I sempre favolosi (e mai archiviabili) Anni Settanta

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I sempre favolosi (e mai archiviabili) Anni Settanta
SECONDO TEMPO
Mercoledì 18 Maggio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
» 23
Arte & Fumetti
MILANO Nuovo spazio espositivo nell’ex complesso industriale dei Frigoriferi: la prima
mostra ricalca l’impossibilità di contenere un decennio entro etichette prestabilite
U
Ricarica
ANDREI
MOLODKIN
IN BOCCONI
La galleria
Pack di Milano ha inaugurato la nuova
sede (viale
Sabotino 22)
con una mostra personale di Andrei
Molodkin
(1966, Boui,
Russia), dal
titolo: “Nothing But
Blood Can
Stop Capital”. Molodkin allude attraverso ogni
mezzo tecnico alla lotta
contro le corrotte realtà
socio-economiche e, per
questo, la
Bocconi ha
deciso di collocare due
sue grandi
opere di fronte all'aula
magna dell'ateneo
n
» LAURA CHERUBINI
n nuovo polo dedicato all’arte è nato a Milano nell’ex
complesso industriale dei
Frigoriferi Milanesi: è diretto da Marco Scotini. La prima mostra si chiama “L’Inarchiviabile/The Unarchivable. Italia anni ’70” curata da Scotini stesso in collaborazione con Lorenzo
Paini. Viene presentata
un’ampia ricognizione della
scena artistica italiana di
quello che è forse il decennio più discusso e discutibile, ma innegabilmente vitale, percorso da fermenti innovativi, ricco di sperimentazioni, umori e fatti che
rendevano quell’Italia un
paese che forniva idee germinali a tutto il mondo.
Quelli che sono stati definiti
gli anni di piombo sono stati
anni d’oro per la cultura e in
particolare per l’arte.
I sempre favolosi
(e mai archiviabili)
Anni Settanta
fuoriesce dal campo dell’estetica intrecciando sconfinamenti interdisciplinari e
pratiche trasgressive anche
perché effimere come la diffusa performatività. Tutto
questo ha fatto sì che i linguaggi prodotti in quegli anni resistano e sfuggano a ogni catalogazione. Da qui il
concetto di “inarchiviabile”
che fa da titolo alla mostra.
Differenti linguaggi si attraversano di continuo, opere,
libri, musica, architettura
radicale, cinema sperimentale, fotografia, mentre emergono nuove pulsioni
collettive come il femminismo e la riflessione culturale
sul “genere”. Di contro sono
numerose le opere che presentano il desiderio o il tentativo di una catalogazione
che risulta in genere impossibile. Basta pensare al libro
“I mille fiumi più lunghi del
m o n do ” dove Alighiero
Boetti e Annemarie Sauzeau
dimostrano l’inattendibilità
LE MENSE operaie fotografa-
di tutte le classificazioni
scientifiche, ma anche a tutte quelle opere che hanno la
forma dell’atlante (Luigi
Ghirri), del catalogo, dell’inventario... Accanto ai tentativi di archiviare l’effimero
resta intatta comunque l’aspirazione alla totalità come
nel “Tutto” di Giovanni Anselmo. Ma attenzione: più avanti nel tempo “Tutto” sarà
anche il titolo di una serie di
opere eseguite per Boetti da
ricamatrici afghane, dove
l’unità s’infrange in mille rivoli e l’occhio torna a perdersi. Anche la totalità si rivelerà inattingibile… Nel
frattempo Nanni Balestrini
avrà pronunciato il suo perentorio e sbrigativo “Vogliamo Tutto”. Generalmente solo ciò che è archiviato riesce a diventare Storia, ma gli anni ’70 generano
infinite narrazioni… fino ad
affermare l’inattendibilità
del racconto unico con “Parco Lambro”, il film che Al-
Centro
per l’arte
Curata da
Marco
Scotini, è
visitabile
fino al
prossimo
17 giugno
te da Uliano Lucas si confrontano con i tavoli di Mario Merz e con le “Iconografie” di Luciano Fabro dove
su una tovaglia ricamata posano bacinelle e frammenti
di vetro su cui sono incisi nomi di martiri delle idee che
hanno subito violenza sul
proprio corpo. Rare opere di
Marisa Merz (recuperate da
quelle vere e proprie miniere che sono le collezioni italiane) ritagliano un delicato
campo poetico. Carla Lonzi
e Carla Accardi si dividono
perché la prima, geniale critica, abbandona il mondo
dell’arte per il femminismo,
la seconda vuole tenacemente continuare a fare l’artista. Fabio Mauri “ci fa rimbalzare da un futuro determinato dagli errori di oggi al
presente in cui combattere
quel futuro mediante altre
scelte” (Trini). L’opera da
cui la mostra prende avvio, il
“Tentativo di volo” di Gino
De Dominicis, appare emblematica di un decennio
che tentò veramente di spiccare il volo.
