Con Lucia a Cristo Maggio 2012
Transcript
Con Lucia a Cristo Maggio 2012
Poste Italiane s.p.a. – Spedizione in abbonamento postale, art. 1 commi 2 e 3 – D. L. 353/2003 (convertito in D. L. 46 del 27/02/2004) – Siracusa – N. 1/2012 Con Lucia a Cristo Anno XXX - n. 1 Periodico iscritto nel Registro della Stampa presso il Tribunale Civile di Siracusa al n. 7/94 del 23.4.1994 A cura della Deputazione della Cappella di S. Lucia Piazza Duomo, 5 - Siracusa Sito ufficiale internet della Cappella di S. Lucia: www.santaluciasr.it FESTA DI MAGGIO 2012 In copertina: “Martirio di Santa Lucia” olio su tela di Angelo D’Agata 1896 (collezione privata). Per gentile concessione dell’editore Emanuele Romeo – Siracusa. SOMMARIO S. E. Mons. Pio Vigo ospite di Siracusa pag. 3 Primi Vespri di Santa Lucia del 12 dicembre 2011 pag. 4 Messaggio dell’arcivescovo S.E. Mons. Pappalardo del 13 dicembre 2011 pag. 6 Santa Lucia nel Santuario il 20 dicembre 2011 pag. 8 La Chiesa Luterana Svedese pag 10 Il Giappone per S. Lucia pag. 11 Trent’anni di “Con Lucia a Cristo” pag. 13 Notizie in breve pag. 14 S. Lucia e i canti popolari pag. 18 L’armonia del Simulacro pag. 20 S. Lucia a Scicli pag. 24 Gli anelli del Simulacro pag. 25 Il “Seppellimento di S. Lucia” pag. 26 S. Lucia a Lentini pag. 31 Dir. Responsabile: Avv. Giovanni Failla Stampa Marchese Arti Grafiche - Siracusa 2 PREGHIERA A S. LUCIA O Santa Lucia, vergine fedele e martire di Cristo, a Te rivolgiamo la nostra preghiera, certi di essere ascoltati. Più volte abbiamo sperimentato la Tua intercessione presso Dio e perciò con fiducia Ti preghiamo. Difendi da ogni male la città di Siracusa, illumina quelli che la governano; preserva i tuoi concittadini dai pericoli e dalle catastrofi naturali. Sostieni e benedici la Chiesa siracusana nell’annuncio del Vangelo; dona forza ed efficacia alla testimonianza che la Chiesa sparsa nel mondo rende all’amore del Signore; rafforza la fede di quanti credono nell’amore di Dio Padre, nella salvezza donata da Gesù Cristo, nell’opera santificatrice dello Spirito Santo. O Lucia, nostra cara Patrona, illumina quanti cercano la verità; distogli i tuoi fratelli dalla via del male e converti i peccatori a Cristo. Porta la gioia alle persone sole e agli anziani; fa’ che ci adoperiamo affinché a nessuno manchi il pane, il lavoro e una casa; dai sollievo agli ammalati, allevia il dolore di chi soffre. Custodisci nell’unità e nella serenità le nostre famiglie. Proteggi i fanciulli; dona ai giovani ideali nobili e la forza di viverli. Suscita sante vocazioni alla vita consacrata e sostieni i sacerdoti e i religiosi nella via della santità. Donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli; fa’ che ci impegniamo lealmente al servizio dei poveri e dei sofferenti. O Santa Lucia, discepola di Cristo Signore e modello di santità, presenta Tu alla Santissima Trinità la supplica del popolo siracusano che ti ama e ti invoca come potente protettrice. Amen! † Salvatore Pappalardo Arcivescovo di Siracusa S. E. Rev.ma Mons. PIO VITTORIO VIGO sarà ospite graditissimo di Siracusa in questa festa del Patrocinio di S. Lucia. La Deputazione della Cappella di Santa Lucia, interprete anche dei sentimenti degli innumerevoli devoti della Santa, porge un fervido e riverente saluto, esprime gratitudine, augura pace, salute e prosperità nel Signore. Nato ad Acireale il 4 novembre 1935, si è formato studiando a Roma come alunno dell’Almo Collegio Capranica, di cui negli ultimi dieci anni ha ricoperto l’incarico di membro della Commissione episcopale per l’alta direzione del medesimo Collegio. Conseguì la laurea in filosofia nel 1963 presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Fu professore di filosofia in seminario, docente di religione nei licei statali. Dal 1958 al 1981 è stato vice-direttore dell’Oasi Maria Ss.ma Assunta di Aci S. Antonio, canonico e successivamente prevosto del capitolo della cattedrale, vicario generale della diocesi. Il 13 gennaio 1981 è stato eletto vescovo titolare di Astigie e ausiliare dell’arcidiocesi di Catania. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 14 febbraio 1981, nella cattedrale di Acireale, dal cardinale Salvatore Pappalardo (co-consacranti: arcivescovo Domenico Picchinenna, vescovo Giuseppe Malandrino). Il 28 aprile 1984 è stato nominato amministratore apostolico della diocesi di Nicosia e il 7 marzo 1985 è stato eletto vescovo della medesima diocesi. Il 24 maggio 1997 è stato eletto arcivescovo di Monreale; in seguito (il 2 dicembre 2000) la metropolia di Monreale è stata soppressa con il riordino delle provincie ecclesiastiche. Il 15 ottobre 2002 è stato nominato arcivescovo, con titolo personale, di Acireale e il 30 novembre 2002 ha preso possesso della diocesi. L’arcivescovo è anche apprezzato poeta: per le sue pubblicazioni ha ricevuto diversi riconoscimenti e premi letterari. Il 26 luglio 2011 papa Benedetto XVI ha accettato la sua rinuncia al governo pastorale della diocesi di Acireale per raggiunti limiti di età ed ha nominato suo successore mons. Antonino Raspanti, docente di Storia della Spiritualità presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia “San Giovanni Evangelista”. 3 PRIMI VESPRI DI SANTA LUCIA con Mons. Giuseppe Costanzo Presentiamo ai lettori della rivista “Con Lucia a Cristo” una parte - per ragioni di spazio - dell’omelia tenuta nella cattedrale siracusana dall’arcivescovo emerito di Siracusa S. E. mons. Giuseppe Costanzo, lo scorso 12 dicembre 2011, in occasione della celebrazione dei Primi Vespri di Santa Lucia. “…Lucia ebbe chiaro il senso della vita, della morte, del martirio. • Concepì la vita come un pellegrinaggio verso la Patria celeste. Non si attaccò alla terra né ai beni della terra, anzi erogò tutto il suo patrimonio a favore degli ultimi, ritenendo così di metterlo al sicuro nella Banca del Cielo. • Impostò tutta la sua esistenza come ardente ricerca del Volto di Dio: “Il tuo volto io cerco. Non nascondermi il tuo volto”. Di qui il no netto e deciso agli idoli e il rifiuto di sacrificare agli dei. • Tutta la sua vita fu un donarsi libero, gioioso e totale a Cristo, un anelito costante all’unione sponsale con Lui. Ella si rapportò a Dio come un bimbo al padre o alla madre. Scrisse Isacco di Ninive: “È stato detto: «Il Signore custodisce i piccoli» … Quando Dio vedrà che ti affidi a Lui più che a te stesso … allora una forza a te sconosciuta verrà ad abitare in te e sentirai in tutti i tuoi sensi la potenza di Colui che è con te”. - Dalla fede ebbe chiara la visione della morte e nessuna minaccia poté piegarla. Pensò alla morte come all’approdo finale del suo cammino, al traguardo ultimo della sua corsa, al raggiungi4 mento della meta. Vide nella morte non un fallimento ma un compimento; non un inabissarsi nel nulla ma un cadere tra le braccia dello sposo; non la fine di tutto ma l’inizio di quella vita che non avrà mai fine; non agghiacciante solitudine ma incontro con Cristo sommamente amato, “speranza della gloria” (Col 1,27). - Concepì il martirio come fede incarnata fin dentro la morte; come speranza che sfida le illusorie certezze del mondo; come amore cui si appone l’ultimo sigillo; come testimonianza di una fedeltà che non si lascia né lusingare da false promesse, né intimidire da crudeli minacce. “Giammai - disse a Pascasio potrai smuovermi dal mio proposito e farmi acconsentire al peccato”. Lo Spirito Santo, cui si era docilmente consegnata, la rendeva irremovibile: “Quando si tentò di trascinarla verso il luogo infame, lo Spirito Santo le diede tale immobilità che nessuno riusciva a smuoverla dal sito in cui era”. Né il gran numero dei soldati, né le funi alle mani e ai piedi e neppure i buoi poterono trascinarla. Dalla Parola di Dio, custodita e meditata, Lucia attingeva luce e forza per tenere testa al tiranno con umile fierezza. Ella diceva: “Anche quando ne aggiungerai altri mille (di buoi), sperimenteranno quello che disse lo Spirito Santo: “Cadranno mille alla tua destra e diecimila alla tua sinistra, ma nessuno potrà accostarsi a te”. Custodì la sua verginità con eroica fortezza. Ne è prova la sua determinazione nelle risposte che dava al prefetto imperiale Pascasio, il quale voleva contaminarne la virtù facendola condurre in un luogo infame. Lucia gli disse: “Non viene contaminato il corpo se non dal consenso della mente … Se tu ordini che io subisca violenza contro la mia volontà, sarà duplicata la corona della mia castità”. In un tempo come il nostro, in cui si assiste ad un vero e proprio assalto contro questo valore della verginità, irrisa e perfino disprezzata, Lucia diventa per tutti un severo monito ed un modello stimolante. Splendido anche il suo distacco dai beni materiali. In una società come la nostra, in cui il progresso sociale è fortemente ostacolato dall’avarizia non solo dei singoli ma anche delle nazioni, Lucia ci ricorda che possedere ed accumulare senza voler condividere crea gravi sperequazioni e ingiuste sofferenze. Come stiamo constatando nel nostro Paese e nell’intera Europa. La fedeltà, la coerenza della nostra Patrona sono frutto di una personalità ben strutturata e fortemente motivata. È stato scritto: “Tutta l’acqua dell’oceano non può affondare una nave, a meno che non penetri nel suo interno. Tutti i mali del mondo non possono affondare un uomo, a meno che non invadano la sua vita interiore” (Prairo Foormer). Credo che sia questa la chiave di lettura della profonda crisi del nostro Paese. In questi anni - come qualcuno ha fatto notare - non si è sgretolato solo il Paese, ma si sono sbriciolate, soprattutto, le coscienze. Dopo anni di assuefazione al degrado etico e a stili di vita corrotti che hanno lasciato il segno, occorre un sussulto etico capace di scuotere le coscienze, di ridestarle dal torpore e dall’ubriacatura di una società frivola, preoccupata di ostentare benessere e lusso mentre venivano sistematicamente disattesi i problemi di povertà e di indigenza di tanta parte della popolazione. Non è facile, ma è necessario. Di più, l’uomo del nostro tempo ha confuso la libertà con l’assenza di regole e di vincoli; ha preteso di poter fare da solo, senza Dio, visto come un limite alla libertà. Ha voluto organizzare la società solo con la forza del potere e dell’economia. Si era illuso di poter “trasformare le pietre in pane”. “La storia - ha detto il Papa - ci dimostra drammaticamente come l’obiettivo di assicurare a tutti sviluppo, benessere materiale e pace, prescindendo da Dio e dalla sua rivelazione, si sia risolto in un dare agli uomini pietre al posto del pane” (al Congresso Eucaristico di Ancona). Santa Lucia ci ottenga la luce della fede, la coscienza del nostro limite, la coerenza della condotta ed un illimitato amore a Dio e agli uomini. Santa Lucia ci protegga e ci benedica. Vegli su questa città e diocesi e ci faccia comprendere che la nostra è vocazione all’amore e che l’unico vero fallimento è non aver amato”. Giuseppe Costanzo Arcivescovo Emerito di Siracusa 5 foto Saraceno DAL BALCONE, PER LA FESTA DI SANTA LUCIA, l’Arcivescovo Mons. Salvatore Pappalardo Siracusa, 13 dicembre 2011 Carissimi fratelli e sorelle, la festa di Santa Lucia, come ogni anno, ci riempie l’animo di una particolare gioia. Questa piazza è ora testimone dei sentimenti della spontanea e grande devozione che lega la città di Siracusa alla sua più illustre Concittadina e Patrona. La festa di quest’anno, mentre ci fa gioire per la santità e la speciale protezione della nostra cara Santa Lucia, nello stesso tempo impone una seria riflessione sulla vasta crisi economica, occupaziona6 le, morale, e politica che stiamo vivendo. Di fronte a questa emergenza sociale che travaglia la nostra terra, certamente non dobbiamo cedere allo scoraggiamento né allo sconforto, ma dobbiamo reagire con coscienza e responsabilità. Ciascuno deve fare la sua parte: - i politici facciano leggi giuste ed eque, che tengano conto dei bisogni delle fasce più deboli; - gli amministratori pubblici si prendano cura del bene comune senza fare sprechi inutili o di parte; - gli imprenditori siano più coraggiosi negli investimenti, superando la logica e la ricerca del massimo profitto e creando lavoro ed occupazione; - i datori di lavoro garantiscano la giusta retribuzione e i lavoratori facciano bene il loro dovere; - gli educatori si impegnino con tutte le loro forze per la crescita sana e responsabile delle nuove generazioni. In questo momento di crisi a nulla giovano le cosiddette chiacchiere da salotto, né i giudizi avventati contro i rappresentanti delle istituzioni, né tanto meno la ricerca di interessi egoisti o di parte; è chiesto, invece, a tutti e a ciascuno personalmente, un rinnovato impegno di responsabile partecipazione per il conseguimento del bene comune. Recentemente il Santo Padre Benedetto XVI, nel corso foto Garro della visita apostolica a Lamezia Terme, auspicava la formazione di una nuova generazione di uomini e di donne capaci di promuovere non tanto interessi di parte, quanto il bene comune (Omelia, 9.10.2011). Quest’invito è per ogni uomo di buona volontà, per ogni cittadino a cui sta a cuore la sorte di questa città e del nostro territorio. Esso riguarda in particolare quanti ci riconosciamo nella fede cristiana. Anche questa responsabilità la ribadisce e la ricorda con autorevolezza a noi il Papa: Dal dono di 1 amore di Cristo proviene la nostra speciale responsabilità di cristiani nella costruzione di una società solidale, giusta, fraterna (Omelia Corpus Domini, 23,06.2011). In questo momento di crisi globale, “anche la Comunità cristiana diocesana si sente interpellata a riflettere evangelicamente su tale situazione e a chiedere con forza che venga realmente ricercato e perseguito il bene comune (e solo il bene comune) da parte delle varie componenti della società secondo le competenze specifiche di ognuna”1. Nella logica della corresponsabilità si stanno muovendo le nostre parrocchie dando vita a progetti di solidarietà, come i centri di ascolto Caritas, le mense per i poveri, la Casa di Sara e Abramo per l’accoglienza notturna dei fratelli senza tetto e, in sinergia con altri Enti e Associazioni, anche il Banco Alimentare e il progetto Pellicano per la raccolta di derrate alimentari da destinare ai più poveri. Il nostro modello sono i Santi. Ci viene sostegno e aiuto da Santa Lucia, che non ha mai pensato a se stessa, ma al bene di tutti, distribuendo il suo patrimonio ai poveri della città. Così Ella visse la logica dell’Incarnazione del Figlio di Dio, Gesù di Nazareth, il quale si fece solidale con gli uomini, assumendo la nostra precarietà e donandoci la sua vita. Santa Lucia ci protegga e ci guidi nella testimonianza della Fede, della Speranza e della Carità. Viva Santa Lucia! Salvatore Pappalardo Arcivescovo Metropolita di Siracusa Arcidiocesi di Siracusa, Nella situazione di recessione economico-sociale della nostra terra, una Chiesa fedele all’uomo perché fedele a Cristo!, a cura degli Uffici Pastorali Diocesani, Siracusa 2011. 7 Santa Lucia nel Santuario della Madonna delle Lacrime Lo scorso 20 dicembre 2011, nel corso della processione cittadina dalla basilica del sepolcro verso la cattedrale, il rettore del santuario della Madonna delle lacrime, don Luca Saraceno, ha pronunciato un discorso. Per ragioni di spazio, ne pubblichiamo alcune parti soltanto. Lacrime e sangue Ottava di Santa Lucia – 20 dicembre 2011 “Sorelle e fratelli carissimi, in queste ultime settimane anche le più autorevoli firme dei nostri quotidiani, gli autori dei servizi giornalistici televisivi, persino gli addetti ai lavori nel campo dell’economia, non fanno altro che ripetere un’espressione che è ormai entrata in pianta stabile nei discorsi tra di noi, al bar o per strada, in casa o al mercato, a scuola o negli uffici: lacrime e sangue! Sembra questo esser diventato il motivo conduttore dei nostri argomenti di discussione, persino il ritornello scelto dai nostri comici per farci sorridere un po’ e quantomeno esorcizzare la crisi entro cui ci stiamo muovendo. Lacrime e sangue: a ragione delle conseguenze assai indigeste della necessaria manovra finanziaria che i nostri governanti sono chiamati ad attuare per il nostro Paese che vive, sotto diversi punti di vista, un momento assai delicato. E purtroppo sono le conseguenze che direttamente ogni nostra famiglia è costretta a subire, inseguita da scadenze di 8 pagamenti, spesso votata a funambolici equilibrismi per riuscire a far quadrare i conti, spremuta da un orizzonte schiacciato su un presente troppo angusto per consentire di pensare positivamente del domani. Avvertiamo un po’ tutti che non sempre ce la si fa. Lacrime e sangue: che se sentiti insieme come nostri, le nostre lacrime, il nostro sangue, che se donati e versati insieme, forse rendono meno inquinato il clima che stiamo vivendo e lasciano meno amara la bocca delle nostre esistenze che rischiano di diventare mute. Lacrime e sangue: un’espressione che appartiene al linguaggio simbolico ma che ben esprime la reale debolezza e serietà del momento di crisi attuale. Ma «ogni crisi» – come ha scritto un avvocato – «è come una moneta: da una parte porta con sé il pericolo, dall’altra l’opportunità. Capovolgete la moneta. Non perdetevi l’opportunità di emergere da questa crisi più forti e più intelligenti: dei sopravvissuti migliori» (JEFFREY J. DAVIS). Così la crisi può diventare un’occasione di crescita, come ricorda Papa Benedetto XVI: «la crisi diventa occasione di nuova progettualità» (BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, 21). Così la tristezza e il pianto, che del dolore è il segno più visibile, possono trasformarsi in gioia. Ce lo ricordano le parole di Gesù, ce lo ricorda l’intera sua vicenda culminata con la resurrezione attraverso il passaggio tragico della morte in croce. Ce lo ricorda l’esempio più bello che Gesù ha scelto per parlare della gioia: la donna incinta pronta per partorire e mettere al mondo un uomo. Lo stesso dolore, a motivo delle doglie del parto, è l’altra faccia della gioia per la ragione della nascita di un bambino. Questa è la gioia cristiana, questa è la gioia della santità, questa è la gioia quella vera e che dura. Allora possiamo ripensare al senso di quell’espressione che oggi è sulla bocca di tutti, “lacrime e sangue”? Possiamo riscriverne il significato? Ridirne il valore secondo un accento positivo? Lacrime e san- gue sono per noi siracusani i segni che più di altri rinviano alle due figure di donne a noi più care: le lacrime dicono di Maria, il sangue di Lucia. Lacrime e sangue sono per noi i caratteri della santità: la purezza delle lacrime e la testimonianza del sangue. Lacrime e sangue sono parole silenziose che rimandano a Gesù: le lacrime di Maria sono trasparenza della commozione di Gesù per gli uomini, del suo pianto per l’amico morto e per la città santa che non trova pace; così il sangue di Lucia parla della passione di Gesù che come vino ha versato la sua vita per amore di noi uomini. Maria piange perché ha capito il senso del pianto di Gesù, Lucia muore martire perché ha compreso che Gesù è nato per donare la sua vita. Lacrime e sangue sono due luoghi fondamentali del parto: si piange e si versa sangue perché qualcuno sta nascendo. Lacrime e sangue siano allora per noi simboli di santità coniugata al femminile, segni di amore che supera il sacrificio e ogni possibile crisi, opportunità di crescita sapendo che il dolore del parto è solo la preparazione alla gioia”. 