I testi delle poetesse

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I testi delle poetesse
ADA NEGRI
Tempo
Giorno per giorno, anno per anno, il tempo
nostro cammina! L'ora ch'è sì lenta
al desiderio, tu la tocchi infine
con le tue mani; e quasi a te non credi,
tanta è la gioia: l'ora che giammai
affrontare vorresti, a cauto passo
ti s'accosta e t'afferra - e nulla al mondo
da lei ti salva. Non è sorta l'alba
che piombata è la notte; e già la notte
cede al sol che ritorna, e via ne porta
la ruota insonne. Ma non v'è momento
che non gravi su noi con la potenza
dei secoli; e la vita ha in ogni battito
la tremenda misura dell'eterno.
Il dono
Il dono eccelso che di giorno in giorno
e d'anno in anno da te attesi, o vita
(e per esso, lo sai, mi fu dolcezza
anche il pianto), non venne: ancor non venne.
Ad ogni alba che spunta io dico: "È oggi":
ad ogni giorno che tramonta io dico:
"Sarà domani". Scorre intanto il fiume
del mio sangue vermiglio alla sua foce:
e forse il dono che puoi darmi, il solo
che valga, o vita, è questo sangue: questo
fluir segreto nelle vene, e battere
dei polsi, e luce aver dagli occhi; e amarti
unicamente perché sei la vita.
1
AMALIA GUGLIELMINETTI
La mia voce
La mia voce non ha rombo di mare
o d'echi alti tra fughe di colonne:
ma il susurro che par fruscìo di gonne
con cui si narran feminili gare.
Io non volli cantar, volli parlare,
e dir cose di me, di tante donne
cui molti desideri urgon l'insonne
cuore e lascian con labbra un poco amare.
E amara è pur la mia voce talvolta,
quasi vi tremi un riso d'ironia,
più pungente a chi parla che a chi ascolta.
Come quando a un'amica si confida
qualche segreto di malinconia
e si ha paura ch'ella ne sorrida.
La parola
Tu m'osservi: – È sì dolce quando tace
la tua bocca, se ride così arguta.
Ma perchè quando parla si trasmuta
ed è più amara quanto più loquace?
Sol fatta di silenzio è la mia pace,
vigila il cuore se la bocca è muta.
Se parla, in suono, in voce, va sperduta
quell'intima armonia che in me ti piace.
La parola è un potere vïolento
che mi strappa una parte di me stessa
e la disperde, come piuma al vento.
Io vorrei, pur con bocca taciturna,
veder l'anima mia in te riflessa,
sentirmi chiusa in te come in un'urna.
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SIBILLA ALERAMO
In un momento
In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perché io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose.
Dino Campana a Sibilla Aleramo
Chiudo il libro
Chiudo il tuo libro,
snodo le mie trecce,o cuor selvaggio,
musico cuore…
con la tua vita intera
sei nei miei canti
come un addio a me.
Smarrivamo gli occhi negli stessi cieli,
meravigliati e violenti con stesso ritmo andavamo,
liberi singhiozzando, senza mai vederci,
né mai saperci, con notturni occhi.
Or nei tuoi canti
la tua vita intera
è come un addio a me.
Cuor selvaggio,
musico cuore,
chiudo il tuo libro,
le mie trecce snodo.
Sibilla Aleramo a Dino Campana
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ANTONIA POZZI
L’allodola
Dopo il bacio – dall'ombra degli olmi
sulla strada uscivamo
per ritornare:
sorridevamo al domani
come bimbi tranquilli.
Le nostre mani
congiunte
componevano una tenace
conchiglia
che custodiva
la pace.
Ed io ero piana
quasi tu fossi un santo
che placa la vana
tempesta e cammina sul lago.
Io ero un immenso
cielo d'estate
all'alba
su sconfinate
distese di grano.
Ed il mio cuore
una trillante allodola
che misurava
la serenità.
Voce di donna
Io nacqui sposa di te soldato.
So che a marce e a guerre
lunghe stagioni ti divelgon da me.
Curva sul focolare aduno bragi,
sopra il tuo letto ho disteso un vessillo ma se ti penso all’addiaccio
piove sul mio corpo autunnale
come su un bosco tagliato.
Quando balena il cielo di settembre
e pare un’arma gigantesca sui monti,
salvie rosse mi sbocciano sul cuore:
che tu mi chiami,
che tu mi usi
con la fiducia che dai alle cose,
come acqua che versi sulle mani
o lana che ti avvolgi intorno al petto.
