scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

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scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 25 marzo 2015
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INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
25/03/2015 Corriere della Sera - Nazionale
La scelta Dopo il seno, Jolie rinuncia alle ovaie Fin dove spingersi per non
ammalarsi?
5
25/03/2015 Il Sole 24 Ore
Se Foggia paga il disinfettante 3.200 volte di più
7
25/03/2015 Il Sole 24 Ore
Unipol a un passo dal cedere le cliniche Ligresti
9
23/03/2015 La Repubblica - Firenze
Parte l'operazione Villa Ragionieri
10
24/03/2015 La Repubblica - Firenze
Toto-direttori della sanità quattro nomi per tre posti
11
25/03/2015 La Repubblica - Nazionale
"I nostri embrioni spariti in ospedale" Nuova bufera a Roma
12
25/03/2015 La Repubblica - Genova
Nuovo Galliera compromesso storico
14
25/03/2015 La Repubblica - Milano
Malato psichico muore soffocato in un deposito
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25/03/2015 La Repubblica - Roma
False fatturazioni sequestrati 8 milioni all'ospedale Israelitico
17
25/03/2015 La Repubblica - Roma
Latte nella flebo neonato morto al San Giovanni Medici alla sbarra
18
25/03/2015 La Stampa - Nazionale
"È stata una scelta sacrosanta"
19
25/03/2015 La Stampa - Torino
Miopia e maculopatie? Centro Medico Mod
20
25/03/2015 La Stampa - Torino
Contro i tagli alla sanità i sindaci dell'Ossola ritrovano compattezza
21
25/03/2015 Il Messaggero - Nazionale
Regione, 740 milioni sbloccati dal Tesoro
22
25/03/2015 Il Messaggero - Nazionale
San Camillo, muore per una biopsia «di routine»
23
25/03/2015 Il Messaggero - Nazionale
Ipertensione controlli anche tra i giovani
24
25/03/2015 Il Messaggero - Nazionale
Nuove cure per non finire in ginocchio
25
25/03/2015 Il Giornale - Nazionale
«Caso speciale, la vera lotta si fa con la diagnosi precoce»
26
25/03/2015 Avvenire - Nazionale
«Giusto giocare d'anticipo no all'ossessione di controllo»
27
25/03/2015 Avvenire - Milano
Housing sociale per famiglie dei ricoverati
28
25/03/2015 Oggi
DIRITTI DEL MALATO: C'È UN DECALOGO ANCHE PER I BAMBINI E GLI
ADOLESCENTI
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE
21 articoli
25/03/2015
Corriere della Sera
Pag. 27
(diffusione:619980, tiratura:779916)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
La scelta Dopo il seno, Jolie rinuncia alle ovaie Fin dove spingersi per non
ammalarsi?
Elvira Serra
Prevenire rinunciando. Procedere per sottrazione. Via il seno. Via le ovaie. Svuotare il corpo per evitare il
rischio. «Non è facile prendere queste decisioni, ma è possibile assumere il controllo e affrontare a testa alta
qualsiasi problema di salute. La conoscenza è potere». Lo ha scritto Angelina Jolie nella letteratestimonianza sul New York Times in cui ha spiegato perché, dopo una doppia mastectomia preventiva due
anni fa, si è fatta togliere anche ovaie e tube di Falloppio. Un test genetico aveva rivelato una mutazione nel
gene Brca1: 87% di rischio di cancro al seno, 50% alle ovaie. Li ha tolti tutti, ha scelto pensando alla sua
storia familiare: madre, zia, nonna morte di tumore.
Potremmo chiederci se è eticamente accettabile sacrificare una parte del proprio corpo per non correre un
pericolo potenziale. «Ma non c'è nulla da vietare a chi cerca di proteggersi. Angelina Jolie, e chi come lei si
orienta verso la chirurgia preventiva, agisce per tutelare se stesso, senza fare del male a nessun altro»,
spiega Maurizio Mori, docente di Bioetica all'Università di Torino.
Si può tentare una riflessione filosofica con Carola Barbero. «Dal punto di vista metafisico, ciò che è possibile
può diventare reale: allora è normale fare di tutto per evitare che succeda. Ma c'è anche un altro aspetto,
sempre metafisico, e riguarda l'essenza stessa della donna, e dell'uomo: se elimini gli organi tipicamente
riproduttivi, cancelli la natura biologica di quella persona; posizione che respingo, gli scopi riproduttivi non
sono gli unici a rendere tale una donna, o un uomo». Resta il tema della legittimità dell'operazione su un
corpo sano: «È importante considerare un individuo responsabile anche del proprio corpo».
Eppure, se le cartelle cliniche fossero identiche le une alle altre, basterebbe avere avuto una nonna con un
cancro per darci la certezza di replicarne la sorte, e così non è. Interviene Bernardo Bonanni, direttore della
Divisione di prevenzione e genetica oncologica dell'Ieo di Milano: «La maggior parte dei tumori non sono
ereditari. Noi facciamo 800 test genetici l'anno, il 25% mostra una variazione del gene. Soltanto a una piccola
quota suggeriamo la chirurgia preventiva. Ma non tutti i parenti di pazienti oncologici devono sottoporsi ai test
genetici. E poi la mutazione genetica aumenta il rischio, non la certezza di ammalarsi. In casi analoghi a
quello della Jolie, quando ci sono i requisiti, cerchiamo di procedere con la sorveglianza, con anticoncezionali
orali e, soltanto per esclusione dei primi due, con l'operazione».
L'oncologo Umberto Veronesi, commentando la scelta di Angelina, parla di «decisione sacrosanta, fermarsi
alla mastectomia sarebbe stato un percorso a metà». Le voci perplesse o contrarie sono poche. Anzi. Lo
stesso genetista Edoardo Boncinelli promuove il percorso dell'attrice americana (già madre di sei figli, e non è
un dettaglio di poco conto), anche se ammette che «nella vita il rischio zero non esiste». E non è neppure
una questione di natura giuridica, nonostante l'avvocato Cristiano Cominotto, presidente di Assistenza legale
per tutti, sgrani l'articolo 5 del Codice civile (gli atti di disposizione contrari al diritto all'integrità fisica sono
illegittimi).
Il vero punto, semmai, è non decidere spinti dalla paura anziché da una riflessione approfondita. «È quello
che cerco di fare con i miei pazienti all'Istituto nazionale dei tumori», spiega Claudia Borreani, responsabile
della struttura di psicologia clinica alla Fondazione.
«A me fa molta tenerezza il gesto di Angelina Jolie perché ci vedo una grande paura», dice la ginecologa
Stefania Piloni, docente in Medicina naturale all'Università di Milano. «L'intervento che ha voluto fare è
un'amputazione femminile troppo forte, forse un bravo psicologo avrebbe potuto fare di meglio, così come
una serrata supervisione medica, magari con due ecografie l'anno anziché una. L'annessiectomia bilaterale è
una castrazione vera e propria, gli ormoni di sintesi non saranno mai "buoni" come quelli naturali, peraltro non
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Corriere della Sera
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privi di controindicazioni importanti. Penso che non bisognerebbe favorire la medicalizzazione chirurgica
quando si può evitare».
@elvira_serra
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La storia
Due anni fa Angelina Jolie raccontò di essersi sottoposta a una doppia mastectomia preventiva Un semplice
esame del sangue aveva rivelato che aveva una mutazione nel gene Brca1: l'analisi aveva evidenziato l'87%
di rischio di cancro al seno e il 50% alle ovaie L'attrice aveva già perso la madre, la zia e la nonna per un
cancro Dopo un recente esame, Angelina Jolie ha deciso di farsi asportare ovaie e tube di Falloppio. Un
esame aveva evidenziato una serie di marcatori infiammatori elevati, anche se la proteina CA-125 (quella che
indica la presenza di un tumore alle ovaie) rientrava nei valori regolari In una lettera al New York Times la
moglie di Brad Pitt
(già madre di sei figli, tre naturali e tre biologici), ha voluto spiegare che ci sono altri modi per affrontare il
rischio cancro ed è giusto che ogni donna li conosca prima di decidere quello migliore per sé
Il bioeticista Il problema etico non
si pone. Non c'è nulla
da vietare a chi cerca
di proteggersi. Soprattutto se lo fa senza fare male a nessun altro
La ginecologa L'asportazione delle ovaie è un'amputazione femminile molto forte che nasconde una grande
paura. Sarebbe meglio evitarla, se si può
Foto: Attrice Angelina Jolie,
39 anni,
moglie di Brad Pitt. Hanno sei figli
tra naturali
e adottati
(foto McCormack / Getty Images)
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Il Sole 24 Ore
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Corruzione e sprechi nella Sanità. Dalle indagini delle Procure regionali della Corte dei Conti un quadro
preoccupante delle malversazioni rilevate in tutta la Penisola
Se Foggia paga il disinfettante 3.200 volte di più
Ernesto Diffidenti Roberto Turno
LE DENUNCE NELLE ASL
In Toscana i nomi
dei deceduti «venduti» alle pompe funebri. Nel Lazio
tariffe einterventi falsificati
Gli appalti irregolari
Tutto cominciò col Pio Albergo Trivulzio, il 17 febbraio di 23 anni fa. E cominciò proprio in sanità, con una
mazzetta pagata (e incassata) per pilotare una gara d'appalto di servizi di pulizia. Una specialità che continua
a far gola agli specialisti della corruzione che non si finisce mai abbastanza di scoprire nel ricco universo 110 mld di spesa pubblica e quasi 35 di spesa privata degli italiani - che gravita attorno al sole del Servizio
sanitario nazionale. Tanto grande, l'appetito che quel vortice di denaro continua a suscitare negli affaristi
senza scrupoli sulla pelle della salute degli italiani e dei conti pubblici, che per la Corte dei conti la corruzione
in sanità continua a restare ai primissimi posti del malaffare nazionale. Tanto che, dopo l'allarme della
Procura generale romana della magistratura contabile, sono state le Procure regionali della Corte dei conti
che a raffica, una dopo l'altra, in occasione delle aperture dell'anno giudiziario 2015, in queste settimane
hanno dipinto un quadro preoccupante e messo in fila casi a non finire di corruzione e sprechi nel Ssn.