9 Il Primate della Chiesa Luterana Svedese: Santa Lucia con la sua fede unisce i popoli In occasione dei festeggiamenti patronali dello scorso 13 dicembre 2011, Anders Wejryd, arcivescovo luterano di Uppsala e primate della Chiesa luterana svedese, ha indirizzato all’arcivescovo di Siracusa, mons. Salvatore Pappalardo, la seguente lettera che pubblichiamo per evidenziare il forte legame delle due Chiese, nel nome di S. Lucia. “ Uppsala, 13 dicembre 2011 Arcivescovo Salvatore Pappalardo Caro Fratello in Cristo, La pace sia con te, nel nome del nostro Salvatore! Vorrei cogliere l’occasione per inviarti i cordiali saluti dalla Chiesa di Svezia attraverso il Rev. Göran Moden e il Rev. Peter Forsberg, che voi avete così gentilmente invitato a farvi visita, insieme con la “delegazione della Lucia svedese”, in occasione della commemorazione di Santa Lucia. Gli esseri umani possono dividere o unire; Santa Lucia ha unito con la sua fede e la fedeltà che ha ispirato e ispira ancora le persone a cercare la comunione con Dio. Santa Lucia unisce le persone. Il dono del Vaticano di una reliquia di Santa Lucia alla Chiesa di Svezia e alla parrocchia di Frösön, ci ricorda che, nonostante le differenze, la nostra comune fede in nostro Signore Gesù Cristo ci unisce. “Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù” (Efesi 2:19-20). Tuo fratello in Cristo Anders Wejryd Arcivescovo di Uppsala Primate della Chiesa di Svezia”. 10 Padre Vincenzo Sbriglio missionario di Santa Lucia in Giappone Un nostro conterraneo, il missionario Vincenzo Sbriglio, fu per ben 59 anni missionario in Giappone (“Nippon” vuol dire “dove nasce il sole, la luce”) il cui simbolo è un disco rosso su sfondo bianco. «Visto dall’Europa, - scrisse padre Sbriglio nel 2000 per la rivista con “Lucia a Cristo” -, è il paese dove ha inizio la nuova luce che dopo otto ore imbianca il bel cielo di Italia. Ma poi tramonta… oh, la tristezza del tramonto: l’uomo ha bisogno di una luce che gli illumini l’anima senza pause di buio: quella che viene da Dio per illuminare tutti gli uomini, i loro cuori e la loro vita». In Giappone padre Sbriglio ha costruito due chiese che portano il nome di Siracusa in quella lontana terra del sole, tanto fu il suo amore per la nostra città di cui era innamorato: una chiesa-salone dedicata a S. Lucia e un’altra alla Madonna della Lacrime. Padre Sbriglio annotò in una sua lettera che S. Lucia «non solo i cristiani, ma anche i pagani la conoscono. Come? Attraverso la canzone napoletana “Santa Lucia”. Questa canzone fu importata agli inizi con la musica europea e la conoscono tutti, si trova sui libri di scuola e tutti sanno anche l’immancabile spiegazione: “S. Lucia, il luogo più bello di Napoli, così chiamato dal nome della chiesa che lì si trova”». Questo nostro geniale missionario, “dalla vivace intelligenza, vivace, eclettico, straordinario”, compagno di studi in seminario di mons. Giuseppe Caracciolo, ha aiutato molti giapponesi nel cammino della fede cristiana. Nel dicembre del 2003, durante l’ottavario della festa di S. Lucia, a Siracusa giunse una coppia di sposi giapponesi, i coniugi Pietro e Lucia Otsuki, battezzati il 23 febbraio 2002 dal padre Sbriglio, con una sua lettera commendatizia per una particolare benedizione in nome di S. Lucia a loro due e a tutte le altre cristiane del Giappone che si chiamano Lucia. Questi bravi cristiani, successivamente, inviarono una lettera con alcune fotografie e in una di queste si immortalava il loro battesimo nel momento della consegna della candela accesa, quando padre Sbriglio durante il rito diceva: «Pietro e Lucia siate luce di Dio per i vostri fratelli giapponesi». I coniugi Pietro e Lucia, in Giappone, «nella società - annotò padre Sbriglio occupano un posto alto, ma qui in chiesa e fuori chiesa sono come fratelli, con tutti». I coniugi Otsuki, dopo aver ammirato la fede di siracusani ed il loro attaccamento a S. Lucia, al loro rientro in Giappone, scrissero questa stupenda lettera, che piace riportare per il suo sapore orientale e per la fede fragrante ed esemplare di questi giapponesi devoti di S. Lucia. 11 I coniugi Pietro e Lucia Otsuki con mons. Giuseppe Caracciolo, nel dicembre 2003. «Amici di Siracusa, buongiorno. Vi speriamo tutti in buona salute. Siamo Lucia e Pietro, giapponesi di Kobuchizawa; siamo venuti nella festa di Santa Lucia nel dicembre scorso. Grazie delle vostre gentilezze in quell’occasione; ce ne ricorderemo sempre. Grazie. Quando siamo venuti a Siracusa la prima volta, circa 10 anni fa, abbiamo saputo della processione di S. Lucia. Da allora abbiamo tanto desiderato vederla. E finalmente, il dicembre scorso, abbiamo potuto parteciparvi. È stata davvero una grande espressione di fede, che ci ha commosso. Qui ne parliamo a tutti, ne siamo rimasti tanto contenti. Anche il nostro padre missionario è di Siracusa; p. Vincenzo Sbriglio. Lui ci ha dato i nostri nomi di battesimo, Lucia e Pietro. Ci piace molto il nome di Lucia, pieno di luce, tanto che lo usavamo anche da prima, con familiarità; e il nome Pietro, così pieno di fede. A Siracusa, alla Messa di S. Lucia ci siamo emozionati moltissimo. E più ancora alla processione dell’Ottava. L’abbiamo 12 seguita tutta. Con grande gentilezza il sig. Benedetto ci ha accompagnato alla prima fila proprio vicino al Simulacro, e così abbiamo seguito Santa Lucia con voi. Siamo stati molto felici nel vedere da vicino la vostra fede e la vostra preghiera. Quando la processione è arrivata nella grande piazza Duomo, con nostra sorpresa, lì era piena di gente. Quando S. Lucia è entrata nel Duomo, anche noi vi siamo entrati: ed anche lì era pieno di fedeli. Alcuni di loro gentilmente ci hanno accompagnato fino davanti alla Cappella, e così, grazie a loro, abbiamo potuto vedere da vicino il Simulacro fino all’ultimo momento quando è stata chiusa la nicchia. Fra poco è maggio, e S. Lucia scenderà di nuovo a visitare la città, e incontrare i suoi concittadini. Che grazia grande! Anche noi vorremmo tornare a Siracusa in maggio, in un prossimo futuro. Attendiamo con gioia il momento in cui potremo incontrare S. Lucia e Voi, Siracusani carissimi. Arrivederci. Lucia e Pietro». Mons. Pasquale Magnano Trent’anni di “Con Lucia a Cristo” Nel trentesimo anniversario di vita della nostra rivista “Con Lucia a Cristo”, pubblichiamo un articolo di mons. Giuseppe Caracciolo, suo appassionato fondatore e direttore dal 1982 sino al 2005. La mia attenzione per S. Lucia – fino al 1979 – era stata quella normale che ogni buon siracusano ha per la sua Santa Patrona e Concittadina. Interessato – com’ero – a curare l’organizzazione e i problemi della Polisportiva Hockey Pattinaggio Siracusa – da me fondata nel lontano 1958 per occupare i giovani in un’attività sana e altamente educativa – respinsi a lungo gli inviti che reiteratamente mi rivolgeva il buon parroco mons. Giuseppe Bruno, il quale – alla morte di mons. Ottavio Garana – era stato incaricato dall’Arcivescovo del tempo di occuparsi, come componente ecclesiastico, della Deputazione della Cappella di Santa Lucia. Mi chiedeva di sostituirlo in questo gravoso e delicato compito, perché i problemi della parrocchia del Pantheon, di cui era titolare, e le attività che il suo zelo sacerdotale continuamente suscitava, gli creavano notevoli difficoltà a poter svolgere il suo lavoro con la necessaria disponibilità di tempo. Non mi ritenevo adeguato all’impresa finché – “obtorto collo” – dovetti accettare! Liberato da altri legami, mi buttai a capofitto nell’impresa e mi dedicai anima e corpo a S. Lucia, come ho sempre fatto per le varie attività che ho curato. Scoprii una realtà che mi affascinò subito per la Sua gigantesca statura spirituale e per il forte richiamo che – da sempre – ha esercitato, esercita ed eserciterà sulla vita di innumerevoli credenti sparsi in tutto il mondo e – in modo particolare – siracusani, anche residenti lontano. Sentii il bisogno di additarLa come Angelo e guida per tutti nel difficoltoso cammino della vita (così come l’aveva capita il Sommo