Ecco di cosa si discute al tavolo della trattativa per il rinnovo del
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Ecco di cosa si discute al tavolo della trattativa per il rinnovo del
numero 6 anno 2008 8 © S. MICHAHELLES/AG.SINTESI sistema moda IL CONTESTO ENTRO CUI AVVIENE IL RINNOVO È CARATTERIZZATO DAI RISULTATI POSITIVI, REGISTRATI NEL 2006 E NEL PRIMO SEMESTRE 2007, DEI PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI SULL’ANDAMENTO DEL SETTORE: UN’INVERSIONE DI TENDENZA RISPETTO AGLI ANNI PRECEDENTI Ecco di cosa si discute al tavolo della trattativa per il rinnovo del contratto MARVI MASSAZZA GAL Segretaria Filtea Cgil A metà gennaio, si è aperto il confronto tra le organizzazioni Sindacali di Femca Cisl, Filtea Cgil, Uilta Uil e la Federazione degli imprenditori Smi-Ati per il rinnovo del contratto nazionale del tessile abbigliamento che riguarda sia la parte normativa che salariale, e interessa quasi 60mila imprese che occupano complessivamente oltre 500mila lavoratori. L’incontro si è svolto in un clima positivo e le parti hanno condiviso l’obiettivo di confrontarsi in modo efficace ed in tempi adeguati per affrontare tutti gli argomenti fondamentali presenti sul tavolo con l’obiettivo di arrivare ad un’intesa. Nei prossimi giorni si aprirà il confronto anche con Confapi, con l’Associazione calzaturieri, pellettieri e dei settori diversi completando così l’insieme della Filiera moda, coinvolgendo più di 800mila lavoratrici e lavoratori nel rinnovo contrattuale. Il contesto entro cui avviene il rinnovo quadriennale del Ccnl del settore tessile-abbigliamento, è caratterizzato dai risultati positivi registrati nel 2006 e nel primo semestre 2007 dei principali indicatori sull’andamento del settore. È un elemento importante perché segna un’inversione di tendenza rispetto a quanto avvenuto negli anni precedenti, anche se non sfugge che questo andamento presenta situazioni diverse fra i vari comparti della filiera e all’interno dei comparti fra azienda ed azienda. Sarebbe tuttavia miope limitarsi ai puri dati numerici perché quello che è avvenuto in questi anni non è stato solo l’adattamento alla congiuntura e alle ricadute del sempre più esteso processo di globalizzazione e internazionalizzazione dei mercati. Vi è stato un vero e proprio processo di trasformazione e cambiamento del settore che ha ridefinito il proprio assetto strategico e organizzativo. Si è trattato di una trasformazione che ha coinvolto la struttura della filiera, il rapporto con il mercato, la tipologia dei prodotti in un processo che ha visto – in modo non sempre lineare e diffuso – il tentativo di far fronte alle sfide attraverso l’applicazione di politiche di ricerca, innovazione e qualità sia nei prodotti che nei processi. Il processo non è concluso ed è necessario proseguirlo con impegno e coerenza senza fermarsi ai risultati già raggiunti ma estendendo tali interventi a tutte le diramazioni della filiera. L'azione svolta dalle parti in questi anni tesa a favorire lo sviluppo qualitativo e il consolidamento della filiera, con politiche industriali e commerciali in una logica di sistema complessivo in grado di rispondere ai processi di evoluzione del settore in un contesto globale deve proseguire intrecciando una politica e un sistema contrattuale altrettanto coerente ed efficace nel governo dei processi. L’evoluzione del settore sul piano industriale, sociale, professionale, sia in termini qualitativi che quantitativi, è l’impegno a cui è necessario rispondere. Tutto questo non può avvenire senza un innovativo sistema partecipativo che vede coinvolti tutti i soggetti che operano nel settore. Il rinnovo del contratto nazionale è l'occasione per le parti per estendere e qualificare in senso partecipativo le relazioni industriali migliorare ed estendere la contrattazione di secondo livello, promuovendo la crescita economica del settore con lo sviluppo socialeambientale sostenibile, con il valore del