Un dossier lungo migliaia di pagine, dopo quello della Procura generale che ha elencato (per difetto) 74
sentenze delle sezioni d'appello per 24 mln di euro, ma anche 143 citazioni in crescita a quota 99 mln.
Un'escalation che vede coinvolte praticamente tutte le voci di spesa di asl e ospedali. Il 23,8% per il
personale, il 20% risarcimenti per danni a terzi, il 10,5% per consulenze illegittime. E poi il filone sempre
caldissimo delle attività contrattuali e degli appalti, che anche in sanità vanno per la maggiore innescando
mazzette e tangenti. La corruzione e le truffe, insomma, la fanno da padrone incontrastate, o quasi. Grazie al
terreno fertile di gestioni che non raramente poco hanno a che fare con la sana tenuta del bene pubblico. Col
risultato che ogni centesimo rubato si traduce fatalmente in un centesimo in meno di salute per gli italiani.
Centesimi che diventano centinaia di milioni. Un danno pagato due volte dalla collettività.
E così dalle denunce (e condanne) delle Procure regionali della Corte dei conti, spunta davvero di tutto. Il
dossier, raccolto in un'inchiesta del settimanale «Il Sole-24 Ore Sanità», non tralascia nulla. Come il
disinfettante per le sale operatorie pagato 3.200 volte in più del prezzo di mercato in Puglia, asl di Foggia. O
le indebite regalìe di emolumenti non dovuti al personale, caso frequente da sempre nel settore. E come non
segnalare la defuntopoli in Toscana, con dipendenti che fornivano informazione di pazienti deceduti alle ditte
di onoranze funebri. Dietro compenso. E poi l'assentesimo mascherato, i medici che praticavano attività
privata mentre erano in servizio, o che truffavano il Ssn senza versare la "quota della libera professione".
Come la prescrizione di farmaci griffati anziché di generici. Delitti che fanno del mondo (sanitario) un Paese.
E ancora ecco (Lazio) la casa di cura che falsificava tariffe e interventi. E i casi sempre più frequenti di danni
del personale sanitario, anche per gravi errori: intervento all'uretere sbagliato. Nel campionario delle
malefatte, ci sarebbero anche le borse di studio non dovute (Lombardia). Le citazioni per appropriazioni
indebite (Sicilia) che s'impennano. E naturalmente l'imbuto che più di tutti ingoia denari pubblici: gli appalti,
l'acquisto di beni e servizi. O ancora (Sicilia) l'indebita liquidazione di pasti e l'emissione di ricette per il ritiro di
pannoloni per pazienti inesistenti. Dove l'affare fa sempre spettacolo, appunto. Fino al piccolo Molise
zavorrato da debiti sanitari più grandi della regione, dove ci sono state condanne per danno erariale totale
(non solo in sanità) da 15,6 mln. Tanto che sulla sanità il Pg ha dovuto annotare amaramente: «Il debito
accumulato è un fattore molto negativo per i cittadini, che si ritrovano a pagare di più per avere meno
servizi». In ticket e supertasse. Beffa doppia.
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Il Sole 24 Ore
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Di cui oggi in un convegno al Senato si occuperà il rapporto Ispe (l'istituto per la legalità in sanità) che
proporrà un decalogo su formazione, procedure e processi aziendali per prevenire potenziali eventi corruttivi
nelle asl e negli ospedali. Bastasse un decalogo per diventare un Paese normale.
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I NUMERI
110 miliardi
Spesa pubblica
È la cifra della spesa pubblica che gravita attorno al sistema sanitario nazionale
35 miliardi
La spesa privata
È di quasi 35 miliardi la spesa privata degli italiani che gravita attorno al sistema sanitario nazionale
23,8%
Gli illeciti nel personale
Tra gli sprechi nel sistema sanitario nazionale, il 23,8% riguarda il personale, il 20% i risarcimenti per danni a
terzi, il 10,5% le consulenze illegittime
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Il Sole 24 Ore
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PARTERRE
Unipol a un passo dal cedere le cliniche Ligresti
Unipol sta per sistemare una delle vecchie pratiche legate a Fondiaria Sai e rimaste sulla scrivania come
eredità della passata gestione Ligresti: le cliniche. O meglio sta per chiudere la "vendita" di almeno una delle
due strutture oggi in portafoglio. L'Asl di Firenze, come riportava nei giorni scorsi la stampa locale, su
mandato della Regione Toscana starebbe per subentrare alla compagnia assicurativa nella gestione di Villa
Ragionieri. La struttura, sebbene oggetto di una profonda ristrutturazione, continua ad avere i conti in rosso e
non è certamente strategica per il gruppo guidato da Carlo Cimbri. L'idea, dunque, sarebbe quella di affittare
per qualche anno alla Asl, in ragione di un canone prestabilito, Villa Ragionieri e, a chiusura dell'accordo,
completare il passaggio di proprietà in virtù dei denari versati. La Asl, nei piani, complice anche la modernità
dell'impianto, dovrebbe trasformare la struttura in un centro di eccellenza oncologico. (L.G.)
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23/03/2015
La Repubblica - ed. Firenze
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(diffusione:556325, tiratura:710716)
Parte l'operazione Villa Ragionieri
MICHELE BOCCI
DOPO molti anni di voci, accelerazioni e stop improvvisi, promesse e ipotesi, il passaggio di Villa Ragionieri
in mani pubbliche potrebbe essere a un punto di svolta.
È pronta la delibera della Regione che incarica la Asl di Firenze di chiudere un accordo con una clinica
privata che sia in grado di mettere a disposizione del sistema sanitario una struttura dove poter svolgere
attività oncologica, in particolare per i tumori femminili ma non solo, che sia pronta e dotata di spazi e
apparecchiature moderne. Un escamotage per non individuare direttamente la casa di cura di Sesto
Fiorentino ma per avviare una sorta di competizione da privati che non potrà avere che un vincitore. Nessun
altro infatti ha a disposizione una struttura del genere, soltanto Unipol che ha ereditato Villa Ragionieri dai
Ligresti e tra l'altro non vede l'ora di liberarsene. Le cose infatti non vanno bene, e la società di assicurazioni
ci rimette un milione di euro al mese. Da tempo si chiede alla Regione di intervenire, minacciando anche di
mandare a casa un'ottantina di lavoratori. A gestire tutto, in base a una delibera già scritta e pronta ad essere
presentata in giunta, sarà dunque l'azienda sanitaria fiorentina. Dovrà anche occuparsi della parte
economica.
L'idea è quella di prendere in affitto la struttura e dopo alcuni anni acquisirla definitivamente in ragione dei
canoni versati.
Oggi la Asl versa circa 8 milioni all'anno a Villa Ragionieri, per pagare alcune attività in convenzione. Parte di
quei soldi, forse 4 milioni, saranno l'affitto annuo, gli altri potrebbero servire per il personale. Il tutto si
dovrebbe chiudere rapidamente, dall'assessorato vorrebbero avere a disposizione la villa per giugno. Va
stabilito dopo quanti anni la proprietà della clinica passerà in mani pubbliche. Certamente i lavoratori saranno
salvati, un po' come si sta facendo per Villa Donatello, altra struttura Unipol in difficoltà. A causa del rientro a
Careggi dei medici che fanno l'intramoenia nella struttura sono stati dichiarati 46 esuberi. Tutti dovrebbero
essere recuperati dal policlinico tramite un'agenzia di lavoro interinale.
Villa Ragionieri è una struttura super moderna pensata dalla famiglia Ligresti proprio per la cura del cancro.
