Maria, testimone d`amore
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Maria, testimone d`amore
Maggio 2009 • Anno 2 • Numero 5 Maria, testimone d’amore Maggio è il mese dedicato a Maria e quindi a tutte le madri, testimoni viventi dell’amore di Dio. In ogni mamma, in effetti, c’è qualcosa di Maria, di quel mistero gratuito che riesce a leggere l’alfabeto della vita e della Bibbia. Per questo Dio ha voluto che accanto alla croce, nel momento del più grande e sublime atto di amore, ci fosse una madre. Tale scelta diventa indicativa del ruolo che le mamme hanno nel destino dell’umanità: se la loro figura si offusca, e diventano così più labili ed incerti i contorni della maternità, il mondo precipita nell’inciviltà. Un grande statista, tra l’altro non frequentatore di chiese, Georges Clémenceau, ebbe a dire che i popoli vengono educati sulle ginocchia delle madri, il cui sorriso è un passaggio necessario per sapere che solo con gli altri si è e si hanno la vita, la felicità, l’amore. Oggi più che mai, allora, è importante ricostruire il volto di Maria ed offrirlo quale costante e luminoso punto di riferimento alle giovani generazioni. Sarà così possibile scorgere in lei il tratto della Serva del Signore, dedita al primato di Dio, e quello della povertà, fiduciosa nell’opera di liberazione degli ultimi della terra. Soprattutto, potremo ammirarne e farne nostra la dimensione della fede, evidenziata dalla condivisione del sacrificio di Cristo per il bene dell’uomo. Non desti stupore, in questo contesto, il richiamo ad una celebre frase di papa Giovanni Paolo I, poi ripresa dal suo successore, Giovanni Paolo II: «Dio è anche madre». Da sempre il credente consapevole della sua fede sa che il Datore di ogni vita è prima e oltre ogni distinzione terrena: dunque, è tanto Padre quanto Madre, «chioccia che riunisce i pulcini sotto le ali» (Mt. 23, 37), perché, per usare proprio le parole pronunciate da Papa Luciani all’Angelus del 10 settembre 1978, «noi siamo oggetti da parte di Dio di un amore intramontabile. Sappiamo: ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte. È papà; più ancora è madre. Non vuol farci del male; vuol farci solo del bene, a tutti. I figlioli, se per caso sono malati, hanno un titolo di più per essere amati dalla mamma. E anche noi se per caso siamo malati di cattiveria, abbiamo un titolo di più per essere amati dal Signore». Le ultime parole che si conoscono della Madonna furono quelle pronunciate alle nozze di Cana: «Fate quello che vi dirà» (Gv 2, 3-5). Esse, rivolte ai servi della mensa, riguardano tutti e suonano come conferma della certezza che Maggio ci regala: l’uomo gode dell’infinito amore del Suo Creatore, ma spesso se ne dimentica o lo rifiuta. Paradossalmente, un motivo in più, per la Chiesa e per i cristiani, per continuare l’opera di evangelizzazione ed amare, con rinnovato ardore, il prossimo. X Vincenzo Bertolone • maggio 2009 • 1 La famiglia nel cuore di Maria di Franco Oliva Cari lettori, in questo numero abbracciamo la famiglia.A maggio, mese di Maria, ci affidiamo proprio al suo ruolo di Mamma di tutte le mamme facendone la lanterna che illumina queste pagine. Raccontiamo la famiglia guardandola pure con gli occhi dei figli e di chi la vive ancora più intensamente avendone fatto il sale della propria vita, come la giovane e coraggiosa coppia della Casa famiglia che opera a Castrovillari. Dedichiamo meritato spazio, anzitutto fotografico, al pellegrinaggio che il 9 e il 10 maggio ha spostato centinaia di fedeli tra due dei santuari mariani più importanti della diocesi: Santa Maria del Castello, a Castrovillari, e Santa Maria della Catena, a Cassano. Iniziativa che ha piazzato una bandierina difficile da divellere sulla storia della Chiesa locale. Diamo giusta ribalta al convegno sugli esempi di santità e i costruttori di pace svoltosi ad Altomonte, e al film fotografico delle festività pasquali nel Duomo come nel resto del perimetro diocesano, con particolare attenzione alla processione delle “varette” del Venerdì santo cassanese, della Passione vivente di Montegiordano e di quella inscenata all’ombra del santuario di Maria delle Armi di Cerchiara dagli studenti del liceo scientifico di Trebisacce. Alle parole di Benedetto XVI per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali seguono, ancora, foto e testimonianze della Giornata diocesana della gioventù ospitata da Castrovillari. E infine una sorpresa sistemata proprio al cuore delle nostre tradizionali sedici pagine. Non ve la sveliamo, però, scopritela da soli. Un grande Abbraccio, come sempre. D. M. 2 • maggio 2009 • La famiglia nel cuore di Dio, la famiglia nel cuore di Maria, «Vergine Madre, figlia del Tuo Figlio, umile ed alta più che creatura» (Dante). La famiglia, comunità che nasce dal cuore della madre. Parlare di Maria è parlare della madre, della famiglia, del Figlio suo. La madre è la famiglia, colei che genera, accoglie, ama, accompagna, sostiene, protegge, incoraggia. Presente sempre ovunque, in ogni momento. Se non la vedi, il suo cuore batte ugualmente. Lei è l’amore, la gioia, la donna fedele, forte, che lavora, col grembiule in casa e fuori, laddove c’è bisogno. Segue il Figlio. Quando parla, lo ascolta. Quando prega, prega con Lui. Quando opera, non si estranea. «Fate quello che vi dirà»: fiducia della madre nel Figlio. «Non è ancora giunta la mia ora»: ora, come in quella «ora», lei è presente. Né il suo sguardo né il suo cuore l’abbandonano. Ha creduto e continua a credere nel Figlio. È con Lui ai piedi della croce: il suo volto di madre «sul sangue versato», l’innocente Figlio, che paga per tutti. È lì accanto a Lui, mentre ripone ogni fiducia in Dio, «mio Salvatore». La sua lacrima invisibile e lacerante è quella del Figlio. Come puoi rimanere salda, mentre gli amici del tuo Figlio fuggono, si disperdono, si nascondono? Tu, Vergine fedele, continui a credere, ad amare, a sperare. Nel tuo soffrire continui ad essere madre e a generare la vita a partire dalla croce. Né il tuo sacrificio né quello del Figlio sono vani. Donna della speranza. Se Lui ci ha amati ed ha dato se stesso, se il Padre non ha risparmiato il tuo Figlio e lo ha consegnato per noi, tu hai unito il tuo cuore materno all’infinito Amore con la certezza di una fecondità eterna. «Donna, ecco tuo figlio». «Ecco la tua madre». E il discepolo la prese con sé, nel suo cuore e nella sua casa. Nasce un popolo nelle mani della madre, «una moltitudine immensa, di ogni nazione, razza e lingua”. Perché la madre Sua è la madre di tutti, che continua ad essere con i suoi figli. C’è la madre, c’è la famiglia, perché c’è l’amore. Presente l’amore, v’è il servizio, l’affetto, il cuore, l’intelligenza, l’unità, tutto. Cuore di Madre, di te abbiamo bisogno. A te guarda la famiglia, oggi, disorientata e smarrita, in emergenza educativa. Tu, Madre di ogni famiglia, continui ad indicare il cammino della perseveranza «sino alla fine», della pazienza dell’attesa, della fiducia, ricordando che la famiglia, la sua unità, la responsabilità dell’amore, la generazione alla vita, l’impegno formativo si pagano a caro prezzo: il prezzo dell’amore. Spaccati di vita familiare Io figlia Casa famiglia So di essere qualcosa di minuscolo nelle mani di qualcuno troppo grande. Qualcuno che non ho nemmeno la forza di immaginare, Dio, l’unico artefice della mia linfa vitale. Quel Dio che al solo pensarlo mi fa paura, paura di non farcela, di cadere, di arrendermi. La mattina quando apro gli occhi guardo il cielo, il sole, la vita che scorre e so che vivere è il tesoro più grande che possediamo. Troppo spesso lasciamo che ci scappi via, scivolando come sabbia tra le mani. Abbiamo paura di quello che la vita ci presenta, forse paura di sbagliare o magari di non farcela. Ci copriamo di bugie, di vigliaccheria, preferiamo scappare piuttosto che sopportare il peso della responsabilità. Gesù non ha fatto così. È vero, si potrebbe dire che non possiamo paragonarci a lui, ma spesso ripensare a quell’uomo che ha sopportato e affrontato con coraggio una sofferenza così atroce mi dà forza. La forza di andare avanti, di cercare di fare tutto con la stesso spirito con cui Lui ha affrontato la croce. Quante volte ci dimentichiamo o non ci preoccupiamo dei nostri impegni,passiamo le nostre giornate in modo svogliato. In questo modo, la vita non ha più un senso, la responsabilità è qualcosa di grande eppure così piccolo che renderebbe tutto diverso. Saremmo più forti e vivremmo una quotidianità fatta di cose forse anche pesanti, ma cose che ci darebbero il senso di quella vita vera, come ha fatto il Cireneo che nonostante tutto ha aiutato Gesù a portare la croce rendendosi conto della sofferenza che lo ha accompagnato. Non lasciamo mai niente in sospeso, ma prendiamoci il peso della vita sulle spalle. Miriam Zupo Ho la fortuna di avere una famiglia numerosa che ha sempre avuto la porta aperta, a tutte le ore in tutte le condizioni. Chi meglio di me poteva immaginare di ritrovarsi a gestire una casa famiglia come la “Paper moon”? Da questa missione spontanea nella spirito della solidarietà e dell’accoglienza nasce oltre 20 anni fa l’avventura e l’esperienza della casa famiglia. Tempi tristi, dove regnavano incontrastati gli “istituti” e dove l’idea nuova di una struttura per minori in difficoltà, gestita secondo i principi dell’ambiente familiare, lasciava molte perplessità. Eppure è nata, eppure tra la semplicità, l’anonimato, gli errori (pochi) e la tutela dei minori, esiste continuando a testimoniare che il modello “famiglia” è la migliore soluzione nell’educazione dei bambini e delle giovani generazioni. Non ci sostituiamo ai papà e ancor meno alle fondamentali mamme, ma facciamo dell’amore che questi sanno dare ai propri figli un modello ed un’azione concreta che non lascia mai soli i bambini e le bambine. Ma un insegnamento continua ad essere sempre attuale: non ci si improvvisa genitori, non si diventa mamme per professione, non si può emulare l’amore della madre perché