L`amore malato

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L`amore malato
L`amore malato
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La differenza
-- Culture e Società --
Articolo di Gianluca Arnone
L`amore malato
Considerazioni inattuali sul sentimento romantico
Gianluca Arnone
febbraio 2005
La differenza
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E` uscito in Inghilterra un discutibile saggio di uno psicologo britannico.
Un altro san Valentino archiviato.
Gli smemorati e i disamorati si sono rifatti anche quest`anno dei 364 giorni di latitanza rimediando
alla loro tirchieria affettiva con una raffinata e costosissima cena a lume di candela.
Tanti i doni scambiati nel segno di una rinnovata promessa, con i grandi magazzini svaligiati delle
solite romanticherie a buon mercato, la serie sempre uguale di cioccolatini, dischi, fiori e preziosi a
cui siamo tristemente assuefatti.
Si, perche` questa festa degli innamorati diventa di anno in anno sempre più penosa, un insulto al
credo puro dei veri romantici, quelli che non fanno differenza di giorni, che se ne infischiano di
queste rimembranze calendarizzate, quelli che amano e festeggiano tutto l`anno. Gli irriducibili del
cuore.
Ma pure a chi scrive, che pure così dogmaticamente romantico non è e ha un cuore meno
permeabile ai languori del sentimento, san Valentino fa arrabbiare. E` innegabile infatti come questo
si sia ormai trasformato in un business indecente che frutta milioni di euro ogni anno, un commercio
a larghe maglie che abbraccia settori e segmenti di mercato diversissimi tra loro perché, è noto,
l`amore non conosce confini. E costa.
Certe volte vien voglia di vagare eremita in qualche landa deserta della terra, nascosto alle
companies del sentimento e ai suoi indelicati mastini pubblicitari, smettere di essere un target per le
industrie del cioccolatino poetico-patetico. Si può fare il possibile e il 14 febbraio non farsi trovare
trovare: lontano dagli occhi, lontano dai cuori. E dagli spot martellanti.
Si può andare in libreria allora, per cercare una qualche forma impegnata di distrazione che faccia
provare maggiore autostima, magari proprio una buona lettura sull`amore che non sia lo sciatto
romanzo rosa o la volgare biografia di qualche star usa e getta. Ci si può imbattere così in un libro di
cui si parla molto qui in Inghilterra, un saggio sull`amore di cui guardacaso avevano discusso proprio
qualche giorno prima in televisione.
E`una sorta di fenomeno editoriale di nicchia, non un bestseller, ma un oggetto comunque noto,
abbastanza popolare da stare "sulla bocca di tutti".
Lo ha scritto uno psicoterapeuta che presenta una teoria quantomeno discutibile sull`amore. La cosa
fa venire qualche prurito ma tant`è, incuriositi, si può decidere di comprarlo, convinti che una lettura
non scontata sul tema sia meglio di qualunque altro appuntamento caramelloso del giorno, quando in
genere l`unica letteratura ad essere consultata è quella dei famosi "baci".
Un saggio scientifico sull`amore mi pareva se non altro inverosimile. Alla luce dei fatti, il peggio e`che
non si limita ad essere inverosimile, deborda semplicemente nello e il pretenzioso.
Il senso di frustrazione che se ne può ricavare è però proporzionale all`urgenza di coinvolgervi tutti,
innamorati o no.
Love sick, non dimenticate questo titolo.
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Love sick, ovvero come imparai ad amare san Valentino e annessi, giurando che in futuro eviteremo
atteggiamenti eccessivamente snobistici e di protesta.
Primo assunto: sono tempi duri per l`amore, cari signori. Da un lato dobbiamo costantemente turarci
il naso dinnanzi ai collosi tentacoli dell`industria, dall`altro assistiamo impotenti ad attacchi e
pericolose invadenze di campo di chi dovrebbe occuparsi d`altro.
Secondo assunto: sono tempi in cui non ci si può permettere il lusso di appartarsi in casa lasciando
che altri si approprino del copyright dei sentimenti.
Puo` un barbiere insegnare matematica?