L'idea è portarci la senologia e in generale le attività legate ai tumori femminili. Ospiterà professionisti di
Careggi ma anche delle altre aziende dell'area vasta, come Firenze e Prato. E non è da sottovalutare, in
questo senso, il fatto che tutta l'operazione venga gestita proprio dalla Asl del capoluogo, che nel giro di
qualche mese sarà fusa con le altre.
Ci saranno comunque anche altre attività chirurgiche oncologiche, mentre dovrebbe essere esclusa la
possibilità di fare libera professione all'interno della clinica. Dopo molti anni dunque potrebbe concludersi una
vicenda lunghissima. Si è iniziato a parlare di un'acquisizione di Villa Ragionieri ancora prima che questa
venisse conclusa.
Foto: LA SVOLTA È pronta la delibera della Regione e ora Villa Ragionieri è vicina a passare in mani
pubbliche
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2015
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LA SANITÀ
24/03/2015
La Repubblica - ed. Firenze
Pag. 4
(diffusione:556325, tiratura:710716)
In pole per le aree vaste Desideri, Majno, Damone e De Lauretis
MICHELE BOCCI
QUATTRO nomi per tre posti. Entro poco tempo, comunque prima della fine della legislatura, la Regione
dovrà scegliere i tre "direttori per la programmazione" di area vasta, cioè i manager che si occuperanno di
programmare il lavoro della costituenda maxi Asl e dell'azienda ospedaliera. Un incarico fondamentale e tutto
da costruire, visto che è stato creato dalla riforma della sanità appena approvata. La scelta è delicata anche
per questo, perché chi verrà scelto contribuirà a dare contenuto a un ruolo che per ora è scritto solo sulla
carta (tra l'altro in un modo che ha fatto nascere varie polemiche).
Dalle prime indiscrezioni, tra quelli in ballo per l'incarico non sembrano esserci nomi a sorpresa, né dirigenti
presi da altre Regioni né giovani outsider toscani. Il governatore Enrico Rossi e l'assessore Luigi Marroni
andranno dunque sul sicuro, vogliono far gestire questa fase da tecnici fidati.
Nell'area vasta di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara, ad esempio, si punta su Maria Teresa De Lauretis,
l'attuale, stimatissima, dg di Massa. In alternativa c'è il nome di Rocco Damone (a capo della Asl di Pisa), che
però sembra destinato alla super azienda sanitaria. Comunque sia, i due nuovi incarichi sono una partita che
si gioca tra i due dirigenti, che tra l'altro lavorano molto bene insieme. Diverso il discorso per l'area vasta
fiorentina (oltre al capoluogo, Empoli, Prato e Pistoia). Qui il coordinatore potrebbe essere Edoardo Majno,
attuale direttore generale di Prato. In pole position come direttore della super Asl è Paolo Morello di Firenze.
Majno sarebbe un nome gradito sia a Morello che a Monica Calamai, dg di Careggi. I due ormai da tempo
hanno avviato un periodo di buoni rapporti reciproci anche per essere uniti di fronte all'arrivo del nuovo
"capo". Ma a Firenze potrebbe arrivare anche il quarto "papabile" per l'incarico di direttore per la
programmazione di area vasta. Si tratta di Enrico Desideri, che dirige la Asl di Arezzo e il quale potrebbe
essere attirato dall'idea di tornare a Firenze (dove era stato a Careggi) a capo dell'area vasta più grande.
Desideri è un dirigente di rilievo nazionale, ed è stato contattato per svolgere il ruolo di commissario
straordinario della sanità in Calabria.
In quel caso Majno potrebbe andare nell'area Arezzo-Siena-Grosseto, dove però andrà trovato anche un
direttore della maxi Asl che verrà creata dalla nuova legislatura. Per ricoprire quell'incarico bisogna essere
inseriti nella graduatoria dei direttori generali fatta dalla Regione Toscana.
Foto: IN POLE Desideri In alto, Prato
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2015
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Toto-direttori della sanità quattro nomi per tre posti
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La Repubblica
Pag. 24
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"I nostri embrioni spariti in ospedale" Nuova bufera a Roma
Un'altra coppia denuncia il caos delle provette al Pertini Un anno fa la drammatica vicenda dei gemellini
contesi "Prima ci hanno detto che non li trovavano più, poi che quelli in esubero erano stati buttati via" "Ci
hanno dato un foglio con il nostro cognome sbagliato e poi corretto malamente a penna"
FABIO TONACCI
ROMA. Sonia e Fabio hanno perso i loro embrioni. Non sanno dove sono, non sanno se sono stati distrutti o
se li stanno conservando in qualche frigo, non sanno niente.
Un anno e mezzo fa firmarono dei fogli, il giorno in cui lei si è sottoposta all'ospedale Pertini di Roma
all'impianto degli ovuli fecondati in vitro col seme del marito. Hanno barrato una casella: «Consentiamo alla
crioconservazione di quelli in esubero». Da allora, sono precipitati nell'abisso del dubbio.
La gravidanza non è andata a buon fine. Decine di volte hanno chiesto informazioni sui due embrioni rimasti,
decine di volte gli è stato risposto picche. «Dove sono finiti?», urlano adesso, mentre in mano hanno una foto
scattata col microscopio. Dove sono gli embrioni della famiglia Colafranceschi? Ancora l'ospedale Pertini,
ancora il reparto di Fisiopatolgia della Riproduzione e Terapia della sterilità, quello in cui a dicembre 2013
qualcuno scambiò per errore due provette e ora una coppia di Roma sta crescendo due gemelli
geneticamente non propri. Ancora una storia di confusione, di nomi scritti con il pennarello sulle provette, di
cognomi storpiati.
Che, per Sonia Fornaciari, impiegata di 39 anni, e Fabio Colafranceschi, 40 anni e un lavoro come "call
center manager", entrambi di Roma, è iniziata una mattina di metà luglio del 2013.
Che cosa è accaduto? Sonia: «Dopo due anni di terapie senza successo e senza che mi sottoponessero a
una visita ginecologica vera, mi hanno fatto fare una cura ormonale pesante. Il 16 luglio ho prodotto 13 ovociti
e ne hanno prelevati otto. Di questi, sei sono stati inseminati e 5 sono diventati embrioni. Ci hanno detto che
erano tutti buoni, due di tipoA e tre di tipo B».
Fabio: «Abbiamo firmato il consenso informato perché quelli in esubero, due, venissero crioconservati. E lo
stesso abbiamo deciso per i gameti non utilizzati. Neanche a me è stata fatta una visita accurata, era dato
per certo che fossi io quello con problemi di sterilità. Mi hanno fatto fare il prelievo del seme in bagni aperti,
accanto a donne in attesa, senza un minimo di privacy».
Tre embrioni, come prevede il protocollo, vengono impiantati.
Sonia: «Era il 19 luglio. Siamo andati alle 8 di mattina, con noi c'erano 5 coppie. Alle 9.30 tutte le altre
avevano fatto il transfert, a noi ci hanno fatto aspettare fino alle 13.30 senza spiegarci perché.
L'operazione poi è stata eseguita dal dottor Marcello Amodei». Fabio: «Vedevo chei medici usavano
pennarelli neri per scrivere sulle provette. Quando abbiamo avuto la cartella ambulatoriale, nel novembre
scorso, dopo che per mesi e mesi ci è stata negata, ho scoperto documenti corretti a penna in cui mi indicano
"Colafrancesco", poi "Cola Franceschi"». Quando cominciate a chiedere al Pertini informazioni sullo stato
degli embrioni rimasti? Sonia: «Il giorno dopo l'impianto! Eravamo in ansia e, visti i precedenti, anche
pessimisti. Chiamo l'ospedale, ma nessuno mi dà una risposta chiara. Mi dicono che era in corso
un'ispezionee che non potevano controllare. Allora ho chiesto a mio marito di andare di persona». Fabio:
«Per noi era vitale sapere se erano conservati bene, perché temevamo di dover rifare tutta la terapia
ormonale. E quando ti tocca fare tre punture al giorno a tua moglie, di cui due nella pancia, per quindici giorni
di fila per stimolare la produzione di ovociti, speri di non doverlo fare mai più. Quegli embrioni congelati erano
importantissimi, per noi, nella prospettiva di poterli dover usare in futuro». Cosa le dicono, quando va al
Pertini? Fabio: «Vado nella stanzetta dove c'erano le infermiere che però farfugliavano cose senza senso.
Eravamo in cura lì da due anni, abbiamo speso 4mila euro in ticket e medicinali a ogni intervento, non mi
sembrava di pretendere chissà cosa. A quel punto, sentendo che mi stavo arrabbiando, arriva un biologo, che
non era lo stesso che aveva seguito la nostra pratica.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2015
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Il caso
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La Repubblica
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(diffusione:556325, tiratura:710716)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Senza consultare un documento o un computer, il dottore mi dice che i nostri due embrioni erano stati buttati
via perché non buoni...».
