Diapositiva 1 - G. Malafarina

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Diapositiva 1 - G. Malafarina
DIVERTICHIMICA …….
ANNO I
N. 2
A.S. 2015/2016
GENNAIO 2016
SPEC I A L E GEN N A I O
GI O R N A T A D EL L A SH O A H
L’olocausto è una pagina del libro dell’umanità da cui non
dovremo mai togliere il segnalibro della memoria”
Dirà di lui Claudio Toscani: «L’ultimo appello di Primo Levi non dice non
dimenticatemi, bensì non dimenticate».
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Si dice che, quando comincia una guerra, la
prima vittima è la verità e che, quando la guerra
finisce,
mentre
le
bugie
dei
vinti
sono
smascherate, quelle dei vincitori diventano storia.
Ebbene, i vincitori della seconda guerra mondiale
hanno imposto come verità storica, e gli storici di
regime l'hanno accettata, che la Germania nel
corso stesso della guerra si sia macchiata di tutte
le infamie possibili e, in particolare, dello
sterminio degli ebrei mediante le camere a
gas. Tuttavia questa verità ufficiale, che salda la
Shoah alle camere a gas, si è imposta con
difficoltà fra le notizie di altri metodi di sterminio.
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L’uso dei gas tossici per lo sterminio
I Nazisti cominciarono a sperimentare l’uso di gas tossici per le
uccisioni di massa alla fine del 1939, quando utilizzarono il
monossido di carbonio puro (CO) prodotto chimicamente per
eliminare i malati di mente (“Programma Eutanasia”). Dopo
l’invasione dell’Unione Sovietica, iniziata nel giugno del 1941, e i
massacri compiuti dalle Unità Mobili di Sterminio o Squadre della
Morte, i Nazisti cominciarono a sperimentare le camere a gas
mobili, cioè furgoni ermeticamente sigillati i cui tubi di
scappamento terminavano all’interno dei veicoli; uccisero con
questo sistema centinaia di migliaia di persone, per la maggior
parte Ebrei, Rom (Zingari) e malati di mente. Nel 1941, le SS
arrivarono però alla conclusione che la deportazione degli Ebrei nei
campi di sterminio (dove venivano uccisi con il gas) fosse il modo
più efficiente di realizzare la “Soluzione Finale”. Quello stesso anno,
i Nazisti aprirono il campo di Chelmo, in Polonia, dove gli Ebrei
della zona di Lodz e numerosi Rom furono eliminati nelle camere a
gas mobili.
Nel 1942, nei centri di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka, tutti
situati in Polonia, iniziò l’eliminazione sistematica dei prigionieri
nelle camere a gas per mezzo del monossido di carbonio prodotto
da motori diesel. Dopo essere stati “scaricati” dai vagoni bestiame,
ai detenuti veniva detto che dovevano sottoporsi alla
disinfestazione in apposite “docce”. I Nazisti e le guardie ucraine, a
volte, gridavano contro le loro vittime e le picchiavano,
obbligandole allo stesso tempo ad entrare nelle “docce” tenendo le
braccia in alto, così da far entrare il più alto numero di persone
all’interno della camera a gas. Infatti, più le camere erano stipate,
più in fretta i prigionieri morivano soffocati. I Nazisti cercarono
costantemente mezzi più efficaci per lo sterminio.
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Nel campo di Auschwitz, in Polonia, condussero esperimenti con il
gas Zyklon B in pastiglie (che in precedenza venivano usate per la
fumigazione) il quale diventava letale una volta esposto all’aria. Ad
Auschwitz, queste pastiglie si dimostrarono il metodo più veloce
per uccidere con il gas e furono quindi scelte come mezzo di
sterminio; nel momento di maggiore intensità delle deportazioni, il
numero di Ebrei uccisi giornalmente raggiunse le 6.000 unità.
Anche altri campi di concentramento, come quelli di Stutthof,
Mauthausen, Sachsenhausen e Ravensbrueck, nonostante non
fossero stati progettati espressamente come campi di sterminio
erano però dotati di camere a gas, seppure di dimensioni più
piccole.
