Con Lucia a Cristo Maggio 2012

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Con Lucia a Cristo Maggio 2012
Poste Italiane s.p.a. – Spedizione in abbonamento postale, art. 1 commi 2 e 3 – D. L. 353/2003 (convertito in D. L. 46 del 27/02/2004) – Siracusa – N. 1/2012
Con Lucia a Cristo
Anno XXX - n. 1
Periodico iscritto nel Registro della
Stampa presso il Tribunale Civile
di Siracusa al n. 7/94 del 23.4.1994
A cura della Deputazione
della Cappella di S. Lucia
Piazza Duomo, 5 - Siracusa
Sito ufficiale internet della Cappella
di S. Lucia: www.santaluciasr.it
FESTA DI MAGGIO 2012
In copertina:
“Martirio di Santa Lucia” olio su tela di Angelo D’Agata 1896
(collezione privata).
Per gentile concessione dell’editore
Emanuele Romeo – Siracusa.
SOMMARIO
S. E. Mons. Pio Vigo
ospite di Siracusa
pag. 3
Primi Vespri di Santa Lucia
del 12 dicembre 2011
pag. 4
Messaggio dell’arcivescovo
S.E. Mons. Pappalardo
del 13 dicembre 2011
pag. 6
Santa Lucia nel Santuario
il 20 dicembre 2011
pag. 8
La Chiesa Luterana Svedese pag 10
Il Giappone per S. Lucia
pag. 11
Trent’anni di
“Con Lucia a Cristo”
pag. 13
Notizie in breve
pag. 14
S. Lucia e i canti popolari
pag. 18
L’armonia del Simulacro
pag. 20
S. Lucia a Scicli
pag. 24
Gli anelli del Simulacro
pag. 25
Il “Seppellimento di S. Lucia” pag. 26
S. Lucia a Lentini
pag. 31
Dir. Responsabile: Avv. Giovanni Failla
Stampa Marchese Arti Grafiche - Siracusa
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PREGHIERA A S. LUCIA
O Santa Lucia, vergine fedele e martire di
Cristo, a Te rivolgiamo la nostra preghiera,
certi di essere ascoltati.
Più volte abbiamo sperimentato la Tua
intercessione presso Dio e perciò con fiducia
Ti preghiamo.
Difendi da ogni male la città di Siracusa,
illumina quelli che la governano; preserva i
tuoi concittadini dai pericoli e dalle catastrofi
naturali.
Sostieni e benedici la Chiesa siracusana
nell’annuncio del Vangelo; dona forza ed efficacia alla testimonianza che la Chiesa sparsa
nel mondo rende all’amore del Signore; rafforza la fede di quanti credono nell’amore di Dio
Padre, nella salvezza donata da Gesù Cristo,
nell’opera santificatrice dello Spirito Santo.
O Lucia, nostra cara Patrona, illumina
quanti cercano la verità; distogli i tuoi fratelli
dalla via del male e converti i peccatori a
Cristo.
Porta la gioia alle persone sole e agli anziani; fa’ che ci adoperiamo affinché a nessuno
manchi il pane, il lavoro e una casa; dai sollievo
agli ammalati, allevia il dolore di chi soffre.
Custodisci nell’unità e nella serenità le
nostre famiglie. Proteggi i fanciulli; dona ai
giovani ideali nobili e la forza di viverli.
Suscita sante vocazioni alla vita consacrata e sostieni i sacerdoti e i religiosi nella
via della santità.
Donaci occhi per vedere le necessità e le
sofferenze dei fratelli; fa’ che ci impegniamo
lealmente al servizio dei poveri e dei sofferenti.
O Santa Lucia, discepola di Cristo
Signore e modello di santità, presenta Tu alla
Santissima Trinità la supplica del popolo siracusano che ti ama e ti invoca come potente
protettrice. Amen!
† Salvatore Pappalardo
Arcivescovo di Siracusa
S. E. Rev.ma Mons.
PIO VITTORIO VIGO
sarà ospite graditissimo di Siracusa
in questa festa del Patrocinio di S. Lucia.
La Deputazione della Cappella di Santa
Lucia, interprete anche dei sentimenti degli
innumerevoli devoti della Santa, porge un fervido e riverente saluto, esprime gratitudine,
augura pace, salute e prosperità nel Signore.
Nato ad Acireale il 4 novembre 1935, si è
formato studiando a Roma come alunno
dell’Almo Collegio Capranica, di cui negli
ultimi dieci anni ha ricoperto l’incarico di
membro della Commissione episcopale per
l’alta direzione del medesimo Collegio.
Conseguì la laurea in filosofia nel 1963 presso la Pontificia Università Gregoriana di
Roma. Fu professore di filosofia in seminario, docente di religione nei licei statali.
Dal 1958 al 1981 è stato vice-direttore
dell’Oasi Maria Ss.ma Assunta di Aci S.
Antonio, canonico e successivamente prevosto del capitolo della cattedrale, vicario
generale della diocesi.
Il 13 gennaio 1981 è stato eletto vescovo
titolare di Astigie e ausiliare dell’arcidiocesi
di Catania. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 14 febbraio 1981, nella cattedrale di
Acireale, dal cardinale Salvatore Pappalardo
(co-consacranti: arcivescovo Domenico
Picchinenna, vescovo Giuseppe Malandrino).
Il 28 aprile 1984 è stato nominato amministratore apostolico della diocesi di Nicosia
e il 7 marzo 1985 è stato eletto vescovo
della medesima diocesi.
Il 24 maggio 1997 è stato eletto arcivescovo di Monreale; in seguito (il 2 dicembre
2000) la metropolia di Monreale è stata soppressa con il riordino delle provincie ecclesiastiche.
Il 15 ottobre 2002 è stato nominato arcivescovo, con titolo personale, di Acireale e
il 30 novembre 2002 ha preso possesso della
diocesi.
L’arcivescovo è anche apprezzato poeta:
per le sue pubblicazioni ha ricevuto diversi
riconoscimenti e premi letterari.
Il 26 luglio 2011 papa Benedetto XVI ha
accettato la sua rinuncia al governo pastorale
della diocesi di Acireale per raggiunti limiti
di età ed ha nominato suo successore mons.
Antonino Raspanti, docente di Storia della
Spiritualità presso la Pontificia Facoltà
Teologica di Sicilia “San Giovanni
Evangelista”.
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PRIMI VESPRI DI SANTA LUCIA
con Mons. Giuseppe Costanzo
Presentiamo ai lettori della rivista
“Con Lucia a Cristo” una parte - per
ragioni di spazio - dell’omelia tenuta nella
cattedrale siracusana dall’arcivescovo
emerito di Siracusa S. E. mons. Giuseppe
Costanzo, lo scorso 12 dicembre 2011, in
occasione della celebrazione dei Primi
Vespri di Santa Lucia.
“…Lucia ebbe chiaro il senso della
vita, della morte, del martirio.
• Concepì la vita come un pellegrinaggio
verso la Patria celeste. Non si attaccò
alla terra né ai beni della terra, anzi
erogò tutto il suo patrimonio a favore
degli ultimi, ritenendo così di metterlo
al sicuro nella Banca del Cielo.
• Impostò tutta la sua esistenza come
ardente ricerca del Volto di Dio: “Il tuo
volto io cerco. Non nascondermi il tuo
volto”. Di qui il no netto e deciso agli
idoli e il rifiuto di sacrificare agli dei.
• Tutta la sua vita fu un donarsi libero,
gioioso e totale a Cristo, un anelito
costante all’unione sponsale con Lui.
Ella si rapportò a Dio come un bimbo al
padre o alla madre. Scrisse Isacco di
Ninive: “È stato detto: «Il Signore custodisce i piccoli» … Quando Dio vedrà
che ti affidi a Lui più che a te stesso …
allora una forza a te sconosciuta verrà ad
abitare in te e sentirai in tutti i tuoi sensi
la potenza di Colui che è con te”.
- Dalla fede ebbe chiara la visione della
morte e nessuna minaccia poté piegarla. Pensò alla morte come all’approdo
finale del suo cammino, al traguardo
ultimo della sua corsa, al raggiungi4
mento della meta. Vide nella morte
non un fallimento ma un compimento;
non un inabissarsi nel nulla ma un
cadere tra le braccia dello sposo; non
la fine di tutto ma l’inizio di quella vita
che non avrà mai fine; non agghiacciante solitudine ma incontro con
Cristo sommamente amato, “speranza
della gloria” (Col 1,27).
- Concepì il martirio come fede incarnata fin dentro la morte; come speranza
che sfida le illusorie certezze del mondo;
come amore cui si appone l’ultimo sigillo; come testimonianza di una fedeltà
che non si lascia né lusingare da false
promesse, né intimidire da crudeli
minacce. “Giammai - disse a Pascasio potrai smuovermi dal mio proposito e
farmi acconsentire al peccato”. Lo
Spirito Santo, cui si era docilmente consegnata, la rendeva irremovibile:
“Quando si tentò di trascinarla verso il
luogo infame, lo Spirito Santo le diede
tale immobilità che nessuno riusciva a
smuoverla dal sito in cui era”.
Né il gran numero dei soldati, né le
funi alle mani e ai piedi e neppure i buoi
poterono trascinarla.
Dalla Parola di Dio, custodita e meditata,
Lucia attingeva luce e forza per tenere testa
al tiranno con umile fierezza. Ella diceva:
“Anche quando ne aggiungerai altri mille
(di buoi), sperimenteranno quello che disse
lo Spirito Santo: “Cadranno mille alla tua
destra e diecimila alla tua sinistra, ma nessuno potrà accostarsi a te”.
Custodì la sua verginità con eroica fortezza. Ne è prova la sua determinazione
nelle risposte che dava al prefetto imperiale Pascasio, il quale voleva contaminarne
la virtù facendola condurre in un luogo
infame. Lucia gli disse: “Non viene contaminato il corpo se non dal consenso della
mente … Se tu ordini che io subisca violenza contro la mia volontà, sarà duplicata la corona della mia castità”.
In un tempo come il nostro, in cui si
assiste ad un vero e proprio assalto contro
questo valore della verginità, irrisa e perfino disprezzata, Lucia diventa per tutti un
severo monito ed un modello stimolante.