Sonia: «Nonostante tre giorni prima ci avessero detto il contrario! Quel biologo sosteneva che erano stati
distrutti, senza nemmeno avvertirci, né lasciarci un certificato scritto, come invece è previsto dal protocollo
che ci ha fatto vedere il nostro avvocato».
Lei rimane incinta ma a metà agosto 2013 ha un aborto spontaneo. A quel punto che avete fatto? Sonia:
«Siamo tornati al Pertini per chiedere la nostra cartella clinica, e ci è stato risposto che non potevano
fornircela perché - testuale - "erano una Asl". Abbiamo avuto dei documenti solo lo scorso novembre, quando
abbiamo messo di mezzo l'avvocato».
Fabio: «Nel frattempo ci siamo rivolti a un centro di Pmi in Spagna, dove ci hanno visitatie hanno scoperto
che il reale problema di sterilità era dovuto a problema all'utero di Sonia, mai diagnosticato prima. Non ero io.
Ora è in cura per guarire e poi riproveremo ad avere un figlio».
A marzo sulla stampa è uscita la notizia dello scambio delle provette al Pertini. Come avete reagito? Sonia:
«Ci siamo spaventati.
Avevamo già in mente di fare causa, ma dopo che abbiamo letto i giornali abbiamo cercato un avvocato e
depositato una denuncia alla procura di Roma» «.
Fabio: «Vede questa foto che ho in mano? Sono i tre embrioni che i medici dicono di avere impiantato a mia
moglie. Passo le giornate a contare le cellule per capire se corrispondono, come numero, a quelli indicati
nella cartella. E se si fossero sbagliati anche con noi? I due in esubero dove sono? Che ci hanno fatto? Non
ci dormo la notte, camperò tutta la vita col dubbio».
IL DOCUMENTO LA CARTELLA CLINICA La cartella clinica della coppia da cui si legge chiaramente come i
due aspiranti genitori avessero dato il consenso per la conservazione dei gameti femminili e anche il
consenso per la crioconservazione degli embrioni in esubero rispetto a quelli trasferiti in utero IL
PRECEDENTE SCAMBIATI Dicembre 2013: all'ospedale Pertini di Roma vengono impiantati per errore
embrioni nell'utero di una donna che non è la madre genetica RIVENDICATI L'errore sarebbe avvenuto per
uno scambio di provette. Nascono due gemellini e la coppia genetica (foto) rivendica i figli partoriti da un'altra
madre RESPINTI I genitori genetici fanno ricorso a Strasburgo: "Lo Stato italiano ha violato il loro diritto al
rispetto della vita privata e familiare".
La Corte respinge PER SAPERNE DI PIÙ www.aslromab.it/cittadini www.repubblica.it/cronaca
Foto: AL CENTRO DELLA POLEMICA Il "Sandro Pertini" di Roma
25/03/2015
La Repubblica - ed. Genova
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Nuovo Galliera compromesso storico
GIUSEPPE FILETTO
UN PIANO più basso, quattro metri in meno rispetto alla linea di gronda del vecchio ospedale.
Ancora una soletta che sparisce da quelle interrate e destinate ai parcheggi (da 550 diventano appena 200).
Non si arriverà a 400 posti letto: una sforbiciata di circa 160 rispetto agli attuali. DALLA PRIMA DI CRONACA
GIUSEPPE FILETTO SONO queste le linee dettate lunedì scorso dai vertici del Galliera che hanno
convocato la società di progettazione, alla quale è stata (ri)affidata la (ri)elaborazione tecnica della struttura
sanitaria. Sono stati messi i paletti sull'ultimissima versione del Nuovo Ospedale, riveduta e corretta.
L'incontro (informale) segna la ripartenza dell'opera, che per ben 7 anni è rimasta ingessata: dall'opposizione
del comitato di Carignano che teme un elevato impatto ambientale della struttura e dei cantieri; da due ricorsi,
uno al Tar (che aveva dato ragione ai ricorrenti in primo grado) e l'altro al Consiglio di Stato (che poi ha
ribaltato la sentenza); ma anche dall'ostruzionismo di una parte di consiglieri a Palazzo Tursi, che vi hanno
letto una sorta di speculazione immobiliare. Tant'è vero che, il 4 marzo scorso, la variante, che prevede la
costruzione di residenze e parcheggi nell'ambito della costruzione del nuovo Galliera, è passata (insieme al
Puc) con soltanto 21 voti favorevoli. Ben 11 voti contrari : uno di Sel, il Movimento Cinque Stelle, Forza Italia,
Lega Nord e Federazione della Sinistra. La lista Doria aveva presentato una serie di documenti, per chiedere
di modificare la variante, ma tutte le proposte provenienti dalla lista sono state bocciate. Il consigliere Clizia
Nicolella (medico a Villa Scassi), ha parlato di "poca attenzione da parte della giunta rispetto alle esigenze
rappresentate in aula". Il capogruppo del Pd, Simone Farello, in risposta, ha sottolineato la necessità di far
tornare all'esame del consiglio comunale l'accordo di programma sul progetto esecutivo "se e quando
l'operazione Nuovo Galliera andrà avanti davvero".
Superati gli scogli del Consiglio di Stato e della variante, invece si riparte immediatamente, assicurano fonti
bene informate vicine al cardinale Angelo Bagnasco, che per statuto è presidente dell'Ente Ospedali Galliera.
"Non c'è da perdere tempo", pare che abbiano detto l'ex prefetto di Genova, Giuseppe Romano (vice
presidente), e il direttore generale, Adriano Lagostena. Si ricomincia, con sette piani invece che nove (tre
esterni, altrettanti interrati).
Con una riduzione del 33% di volumi complessivi: fuori terra meno 15%, circa il 58% di scavi eliminati in
profondità. Limato qualcosa come 19mila metri quadri di superficie da cementificare. Un progetto frutto di
un'abile concertazione politica.
La Regione (l'assessore alla Sanità, Claudio Montaldo) è già indirizzata a sostenere un altro grosso
investimento nel Ponente di Genova, con un nuovo ospedale che rimetta insieme le funzioni di Villa Scassi e
dell'ormai dimenticato (ipotesi di una quindicina d'anni fa) nosocomio della Valpolcevera.
Nella nuova versione del Galliera, per recuperare gli spazi che si perdono in altezza, dall'eliminazione dei
due piani, è previsto l'utilizzo di parte dei padiglioni storici: il "B", quello situato sulla parte Sud, vicino alla
palazzina della presidenza, perderebbe la sua vocazione sanitaria, cioè l'accoglienza e la degenza dei
pazienti. Dovrebbe essere ristrutturato e riutilizzato per lavanderia, cucina, mensa, spogliatoi, magazzini, area
di carico e scarico merci ed altri servizi complementari.
Quello che conta è l'approvazione della variante. All'ente ospedaliero si dà il via libera per alienare, oppure
costruire e poi vendere la palazzina della presidenza, il blocco dell'attuale pronto soccorso e una palazzina
antistante l'ospedale (prospiciente ai parcheggi, dall'altra parte della strada) sempre di sua proprietà. Questa
operazione dovrebbe consentire il ritorno di circa 50 milioni di euro, indispensabili per poter realizzare l'opera.
Altri quarantadue milioni dovrebbero arrivare attraverso i finanziamenti regionali, nove dalla cartolarizzazione
di edifici (lasciti) di proprietà del Galliera e già alienati; più 35 milioni di mutuo bancario. Complessivamente, il
costo dovrebbe ammontare a 135 milioni: una cinquantina in meno di quanto previsto nella prima versione.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2015
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L'OSPEDALE LIGHT
25/03/2015
La Repubblica - ed. Genova
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2015
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I PROTAGONISTI IL CARDINALE l'arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco è anche per statuto il
presidente dell'Ente ospedaliero Galliera L'ASSESSORE alla sanità della Regione Liguria Claudio Montaldo
segue da anni la vicenda della realizzazione del nuovo ospedale di Carignano
PER SAPERNE DI PIÙ www.galliera.it www.regione.liguria.it
Foto: LE POLEMICHE Sul nuovo Ospedale Galliera è in atto da tempo uno scontro politico tra Comune e
Regione
25/03/2015
La Repubblica - ed. Milano
Pag. 9
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Malato psichico muore soffocato in un deposito
DI QUEL seminterrato nel deposito di un poliambulatorio attiguo all'ospedale di Rho aveva fatto il suo rifugio.
G.P., 52 anni residente a Pero, con grossi problemi psichiatrici, è stato ritrovato morto all'interno dello
scantinato del Padiglione H, un luogo molto poco frequentato che veniva utilizzato come deposito dell'ufficio
tecnico e in cui vengono lasciati materiali di manutenzione. A ucciderlo è stato il monossido di carbonio, dopo
che l'uomo aveva acceso un braciere all'interno della stanza.