Formula ZyclonB
Sfere di Zyklon B ritrovate nel campo di Majdanek al momento della liberazione. Polonia,
dopo il luglio 1944.
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Nel corso della seconda guerra mondiale furono impiegati
aggressivi chimici di ogni tipo: cloro, bromo, fosgene (ossicloruro di
carbonio), tiofosgene (solfocloruro di carbonio), acido cianidrico,
cloruro di cianogeno, bromuro di cianogeno, cloroformiato di
metile, cloroformiato monoclorurato, cloroformiato biclorurato,
cloroformiato triclorurato (difosgene), iodoacetato d’etile,
bromoacetone,
iodoacetone,
bromometiletilchetone,
solfato
dimetilico, clorosolfato di metile, clorosolfato di etile, cloropicrina
(tricloronitrometano),
metildiclororasina,
etildicloroarsina,
clorovinildicloroarsina, solfuro d’etile biclorurato, acroelina
(aldeide allilica), cloruro di benzile, bromuro di benzile,
bromocianuro di benzile, fenilimminofosgene (cloruro di
fenilcarbilammina),
cloroacetofenone,
difenilcloroarsina,
difenilcianoarsina, difenilaminocloroarsina, N-etilcarbazolo (445).
Il potere aggressivo delle varie sostanze era indicato dal prodotto di
mortalità o indice di tossicità indicava «i milligrammi di sostanza
tossica per m3 da respirare in un minuto per ottenere la morte
dell’individuo».
Le sostanze ritenute più tossiche erano:
SOSTANZA
INDICE DI TOSSICITÀ
Fosgene
450
Difosgene
500
Yprite
1.500
Iodoacetato di etile
1.500
Clorosolfonato di etile
2.000
Cloropicrina
2.000
Cloroacetone
2.000
Perclorometilmercaptano
3.000
Bromoacetato di etile
3.000
Acido cianidrico
4.000
Bromoacetone
4.000
Bromuro di xilile
6.000
Cloro
7.500
Ossido di carbonio
70.000
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Donne, ebree, scienziate
Vanda Maestro, partigiana, femminista, chimica è tra quelle che non ce la
fecero. Morì, gasata, ad Auschwitz il 30 ottobre 1944. Anche Enrica
Calabresi, entomologa non ce la fece. Si suicidò subito dopo l’arresto a
Pisa, nella notte tra il 19 e il 20 gennaio 1944, pur di sfuggire al lager
nazisti. Enrica Calabresi era stata l’insegnante, tra le altre, di una ragazza
che sarebbe diventata, a sua volta, una scienziata: Margherita Hack.
L’astronoma ricorda ancora l’ultima volta che la vide, dopo il varo delle
leggi razziali nel 1938, quando la vide in un vicolo nei pressi di Piazza della
Signoria a Firenze camminare in fratte, rasente i muri, frettolosa. Per la
paura di essere intercettata da qualche banda fascista.
Altre scienziate ebree, non ce la fecero. Come la matematica Anna Segre.
O come la pediatra Maria Zamorani. Alcune furono più fortunate, se di
fortuna si può parlare in quella immane tragedia. Bianca Morpurgo e
Luciana Nissim Momigliano, entrambe medico, entrarono nel lager (insieme
a Primo Levi e alla stessa Vanda Maestro) e ne uscirono vive. Altre, come
Nella Mortara, fisico, riuscirono a fuggire e a riparare all’estero (Nella
trovò rifugio in Brasile) in attesa che la bufera passasse e poi ritornarono.
Rita Levi Montalcini riuscì invece a nascondersi in Italia, prima
nell’Astigiano e poi a Firenze, sotto falso nome. Rita non solo si nasconde
con un nome falso, Rita Lupani, prima tra le colline intorno ad Asti e poi a
Firenze, ma impara anche a falsificare i documenti, fornendo aiuto a tanti
compagni e compagne di sventura. Dopo la guerra la Levi Montalcini si reca
in America. E con i suoi studi sul fattore di crescita dei nervi, viene
insignita, nel 1986,del premio Nobel. È, appunto, un piccolo, grande
riscatto per le scienziate italiane ebree perseguitate. Ora nessuno potrà
più dimenticarle.