Splendido anche il suo distacco dai
beni materiali. In una società come la
nostra, in cui il progresso sociale è fortemente ostacolato dall’avarizia non solo dei
singoli ma anche delle nazioni, Lucia ci
ricorda che possedere ed accumulare
senza voler condividere crea gravi sperequazioni e ingiuste sofferenze. Come stiamo constatando nel nostro Paese e nell’intera Europa.
La fedeltà, la coerenza della nostra
Patrona sono frutto di una personalità ben
strutturata e fortemente motivata.
È stato scritto: “Tutta l’acqua dell’oceano non può affondare una nave, a
meno che non penetri nel suo interno.
Tutti i mali del mondo non possono affondare un uomo, a meno che non invadano
la sua vita interiore” (Prairo Foormer).
Credo che sia questa la chiave di lettura
della profonda crisi del nostro Paese.
In questi anni - come qualcuno ha fatto
notare - non si è sgretolato solo il Paese, ma
si sono sbriciolate, soprattutto, le coscienze.
Dopo anni di assuefazione al degrado etico
e a stili di vita corrotti che hanno lasciato il
segno, occorre un sussulto etico capace di
scuotere le coscienze, di ridestarle dal torpore e dall’ubriacatura di una società frivola,
preoccupata di ostentare benessere e lusso
mentre venivano sistematicamente disattesi
i problemi di povertà e di indigenza di tanta
parte della popolazione.
Non è facile, ma è necessario.
Di più, l’uomo del nostro tempo ha
confuso la libertà con l’assenza di regole e
di vincoli; ha preteso di poter fare da solo,
senza Dio, visto come un limite alla
libertà. Ha voluto organizzare la società
solo con la forza del potere e dell’economia. Si era illuso di poter “trasformare le
pietre in pane”.
“La storia - ha detto il Papa - ci dimostra drammaticamente come l’obiettivo di
assicurare a tutti sviluppo, benessere
materiale e pace, prescindendo da Dio e
dalla sua rivelazione, si sia risolto in un
dare agli uomini pietre al posto del pane”
(al Congresso Eucaristico di Ancona).
Santa Lucia ci ottenga la luce della
fede, la coscienza del nostro limite, la coerenza della condotta ed un illimitato amore
a Dio e agli uomini.
Santa Lucia ci protegga e ci benedica.
Vegli su questa città e diocesi e ci faccia
comprendere che la nostra è vocazione
all’amore e che l’unico vero fallimento è
non aver amato”.
Giuseppe Costanzo
Arcivescovo Emerito di Siracusa
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foto Saraceno
DAL BALCONE, PER LA FESTA DI SANTA LUCIA,
l’Arcivescovo Mons. Salvatore Pappalardo
Siracusa, 13 dicembre 2011
Carissimi fratelli e sorelle,
la festa di Santa Lucia, come ogni
anno, ci riempie l’animo di una particolare
gioia. Questa piazza è ora testimone dei
sentimenti della spontanea e grande devozione che lega la città di Siracusa alla sua
più illustre Concittadina e Patrona.
La festa di quest’anno, mentre ci fa
gioire per la santità e la speciale protezione della nostra cara Santa Lucia, nello
stesso tempo impone una seria riflessione
sulla vasta crisi economica, occupaziona6
le, morale, e politica che stiamo vivendo.
Di fronte a questa emergenza sociale
che travaglia la nostra terra, certamente
non dobbiamo cedere allo scoraggiamento
né allo sconforto, ma dobbiamo reagire
con coscienza e responsabilità.
Ciascuno deve fare la sua parte:
- i politici facciano leggi giuste ed eque,
che tengano conto dei bisogni delle
fasce più deboli;
- gli amministratori pubblici si prendano cura del bene comune senza fare
sprechi inutili o di parte;
- gli imprenditori siano più coraggiosi
negli investimenti, superando la logica
e la ricerca del massimo profitto e
creando lavoro ed occupazione;
- i datori di lavoro garantiscano la giusta retribuzione e i lavoratori facciano
bene il loro dovere;
- gli educatori si impegnino con tutte le
loro forze per la crescita sana e responsabile delle nuove generazioni.
In questo momento di crisi a nulla giovano le cosiddette chiacchiere da salotto,
né i giudizi avventati contro i rappresentanti delle istituzioni, né tanto meno la
ricerca di interessi egoisti o di parte; è
chiesto, invece, a tutti e a ciascuno personalmente, un rinnovato impegno di
responsabile partecipazione per il conseguimento del bene comune. Recentemente
il Santo Padre Benedetto XVI, nel corso
foto Garro
della visita apostolica a Lamezia Terme,
auspicava la formazione di una nuova
generazione di uomini e di donne capaci
di promuovere non tanto interessi di parte,
quanto il bene comune (Omelia, 9.10.2011).
Quest’invito è per ogni uomo di buona
volontà, per ogni cittadino a cui sta a cuore
la sorte di questa città e del nostro territorio.
Esso riguarda in particolare quanti ci riconosciamo nella fede cristiana. Anche questa
responsabilità la ribadisce e la ricorda con
autorevolezza a noi il Papa: Dal dono di
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amore di Cristo proviene la nostra speciale
responsabilità di cristiani nella costruzione
di una società solidale, giusta, fraterna
(Omelia Corpus Domini, 23,06.2011).
In questo momento di crisi globale,
“anche la Comunità cristiana diocesana
si sente interpellata a riflettere evangelicamente su tale situazione e a chiedere
con forza che venga realmente ricercato e
perseguito il bene comune (e solo il bene
comune) da parte delle varie componenti
della società secondo le competenze specifiche di ognuna”1.
Nella logica della corresponsabilità si
stanno muovendo le nostre parrocchie
dando vita a progetti di solidarietà, come i
centri di ascolto Caritas, le mense per i
poveri, la Casa di Sara e Abramo per l’accoglienza notturna dei fratelli senza tetto
e, in sinergia con altri Enti e Associazioni,
anche il Banco Alimentare e il progetto
Pellicano per la raccolta di derrate alimentari da destinare ai più poveri.
Il nostro modello sono i Santi. Ci viene
sostegno e aiuto da Santa Lucia, che non
ha mai pensato a se stessa, ma al bene di
tutti, distribuendo il suo patrimonio ai
poveri della città. Così Ella visse la logica
dell’Incarnazione del Figlio di Dio, Gesù
di Nazareth, il quale si fece solidale con
gli uomini, assumendo la nostra precarietà
e donandoci la sua vita.
Santa Lucia ci protegga e ci guidi nella
testimonianza della Fede, della Speranza e
della Carità.
Viva Santa Lucia!
Salvatore Pappalardo
Arcivescovo Metropolita di Siracusa
Arcidiocesi di Siracusa, Nella situazione di recessione economico-sociale della nostra terra, una Chiesa fedele all’uomo
perché fedele a Cristo!, a cura degli Uffici Pastorali Diocesani, Siracusa 2011.
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Santa Lucia nel Santuario
della Madonna delle Lacrime
Lo scorso 20 dicembre 2011, nel corso
della processione cittadina dalla basilica
del sepolcro verso la cattedrale, il rettore
del santuario della Madonna delle lacrime, don Luca Saraceno, ha pronunciato
un discorso. Per ragioni di spazio, ne pubblichiamo alcune parti soltanto.
Lacrime e sangue
Ottava di Santa Lucia – 20 dicembre 2011
“Sorelle e fratelli carissimi,
in queste ultime settimane anche le più
autorevoli firme dei nostri quotidiani, gli
autori dei servizi giornalistici televisivi,
persino gli addetti ai lavori nel campo dell’economia, non fanno altro che ripetere
un’espressione che è ormai entrata in pianta stabile nei discorsi tra di noi, al bar o
per strada, in casa o al mercato, a scuola o
negli uffici: lacrime e sangue!
Sembra questo esser diventato il motivo conduttore dei nostri argomenti di
discussione, persino il ritornello scelto dai
nostri comici per farci sorridere un po’ e
quantomeno esorcizzare la crisi entro cui
ci stiamo muovendo. Lacrime e sangue: a
ragione delle conseguenze assai indigeste
della necessaria manovra finanziaria che i
nostri governanti sono chiamati ad attuare
per il nostro Paese che vive, sotto diversi
punti di vista, un momento assai delicato.
E purtroppo sono le conseguenze che
direttamente ogni nostra famiglia è
costretta a subire, inseguita da scadenze di
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pagamenti, spesso votata a funambolici
equilibrismi per riuscire a far quadrare i
conti, spremuta da un orizzonte schiacciato su un presente troppo angusto per consentire di pensare positivamente del domani. Avvertiamo un po’ tutti che non sempre
ce la si fa. Lacrime e sangue: che se sentiti insieme come nostri, le nostre lacrime, il
nostro sangue, che se donati e versati
insieme, forse rendono meno inquinato il
clima che stiamo vivendo e lasciano meno
amara la bocca delle nostre esistenze che
rischiano di diventare mute.
Lacrime e sangue: un’espressione che
appartiene al linguaggio simbolico ma che
ben esprime la reale debolezza e serietà
del momento di crisi attuale. Ma «ogni
crisi» – come ha scritto un avvocato – «è
come una moneta: da una parte porta con
sé il pericolo, dall’altra l’opportunità.
Capovolgete la moneta. Non perdetevi
l’opportunità di emergere da questa crisi
più forti e più intelligenti: dei sopravvissuti migliori» (JEFFREY J. DAVIS).
Così la crisi può diventare un’occasione
di crescita, come ricorda Papa Benedetto
XVI: «la crisi diventa occasione di nuova
progettualità» (BENEDETTO XVI, Caritas in
veritate, 21). Così la tristezza e il pianto, che
del dolore è il segno più visibile, possono trasformarsi in gioia. Ce lo ricordano le parole
di Gesù, ce lo ricorda l’intera sua vicenda
culminata con la resurrezione attraverso il
passaggio tragico della morte in croce. Ce lo
ricorda l’esempio più bello
che Gesù ha scelto per parlare della gioia: la donna incinta pronta per partorire e mettere al mondo un uomo. Lo
stesso dolore, a motivo delle
doglie del parto, è l’altra faccia della gioia per la ragione
della nascita di un bambino.
