scuole medie del Basso Polesine. Alla presenza del dirigente scolastico, dell' Istituto Comprensivo Adria Uno, Mara Bellettato, dell' assessore ai lavori pubblici del Comune di Papozze, Fabrizio Bellato, in rappresentanza dell' amministrazione comunale, della classe quinta della locale scuola primaria e di alcuni docenti, il direttore del Dipartimento per le dipendenze Andrea Finessi, ha consegnato alle classi II e III A la targa di “Scuola a 5 stelle” per ricordare e premiare gli atteggiamenti non - tabagici mantenuti dai ragazzi all' interno degli spazi del loro istituto, oltre che l' impegno dimostrato dall' intera struttura scolastica nella promozione e divulgazione della lotta al fumo. Il progetto, attivato anche nell' anno scolastico in corso, prevedeva tre visite nella scuola di un operatore dell' azienda socio - sanitaria adriese, per monitorarne la conformità agli standard di controllo del fumo delineati dall’Organizzazione mondiale della sanità. La soddisfazione di 5 punti stabiliti dal progetto, ha dato così diritto alle cinque stelle di eccellenza per la scuola. Da quest' anno il medesimo progetto, è stato esteso pure agli istituti superiori nella convinzione che le azioni di prevenzione, proprio per la particolare valenza educativa della scuola, abbiano una più significativa incidenza ed una efficacia anche a lungo termine se attuate in ambito scolastico. La redazione 1 7 Circa un mese e mezzo fa Nicola Toffanello e io siamo andati a vedere al cinema il film “Harry Potter e il calice di fuoco”… Ero molto eccitato quando per la prima volta ho letto sulle vetrate del cinema i titolo… Davanti a noi c’era una super fila tanto che abbiamo aspettato quasi un quarto d’ora prima di entrare. (NICOLA R.) Circa un mese fa ho visto il film “Grudre”. È il nome di un antico popolo che visse nell’Asia. La leggenda racconta che le persone di questo popolo a vevano due ali lunghe più di dieci metri, la testa e il corpo come quelli di un’aquila, denti acuminati che si vedevano anche al buio, artigli per catturare l’avversario sorprendendolo dall’alto. Emettevano grida acutissime, che fanno venire i brividi. (TAO) Nella mia classe non siamo tutti di Papozze e italiani, ma ci sono due alunni stranieri: uno viene dalla Cina, l’altro dall’Indonesia. Entrambi sono molto simpatici. Il primo si chiama Tao, il secondo Febri. Gli altri provengono da Villanova Marchesana e da Bellombra. (NICO) La mia classe è una banda di scatenati! Tra i più vivaci c’è Nicola che fa sempre versi e così fa ridere Michele che poi contagia tutti… Quando i professori escono dall’aula, noi parliamo sempre ad alta voce e così un giorno ci siamo presi una nota sul registro. (MATTEO BERGANTON) Al momento dei compiti o delle interrogazioni vado nel panico più totale… Penso sempre al peggio! <<Se prendo “sufficiente”, mia mamma mi sgrida! Se prendo “non sufficiente”, mia mamma mi ammazza! Se prendo “gravemente insufficiente”, mia mamma prima mi stacca un braccio, poi una gamba a morsi e infine gioca a calcio con la mia testa!