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FUMETTOIl giovane maestro francese Vivès e la fatica di crescere
Terminator e gli altri amici immaginari
che proteggono dai traumi dell’adolescenza
» STEFANO FELTRI
B
astien Vivès è così
geniale che gli perdoniamo tutto, anche di mettere – troppo
spesso – il suo grande talento al servizio di progetti poco ambiziosi. A 32 anni è già da oltre un lustro
uno degli autori di maggior fama in Francia e questo sembra averlo spinto a
dedicarsi soprattutto al
divertissement: i quaderni
con le sue figure appena
abbozzate in nero su una
pagina tutta bianca per
parlare di videogiochi, fumetti, amore e sesso; il finto manga modello Naruto,
tutto ninja e combattimenti, le
commedie sentimentali senza
pretese. E adesso Hollywood Jan
che applica uno dei trucchi narrativi più usati dal nostro Zerocalca-
re che, a sua volta, ha saccheggiato
le trovate di un altro fumettista
francese, Boulet: il protagonista
che interagisce con personaggi
immaginari riconoscibili e molto
vistosi che però sono
visibili soltanto a lui e
al lettore. Vivès, affiancato da Michael
Salanville, costruisce
tutto Hollywood Jan
su questa trovata: l'adolescente imbranato
Jan, insicuro come
quasi tutti quelli che
arrivano alle scuole
superiori, cerca conforto in tre amici immaginari, cioè Russell
Crowe in versione gladiatore, Sylvester
Stallone che fa Rambo
e A r n o l d S c h w a rtznegger ai tempi di
T er mi n at or . Cioè gli
archetipi del maschio
che Jan non sarà mai. I tre – enormi, ingombranti, protettivi – sono
sempre intorno a Jan, life coach
personali che gli infondono fiducia e discutono con lui strategie di
l
• No Man’s Land
Località Contrada Rotacesta –
Loreto Aprutino (Pescara)
Installazione permanente
berto Grifi gira al Festival del
Proletariato Giovanile nel
’77, quasi senza voler arrivare a mettere la parola “fine”.
La mostra, suddivisa in 10
sezioni, dichiara l’impossibilità di raccontare e il desiderio di farlo, nonostante
tutto.
IN QUEGLI ANNI la cultura
AROUND
HOLLYWOOD JAN
Vivès e \Salanville
Pagine: 140
Prezzo: 17,50 e
Editore: Coconino
sopravvivenza. Ma per crescere
bisogna affrontare il mondo da soli, Jan inizia a voler risolvere i suoi
problemi di ragazze, piccoli drammi scolastici e bullismo senza dover ricorrere al finto testosterone
di Terminator o Rambo, disegnati
sempre da Vivès in un’iperbole di
muscoli e canotte aderenti dal prevedibile effetto comico. Ovviamente Jan riuscirà a emanciparsi
dal bisogno di queste protezioni
immaginarie, il conflitto interiore
diventa uno scontro da s ho ne n
manga tra Rambo, Terminator e il
gladiatore Crowe, il più generoso e
disposto al sacrificio, l'unico che
Jan rimpiangerà.
Non è il capolavoro di Vivès, l'espediente narrativo diverte ma la
traiettoria del volume è prevedibile fin dalla quarta pagina. Nonostante questo, Vivès riesce a mantenere una freschezza e a trasmettere una serenità di lettura tutta
personale.
SI TRATTA di un’enome installazione site-specific, realizzata
da Yona Friedman e Jean-Baptiste Decavèle con la collaborazione di ARIA/Cecilia Casorati,
Zerynthia e Mario Pieroni, che
ha donato il terreno. La più
grande mai realizzata da Friedman, artista e architetto franco-ungherese (1923), punto di
riferimento per la cultura contemporanea. “L’immagine” si estende per più di due ettari nella
campagna, ed è composta da un
grande arazzo naturale fatto con
una grande quantità di sassi
bianchi di fiume, una struttura di
1.000 canne di bambù.
• Mimmo Paladino
tra Arte e Letteratura
Museo del Novecento, Milano
Dal 20 maggio al 4 settembre
DISEGNARE le parole: una mostra che propone un percorso
inconsueto attraverso la produzione grafica e le illustrazioni
con cui l’artista ha interpretato i
grandi classici della letteratura.
Va in scena la monografica più
ampia dedicata all’immaginario
letterario-visivo di Paladino e
all’amore per i libri che da sempre lo accompagnano: da Dante
a Joyce, da Pavese a Cervantes.
Tutte opere che esprimono una
passione diventata aspetto centrale della sua poetica, dove la
scoperta di terreni inesplorati si
fonde con le risonanze letterarie
di autori prediletti.
• Doppio Ritratto. Antonio
e Xavier Bueno
Villa Bardini, Firenze
Dal 21 maggio al 25 settembre
CONTRAPPUNTI alla realtà
tra avanguardia e figurazione.
Una grande mostra in grado di
ripercorrere, in parallelo, l’intera parabola artistica dei due
fratelli Bueno. La rassegna raccoglie 120 opere tra le più significative della produzione
dei due pittori di origine spagnola.
A CURA DI CL. COL.