Questa è la gioia cristiana,
questa è la gioia della santità,
questa è la gioia quella vera
e che dura.
Allora possiamo ripensare al senso di quell’espressione che oggi è sulla
bocca di tutti, “lacrime e
sangue”? Possiamo riscriverne il significato? Ridirne
il valore secondo un accento positivo? Lacrime e san-
gue sono per noi siracusani
i segni che più di altri rinviano alle due figure di
donne a noi più care: le
lacrime dicono di Maria, il
sangue di Lucia.
Lacrime e sangue sono
per noi i caratteri della santità: la purezza delle lacrime e la testimonianza del
sangue. Lacrime e sangue
sono parole silenziose che
rimandano a Gesù: le lacrime di Maria sono trasparenza della commozione di
Gesù per gli uomini, del
suo pianto per l’amico
morto e per la città santa
che non trova pace; così il
sangue di Lucia parla della
passione di Gesù che come
vino ha versato la sua vita
per amore di noi uomini.
Maria piange perché ha
capito il senso del pianto di
Gesù, Lucia muore martire
perché ha compreso che
Gesù è nato per donare la
sua vita. Lacrime e sangue
sono due luoghi fondamentali del parto: si piange e si
versa sangue perché qualcuno sta nascendo.
Lacrime e sangue siano
allora per noi simboli di
santità coniugata al femminile, segni di amore che
supera il sacrificio e ogni
possibile crisi, opportunità
di crescita sapendo che il
dolore del parto è solo la
preparazione alla gioia”.
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Il Primate della Chiesa Luterana Svedese:
Santa Lucia con la sua fede
unisce i popoli
In occasione dei festeggiamenti patronali dello
scorso 13 dicembre 2011, Anders Wejryd, arcivescovo luterano di Uppsala e primate della
Chiesa luterana svedese, ha indirizzato all’arcivescovo di Siracusa, mons. Salvatore
Pappalardo, la seguente lettera che pubblichiamo per evidenziare il forte legame delle
due Chiese, nel nome di S. Lucia.
“ Uppsala, 13 dicembre 2011
Arcivescovo Salvatore Pappalardo
Caro Fratello in Cristo,
La pace sia con te, nel nome del nostro Salvatore!
Vorrei cogliere l’occasione per inviarti i cordiali saluti dalla Chiesa di Svezia attraverso il
Rev. Göran Moden e il Rev. Peter Forsberg, che voi avete così gentilmente invitato a farvi
visita, insieme con la “delegazione della Lucia svedese”, in occasione della commemorazione di Santa Lucia.
Gli esseri umani possono dividere o unire; Santa Lucia ha unito con la sua fede e la fedeltà
che ha ispirato e ispira ancora le persone a cercare la comunione con Dio.
Santa Lucia unisce le persone. Il dono del Vaticano di una reliquia di Santa Lucia alla
Chiesa di Svezia e alla parrocchia di Frösön, ci ricorda che, nonostante le differenze, la
nostra comune fede in nostro Signore Gesù Cristo ci unisce.
“Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di
Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo
stesso Cristo Gesù” (Efesi 2:19-20).
Tuo fratello in Cristo Anders Wejryd
Arcivescovo di Uppsala Primate della Chiesa di Svezia”.
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Padre Vincenzo Sbriglio
missionario di Santa Lucia in Giappone
Un nostro conterraneo, il missionario
Vincenzo Sbriglio, fu per ben 59 anni missionario in Giappone (“Nippon” vuol dire
“dove nasce il sole, la luce”) il cui simbolo è un disco rosso su sfondo bianco.
«Visto dall’Europa, - scrisse padre
Sbriglio nel 2000 per la rivista con “Lucia
a Cristo” -, è il paese dove ha inizio la
nuova luce che dopo otto ore imbianca il
bel cielo di Italia. Ma poi tramonta… oh,
la tristezza del tramonto: l’uomo ha bisogno di una luce che gli illumini l’anima
senza pause di buio: quella che viene da
Dio per illuminare tutti gli uomini, i loro
cuori e la loro vita».
In Giappone padre Sbriglio ha costruito
due chiese che portano il nome di Siracusa
in quella lontana terra del sole, tanto fu il
suo amore per la nostra città di cui era
innamorato: una chiesa-salone dedicata a
S. Lucia e un’altra alla Madonna della
Lacrime.
Padre Sbriglio annotò in una sua lettera
che S. Lucia «non solo i cristiani, ma
anche i pagani la conoscono. Come?
Attraverso la canzone napoletana “Santa
Lucia”. Questa canzone fu importata agli
inizi con la musica europea e la conoscono
tutti, si trova sui libri di scuola e tutti
sanno anche l’immancabile spiegazione:
“S. Lucia, il luogo più bello di Napoli,
così chiamato dal nome della chiesa che lì
si trova”».
Questo nostro geniale missionario,
“dalla vivace intelligenza, vivace, eclettico, straordinario”, compagno di studi in
seminario di mons. Giuseppe Caracciolo,
ha aiutato molti giapponesi nel cammino
della fede cristiana.
Nel dicembre del 2003, durante l’ottavario della festa di S. Lucia, a Siracusa
giunse una coppia di sposi giapponesi, i
coniugi Pietro e Lucia Otsuki, battezzati il
23 febbraio 2002 dal padre Sbriglio, con
una sua lettera commendatizia per una
particolare benedizione in nome di S.
Lucia a loro due e a tutte le altre cristiane
del Giappone che si chiamano Lucia.
Questi bravi cristiani, successivamente,
inviarono una lettera con alcune fotografie
e in una di queste si immortalava il loro
battesimo nel momento della consegna
della candela accesa, quando padre
Sbriglio durante il rito diceva: «Pietro e
Lucia siate luce di Dio per i vostri fratelli
giapponesi».
I coniugi Pietro e Lucia, in Giappone,
«nella società - annotò padre Sbriglio occupano un posto alto, ma qui in chiesa e
fuori chiesa sono come fratelli, con tutti».
I coniugi Otsuki, dopo aver ammirato
la fede di siracusani ed il loro attaccamento a S. Lucia, al loro rientro in Giappone,
scrissero questa stupenda lettera, che piace
riportare per il suo sapore orientale e per
la fede fragrante ed esemplare di questi
giapponesi devoti di S. Lucia.
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I coniugi
Pietro e Lucia Otsuki con
mons. Giuseppe Caracciolo,
nel dicembre 2003.
«Amici di Siracusa, buongiorno.
Vi speriamo tutti in buona salute.
Siamo Lucia e Pietro, giapponesi di
Kobuchizawa; siamo venuti nella festa di
Santa Lucia nel dicembre scorso. Grazie
delle vostre gentilezze in quell’occasione;
ce ne ricorderemo sempre. Grazie.
Quando siamo venuti a Siracusa la
prima volta, circa 10 anni fa, abbiamo
saputo della processione di S. Lucia. Da
allora abbiamo tanto desiderato vederla. E
finalmente, il dicembre scorso, abbiamo
potuto parteciparvi. È stata davvero una
grande espressione di fede, che ci ha commosso. Qui ne parliamo a tutti, ne siamo
rimasti tanto contenti.
Anche il nostro padre missionario è di
Siracusa; p. Vincenzo Sbriglio. Lui ci ha
dato i nostri nomi di battesimo, Lucia e
Pietro. Ci piace molto il nome di Lucia,
pieno di luce, tanto che lo usavamo anche
da prima, con familiarità; e il nome Pietro,
così pieno di fede.
A Siracusa, alla Messa di S. Lucia ci
siamo emozionati moltissimo. E più ancora alla processione dell’Ottava. L’abbiamo
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seguita tutta. Con grande gentilezza il sig.
Benedetto ci ha accompagnato alla prima
fila proprio vicino al Simulacro, e così
abbiamo seguito Santa Lucia con voi.
Siamo stati molto felici nel vedere da
vicino la vostra fede e la vostra preghiera.
Quando la processione è arrivata nella
grande piazza Duomo, con nostra sorpresa, lì era piena di gente. Quando S. Lucia è
entrata nel Duomo, anche noi vi siamo
entrati: ed anche lì era pieno di fedeli.
Alcuni di loro gentilmente ci hanno
accompagnato fino davanti alla Cappella,
e così, grazie a loro, abbiamo potuto vedere da vicino il Simulacro fino all’ultimo
momento quando è stata chiusa la nicchia.
Fra poco è maggio, e S. Lucia scenderà
di nuovo a visitare la città, e incontrare i
suoi concittadini. Che grazia grande!
Anche noi vorremmo tornare a Siracusa in
maggio, in un prossimo futuro.
Attendiamo con gioia il momento in
cui potremo incontrare S. Lucia e Voi,
Siracusani carissimi.
Arrivederci. Lucia e Pietro».
Mons. Pasquale Magnano
Trent’anni di “Con Lucia a Cristo”
Nel trentesimo anniversario di vita della
nostra rivista “Con Lucia a Cristo”, pubblichiamo un articolo di mons. Giuseppe
Caracciolo, suo appassionato fondatore e
direttore dal 1982 sino al 2005.
La mia attenzione per S. Lucia – fino al
1979 – era stata quella normale che ogni
buon siracusano ha per la sua Santa
Patrona e Concittadina.
Interessato – com’ero – a curare l’organizzazione e i problemi della Polisportiva
Hockey Pattinaggio Siracusa – da me fondata nel lontano 1958 per occupare i giovani in un’attività sana e altamente educativa
– respinsi a lungo gli inviti che reiteratamente mi rivolgeva il buon parroco mons.
Giuseppe Bruno, il quale – alla morte di
mons. Ottavio Garana – era stato incaricato
dall’Arcivescovo del tempo di occuparsi,
come componente ecclesiastico, della
Deputazione della Cappella di Santa Lucia.
Mi chiedeva di sostituirlo in questo
gravoso e delicato compito, perché i problemi della parrocchia del Pantheon, di cui
era titolare, e le attività che il suo zelo
sacerdotale continuamente suscitava, gli
creavano notevoli difficoltà a poter svolgere il suo lavoro con la necessaria disponibilità di tempo.