>>. (SARA) Eravamo seduti da un bel po’ di tempo quando, ad un certo punto, a metà del film, è suonato l’allarme. Mi sembrava fosse sotto la mia sedia, invece suonava in tutta la sala del cinema, mentre una voce diceva: <<Il personale vi aiuterà a uscire dall’edificio…>>. Fortunatamente non era successo niente di grave. (DENNY) Poiché la porta della serra non si apriva più, ho preso la rincorsa, mentre tutte le api mi pungevano la faccia, e sono partito a tutta velocità come avessi il NOS. Sono saltato in alto e come Hulk ho strappato il telone della serra per poter finalmente uscire. Per fortuna che le api non mi hanno punto dove so io! (MATTEO BARISON) 1 Il 23 novembre scorso è venuta nella nostra scuola la signora Giovannina Azzalin, che ci ha parlato dell’alluvione del ’51. Ci ha raccontato che ha vissuto dei momenti bruttissimi perché l’acqua aveva invaso tutto, case, stalle, campi… (MICHELE) Un film che ho visto recentemente si intitola “Scannati vivi”. È un film dell’orrore, bello, emozionante, ma anche impressionante perché fa un po’ schifo. Perciò consiglio di guardarlo solo a chi ha sangue freddo. Martino 8 R icca rd o e M a ttia son o sim p atici, si im p e gn a n o a scu ola e son o p a cio cc on i. M attia a ssom iglia a u n gra nd e sole, in ve ce a R icca rd o p ia ce reb b e a vere se m p re d a va n ti u n piatto d i p a stasciutta con il ra gù … Io n e lla m ia classe m i trovo b e n e p e rò, q ua n d o q u alcu n o fa ca os, m i in fa stid isco e n on rie sco a c on ce n tra rm i. (M IC H E L A ) La mia classe, secondo quanto dice la prof di lettere, è una classe di “delinquenti”, perché la maggior parte degli alunni non studia e non fa i compiti regolarmente… tuttavia siamo una classe unita e simpatica, e fra noi ci divertiamo molto. (NICOLA T.) Io mi chiamo Riccardo Brusco, sono robusto, mi piace giocare con le carte da scala quaranta e con le carte da scopa. I miei soprannomi sono tanti e alcuni proprio odiosi… Spero di rimanere sempre con questi miei compagni di classe e di non perderli mai. Se succederà, mi dispiacerà moltissimo. (RICCARDO) La mia classe è molto chiassosa e scatenata. La nostra aula non è molto ampia e così, quando abbiamo le verifiche scritte, possiamo copiare l’uno con l’altro, o almeno tentare di farlo. (MATTIA) Il film “Salvate il soldato Ryan” inizia con un primo piano della bandiera americana in un cimitero dei caduti statunitensi della seconda guerra mondiale. Arriva poi un uomo con la sua famiglia, si china davanti ad una croce, la telecamera stringe sui suoi occhi e… siamo ritornati indietro nel tempo, precisamente al 6 giugno 1944, mentre si sta svolgendo lo sbarco degli americani sulla spiaggia della Normandia. (ALESSANDRO) Il film che ho visto parla della schiavitù degli indios dell’America Latina ed è stato interpretato da Robert de Niro, uno degli attori più bravi del mondo. Il film è “Mission” e l’ho visto domenica scorsa tutto da solo in DVD: che privilegio! (FEBRI) Spesso anche le più piccole paure possono sembrare enormi… in genere mi reputano e mi reputo una ragazzina abbastanza coraggiosa, ma è proprio questa la mia paura, di non poter mai avere momenti in cui posso essere fragile, per il timore di deludere gli altri, e soprattutto me stessa. (GIORGIA) M ich ele ed io, m e ntre il su o p ap à ci acco m p a gn a va a casa, ci raccon tavam o in m acch in a tu tto il film ap pen a visto “ H a rry P otte r e il calice di fu oco”, ch e n on scord erò m ai. S p ero an zi ch e a n ch e il prossim o film di q uesta se rie sia b ello e avvin ce n te com e q u esto. (D A V ID E ) Per andare a vedere il film al cinema Europlex a Rovigo, abbiamo organizzato tutto da soli. Eravamo io, Denny, Federico, Simone, Luca, Michel, Lena ed Elisa. Con noi c’erano anche due genitori:il papà di Federico e la signora Bellato… (NICOLA L.) 1 Q uesti siam o noi, una classe vivace e chiassosa, tanto che a volte ci prendiam o delle note per il frastuono che facciam o, m a nel com plesso siam o spiritosi e le battute non m ancano m ai. (STELLA) 9 A NOI PIACE ASCOLTARE... Il