Poeta) e creai, come strumento d’informazione e di formazione spirituale, il periodico “Con Lucia a Cristo”, che personalmente e in toto ho curato alla vigilia delle due feste annuali di dicembre e di maggio, dal 1982 al dicembre del 2005. Novità e realizzazioni A tempo pieno L’ho servita per amore e con amore per ben ventisette anni, facendo di tutto perché le feste in Suo onore fossero connotate con i segni della gioia – sobri ma dignitosi – proporzionati al rispetto per la Persona amata e onorata, e all’imponenza delle folle che vi partecipano, provenienti anche da varie località della Sicilia e della vicina Calabria. Le due novità più belle? Il legame solido e costante stabilito con i numerosi siracusani di Argentina e il coinvolgimento del ceto femminile nella gestione di una festa che è incentrata su una splendida figura femminile. Realizzazioni? Il costoso, delicato restauro e completamento del prezioso altare d’argento della Cappella, la ripulitura della Cappella stessa da tutte le incrostazioni di nerofumo formatesi nel tempo, il restauro delle più conosciute edicole in onore della Santa, esistenti in Ortigia e, soprattutto, la creazione del prestigioso “centro espositivo luciano”, vicino alla Cappella della Santa, in Duomo. Vi sono esposti cimeli storici e “preziosi” offerti, nel tempo, dalla pietà popolare. Tutti questi lavori sono stati effettuati senza il concorso di enti pubblici, ma utilizzando le offerte che spontaneamente, senza alcuna sollecitazione, la generosità dei fedeli (quasi sempre anonimi) ha messo a disposizione. Mons. Giuseppe Caracciolo 13 NOTIZIE IN BREVE a cura di Gianni Failla sono i centosessantanovesimi rappresentanti di una secolare tradizione tutta siracusana. foto Puzzo Società siracusana “Dionisio” “Il trofeo Santa Lucia” L’elezione dei “campanellai” per le feste cittadine di Santa Lucia A Siracusa, lo scorso 13 novembre 2011, l’assemblea dei soci dell’associazione “Santa Lucia tra i falegnami”, nella propria sede di via Cavour, ha eletto i “campanellai” per guidare gli spostamenti e le soste del Simulacro della Patrona in occasione delle processioni per le tradizionali feste cittadine in onore di Santa Lucia. In virtù di questa elezione, per le festività di dicembre 2011 è stato Luigi Iacono a rendere il suo servizio. Per la imminente festa di maggio 2012, il campanellaio sarà Dario Mazzucco, che si appresta a svolgere il suo compito. I due “campanellai” Iacono e Mazzucco 14 La sera di domenica 27 novembre 2011, nella sede di piazza Luigi Leone Cuella, il gruppo colombofilo di Siracusa della società siracusana “Dionisio” ha tenuto la cerimonia di premiazione dei colombofili che si sono distinti nella stagione sportiva 2011 a Siracusa. Lo scorso anno sono stati impegnati nelle gare complessivamente 13.381 colombi (un colombo può avere partecipato a più gare), distribuiti su quattordici gare per colombi adulti e quattro gare per colombi nati nel 2011. I colombofili che hanno partecipato alle gare sono stati cinquantanove su ottantatre soci. La gara regionale da Metaponto è stata vinta dai cugini Di Maria, con un colombo che ha percorso la distanza di 393,460 Km alla velocità di 74,945 Km/h. Per una simpatica tradizione curata da trentotto anni dalla “Dionisio” del presidente Italo Carella, in occasione dei festeggiamenti di “S. Lucia di maggio”, in segno di devozione hanno sorvolato il Simulacro 650 colombi viaggiatori di trentasette soci. Durante la cerimonia di premiazione di domenica 27 novembre 2011 è stato consegnato al vincitore, Davide Bramante, il “Trofeo Santa Lucia”, offerto dalla Deputazione della Cappella di Santa Lucia. “Lucia, Luce dell’anima” Lettura scenica a Siracusa A Siracusa il 16 dicembre 2011, nella basilica di S. Lucia al sepolcro, è stata rappresentata la lettura scenica di “Lucia, Luce dell’anima. Riflessione contemporanea e narrazione a tre voci del martirio di S. Lucia, Patrona di Siracusa”. Testo e direzione artistica di Dario Bottaro, con la collaborazione dei giovani della basilica. “Lucia, luce dell’anima” è nata da una riflessione, definita “contemporanea”. Un uomo del nostro tempo, in piena crisi, in particolare ha riflettuto su questo momento storico. Questo personaggio, nel suo riflettere, ha incontrato Lucia, che poco per volta è riuscita a fargli volgere lo sguardo verso la luce e non più verso il buio. Attraverso un incalzante dialogo, Lucia gli ha dato testimonianza del suo martirio, subìto per amore di Cristo, in nome di quell’Amore che è universale e che non ha confini. Musiche di sottofondo hanno accompagnato questo dialogo durante il quale l’uomo ha iniziato a testimoniare un sapere che solo l’Amore può far sgorgare anche nei cuori più duri. In ultimo, a lode di Dio, un ringraziamento particolare alla nostra Patrona, Colei che “dal cielo ci assiste quale Concittadina e Avvocata potente”. “NOTE PER LUCIA” Quinta edizione a Siracusa Nella serata di sabato 17 dicembre 2011 nella basilica di Santa Lucia al Sepolcro si è tenuta la quinta edizione dell’evento culturale “Note per Lucia”, promosso ed organizzato dalla società Kairós Turismo Cultura Eventi, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Metodio” e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, nell’ambito della settimana dei festeggiamenti dedicati alla Santa Patrona. L’evento è stato caratterizzato dalla straordinaria performance musicale di Vincenzo Zitello. La serata musicale è stata introdotta dalla presentazione curata dal prof. Piero Cavallaro e da una riflessione di don Nisi Candido, direttore dell’ISSR “San Metodio”, sul tema “Musica e Spiritualità”. L’ottimo risultato raggiunto è stato frutto di varie componenti, che hanno proposto un programma ricco di musicalità e carico di spiritualità. Grande l’affluenza del pubblico e delle maggiori autorità cittadine ad iniziare dall’arcivescovo mons. Salvatore Pappalardo. Circa cinquecento persone hanno seguito con grande attenzione il dipanarsi del suggestivo programma artistico. Al successo della serata ha ovviamente contribuito la location con la presenza in basilica dell’argenteo simulacro della Santa Patrona e la produzione esecutiva dell’evento curata per la Kairós da Rosanna Sparatore. La 27ª Befana del falegname A Siracusa lo scorso 6 gennaio 2012, nel salone “mons. Gentile” di via delle vergini, si è svolta la cerimonia conclusiva della 27ª “Befana del falegname”, promossa – come ormai da tradizione – dall’associazione “Santa Lucia tra i falegnami”. Si è rinnovato un incontro fraterno e gioioso tra le famiglie del sodalizio, con la partecipazione delle autorità della Città e con la solidarietà verso i bambini ospiti della Casa Protetta di via Lazio, cui sono stati consegnati doni personalizzati in base all’età ed alla personalità di ognuno. 15 La festa, iniziata nella mattinata con la consegna dei regali ai piccoli ricoverati nel reparto pediatria dell’Ospedale Umberto I, si è conclusa con la distribuzione dei doni della cara Befana ai bambini degli associati. Pellegrinaggio Luciano a Catania Nuova Deputazione della Cappella di Santa Lucia L’Arcivescovo di Siracusa mons. Salvatore Pappalardo, la sera del 13 gennaio scorso, a conclusione della celebrazione eucaristica nella chiesa cattedrale, ha comunicato i nuovi nominativi del Consiglio di amministrazione della “Fondazione Deputazione della Cappella di Santa Lucia”. L’Arcivescovo ha nominato mons. Maurizio Aliotta, vicario generale dell’Arcidiocesi, nel ruolo di presidente. Sarà affiancato dall’avv. Giuseppe Piccione, dalla prof.ssa Lucia Rizza, e dall’avv. Pietro Romano. Lo scorso 26 gennaio 2012 il Consiglio si è insediato ufficialmente e ha iniziato la programmazione, soprattutto per la prossima festa del patrocinio della patrona S. Lucia. L’Arcivescovo ha ringraziato i quattro componenti uscenti: il presidente avv. Antonio Bandiera, il tesoriere mons. Giuseppe Calvo, e i consiglieri avv. Gianni Failla e prof.ssa Concetta Oliveri, che hanno operato nell’ultimo quinquennio 2006-2011. Con la nomina della nuova Deputazione e con l’ordinario avvicendamento, si perviene ad una nuova fase della sua storia: si rinnova un lungo cammino iniziato nel lontano 1541 con l’istituzione della Deputazione da parte del vescovo Girolamo Beccadelli Bologna, per promuovere nel tempo il culto della Santa concittadina. 