è un servizio da erogare per il sostegno dei minori in difficoltà. Si è mamma perché si ama il prossimo, si è mamma perché si crede nei propri figli, si è mamma perché si è sempre vicini, si è mamma perché lo spirito di sacrificio per i propri figli è gioia. Maria Carrieri Essere mamma Essere mamma è stata la gioia più grande della mia vita. Ho scelto di esserlo in giovane età e ho vissuto questa meravigliosa esperienza, che certamente cambia la vita, con l’energia dei miei 23 anni. Si sente spesso dire che il “mestiere di genitore” è quello più difficile o che nessuno ha la ricetta giusta per svolgere quest’arduo compito. Sicuramente, alla base di queste convinzioni c’è una grande verità, tanto più se osserviamo quanto la società (…e tutto il resto) sia in continuo cambiamento. Intanto diciamo che per una donna, diventare mamma, è la cosa più naturale di questo mondo. Poi entrano in gioco altri fattori, come l’esempio ricevuto dalla famiglia ed il modo di rapportarsi con i figli. Ho avuto la grande fortuna di provenire da una famiglia unita (cosa rara, di questi tempi), numerosa e con una splendida mamma che senza bisogno di tanta cultura, ha sempre elargito lezioni di vita semplicemente con la sua testimonianza e il continuo ascolto. Dico questo perché, con i miei 50 anni, penso di essere cresciuta insieme ai miei due figli nei momenti di gioia e soprattutto in quelli di difficoltà, e grazie all’ascolto e al dialogo sono soddisfatta del mio rapporto con loro. Quest’estate ho rivisto dopo 30 anni un mio caro compagno di liceo, l’ho trovato molto invecchiato, non solo nell’aspetto, e la prima cosa che mi ha chiesto è stata: «Ma tu non hai paura di invecchiare?» Le uniche parole che ho pronunciato in maniera spontanea sono state: «No, ho i miei figli!». Rosanna La Polla Tracce di spiritualità Fecondità “Chi rimane in me, ed io in lui, fa molto frutto” (Gv 15,5) Il mese di maggio ha sapori e suoni di rinnovamento. Da ogni punto di vista. Assistiamo ad una sorta di metamorfosi generale che proietta mente e cuore su orizzonti tanto desiderati di gioia e di libertà vera, che l’angusto inverno aveva provveduto a custodire. Va detto: l’uomo è per la vita. Dio lo ha creato così! Questa volta il filone mensile del nostro giornale si dipana, con tanti risvolti, da un unico fulcro tematico – Maria, la mamma, la donna - che mi piace sintetizzare con un solo termine: fecondità. E’ una dimensione naturale dell’essere donna che sfugge a chi donna non è. Ma, se colta nella sua accezione più figurata, tale dimensione, invece, può nascondere secreti e orizzonti di una vita bella.Fecondità è segno di desiderio e di dono; di entusiasmo e di creatività; di accoglienza e di generosità. Se a tutto ciò facciamo precedere la sorgente di ogni fecondità – il Dio di Gesù Cristo! - ci accorgiamo, allora, che vivere implica essere fecondi, naturalmente e ovviamente fecondi, intensamente fecondi.E qui vanno verificati le nostre tante chiusure o scoraggiamenti, quelle latenti o vistose scelte di non voler produrre o far esplodere quanto ci portiamo dentro, smascherando al contrario pigrizie culturali e accidie della volontà che ci rendono, squallidamente, infruttuosi. Infecondità è morte. Essere fecondi, invece, è vivere, generare speranza, produrre, esplodere. Coma Maria, fecondata dallo Spirito. Come ogni donna o madre, che vuole rivelare tutta la potenza dei propri desideri. Chi conosce Dio, sa e vuole solo portare frutto. Giovanni Maurello • maggio 2009 • 3 U n p o p o l o i n c a m m i n di Vincenzo Alvaro L’orologio segna quasi le undici e mezza quando il piazzale del santuario della Madonna del Castello inizia a riempirsi di rumori e figure insolite. Uomini e donne, di tutte le età, giovani, famiglie, scout, anziani signore, sacerdoti. Un popolo di gente che cresce con il passare dei minuti. Molti con uno zainetto sulle spalle, quasi tutti con scarpe adatte alle lunghe marce, attendono l’arrivo del vescovo di Cassano, monsginor Vincenzo Bertolone, che quando giunge, a bordo di un furgone bianco, viene accolto da un timido applauso. Quasi tutti sono già entrati nel sommesso clima della preghiera che li accompagnerà da li a poco. Piccole istantanee dall’inizio del pellegrinaggio voluto dal Pastore della Chiesa cassanese e che nella notte tra sabato 9 e domenica 10 maggio ha unito in un unico abbraccio due tra i santuari mariani più importanti del territorio diocesano: la Madonna del Castello e la Madonna della Catena. Un lungo viaggio spirituale, con la compagnia della preghiera, che ha coinvolto oltre seicento persone. Un popolo in cammino con il suo Pastore e guida che dalla valle del Coscile, come gli antichi pellegrini di un tempo, sono andati avanti nel profondo della notte, alla ricerca delle vera luce, Cristo, fino alla valle dell’Eiano. Un incedere ritmato dai grani del rosario, recitato senza sosta, con una delicatezza che solo la notte ed il cammino a piedi hanno saputo regalare. Alla luce delle torce, amministrate con gentile discrezione dagli scout dei gruppi “Cassano 1” e “Trebisacce 1”, il fiume di gente ha colorato le ombre della sera con i suoi sorrisi, le sue fatiche, le sue chiacchiere ai punti di ristoro dove gli scout del “Castrovillari 2” regalavano sorrisi e gesti di fraternità, insieme alla continua assistenza sanitaria dei gruppo della Misericordia di Cassano e Trebisacce. Una prima, riuscita esperienza, di un cammino che ha coinvolto, appassionato, radunato e attirato in tanti, molti di tutti le età, per nulla spaventati dalla prova fisica. All’arrivo, con le prime luci dell’alba, allo splendido santuario della Madonna della Catena, il vescovo ha officiato 4 • maggio 2009 • la santa messa sottolineando il forte legame con l’evento e con la diocesi per l’anniversario dei due anni di episcopato in quel di Cassano. «Due anni intensi – ha sottolineato monsignor Bertolone – ricchi di tanta grazia». E come pellegrino ha affidato alla Madonna il suo terzo anno di Pastore della chiesa locale rinnovando a tutti l’invito per rendere questo pellegrinaggio una esperienza annuale di grazia. «La strada è metafora della vita – ha commentato entrando nei temi dell’esperienza spirituale – cammino di conversione che ciascuno compie nella vita quotidiana. E’ Cristo la nostra meta. Mettere Cristo al centro della nostra vita significa coltivare l’amore vicendevole. Impariamo a volare alto, la Madonna ci renda capaci di essere costruttori del bene comune». Nella foto grande: il vescovo con i pellegrini alle prime luci dell’alba. La meta è vicina. Nella foto qui in alto: il vicario, don Franco Oliva, ad una sosta ristoro con gli scout n o n e l n o m e d i M a r i a Nelle foto dall’alto, in senso orario: qualche momento prima della partenza davanti la Madonna del Castello; l’arrivo alla Madonna della Catena; alcuni momenti di marcia nella notte. Il laico La partenza Il santuario della Madonna del Castello Il santuario della Madonna del Castello sorge su una collina nella parte vecchia di Castrovillari. La Chiesa è nata dopo diversi e vani tentativi, in tempi passati, dei conquistatori che volevano far sorgere un castello per avere un migliore punto d’osservazione sulla città. Immancabilmente e misteriosamente però, i castelli, poco prima di essere completati, crollavano senza apparente spiegazione. L’ultimo conquistatore, il Conte Ruggiero, con lo stesso intento di costruire un castello, durante gli scavi per le fondamenta ritrovò nel 1090 un quadro raffigurante una Madonna col bambino. Allora abbandonò l’originaria intenzione e fece costruire l’attuale santuario facendone dono alla città. Quel quadro è ora appeso all’altare con tutto il suo splendore dati anche i recenti restauri. G. Z. Il Santuario della Madonna della Catena Il santuario della Madonna della Catena svetta da un’altura nelle immediate vicinanze di Cassano nella fertile valle attraversata dal fiume Eiano (vocabolo greco che significa «sottile, piccolo fiume»). La tradizione vuole racconta che il monastero, sorto in prossimità della grotta dove alcuni anacoreti greco-orientali custodivano l’effigie della Madonna della Catena, si chiamasse originariamente «Monastero del Follíno» (dal termine bizantino follinon, sinonimo di grotta). Tale appellativo rimase ad indicarlo, probabilmente, fino a quando la miracolosa immagine della Vergine venerata nella grotta non fu trasferita nel monastero, che da allora prese la nuova denominazione di «monastero della Santissima Madre di Dio». In tal modo risulta citato nel Cartulary della Robinson, che data l’anno 1059; ma già sul finire del secolo XI, a questa denominazione principale il popolo aveva cominciato ad unire quella più comune, «della Catena», a motivo della catena pendente dalla mano sinistra della Madonna. Da «Monastero della Catena» si passò poi alla denominazione tuttora in uso di «santuario della Madonna della Catena». Il sacerdote La meta Gaetano Zaccato • maggio 2009 • 5 Convegno sugli esempi di santità in Diocesi di Domenico Marino «Quasi a dispetto di un generalizzato e progressivo processo di desuetudine all’ascolto della Parola e del Magistero petrino, la voce della coscienza laica esprime infatti, anche ai giorni nostri, il grande desiderio di santità e di vedere credenti che vivano la radicalità evangelica in una società in cui la ricerca esagerata dei valori terreni ha prodotto indifferentismo, ateismo, relativismo etico e religioso. Parlare di santità, invece, serve a dare una riposta al perché della propria esistenza, vista come un dono di Dio unico, irripetibile e da vivere in pienezza». Così monsignor Vincenzo Bertolone ha motivato la scelta di dedicare agli “Esempi di santità e costruttori di pace nella Diocesi di Cassano all’Ionio” il convegno diocesano svoltosi mercoledì 6 e giovedì 7 maggio nella sala convegni del “Barbieri group” di Altomonte. Due intense giornata di discussione, approfondimento e confronto su uomini e donne, religiosi e laici che hanno dato lustro alla nostra Diocesi. Ai lavori hanno