successo di un rapper italiano: Mondo Marcio L’ultimo disco di Eminem Il rapper bianco di Detroit, Eminem, nato il 17 ottobre 1973, ha inciso recetemente il suo nuovo album dal titolo ”Curtain Call”. Il disco è un greatest hits, cioè una raccolta delle canzoni più famose del cantante, tra cui tre inediti. Le sue canzoni di inizio debutto erano basate soprattutto su idee razziste, ma poi crescendo e imparando a vivere ha modificato i suoi testi. Oggi nei suoi testi c’è soprattutto la protesta contro la guerra,le ingiustizie e la povertà. Ci sono stati anche altri album tra cui i più famosi ”The Eminem show”, ”D12 woorld”. Eminem ha dichiarato che questo sarà il suo ultimo lavoro discografico, e che farà il produttore o lo scenografo. Vuole rimanere di più con sua moglie e sua figlia di dieci anni. Il suo disco sta avendo molto successo, sono già state vendute un milione e trecentoventitremila copie. Si spera però che il rapper continui la sua carriera perché ha ancora molto da dare. Simone Puozzo Un cantante che negli ultimi tempi sta avendo un gran successo con la canzone “Dentro una scatola” è Mondo Marcio. Questo è il suo nome d' arte, poiché per lui "marcio" è chi vive per le strade e sa che ogni giorno potrebbe essere l' ultimo. Il suo vero nome è Gianmarco Marcelo, è nato a Milano nel 1986 ed è cresciuto per strada fumando droga, e spacciando. La sua salvezza è stata la musica rap,infatti lui già a 13 anni ascoltava Eminem, Jay-ze Tupac altri cantanti rap. L' ultimo album “Dentro una scatola” parla di lui che, quando era un bambino viveva con la mamma e il papa assistito da psichiatri. All' età di 16 anni ha conosciuto la triste esperienza della prigione, e durante la sua detenzione ha sofferto per l' uccisione di suo zio. Suo padre in seguito uccide sua moglie, cioè la mamma di Marcello, e poi scappa. Dopo il successo di "Dentro una scatola" Mondo Marcio sta pubblicando una nuova canzone intitolata “Solo un uomo” dove le atmosfere sono dure e forti, ma poi frequenti sono le rime e le melodie di grande gusto e respiro. Luca Bovolenta e Pietro Rossi Ha fatto molto discutere, ma ha riscosso successo. ARRIVA “PLAYING THE ANGEL” IL NUOVO ALBUM DEI DEPECHE MODE Si attendeva da tanto questo album che segna il ritorno della band. A fine dicembre 2005 l’album “Playing the angel” che significa “recitare la parte dell’angelo” ha riscosso un grande successo. Le prime 2 settimane aveva già toccato quota 1 milione di copie vendute in Italia e molti sono gli appassionati che il 18 e il 19 Febbraio sono andati al mega concerto a Milano (Filaforum di Assago) con il tutto esaurito. La storia dei Depeche Mode, il cui simbolo e DM, inizia nel 1980 quando fecero le loro prime apparizioni oltre che ai primi singoli. Nel gruppo inglese ci sono un batterista,un chitarrista elettrico, un tastierista e un cantante (Dave Gahan) L’ultimo album discografico ha avuto un gran successo ed il brano che è uscito per primo,quindi trasmesso dalla radio è “Precious” che significa “Prezioso”. Parla di quanto è preziosa la vita e come si fa a gestirla nel modo appropriato. All’inizio Dave Gahan ha avuto una vita difficile e tormentata da pensieri “malefici” che lo hanno portato alla droga ma,grazie al pubblico, ai compagni di 1 gruppo e agli amici è uscito dal “buco nero”della tossicodipendenza. Di recente, nel 2004 i migliori dJ del mondo hanno “mixato” i classici dal 1981 al 2004 e quest’album “DM Remix 81.04 ha venduto più di 92 milioni di copie. L’ultimo capolavoro della band inglese continua alla grande con “A pain