Non mi ritenevo adeguato all’impresa
finché – “obtorto collo” – dovetti accettare! Liberato da altri legami, mi buttai a
capofitto nell’impresa e mi dedicai anima
e corpo a S. Lucia, come ho sempre fatto
per le varie attività che ho curato. Scoprii
una realtà che mi affascinò subito per la
Sua gigantesca statura spirituale e per il
forte richiamo che – da sempre – ha esercitato, esercita ed eserciterà sulla vita di
innumerevoli credenti sparsi in tutto il
mondo e – in modo particolare – siracusani, anche residenti lontano.
Sentii il bisogno di additarLa come
Angelo e guida per tutti nel difficoltoso
cammino della vita (così come l’aveva capita il Sommo Poeta) e creai, come strumento
d’informazione e di formazione spirituale, il
periodico “Con Lucia a Cristo”, che personalmente e in toto ho curato alla vigilia
delle due feste annuali di dicembre e di
maggio, dal 1982 al dicembre del 2005.
Novità e realizzazioni
A tempo pieno L’ho servita per amore e
con amore per ben ventisette anni, facendo
di tutto perché le feste in Suo onore fossero connotate con i segni della gioia – sobri
ma dignitosi – proporzionati al rispetto per
la Persona amata e onorata, e all’imponenza delle folle che vi partecipano, provenienti anche da varie località della Sicilia
e della vicina Calabria.
Le due novità più belle? Il legame solido
e costante stabilito con i numerosi siracusani di Argentina e il coinvolgimento del
ceto femminile nella gestione di una festa
che è incentrata su una splendida figura
femminile.
Realizzazioni? Il costoso, delicato
restauro e completamento del prezioso
altare d’argento della Cappella, la ripulitura della Cappella stessa da tutte le incrostazioni di nerofumo formatesi nel tempo,
il restauro delle più conosciute edicole in
onore della Santa, esistenti in Ortigia e,
soprattutto, la creazione del prestigioso
“centro espositivo luciano”, vicino alla
Cappella della Santa, in Duomo. Vi sono
esposti cimeli storici e “preziosi” offerti,
nel tempo, dalla pietà popolare.
Tutti questi lavori sono stati effettuati
senza il concorso di enti pubblici, ma utilizzando le offerte che spontaneamente,
senza alcuna sollecitazione, la generosità
dei fedeli (quasi sempre anonimi) ha
messo a disposizione.
Mons. Giuseppe Caracciolo
13
NOTIZIE IN BREVE
a cura di Gianni Failla
sono i centosessantanovesimi rappresentanti
di una secolare tradizione tutta siracusana.
foto Puzzo
Società siracusana “Dionisio”
“Il trofeo Santa Lucia”
L’elezione dei “campanellai”
per le feste cittadine di Santa Lucia
A Siracusa, lo scorso 13 novembre
2011, l’assemblea dei soci dell’associazione “Santa Lucia tra i falegnami”, nella
propria sede di via Cavour, ha eletto i
“campanellai” per guidare gli spostamenti
e le soste del Simulacro della Patrona in
occasione delle processioni per le tradizionali feste cittadine in onore di Santa Lucia.
In virtù di questa elezione, per le festività
di dicembre 2011 è stato Luigi Iacono a
rendere il suo servizio. Per la imminente
festa di maggio 2012, il campanellaio sarà
Dario Mazzucco, che si appresta a svolgere il suo compito.
I due “campanellai” Iacono e Mazzucco
14
La sera di domenica 27 novembre
2011, nella sede di piazza Luigi Leone
Cuella, il gruppo colombofilo di Siracusa
della società siracusana “Dionisio” ha
tenuto la cerimonia di premiazione dei
colombofili che si sono distinti nella stagione sportiva 2011 a Siracusa.
Lo scorso anno sono stati impegnati
nelle gare complessivamente 13.381
colombi (un colombo può avere partecipato a più gare), distribuiti su quattordici
gare per colombi adulti e quattro gare per
colombi nati nel 2011. I colombofili che
hanno partecipato alle gare sono stati cinquantanove su ottantatre soci. La gara
regionale da Metaponto è stata vinta dai
cugini Di Maria, con un colombo che ha
percorso la distanza di 393,460 Km alla
velocità di 74,945 Km/h.
Per una simpatica tradizione curata da
trentotto anni dalla “Dionisio” del presidente Italo Carella, in occasione dei
festeggiamenti di “S. Lucia di maggio”, in
segno di devozione hanno sorvolato il
Simulacro 650 colombi viaggiatori di trentasette soci.
Durante la cerimonia di premiazione di
domenica 27 novembre 2011 è stato consegnato al vincitore, Davide Bramante, il
“Trofeo Santa Lucia”, offerto dalla
Deputazione della Cappella di Santa Lucia.
“Lucia, Luce dell’anima”
Lettura scenica a Siracusa
A Siracusa il 16 dicembre 2011, nella
basilica di S. Lucia al sepolcro, è stata
rappresentata la lettura scenica di “Lucia,
Luce dell’anima. Riflessione contemporanea e narrazione a tre voci del martirio di
S. Lucia, Patrona di Siracusa”. Testo e
direzione artistica di Dario Bottaro, con la
collaborazione dei giovani della basilica.
“Lucia, luce dell’anima” è nata da una
riflessione, definita “contemporanea”.
Un uomo del nostro tempo, in piena
crisi, in particolare ha riflettuto su questo
momento storico.
Questo personaggio, nel suo riflettere,
ha incontrato Lucia, che poco per volta è
riuscita a fargli volgere lo sguardo verso
la luce e non più verso il buio.
Attraverso un incalzante dialogo, Lucia
gli ha dato testimonianza del suo martirio,
subìto per amore di Cristo, in nome di
quell’Amore che è universale e che non ha
confini.
Musiche di sottofondo hanno accompagnato questo dialogo durante il quale l’uomo ha iniziato a testimoniare un sapere
che solo l’Amore può far sgorgare anche
nei cuori più duri.
In ultimo, a lode di Dio, un ringraziamento particolare alla nostra Patrona,
Colei che “dal cielo ci assiste quale
Concittadina e Avvocata potente”.
“NOTE PER LUCIA”
Quinta edizione a Siracusa
Nella serata di sabato 17 dicembre
2011 nella basilica di Santa Lucia al
Sepolcro si è tenuta la quinta edizione dell’evento culturale “Note per Lucia”, promosso ed organizzato dalla società Kairós
Turismo Cultura Eventi, in collaborazione
con l’Istituto Superiore di Scienze
Religiose “San Metodio” e la Pontificia
Commissione di Archeologia Sacra, nell’ambito della settimana dei festeggiamenti dedicati alla Santa Patrona.
L’evento è stato caratterizzato dalla
straordinaria performance musicale di
Vincenzo Zitello. La serata musicale è
stata introdotta dalla presentazione curata
dal prof. Piero Cavallaro e da una riflessione di don Nisi Candido, direttore
dell’ISSR “San Metodio”, sul tema
“Musica e Spiritualità”.
L’ottimo risultato raggiunto è stato
frutto di varie componenti, che hanno proposto un programma ricco di musicalità e
carico di spiritualità.
Grande l’affluenza del pubblico e delle
maggiori autorità cittadine ad iniziare dall’arcivescovo mons. Salvatore Pappalardo.
Circa cinquecento persone hanno seguito
con grande attenzione il dipanarsi del suggestivo programma artistico.
Al successo della serata ha ovviamente
contribuito la location con la presenza in
basilica dell’argenteo simulacro della
Santa Patrona e la produzione esecutiva
dell’evento curata per la Kairós da
Rosanna Sparatore.
La 27ª Befana del falegname
A Siracusa lo scorso 6 gennaio 2012, nel
salone “mons. Gentile” di via delle vergini,
si è svolta la cerimonia conclusiva della 27ª
“Befana del falegname”, promossa – come
ormai da tradizione – dall’associazione
“Santa Lucia tra i falegnami”.
Si è rinnovato un incontro fraterno e
gioioso tra le famiglie del sodalizio, con la
partecipazione delle autorità della Città e
con la solidarietà verso i bambini ospiti
della Casa Protetta di via Lazio, cui sono
stati consegnati doni personalizzati in base
all’età ed alla personalità di ognuno.
15
La festa, iniziata nella mattinata con la
consegna dei regali ai piccoli ricoverati
nel reparto pediatria dell’Ospedale
Umberto I, si è conclusa con la distribuzione dei doni della cara Befana ai bambini degli associati.
Pellegrinaggio Luciano a Catania
Nuova Deputazione
della Cappella di Santa Lucia
L’Arcivescovo di Siracusa mons.
Salvatore Pappalardo, la sera del 13 gennaio scorso, a conclusione della celebrazione eucaristica nella chiesa cattedrale,
ha comunicato i nuovi nominativi del
Consiglio di amministrazione della
“Fondazione Deputazione della Cappella
di Santa Lucia”.
L’Arcivescovo ha nominato mons.
Maurizio Aliotta, vicario generale
dell’Arcidiocesi, nel ruolo di presidente.
Sarà affiancato dall’avv. Giuseppe
Piccione, dalla prof.ssa Lucia Rizza, e dall’avv. Pietro Romano.
Lo scorso 26 gennaio 2012 il Consiglio si
è insediato ufficialmente e ha iniziato la programmazione, soprattutto per la prossima
festa del patrocinio della patrona S. Lucia.
L’Arcivescovo ha ringraziato i quattro
componenti uscenti: il presidente avv.
Antonio Bandiera, il tesoriere mons.
Giuseppe Calvo, e i consiglieri avv.
Gianni Failla e prof.ssa Concetta Oliveri,
che hanno operato nell’ultimo quinquennio 2006-2011.
Con la nomina della nuova Deputazione
e con l’ordinario avvicendamento, si perviene ad una nuova fase della sua storia: si rinnova un lungo cammino iniziato nel lontano
1541 con l’istituzione della Deputazione da
parte del vescovo Girolamo Beccadelli
Bologna, per promuovere nel tempo il culto
della Santa concittadina.
16
Nell’ambito del programma di avvicinamento ai festeggiamenti in onore di
Sant’Agata, vergine e martire, Patrona della
città di Catania e della diocesi catanese, le
comunità luciane di Belpasso, Siracusa e
Carlentini hanno partecipato, domenica 15
gennaio 2012, al pellegrinaggio sulla tomba
di Sant’Agata, i cui resti si trovano all’interno della chiesa di Sant’Agata la Vetere.