preso parte, per ciascuna delle due giornate, oltre trecento tra fedeli, laici, religiosi e sacerdoti provenienti da diverse diocesi calabresi. Presenti in sala anche i sindaci di Altomonte e Cassano, rispettivamente Giampiero Coppola e Gianluca Gallo, nonché il presidente del consiglio comunale cassanese, Rosella Garofalo. La prima delle quattro sessioni di lavoro, moderata da don Franco Oliva, è stata aperta mercoledì pomeriggio con l’introduzione di monsignor Bertolone, cui è seguita la relazione di monsignor Francesco Milito su “I Santi monaci italogreci del Nord-Calabria”. Quindi hanno preso la parola il professor Franco Barletta che ha parlato del “Beato Pietro Navarro di Laino Borgo”, monsignor Domenico Cirianni che ha relazionato su “Antonio Perfetti di Saracena, dell’Ordine dei Frati minori (1688-1749)”, e monsignor Antonio Cavallo che ha approfondito il ricordo di “Don Giuseppe Salerno di Roseto Capo Spulico”. In serata la sessione è stata conclusa da un dibattito tra pubblico e relatori. Giovedì mattina alle 8 apertura della seconda sessione, moderata da monsignor Francesco Gimigliano, con la celebrazione eucaristica. A seguire gli interventi di don Franco Perrone su “Don Francesco Leone di Mormanno”, di padre Antonino Timpano su “Bernardino De Vita di Trebisacce”, di don Antonio Morabito su “Rosaldo Bellavita di Laino Borgo” e di padre Flavio Peloso su “Padre Riccardo Gil Barcelòn martire in Spagna”. Hanno completato la seconda sessione il professor Leonardo Alario, che ha svelato l’esistenza di “Suor Diana De Filpo di Cassano allo Ionio, terziaria 6 • maggio 2009 • minima”, e il professor Enrico Cirianni, che ha approfondito il tema “Suor Maria Umberta di Gesù”. In coda, ancora un dialogo con i convegnisti. Alle 15.30 di giovedì il via alla terza e ultima sessione di lavoro, moderata da don Joseph Vanson, che ha contato le relazioni di Rosanna D’Agostino su “Suor Semplice di Castrovillari. Monaca di casa, al secolo Maria Berardi”, di monsignor Francesco Gimigliano su “Elena Lamanna di Amendolara”, di Clotilde Avolio su “Don Francesco Maria Sarubbi di Mormanno”, di monsignor Carmine Scaravaglione su “Monsignor Raffaele Barbieri di San Marco Argentano, vescovo di Cassano dal 1937 al 1968”, di monsignor Francesco Oliva su “Don Carlo De Cardona” e di Italo Mastrolia su “Monsignor Mariano Arciero”. Infine il dialogo tra relatori e pubblico e le conclusioni del vescovo. «E’ nostra intenzione – ha chiosato il Presule – sottrarre all’oblio dei tempi e della memoria diverse figure di santità, per collegare il passato al futuro ed offrire alla società contemporanea segni di speranza e di impegno per l’affermazione del bene comune». Riflessioni e testimonianze/1 Padre Antonio della Saracena Sintesi della relazione di don Domenico Cirianni Il Venerabile padre Antonio della Saracena è una di quelle personalità che si distinsero per la santità della vita. Nacque il 1688, figlio unico di Prospero Perfetto e di Virginia Viola. Aveva uno zio arciprete, che gli insegnò la grammatica e la filosofìa; quindi si recò a studiare legge a Napoli, ma non potè terminare gli studi perché, dopo la morte del padre, dovette rientrare a Saracena, decidendo ben presto di dedicarsi alla vita religiosa. L’influenza della madre, donna «devotissima, molto conosciuta e stimata per tutto il Paese», è decisiva nell’educazione del figlio, abituato a penitenze e mortificazioni rigorosissime, quali il portare una corona di spine sul capo o digiunare a pane e acqua nelle sette Vigilie di Maria Vergine. Il Venerabile padre Antonio della Saracena ha praticato in modo eroico tutte le virtù, sostenendo le prove più dure: si mortificava al punto da soffrire, come aveva sofferto lo stesso Beato Umile. Portava, inoltre, un cilicio robustissimo, fabbricato con grossi ferri, e lo teneva addosso per molte ore del giorno e della notte. Il manoscritto contenente la vita del Venerabile è pieno zeppo di miracoli di ogni tipo, compiuti in tutti i paesi in cui è stato, ma soprattutto a Bisignano: da quelli cosiddetti di curazione alle profezie, dai miracoli di discrezione di spirito ai miracoli prodigiosi, tra cui la resurrezione di un bambino morto, e la manifestazione del dono dell’ubiquità. Morì a San Marco il 18 settembre 1749. Don Giuseppe Salerno Sintesi della relazione di monsignor Antonio Cavallo Don Giuseppe Salerno nacque a Roseto Capo Spulico il 26 aprile 1883. In famiglia respirò una sana e robusta educazione civile, umana e cristiana. Sulle ginocchia materne apprese i primi rudimenti di fede. Ebbe un’infanzia innocente: primo e migliore dei chierichetti della parrocchia. Fin dalla più tenera età sentì la chiamata di Dio, forse influenzato anche dalla presenza dello zio paterno, l’arciprete don Prospero Salerno. Dopo il corso elementare in Roseto Capo Spulico, frequentò il Ginnasio nel Seminario di Bologna e compì gli studi filosofici e teologici alla Facoltà Teologica di Napoli. Fu ordinato sacerdote il 19 dicembre 1908 all’età di 25 anni. In seguito esercitò il suo ministero in Roseto, dove era arciprete proprio lo zio, don Prospero Salerno, guadagnandosi la stima di tutti. Don Giuseppe ebbe un vivissimo amore per la sua Roseto. Per Roseto egli visse, lavorò, studiò, soffrì, pregò, amò, morì. Roseto egli ebbe nella mente, nel cuore, nelle sue preoccupazioni, nei suoi progetti, nelle sue gioie e anche nei suoi dolori. Per Roseto don Giuseppe fu uomo di cultura e di carità, di studio e di organizzazione, di insegnamento e di preghiera. Per Roseto fu sacerdote, santo, infaticabile confessore: per aiutare i confratelli di Trebisacce, Amendolara, Montegiordano, Oriolo, a piedi copriva le distanze che intercorrevano tra Roseto e questi paesi. Fu consigliere esperto e discreto; educatore ingegnoso e amico di tutti; delicato direttore di coscienze. A lui ricorsero un po’ tutti: sacerdoti, religiosi, politici, professionisti vari, gente semplice. Morì il 24 marzo 1962. Don Francesco Maria Sarubbi Sintesi della relazione di Clotilde Avolio Don Sarubbi nasce nel 1878, anno in cui viene eletto Papa Leone XIII, dopo l’unità d’ Italia, un periodo molto difficile per la Chiesa. La sua figura si colloca, a pieno titolo, nel contesto del Movimento cattolico calabrese. La sua opera si inquadra in tre ambiti: gli studi e l’attività giornalistica, l’impegno educativo, l’azione pastorale nel ministero ad Altomonte. Si forma nei seminari di Cassano, prima, e di Cariati poi, dove insegna lettere e, appena suddiacono, ne diventa rettore per volontà del vescovo, monsignor Giuseppe Barillari. Prosegue gli studi a Napoli presso l’Almo Collegio dei Teologi e qui si affaccia al mondo del giornalismo. Entra nella redazione de “La Libertà”. La collaborazione, come redattore ordinario, dal primo all’ultimo numero, a “La Voce Cattolica” e a “L’Unione”, periodici fondati a Cosenza da don Carlo De Cardona, lo vede impegnato a battersi incessantemente in difesa della fede e della religione, contro l’anticlericalismo socialista e la massoneria, a sostenere e incoraggiare gli operai. E’ promosso all’Ordine del diaconato e subito dopo, il 18 dicembre 1900, al presbiterato, con 18 mesi di dispensa dall’età, a soli 22 anni, in titulum servitii ecclesiae. Insegna a Mormanno, Altomonte e Castrovillari, convinto che solo l’educazione e la cultura possono redimere dalla miseria e dall’asservimento. Nel 1905 consegue, con il massimo dei voti, il dottorato in Sacra Teologia. Lo stesso anno ha inizio il suo impegno politico. Si candida a Mormanno alle elezioni amministrative: è eletto e resta in carica solo due anni perché, ormai parroco ad Altomonte, non riesce a conciliare i due compiti. Nel 1907, il vescovo monsignor Pietro La Fontaine, futuro patriarca di Venezia, lo nomina parroco di Santa Maria della Consolazione ad Altomonte. Nel 1919, ispirandosi a don Sturzo, fonda la locale sezione del Partito Popolare. La sua vocazione adesso è completa: al sacerdote, al milite fedele dell’azione cattolica, al giornalista, all’educatore, si aggiunge il politico. • maggio 2009 • 7 Riflessioni e testimonianze/2 Don Mariano Arciero Sintesi della relazione di Italo Mastrolia Nella umile famiglia di Mattia Arciero – pastore - ed Autilia Marmura –casalinga -, il 26 febbraio 1707 nacque a Contursi un bambino a cui venne dato il nome di Mariano. All’età di 7 anni Mariano venne condotto dal fratello maggiore in un altro paese a pascolare il gregge di un parente; il padre, molto preoccupato, andò a cercarlo e lo trovò mentre cantava in solitudine le sante Litanie della Beata Vergine. Lo riportò a Contursi, dove però Mariano rimase per poco tempo: all’età di otto anni, infatti, venne scelto dalla nobile famiglia Parisi per recarsi a servizio nella loro casa di Salerno. Nella famiglia c’era un giovane di nome Emanuele che, avviato al sacerdozio, si prese cura di Mariano e ne persuase la famiglia a farlo proseguire negli studi. Diociottenne, Mariano, trasferitosi a Napoli con i Parise, si mise a studiare Teologia. Il 22 dicembre del 1731 venne ordinato sacerdote dal vescovo di Capri. Nel 1734, il vescovo di Cassano, monsignor Gennaro Fortunato, lo chiamò ad affiancarlo nella sua missione episcopale. Diede priorità al Catechismo dei piccoli. Le conversioni non si contavano più e questa straordinaria “rivoluzione” gli valse l’appellativo di “Apostolo delle Calabrie”. Fu parroco ad Altomonte.A Castrovillari si occupò delle Clarisse e del loro Monastero, impegno che proseguì anche quando fece rientro a Napoli. Non perdeva mai tempo, pregava anche per strada e non si soffermava mai per cose futili. Morì a Napoli il 16 febbraio 1788. Suor Diana De Filpo Sintesi della relazione di Leonardo R. Alario Nata a Cassano il 28 agosto 1677, da Marcello e da Anna Castellano, visse in casa con l’abito di terziaria dell’Ordine de Minimi di san Francesco di Paola, distaccata dal mondo e dedita solo a Cristo, a cui aveva dedicato la sua verginità. Praticò con somma dedizione la carità, l’umiltà, la prudenza, la mortificazione e