lavoro e delle persone coinvolte. Il mutamento della filiera rende sempre più strategico e centrale l'investimento sul capitale umano, per la sua qualificazione professionale, da attuare attraverso l’impegno a sviluppare iniziative di formazione continua e attraverso un sistema di inquadramento che ne esalti il ruolo. Le politiche contrattuali sono allora uno degli strumenti più efficaci per realizzare quegli interventi di sviluppo che il settore ha necessità di proseguire ed estendere. In quest’ottica il rinnovo del contratto, è quindi un’importante occasione per migliorare le condizioni retributive e normative dei lavoratori oltreché un’opportunità da cogliere per rendere il settore sempre più attrezzato per affrontare, e vincere, le sfide attuali e future. Un buon sistema di relazioni industriali è il presupposto per una efficace azione di sviluppo del settore. Per un ulteriore miglioramento del sistema di relazioni industriali si richiede, tra le altre cose: • introdurre nel ccnl quanto previsto nella direttiva Ue 2002/14 sui diritti di informazione e consultazione dei lavoratori; • l’impegno per le aziende che hanno una presenza produttiva in Paesi esteri, a costruire un efficace dialogo sociale anche con le organizzazioni sindacali e dei lavoratori presenti in quei territori; • prevedere le informazioni ogni volta vi siano iniziative di decentramento produttivo con particolare riferimento alla delocalizzazione all’estero, e non solo se tali iniziative hanno ricadute occupazionali. Per realizzare un più alto sistema di relazioni fondato sulla partecipazione e la codecisione e rendere più efficace anche tutto quanto previsto dagli articoli contrattuali su Osservatorio e Obn si richiede la costituzione di un Ente bilaterale nazionale, con lo scopo di gestire i compiti dell'Osservatorio nazionale e dell’Organismo bilaterale di formazione. Inoltre vanno attribuiti all’Ente bilaterale nazionale compiti di monitoraggio e di coordinamento delle informazioni sulla sicurezza dei prodotti con particolare attenzione alle merci e ai semi-lavorati destinati direttamente ai consumatori e verificare gli standard per la sicurezza e la salute oltreché dell’impatto ambientale. Particolare attenzione viene posta al tema ambiente, salute e sicurezza e al clima aziendale. Il miglioramento dei luoghi e delle condizioni di lavoro, la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, il rispetto del rapporto con l’ambiente sono obiettivi irrinunciabili e che sempre più devono diventare patrimonio condiviso, attraverso l’adozione di strumenti efficaci, di iniziative di informazione e formazione per far crescere la cultura e la pratica della prevenzione. Il mutamento della Filiera rende strategico l’investimento sulle persone, per questa ragione si richiede di definire il nuovo inquadramento professionale – in sostituzione di quello attualmente in vigore – strutturato su Aree professionali, fondato sul concetto di ruolo che superi l’attuale logica dell’inquadramento basato sulla mansione, costruendo quindi un nuovo sistema in cui assumono rilevanza criteri quali: la competenza acquisita, l’autonomia, la responsabilità, l’interdipendenza con le altre funzioni e la partecipazione ai processi, la partecipazione a percorsi di formazione professionale derivante dalla mobilità verticale e orizzontale dei lavoratori. Insieme alla riforma dell’inquadramento l’altro tema centrale del rinnovo riguarda l’estensione e la qualificazione per In tandem con i valori europei “M oda europea e innovazione in tandem con i valori europei: una formula vincente per tutti” è il titolo della conferenza europea – si svolge il 15 febbraio – che segna una tappa ulteriore sul cammino che da qualche è stato intrapreso tra le parti sociali e la Commissione, anche attraverso il lavoro del gruppo di Alto livello e le varie comunicazioni al Parlamento europeo, per sostenere le strategie e le azioni più efficaci all’industria della moda nel