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Primo Levi
Primo Levi, scrittore e testimone delle deportazioni naziste,
nonché sopravvissuto ai lager hitleriani, nasce nel 1919 da
famiglia ebrea a Torino dove compie gli studi fino alla laurea in
chimica. Si dimostra un eccellente studente, uno dei migliori,
grazie alla sua mente lucida ed estremamente razionale.
Nel 1938, in seguito alle leggi razziali, perde l’impiego di chimico
e dopo l’8 settembre 1943 si aggrega alle formazioni partigiane
in
Val
d’Aosta.
Arrestato il 13 dicembre di quell’anno è inviato, per la sua
condizione di ebreo, al campo di raccolta di Fossoli (Modena) e
da qui, nel febbraio del 1944, viene deportato con altri 650 ebrei
nel lager di Auschwitz, in Polonia. Salvato dalla camera a gas
perché i tedeschi avevano bisogno di chimici, viene liberato nel
gennaio del 1945 quando le truppe russe costringono al ritiro
quelle tedesche. Furono proprio le attività di laboratorio che
aumentarono le sue possibilità di non ammalarsi gravemente, di
salvarsi dai congelamenti, poiché i laboratori erano riscaldati, e
di superare le selezioni.
Tornato in Italia alla fine del 1945, narra la sua drammatica
esperienza nei libri autobiografici Se questo è un uomo (1947) e
La
tregua
(1963).
Continua a lavorare nell’industria fino al 1975 e alterna il suo
lavoro di chimico con quello di narratore pubblicando romanzi e
raccolte tra cui Le storie naturali (pubblicate con lo pseudonimo
di Damiano Malabaila), Il sistema periodico, La chiave a stella, I
sommersi e i salvati. Muore suicida l’11 aprile 1987.
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Se questo è un uomo
La trama
Se questo è un uomo è una testimonianza autobiografica lucidissima
e drammatica del degrado dell’uomo nei lager nazisti.
L’opera racconta, seguendo l’ordine cronologico, le tappe cruciali
dell’anno internamento di Primo Levi ad Auschwitz, lasciando che sia
la realtà dei fatti a parlare, a mostrare con quale cieca freddezza
avvenisse il progressivo annientamento fisico e morale di un uomo da
parte
del
regime
nazista.
Dopo un brevissimo internamento nel campo di smistamento di Fossoli
e un viaggio infernale su un carro merci, Primo Levi giunge nel campo
di lavoro di Auschwitz dove entra in contatto con la realtà
inimmaginabile
del
lager.
I prigionieri, privati in modo disumano dei propri affetti e delle proprie
cose, demoliti nella loro identità personale, affrontano condizioni di
vita insostenibili e la morte dovuta alla fame, al freddo, alle malattie,
alle fatiche
e alle selezioni per le camere
a gas.
La lotta per la sopravvivenza annienta ogni vincolo di solidarietà e
abbrutisce i prigionieri. Non mancano, però episodi di comprensione
e di amicizia. Emblematico è l’incontro con Lorenzo Perrone, un
operaio civile italiano, che porta a Primo Levi un pezzo di pane e gli
avanzi del suo rancio ogni giorno per sei mesi, senza chiedere e
accettare alcun compenso, e grazie al quale lo scrittore non
dimentica
di
essere
lui
stesso
un
uomo.
Quando nel gennaio del 1945 giungono nel campo di Auschwitz le
truppe sovietiche, lo spettacolo che si presenta agli occhi dei
liberatori è atroce e indescrivibile.
Perché leggere Se questo è un uomo?
Se questo è un uomo è nato, come afferma l’autore, da un impulso
immediato e violento di raccontare agli altri le atrocità che si
consumavano all’interno dei lager nazisti e a scopo di liberazione
interiore. Primo Levi, che all’esperienza tragica di deportato ha
sovrapposto quella di scrittore testimone, afferma: Vivendo e poi
scrivendo e meditando quegli avvenimenti, ho imparato molte cose
sugli uomini e sul mondo, e di queste ci rende partecipi.
Con la sua testimonianza ci chiede, soprattutto, di riflettere sul
pericolo sempre incombente di un ritorno della barbarie del razzismo
con i suoi spietati meccanismi dello sterminio di massa.