16 Nell’ambito del programma di avvicinamento ai festeggiamenti in onore di Sant’Agata, vergine e martire, Patrona della città di Catania e della diocesi catanese, le comunità luciane di Belpasso, Siracusa e Carlentini hanno partecipato, domenica 15 gennaio 2012, al pellegrinaggio sulla tomba di Sant’Agata, i cui resti si trovano all’interno della chiesa di Sant’Agata la Vetere. Si è così rinnovato, idealmente il viaggio che fece la vergine Lucia sulla tomba di Agata per implorare la guarigione della madre Eutichia, così come descritto negli atti del martirio del codice Papadopulo. Al pellegrinaggio, composto da oltre un centinaio di devoti e di portatrici di Santa Lucia, hanno partecipato i rappresentanti della Deputazione della Cappella di Santa Lucia di Siracusa (in particolare la responsabile delle portatrici delle Reliquie di Siracusa, prof.ssa Cettina Oliveri e Benedetto Ghiurmino, maestro di cappella), accompagnati dal rettore del seminario siracusano, monsignor Salvatore Caramagno, che ha portato le Reliquie di Santa Lucia; i devoti portatori della basilica di Santa Lucia al Sepolcro; i rappresentanti dei devoti e della Deputazione di Carlentini. Le delegazioni luciane della diocesi di Siracusa sono state accolte dai devoti del circolo e del comitato di Santa Lucia in Belpasso, che hanno organizzato il pellegrinaggio con i rappresentanti delle parrocchie di Santa Lucia in Ognina e Santa Lucia al Fortino. Poi l’arrivo del Sacro Velo di Sant’Agata, portato dal parroco della cattedrale di Catania. Successivamente la celebrazione eucaristica presieduta dal nunzio apostolico monsignor Alfio Rapisarda. Infine la benedizione con le Reliquie di Santa Lucia e Sant’Agata. A Siracusa in febbraio due mostre dedicate a Santa Lucia nell’arte del presente”. La prima nella cappella sveva arcivescovile di piazza Duomo e la seconda nell’ex monastero del ritiro in via Mirabella. Entrambe le realizzazioni, ideate dall’editore Emanuele Romeo e animate con il supporto del Museo del Cinema di Siracusa, sono nate all’interno della manifestazione “Luci a Siracusa”. Il primo evento, “Santa Lucia, la devozione nell’arte”, curato da Michele Romano (docente di Valorizzazione dei beni storico-artistici presso l’Accademia delle Belle Arti di Catania), ha accolto sino al 26 febbraio dipinti, sculture ed “ex voto”, datati fra il Seicento e l’Ottocento. Si è trattato di opere inedite, presentate per la prima volta a Siracusa, appartenenti a collezionisti privati e quindi di straordinario interesse artistico, culturale e religioso. Nella mostra “Lucia nell’arte del presente”, curata da Ornella Fazzina (docente di Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Catania), sono state esposte sino al 26 febbraio opere di scultura, fotografia e pittura di artisti di livello nazionale che si sono confrontati sui temi del sacro e della luce: Giovanni Chiaramonte, Michele Ciacciofera, Paolo Greco, Carmelo Nicosia, Aldo Palazzolo, Vincent Pirruccio, Lela Pupillo e Paolo Scirpa. La scomparsa di Pasqualino Cassia Per gentile concessione dell’editore Emanuele Romeo Lo scorso 11 febbraio 2012 a Siracusa sono state inaugurate le mostre “Santa Lucia, la devozione nell’arte” e “Lucia Lo scorso 4 marzo a Siracusa è prematuramente scomparso il carissimo amico Pasqualino Cassia. La rivista “Con Lucia a Cristo” con gratitudine lo ricorda come fedele e generoso collaboratore della Deputazione della Cappella di Santa Lucia. Impressionante la partecipazione della gente ai funerali, celebrati in cattedrale il successivo 6 marzo. 17 Canti di lavoro dei contadini Era il canto, l’eco fedele della vita di un tempo del popolo siciliano. Il bambino giocava cantando filastrocche, la mamma cantava “ninne nanne” per addormentare il neonato, la fanciulla da marito cantava al telaio e sognava. Il pescatore, per esorcizzare la paura delle insidie del mare, gettava le reti cantando. Cantava persino il carcerato per dare sfogo al proprio lamento. Per il nostro popolo il canto era la forma più genuina per esternare sentimenti improvvisi di gioia, di malinconia, di speranza e finanche di rabbia. I canti di lavoro dei contadini invece avevano come connotazione propria la religiosità della preghiera corale. Ogni categoria di contadini, aratori, zappatori, seminatori, mietitori, potatori, raccoglitori, bacchiatori, aveva un proprio santo protettore a cui, durante il lavoro, tutta la ciurma si rivolgeva attraverso un canto che conteneva le richieste comuni. I canti dei nostri contadini sono componimenti semplici, di autori ignoti, poveri di cultura, ma ricchi di fantasia e di sentimenti in quanto il siciliano che lavorava la terra nasceva poeta popolare. La stessa musica, che accompagna il testo dialettale, è improvvisata e caratterizzata da cadenze di arabo retaggio. Scandiva i ritmi d’esecuzione del lavoro degli scutulaturi (sostantivo deverbale derivante da Excutulare, iterativo di Excutere che in latino significa “scuotere”) o rramazzaturi (bacchiatori che percuotono con un bastone alto, detto rramazzu, l’albero per 18 farne cadere il frutto) un canto che testimonia che questi contadini avevano eletta a loro protettrice la nostra Santa Lucia: Santa Lucia ‘a sarausana chiddha ca varda (protegge) li scutulaturi iddha s’è assisa ‘nta ‘mpizzu di rrama (seduta sulla punta di un ramo) Santa Lucia ‘a sarausana. Santa Lucia, protettrice della vista, è dalla fantasia popolare immaginata seduta sulla punta di un ramo a vigilare costantemente sulla incolumità dei suoi devoti perché i frutti (specie le mandorle che hanno il guscio duro e appuntito) dello stesso albero, battuti con forza contemporaneamente e da più scutulaturi, si sarebbero potuti trasformare in proiettili vaganti contro i loro occhi. Tra il monotono e continuo battere dei rramazzi, la presenza della Patrona aiuta anche ad alleviare la loro fatica, a sollevarne il morale e a ritemprarne lo spirito abbattuto. Costretti a lavorare per più di dodici ore al giorno, spesso sotto il sole cocente e per una paga insufficiente a sfamarli, i cugghituri (raccoglitori) di olive o di mandorle, in gran parte mogli e figlie degli scutulaturi, nella Contea di Modica (fino al 1927 in provincia di Siracusa), imploravano all’imbrunire Santa Lucia, simbolo della luce, non perché, come volevano i proprietari dei terreni prolungasse la luce del giorno, ma per farla cessare prima, in modo di potere godere del meritato riposo. (Descrive così un anonimo poeta il ritorno in famiglia del contadino di sera: Junci a la casa e l’alligrizza trovi/ e li carizzi di lu caru beni/e, comu fannu li zzituzzi novi/ passa stanchizza e ti scordi li peni.). Stando all’antu (posto di lavoro), l’intera ciurma, flagellata dalla sferza del sole, grondante di sudore e curva tutto il giorno per raccogliere velocemente, tra le frasche e le zolle, ad uno ad uno, il frutto degli alberi fatto cadere dagli scutulaturi, così pregava cantando: Gesù, Santa Maria, unn’è lu suli? Santa Luciuzza, facitulu cuddari (lett. sparire dietro il colle) gnornu ca semu a brancicuni (a carponi) mancu li cani si sentunu abbaiari. Nun lu faciti no, ppi li patruni facitilu ppi li poviri jurnatari. Che il lavoro dei cugghituri fosse insopportabile sfruttamento dei padroni e angosciosa oppressione lo desumiamo anche da un altro canto di cui riportiamo la seguente quartina: Havi di l’arba cchi semu a bbuccuni (È dall’alba che siamo a ginocchioni) li çianchi si li manciunu li cani nun avemu cchiù spaddhi e cucuzzuni (nuca) cci hamu pirdutu la testa e li mani. Quelli dei nostri scutulaturi e cugghituri sono accorati canti di lavoro che sembrano singhiozzi, i sospiri delle loro anime che soffrono e invocano la loro protettrice Santa Lucia per ottenere condizioni di vita più umane. -7 Dal saggio di Carmelo Tuccitto Santa Lucia ‘a sarausana nella paremiologia dialettale 19 Proporzioni, armonia e bellezza nel Simulacro argenteo della nostra Santa Lucia (2ª Parte) di Ernesto Maria Puzzo La “proporzione aurea” L’inedita analisi geometrica sull’armonia e la bellezza del Simulacro argenteo di Santa Lucia, che mi appresto ad esplicitare, farà capire al lettore che niente nell’opera è stato lasciato al caso e che l’artefice della sua progettazione ha messo a frutto l’insegnamento dei suoi maestri applicando nella distribuzione compositiva delle parti, con molta probabilità, l’eccellente metodo chiamato «Proporzione aurea». Tale sistema, applicato principalmente al rettangolo e rivolto alla ricerca delle proporzioni ideali, fu utilizzato dagli artisti greci dell’età classica, in particolare nell’architettura. Venne sviluppato nel periodo rinascimentale, anche nella versione matematica, da Luca Pacioli che lo definì “Divina proporzione”. Nel secolo scorso l’architetto Le Corbusier trasformò il termine ed il metodo della proporzione aurea in «Modulor», utilizzando una scala di grandezze basata sulle proporzioni del corpo umano per la progettazione architettonica di spazi e arredi. Alcuni affascinanti studi grafici hanno dimostrato che in natura, oltre che nel corpo umano, si possono ritrovare rapporti aurei nella struttura delle conchiglie, nella dimensione delle foglie, nella distribuzione dei rami degli alberi, nella disposizione dei semi di girasole, ecc. Per comprendere meglio di cosa parliamo, descriverò di seguito come si perviene geometricamente alla proporzione 20 di un rettangolo aureo e come esso dimostri l’armonicità delle parti che compongono il Simulacro di Santa Lucia. Diciamo subito che il termine aureo non è, in questo caso, riferito al prezioso metallo, ma ad una eccellente figura geometrica rettangolare, figura 1, i cui lati si relazionano fra loro, in base ad un rapporto di misura tra le diverse parti, che nell’insieme producono un effetto di armonia. Esso si costruisce disegnando inizialmente un quadrato, al cui lato si assegna una unità di misura. Dividendo questo lato a metà, si traccia, a partire da esso, una diagonale che va ad incontrare l’angolo superiore sinistro (o destro). Facendo centro