C`e` qualcuno che ritiene di dover mettere voce su tutto, come questi nuovi scienziati che parlano
d`amore alla stregua di uno scompenso organico o di una patologia cerebrale per nulla dissimile da
altre conclamate malattie mentali.
Ricordate Shakespeare quando affranto poetava "Il mio amore è febbre, vivo desiderio perdurante,
per quanti sforzi faccia per curare il malanno"? (Sonetto 147, "My love is like a fever, longing still").
Solo che qui siamo fuor di metafora, tanta e` la presunzione di questo psicologo, tale Frank Tallis,
nello spiegare come l`innamoramento (termine che, rispetto alla parola "amore" utilizzata da noi
profani, esprime gia`una concezione tutta scientifica del fenomeno) presenti di fatto una
sintomatologia del tutto simile a quella di un qualunque disturbo mentale: comportamenti stravaganti
(esagerata euforia, interrelazione abnormale con l`altro, squilibri nell`autostima), forme
ossessivo-compulsive (ansia ingiustificata, problematizzazione eccessiva di fatti irrilevanti, pratiche
igieniche inconsuete), depressione (insonnia, facile tendenza al pianto, mancanza di
concentrazione).
Senza essere scienziati, sembrano tutte cose che ciascuno può verificare in base alla propria
personale esperienza senza per questo pensare di essere stato malato o, che so, poterci cavare un
libro. Comunque, andiamo avanti nella lettura.
Il saggio si soffermava poco dopo su quelle manifestazioni particolarmente perniciose della
"malattia", cercando al contempo di fornire al lettore qualche utile ricetta. In pratica, che fare quando
vi hanno scaricato o di voi no ne vogliono proprio sapere?
Secondo l`esperto non vi resta che ricorrere ad un efficace corso di terapia
cognitivo-comportamentale(CBT). No, niente di fantascientifico, si tratta molto semplicemente di
sedute terapeutiche del tipo "alcolisti-anonimi", dove vi vengono inculcate arcinote strategie mentali
utili a dimenticare il vostro oggetto d`amore (o, dovremmo dire, ad espellere il vostro virus?), come la
stimolazione di altri interessi e la cura del vostro ego.
Ma se proprio non vi riesce di dimenticare, la cura prevede come suo caso limite una massiccia
terapia d`odio con la quale se non altro cambierete segno alla vostra sofferenza: da struggente pena
d`amore a vivo rancore.
La qual cosa, sulle prime, può divertire molto suggerendo un collegamento curioso con il "1984" di
orwelliana memoria e i suoi "due minuti d`odio". Se non che, prestando maggiore attenzione, ci si
accorge come in realta` questo richiamo in apparenza casuale sia invece perfettamente coerente a
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una logica comune a Tallis e al Grande Fratello: la convinzione, cioè, che per essere felici occorra
eliminare quanto di più passionale, meglio di irrazionale, c`e` negli esseri umani.
Si tratta, per la verità, di qualcosa di più inquietante, la spia di un atteggiamento culturale
assolutizzante che cerca da tempo di affermarsi nel mondo occidentale.
Come chiamarlo? Totalitarismo scientifico? Scientismo? "Sogno" della Ragione?
Tempo fa è uscita la notizia di una signora americana che, avendo difficoltà a raggiungere
l`orgasmo, era ricorsa ad una promettente e sofisticata tecnologia dal nome appropriato di
"orgasmatron".
Si trattava, in pratica, di impiantare un elettrodo nella spina dorsale della donna (perche` poi proprio
la spina dorsale e non qualche altro posto più "ragionevole", non è dato sapere)che le avrebbe
garantito, ad atto compiuto, il miracoloso conseguimento del piacere.
Cosi` la signora, tutta contenta e colma d`attese, col suo bell`elettrodo ficcato nella schiena, torna a
casa dove il partner, che poveraccio supponiamo fosse in quel momento terribilmente agitato ("se
non funziona neppure con l`elettrodo...", avra` pensato), la sta aspettando.
E...
E ovviamente non succede nulla nemmeno stavolta. Un totale fallimento. E come poteva essere
diversamente?