In affido ai servizi sociali, G.P.
si recava spesso all'ospedale di Rho per terapie psicosociali. Nonostante avesse i genitori a Pero, lunedì per
qualche oscuro motivo ha deciso di rifugiarsi nel piano interrato della palazzina a 150 metri dai padiglioni
ospedalieri, sfondando una porta vetrata e portandosi i suoi effetti personali: due borse con vestiti e
documenti. Ad accorrere per primi in via Cadorna, dopo la segnalazione dell'incendio, sono stati i vigili del
fuoco.
Quando sono entrati all'interno della stanza, l'aria era irrespirabile e il corpo dell'uomo era riverso al centro
della stanza.
Non siè trattato di un veroe proprio incendio visto che di danni non ce ne sono stati. I carabinieri all'interno
hanno trovato alcune assi di legno fissate contro le finestre. Probabilmente le aveva messe lui stesso per
evitare di essere visto.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2015
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PERO
25/03/2015
La Repubblica - ed. Roma
Pag. 8
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False fatturazioni sequestrati 8 milioni all'ospedale Israelitico
(lorenzo d'albergo)
CONTINUANO le beghe giudiziarie per l'ospedale Israelitico. La truffa al sistema sanitario nazionale
architettata tra il 2007 e il 2009 e i rimborsi illegittimi, ottenuti grazie a una lunga serie di prestazioni
ortodontiche camuffate da interventi ortopedici, sono sempre nel mirino della Corte dei conti. E ora la procura
contabile ha deciso di accelerare. Attraverso i carabinieri del Nas, è stato disposto il sequestro conservativo
di beni e proprietà riconducibili alla proprietà della struttura sanitaria per un valore totale di oltre 8,5 milioni di
euro. Il via libera potrebbe arrivare il 15 aprile, giorno in cui è stata fissata l'udienza di convalida del
provvedimento. Il7 ottobre, invece, appuntamento davanti ai magistrati della sezione giurisdizionale: tra gli
altri, a dover rispondere del danno milionario causato al pubblico erario ci saranno il responsabile legale
dell'ospedale, Kay Lawrence Young, e un dirigente della Asl Roma D, Giovanni Sacripanti, che non avrebbe
svolto le dovute verifiche prima di dare il suo placet alle liquidazioni delle cartelle cliniche gonfiate. Intanto
proseguono le indagini anche a piazzale Clodio, dove al vaglio dei pm ci sono le responsabilità in sede
penale dei protagonisti della vicenda.
Foto: LA TRUFFA Fatturazioni false e rimborsi illegittimi all'ospedale Israelitico nel periodo che va dal 2007 al
2009
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2015
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L'INCHIESTA
25/03/2015
La Repubblica - ed. Roma
Pag. 8
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Latte nella flebo neonato morto al San Giovanni Medici alla sbarra
La procura ha chiesto un anno di carcere San Camillo, indagine su decesso dopo biopsia
FRANCESCO SALVATORE
UN INTERVENTO in day hospital al cuore, totalmente di routine, che sarebbe dovuto durare mezz'ora ma in
cui sono sorte fatali complicazioni che hanno portato alla morte di una donna di 57 anni. Uno scambio di
sondini compiuto da un'infermiera nella culla di un neonato e che ha condotto al decesso del piccolo. Due
episodi lontani nel tempo e nello spazio, il primo avvenuto la scorsa settimana all'ospedale San Camillo
Forlaninie il secondo quasi tre anni fa all'ospedale San Giovanni Addolorata, posti sotto lo stesso comun
denominatore dell'errore medico.
Sul primo episodio la procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Il pm Nadia Plastina ha disposto
l'autopsia sul corpo della donna e indagato cinque sanitari del reparto di Cardiologia del San Camillo. La
biopsia endomiocardica a cui si è sottoposta la vittima, lo scorso 18 marzo, le era stata consigliata dal proprio
cardiologo di fiducia, che l'aveva descritta come un esame di routine. L'intervento, effettuato in day hospital,
sarebbe servito come diagnosi per approfondire il suo stato di salute: la 57enne, infatti, moglie e madre di un
figlio maggiorenne, negli ultimi tre mesi si sentiva spesso affaticata. Lo scorso mercoledì, la donna a seguito
dell'intervento, è stata subito ricoverata al reparto di Cardiologia di rianimazione, dove è rimasta altri tre giorni
senza riprendere conoscenza. Poi il decesso. Il marito e il figlio, a quel punto, hanno denunciato l'episodio al
commissariato con l'assistenza dell'avvocato Annalisa Amicucci. Il legale ha subito nominato un consulente
medico per prendere parte all'incarico peritale disposto dal pm.
La stessa trasparenza nel comunicare il decesso di una vittima in un ospedale non è stata adottata, invece,
per il caso del piccolo Markus De Vega. Il neonato è morto nel giugno del 2012 nel reparto di Neonatologia
dell'ospedale San Giovanni, a causa dello scambio di un sondino che ha mandato nella circolazione
sanguigna del neonato il latte che sarebbe dovuto servire ad alimentarlo. Ma ciò che turba nell'inchiesta del
procuratore aggiunto Leonardo Frisani, è la condotta che sarebbe stata messa in atto da una serie di medici
al fine di insabbiare la morte del piccolo Markus e non subirne le conseguenze giudiziarie.
In sette, fra dirigenti, primari e medici, consci dell'errore della collega, non avrebbero comunicato in tempo il
decesso del piccolo all'autorità giudiziaria. Tutti, indagati per concorso in favoreggiamento, omissione di
referto e frode processuale, avrebbero glissato sulle cause della morte di Markus, non informando la mamma
dell'errore medico e impedendole, di fatto, di richiedere l'autopsia. Omissioni queste finalizzate a mettere a
tacere la vicenda. Ieri, il pm ha chiesto la condanna a un anno per tre di loro che hanno scelto l'abbreviato.
Per altri tre ha chiesto il rinvio a giudizio. Per due l'assoluzione. I difensori della mamma di Markus, gli
avvocati Massimo Argirò e Danilo Granito, hanno chiesto 200mila euro di danno per ognuno dei 4 medici che
hanno chiesto l'abbreviato. PER SAPERNE DI PIÙ www.hsangiovanni.roma.it www.giustizia.lazio.it
Foto: MALASANITÀ I due casi di malasanità nel mirino dei pm sono avvenuti all'ospedale San Giovanni e al
San Camillo
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La sanità
25/03/2015
La Stampa
Pag. 17
(diffusione:309253, tiratura:418328)
"È stata una scelta sacrosanta"
MARCO PIVATO
«Una scelta sacrosanta quella di asportare le ovaie, se il quadro clinico è simile a quello di Angelina Jolie». È
questo il giudizio di Umberto Veronesi, oncologo, fondatore dell'Istituto Europeo di Oncologia di Milano.
Professore, la nuova scelta della Jolie, dopo l'operazione al seno, fa scalpore: quanto è condivisibile da un
punto di vista medico? «Assolutamente sì. Gli stessi geni mutati che predispongono al tumore del seno
aumentano anche il rischio di tumori alle ovaie e per questo credo che la decisione della Jolie sia coerente
con la scelta, di due anni fa, di farsi asportare le mammelle a scopo preventivo. La definirei una scelta
sacrosanta, perché, se il tumore dell'ovaio è meno frequente di quello della mammella, è anche più
aggressivo. La scelta della Jolie è da raccomandare a qualsiasi donna che abbia un quadro simile dal punto
di vista genetico, dell'età e della storia personale». CONTINUA A PAGINA 19 SEGUE DA PAGINA 17 n Quali
sono le controindicazioni fisiche e piscologiche di questa scelta? «Più che controindicazioni c'è un unico
grande ostacolo, che è il desiderio di maternità e che senza ovaie è irrealizzabile. Alle donne che hanno
mutati i geni Brac1 o Brac2 consiglio di avere una gravidanza appena possibile per poi sottoporsi
all'intervento di asportazione, sapendo che di tumore ovarico ereditario ci si ammala, con maggiore
probabilità, dopo i 40 anni. La femminilità di una don- na può comunque rimanere intatta con terapie
ormonali». Il tumore si combatte in modo così radicale o le nuove terapie, anche geniche, consigliano
strategie alternative? «Il tumore del seno e dell'ovaio si combattono con la chirurgia e la radioterapia, mentre i
test genetici ci aiutano nella prevenzione. Va detto che radioterapia e chirurgia si sono evolute negli ultimi
anni. La stessa chirurgia può anche aiutare una donna mastectomizzata a ricostruire il proprio seno con
risultati estetici oggi eccellenti». Cisonomoltedonnenella condizione della Jolie? «Non abbiamo una riposta
certa. Valutiamo che una percentuale fra il 2 e il 3% della popolazione femminile abbia mutazioni geniche
ereditarie. La certezza non c'è, perché l'accesso ai test genetici non è ancora capillarmente diffuso e,
dunque. la vicenda della Jolie dev'essere occasione per le donne di non avere paura di sottoporsi ai test e
conoscersi». Come si scoprono i geni «cattivi» che possono causare un tumore? «Esclusivamente con i test
genetici. Non sono percorsi complicati o invasivi. Basta un prelievo di materiale biologico, come il sangue.