con il compasso su questa metà e puntando sul punto estremo della diagonale, si traccia un arco che va ad incontrare il prolungamento del lato di base del quadrato. Tracciando da quel punto una retta perpendicolare al prolungamento del lato di base, fig. 1 fig. 2 essa incontrerà il prolungamento del lato superiore. Si ottiene così, dalla loro unione, una nuova figura geometrica, non più quadrata ma rettangolare, avente proporzione aurea. Il rettangolo aureo, disposto in verticale oppure in orizzontale, potrà essere poi rimpicciolito o ingrandito per mezzo della sua diagonale. Con lo stesso metodo geometrico si perviene alla spirale aurea, figura 2, anch’essa impiegata nella struttura della statua. Il Simulacro e la distribuzione geometrica delle parti auree Verificheremo adesso, con l’aiuto delle immagini A, B, C, D, quali sono, nella vista frontale, laterale e dall’alto, le parti racchiudibili dentro spazi geometrici aurei. Nella figura A si dimostra che, ottenuto il primo grande rettangolo aureo, se ne possono ottenere altri di dimensioni diverse, usando la diagonale. A lato di essa ho riportato la misurazione in otto parti, del Canone policleteo, perché ci tornerà utile più avanti. Nella mappa a colori della figura B si distingue la struttura aurea di tutte le parti armoniche. Si individuano due rettangoli aurei e precisamente il n° 1 che comprende la base (1a), lo spazio con le aquile più la base (1b), il sarcofago (1c) i vasi (1d) e il n° 2 di dimensione più piccola, riservato alla splendida statua argentea di Santa Lucia, composto da due rettangoli centrali sovrapposti e da quattro ai lati. Come si può notare, l’altezza di quest’ultimo rettangolo aureo è equivalente alla suddivisione in ottavi stabilita da Policleto nel suo Canone. Passo a descrivere nel dettaglio i vari spazi ed inizio dal rettangolo 1b (colore verde chiaro), disposto in orizzontale, il quale contempla al suo interno la base del Simulacro 1a, divisa a sua volta in tre rettangoli (colore verde scuro con quadrato giallo) e lo spazio contenente le aquile, i pilastrini ed il fondo del sarcofago di forma convessa”. 21 La base è un parallelepipedo le cui pareti sono decorate a sbalzo con motivi floreali classicheggianti. Essa è interrotta, nei lati corti, da due fori quadrati utilizzati per l’inserimento delle travi, durante il trasporto in processione. È da notare che i due fori (nella mappa segnati con il colore giallo limone) sono inseriti, a loro volta, dentro due spazi rettangolari, la cui altezza corrisponde all’unità di misura policletea, cioè 1/8 della figura e corrisponde all’altezza del volto della statua della Santa (vedi Canone posto accanto all’immagine A). È doveroso evidenziare che il volto è realizzato in argento smaltato e non in terracotta. Le quattro aquile argentee, sovrastanti la base, che stringono tra gli artigli un fulmine, riportano sul petto l’arme della città sbalzato in oro, s’inquadrano dentro questo spazio e sembrano sostenere, con le loro ali il sarcofago, che appare lievitare con leggerezza. Osservando attentamente si comprende però che sono i quattro esili pilastrini quadrangolari in ferro, poggianti sulla base e nascosti dalle aquile, ad avere il gravoso compito di sorreggere tutta la struttura. Il secondo spazio aureo 1C (colore giallo cromo) racchiude la massiccia forma a sarcofago (o cassa), voluta, probabilmente, per conservarvi le spoglie della Santa. Infatti il pregevole bassorilievo incorniciato sulla facciata principale del sarcofago (raffigurante il seppellimento di Santa Lucia, tratto dall’omonimo dipinto del Caravaggio) fa da sportello, purtroppo da sempre, al vuoto contenitore (foto in alto). Questo complesso contenitore plastico - architettonico (sarcofago) è 22 chiuso nella sua parte inferiore da una robusta e decoratissima base (non facente parte di questo rettangolo aureo, ma del precedente) e nella sua parte superiore da un coperchio a piramide tronca con cornice aggettante. Nei lati lunghi è suddiviso da lesene e decorato con bassorilievi istoriati raffiguranti episodi della vita e del martirio di Santa Lucia, inquadrati dentro cornici decorate a sbalzo. Otto nicchie, contenenti figure di vescovi modellati a tutto tondo, scandiscono infine gli angoli della bellissima cassa argentea. Il terzo e ultimo spazio 1d è diviso in tre parti. A destra e sinistra due piccoli rettangoli aurei (colore grigio), inquadrano i vasi sostenuti da un piccolo zoccolo cubico e fra questi, al centro, uno spazio geometrico quadrato (colore grigio chiaro) che definisce il piedistallo della statua. Apprendiamo dallo storico Giuseppe Agnello che essi furono fatti eseguire dal Senato siracusano nel 1768 e aggiunti nello spazio risultante agli angoli del coperchio (vedi particolare E1, cerchiato in blu nella vista E, sotto la figura D). Ma proprio l’inserimento di tali vasi, che richiamano l’impianto architettonico di altre casse coeve esistenti in Sicilia, fa riflettere sull’idea progettuale del Simulacro, confermata da documenti di cui parlerò più avanti. Nella figura C, per facilitarne visivamente la descrizione, ho sovrapposto la struttura geometrica alla foto del Simulacro. La figura D riporta il fianco del simulacro e l’altra la vista dall’alto E del coperchio. Esse, definendo la terza dimensione e quindi la profondità, anticipano l’argomento sulla tridimensionalità, che verrà affrontato nella terza parte del mio studio. La consueta mappa a colori mette in rilievo la lunghezza del Simulacro con l’impiego di rettangoli che, sovrapponendosi in altezza, racchiudono al loro interno la base (1), lo spazio vuoto (2) e la cassa (3). Sopra di essi, in linea con lo spazio mediano, si dispongono uno sull’altro, lo spazio quadrato del piedistallo (4) e due rettangoli che racchiudono la statua (5). Una spirale aurea, infine, si inserisce alla base dell’ultimo rettangolo e determina il punto in cui viene a trovarsi la mano recante la tazza con gli occhi e la fiamma. La seguente nota storica conferma, assieme alla mia verifica geometrica, il complesso studio progettuale dovuto alla mente creativa del progettista. Le fruttuose ricerche condotte nel secolo scorso dal can. Ottavio Garana e dallo storico Giuseppe Agnello hanno portato al ritrovamento di Atti del Senato Siracusano del 1588, che parlano dell’assegnazione e del compenso di onze 26 al fiorentino architetto Camillo Camilliani (identificato come assoluto ideatore dell’opera) per il disegno della cassa di Santa Lucia. Segue però la preziosissima realizzazione in argento dovuta al maestro palermitano Pietro Rizzo, di cui cercherò, nel prossimo articolo, di dimostrare anche la paternità plastica delle parti più significative del Simulacro. * Nella terza parte si parlerà dell’aspetto aureo nella vista tridimensionale. 23 Il culto di Santa Lucia a Scicli La splendida e antica città di Scicli, un tempo inserita nella Diocesi di Siracusa, costituisce uno dei centri abitati del “Val di Noto” dichiarati “Patrimonio dell’Umanità” dall’UNESCO, per i suoi straordinari monumenti barocchi. Vanta una storia che abbraccia un arco di ben oltre tremila anni; i numerosi reperti archeologici testimoniano nel sito la presenza sicula, greca e romana, e parecchie anche le tracce della dominazione bizantina, araba e normanna. Grazie soprattutto alla sua strategica posizione collinare, con il mare a poca distanza, dal 1292 assumerà il ruolo rilevante di avamposto militare della Contea di Modica, tanto da diventare dal 1535 uno dei dieci capoluoghi di sede d’Armi della Sicilia. Il secolo XVI è per Scicli il momento di massimo splendore nel campo economico e sociale, ed è in questo periodo che vive un suo illustre concittadino: Pietro Di Lorenzo, conosciuto popolarmente come “Busacca”, famoso banchiere che destinò la propria eredità alla sua Scicli per la realizzazione di un’importante opera pia. Il terremoto del 1693 distrugge gran parte della città ma questa, grazie anche all’intraprendenza della sua gente, risorge sul suo stesso sito 24 più bella che mai, con quei capolavori di architettura barocca che oggi ammiriamo. E proprio tra queste bellezze artistiche possiamo notare la profonda devozione del popolo sciclitano verso Santa Lucia. Don Ignazio La China, parroco della chiesa di S. Giuseppe a Scicli, nonché docente di Diritto Canonico presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose S. Metodio di Siracusa, afferma che nella sua città c’è sempre stata una fervente devozione verso la Martire siracusana, con una grande partecipazione di popolo alle varie funzioni religiose, soprattutto quelle nel giorno della sua memoria, con un pellegrinaggio fino all’antica chiesetta rupestre a lei dedicata, situata sull’alto colle di S. Matteo. Nell’artistica chiesa di S. Teresa, vero paradiso barocco dove arte e fede vanno dav- vero a nozze, tra il candore degli stucchi settecenteschi, realizzati magistralmente da Pietro Cultraro, troviamo nell’abside l’immagine della nostra Santa; qui però Lucia non è concepita nel classico Simulacro traslabile, ma è un opera stabile, in stucco, inglobata nell’elaborato sistema ornamentale. Con spiccato atteggiamento trionfante, tra le alte