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Se questo è un uomo ……
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
(Primo Levi, Se questo è un uomo, 1947)
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Brani da Se questo è un uomo
Haftling: ho imparato che io sono uno Haftling. Il mio nome è 174517;
siamo stati battezzati, porteremo finché vivremo il marchio tatuato sul
braccio sinistro
"Per mia fortuna, sono stato deportato ad Auschwitz solo nel 1944, e cioè dopo
che il governo tedesco, data la crescente scarsità di manodopera, aveva
stabilito di allungare la vita media dei prigionieri da eliminarsi, concedendo
sensibili miglioramenti nel tenore di vita e sospendendo temporaneamente le
uccisioni ad arbitrio dei singoli.
Perciò questo mio libro, in fatto di particolari atroci, non aggiunge nulla a
quanto è ormai noto ai lettori di tutto il mondo sull'inquietante argomento dei
campi di distruzione. Esso non è stato allo scopo di formulare nuovi capi di
accusa; potrà piuttosto fornire documenti per uno studio pacato di
alcuni aspetti dell'animo umano. A molti, individui o popoli, può
accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che - Ogni
straniero è nemico.
Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione
latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all'origine di
un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma
inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine
della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo
portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione
sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione
dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo.
Mi rendo conto e chiedo venia dei difetti strutturali del libro. Se non di fatto,
come intenzione e come concezione esso è nato già fin dai giorni di Lager. Il
bisogno di raccontare agli - altri -, di fare gli - altri - partecipi,
aveva assunto fra noi, prima della liberazione e dopo, il carattere
di un impulso immediato e violento, tanto da rivaleggiare con gli
altri bisogni elementari; il libro è stato scritto per soddisfare a
questo bisogno; in primo luogo quindi a scopo di liberazione
interiore. Di qui il suo carattere frammentario: i capitoli sono stati scritti
non in successione logica, ma per ordine di urgenza. Il lavoro di raccordo e di
fusione è stato svolto su piano, ed è posteriore.
Mi pare superfluo aggiungere che nessuno dei fatti è inventato.”
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Anna Frank
Anne Frank è una ragazzina ebrea che durante la Seconda Guerra Mondiale è
costretta a nascondersi per sfuggire ai nazisti. Insieme ad altri sette compagni vive
in clandestinità nella casa sul retro in Prinsengracht 263 ad Amsterdam. Dopo più
di due anni questi clandestini vengono scoperti e deportati nei campi di
concentramento. Il padre di Anne, Otto Frank, è l'unico degli otto inquilini
dell'Alloggio segreto a sopravvivere. Il diario che Anne ha scritto durante il periodo
trascorso in clandestinità la renderà famosa in tutto il mondo.
Anne Frank nasce il 12 giugno 1929 nella città tedesca di Francoforte sul
Meno. La crisi economica, la salita al potere di Hitler e i crescenti sentimenti
antisemitici pongono fine alla serenità della loro vita familiare. Otto Frank e
la moglie Edith decidono, come molti altri ebrei, di lasciare la Germania.
Otto può avviare un'attività imprenditoriale ad Amsterdam. Con l'aggravarsi
della minaccia di guerra in Europa Otto cerca di emigrare con la sua famiglia
in Inghilterra o negli Stati Uniti, ma questi tentativi naufragano. Il 1°
settembre 1939 la Germania invade la Polonia. Questa aggressione segna
l'inizio della Seconda Guerra Mondiale. Per qualche tempo vi è ancora la
speranza che l'Olanda non venga coinvolta nel conflitto, ma il 10 maggio
1940 le truppe tedesche invadono il paese. Cinque giorni più tardi l'Olanda
si arrende e viene occupata. Ben presto vengono introdotti provvedimenti
antisemitici. La libertà di movimento degli ebrei viene sempre più limitata,
Anne e Margot devono frequentare una scuola ebraica e Otto non può più
essere il proprietario della sua azienda. Dopo il fallimento di un ulteriore
tentativo di emigrare negli Stati Uniti, Otto ed Edith Frank decidono di
nascondersi. Insieme a un suo dipendente ebreo come lui, e con l'aiuto di
altri due impiegati, Otto allestisce un nascondiglio nella casa sul retro
dell'edificio che ospita la sua impresa. Il 5 luglio 1942 la sorella Margot riceve
una convocazione per l'arruolamento in un campo di lavoro in Germania. Il
giorno seguente i Frank entrano in clandestinità. Una settimana più tardi si
unisce a loro la famiglia Van Pels e nel novembre del 1942 arriva l'ottavo
clandestino, il dentista Fritz Pfeffer. Per più di due anni queste persone
vivranno nascoste nell'Alloggio segreto.