Oltretutto, in Italia, i test genetici sono spesso accessibili attraverso il Servizio Sanitario e le donne possono
farsi prescrivere i test dal proprio medico di famiglia». La scelta della Jolie ha generato fenomeni di
emulazione? «Sì. E per fortuna c'è stata una presa di coscienza nel mondo femminile, che ha a sua volta
generato un dibattito nella comunità scientifica sul come rispondere meglio alle nuove possibilità di
prevenzione offerte dai test genetici. Avremmo bisogno di tanti "casi Jolie" per ottenere un'adesione maggiore
ai test e creare consapevolezza nelle nuove generazioni».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2015
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L'oncologo Veronesi / tutto SCIENZE&salute / L'intervista
25/03/2015
La Stampa - ed. Torino
Pag. 47
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Miopia e maculopatie? Centro Medico Mod
Il personale, i macchinari e i servizi sono gli stessi, come la qualità e la professionalità. È cambiato soltanto il
luogo: non è più l'ospedale Valdese, ma una nuova clinica privata, il Mod, in corso Massimo D'Azeglio 43 a
Torino. Così il reparto di oculistica è tornato a nuova vita mantenendo l'obiettivo di sempre: continuare a
fornire ai pazienti lo stesso servizio d'eccellenza.
«Abbiamo deciso di portare avanti l'esperienza del Valdese e di non lasciarla finire assieme all'ospedale»,
spiegano Andrea Valli e Luigi Fusi, i medici responsabili della struttura. «La nostra esperienza riparte da qui.
La squadra è la stessa: 38 persone tra medici, ortottisti, infermieri, amministrativi e impiegati. Anche i
macchinari sono stati trasferiti nei nuovi locali e costantemente aggiornati. La struttura è snella ed efficiente,
con orari di apertura dalle 7 alle 19. Pur non essendo prevista la degenza notturna, garantiamo la totalità
degli interventi in day surgery e ambulatoriali».
Il centro medico-chirurgico MOD è un punto di riferimento nazionale specializzato in interventi di correzione
dei difetti visivi (miopia, astigmatismo, ipermetropia e presbiopia) con l'inserimento di lenti fachiche
intraoculari (lenti iniettate nell'occhio senza alterarne la struttura e reversibili).
Anche l'intervento di cataratta è eseguito con le più sofisticate tecnologie che permettono anche
l'eliminazione dei difetti visivi preesistenti, utilizzando lenti intraoculari multifocali, toriche e con un'ampia
gamma di valori correttivi, consentendo al paziente la visione naturale eliminando gli occhiali.
«Nel campo delle patologie retiniche il MOD si distingue per l'utilizzo delle tecnologie più avanzate nella
chirurgia mini-invasiva senza suture, che consentono un recupero funzionale immediato e l'eliminazione della
degenza postoperatoria», sottolinea il dottor Alberto Bellone, specializzato nella chirurgia vitreo-maculare.
Le maculopatie degenerative sono trattate con i più recenti farmaci anti VEGF e anti edema on label
(approvati dal ministero della salute e seguendo le linee guida della Società Oftalmologica Italiana), e in casi
selezionati con l'impianto di speciali lenti intraoculari telescopiche capaci di ingrandire l'immagine e renderla
leggibile agli ipovedenti.
Nell'ambulatorio di Gastro-enterologia si valutano le patologie organiche del tratto digestivo superiore ed
inferiore, le epatopatie, le malattie pancreatiche e le malattie infiammatorie intestinali, con particolare
attenzione alle patologie funzionali del tratto digestivo superiore ed inferiore, con l'inquadramento e
trattamento della malattia da reflusso gastro-esofageo, in collaborazione con altri specialisti quali cardiologo e
otorinolaringoiatra e delle problematiche diagnostiche e terapeutiche della stipsi e della incontinenza.
Mod, corso Massimo D'Azeglio 43; telefono: 011 663 3692.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2015
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specializzato anche in gastro-enterologia
25/03/2015
La Stampa - ed. Torino
Pag. 54
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Contro i tagli alla sanità i sindaci dell'Ossola ritrovano compattezza
Dopo un mese di botta e risposta a colpi di comunicati e dichiarazioni al vetriolo, i sindaci dell'Ossola
ritrovano l'unità sul tema della difesa dell'ospedale di Domodossola. In un incontro è stato siglato un accordo
tra quanti volevano la linea dura nei confronti della Regione - proponendo le dimissioni di massa in caso di
chiusura del Dea - e chi era per il dialogo. I sindaci ribadiscono la volontà di incontrare il ministro della Salute
Beatrice Lorenzin; mentre dopo Pasqua è previsto l'arrivo in Ossola del governatore Chiamparino.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2015
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Verbania
25/03/2015
Il Messaggero
Pag. 39
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Regione, 740 milioni sbloccati dal Tesoro
Migliorano le prestazioni ospedaliere, il debito nella sanità di riduce. E nelle casse della Regione arrivano 740
milioni di euro. A sbloccare i fondi, ieri, il Ministero della Salute, che ha concluso il processo di controllo sui
Livelli essenziali di assistenza e sull'andamento economico del Lazio. Il Tavolo di verifica ministeriale,
spiegano dal dicastero della Salute, «ha riconosciuto il grande lavoro svolto nell'ultimo anno e mezzo e ha
sbloccato 500 milioni di euro riferiti alle mancate premialità del programma 2011-2012». Nelle disponibilità
dell'ente di via Cristoforo Colombo arriveranno anche «altri 240 milioni di extra gettito per il 2014». Si tratta
complessivamente di 740 milioni di euro che saranno disponibili per la Regione, che ora, si augura il
Ministero, «deve proseguire sul percorso virtuoso intrapreso». CONTI IN RIPRESA Il miglioramento dei conti
del Lazio era già stato certificato, due giorni fa, dall'agenzia di rating Fitch, che aveva innalzato l'outlook della
Pisana da «negativo» a «stabile». La giunta Zingaretti, ha ricordato in quell'occasione l'assessore al Bilancio
Alessandra Sartore, al suo insediamento ha trovato 12 miliardi di debiti commerciali, di cui 5,5 nel settore
sanitario. Oggi il debito sanitario è sceso a circa 2,5 miliardi, mentre il pagamento dei debiti pregressi
ammonta a 8,4 miliardi di debiti, di cui 3,8 nel settore sanitario.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2015
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I FONDI
25/03/2015
Il Messaggero
Pag. 48
(diffusione:210842, tiratura:295190)
San Camillo, muore per una biopsia «di routine»
DRAMMA IN OSPEDALE PER UN DONNA CHE AVEVA SUBITO UN ESAME AL CUORE
Ade. Pie.
Esame in day hospital da praticare in venti minuti. Era stata prospettata come un accertamento di routine la
biopsia al cuore che l'altro giorno al San Camillo ha ucciso una casalinga di Pomezia di 56 anni, Rosella
Mione. Qualcosa invece durante i prelievi deve essere andato storto e la paziente ha perso conoscenza,
senza più risvegliarsi. Ventiquattro ore dopo nel reparto di rianimazione il decesso. Sul caso è stata aperta
una indagine su denuncia della famiglia. Ieri il sostituto procuratore Nadia Plastina, titolare del fascicolo, ha
iscritto nel registro degli indagati cinque medici. In particolare la cardiologa che ha disposto la biopsia
endomiocardica e l'equipe che l'ha eseguita. Il magistrato poi ha fissato l'esame autopstico della vittima per
accertare appunto le cause del decesso. I figli della signora Rosella si aspettavano il rientro della madre in
giornata. Così ad accompagnarla in ospedale era andato solo il padre. Era il 18 marzo, una settimana fa.
«Siamo entrati nel padiglione dell'ambulatorio di cardiologia intorno alle 8», ha denunciato l'uomo, ora
assistito dall'avvocato Annalisa Amicucci, «Mia moglie è entrata alle otto e mezzo. E un medico, che saprei
riconoscere, ha detto che occorreva circa venti minuti per l'esame. Alle nove invece ho sentito alzare la voce
dal corridoio: «Signora apra gli occhi». Sono rimasto in attesa fino alle dieci e mezza finché mi sono sentito
dire che «c'era stata una complicazione, che si era bucata una vena». Poi mia moglie è stata portata
d'urgenza al reparto e quindi in rianimazione dove purtroppo è morta». «Vogliamo capire perché non sono
stati sottolineati i rischi dell'esame» si sono sfogati i figli della vittima. Secondo i familiari la signora Rosella
non avrebbe firmato un consenso informato prima di entrare nel laboratorio. Vista la gravità del caso, per
accertare le cause della morte ed escludere l'errore medico era stata la direzione sanitaria dell' ospedale a
chiedere l'autopsia. Poi però disposta d'ufficio dal magistrato.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2015
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IL CASO
25/03/2015
Il Messaggero
Pag. 25
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Ipertensione controlli anche tra i giovani
An.Cap.