nuovo scenario della competizione internazionale. Come sottolinea nel suo intervento Valeria Fedeli, che oltre a a essere la leader della Filtea è anche presidente della Federazione europea del Sindacato thc-fse, “il sindacato europeo del tessile, abbigliamento, cuoio e calzature ha svolto un lavoro molto serio e impegnativo per i lavoratori e le lavoratrici in questi lunghi, complessi e difficilissimi anni di crisi e di trasformazione della filiera produttiva della moda. Abbiamo fatto, tutti insieme, un lavoro davvero profondo e appassionato, in termini culturali, sindacali, economici e sociali, reagendo con lucidità e consapevolezza ai cambiamenti strutturali che hanno attraversato il sistema industriale del tessile-abbigliamento di fronte alla liberalizzazione dei mercati, alla globalizzazione. Siamo stati protagonisti positivi anche perché, nella lettura che abbiamo condiviso con le scelte della Commissione europea, siamo stati guidati da una linea di fondo che si è poi dimostrata vincente: la filiera produttiva della moda europea non era un settore maturo”. Mature e decisamente superate erano invece le strategie d’impresa, i modelli organizzativi delle imprese, i prodotti, le dimensioni e le forme con cui si era prodotta e retta la competizione internazionale. “Abbiamo quindi puntato sull’innovazione a trecentosessanta gradi – continua Valeria Fedeli – sull’internazionalizzazione delle imprese, sulla qualità e sicurezza dei prodotti, sulla trasparenza dei processi produttivi, sulla tracciabilità e certificazione dei prodotti (a partire dalla etichettatura obbligatoria dei prodotti importati «Made in») alla tutela del lavoro, alla formazione, qualificazione e riqualificazione, in particolare nei territori a prevalente insediamento tessile; alla rivendi- cazione di politiche di sostegno all’occupazione e alla tutela del reddito dei lavoratori, nei processi di riorganizzazione delle imprese. Abbiamo lavorato per un futuro del settore industriale che puntando sulla qualità dei prodotti e dei processi, sulla sicurezza rispetto ai componenti chimici dannosi, dei processi produttivi, portasse anche al rispetto dei diritti dell’ambiente, dei lavoratori in Europa e, in ogni parte del mondo ove si articolasse la filiera produttiva e commerciale delle imprese europee. È così che abbiamo messo al centro della nostra azione i valori e le strategie della nostra Europa. Abbiamo lavorato e lavoriamo per l’unico credibile sviluppo che può assegnarsi l’Europa in questo mondo globale: lo sviluppo eticamente sostenibile”. l’insieme del settore della contrattazione di II livello, per questo si richiede: l'estensione e il rafforzamento della contrattazione integrativa definendo regole certe e assegnando in modo più preciso le materie di competenza quali il premio di risultato, la gestione delle professionalità, ecc.; di definire un percorso di accesso e di esercizio dell'azione contrattuale di secondo livello prevedendo, in particolare per le piccole imprese, la possibilità di attuare la contrattazione di filiera, sito, gruppo, distretto e/o territorio; di definire congiuntamente linee guida, indicatori e parametri di efficienza, produttività, redditività per consentire un percorso di accesso efficace all’azione contrattuale di secondo livello. Saranno argomento di trattativa, le tutele e i diritti individuali e collettivi che riguardano la formazione, l’assistenza sanitaria, i lavoratori diversamente abili, l’armonizzazione tra tempi di vita e di lavoro, con una nuova attenzione ai lavoratori, sempre più numerosi, che operano in luoghi lontani dalla residenza delle loro famiglie, ed a quelli che per il processo di internazionalizzazione lavorano all’estero e che necessitano di nuove tutele oltre all’implementazione dei codici di condotta con monitoraggio bilaterale, così come affronteremo l’adeguamento della normativa relativa al tempo determinato, parttime e apprendistato alla luce della nuova legislazione