Si è così rinnovato, idealmente il viaggio che fece la vergine Lucia sulla tomba
di Agata per implorare la guarigione della
madre Eutichia, così come descritto negli
atti del martirio del codice Papadopulo. Al
pellegrinaggio, composto da oltre un centinaio di devoti e di portatrici di Santa
Lucia, hanno partecipato i rappresentanti
della Deputazione della Cappella di Santa
Lucia di Siracusa (in particolare la responsabile delle portatrici delle Reliquie di
Siracusa, prof.ssa Cettina Oliveri e
Benedetto Ghiurmino, maestro di cappella), accompagnati dal rettore del seminario
siracusano, monsignor Salvatore Caramagno,
che ha portato le Reliquie di Santa Lucia; i
devoti portatori della basilica di Santa
Lucia al Sepolcro; i rappresentanti dei
devoti e della Deputazione di Carlentini.
Le delegazioni luciane della diocesi di
Siracusa sono state accolte dai devoti del
circolo e del comitato di Santa Lucia in
Belpasso, che hanno organizzato il pellegrinaggio con i rappresentanti delle parrocchie di Santa Lucia in Ognina e Santa
Lucia al Fortino.
Poi l’arrivo del Sacro Velo di
Sant’Agata, portato dal parroco della cattedrale di Catania. Successivamente la
celebrazione eucaristica presieduta dal
nunzio apostolico monsignor Alfio
Rapisarda. Infine la benedizione con le
Reliquie di Santa Lucia e Sant’Agata.
A Siracusa in febbraio
due mostre dedicate a Santa Lucia
nell’arte del presente”. La prima nella cappella sveva arcivescovile di piazza Duomo
e la seconda nell’ex monastero del ritiro in
via Mirabella.
Entrambe le realizzazioni, ideate dall’editore Emanuele Romeo e animate con il
supporto del Museo del Cinema di
Siracusa, sono nate all’interno della manifestazione “Luci a Siracusa”.
Il primo evento, “Santa Lucia, la devozione nell’arte”, curato da Michele
Romano (docente di Valorizzazione dei
beni storico-artistici presso l’Accademia
delle Belle Arti di Catania), ha accolto
sino al 26 febbraio dipinti, sculture ed “ex
voto”, datati fra il Seicento e l’Ottocento.
Si è trattato di opere inedite, presentate
per la prima volta a Siracusa, appartenenti a
collezionisti privati e quindi di straordinario
interesse artistico, culturale e religioso.
Nella mostra “Lucia nell’arte del presente”, curata da Ornella Fazzina (docente di
Storia dell’Arte presso l’Accademia di
Belle Arti di Catania), sono state esposte
sino al 26 febbraio opere di scultura, fotografia e pittura di artisti di livello nazionale che si sono confrontati sui temi del
sacro e della luce: Giovanni Chiaramonte,
Michele Ciacciofera, Paolo Greco,
Carmelo Nicosia, Aldo Palazzolo, Vincent
Pirruccio, Lela Pupillo e Paolo Scirpa.
La scomparsa di
Pasqualino Cassia
Per gentile concessione dell’editore Emanuele Romeo
Lo scorso 11 febbraio 2012 a Siracusa
sono state inaugurate le mostre “Santa
Lucia, la devozione nell’arte” e “Lucia
Lo scorso 4 marzo a Siracusa è prematuramente scomparso il carissimo amico
Pasqualino Cassia. La rivista “Con Lucia a
Cristo” con gratitudine lo ricorda come
fedele e generoso collaboratore della
Deputazione della Cappella di Santa Lucia.
Impressionante la partecipazione della
gente ai funerali, celebrati in cattedrale il
successivo 6 marzo.
17
Canti di lavoro dei contadini
Era il canto, l’eco fedele della vita di
un tempo del popolo siciliano. Il bambino
giocava cantando filastrocche, la mamma
cantava “ninne nanne” per addormentare il
neonato, la fanciulla da marito cantava al
telaio e sognava. Il pescatore, per esorcizzare la paura delle insidie del mare, gettava le reti cantando. Cantava persino il carcerato per dare sfogo al proprio lamento.
Per il nostro popolo il canto era la
forma più genuina per esternare sentimenti
improvvisi di gioia, di malinconia, di speranza e finanche di rabbia.
I canti di lavoro dei contadini invece
avevano come connotazione propria la religiosità della preghiera corale. Ogni categoria di contadini, aratori, zappatori, seminatori, mietitori, potatori, raccoglitori, bacchiatori, aveva un proprio santo protettore a
cui, durante il lavoro, tutta la ciurma si
rivolgeva attraverso un canto che conteneva
le richieste comuni. I canti dei nostri contadini sono componimenti semplici, di autori
ignoti, poveri di cultura, ma ricchi di fantasia e di sentimenti in quanto il siciliano che
lavorava la terra nasceva poeta popolare.
La stessa musica, che accompagna il testo
dialettale, è improvvisata e caratterizzata da
cadenze di arabo retaggio.
Scandiva i ritmi d’esecuzione del lavoro
degli scutulaturi (sostantivo deverbale derivante da Excutulare, iterativo di Excutere
che in latino significa “scuotere”) o rramazzaturi (bacchiatori che percuotono con un
bastone alto, detto rramazzu, l’albero per
18
farne cadere il frutto) un canto che testimonia che questi contadini avevano eletta a
loro protettrice la nostra Santa Lucia:
Santa Lucia ‘a sarausana
chiddha ca varda (protegge) li scutulaturi
iddha s’è assisa ‘nta ‘mpizzu di rrama
(seduta sulla punta di un ramo)
Santa Lucia ‘a sarausana.
Santa Lucia, protettrice della vista, è
dalla fantasia popolare immaginata seduta
sulla punta di un ramo a vigilare costantemente sulla incolumità dei suoi devoti perché i frutti (specie le mandorle che hanno
il guscio duro e appuntito) dello stesso
albero, battuti con forza contemporaneamente e da più scutulaturi, si sarebbero
potuti trasformare in proiettili vaganti contro i loro occhi. Tra il monotono e continuo battere dei rramazzi, la presenza della
Patrona aiuta anche ad alleviare la loro
fatica, a sollevarne il morale e a ritemprarne lo spirito abbattuto.
Costretti a lavorare per più di dodici
ore al giorno, spesso sotto il sole cocente e
per una paga insufficiente a sfamarli, i
cugghituri (raccoglitori) di olive o di mandorle, in gran parte mogli e figlie degli
scutulaturi, nella Contea di Modica (fino
al 1927 in provincia di Siracusa), imploravano all’imbrunire Santa Lucia, simbolo
della luce, non perché, come volevano i
proprietari dei terreni prolungasse la luce
del giorno, ma per farla cessare prima, in
modo di potere godere del meritato riposo.
(Descrive così un anonimo poeta il ritorno in
famiglia del contadino di sera: Junci a la
casa e l’alligrizza trovi/ e li carizzi di lu caru
beni/e, comu fannu li zzituzzi novi/ passa
stanchizza e ti scordi li peni.).
Stando all’antu (posto di lavoro), l’intera
ciurma, flagellata dalla sferza del sole, grondante di sudore e curva tutto il giorno per raccogliere velocemente, tra le frasche e le zolle,
ad uno ad uno, il frutto degli alberi fatto cadere dagli scutulaturi, così pregava cantando:
Gesù, Santa Maria, unn’è lu suli?
Santa Luciuzza, facitulu cuddari
(lett. sparire dietro il colle)
gnornu ca semu a brancicuni (a carponi)
mancu li cani si sentunu abbaiari.
Nun lu faciti no, ppi li patruni
facitilu ppi li poviri jurnatari.
Che il lavoro dei cugghituri fosse insopportabile sfruttamento dei padroni e angosciosa oppressione lo desumiamo anche da
un altro canto di cui riportiamo la seguente
quartina:
Havi di l’arba cchi semu a bbuccuni
(È dall’alba che siamo a ginocchioni)
li çianchi si li manciunu li cani
nun avemu cchiù spaddhi e cucuzzuni (nuca)
cci hamu pirdutu la testa e li mani.
Quelli dei nostri scutulaturi e cugghituri
sono accorati canti di lavoro che sembrano
singhiozzi, i sospiri delle loro anime che soffrono e invocano la loro protettrice Santa
Lucia per ottenere condizioni di vita più
umane.
-7 Dal saggio di Carmelo Tuccitto
Santa Lucia ‘a sarausana
nella paremiologia dialettale
19
Proporzioni, armonia e bellezza nel Simulacro
argenteo della nostra Santa Lucia (2ª Parte)
di Ernesto Maria Puzzo
La “proporzione aurea”
L’inedita analisi geometrica sull’armonia e la bellezza del Simulacro argenteo di
Santa Lucia, che mi appresto ad esplicitare,
farà capire al lettore che niente nell’opera è
stato lasciato al caso e che l’artefice della
sua progettazione ha messo a frutto l’insegnamento dei suoi maestri applicando nella
distribuzione compositiva delle parti, con
molta probabilità, l’eccellente metodo chiamato «Proporzione aurea». Tale sistema,
applicato principalmente al rettangolo e
rivolto alla ricerca delle proporzioni ideali,
fu utilizzato dagli artisti greci dell’età classica, in particolare nell’architettura. Venne
sviluppato nel periodo rinascimentale,
anche nella versione matematica, da Luca
Pacioli che lo definì “Divina proporzione”.
Nel secolo scorso l’architetto Le Corbusier
trasformò il termine ed il metodo della proporzione aurea in «Modulor», utilizzando
una scala di grandezze basata sulle proporzioni del corpo umano per la progettazione
architettonica di spazi e arredi.
Alcuni affascinanti studi grafici hanno
dimostrato che in natura, oltre che nel corpo
umano, si possono ritrovare rapporti aurei
nella struttura delle conchiglie, nella dimensione delle foglie, nella distribuzione dei
rami degli alberi, nella disposizione dei semi
di girasole, ecc. Per comprendere meglio di
cosa parliamo, descriverò di seguito come si
perviene geometricamente alla proporzione
20
di un rettangolo aureo e come esso dimostri
l’armonicità delle parti che compongono il
Simulacro di Santa Lucia.