la sottomissione. La rigorosa penitenza e l’eroismo, con cui sopportò le afflizioni che segnarono la sua breve vita, perfezionarono il suo cammino di purezza nella sequela di Gesù. Morì il 22 (ma nei registri parrocchiali la sua morte è registrata il 23) maggio 1722, a quarantacinque anni, consunta dall’aspra pratica di mortificazione quotidiana e dall’ardente amore per il Salvatore. Sepolta nella chiesa di san Francesco di Paola, sulla sua tomba si ebbero molti prodigi tanto che subito si diffuse per lei un’intensa devozione popolare. Di ciò tenne conto l’Ordine dei Minimi, che, tramite il suo Procuratore, presentò domanda alla Sacra Congregazione dei Riti, perché suor Diana fosse dichiarata Venerabile, allegando a essa la testimonianza di alcuni miracoli e grazie operati per sua intercessione. Monsignor Tedeschi, arcivescovo di Apamea, Segretario della Sacra Congregazione, respinse la richiesta per difetto di documentazione. Il padre Procuratore, confuso e addolorato, si rivolse a suor Diana perché intervenisse direttamente per superare la difficoltà. Ed ella, senza por tempo in mezzo, apparendo in sogno a monsignor Tedeschi, lo rimproverò di aver ostacolato la dichiarazione di Venerabile e gli intimò di farlo. La mattina dopo, monsignor Tedeschi si premurò di riferire della visione avuta durante la notte al Prefetto della Congregazione stessa, il quale, a sentir quelle parole, alzandosi in piedi e stringendo la mano al segretario, gli chiese di dichiarare subito Venerabile la Serva di Dio Diana de Filpo, avendo anch’egli quella notte ricevuto la stessa visione 8 • maggio 2009 • Don Carlo De Cardona Sintesi della relazione di don Franco Oliva Don Carlo De Cardona nasce a Morano Calabro il 4 maggio 1871 da una famiglia, di antiche origini spagnole, formata dai genitori, Rocco e Giovannina Ferraro, e da altri sei figli. Carlo, dopo gli studi ginnasiali a Castrovillari, frequentò il Liceo “Telesio” a Cosenza, ove conseguì la licenza liceale nell’ottobre 1889. Vinta una borsa di studio, andò a studiare a Roma, ospite dell’almo Collegio Romano della Pontificia Università Gregoriana. Dopo la laurea in filosofia nel 1891, ricevette gli ordini minori dal cardinal Parocchi, ed il 22 settembre 1894 il suddiaconato a Cosenza dall’arcivescovo Camillo Sorgente. Fu ordinato sacerdote il 7 luglio 1895 dal Vescovo di Cassano, monsignor Evangelista Di Milia. Monsignor Camillo Sorgente, arcivescovo di Cosenza dal 1874 al 1911, scelse don Carlo quale suo segretario, volendo offrire l’immagine di una Chiesa più impegnata in campo sociale e capace di entrare in empatia con il mondo dei lavoratori, specie quello rurale. A Cosenza don Carlo diede inizio a tantissime iniziative sociali: nel 1897, la Società operaia di carità reciproca, con funzioni di mutua assistenza fra i lavoratori, e l’anno successivo la Cassa cattolica operaia, per facilitare l’accesso al piccolo credito fra i soci operai; la Lega del Lavoro, nel 1901; la Cassa rurale cattolica, nel 1902. Col favore dell’arcivescovo Sorgente, che fu tra i soci, insieme ad altri quattro sacerdoti, costituì la Cooperativa cattolica di credito fra gli operai, la Cassa rurale di depositi e prestiti cattolica, nel 1904 la Cassa rurale cattolica di San Pietro in Guarano, la Cassa rurale di Rende, Luzzi, Rose, Mendicino nel 1905. In provincia di Cosenza, le Casse Rurali nel 1927 divennero in tutto 103. Nel 1914, al seguito di don Sturzo entrò a far parte del Comitato per il Mezzogiorno dell’Unione Popolare dei Cattolici Italiani. Successivamente, nel 1919, insieme a don Luigi Nicoletti, fu tra i fondatori del Partito Popolare in Calabria. Un anno insieme Inserto speciale in occasione del secondo anniversario episcopaledi Mons. Vincenzo Bertolone • maggio 2009 • 9I Servire seguendo il modello di Cristo Un Abbraccio a padre Vincenzo E siamo a due anni, o se preferite a ventiquattro mesi, oppure a settecentotrentuno giorni e quattro ore, o ancora a... Contateli come volete, cambierà il formato ma non l’intensità del tempo trascorso dall’ordinazione episcopale di monsignor Vincenzo Bertolone, nostro pastore, faro spirituale, bussola umana ed editore. Due anni e poco più da quel 3 maggio 2007 nella Basilica di San Pietro, in Vaticano, quando una folla di fedeli pure cassanesi riceveva il primo sorriso dal neo vescovo. Settecentrotrentuno giorni che racconteremo in queste quattro pagine del “panino” interamente dedicato al secondo anniversario. Che, come già scelto per il primo, faremo raccontare e commentare alla diocesi, a chi ne è quotidiano protagonista attraverso le sue mille sfaccettature: volontariato, preghiera, liturgia e molto altro ancora. Partendo dall’omelia con la quale monsignor Bertolone ha salutato il popolo diocesano domenica 3 maggio nel Duomo, scelto per accogliere la celebrazione eucaristica che ha solennizzato i due anni dall’ordinazione, scivoleremo indietro nei giorni e nei mesi recuperando dal forziere della memoria i momenti più importanti del secondo anno di episcopato, condendoli con le riflessioni, le frasi e gli spunti culturali maggiormente significativi, e facendoli scortare da decine di fotografie testimonianza visiva di dodici mesi tanto intensi quanto ricchi. Non poteva mancare, e infatti non mancherà, un ricordo di mamma Carmela, tornata alla casa del padre proprio nel secondo autunno cassanese di padre Vincenzo. Che, in coda, ringraziamo per essere sempre nostro attento compagno di strada e che salutiamo come ci ha insegnato a fare: con un sorriso. Domenico Marino II10 • maggio 2009 • Il suo secondo compleanno da vescovo monsignor Vincenzo Bertolone l’ha festeggiato alla sua maniera: in preghiera, nella Cattedrale gremita, attorniato dal suo popolo e dai suoi confratelli, richiamando i doveri del Buon Pastore e dei sacerdoti. Gioia e felicità per l’evento, dunque, ma anche consapevolezza di non poter trascurare, neppure per un solo istante, la missione di evangelizzazione intrapresa dalla Chiesa cassanese, con particolare e rinnovato vigore, proprio all’indomani dell’insediamento in Diocesi di monsignor Bertolone. «Solo Cristo, Buon Pastore, venuto non per essere servito, ma per servire – ha affermato il Presule nell’omelia offerta alla riflessione del Clero e dei fedeli nel corso della solenne messa officiata in Cattedrale nella serata del 3 maggio - può insegnarci come amare e servire la Chiesa. Dal suo esempio ogni vescovo, nella cura quotidiana del gregge, è stimolato a farsi tutto a tutti, proponendo la verità della fede, celebrando i sacramenti della santificazione, testimoniando la carità del Signore. Tale sollecitudine il vescovo deve avere anzitutto nei confronti dei sacerdoti: accogliendoli, ascoltandoli, confortandoli e, se necessario, correggendoli: ricercandone sempre la collaborazione e restando loro vicino, specialmente nei momenti più significativi della loro vita e del loro ministero. Ecco, tutto ciò io spero d’essere stato, almeno in parte, e di poter continuare ad essere, o diventare, anche col vostro aiuto, seguendo l’insegnamento di Cristo». A seguire, un appello ai sacerdoti: «Non vi chiudete nella rassegnazione e non vi confondete nello stordimento della contemporaneità, perché Cristo vi ama, vi chiama per nome, vi porta alla libertà e alla salvezza. A lui conformate il vostro operato: solo seguendo il Suo esempio, potremo dilatare tanto i nostri cuori da non perdere nessuna delle pecore affidateci; potremo allargare i nostri orizzonti al punto da vedere solo il bene, anche in chi si presenta come peccatore incallito; potremo contare su un coraggio che ci farà fuggire il rischio dell’abbandono e la tentazione della chiusura; potremo ereditare la forza di donare ad oltranza, non avendo paura di perdere anche la vita per questo». Quindi, in coda, un pensiero alle vocazioni ed al seminario: «Il seminario è di tutti ed a tutti, non solo al vescovo, deve stare a cuore che ci siano tanti seminaristi. Esso è il cardine di tutti i problemi della diocesi, è la mia speranza e la mia più grande preoccupazione, perchè se il seminario sarà fiorente, avremo allora sacerdoti formati ad assistere la gioventù di domani, a guidare le aggregazioni laicali cattoliche, a trasmettere le buone e sante tradizioni che favoriranno la testimonianza della vita cristiana». Pensieri e parole di Vincenzo Bertolone, da due anni monsignore e vescovo e luce che brilla nei cieli della Calabria citra. Gianpaolo Iacobini Vescovo di una Chiesa che cambia Un anno da vescovo. Un altro, il secondo, vissuto tra la gente, con il solo obiettivo di portare avanti, senza soste, il progetto di rinnovamento pastorale, e in alcuni casi di ricostruzione, della Chiesa cassanese. Non ha tradito le premesse, monsignor Vincenzo Bertolone: la svolta di cui erano state poste le basi nei primi dodici mesi di episcopato, ha trovato conferme nell’operato successivo, quello più recente. Caratterizzato da un lento ma costante ed unitario procedere della Diocesi, tutta intera, verso il futuro. Oggettivamente impossibile negarlo: col Presule di origini siciliane - che Cassano ha adottato facendone un suo figlio, ricambiata di tanto amore - il volto della Chiesa nostrana è cambiato. Il Palazzo vescovile non è più una torre d’avorio, ma il luogo di nuovi inizi, la sede di un costante dialogo tra il Presule e i suoi confratelli e la comunità diocesana in ogni sua articolazione ed espressione. La Curia, riorganizzata, cammina ora con passo più spedito. Le associazioni e i movimenti ecclesiali, molti dei quali nati proprio su impulso di monsignor Bertolone, iniziano a radicarsi pian piano nel tessuto sociale. Le risorse, umane e materiali, sono finalmente impiegate con discernimento, cognizione di causa e profitto pastorale, al punto d a f a r esclamare a più d’uno che sono finiti i tempi in cui Berta filava. Traguardi certo importanti, eppure solo strumentali al perseguimento di altri ancor più rilevanti obiettivi. Due su tutti: la formazione dei sacerdoti e dei laici; la cura e la crescita della