colonne corinzie che reggono il cornicione aggettante, si affaccia non a caso lei, che è stata una vera e propria colonna di fede, simbolo di fortezza. Appare in una sembianza decisamente trascendentale, ormai trasfigurata nella gloria di Dio (cfr. foto di pag. 24). Arriviamo infine nella bella chiesa barocca di S. Giuseppe, di origine cinquecentesca, dove tra l’altro in uno degli altari c’è il dipinto con l’immagine di S. Lucia già pubblicata lo scorso anno su questa rivista; qui è custodito un pregiato reliquario argenteo, datato 1738, che racchiude una reliquia della Martire, consistente in un piccolo frammento osseo; viene ostentata alla pubblica venerazione ogni anno per tutta la giornata del 13 dicembre, al termine della quale si svolge la solenne celebrazione eucaristica partecipata da numerosi fedeli. Angelo Garofalo IL CORREDO DEL SIMULACRO DI S. LUCIA Gli anelli La mano destra del simulacro argenteo di S. Lucia è arricchita da alcuni anelli, per due dei quali è doveroso approfondire l’esame. Il primo, il più vistoso dei tre, è quello collocato nel dito indice. L’anello reca al centro una croce dell’Ordine di Malta, contornata da un giro di brillanti e da fascette anch’esse di brillanti. Il secondo anello, nel dito anulare, è di forma circolare ed ha al centro un grosso topazio attorniato da sedici brillanti. Cronologie: non rilevate. Si conoscono soltanto le date delle due donazioni. Committenza: si conosce soltanto quella del primo anello (della famiglia Arezzo della Targia). Notizie storico-critiche: le fonti storiche relative al primo anello preso in esame non danno la data dell’esecuzione del prezioso manufatto, bensì quella della donazione. Nunzio Agnello (su Ricordi storici sullo stato antico e moderno della Chiesa siracusana, del 1888) riferisce, infatti, che questo anello fu donato nel 1822 dal vescovo siracusano Filippo Trigona. Per il secondo anello, sempre Nunzio Agnello scrive di una donazione fatta nel 1843 da Don Antonio Lentinello. D.B. 25 Il seppellimento di Santa Lucia “Nelle sue speciose tele non videsi mai aria turchina, ma il campo tutto nero, restringendo in poche tinte la forza del lume” (F. Susinno). Il seppellimento di Santa Lucia è la prima opera siciliana del Caravaggio, datata tra il 6 ottobre e il 6 dicembre del 1608. Grazie all’aiuto del pittore siracusano Mario Minniti, suo amico dagli anni delle produzioni pittoriche romane, il Senato di città gli commissiona l’opera per la rinascente Chiesa di Santa Lucia fuori le mura. Non è da escludere l’interessamento dell’erudito e archeologo Vincenzo Mirabella, il quale, com’è noto, si prodigò per rendere piacevole il soggiorno a Siracusa al nostro pittore, accompagnandolo anche nelle latomie, dove il Caravaggio inventò la leggenda dell’“Orecchio di Dionigi”. L’ambientazione dell’opera, che tanto ha impegnato gli studiosi in un’identificazione precisa (Rotonda di Adelfia nella catacomba di San Giovanni, Cripta di San Marciano, Grotta dei cordari), potrebbe essere una “sintesi mnemonica di ambienti siracusani di carattere archeologico-criptico e che abbia, quindi, conferito allo spazio pittorico i caratteri consonanti di una latomia o di una catacomba. In quest’ultimo caso ci sembra più logico ipotizzare quella di Santa Lucia, dove venne seppellita la vergine siracusana. Il seppellimento è stata dipinto ad olio su una tela di canapa (m. 4,0 8 x m 3), preparata con gesso, carbonato di calcio, nero, 26 terre gialle e rosse, nonché olio. Nel 1821 venne ridipinto da Giuseppe Politi provocando, col passare del tempo, l’ossidazione dei colori originari. Nel 1921 Riccardo de Bacci Venuti rinforzò la tela e operò qualche ritocco e rimozione delle vernici. Venne restaurata a Roma presso l’Istituto Centrale del Restauro negli anni Quaranta; rinforzato ulteriormente il supporto pittorico, asportate le vernici ossidate ed alcuni rifacimenti. Tali interventi misero in maggiore evidenza alcuni particolari. Nel dicembre del 1948 l’opera ritornò a Siracusa e rimase nella sua collocazione originaria sino al 1972. Passò poi in prestito temporaneo alla Galleria Regionale di Palazzo Bellomo, ritornando nel 2006 alla chiesa di appartenenza. Già agli inizi degli anni ‘70 del XX secolo, si era imposta la necessità di una valutazione attenta dello stato di salute del dipinto che cominciava a risentire del forte tasso di umidità esistente all’interno della chiesa, facendo registrare notevoli distaccamenti del brano pittorico. A questo si aggiungevano i pericoli rappresentati dai cedimenti strutturali dell’edificio chiesastico (crollo del portico), nonché un tentativo di furto. Questa serie di fatti fece prendere la decisione di trasportare nuovamente il capolavoro caravaggesco presso l’Istituto Centrale del Restauro, ove restò dal 1972 al 1979. Una corretta metodologia tecnica di indagine preventiva e di intervento ci permette oggi di ammirare il capolavoro del Caravaggio cogliendone lo straordinario linguaggio originario. Si sottolinea il recente lavoro di indagini radiografiche e riflettologiche sull’opera, coordinato da Gioacchino Barbera, i cui risultati sono stati pubblicati nel 1996. Il fascino dell’opera Chiunque si avvicini per la prima volta all’opera del Caravaggio non può che rimanerne affascinato. Chi invece torna ad ammirarla non può che riconoscerne l’immensità di accenti. Colpisce la scelta del pittore, il quale dovendo realizzare un quadro sulla Patrona della città, sceglie il momento più triste e commovente: il momento in cui i due becchini, resi in primissimo piano con le loro masse muscolari e il loro abbigliamento da pugili, come qualcuno ha scritto, stanno per scavare la fossa per seppellire la giovane Lucia, realizzata in fortissimo scorcio. Dietro il corpo ormai senza vita sta una folla di umile gente piangente con al centro il diacono e sulla destra oltre alla figura dell’armigero, quella del vescovo benedicente. Dietro i personaggi incombe lo sfondo dai toni scuri e bui. È noto come il Caravaggio non usasse disegni preparatori e si racconta che utilizzasse pennelli da barbiere per dipingere i suoi quadri, che gli permettevano una rapidità d’esecuzione straordinaria, ma nello stesso tempo incisiva. Le recenti indagini radiografiche e riflettografiche ad infrarossi hanno confermato che non vi è alcuna traccia di disegno preparatorio e hanno individuato una sola incisione curvilinea della spalla del becchino di sinistra. Dal restauro degli anni Settanta si evidenziarono alcuni particolari come la corazza e la testa del guerriero, “la posizione della mitra del vescovo, con le due punte in vista, le infule entrambe in evidenza e una doppia striscia rossa al bordo inferiore... la palizzata con l’arco e la volta che si aprono sullo sfondo, la mano della Santa, il braccio teso del guerriero” (Michele Cordaro). Ripensamenti del Caravaggio stesso risultarono essere nel riccio del pastorale, dipinto in un primo momento verso destra e, di maggior rilievo, il ridimensionamento della ferita del collo di Santa Lucia che era, nella prima stesura, reciso dal capo. È probabile che il Nostro, in un primo momento abbia accolto la versione greca (Codice Papadopoulus) del martirio per decapitazione e, in un secondo momento, quella latina che fa riferimento alla iugulatio (le conficcarono un coltello nel collo) apparendogli meno brutale della prima. L’intervento più discusso fu la rimozione totale della palma che la Patrona teneva nella mano destra. La tradizione devozionale indica nella palma il simbolo del martirio che compare anche nel pannello frontale della cassa argentea del simulacro di Santa Lucia. L’analisi microchimica del colore verde con cui 27 era stata dipinta la palma rivelò, però, che oltre all’ocra gialla era stato usato il ‘blu di Prussia’, colore artificiale inventato nel 1704. Michelangelo Merisi era morto da 94 anni! Si trattava, quindi, di aggiunta Ottocentesca. Il turbine dei personaggi Del resto, in una scena così realistica, dalla potente forza narrativa, in cui ogni figura è, o chiusa nel suo dolore o esternante lo stupore per un fatto così grave, la palma nella mano della defunta sarebbe sembrata decisamente anacronistica ed in più, per noi spettatori, così attratti dentro il brano pittorico, dentro il turbine dei personaggi sottolineato dalla gestualità di ognuno di loro, avrebbe rappresentato un impedimento, messo lì per non renderci fisicamente partecipi della triste circostanza. Senza la palma, invece, quel gesto ancora ‘vivo’ della mano della Santa, ci invita ad entrare nella tela, a partecipare al dolore della gente, e il messaggio diventa universale. L’impianto compositivo relega quasi sul bordo della tela la folla, a tal punto che le gambe destre di entrambi i fossores, presentatici di schiena, vengono fuori dallo spazio pittorico ed entrano nello spazio reale. Siamo forse noi, insensibili seppellitori di tutti i martiri, a lasciare che gli eventi prendano il loro corso senza minimamente intervenire, prodigandoci poi di operare il rito materiale della sepoltura? I colori impiegati sono pochi; la luce è la grande protagonista dell’opera. La fonte luminosa arriva da sotto in su e dall’esterno e