Diciamo subito che il termine aureo
non è, in questo caso, riferito al prezioso
metallo, ma ad una eccellente figura geometrica rettangolare, figura 1, i cui lati si
relazionano fra loro, in base ad un rapporto
di misura tra le diverse parti, che nell’insieme producono un effetto di armonia.
Esso si costruisce disegnando inizialmente
un quadrato, al cui lato si assegna una
unità di misura. Dividendo questo lato a
metà, si traccia, a partire da esso, una diagonale che va ad incontrare l’angolo superiore sinistro (o destro). Facendo centro
con il compasso su questa metà e puntando
sul punto estremo della diagonale, si traccia un arco che va ad incontrare il prolungamento del lato di base del quadrato.
Tracciando da quel punto una retta perpendicolare al prolungamento del lato di base,
fig. 1
fig. 2
essa incontrerà il prolungamento del lato
superiore. Si ottiene così, dalla loro unione, una nuova figura geometrica, non più
quadrata ma rettangolare, avente proporzione aurea.
Il rettangolo aureo, disposto in verticale oppure in orizzontale, potrà essere poi
rimpicciolito o ingrandito per mezzo della
sua diagonale. Con lo stesso metodo geometrico si perviene alla spirale aurea, figura 2, anch’essa impiegata nella struttura
della statua.
Il Simulacro e la distribuzione
geometrica delle parti auree
Verificheremo adesso, con l’aiuto delle
immagini A, B, C, D, quali sono, nella
vista frontale, laterale e dall’alto, le parti
racchiudibili dentro spazi geometrici
aurei. Nella figura A si dimostra che, ottenuto il primo grande rettangolo aureo, se
ne possono ottenere altri di dimensioni
diverse, usando la diagonale. A lato di essa
ho riportato la misurazione in otto parti,
del Canone policleteo, perché ci tornerà
utile più avanti. Nella mappa a colori della
figura B si distingue la struttura aurea di
tutte le parti armoniche.
Si individuano due rettangoli aurei e
precisamente il n° 1 che comprende la base
(1a), lo spazio con le aquile più la base
(1b), il sarcofago (1c) i vasi (1d) e il n° 2 di
dimensione più piccola, riservato alla
splendida statua argentea di Santa Lucia,
composto da due rettangoli centrali sovrapposti e da quattro ai lati. Come si può notare, l’altezza di quest’ultimo rettangolo
aureo è equivalente alla suddivisione in
ottavi stabilita da Policleto nel suo Canone.
Passo a descrivere nel dettaglio i vari
spazi ed inizio dal rettangolo 1b (colore
verde chiaro), disposto in orizzontale, il
quale contempla al suo interno la base del
Simulacro 1a, divisa a sua volta in tre rettangoli (colore verde scuro con quadrato
giallo) e lo spazio contenente le aquile, i
pilastrini ed il fondo del sarcofago di
forma convessa”.
21
La base è un parallelepipedo le cui
pareti sono decorate a sbalzo con motivi
floreali classicheggianti.
Essa è interrotta, nei lati corti, da due
fori quadrati utilizzati per l’inserimento
delle travi, durante il trasporto in processione. È da notare che i due fori (nella
mappa segnati con il colore giallo limone)
sono inseriti, a loro volta, dentro due spazi
rettangolari, la cui altezza corrisponde
all’unità di misura policletea, cioè 1/8
della figura e corrisponde all’altezza del
volto della statua della Santa (vedi Canone
posto accanto all’immagine A). È doveroso evidenziare che il volto è realizzato in
argento smaltato e non in terracotta. Le
quattro aquile argentee, sovrastanti la
base, che stringono tra gli artigli un fulmine, riportano sul petto l’arme della città
sbalzato in oro, s’inquadrano dentro questo spazio e sembrano sostenere, con le
loro ali il sarcofago, che appare lievitare
con leggerezza. Osservando attentamente
si comprende però che sono i quattro esili
pilastrini quadrangolari in ferro, poggianti
sulla base e nascosti dalle aquile, ad avere
il gravoso compito di sorreggere tutta la
struttura. Il secondo spazio aureo 1C
(colore giallo cromo) racchiude la massiccia forma a sarcofago (o cassa), voluta,
probabilmente, per conservarvi le spoglie
della Santa. Infatti il pregevole bassorilievo incorniciato sulla facciata principale
del sarcofago (raffigurante il seppellimento di Santa Lucia, tratto dall’omonimo
dipinto del Caravaggio) fa da sportello,
purtroppo da sempre, al vuoto contenitore
(foto in alto). Questo complesso contenitore plastico - architettonico (sarcofago) è
22
chiuso nella sua parte inferiore da una
robusta e decoratissima base (non facente
parte di questo rettangolo aureo, ma del
precedente) e nella sua parte superiore da
un coperchio a piramide tronca con cornice aggettante. Nei lati lunghi è suddiviso
da lesene e decorato con bassorilievi istoriati raffiguranti episodi della vita e del
martirio di Santa Lucia, inquadrati dentro
cornici decorate a sbalzo. Otto nicchie,
contenenti figure di vescovi modellati a
tutto tondo, scandiscono infine gli angoli
della bellissima cassa argentea.
Il terzo e ultimo spazio 1d è diviso in
tre parti. A destra e sinistra due piccoli rettangoli aurei (colore grigio), inquadrano i
vasi sostenuti da un piccolo zoccolo cubico e fra questi, al centro, uno spazio geometrico quadrato (colore grigio chiaro)
che definisce il piedistallo della statua.
Apprendiamo dallo storico Giuseppe
Agnello che essi furono fatti eseguire dal
Senato siracusano nel 1768 e aggiunti
nello spazio risultante agli angoli del
coperchio (vedi particolare E1, cerchiato
in blu nella vista E, sotto la figura D). Ma
proprio l’inserimento di tali vasi, che
richiamano l’impianto architettonico di
altre casse coeve esistenti in Sicilia, fa
riflettere sull’idea progettuale del Simulacro, confermata da documenti di cui parlerò più avanti. Nella figura C, per facilitarne visivamente la descrizione, ho
sovrapposto la struttura geometrica alla
foto del Simulacro. La figura D riporta il
fianco del simulacro e l’altra la vista dall’alto E del coperchio. Esse, definendo la
terza dimensione e quindi la profondità,
anticipano l’argomento sulla tridimensionalità, che verrà affrontato nella terza
parte del mio studio. La consueta mappa a
colori mette in rilievo la lunghezza del
Simulacro con l’impiego di rettangoli che,
sovrapponendosi in altezza, racchiudono
al loro interno la base (1), lo spazio vuoto
(2) e la cassa (3). Sopra di essi, in linea
con lo spazio mediano, si dispongono uno
sull’altro, lo spazio quadrato del piedistallo (4) e due rettangoli che racchiudono la
statua (5). Una spirale aurea, infine, si
inserisce alla base dell’ultimo rettangolo e
determina il punto in cui viene a trovarsi
la mano recante la tazza con gli occhi e la
fiamma.
La seguente nota storica conferma,
assieme alla mia verifica geometrica, il
complesso studio progettuale dovuto alla
mente creativa del progettista.
Le fruttuose ricerche condotte nel secolo scorso dal can. Ottavio Garana e dallo
storico Giuseppe Agnello hanno portato al
ritrovamento di Atti del Senato Siracusano
del 1588, che parlano dell’assegnazione e
del compenso di onze 26 al fiorentino
architetto Camillo Camilliani (identificato
come assoluto ideatore dell’opera) per il
disegno della cassa di Santa Lucia. Segue
però la preziosissima realizzazione in
argento dovuta al maestro palermitano
Pietro Rizzo, di cui cercherò, nel prossimo
articolo, di dimostrare anche la paternità
plastica delle parti più significative del
Simulacro.
* Nella terza parte si parlerà dell’aspetto aureo
nella vista tridimensionale.
23
Il culto di
Santa Lucia
a Scicli
La splendida e antica città di Scicli, un
tempo inserita nella Diocesi di Siracusa,
costituisce uno dei centri abitati del “Val
di Noto” dichiarati “Patrimonio
dell’Umanità” dall’UNESCO, per i suoi
straordinari monumenti barocchi. Vanta
una storia che abbraccia un arco di ben
oltre tremila anni; i numerosi reperti
archeologici testimoniano nel sito la presenza sicula, greca e romana, e parecchie
anche le tracce della dominazione bizantina, araba e normanna. Grazie soprattutto
alla sua strategica posizione collinare, con
il mare a poca distanza, dal 1292 assumerà
il ruolo rilevante di avamposto militare
della Contea di Modica, tanto da diventare
dal 1535 uno dei dieci capoluoghi di sede
d’Armi della Sicilia. Il secolo XVI è per
Scicli il momento di massimo splendore
nel campo economico e sociale, ed è in
questo periodo che vive un suo illustre
concittadino: Pietro Di Lorenzo, conosciuto popolarmente come “Busacca”, famoso
banchiere che destinò la propria eredità
alla sua Scicli per la realizzazione di
un’importante opera pia. Il terremoto del
1693 distrugge gran parte della città ma
questa, grazie anche all’intraprendenza
della sua gente, risorge sul suo stesso sito
24
più bella che mai, con quei capolavori di
architettura barocca che oggi ammiriamo.
E proprio tra queste bellezze artistiche
possiamo notare la profonda devozione
del popolo sciclitano verso Santa Lucia.
Don Ignazio La China, parroco della chiesa di S. Giuseppe a Scicli, nonché docente
di Diritto Canonico presso l’Istituto
Superiore di Scienze Religiose S. Metodio
di Siracusa, afferma che nella sua città c’è
sempre stata una fervente devozione verso
la Martire siracusana, con una grande partecipazione di popolo alle varie funzioni
religiose, soprattutto quelle nel giorno
della sua memoria, con un pellegrinaggio
fino all’antica chiesetta rupestre a lei dedicata, situata sull’alto colle di S. Matteo.