persona umana. Ovviamente, nel nome di Cristo, seguendo il suo insegnamento. A testimonianza di ciò, non solo i messaggi racchiusi nella seconda Lettera pastorale data alle stampe, ma anche i convegni diocesani (ben due) promossi nell’arco di un anno, dedicati alla figura del Cristo ed agli esempi di santità di cui è storicamente ricca la Diocesi, e le decine di iniziative culturali e spirituali, sostenute con energia e convinzione in ogni paese della Calabria citra. Col Presule impegnato, finanche alla vigilia del Ferragosto, a discutere delle ragioni della vita in mezzo ai vacanzieri stupiti, ed ammirati, da così tanto fervore e zelo. Non è mancata, in questo quadro luminoso e variegato, la chiamata alle pacifiche armi dell’impegno civile e sociale, ben esplicata nel convegno novembrino sulla legalità. Neppure s’è mai spezzato il filo di comunicazione con l’universo giovanile, anzi ispessito e ben annodato, come evidenziato dalla Giornata diocesana dei giovani. E poi l’avvio della causa di beatificazione di monsignor Raffaele Barbieri; il restauro di diverse chiese, e tra queste la Cattedrale; il sostegno al seminario diocesano, dedicato alla figura di Giovanni Paolo I, ed ancora i nuovi libri pubblicati, le innumerevoli riflessioni offerte ai lettori dei quotidiani locali e nazionali, oltre che dell’“Abbraccio”, ed avanti così, all’infinito, con la tenacia e l’umiltà di un pellegrino che sa di avere ancora molta via da percorrere e tanti compagni da incontrare e coinvolgere nel viaggio che porta a Cristo. Buona strada, monsignor Bertolone. G. I. Il ricordo di mamma Carmela Lo sguardo si gira ansioso. Resta sospeso, come la voce, strozzata in gola. Cerca, ma non trova, il volto su cui era solito adagiarsi sicuro con la delicatezza di una carezza. Poi il silenzio, che attutisce i rumori della lotta tra il dolore e la voglia, e la necessità, di ricominciare, per non tradire gli insegnamenti mutuati da Cristo ed impartiti con ferma saggezza proprio da chi non c’è più. Nel suo secondo anno da vescovo, monsignor Bertolone ha perso il suo tesoro più grande, mamma Carmela, salita al Cielo il 19 novembre del 2008. La morte ha separato madre e figlio. Neppure la morte, però, è riuscita a spezzare un legame indissolubile, che si rinsalda nel ricordo degli anni passati insieme e nella cura dei valori trasmessi con l’esempio quotidiano. Il silenzio. Dura un attimo, ma per chi lo vive è lungo un’eternità. Lo sguardo, ora, sembra aver trovato ciò che cercava. La voce è di nuovo sicura. Sembra quasi di sentirla, mamma Carmela, mentre affettuosa borbotta parole di incoraggiamento al figlio, che le risponde sfiorandole il capo con le mani e baciandola sulla fronte. Io c’ero, io ho visto. È accaduto, come molte altre volte prima, il 3 di maggio del 2009: mentre la Diocesi festeggiava il suo Pastore, monsignor Bertolone stringeva a sé mamma Carmela. G. I. • maggio 2009 • 11 III Le testimonianze Ritrarre il nostro vescovo in poche righe è impresa ardua, se non impossibile. Avete presente quando da piccoli si avverte il bisogno di stringere la mano al proprio padre, in cerca di sicurezza e riparo? Ecco cosa è stato monsignor Bertolone in questi due anni per me, ma credo per tutti: un padre forte, tenace, autorevole,dolce, che non ha mai lasciato la mano alla sua diocesi. E come un padre, è andato in cerca dei suoi figli più piccoli, facendo lui il primo passo e mostrando la sua disponibilità a parlare il nostro linguaggio, a rispondere alle nostre domande, e tutto questo con la melodia di quel sorriso che lo ha sempre accompagnato. Padre Vincenzo sta dando alla nostra diocesi un volto giovane ed autentico, ricordando a noi giovani che prima di essere il futuro, dobbiamo essere il presente, ovvero protagonisti della nostra vita. È un vescovo capace di emozionarsi o di commuoversi durante le omelie, di saper scrutare attraverso gli occhi della gente e di leggerne lo stato d’animo, di essere giovane tra i giovani e di guardare tutto con gli occhi del cuore. Ecco perché credo che la sua testimonianza di vita sia un’esplicitazione del segreto che la volpe confida al “Piccolo Principe”: «Non si vede bene che con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi». Delia Lanzillotta Coro diocesano Monsignor Bertolone, per noi scout, è stato non solo il vescovo, ma un fratello scout. Come se fosse sempre stato uno di noi, infatti, ci è stato al fianco nella marcia e nei campi, nella preghiera e nel divertimento. Lo ricordo presente, ad esempio, ai nostri campi estivi a Colle Marcione. E ricordo pure che ci ha sempre voluti al suo fianco, coinvolgendoci in percorsi di fede e negli appuntamenti liturgici e culturali più importanti, come in quelli apparentemente secondari. Ci ha sostenuti nelle nostre iniziative di volontariato, offrendoci anche la possibilità di poter realizzare il nostro sogno d’essere vicini ai sofferenti. E noi lo abbiamo ripagato con ammirazione e stima, perché abbiamo toccato con mano la vicinanza della Chiesa alla quale pure apparteniamo ma che spesso viviamo come distante ed impalpabile. Grazie, dunque, monsignore, per la sua vicinanza e, soprattutto, per aver scelto, e ricevuto dal Signore, la grazia d’essere un vescovo dalla dimensione umana. Francesco Spezzano Clan “Ruah” - Gruppo scout “Cassano 1” 12 IV • maggio 2009 • Da vescovo, monsignor Vincenzo Bertolone ha conservato la sua indole da educatore, negli ultimi due anni palesata non più sotto le vesti d’insegnante, bensì da maestro di vita per i numerosi giovani della diocesi, instaurando un bel rapporto con tutti, entrando a far parte di ogni attività proposta da noi ragazzi e permettendoci di realizzare ogni nostra iniziativa. Ad esempio, nel corso dell’ultimo convegno diocesano svoltosi in concomitanza con la giornata mondiale della gioventù, tenutosi a Castrovillari il 4 aprile 2009, noi ragazzi abbiamo posto al vescovo delle domande inerenti il tema proposto, ovvero la ricerca della grande speranza. Lui ha risposto in modo esauriente a tutti i nostri interrogativi, spronandoci ad essere sempre sereni, anche nella sofferenza, e riprendendo, in questo modo, una frase di sua Santità Papa Benedetto XVI. Aggiungiamo: siamo stati molte volte onorati della sua presenza. Saremo sempre lieti di ospitarlo tra noi, per ampliare la nostra cultura spirituale e morale. Ida Barletta, Lia Bruno, Chiara Miceli Ac Morano «Il m o n d o h a b i s o g n o d i santi» Ecco di seguito alcuni stralci della riflessione offerta da monsignor Vincenzo Bertolone ai partecipanti al convegno sugli esempi di santità della Diocesi di Cassano. Ha affermato il Presule: «La nostra Diocesi, nel corso della storia è stata colmata di doni dallo Spirito Santo. Reputo perciò opportuno che questo convegno abbia illustrato i profili di alcune figure nate o vissute nel territorio proprio in Diocesi, distintesi distinte per santità, studio ed opere e divenute fulgidi esempi per il popolo di Dio. (…) Viene spontaneo domandarsi: ha senso parlare hic et nunc di santità, essendo oltre tutto l’argomento non di sintetica e facile esposizione e sapendo che gli addetti ai lavori sono compresi a fatica dal largo pubblico quando, attraverso i media, si esprimono su termini quali beatificazione e canonizzazione? La risposta più logica e immediata sarebbe: no! Ma la voce della coscienza laica esprime il grande desiderio di santità. Per questa ragione, allora, non solo è possibile, ma è necessario affrontare il tema della santità. C’è anche una ulteriore motivazione molto delicata e, quindi, da non sottovalutare. Si tratta della constatazione, amara purtroppo, che l’indifferentismo e il relativismo non sono soltanto punti di approdo di un lungo processo di scristianizzazione, ma costituiscono anche la piattaforma intellettuale ed etica di un altro fenomeno: la labilità della memoria, cioè la facilità a dimenticare. (…) Parlare di santità, dunque, serve a dare una riposta al perché della propria esistenza, vista come un dono di Dio unico, irripetibile e da vivere in pienezza. (…) La santità è l’incontro fra la chiamata di Dio, che si dona, e la generosa e costante risposta dell’uomo. La Sua chiamata è rivolta a tutti ed è universale, come universale è la salvezza operata da Cristo e continuata nel tempo dalla Chiesa, suo Corpo mistico. Noi entriamo a far parte della Chiesa mediante il Battesimo, che ci unisce a Cristo, per cui il battezzato diventa oggettivamente un santo, un consacrato della Trinità. Ma se si entra a far parte della Chiesa santa mediante il Battesimo, non basta ricevere questo sacramento per essere automaticamente e personalmente santi. È la storia della chiesa casta meretrix intuita dal genio di Agostino: “La Chiesa è santa nelle sue strutture, ma può essere peccatrice nelle membra umane in cui si realizza: è santa in cerca di santità”. (…) La santità non è un lusso, o un ideale facoltativo, o un privilegio di qualcuno, ma un’intrinseca esigenza della vita cristiana. L’invito di Gesù alla santità è rivolto a tutti i cristiani, i quali costituiscono insieme il prolungamento del Cristo attraverso il mistero della Chiesa: “Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità” (LG 40), “ognuno secondo i propri doni e uffici” (LG 41). Al riguardo, sant’Efrem Siro aveva scritto: “Se vuoi fare un viaggio verso un’altra terra, una terra lontana, verso la tua patria, non puoi lasciarti dietro tutta l’estensione della strada in un istante, ma fai un certo numero di passi, e giungi così, a poco a poco e con fatica, alla terra che brami. Così avviene anche per il regno dei cieli, per il paradiso di delizia. Vi si giunge attraverso il digiuno, l’astinenza e la veglia. L’astinenza, le lacrime e la preghiera, la veglia e l’amore sono le tappe che conducono al cielo”. (…) Lungo il tragitto, i santi sono dei compagni, che fanno pesare di meno i passi anche perché diffondono il buon profumo della perfezione. Ma di quali santi ha bisogno il fedele, cioè il comune mortale? Di quelli che stanno sugli