libera dal buio uomini e cose. È la luminosità che evidenzia l’unico colore rosso impiegato dall’artista nel mantello del diacono. Questi diventa il 28 fulcro ottico della composizione, simbolo di mestizia, che accentra ulteriormente il nostro interesse verso il corpo di Santa Lucia, unico elemento orizzontale in una composizione interamente verticale. I gesti sono talmente realistici che ci sembra di sentire i rumori e i pianti: gli affossatori che colpiscono la terra con la pala, il soldato con il braccio coperto dall’armatura, la mano del Vescovo benedicente e poi, la donna con la testa tra le mani, l’altra con la testa appoggiata sulle mani, le mani giunte del diacono, la mano del personaggio piangente che si asciuga il volto con il fazzoletto. A tutto questo fanno riscontro i particolari delle vene dei fossores, dei capelli, delle rughe, delle orecchie, dipinti con sorprendente realismo. La scelta del Caravaggio è ancora una volta precisa e provocatoria per i contemporanei: non i Santi nel cielo, sui loro troni dorati, ma i Santi sulla terra. Santi vestiti da popolani e circondati da gente del popolo, fra la quale si distingue come figura ufficiale il vescovo. Molte delle opere del Caravaggio furono rifiutate dalla committenza perché giudicate irrispettose e provocatorie: Gesù Cristo seduto al tavolo in una taverna, la Madonna morta in primissimo piano col ventre rigonfio… Forse è vero che c’è un Vangelo secondo Caravaggio, per il quale il divino si rivela negli uomini. Un Vangelo tutto suo che racconta le storie particolari della vita di Cristo e dei Santi tra sacro e profano, un vangelo di sofferenza profonda, che si fa autobiografica. Nella notte, nelle tenebre, nelle tonalità scure dell’ultima produzione, nel fondo incombente, Michelangelo Merisi non manca mai di dare alla luce un ruolo predominante, una luce di speranza nell’angoscia e nella fatica della vita. Laura Cassataro Preghiera A Te, o Vergine e Martire augusta, che sei l’astro più fulgido del nostro cielo, a Te sale, devota e fiduciosa, la preghiera dei Tuoi concittadini (o devoti) che Ti hanno eletta loro Patrona e che in Te ripongono tutte le loro speranze. Simbolo imperituro di candore e di fede, di carità e di fortezza, risplendi sulle anime nostre che, purtroppo, fra tanti disordini non sentono e non gustano come dovrebbero il grande ideale cristiano. Benedici ciascuno di noi, le nostre famiglie, le cose nostre; dal Cielo veglia sulla Tua città e sulla diocesi, sul Pastore e sul gregge, sull’Italia, sul mondo intero. O gloriosa Santa Lucia, che morendo hai preannunciato la pace e il trionfo della Chiesa, ottieni da Dio la pace delle anime nostre e della società, il trionfo della fede, la santificazione di noi tutti e, dopo la prova della vita, il gaudio di raggiungerTi nella beata eternità. Amen. (composta da Mons. Giacomo Carabelli, Arcivescovo di Siracusa dal 1921 al 1932) La Deputazione della Cappella di S. Lucia pubblica due volte l’anno la rivista “Con Lucia a Cristo” che riporta i maggiori avvenimenti sul culto della Santa patrona di Siracusa, i programmi e tutte le notizie sulla vita della “Cappella”. INVIA LA TUA OFFERTA sul c/c postale n. 11441961 per la stampa e riceverai a casa i prossimi numeri della rivista. GRAZIE Il Simulacro lentinese di S. Lucia Nella storica città di Lentini (Sr) è molto vivo il culto verso la Martire Siracusana Lucia: si perpetua da secoli, con una devozione rappresentata da diverse opere. Una di queste è proprio quella del Simulacro ligneo custodito nel centro di Lentini all’interno della chiesa di Gesù e Maria, più comunemente detta di S. Lucia. La chiesa, di piccole dimensioni e ad unica navata, venne edificata nel XVIII secolo e vi si accede da quella che oggi è via Regina Margherita. L’interno custodisce alcune tele del Settecento, insieme al Simulacro di S. Lucia. La statua è collocata sull’altare maggiore, intronizzata su un tronetto costituito da due colonne a bulbo reggenti un arco a tutto sesto su cui sono assisi angioletti alati, reggenti al centro della struttura uno scudo con le iniziali “SL” sormontato da una corona. Un semplice decoro floreale ad intaglio è posizionato nella parte bassa dell’arco e sotto di esso è il bel Simulacro di S. Lucia. L’opera, di sicura matrice settecentesca, riprende le forme del Simulacro argenteo di Siracusa ma è percorsa da un movimento più accentuato degli arti e del busto. La linea guida di quest’opera d’arte è senza dubbio la spirale, che dal basso sale verso l’alto accentuandosi all’altezza del fianco destro e nella torsione del collo e della testa rivolti a destra, mentre il busto è più spostato verso sinistra. Questo accorgimento conferisce all’opera una sensazione di forte movimento, accentuato dal panneggio della veste dorata e dal manto rosso con interno bianco che si aggroviglia poco più in basso al bacino, generando profonde e sinuose pieghe. Il colore oro della tunica contrasta con il rosso del manto, ove però la fantasia dell’artista ha decorato in oro ricchi motivi floreali, curando anche l’interno bianco del manto con motivi cruciformi dorati. La vita del Simulacro è stretta da una cintura, mentre dietro la testa dalla folta chioma dorata spicca per il suo movimento ondeggiante un velo bianco con altre piccole decorazioni a fiori in oro. Il braccio destro della Santa, posto in avanti, reca in mano il piattello con gli occhi che, in questo caso, sono sbalzati all’interno di una piastra quadrangolare di epoca successiva al Simulacro. Nell’incavo fra la mano sinistra e il voluminoso mantello è collocata la palma in lamina metallica. L’ignoto autore ha saputo rendere soave l’espressione della Santa che guarda con dolcezza davanti a sé, schiudendo leggermente le labbra. Sul lato sinistro del collo è inserito un piccolo pugnale simbolo del suo martirio e sul capo della statua una corona in lamina non preziosa, su cui svettano cuspidi alternate da grossi fiori a sei petali arricchiti da pietre dure. La statua è stata restaurata nel 1956 dal comitato della festa, come riporta l’iscrizione posta sul lato frontale della base. Dario Bottaro 31 FESTA DEL PATROCINIO VENERDÌ 4 MAGGIO 2012 Ore 7,30: in Cattedrale – Apertura della nicchia contenente il Simulacro della Santa Patrona ed esposizione dello stesso per tutta la giornata. Ore 8,00: Santa Messa in Cattedrale. Ore 19,00: Santa Messa in Cattedrale. SABATO 5 MAGGIO 2012 Ore 11,45: in Cattedrale – Traslazione del Simulacro della Santa Patrona dalla cappella all’altare maggiore. Ore 19,00: Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Maurizio Aliotta, Presidente della Fondazione della Deputazione della Cappella di Santa Lucia e Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Siracusa. Ore 21,30: in Cattedrale – La Fondazione INDA Onlus per la prima volta partecipa ai festeggiamenti in onore di Santa Lucia con Giorgio Albertazzi e gli allievi dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico ed il coro Discantus diretto dal M° Salvatore Sampieri DOMENICA 6 MAGGIO 2012 Ore 8,00: Santa Messa in Cattedrale. Ore 10,15: Solenne Concelebrazione in Cattedrale, presieduta da S. E. Rev.ma Mons. Pio Vigo, Arcivescovo Emerito di Acireale. Interverranno le Autorità cittadine, il Capitolo Metropolitano ed il Seminario. Ore 12,00: Uscita del Simulacro della Santa Patrona. Il tradizionale “lancio delle quaglie” verrà effettuato con i colombi viaggiatori della Società Colombofila Siracusana “Dionisio”. MARTEDÌ 8 MAGGIO 2012 Ore 19,30: Santa Lucia alla Badia: meditazione del Rev. Prof. Salvatore Consoli su “Il ruolo della agiografia nella formazione cristiana”. MERCOLEDÌ 9 MAGGIO 2012 Dalle ore 10,00: Santa Lucia incontra gli alunni delle scuole elementari di Siracusa. GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2012 Dalle ore 10,00: Santa Lucia incontra gli alunni delle scuole medie di Siracusa. VENERDÌ 11 MAGGIO 2012 Celebrazione liturgica del Patrocinio di S. Lucia Ore 19,00: Santa Messa con panegirico della Santa Patrona. DOMENICA 13 MAGGIO 2012 Ore 8,00: Santa Messa. Ore 10,30: Solenne Concelebrazione presieduta dal Parroco della Cattedrale Rev. Mons. Salvatore Marino. Ore 17,30: Santa Messa. Ore 19,00: Processione del Simulacro della Santa attraverso il percorso storico per le vie di Ortigia: Via Pompeo Picherali, Via Castello Maniace, Lungomare Ortigia, Via Roma, Via del Teatro, Piazza San Giuseppe, Via della Giudecca, Via delle Maestranze, Via Roma, Piazza Minerva, Piazza Duomo. Durante il percorso: in Piazza Federico di Svevia, omaggio della Capitaneria di Porto di Siracusa, nel Lungomare Ortigia omaggio della Parrocchia ortodossa Romena dei Santi Paolo e Lucia, in Via della Giudecca omaggio dell’Ufficio Comunale per il Centro Storico, in Piazza della Giudecca omaggio degli abitanti dell’antico rione. Ore 21,30: Ingresso del Simulacro in cattedrale. Durante l’Ottavario il Venerato Simulacro di S. Lucia resterà esposto, dalle ore 8 alle 21,30, nella chiesa di S. Lucia alla Badia. Accompagnerà la processione di domenica 13 maggio la banda musicale “Città di Siracusa”. N.B. Il presente programma di massima è aggiornato alla data di stampa della rivista (5 aprile 2012).