Nell’artistica chiesa di S. Teresa, vero
paradiso barocco dove arte e fede vanno dav-
vero a nozze, tra il candore degli stucchi settecenteschi, realizzati magistralmente da
Pietro Cultraro, troviamo nell’abside l’immagine della nostra Santa; qui però Lucia non è
concepita nel classico Simulacro traslabile,
ma è un opera stabile, in stucco, inglobata
nell’elaborato sistema ornamentale. Con
spiccato atteggiamento trionfante, tra le alte
colonne corinzie che reggono il cornicione
aggettante, si affaccia non a caso lei, che è
stata una vera e propria colonna di fede, simbolo di fortezza. Appare in una sembianza
decisamente trascendentale, ormai trasfigurata nella gloria di Dio (cfr. foto di pag. 24).
Arriviamo infine nella bella chiesa
barocca di S. Giuseppe, di origine cinquecentesca, dove tra l’altro in uno degli altari
c’è il dipinto con l’immagine di S. Lucia già
pubblicata lo scorso anno su questa rivista;
qui è custodito un pregiato reliquario argenteo, datato 1738, che racchiude una reliquia
della Martire, consistente in un piccolo
frammento osseo; viene ostentata alla pubblica venerazione ogni anno per tutta la
giornata del 13 dicembre, al termine della
quale si svolge la solenne celebrazione
eucaristica partecipata da numerosi fedeli.
Angelo Garofalo
IL CORREDO DEL SIMULACRO DI S. LUCIA
Gli anelli
La mano destra del simulacro argenteo di S. Lucia è arricchita da alcuni anelli,
per due dei quali è doveroso approfondire l’esame.
Il primo, il più vistoso dei tre, è quello collocato nel dito indice. L’anello reca
al centro una croce dell’Ordine di Malta, contornata da un giro di brillanti e da
fascette anch’esse di brillanti.
Il secondo anello, nel dito anulare, è di forma circolare ed ha al centro un grosso topazio attorniato da sedici brillanti.
Cronologie: non rilevate. Si
conoscono soltanto le date
delle due donazioni.
Committenza: si conosce soltanto quella del primo anello
(della famiglia Arezzo della
Targia).
Notizie storico-critiche: le fonti
storiche relative al primo anello
preso in esame non danno la data
dell’esecuzione del prezioso
manufatto, bensì quella della
donazione. Nunzio Agnello (su Ricordi storici sullo stato antico e moderno della
Chiesa siracusana, del 1888) riferisce, infatti, che questo anello fu donato nel 1822 dal
vescovo siracusano Filippo Trigona. Per il secondo anello, sempre Nunzio Agnello
scrive di una donazione fatta nel 1843 da Don Antonio Lentinello.
D.B.
25
Il seppellimento
di Santa Lucia
“Nelle sue speciose tele non videsi mai
aria turchina, ma il campo tutto nero,
restringendo in poche tinte la forza del
lume” (F. Susinno).
Il seppellimento di Santa Lucia è la
prima opera siciliana del Caravaggio,
datata tra il 6 ottobre e il 6 dicembre del
1608. Grazie all’aiuto del pittore siracusano Mario Minniti, suo amico dagli anni
delle produzioni pittoriche romane, il
Senato di città gli commissiona l’opera per
la rinascente Chiesa di Santa Lucia fuori
le mura. Non è da escludere l’interessamento dell’erudito e archeologo Vincenzo
Mirabella, il quale, com’è noto, si prodigò
per rendere piacevole il soggiorno a
Siracusa al nostro pittore, accompagnandolo anche nelle latomie, dove il
Caravaggio inventò la leggenda dell’“Orecchio di Dionigi”.
L’ambientazione dell’opera, che tanto
ha impegnato gli studiosi in un’identificazione precisa (Rotonda di Adelfia nella
catacomba di San Giovanni, Cripta di San
Marciano, Grotta dei cordari), potrebbe
essere una “sintesi mnemonica di ambienti
siracusani di carattere archeologico-criptico e che abbia, quindi, conferito allo spazio pittorico i caratteri consonanti di una
latomia o di una catacomba.
In quest’ultimo caso ci sembra più logico ipotizzare quella di Santa Lucia, dove
venne seppellita la vergine siracusana. Il
seppellimento è stata dipinto ad olio su
una tela di canapa (m. 4,0 8 x m 3), preparata con gesso, carbonato di calcio, nero,
26
terre gialle e rosse, nonché olio. Nel 1821
venne ridipinto da Giuseppe Politi provocando, col passare del tempo, l’ossidazione dei colori originari. Nel 1921 Riccardo
de Bacci Venuti rinforzò la tela e operò
qualche ritocco e rimozione delle vernici.
Venne restaurata a Roma presso l’Istituto
Centrale del Restauro negli anni Quaranta;
rinforzato ulteriormente il supporto pittorico, asportate le vernici ossidate ed alcuni
rifacimenti. Tali interventi misero in maggiore evidenza alcuni particolari.
Nel dicembre del 1948 l’opera ritornò a
Siracusa e rimase nella sua collocazione
originaria sino al 1972. Passò poi in prestito temporaneo alla Galleria Regionale di
Palazzo Bellomo, ritornando nel 2006 alla
chiesa di appartenenza. Già agli inizi degli
anni ‘70 del XX secolo, si era imposta la
necessità di una valutazione attenta dello
stato di salute del dipinto che cominciava
a risentire del forte tasso di umidità esistente all’interno della chiesa, facendo
registrare notevoli distaccamenti del
brano pittorico. A questo si aggiungevano i pericoli rappresentati dai cedimenti
strutturali dell’edificio chiesastico (crollo
del portico), nonché un tentativo di furto.
Questa serie di fatti fece prendere la
decisione di trasportare nuovamente il
capolavoro caravaggesco presso
l’Istituto Centrale del Restauro, ove restò
dal 1972 al 1979.
Una corretta metodologia tecnica di
indagine preventiva e di intervento ci
permette oggi di ammirare il capolavoro
del Caravaggio cogliendone lo straordinario linguaggio originario. Si sottolinea
il recente lavoro di indagini radiografiche e riflettologiche sull’opera, coordinato da Gioacchino Barbera, i cui risultati
sono stati pubblicati nel 1996.
Il fascino dell’opera
Chiunque si avvicini per la prima
volta all’opera del Caravaggio non può
che rimanerne affascinato. Chi invece
torna ad ammirarla non può che riconoscerne l’immensità di accenti. Colpisce
la scelta del pittore, il quale dovendo
realizzare un quadro sulla Patrona della
città, sceglie il momento più triste e
commovente: il momento in cui i due
becchini, resi in primissimo piano con le
loro masse muscolari e il loro abbigliamento da pugili, come qualcuno ha scritto, stanno per scavare la fossa per seppellire la giovane Lucia, realizzata in
fortissimo scorcio.
Dietro il corpo ormai senza vita sta
una folla di umile gente piangente con al
centro il diacono e sulla destra oltre alla
figura dell’armigero, quella del vescovo
benedicente. Dietro i personaggi incombe lo sfondo dai toni scuri e bui. È noto
come il Caravaggio non usasse disegni
preparatori e si racconta che utilizzasse
pennelli da barbiere per dipingere i suoi
quadri, che gli permettevano una rapidità
d’esecuzione straordinaria, ma nello
stesso tempo incisiva.
Le recenti indagini radiografiche e
riflettografiche ad infrarossi hanno confermato che non vi è alcuna traccia di
disegno preparatorio e hanno individuato
una sola incisione curvilinea della spalla
del becchino di sinistra. Dal restauro
degli anni Settanta si evidenziarono alcuni particolari come la corazza e la testa
del guerriero, “la posizione della mitra
del vescovo, con le due punte in vista, le
infule entrambe in evidenza e una doppia
striscia rossa al bordo inferiore... la
palizzata con l’arco e la volta che si
aprono sullo sfondo, la mano della
Santa, il braccio teso del guerriero”
(Michele Cordaro).
Ripensamenti del Caravaggio stesso
risultarono essere nel riccio del pastorale, dipinto in un primo momento verso
destra e, di maggior rilievo, il ridimensionamento della ferita del collo di Santa
Lucia che era, nella prima stesura, reciso
dal capo. È probabile che il Nostro, in un
primo momento abbia accolto la versione greca (Codice Papadopoulus) del
martirio per decapitazione e, in un
secondo momento, quella latina che fa
riferimento alla iugulatio (le conficcarono un coltello nel collo) apparendogli
meno brutale della prima.
L’intervento più discusso fu la rimozione totale della palma che la Patrona
teneva nella mano destra. La tradizione
devozionale indica nella palma il simbolo del martirio che compare anche nel
pannello frontale della cassa argentea del
simulacro di Santa Lucia. L’analisi
microchimica del colore verde con cui
27
era stata dipinta la palma rivelò, però, che
oltre all’ocra gialla era stato usato il ‘blu
di Prussia’, colore artificiale inventato nel
1704. Michelangelo Merisi era morto da
94 anni! Si trattava, quindi, di aggiunta
Ottocentesca.
Il turbine dei personaggi
Del resto, in una scena così realistica,
dalla potente forza narrativa, in cui ogni
figura è, o chiusa nel suo dolore o esternante lo stupore per un fatto così grave, la
palma nella mano della defunta sarebbe
sembrata decisamente anacronistica ed in
più, per noi spettatori, così attratti dentro il
brano pittorico, dentro il turbine dei personaggi sottolineato dalla gestualità di ognuno di loro, avrebbe rappresentato un impedimento, messo lì per non renderci fisicamente partecipi della triste circostanza.
Senza la palma, invece, quel gesto
ancora ‘vivo’ della mano della Santa, ci
invita ad entrare nella tela, a partecipare al
dolore della gente, e il messaggio diventa
universale. L’impianto compositivo relega
quasi sul bordo della tela la folla, a tal
punto che le gambe destre di entrambi i
fossores, presentatici di schiena, vengono
fuori dallo spazio pittorico ed entrano
nello spazio reale.
Siamo forse noi, insensibili seppellitori
di tutti i martiri, a lasciare che gli eventi
prendano il loro corso senza minimamente
intervenire, prodigandoci poi di operare il
rito materiale della sepoltura?
I colori impiegati sono pochi; la luce è
la grande protagonista dell’opera. La fonte
luminosa arriva da sotto in su e dall’esterno e libera dal buio uomini e cose.