Sono la scarna siepe del tuo orto
che sta muta a fiorire
sotto convogli di zingare stelle.
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JOYCE LUSSU
Le mie origini sono acquatiche. Il mio elemento è l’acqua, l’acqua dolce delle sorgenti dei fiumi, dei laghi;
non l’acqua salata del mare, che non placa la sete ma la rende più ardente e tormentosa, che isterilisce le
spiagge uccidendo erbe e fiori col susseguirsi implacabile delle onde, che ha una riva sola e dall’altra
l’infinito ignoto, troppo grande, troppo potente, troppo deserto.
La mia acqua è l’acqua delle sorgenti che sgorgano sul prato o tra i cespugli, dei fiumi che scorrono tra due
rive visibili e terrestri, dei laghi di cui si può fare il giro a piedi calpestando la solida terra.
Le donne non hanno un proprio nome. Le donne devono sempre portare il nome di un uomo, o è il padre o
è il marito. Il padre me lo sono trovato, il marito me lo sono scelto: c’è un briciolo in più di autonomia.
Mi chiamo Joyce Lussu.
È stata una decisione politica e culturale quella di portare il nome del mio compagno.
C’è un paio di scarpette rosse
da Inventario delle cose certe
C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede
ancora la marca di fabbrica
Schulze Monaco
c’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio
di scarpette infantili
a Buchenwald
più in là c’è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald
servivano a far coperte per i soldati
non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas
c’è un paio di scarpette rosse
di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald
erano di un bimbo di tre anni
forse di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto
lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’eternità
perché i piedini dei bambini morti
non crescono
c’è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
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quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.
Vorrei sapere quando ti ho perso
http://www.youtube.com/watch?v=pCqn_Vk8Ch0
Vorrei sapere quando ti ho perso
in quale data in che momento
forse quel martedì ch’ero triste
o un mese prima d’averti visto
forse quella domenica pomeriggio
ch’ero allegra e parlavo troppo di me
forse in una data remota
inesplicabile e ignota
come il tre marzo del millenovecentotré
Vorrei sapere dove ti ho perso
in che punto preciso della città
forse davanti ad un semaforo
forse in un bar o in una stanza
forse dentro ad un sorriso
forse lungo una lacrima
che colava giù per una guancia
forse tra le aureole gialle dei lampadari
sospese nella nebbia dei viali.
Vorrei sapere perché ti ho perso
il motivo la necessità dell’errore
forse perché non c’è tempo
o perché c’è stato l’inverno
e adesso viene la primavera
ma con tanto poco sole
tra i muri d’acciaio e cemento
che tremano per il rumore
delle macchine, delle fabbriche, degli ascensori.
Ma non voglio sapere che ti ho perso
che ti ho perso e dove e quando e perché.
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AMELIA ROSSELLI
Promo de L’Assillo è rima
http://www.youtube.com/watch?v=jKx-aMjqowl
Da Variazioni belliche
E l'albeggiare sarà
quella fila di perle tu porti ogn'ora slacciato sul tuo perleo
collo, smagrito, o! le
ossa camuffate, che
premono, nel sovreccitato sconvolto riso. E tu le
bende porterai su quei tendini
spezzati dalla furia di amare
giocondamente.
****
Io non so se la tua pelle liscia e bianca è contesa dai
grumi della mia pelle stanca e liscia ma il tuo malessere
mi penetra dentro le fibre più strette del mio corpo universale.
****
Se nella luce che fioriva i passi ai grandi garzoni del
retrobottega sorgeva un dubbio era per l’amore. Se nell’amore
sorgeva un dubbio era per la macchia d’inchiostro nella
tua mano. Se per l’amore che ti porto tu sospiri non è
altro che il mio immaginare.
****
Per le cantate che si svolgevano nell'aria io rimavo
ancora pienamente. Per l'avvoltoio che era la tua sinistra
figura io ero decisa a combattere. Per i poveri ed i malati
di mente che avvolgevano le loro sinistre figure di tra
le strade malate io cantavo ancora tarantella la tua camicia
è la più bella canzone della strada. Per le strade odoranti
di benzina cercavamo nell'occhio del vicino la canzone
preferita. Per quel tuo cuore che io largamente preferisco
ad ogni altra burrasca io vado cantando amenamente delle
canzoni che non sono per il tuo orecchio casto da cantante
a divieto. Per il divieto che ci impedisce di continuare
forse io perderò te ancora ed ancora - sinché le maree del
bene e del male e di tutte le fandonie di cui è ricoperto
questo vasto mondo avranno terminato il loro fischiare.