nata dal Protocollo del 23 luglio 2007. È volontà delle organizzazioni sindacali rafforzare anche la previdenza complementare. Infine per quanto concerne la parte economica per i biennio 1° aprile 2008 – 31 marzo 2010 la richiesta di aumento è di 95 euro mensili onnicomprensive. Cambiamenti e prospettive del sistema A lla vigilia del rinnovo del contratto nazionale ci sono almeno tre argomenti che meritano di essere affrontati in una riflessione sul sistema moda: il primo è senza dubbio quello sulla situazione congiunturale che diversamente dal biennio precedente si presenta pur con qualche ombra particolarmente positiva; il secondo riguarda invece le prospettive del settore nel quadro di uno scenario internazionale che ha fortemente modificato i fattori su cui si gioca la competizione; il terzo riguarda infine le dimensioni occupazioni ed il ruolo di questo settore dentro l’economia nazionale. Per quanto riguarda la congiuntura gli ultimi dati del 2007 confermano l’inversione di tendenza iniziata nella seconda metà del 2006 rispetto ad una lunga fase durata un quinquennio di forte perdita di competitività. La fonte Istat registra infatti una crescita del fatturato del tessile abbigliamento nel 2006 di circa 5 punti percentuali a cui si aggiunge un incremento di 3 punti nei primi nove mesi del 2007. Ancora più significativa è l’inversione del ciclo fatta registrare dalla pelletteria, una filiera dell’aggregato moda che va ben oltre il risultato medio dell’intera economia manifatturiera. Nel 2006 la crescita è stata infatti dell’11% seguita da una crescita del 5% nel 2007. Rimanendo sempre sul livello congiunturale, l’analisi della domanda attribuisce alle vendite all’estero il principale contributo alla crescita del fatturato della filiera moda. Complessivamente, le vendite fuori dai confini nazionali grazie ad incrementi medi annui nel biennio 2006-2007 intorno al 5% hanno riportato il valore dell’export ad un livello molto vicino ai risultati fatti registrare prima della crisi del 2001. Senza dubbio questo recupero assume un significato importante se inquadrato in un contesto più generale che vede un continuo rafforzamento dell’euro sul dollaro, un inasprimento della concorrenza internazionale trainata da un un’inarrestabile crescita del ruolo dei paesi di nuova industrializzazione nel settore, e una trasformazione della composizione geografica e caratteristiche della domanda e dei comportamenti dei consumatori. Tre fattori che nel corso del quinquennio 2001-2005 avevano invece contribuito a determinare un arretramento del settore e del suo posizionamento competitivo. Non vi è dubbio che questa inversione di tendenza del settore in questo nuovo scenario ci consegna un dato importante su un orientamento dell’intero sistema moda ad investire nella direzione di un nuovo assetto produttivo/organizzativo che sia capace di cogliere le opportunità di sviluppo all’interno di questo nuovo contesto internazionale. A questo riguardo, come più volte evidenziato dalla letteratura, il passaggio che si sta consumando è quello di una strategia centrata su quei segmenti di mercato nazionali ed esteri che esigono una forte valorizzazione del prodotto nella sua componente tecnologica, creativa e commerciale. In questa nuova prospettiva, la parte del sistema più avanzata sta realizzando il superamento di un assetto tradizionale di industria manifatturiera centrata su agglomerazioni locali per diventare impresa ibrida all’interno di una filiera complessa che si estende oltre i confini nazionali in cui in cui convivono e si contaminano la componente manifatturiera, le attività di servizio che contribuiscono a conferire valore immateriale ai beni, e le attività di tipo commerciale. La realizzazione completa di questa nuova architettura del settore e quindi il superamento di quegli ostacoli che rallentano il coinvolgimento su questa nuova prospettiva dell’intero apparato produttivo sarà inevitabilmente la