altari, ovviamente. Ma non basta: probabilmente, quelli che più incidono sui comportamenti e le credenze del popolo di Dio sono i santi di tutti i giorni: i buoni padri di famiglia, le mamme pronte a sacrificarsi a favore dei figli e dei nipoti, dei bravi maestri (non ce n’è un gran numero in giro, ma qualcuno buono è rimasto) e di religiosi. Soprattutto, i santi a cui guarda il popolo dei fedeli sono i consacrati. Sono essi che li aiutano nella difficile traversata dall’immanente (cioè le storie di tutti i giorni) al trascendente (e, quindi, offrendo un sostegno per meglio comprendere i problemi del male, dell’ingiustizia, della sofferenza spesso inspiegabile perché gratuita, dell’abisso di malvagità che periodicamente ed inopinatamente travolge l’umanità). (…) I credenti, e non soltanto essi, hanno estrema necessità dei santi per continuare a credere nella vita che, di per sé, non ci presenta credenziali convincenti per farsi accettare e per farci accettare delle verità che vadano al di là della banalità e dell’ovvietà del tran-tran quotidiano. Bisogna coltivare l’aspirazione, anche latente, di essere santi con ferma convinzione perché, come scriveva sant’Agostino, “la vita di un buon cristiano è tutta un santo desiderio”». G. I. • maggio 2009 • 9 13 La Pasqua nella Calabria citra Cronache di Pasqua. Si comincia da Cassano, dove nella mattinata del Giovedì Santo, si è assistito alla Santa Messa Crismale con la benedizione degli oli santi. A seguire, in serata, la predica della Passione di Cristo, con il rituale della “Chiamata della Madonna”, affidata a don Francesco De Marco, e l’ingresso in Cattedrale della statua della Vergine Maria con al seguito flagellanti, cantori del “Jesu”, tromba, troccola e tamburi. Il Venerdì Santo, invece,, ha avuto luogo per le vie cittadine la storica processione dei Misteri, comunemente detta Processione del Venerdì Santo. Da segnalare ancora la Veglia del sabato santo e la celebrazione della santa messa della Domenica di Pasqua, officiata dal vescovo monsignor Vincenzo Bertolone. Da segnalare anche l’iniziativa promossa da un gruppo di studenti del liceo scientifico “Galileo Galilei” di Trebisacce, che d’intesa col gruppo di preghiera “Santa Maria delle Armi” di Cerchiara e la collaborazione della professoressa Rosanna De Gaudio e dell’associazione culturale “Setea”, nel suggestivo teatro naturale del santuario cerchiarese hanno messo in scena la Passione di Cristo. In coda, doverosa citazione per la seconda edizione della Passione vivente di Cristo, rappresentata dalla comunità di Montegiordano Marina, guidata dal parroco, don Pasquale Zipparri, e dal diacono Gabriel Aind. La sera della domenica delle Palme, in uno scenario naturale particolarmente suggestivo, la colonia delle suore di Montegiordano, la Passione di Cristo ha permesso a tutti di immedesimarsi e vivere vicende accadute duemila anni fa. Le luci, i vestiti, le scenografie, le emozioni: nulla è mancato. E sicuramente dal Cielo qualcuno avrà gradito questo nuovo modo di far arrivare a tutti il Suo messaggio, efficace e suggestivo quanto le tradizionali forme di manifestazione della fede e della devozione al Cristo morto e Risorto. (Hanno collaborato Gaetano Zaccato e Salvatore Di Gesù) Foto gallery Nelle foto: da sinistra a destra, la Messa Crismale, il Giovedì e il Venerdì santo a Cassano. 14 10 Nelle foto: da sinistra a destra, la Passione vivente di Montegiordano e quella inscenata a Cerchiara dagli studenti di Trebisacce. • maggio 2009 • Giornata delle Comunicazioni sociali di Roberto Fittipaldi “Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia”. È questo il tema della quarantatreesima giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali per la quale, come di consueto, il Papa Benedetto XVI ha diffuso un messaggio al centro del quale vi è il cambiamento imposto dalle nuove tecnologie digitali nei modelli di comunicazione e nei rapporti umani. Cambiamenti particolarmente evidenti tra i giovani», rileva Benedetto XVI, «che sono cresciuti in stretto contatto con queste nuove tecniche di comunicazione, i cui vantaggi devono essere messi al servizio di tutti gli esseri umani e di tutte le comunità, soprattutto di chi è bisognoso e vulnerabile». Il Papa esalta i benefici che «derivano da questa nuova cultura della comunicazione: le famiglie possono restare in contatto anche se divise da enormi distanze, gli studenti e i ricercatori hanno un accesso più facile e immediato ai documenti, alle fonti e alle scoperte scientifiche». Un’evoluzione veloce dei nuovi media ed un’altrettanto immediata loro popolarità è frutto, fa notare il Santo Padre, del «desiderio di comunicazione e amicizia» che «è radicato nella nostra stessa natura di essere umani». Aprendo così lo scenario alla «chiamata di Dio» che fa nascere nell’uomo «il bisogno di avvicinarci ad altre persone». «E’ una chiamata spiega Papa Ratzinger - che è impressa nella nostra natura di esseri creati a immagine e somiglianza di Dio, il Dio della comunicazione e della comunione». Il Santo Padre mette in luce, poi, anche l’importanza della «qualità dei contenuti» che le persone sono chiamate a mettere in circolazione, incoraggiandole «perché si impegnino nel promuovere una cultura del rispetto, del dialogo, dell’amicizia». Se questo è ciò che va fatto, ciò che si deve evitare, per Papa Benedetto XIV è «la condivisione di parole e immagini degradanti per l’essere umano, ed escludere quindi ciò che alimenta l’odio e l’intolleranza, svilisce la bellezza e l’intimità della sessualità umana, sfrutta i deboli e gli indifesi». In ogni caso, il Papa mette in guardia dagli eccessi che possono portare la persona ad isolarsi o ad essere condizionati da modelli consumistici. Per il Sommo Pontefice «è gratificante vedere l’emergere di nuove reti digitali che cercano di promuovere la solidarietà umana, la pace e la giustizia, i diritti umani e il rispetto per la vita e il bene della creazione». Ma al contempo «sarebbe un grave danno per il futuro dell’umanità, se i nuovi strumenti della comunicazione non fossero resi accessibili a coloro che sono già economicamente e socialmente emarginati o se contribuissero solo a incrementare il divario che separa i poveri dalle nuove reti». In conclusione, il Santo Padre si rivolge ai giovani cattolici «per esortarli a portare nel mondo digitale la testimonianza della loro fede». Presentato il libro di Vincenzo Conso Presentato nel corso di una manifestazione, presso il Teatro di Cassano, il volume di Vincenzo Conso su “L’azione internazionale dei cattolici nel mondo rurale. L’esperienza dell’Icra”. L’iniziativa, è stata promossa dal rispetto ai problemi e alle prospettive del mondo agricolo. Dal canto suo, monsignor Bertolone ha rilevato la ricchezza di notizie e di dati oggettivi del volume, nonché la sua compiutezza espositiva, adeguata cornice di centro studi “Giorgio La Pira”, presieduto da Francesco Garofalo. Alla manifestazione hanno preso parte, tra gli altri, il vescovo, monsignor Vincenzo Bertolone; Albino Gorini, vice presidente della Commissione internazionale del Cnel; don Franco Appi, direttore della collana “Cristiani nel Mondo”; il sindaco di Cassano Gianluca Gallo. Il lavoro di Vincenzo Conso sull’Icra (International catholic rural association) è collocato nella collana “Testimoni”. La storia dell’Icra, come osserva l’autore, è storia di persone che hanno elaborato strategie possibili una materia che è interprete dello spirito di un cattolico militante, che incarna quelle che Giovanni XXIII definiva «vocazione speciale dei cattolici laici, che non perdono occasione di ribadire l’esigenza della promozione integrale e solidale dei popoli, privilegiando i più poveri e gli ultimi». Vincenzo Conso,cassanese,da anni residente a Roma, attualmente ricopre l’incarico di segretario generale dell’Icra e di segretario nazionale di “ReteinOpera”, organismo che riunisce i maggiori gruppi, associazioni e movimenti cattolici a livello nazionale. • maggio 2009 • 15 11 Terremoto: vicini ai fratelli d’Abruzzo Il dramma del terremoto che nelle settimane passate ha devastato l’Abruzzo, seminando morte e distruzione, non ha lasciato indifferenti la Chiesa e le genti di Calabria citra. Molto hanno fatto, e tanto si sono adoperati, in singoli, le varie comunità parrocchiali e la Caritas diocesana, sotto il coordinamento della Diocesi, nonché diverse associazioni di volontariato (quali, ad esempio, le Misericordie di Cassano, Castrovillari e Trebisacce). Il vescovo, monsignor Vincenzo Bertolone, ha inoltre scritto al suo confratello vescovo dell’Aquila, monsignor Giuseppe Molinari: «Le immagini che e le notizie che i media rilanciano da settimane sulle condizioni della gente e della terra d’Abruzzo continuano a fare breccia nei cuori di ogni cristiano, instillando sentimenti di dolore e solidarietà, anche adesso che la fase dell’emergenza può dirsi tecnicamente in via di superamento. I crolli di strutture ed infrastrutture sono cose gravissime, ma il cuore di un Padre-Pastore come il Suo, ha vibrato - chi non l’ha percepito? – per gli uomini colpiti nella propria famiglia, nella comunità». Ha aggiunto il Presule cassanese nella sua missiva: «Unisco il mio grido a quello di coloro che invocano aiuto e chiedono di non essere abbandonati da chi ha il dovere di intervenire. Al contempo, rinnovo l’impegno per offrire sostegno, materiale e spirituale, affinché possano non venire mai meno la speranza e la fiducia». In coda, l’auspicio: «L’augurio è che insieme alle esigenze del corpo, si trovino il modo e la forza per rispettare anche quelle dello spirito, pure in questi giorni densi di inquietudini, paure, terrore. In molti, probabilmente, c’è la comprensibile sensazione di trovarsi come nell’occhio di una tempesta, col cuore che trema e la mente che vacilla. È importante, perciò, ritrovare la sicurezza, in sé e nel prossimo. Essa, però, può essere donata solo da una fede genuina, che ci conduca fuori da noi stessi, ancorandoci a Dio. E’ a Lui, al