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****
Da Documento
tuo motivo non urlare, dinnanzi alla
cattedrale; esilio e chance non ti perdonano
la locomotrice.
Io sono molto improdiga di baci, tu scegli
in me una rosa scarnificata. Senza spine
ma i petali, urgono al chiudersi. Mio
motivo non sognare, dinnanzi alla realtà
ignara. Mio motivo non chiudersi, dinnanzi
alla resa dei conti.
Tu scegli in me un motivo non dischiuso
dinnanzi alla rosa impara.
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PATRIZIA CAVALLI
Da Le mie poesie non cambieranno il mondo
Anche quando sembra che la giornata
sia passata come un’ala di rondine,
come una manciata di polvere
gettata e che non è possibile
raccogliere e la descrizione
il racconto non trovano necessità
né ascolto, c’è sempre una parola
una paroletta da dire
magari per dire
che non c’è niente da dire.
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L’educazione permette di mangiare
con educazione e permette
altre cose; ma se vuoi volare
le ali si hanno o non si hanno.
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Da Il cielo
Ti odio perché non ti amo più,
perché non poso perdonarti
di non riuscire più ad amarti.
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Da L’io singolare proprio mio
Penso che forse a forza di pensarti
potrò dimenticarti, amore mio.
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Bella mia vallo a dire a mamma tua!
Io sono bella, ma non sono tua.
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Da Pigre divinità e pigra sorte
Amore non è vero che svolazza,
sta fermo e dorme invisibile nascosto
in caldo ripostiglio, il nostro corpo.
Ma quale sia precisamente il posto
finché sta fermo nessuno può saperlo,
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quello che sceglie non è per tutti uguale.
Io certo non lo sveglio, però smania nel sonno
e so che adesso si è messo di traverso
proprio in quel punto dove mi fa male,
dietro la quarta vertebra dorsale.
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Io so qual è la parola giusta.
Io lo so e tu non lo sai
non lo sai perché hai paura
io lo so perché ho il coraggio.
Non è mio questo coraggio
però è mio quando ce l’ho.
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Amore semplicissimo che crede alle parole,
poiché non posso fare quello che voglio fare
non ti posso abbracciare né baciare
il mio piacere è nelle mie parole
e quando posso ti parlo d'amore.
Così seduta davanti a un bicchiere
in un posto pieno di persone
se la tua fronte si increspa veloce
io parlo ad alta voce nell'ardore
tu non mi dici fa meno rumore
che ognuno pensi pure quel che vuole
io mi avvicino sciolta di languore
e tu negli occhi hai un tenero velame
io non ti tocco, no, neanche ti sfioro
ma nel tuo corpo mi sembra di nuotare,
e il divano di quel bar salotto
quando ci alziamo sembra un letto sfatto.
****
È tutto così semplice, sì, era così semplice,
è tale l’evidenza che quasi non ci credo.
A questo serve il corpo: mi tocchi o non mi tocchi,
mi abbracci o mi allontani. Il resto è per i pazzi.
****
Tu mi vorresti come uno dei tuoi gatti
castrati e paralleli: dormono in fila infatti
e fanno i gatti solo di nascosto
quando non li vedi. Ma io non sarò mai
castrata e parallela. Magari me ne vado,
ma tutta di traverso e tutta intera.
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MARIANGELA GUALTIERI
Da Senza polvere senza peso
http://www.youtube.com/watch?v=VVT-n9zFI84
a Cesare
Non sono capace, amore, di farti un canto.
Tu sei tutto di spine e di fuoco
e mi tieni lontana dal tuo cuore
pericoloso. Io non so bastarti alla gioia
e così poco così poco mi pare
t'incanto, sollevo quell'ombra scontrosa
che tu sei tutto d'amaro e furore
tu sei in urto e sperdimento
mio velocista, mio primatista del cuore
mio barbarico ragazzo di vento
mio torrente furioso
arrivi alla mia acqua quieta
con onde e sonagli e pepite d'oro.
Vecchio fiume saremo un bel giorno io e te,
io acqua e tu moto, io sponda e tu vento,
io pioggia e tu lampo,
io pesce e tu guizzo d'argento
io luna riflessa, tu cielo tu spada
d'Orione, tu tutto l'amore umano
che tento che tento
d'amarti per bene
mio grembo splendenza.