Non necessariamente bisogna essere dei luminari per sapere che la soddisfazione sessuale ha a
che fare con tutta una serie di fattori psicologici ed emotivi difficilmente sostituibili con un ritrovato
tecnologico.
La signora in questione avrebbe fatto meglio a cambiare partner, viene da dire, cosi` come faremmo
meglio noi tutti a respingere con forza l`idea che una soluzione agli scompensi affettivi e sessuali
passi per la strada ma(ld)estra della scienza e dei suoi congegni chimico-fisici.
Sarebbe, del resto, auspicabile? Davvero vogliamo estromettere quanto di piu` emozionante,
estremo e incontrollabile c`è in noi nel nome di una più rassicurante e noiosa quotidianità affettiva?
In uno dei migliori film dello scorso anno, "Eternal sunshine of the spotless mind", i due ingenui
protagonisti (due bravissimi Jim Carrey e Kate Winslet)decidono di sottoporsi ad un rivoluzionario
trattamento neurologico capace di eliminare dal loro cervello bit di memoria mirati, nel qual caso
quella riguardante la loro infelice relazione sentimentale.
Come il film mostra chiaramente, distruggere i ricordi e le pene ad essi connesse, cancellare la
sofferenza e i legami che essa nasconde, non significa affatto "guarire", se proprio di malattia si deve
parlare, ma piuttosto risvegliarsi vuoti e intimamente insoddisfatti, afflitti da un senso di perdita vago
e privo di significato, nient`affatto meno lancinante del dolore che vorrebbe guarire.
Nel bellissimo finale scelto dallo sceneggiatore (Charlie Kaufman al suo meglio), le persone e le loro
segrete alchimie hanno però infine la meglio sulle diavolerie tecnologiche e le debolezze reciproche,
facendo sì che i due protagonisti si ritrovino e decidano di riprovarci, nonostante la persistenza
dell`ombra di nuovi fallimenti e sofferenze.
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C'è da augurarsi che nella vita avvenga lo stesso.
Che le persone abbiano il coraggio di accettare questa scommessa nonostante la paura e il rischio
del dolore sia sempre dietro l`angolo.
Accettare la scommessa è l`unica opzione possibile per l`uomo di cuore, un pericoloso azzardo che
"se perdi perdi tutto", ma se vinci...be` se vinci, vinci tutto. L`azzardo dell`amore.
La "mente candida" a cui il titolo del film fa riferimento (preso a prestito dall`omonima poesia di
Alexander Pope) non allude affatto alla serena esistenza di chi non ha zone d`ombre nella mente,
come si potrebbe pensare, ma ci avverte piuttosto della pericolosa conseguenza di un lavaggio del
cervello e di ciò che esso contiene: non bit di memoria scientificamente trattabili, ma dati inesplicabili
di ogni singola esistenza, l`impronta indelebile delle passioni, materia viva insomma che, seppur nel
dolore, non cessa di farci sentire il legame con le cose, il tempo, la vita.
In quel famoso sonetto prima citato, Shakespeare concludeva cosi`: "La mia ragione, medicina al mio
amore, furiosa che le sue prescrizioni sono disattese, mi ha abbandonato".
Credete che ne fosse realmente addolorato?
Ai comuni mortali, speriamo solo a loro, l`ardua sentenza.
Post-scriptum :
Il Libro
Frank Tallis, Love Sick: Love as a Mental Illness, Categoria Love & Romance - Mental Illness, p. 318, 2005, Editore Thunder's
Mouth Press
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Sonetto 147
My love is like a fever, longing still
My love is as a fever, longing still
For that which longer nurseth the disease,
Feeding on that which doth preserve the ill,
The uncertain sickly appetite to please.
My reason, the physician to my love,
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Angry that his prescriptions are not kept,
Hath left me, and I desperate now approve
Desire is death, which physic did except.
Past cure I am, now reason is past care,
And frantic-mad with evermore unrest;
My thoughts and my discourse as madmen's are,
At random from the truth vainly express'd;
For I have sworn thee fair and thought thee bright,
Who art as black as hell, as dark as night.
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