Signore Dio nostro, che in queste ore tristi dobbiamo stendere le mani oranti perché ci porti al largo e ci liberi perché ci vuole bene». G. I. L’impegno della Caritas Molto s’è spesa, per i fratelli e le sorelle d’Abruzzo, anche la Caritas diocesana. Che oltre a stanziare, per volere del suo direttore, don Pierfrancesco Diego, una somma di 5.000 euro, d’intesa con Caritas Italiana ha sollecitato le parrocchie ad indicare i nominativi di volontari, singoli o associati, pronti a recarsi nei luoghi del terremoto, per svolgere attività di ascolto, di animazione dei giovani e dei bambini, di sostegno nelle attività delle tendopoli. Molte ed entusiastiche le risposte e le adesioni, tanti i gruppi partiti alla volta dell’Aquila. G. I. 12 16 • maggio 2009 • Il contributo delle Parrocchie Nome parrocchia Santa Maria della Consolazione Giacomo Apostolo Natività B.V.M. San Francesco d’Assisi Santa Maria di Loreto Rettoria Santa Domenica San Domenico Sacri Cuori di Gesù e di Maria Presentazione del Signore San Giuseppe San Raffaele Arcangelo Ss.Trinità Sacri Cuori di Gesù e di Maria San Francesco di Paola San Girolamo Auxilium Christianorum Chiesa Nostra Signore di Lourdes Santo Spirito San Teodoro Santa Maria del Colle Santa Maria Goretti Ss.Pietro e Paolo Santa Maria Maddalena San Nicola di Bari Convento Frati Cappuccini San Leone Vescovo Santa Maria del Gamio Santa Margherita V.M. Madonna della Salute Immacolata Concezione Sant’Antonio di Padova B. V. Maria del Rosario San Nicola di Bari San Giorgio Martire Assunzione B. V. Maria Visitazione B. V. Maria San Nicola di Bari San Michele Arcangelo Alessandro Martire San Giacomo Apostolo San Pietro Apostolo San Francesco di Paola Annunciazione del Signore Santa Rita da Cascia San Lorenzo Martire San Nicola di Mira Madonna della Pietà Cuore Immacolato B.V.M. Santa Maria del Piano Stella Maris Santuario Madonna del Castello Città Altomonte Altomonte Cassano Cassano Cassano Cassano Doria Lauropoli Lauropoli Sibari Sibari Castrovillari Castrovillari Castrovillari Castrovillari Vigne di Castrovillari Cammarata Laino Borgo Laino Castello Mormanno Mormanno Morano Calabro Morano Calabro Morano Calabro Morano Calabro Saracena Saracena Amendolara Amendolara Canna Montegiordano Paese Montegiordano Nocara Oriolo Rocca Imperiale Rocca Imperiale Roseto Capo Spulico Albidona Alessandria del Carretto Cerchiara di Calabria Cerchiara di Calabria Piana di Francavilla Francavilla Silva di Francavilla San Lorenzo Bellizzi Trebisacce Trebisacce Trebisacce Villapiana Villapiana Castrovillari Totale Caritas Diocesana Totale Importo colletta € 100,00 € 300,00 € 400,00 € 401,93 € 250,00 € 150,00 € 500,00 € 300,00 € 650,00 € 900,00 € 50,00 € 820,00 € 1.621,11 € 3.000,00 € 2.600,00 € 51,00 € 210,00 € 260,00 € 50,00 € 300,00 € 120,00 € 660,00 € 400,00 € 600,00 € 400,00 € 249,00 € 530,00 € 85,00 € 180,00 € 70,00 € 850,00 € 600,00 € 85,00 € 2.700,00 € 700,00 € 600,00 € 700,00 € 200,00 € 250,00 € 120,00 € 1.200,00 € 1.200,00 € 400,00 € 430,00 € 160,00 € 1.000,00 € 2.200,00 € 500,00 € 200,00 € 450,00 € 167,18 € 30.920,22 € 5.000,00 € 36.920,22 Viva voce [ il disco ] [ il film ] Leonardo R. Alario, demo-antropologo, fondatore dell’Istituto di ricerca e di studi di demologia e di dialettologia, attualmente membro del Comitato scientifico del Centro interdipartimentale di documentazione demo-antropologica dell’Università della Calabria, ci fa avere ancora, non essendo nuovo a proposte del genere, un Cd Book sul canto di tradizione orale, edito, questa volta, da “Squilibri” di Roma. Si tratta di “Per voce sola. Le forme del canto in Calabria”. Un Cd musicale contenente 17 brani rappresentativi non solo del patrimonio canoro delle comunità calabresi, ma anche della loro diversa tipologia e del loro diverso modo di atteggiarsi nei luoghi in cui sono ancora funzionali al complesso orizzonte culturale delle singole comunità. Abbiamo, così, canti religiosi, rituali, epicolirici, lirico-monostrofici, satirici, all’aria, nuziali, tra i quali ultimi si distinguono quelli delle comunità alloglotte. Preceduti da un denso saggio e da brevi introduzioni, che aiutano a comprenderne genesi, funzione e struttura, i brani proposti attestano la perdurante presenza del canto tra le comunità calabresi, dove la parola cantata anima un immenso repertorio, che accompagna tutta la vita dell’uomo, e veicola messaggi tra individui e gruppi, cementando il senso di una comune appartenenza. Nel tempo dell’inarrestabile prevalenza delle immagini sulla parola, la voce continua, dunque, a levarsi per farsi strumento di denuncia, modalità di preghiera, comunicazione d’amore, incitazione alla lotta, canale di trasmissione di saperi e veicolo privilegiato per l’espressione di sentimenti condivisi. Giuseppe Roseti [ l’idea ] Capita molto spesso di essere presi da notizie che giungono da ogni parte del mondo. Il più delle volte si tratta di annunci televisivi, radiofonici o, semplicemente, di informazioni ricevute da amici, che però, ascoltate una dopo l’altra e con una certa frequenza, finiscono per essere cestinate nella nostra memoria, pur trattandosi magari di episodi tragici, di omicidi, di guerre. Per fortuna, in questo nostro mondo ci sono anche novità meno rilevanti, forse, dei soliti annunci dei Tg, ma che lasciano riflettere e soprattutto ben sperare. È il caso sicuramente di una notizia che giunge da Treviso dove un edificio è stato realizzato interamente riciclando rifiuti. E’stato costruito dalla “Savno”, azienda di smaltimento di Conegliano. La costruzione - che è sede della “Savno” stessa - ha vinto l’Energy globe award, consegnato il 13 aprile a Praga. «Quando abbiamo costruito la nostra eco-sede con materiali provenienti da raccolta differenziata - dice il presidente di “Savno”, Szumski - abbiamo voluto fare una scommessa: dare il buon esempio e dimostrare che riciclare è utile». Oggi sembra difficile dare il buon esempio, ma non sappiamo che sono proprio i piccoli gesti, come in questo caso, che rendono il nostro mondo più bello e sorridente. A volte aspettiamo che qualcuno ci indichi come si debba fare. Beh, ora qualcuno l’ha fatto, però adesso tocca a noi essere di buon esempio per tutti: difendiamo il nostro mondo. Salvatore Di Gesù È nel freddo e buio collegio di Welton che si incrociano le strade di alcuni ragazzi diciassettenni, già predestinati a un futuro scritto dai propri genitori. Ma il destino riserverà loro una sorpresa che segnerà la svolta della loro vita. Sarà Mr. Keating l’artefice di questo inaspettato, ma voluto (almeno per i ragazzi) cambiamento. È tra calci ad un pallone, recitando versi di Withman e lezioni in cortile che il professore riuscirà ad infondere quell’interesse e amore per la poesia. La loro crescente curiosità e passione per l’arte del comporre troverà riscontro nella setta dei “poeti estinti”.Grazie alle lezioni di Mr. Keating, i ragazzi impareranno qualcosa di più profondo di una semplice pagina di un libro, riunendosi di notte in una caverna, rivivendo e riascoltando parola dopo parola ogni battito della loro anima. Al grido “Carpe diem” risponderà Neil: ancora incerto sul suo futuro, già dottore per il padre, egli scoprirà il suo fuoco nella recitazione, nel teatro; scoprirà la vera essenza del suo essere su un palcoscenico, ma la sua scelta, così tanto sognata, sarà distrutta da una famiglia che si accorgerà troppo tardi del suo errore. Le colpe ricadranno ingiustamente sul professore. La direzione del collegio manderà via il povero Keating, credendo di poter risolvere il problema; ma presto gli atteggiamenti dei ragazzi dimostreranno che l’ insegnamento del loro professore non è andato perduto. La scena finale ci ha lasciati senza parole, e consigliamo ai nostri coetanei di sedersi comodi e riscoprire questa interessante pellicola del 1989: «Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo». A cura di Antonella Atene-Ramona BrunettiSalvatore Di Gesù-Dario Gioia-Marco Paternello • maggio 2009 • 13 17 La grande speranza dei giovani Una giornata particolare. Questo è stata la giornata mondiale dei giovani in chiave diocesana, vissuta al fianco del vescovo, monsignor Vincenzo Bertolone. Cronache dell’evento: è la vigilia della Domenica delle Palme. Il cielo è nuvoloso, ma i suoi colori non rispecchiano lo spirito di gioia che circonda il piazzale della chiesa di san Girolamo a Castrovillari. Sono circa 500 i ragazzi che giungono da ogni angolo della Diocesi, in risposta all’invito di monsignor Vincenzo Bertolone, divenuto ormai il vescovo dei giovani. Il lungo pomeriggio, organizzato dall’ufficio diocesano della Pastorale Giovanile, ha per tema quello scelto da Papa Benedetto XVI quale riferimento biblico della giornata: “Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente” (1 Tm 4,10). E come Simone di Cirene, i giovani prendono sulle spalle la Croce della GMG, attraversando le vie principali del centro di Castrovillari. Una preghiera viva in cammino, i volti dei ragazzi dietro il loro vescovo rappresentano l’immagine della nostra diocesi: una Chiesa che ha bisogno di giovani protagonisti del loro tempo. Il lungo corteo, giunto in piazza Municipio, si raccoglie per ascoltare la voce di monsignor Bertolone. Il suo messaggio, forte e intenso, è un monito vibrante non solo ai presenti, ma all’intera comunità cristiana ad investire in energie e progetti, dentro e fuori lo spazio sacro, per favorire l’incontro delle nuove generazioni con la verità e la bellezza del Vangelo di Gesù Cristo. Piazza Municipio è stata la tappa finale di una giornata intensa, memorabile. Sotto la Croce della Gmg i giovani si salutano, ricchi delle parole raccolte, delle testimonianze messe nello zaino della loro quotidianità, riportando tutto a casa con la consapevolezza di incontrarsi presto ancora una volta, con la stessa Speranza che contraddistingue la loro fede. G.R. Don Nicola De Luca dottore in sacra teologia Il 2009 sembra davvero un annus mirabilis per don Nicola De Luca (nella foto), parroco della