Pressione alta, sta peggio il nipote del nonno. Una volta malattia dell'anziano ora l'ipertensione appartiene, in
modo allarmante, anche a chi ha un'età compresa tra i 18 e i 35 anni. Sorpresa: il 14% dei giovani adulti si
ritrova a fare i conti con l'apparecchio per misurare la massima e la minima. Come dimostra uno studio
presentato a Firenze durante il congresso "Conoscere e curare il cuore". I maschi sono quelli che stanno
peggio. Perché troppo grassi e anche troppo ansiosi. Hanno gli stessi sintomi di un anziano: dalle apnee
notturne che fanno russare ai disturbi dell'umore. PRECAUZIONI Piccoli-vecchi uomini con la carta di identità
giovane. E ora, come si fa, a spiegare loro che il cuore soffre, che il cervello è in pericolo, che una crisi
ipertensiva durante una partita di calcio fa male? Le parole per dire tutto questo non ci sono. I medici sanno
parlare ad un anziano, i familiari sanno spiegare a nonna che è meglio dimenticare il sale e prendere i
farmaci ma come si fa a dire a un ventenne di misurarsi la pressione almeno una volta a settimana? «Un
messaggio importante che emerge dagli studi più recenti è rivolto alle mamme. Attenzione all'alimentazione e
al movimento», consiglia Francesco Prati, presidente della Fondazione "Centro lotta contro l'infarto».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2015
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PREVENZIONE
25/03/2015
Il Messaggero
Pag. 25
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Nuove cure per non finire in ginocchio
CARTILAGINI RIFATTE CON LE STAMINALI E PROTESI AD HOC SALVA CROCIATI MA LA PRIMA
REGOLA È PERDERE PESO
Ester Maria Lorido
Due milioni e mezzo gli italiani che soffrono di artrosi al ginocchio. Quella malattia degenerativa che colpisce
le articolazioni e scatena dolore. Ogni anno si contano 70mila nuovi impianti: l'intervento chirurgico come
soluzione finale dopo un lungo percorso fatto di infiltrazioni con cortisone, acido ialuronico o con
concentrazione di gel di piastrine. Ma anche la rieducazione muscolare o la ionoforesi. Un dato sta
cambiando il ritratto della patologia e, oggi, chiede risposte terapeutiche diverse: si abbassa l'età dei pazienti.
Fino a qualche anno fa l'età media era tra i 60 e i 65 oggi i primi segni anche a ridosso dei 50. Per "colpa" del
sovrappeso, di traumi, dell'eccessiva attività in palestra, di deformità del ginocchio che mostrano segni di
cedimento. OPERAZIONI Per questo, nei laboratori come nelle industrie biomeccaniche, si lavora per
individuare soluzioni che rendano l'intervento sempre meno traumatico. E' stata ricostruita la cartilagine in
grado di riparare i danni dell'artrosi a partire da cellule staminali adulte riprogrammate. Il lavoro è del Centro
di ricerca giapponese sulle staminali di Kyoto coordinato da Noriyuki Tsumaki. I primi test, fatti su animali,
hanno dato risultati promettenti. Come è stato pubblicato sulla rivista "Stem Cell Reports" l'invalidità è spesso
causata proprio dalla perdita della cartilagine ialina. Quella che riveste le articolazioni che non può
rigenerarsi. La cartilagine, appunto, poco per volta cede: perde di elasticità, si indurisce, si assottiglia, si
frammenta. Le ossa a questo punto non riescono più a muoversi agevolmente, a scorrere le une sulle altre, e
in fase avanzata della patologia si alterano fino a deformarsi. È stata messa a punto una protesi
"salvacrociato", frutto della ricerca italiana e disponibile con il servizio sanitario, in grado di conservare i
legamenti e ridurre il dolore. A forma di ferro di cavallo permette di far rimanere intatta la zona ossea di
inserzione dei legamenti. Anche in caso di una sostituzione totale del ginocchio. Sulla struttura metallica della
protesi sono agganciati due inserti in polietilene che simulano i menischi naturali. «Poter risparmiare i due
crociati - spiega Ciro Villani ordinario di Ortopedia e traumatologia a La Sapienza di Roma - è certamente un
rivoluzione per i pazienti perché i legamenti sono fondamentali nell'articolazione del ginocchio e deputati alla
stabiPrimo fattore di rischio per il ginocchio: il sovrappeso. Quindi, la sedentarietà, un'attività fisica eccessiva
e inadeguata, l'invecchiamento. Alleggerirsi dei chili, in molte occasioni, può ridurre in modo significativo sia
le difficoltà nei movimenti sia il dolore. I primi sintomi, in genere, sono lievi, spesso intermittenti. Il ginocchio
gonfio e dolorante e la sensazione di sentire degli scricchiolii. «L'obesità o una marcata osteoporosi aggiunge Bruno Violante direttore del dipartimento di Ortopedia 2 degli Istituti Clinici Zucchi di Monza rappresentano una controindicazione questo tipo di impianto. Mentre può essere una soluzione ottimale per
chi fa sport. Non a caso si tratta di uno degli interventi più diffusi e comuni, ad esempio, tra i calciatori che,
altrimenti, si vedrebbero costretti ad uno stop professionale».
LA PROTESI Salva legamenti crociati
lità passiva. I maggiori vantaggi si registrano nei tempi di ricovero che si sono abbassati a non più di 24-36
ore grazie alla riduzione delle complicanze e al dolore post operatorio. Restano invariati i tempi di
riabilitazione».
I FATTORI
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2015
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Due milioni e mezzo di italiani soffrono di artrosi e l'età si abbassa sempre di più ORTOPEDIA
25/03/2015
Il Giornale
Pag. 16
(diffusione:192677, tiratura:292798)
«Caso speciale, la vera lotta si fa con la diagnosi precoce»
L'oncologo: «Test genetici da effettuare solo se ci sono precedenti in famiglia»
Enza Cusmai
Professor Umberto Veronesi, Angelina Jolie aprirà una nuova tendenza contro la lotta ai
tumori?Quellodiasportareseno eovaie per prevenzione? «Non parlerei di nuova tendenza perchéi tumori
ereditari, comequellochepotevasviluppareAngelinaJolie,sono solounapiccolafrazionedei tumori del seno e
dell'ovaio. Quindi no, non possiamo parlare di chirurgia preventiva per tutti i tumori femminili. Il pilastro della
lotta ai tumori rimane la diagnosi precoce, che aumenta le percentuali di guarigione e permette interventi
conservativi. Un discorso a parte va fatto per i tumori che possono insorgere a partire da una mutazione,
appunto ereditata, di uno o entrambe i geni Brca1 e Brca2. Queste mutazioni aumentano esponenzialmente il
rischio per una donna sana di sviluppare la malattia in forma grave, e quindi la soluzione della chirurgia
preventiva può apparire ragionevole». Dunque lei giustifica questa forma di prevenzione quando c'è una
mutazione genetica anche se non copre i rischi di un eventuale tumore al 100%? «Il 100% non esiste in
m e d i c i n a ,
m a
l a
c h i r u r g i a
p r o f i l a t t i c a
è
l a
f o r m a
diprevenzionepiùcompleta.Secisonotuttelecondizionidirischioaccertato, la giustifico e la raccomando». Il
controllo genetico potrebbe diventare un esame di routine? E quando lo consiglia? «I test genetici dovrebbero
essere effettuati da tutte le donne che hanno familiarità, cioè uno o più familiari stretti (madre, zia, sorella...)
che hannoavutouncancrodelsenoodell'ovaio. Non parlerei di routine perché vanno fatti solo se ci sono casi in
famiglia». È un esame molto costoso ? «Il test in molti casi è prescrivibile dal medico di famiglia e rimborsato
dal Sistema sanitario. È un esame semplice: consiste in un prelievo di materiale biologico come il sangue».
Per operazioni di asportazione preventivi, a che età è consigliabile intervenire? «Dipende. Per il tumore del
seno la scelta è personale, mentre per il tumore dell'ovaio esiste un problema obiettivo che è la maternità,
che, con l'asportazione delle ovaie, diventa impossibile. Quindi noi consigliamo
achiscoprediaverelemutazioniereditarie di Brca1 o Brca2 di avere figli appena è possibile, tenendo conto che
il tumore ereditario dell'ovaio si manifesta intorno o dopo i 40 anni». Che conseguenze provoca
un'asportazione alle ovaie? «Laconseguenzapiùgraveèlaperdita della funzione riproduttiva.