E tu prendimi
portami con te
come un incendio
nelle tue abitudini.
Mio vero
Da Bestia di gioia
http://www.youtube.com/watch?v=GS197ggkBCo
Sii dolce con me. Sii gentile.
È breve il tempo che resta. Dopo
saremo scie luminosissime.
E quanta nostalgia avremo
dell'umano. Come ora ne
abbiamo dell'infinità.
Ma non avremo le mani. Non potremo
fare carezze con le mani.
E nemmeno guance da sfiorare
leggère.
Una nostalgia di imperfetto
ci gonfierà le particelle lucenti.
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Sii dolce con me.
Maneggiami con cura.
Abbi la cautela dei cristalli
con me e anche con te.
Quello che siamo
è prezioso più dell'opera blindata nei sotterranei
e affettivo tiepido fragile. La vita ha bisogno
di un corpo per essere e tu sii dolce
con ogni corpo. Tocca leggermente
leggermente poggia il tuo piede
e abbi cura
di ogni meccanismo di volo
di ogni guizzo e volteggio
e maturazione e radice
e scorrere d'acqua e scatto
e becchettìo e schiudersi o
svanire di foglie
fino al fenomeno
della fioritura,
fino al pezzo di carne sulla tavola
che è corpo mangiabile
per il tuo mio ardore d'essere qui.
Ringraziamo. Ogni tanto.
Sia placido questo nostro esserci questo essere corpi scelti
per l'incastro dei compagni
d'amore.
ROSARIA LO RUSSO
VIDEO di Giacomo Verde su mosaico di letture
http://www.youtube.com/watch?v=MGBQhMQJyjg
Da Crolli
Compro cose compulsivamente per raggiungere
il respiro che mi manca, disbrigo frettolosamente
faccende, rammendo, strappo il filo
coi denti assottigliando labbra ignare
di un rigido ghigno,
ignoro gli squilli del telefono,
assumo un atteggiamento accogliente
alle mie quattro stanze, subaffitto gentilmente
mani e piedi a qualcun altro o altra dalla mente,
spippolo doverosamente il cellulare, rintraccio
il telecomando, aggiungo a fine cottura
ancora un po’ di sale, ché non sa di niente.
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GIOVANNA MARMO
FAR VEDERE IL LIBRO!!!
È amore
Senza mai toccarsi,
perché non si può.
Senza mai dirsi
Quello che fa male,
perché non si può
e senza
mai guardarsi.
Eppure fa male, come un coltello,
e poi dirsi
ma no che non fa male,
perché affonda.
VIDEO:
L’uomo nel cemento
http://www.youtube.com/watch?v=lHgpMeJOutU
Ho sognato di
http://www.youtube.com/watch?v=NF7GIRSxc6I
TIZIANA CERA ROSCO
Da Anatomia del solo
In qualunque luogo sarà il corpo
Là si raduneranno le aquile.
Per questo ti dico “Non Tremare”
“Non Tremare” sarà il tuo tuono.
Quando sarai morto, corpo mio,
perfettamente tenero
perfettamente quieto
perfettamente spaccato nel mezzo
Ricordati di me.
Raggiungimi.
VIDEO:
Caduta, da Segnata e gli idioti VIDEO
http://www.youtube.com/watch?v=G9q6fUBmH70
Ritratti di poesia 2014, Tiziana Cera Rosco legge Amelia Rosselli VIDEO
http://www.youtube.com/watch?v=ROA5N4dTKg0
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ANNA LAMBERTI-BOCCONI
Da Devi chiamarmi sempre
Mi chiedevo di te. Se la tua luce
brillasse oscura come pietra-lava,
vetro di cattedrale nella notte
(quando la notte stessa ti conduce
tanto lontana da chi ti baciava).
Hai intonacato la mia cattedrale
con la pazienza di un monaco scalzo,
mi hai scalpellato come un manovale
(ma dopo l’ora è giunta con un balzo,
con un agguato ti ha portato via).
Mi domandavo se rimani mia
anche quando sei sola nella torre,
l’ultimo temporale sopra il lago
se lava via l’impronta del mio segno
(e speravo di no, che non facesse).
VIDEO:
Confessioni di Alonso Chisciano, Ivano Fossati VIDEO
https://www.youtube.com/watch?v=v2nQaY7lJO0
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