parrocchia san Giorgio Martire di Oriolo: il 21 febbraio scorso ricorreva il suo decimo anniversario di sacerdozio, un avvenimento ricordato con una celebrazione eucaristica presieduta dall’amatissimo vescovo, monsignor Vincenzo Bertolone. A distanza di soli due mesi, ecco presentarsi un’altra data che lascerà un segno negli annali: il 21 aprile, don De Luca ha conseguito - con votazione lodevole - il dottorato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense in Roma, presso la quale già nel 2004 aveva conseguito la specializzazione in Cristologia. La commissione esaminatrice è stata presieduta dal monsignor Renzo Gerardi; relatore della tesi (sviluppata sul tema: “L’idea di felicità nel De Vita Beata di Seneca e nel De Beata Vita di Sant’Agostino. Comparazione, comprensione, attualità”) è stato il professor Giovanni Ancona, dottore in Teologia dogmatica, docente presso la Pontificia Università Lateranense; correlatori i professori Mauro Cozzoli e Robert Dodaro; infine, i controrelatori, nelle persone dei professori Achim Schütz e Antonio Sabetta. Auguri, don Nicola, e grazie per aver fatto dono, a noi tutti e alla Chiesa, di questa preziosa perla teologica. Chissà che essa non possa fornirci le coordinate nel nostro personale cammino cristiano personale verso la felicità! Domenico Carelli 14 18 • maggio 2009 • L’agenda del Vescovo 17 maggio: h. 10, amministrazione sacramento della Confermazione, parrocchia Sacri Cuori a Lauropoli; h. 18, solenne pontificale in occasione del 34°anniversario di ordinazione sacerdotale del Vescovo e ordinazione sacerdotale del diacono Nunzio Veltri, in Cattedrale; 22 maggio: h. 16.30, tavola rotonda sul tema “Ambiente e salute”, a Castrovillari; 23 maggio: h. 18, amministrazione sacramento della Confermazione, parrocchia san Francesco, Altomonte; 24 maggio: h. 11.30, amministrazione sacramento della Confermazione, parrocchia san Francesco di Paola, Castrovillari; h.17.30, amministrazione sacramento della Confermazione, parrocchia san Nicola di Bari, Morano; dal 25 al 29 maggio: partecipa ai lavori della Conferenza episcopale italiana, a Roma; 30 maggio: h. 16.30, benedizione della biblioteca diocesana con S.E. Rev.ma il cardinale Urbano Navarrete, a Cassano; h. 18: Teatro comunale, consegna del premio letterario “Troccoli” a S.E. Rev. ma il cardinale Urbano Navarrete, a Cassano; 31 maggio: h.11, amministrazione sacramento della Confermazione, in Cattedrale; h. 18, amministrazione sacramento della Confermazione, parrocchia Sacri Cuori a Castrovillari; 1 giugno: h. 10,30, celebrazione messa in occasione della festa patronale, presso la parrocchia di san Domenico a Doria; h. 18, amministrazione sacramento della Confermazione, parrocchia Madonna del Rosario, a Montegiordano marina; 2 giugno: h. 11, amministrazione sacramento della Confermazione, parrocchia Visitazione B.V. Maria, a Rocca Imperiale. Lettere in redazione Cara redazione/1 Cara redazione/2 L’immagine giornaliera di persone che calpestano con noncuranza il terreno di piazza XV Agosto diventa ogni volta che la si osserva sempre più suggestiva. Il nome della piazza, prospiciente la stazione, non è certo stato dato a caso: il 15 Agosto del 1943 dal cielo caddero le bombe che causarono la morte di decine di persone, le stesse che negli anni ’40 edificarono un rifugio sotterraneo proprio nella piazza che prende il nome del fatidico giorno. I sibariti, cercando riparo dai bombardamenti, non sapevano che proprio nel rifugio, costruito con tanta devozione, sarebbero morti tragicamente. Il problema è che a distanza di 66 anni nulla è cambiato: i corpi delle persone morte nel bunker sono ancora lì, in attesa che qualcuno si possa accorgere di loro (pochi infatti sono a conoscenza della triste realtà), costretti a sopportare il triste peso delle ruspe che freneticamente compiono il proprio lavoro e il peso ancora più grave dell’indifferenza omertosa dei loro posteri. Restituire dignità ai nostri avi donando loro una rispettabile sepoltura credo sia indice di una società culturalmente avanzata, forse quella che ancora non siamo. Voglio sperare che i miei coetanei, che come me passano tutti i giorni da questo triste luogo per tornare a casa, quando per l’ennesima volta calpesteranno piazza XV Agosto rivolgeranno almeno un pensiero, guardando la statua della Madonna che si erge pietosa su questi corpi, ai caduti del 15 Agosto e che pensino almeno per un attimo di cambiare questo comune e oppressivo modo di pensare emulando l’unico vero idolo di sempre, quel Gesù che sicuramente non la pensava come quelli del suo tempo. Atene Antonella - Sibari Il sacerdote Luigi Villa, di Brescia, contesta financo la santità del già beato Giovanni XXIII, di Paolo VI e di Giovanni Paolo II. Allora questo prete è eretico? Deve essere cacciato dalla Chiesa? Secondo me, le critiche e le contestazioni fanno crescere la Chiesa. Chi pensa sempre che tutto vada bene, si contenta del poco o del nulla. E col passare del tempo s’immiserisce e s’inaridisce. Eppure, come scrive Carlo Carretto, quello del vero cristiano è un cammino senza fine, perché non finisce mai la sua missione nella Chiesa e nel mondo. Dunque, una Chiesa in perenne cammino ed in perenne missione. Chi si ferma è perduto, ma per non fermarsi bisogna sempre mantenere la mente e il cuore aperti e solo lo Spirito Santo può operare in simile prodigio: l’opera umana è fallace e caduca, mentre l’opera di Dio è infallibile ed eterna. V’è in giro tanta miseria materiale e spirituale, per cui se un credente non chiude gli occhi e non si tappa le orecchie si avvedrà di questo stato di cose e, di conseguenza, verrà interpellato dalla sua coscienza a non tacere. Cristo ci inchioda alla nostra missione: «Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero nudo e mi avete vestito, ero pellegrino e mi avete accolto, ero ammalato e mi avete visitato». Però, non una sola volta, ma sempre. Mi chiedo: quanti cristiani invitano a pranzo un estraneo? Quanti vestono un profugo? Quanti fanno dormire un pellegrino a casa loro? Cara redazione/3 IL MONDO CHE VORREI… Mi guardo intorno e vedo un mondo che non mi appartiene. Vorrei abitare in una casa di nuvole, svegliarmi al mattino e poter vedere il vero sole. Vorrei che ci fosse la pace in eterno che dominasse sull’inferno. Non voglio la guerra perché toglie la tranquillità, l’armonia, la libertà e uccide ogni vita. Non importa se siamo uomini o donne, ricchi o poveri; la cosa più importante per l’umanità è sempre la pace. Aquilina Sulla – Classe I sez. A – Itc “Luca Pacioli” - Cassano Registrazione presso il Tribunale strovillari n° 1/08 del 10 gennaio 2008 ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ di ~ ~ Ca~ ~ L’Abbraccio è iscritto alla Federazione Italiana Settimanali Cattolici Silvio Galizia – Cassano E’ venuto a mancare il caro fratello del nostro collega e amico don Carmine Scaravaglione. Attorno a lui si stringono, formulando sentite condoglianze e sentimenti di affetto e vicinanza, l’editore, il direttore e la redazione tutta. CAMPAGNA ABBONAMENTI Per informazioni: tel. 0981.71442 - email: [email protected] Direttore responsabile: Domenico Marino Capo redattore: Gianpaolo Iacobini Segreteria di redazione:Giuseppe Malomo Redazione: S.E. Vincenzo Bertolone, Vincenzo Alvaro, Mariella Aridiacono, don Francesco Candia, Roberto Fittipaldi, don Giovanni Maurello, Giuseppe Roseti, don Carmine Scaravaglione, Raffaele Vidiri, Gaetano Zaccato Hanno collaborato a questo numero: Leonardo R. Alario, Antonella Atene, Clotilde Avolio, Ida Barletta, Ramona Brunetti, Domenico Carelli, Maria Carrieri, monsignor Antonio Cavallo, don Domenico Cirianni, Salvatore Di Gesù, Dario Gioia, Delia Lanzillotta, Rosanna La Polla, Italo Mastrolia, Marco Paternello, Francesco Spezzano, Miriam Zupo. Impaginazione: Vincenzo Alvaro Stampa: AGM, Via Daniel Bovè 5, 87012 Castrovillari (CS) www.agm.calabria.it Direzione, redazione, amministrazione: Via Torto Ospizio, 1 87011 Cassano all’Ionio tel e fax 0981.71442 mail: [email protected] - [email protected] Il trattamento dei dati personali è assicurato in conformità alla normativa vigente. Il materiale inviato, anche se non pubblicato, non sarà restituito. La collaborazione è da intendersi a titolo gratuito. ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ L’Abbraccio è anche sul sito diocesano http://www.diocesicassanoalloionio.it • maggio 2009 • 15 19 AVVISO AVVISO La Diocesi di Cassano Ionio intende La Diocesi di Cassano Ionio intende affidare ad imprese aventi i requisiti di legge incarichi di esecuzione di lavori su beni culturali ecclesiali (chiese, edifici sacri, edifici di culto). Per la predisposizione dei relativi elenchi annuali, ai quali attingere per l’assegnazione degli eventuali incarichi, gli interessati sono invitati a far pervenire il curriculum della propria impresa, entro e non oltre il 30 giugno 2009, a mezzo di lettera raccomandata (con ricevuta di ritorno) da indirizzare a: affidare a tecnici abilitati incarichi di progettazione per lavori su beni culturali ecclesiali (chiese, edifici sacri, edifici di culto). Per la predisposizione dei relativi Diocesi di Cassano Ionio Ufficio Tecnico-Amministrativo Piazza sant’Eusebio, 1 87011 Cassano Ionio (CS) elenchi annuali, ai quali attingere per l’assegnazione degli eventuali incarichi, gli interessati sono invitati a far pervenire il proprio curriculum formativo e professionale, entro e non oltre il 30 maggio 2009, a mezzo di lettera raccomandata (con ricevuta di ritorno) da indirizzare a: Diocesi di Cassano Ionio Ufficio Tecnico-Amministrativo Piazza Sant’Eusebio, 1 87011 Cassano Ionio (CS) Per maggiori informazioni, contattare il responsabile dell’Ufficio tecnicoamministrativo diocesano, geometra Raffaele Bloise, alle utenze telefoniche 16 20 0981-71048/340-5131368. • maggio 2009 • Per maggiori informazioni, contattare il responsabile dell’Ufficio tecnicoamministrativo diocesano, geometra Raffaele Bloise, alle utenze telefoniche 0981-71048/340-5131368.