Altroeffettoèlafinedelciclomestruale, macon le terapieormonali lafemminilità può restare intatta». Che cosa
bisogna fare per prevenire questi tumori? «Periltumoredelsenobisognasottoporsi agli esami di screening:
ecografia annuale a partire dai 30 anni di età, a cui aggiungere la mammografia a partire dai 40. Per il tumore
dell'ovaio purtroppo non esistono strumenti di diagnosi precoce efficaci, ma abbiamo scoperto che la pillola
ne riduce l'incidenza fino al 50%». E che successo ha ottenuto la scienza nell'intervenire a tumore
c o n c l a m a t o ?
« P e r i l
t u m o r e d e l
s e n o
l a
m e d i c i n a
hafattopassidagigante,tantocheoggièguaribileinmedianell'85%deicasi, se diagnosticato per tempo. Per il
tumore dell'ovaio, i progressi nella cura sono frenati dalla difficoltà di diagnosticarlo in fase precoce». Quanto
conta, in percentuale, la prevenzione per la lotta ai tumori femminili? «Abbiamo detto che il 100% non esiste,
ma possiamo affermare che la prevenzione è lo strumento più efficace di lotta ai tumori femminili». "In molti
casi l'analisi è a carico della Sanità L'esame
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2015
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l'intervista Umberto Veronesi
25/03/2015
Avvenire
Pag. 8
(diffusione:105812, tiratura:151233)
«Giusto giocare d'anticipo no all'ossessione di controllo»
«Sì alla prevenzione, no all'ossessione». Lo psichiatra Claudio Mencacci, dell'Ospedale Fatebenefratelli di
Milano, commenta così la scelta di Angelina Jolie. Se da un lato «è sacrosanto incentivare e promuovere la
cultura dei corretti stili di vita, della diagnosi precoce e del giocare d'anticipo contro il cancro come contro
altre malattie», dichiara l'esperto, dall'altro «occorre assolutamente evitare che la voglia di salute si trasformi
in un bisogno ossessivo di controllo. Un'ansia patologica che secondo alcuni studi colpisce 5 persone su 100,
vittime del cosiddetto disturbo da sintomi somatici (la "vecchia" ipocondria), e che nell'era di Internet e social
network sfocia nel fenomeno dilagante della cyber-ipocondria». «Ogni messaggio che diffonda l'importanza
della prevenzione è positivo - precisa lo psichiatra -, specie in presenza di un profilo di rischio genetico e
familiare così spiccato», ma qualche "distinguo" è d'obbligo: «Per altre patologie non esistono indicazioni
altrettanto precise, dunque l'ossessione di poter controllare e prevenire ogni evento è una minaccia che va
tenuta presente perché significa esporsi a un pensiero fisso in grado di abbattere la qualità di vita e delle
relazioni sociali e familiari».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2015
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LO PSICHIATRA
25/03/2015
Avvenire - ed. Milano
Pag. 3
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Housing sociale per famiglie dei ricoverati
Dieci appartamenti saranno predisposti grazie all'accordo tra il Polo materno infantile della Fondazione
Macchi e la onlus "Il Ponte del Sorriso"
MARIA TERESA ANTOGNAZZA
VARESE Troveranno finalmente casa le famiglie che arrivano da fuori provincia e da fuori regione per far
curare i propri piccoli o le loro mamme al Polo materno-infantile di Varese. Dieci piccoli appartamenti, nelle
vicinanze dell'ospedale di Giubiano, potranno accogliere i familiari dei pazienti per tutto il tempo necessario,
grazie all'accordo stipulato ieri tra l'azienda ospedaliera Fondazione Macchi e la onlus varesina "Il Ponte del
Sorriso". Sono circa 1.200 le persone che, ogni anno, bussano alla porta dell'ospedale "Filippo Del Ponte" per
ricevere prestazioni sanitarie di altissimo livello, grazie alla presenza della terapia intensiva neonatale e
reparti di alta specializzazione, unici sul territorio. Donne e bambini che necessitano di un ricovero o che
devono sottoporsi a lunghe terapie o a numerose visite ed esami, per i quali è scelta quasi obbligata
trasferirsi nelle vicinanze dell'ospedale. E proprio per rispondere a questa esigenza arriva il progetto di
housing sociale, "La Casa del Sorriso", che prende il nome dall'associazione che da anni sostiene la nascita
e la crescita del polo materno infantile. L'iniziativa diventerà realtà nella prima metà del 2016. Lo stabile di via
Lazio, dove in passato abitavano i dipendenti, a poche centinaia di metri dall'ospedale, è di proprietà
dell'azienda ospedaliera, che lo ha ceduto in comodato d'uso gratuito per 25 anni alla onlus; per la
ristrutturazione, che permetterà di ricavare 10 appartamenti arredati, e che comporta un investimento di
600mila euro, i soldi arriveranno per metà dalla Fondazione Cariplo e per la restante metà saranno raccolti
dall'associazione attraverso apposite iniziative di sensibilizzazione della città e del territorio. Sarà poi "Il Ponte
del Sorriso" onlus a occuparsi del nuovo servizio, gestendolo attraverso personale ad hoc, come un
residence. «Occorre garantire serenità a chi deve affrontare il difficile percorso di malattia, affinché risponda
meglio alle cure - ha detto la presidente della onlus, Emanuela Crivellaro -. E la serenità passa anche
attraverso il sentirsi "a casa" quando si è lontani da casa o non ci si può tornare perché è necessario
rimanere vicini all'ospedale. La "Casa del Sorriso" non vuole essere semplicemente un alloggio, ma un luogo
dove ci si senta accolti, si possa contare su un sostegno e condividere con altre famiglie la stessa
esperienza. Per guardare al futuro con un sorriso. Per rendere possibile tutto ciò, abbiamo bisogno di
persone generose che ci aiutino a realizzare questo importante progetto».
Foto: Ospedale Filippo Del Ponte
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2015
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Varese.
25/03/2015
Oggi - ed. N.14 - 1 aprile 2015
Pag. 13
(diffusione:559282, tiratura:748139)
DIRITTI DEL MALATO: C'È UN DECALOGO ANCHE PER I BAMBINI E GLI
ADOLESCENTI
CARO PROFESSORE, HO SETTANT'ANNI MA RICORDO ANCORA CON ANGOSCIA UN MIO LUNGO
RICOVERO IN OSPEDALE QUANDO ERO BAMBINO... Ignazio G., Pontremoli
DI UMBERTO VERONESI
Ricordo anch'io i reparti pediatrici di tanti anni fa, e le lunghe fi le di lettini con le sbarre. Bambini trattati
amorosamente, per carità, ma non si faceva fatica a vedere nel loro sguardo smarrito l'angoscia di essere
stati separati da tutto il loro piccolo mondo di certezze e af etti. Fortunatamente, ora non è più così, ed è
garantito il diritto ad avere vicino giorno e notte un genitore o una persona cara, per cui sono previsti in quasi
tutti gli ospedali anche un letto e i buoni pasto. Ci sono volute lunghe e costanti battaglie per arrivare a questa
conquista, e altri diritti restano da conquistare. Per questo il Comitato Etico della Fondazione che porta il mio
nome, presieduto da Cinzia Caporale, ha stilato una Carta dei grandi diritti per i piccoli pazienti. In questo
decalogo (lo trovate qui: www.fondazioneveronesi.it/ la-fondazione/i-comitati/comitato-etico ) voglio
sottolineare il diritto alla prevenzione e al trattamento del dolore, complementare a quello di ricevere cure il
meno invasive possibili. Ma il bambino e l'adolescente non possono essere soltanto «oggetto» di terapie.
Devono esserne il «soggetto», ed è qui che si af erma con forza la necessità del cambiamento già avvenuto
per i pazienti adulti, col diritto all'informazione e il diritto all'autodeterminazione. Diritto, dico, a essere
informati personalmente , in base alle competenze e alla maturità raggiunta individualmente. Perché nel
vuoto d'informazione dilaga la paura. So che esistono molte obiezioni da parte del mondo adulto, a partire dal
timore che il giovane paziente possa opporsi alla terapia o a singoli atti terapeutici. Ebbene, io invito tutti,
medici e genitori, a essere sereni in merito. L'esperienza ha dimostrato che bimbi e adolescenti si oppongono
nella misura in cui curanti e famiglia hanno trascurato il rapporto di collaborazione e di alleanza. Alleanza
cruciale per un progetto di vita e di salute. Le lettere vanno indirizzate a: Umberto Veronesi - La nostra salute
, Oggi , Via Angelo Rizzoli 8, 20132 Milano. Oppure collegandosi al nostro sito: www.oggi.it ? Una 22enne
Miss svedese, sequestrata da un italiano all'arrivo a Milano per lavoro, è stata liberata dopo 6 mesi di abusi
Foto: DI UMBERTO VERONESI direttore scientifico Istituto Europeo di Oncologia, Milano
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2015
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LA NOSTRA SALUTE