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Essi devono essere sempre molto silenziosi, hanno spesso paura e trascorrono
il tempo insieme meglio che possono. Vengono aiutati da alcuni impiegati.
Queste persone non procurano soltanto cibo, abiti e libri, ma rappresentano
per i clandestini l'unico legame con il mondo esterno. Poco prima di entrare
in clandestinità, Anne riceve un diario in dono per il suo compleanno. Inizia
immediatamente a scrivere e durante il periodo trascorso nel nascondiglio
annota gli avvenimenti dell'Alloggio segreto e parla di sé. Il diario le è di
grande conforto. Anne scrive anche brevi racconti e tiene nota delle citazioni
di scrittori famosi in uno speciale quaderno delle "belle frasi". Quando il
ministro dell'istruzione olandese lancia un appello tramite l'emittente
radiofonica inglese, chiedendo di conservare i diari del periodo di guerra,
Anne concepisce l'idea di trasformare il suo diario in un romanzo dal titolo
"L'Alloggio segreto". Inizia perciò a riscrivere interi brani, ma prima di poter
portare a termine questo proposito viene scoperta insieme agli altri
clandestini e arrestata. Il 4 agosto 1944 i clandestini vengono deportati ad
Auschwitz. I due impiegati che li hanno protetti sono internati nel campo di
Amersfoort. Immediatamente dopo l'arresto Miep Gies e Bep Voskuijl , altri
due impiegati, salvano le carte che compongono il diario di Anne e che sono
rimaste nell'Alloggio segreto. Nonostante un'approfondita inchiesta non si è
mai saputo come sia stato scoperto il nascondiglio. Otto Frank è l'unico degli
otto clandestini a sopravvivere alla guerra. Durante il suo lungo viaggio di
ritorno in Olanda egli apprende la notizia della morte della moglie, Edith.
Delle figlie non sa ancora nulla, ma continua a sperare di rivederle. All'inizio
di giugno giunge ad Amsterdam e si reca subito a casa di Jan e Miep Gies,
dove rimarrà per i prossimi sette anni. Otto Frank cerca di ritrovare le figlie,
ma in luglio viene a sapere che entrambe sono morte di malattia e di stenti a
Bergen-Belsen. Miep Gies gli consegna le carte del diario di Anne. Otto le
legge e viene a conoscere un'Anne diversa. Ne rimane profondamente colpito.
Anne ha scritto nel suo diario che dopo la guerra era sua intenzione diventare
scrittrice o giornalista e pubblicare il suo diario in forma di romanzo. Alcuni
amici convincono Otto che il diario è un documento di grande valore ed
espressività.
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Il 25 giugno 1947 il diario è pubblicato con il titolo "Het Achterhuis"
[L'Alloggio segreto] in una tiratura di 3.000 copie, a cui seguono
innumerevoli ristampe, traduzioni, un adattamento teatrale e
cinematografico.
La vicenda di Anne Frank diventa nota in tutto il mondo. Nel corso degli
anni Otto Frank risponde a migliaia di lettere di persone che hanno letto il
diario di sua figlia. Nel 1960 la Casa di Anne Frank diventa un museo. Otto
Frank partecipa fino alla sua morte, avvenuta nel 1980, alle attività della Casa
di Anne Frank, impegnandosi a favore dei diritti umani e del rispetto.
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Proposte di lettura
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Di Primo Levi :
Il Sistema periodico
Se questo è un uomo di Primo Levi
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La tregua
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…… Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare……..
…… Meditate che questo è stato…..