that I’m used to” che significa “Un dolore che conosco già” e “Suffer Well” che stanno vendendo molti cd-singolo. Questo gruppo sa esprimere nel modo più totale le proprie convinzioni e i loro album sono veri e propri romanzi. Si spera che la “scalata” alle classifiche continui così. Paolo Avezzù 10 A NOI PIACE LEGGERE... Il libro che ho deciso di proporvi è una delle più belle letture mai scritte per adolescenti. L' autore, Federico Moccia, ha venduto svariati milioni di copie del suo meraviglioso libro, "Tre metri sopra il cielo", che ha fatto piangere milioni di lettrici. Il libro narra le numerose vicende dell' intricata storia d' amore di due adolescenti completamente diversi fra loro: lei, Babi, studiosa, romantica, sensibile, cocciuta e un po’ viziata; lui, Step, violento, dongiovanni e disoccupato. Dapprima i due non si sopportano a vicenda: ci saranno continui litigi e prese in giro, ma poi, con il passare del tempo, scopriranno che pur essendo così diversi un amore fortissimo li unisce. La loro storia non sarà per nulla facile: i genitori di Babi, due ricchi signori appartenenti alla borghesia romana, temendo di perdere la loro immagine di famiglia perfetta, cercano di impedire quest' insolita relazione. Cresceranno insieme, si cambieranno a vicenda, ma vi lascio l' incognita del finale, tutto da scoprire...al costo di 15 euro. Un libro emozionantissimo, amatissimo, e da leggere tutto d' un fiato. Da esso si possono trarre utili consigli per evitare di incorrere in strade pericolose che spesso si rischiano di imboccare durante l' adolescenza, come l' uso e lo spaccio della droga, l' alcoolismo, le gare di velocità. Alcuni opinionisti lo hanno definito "il manuale degli adolescenti". Dopo il rifiuto della casa editrice di pubblicare il libro, inizia la sua diffusione nella forma fotocopiata, poi, i lettori aumentano sempre di più, finché viene consentita la pubblicazione, peraltro ottenendo numerosissimi successi. Lo consiglio a tutti, e suggerisco l' acquisto dell' edizione del 1992, più ricca di vicende e con 70 pagine in più. Sperando di avervi fornito accattivanti notizie, non mi resta che augurarvi BUONA LETTURA! Mariachiara Guolo NOTIZIE FLASH Settembre 2005 Finalmente consegnato alla II^A il computer vinto nel concorso “Rifiut – Art” ed. 2004 / 2005 07/012/2005 Partecipazione di alcuni alunni alla corsa campestre presso l’Istituto Agrario di Sant’Apollinre. Dicembre 2005 Progetto Bowling: costante la partecipazione e buoni i risultati ottenuti dagli allievi. 13/12/2005 Visita alal mostra “La Rosa Bianca” ad Adria, su giovani tedeschi oppositori del Nazismo. 01/03/2006 Incontro con la poetessa Cristina Finotto. 09/03/2006 Rauli, Ferraccioli, Stoppa, Solera e Brusco sono stati i nostri rappresentanti alle gare di nuoto provinciali. 1 11 PAGINA A CURA DI JACOPO BRANDO Una ragazza confida all’amica: “Ho deciso che voglio entrare nel cinema”. E l’altra perfida: “Be’, prova a comperare un biglietto…”. Perché i messicani fanno la siesta? Perché non gli basta la quinta! Tema: Se gli asini volassero… Compito di Pierino: “La scuola sarebbe un aeroporto!”. Perché il mal di denti si sente più degli altri dolori? ….. Perché i denti sono più vicini alle orecchie!. MESSAGGI IN CODICE Riordina le lettere e decifra il messaggio. LENAL TOTEN DIE PEMIT TITUT VICADONE: “AM DUANOQ NOSAU AL GLIVASE?”. Riordina le lettere e decifra il messaggio. NOSS NU ZOPZO ID CESAZIN LI IUGAO E’ EHC LI ESCIHCO E’ NU RAGONTIENON. Tipografia–Legatoria Medici Riviera Matteotti, 19 45011 Adria (Ro) Tel 0426.901000 1 12