sfida su cui dovranno misurarsi governance ed imprese per garantire un futuro ad un segmento del manifatturiero che ancora oggi contribuisce significativamente all’economia del paese. Non bisogna infatti dimenticare che, nonostante una fase prolungata di grande difficoltà che ha determinato dal 2000 una perdita di circa 120mila posti di lavoro, il sistema moda occupa ancora oggi circa 750 mila persone tra dipendenti ed autonomi (ossia, il 15% dell’occupazione manifatturiera), ed è quel segmento dell’economia che assorbe poco più di un terzo del totale delle donne occupate nella trasformazione industriale. CLEMENTE TARTAGLIONE RESP. OSSERVATORIO ECONOMICO FILTEA Contrattare e condividere la competitività sostenibile lavoratori dell’industria della moda italiana, a partire dalle Ioperaie e dagli operai, sono stati parte determinante, positiva, collaborativa e seria, dei processi di cambiamento, di innovazione e trasformazione della filiera produttiva del made in italy. La loro capacità di lettura dei dati strutturali di cambiamento delle condizioni della competitività internazionale delle imprese, dei prodotti, e quindi delle conseguenze sull’occupazione e il lavoro; il loro saper stare dentro i cambiamenti complessi delle riorganizzazioni aziendali, devono essere oggi pienamente riconosciuti attraverso la qualità, la quantità e i tempi di risposta degli imprenditori al rinnovo del contratto nazionale di lavoro che scade il 31 marzo. In tempi di sorpasso spagnolo sull’Italia, il boom del nostro export trainato dalle pmi anche nei nostri settori dimostra che è il momento di aggiungere gli elementi mancanti all’innovazione che riguardano soprattutto il lavoro. Va fatto un salto di qualità nella valorizzazione del lavoro operaio e delle professionalità che sono diventate parte nuova delle trasformazioni organizzative dell’impresa, dei servizi, della qualificazione e mantenimento della filiera internazionalizzata. C’è la necessità di investire sulle prospettive professionali e umane, adeguate alle necessità del consolidamento ed estensione della competitività sostenibile delle imprese. Queste devono investire sulla stessa immagine del lavoro.Un lavoro di qualità, in ambienti sicuri e con un clima aziendale corretto e responsabile. Dunque salario, nuovo inquadramento, formazione e relazioni industriali estese in ogni filiera, distretto, territorio. E, serve il coraggio e la lungimiranza di avere una particolare responsabilità verso il riconoscimento professionale delle donne nel settore. Lavoratrici che rappresentano oltre il 70% degli addetti, ferme tuttavia al secondo livello nel 60% dei casi e al terzo livello per un altro 20%, con la conseguenza di buste paghe più magre e una “oggettiva segregazione professionale”. Del resto, le trasformazioni avvenute, sono state possibili, grazie proprio alla maggiore consapevolezza che le donne operaie hanno avuto nelle imprese. Anche in questo caso, come oramai dicono in molti sia in campo europeo che nazionale, sono più facilmente le donne ad avere la maggior propensione verso il cambiamento, l’innovazione, l’adattabilità. Credo davvero che la composizione prevalente di genere, del lavoro nel settore della moda, è parte dei risultati positivi, della condivisione delle trasformazioni e del riconoscimento delle nuove caratteristiche della produzione. È quella costante capacità, vorrei dire abilità professionale e cultura del lavoro per la propria autonomia e indipendenza, che è tanta parte della storia dell’industria tessile italiana e globale che dovrebbe portare gli imprenditori a riconoscerne meglio, economicamente, professionalmente, e con percorsi formativi permanenti, il valore del lavoro femminile. Valeria Fedeli Segretaria generale Filtea Cgil grandangolo grandangolo IL RINNOVO, QUADRIENNALE, RIGUARDA SIA LA PARTE NORMATIVA CHE SALARIALE, E INTERESSA OLTRE 500MILA LAVORATORI OCCUPATI COMPLESSIVAMENTE IN QUASI SESSANTAMILA IMPRESE numero 6 anno 2008 9