È la luminosità che evidenzia l’unico
colore rosso impiegato dall’artista nel
mantello del diacono. Questi diventa il
28
fulcro ottico della composizione, simbolo
di mestizia, che accentra ulteriormente il
nostro interesse verso il corpo di Santa
Lucia, unico elemento orizzontale in una
composizione interamente verticale.
I gesti sono talmente realistici che ci
sembra di sentire i rumori e i pianti: gli
affossatori che colpiscono la terra con la
pala, il soldato con il braccio coperto dall’armatura, la mano del Vescovo benedicente e poi, la donna con la testa tra le
mani, l’altra con la testa appoggiata sulle
mani, le mani giunte del diacono, la mano
del personaggio piangente che si asciuga
il volto con il fazzoletto. A tutto questo
fanno riscontro i particolari delle vene dei
fossores, dei capelli, delle rughe, delle
orecchie, dipinti con sorprendente realismo.
La scelta del Caravaggio è ancora una
volta precisa e provocatoria per i contemporanei: non i Santi nel cielo, sui loro
troni dorati, ma i Santi sulla terra. Santi
vestiti da popolani e circondati da gente
del popolo, fra la quale si distingue come
figura ufficiale il vescovo. Molte delle
opere del Caravaggio furono rifiutate dalla
committenza perché giudicate irrispettose
e provocatorie: Gesù Cristo seduto al tavolo in una taverna, la Madonna morta in
primissimo piano col ventre rigonfio…
Forse è vero che c’è un Vangelo secondo Caravaggio, per il quale il divino si
rivela negli uomini. Un Vangelo tutto suo
che racconta le storie particolari della vita
di Cristo e dei Santi tra sacro e profano, un
vangelo di sofferenza profonda, che si fa
autobiografica. Nella notte, nelle tenebre,
nelle tonalità scure dell’ultima produzione, nel fondo incombente, Michelangelo
Merisi non manca mai di dare alla luce un
ruolo predominante, una luce di speranza
nell’angoscia e nella fatica della vita.
Laura Cassataro
Preghiera
A Te, o Vergine e
Martire augusta, che sei
l’astro più fulgido del
nostro cielo, a Te sale,
devota e fiduciosa, la
preghiera dei Tuoi concittadini (o devoti) che
Ti hanno eletta loro
Patrona e che in Te
ripongono tutte le loro
speranze.
Simbolo imperituro
di candore e di fede, di
carità e di fortezza,
risplendi sulle anime
nostre che, purtroppo,
fra tanti disordini non
sentono e non gustano
come dovrebbero il
grande ideale cristiano.
Benedici ciascuno di
noi, le nostre famiglie, le
cose nostre; dal Cielo
veglia sulla Tua città e
sulla diocesi, sul Pastore
e sul gregge, sull’Italia,
sul mondo intero.
O gloriosa Santa
Lucia, che morendo hai
preannunciato la pace e
il trionfo della Chiesa,
ottieni da Dio la pace
delle anime nostre e
della società, il trionfo
della fede, la santificazione di noi tutti e,
dopo la prova della
vita, il gaudio di
raggiungerTi
nella
beata eternità. Amen.
(composta da Mons. Giacomo Carabelli,
Arcivescovo di Siracusa dal 1921 al 1932)
La Deputazione della
Cappella di S. Lucia
pubblica
due volte l’anno
la rivista
“Con Lucia
a Cristo”
che riporta i
maggiori avvenimenti
sul culto della
Santa patrona
di Siracusa,
i programmi e tutte
le notizie sulla vita
della “Cappella”.
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GRAZIE
Il Simulacro lentinese
di S. Lucia
Nella storica città di Lentini (Sr) è molto
vivo il culto verso la Martire Siracusana
Lucia: si perpetua da secoli, con una devozione rappresentata da diverse opere. Una di
queste è proprio quella del Simulacro ligneo
custodito nel centro di Lentini all’interno
della chiesa di Gesù e Maria, più comunemente detta di S. Lucia.
La chiesa, di piccole dimensioni e ad
unica navata, venne edificata nel XVIII
secolo e vi si accede da quella che oggi è via
Regina Margherita. L’interno custodisce
alcune tele del Settecento, insieme al
Simulacro di S. Lucia. La statua è collocata
sull’altare maggiore, intronizzata su un tronetto costituito da due colonne a bulbo reggenti un arco a tutto sesto su cui sono assisi
angioletti alati, reggenti al centro della struttura uno scudo con le iniziali “SL” sormontato da una corona.
Un semplice decoro floreale ad intaglio è
posizionato nella parte bassa dell’arco e
sotto di esso è il bel Simulacro di S. Lucia.
L’opera, di sicura matrice settecentesca,
riprende le forme del Simulacro argenteo di
Siracusa ma è percorsa da un movimento più
accentuato degli arti e del busto. La linea
guida di quest’opera d’arte è senza dubbio la
spirale, che dal basso sale verso l’alto accentuandosi all’altezza del fianco destro e nella
torsione del collo e della testa rivolti a destra,
mentre il busto è più spostato verso sinistra.
Questo accorgimento conferisce all’opera una sensazione di forte movimento,
accentuato dal panneggio della veste dorata
e dal manto rosso con interno bianco che si
aggroviglia poco più in basso al bacino,
generando profonde e sinuose pieghe. Il
colore oro della tunica contrasta con il rosso
del manto, ove però la fantasia dell’artista ha
decorato in oro ricchi motivi floreali, curando anche l’interno bianco del manto con
motivi cruciformi dorati.
La vita del Simulacro è stretta da una cintura, mentre dietro la testa dalla folta chioma
dorata spicca per il suo movimento ondeggiante un velo bianco con altre piccole decorazioni a fiori in oro. Il braccio destro della
Santa, posto in avanti, reca in mano il piattello
con gli occhi che, in questo caso, sono sbalzati
all’interno di una piastra quadrangolare di
epoca successiva al Simulacro. Nell’incavo
fra la mano sinistra e il voluminoso mantello è
collocata la palma in lamina metallica.
L’ignoto autore ha saputo rendere soave
l’espressione della Santa che guarda con dolcezza davanti a sé, schiudendo leggermente le
labbra. Sul lato sinistro del collo è inserito un
piccolo pugnale simbolo del suo martirio e sul
capo della statua una corona in lamina non
preziosa, su cui svettano cuspidi alternate da
grossi fiori a sei petali arricchiti da pietre dure.
La statua è stata restaurata nel 1956 dal comitato della festa, come riporta l’iscrizione posta
sul lato frontale della base.
Dario Bottaro
31
FESTA DEL PATROCINIO
VENERDÌ 4 MAGGIO 2012
Ore 7,30: in Cattedrale – Apertura della nicchia contenente il Simulacro della Santa Patrona ed
esposizione dello stesso per tutta la giornata.
Ore 8,00: Santa Messa in Cattedrale.
Ore 19,00: Santa Messa in Cattedrale.
SABATO 5 MAGGIO 2012
Ore 11,45: in Cattedrale – Traslazione del Simulacro della Santa Patrona dalla cappella all’altare
maggiore.
Ore 19,00: Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Maurizio Aliotta, Presidente della
Fondazione della Deputazione della Cappella di Santa Lucia e Vicario Generale
dell’Arcidiocesi di Siracusa.
Ore 21,30: in Cattedrale – La Fondazione INDA Onlus per la prima volta partecipa ai festeggiamenti in onore di Santa Lucia con Giorgio Albertazzi e gli allievi dell’Accademia
d’Arte del Dramma Antico ed il coro Discantus diretto dal M° Salvatore Sampieri
DOMENICA 6 MAGGIO 2012
Ore 8,00: Santa Messa in Cattedrale.
Ore 10,15: Solenne Concelebrazione in Cattedrale, presieduta da S. E. Rev.ma Mons. Pio Vigo,
Arcivescovo Emerito di Acireale. Interverranno le Autorità cittadine, il Capitolo
Metropolitano ed il Seminario.
Ore 12,00: Uscita del Simulacro della Santa Patrona.
Il tradizionale “lancio delle quaglie” verrà effettuato con i colombi viaggiatori della
Società Colombofila Siracusana “Dionisio”.
MARTEDÌ 8 MAGGIO 2012
Ore 19,30: Santa Lucia alla Badia: meditazione del Rev. Prof. Salvatore Consoli su “Il ruolo
della agiografia nella formazione cristiana”.
MERCOLEDÌ 9 MAGGIO 2012
Dalle ore 10,00: Santa Lucia incontra gli alunni delle scuole elementari di Siracusa.
GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2012
Dalle ore 10,00: Santa Lucia incontra gli alunni delle scuole medie di Siracusa.
VENERDÌ 11 MAGGIO 2012
Celebrazione liturgica del Patrocinio di S. Lucia
Ore 19,00: Santa Messa con panegirico della Santa Patrona.
DOMENICA 13 MAGGIO 2012
Ore 8,00: Santa Messa.
Ore 10,30: Solenne Concelebrazione presieduta dal Parroco della Cattedrale Rev. Mons.
Salvatore Marino.
Ore 17,30: Santa Messa.
Ore 19,00: Processione del Simulacro della Santa attraverso il percorso storico per le vie di
Ortigia: Via Pompeo Picherali, Via Castello Maniace, Lungomare Ortigia, Via Roma,
Via del Teatro, Piazza San Giuseppe, Via della Giudecca, Via delle Maestranze, Via
Roma, Piazza Minerva, Piazza Duomo.
Durante il percorso: in Piazza Federico di Svevia, omaggio della Capitaneria di Porto
di Siracusa, nel Lungomare Ortigia omaggio della Parrocchia ortodossa Romena dei
Santi Paolo e Lucia, in Via della Giudecca omaggio dell’Ufficio Comunale per il
Centro Storico, in Piazza della Giudecca omaggio degli abitanti dell’antico rione.
Ore 21,30: Ingresso del Simulacro in cattedrale.
Durante l’Ottavario il Venerato Simulacro di S. Lucia resterà esposto, dalle ore 8 alle 21,30,
nella chiesa di S. Lucia alla Badia.
Accompagnerà la processione di domenica 13 maggio la banda musicale “Città di Siracusa”.
N.B. Il presente programma di massima è aggiornato alla data di stampa della rivista (5 aprile 2012).