Open Museum Open City

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Open Museum Open City
Open Museum Open City
oltre 40 artisti e molti altri partecipanti per un MAXXI che si trasforma
in un nuovo Foro Romano, luogo di incontro,
territorio di confronto e sperimentazione della cultura contemporanea
installazioni sonore di
Justin Bennet, Cevdet Erek, Lara Favaretto, Francesco Fonassi,
Bill Fontana, Jean-Baptiste Ganne, Ryoji Ikeda,
Haroon Mirza, Philippe Rahm, RAM radioartemobile
e performance, narrazioni, concerti, eventi, dibattiti con molti altri
24 Ottobre – 30 Novembre 2014
Ingresso gratuito per gli under 26 ogni weekend grazie a Enel
www.fondazionemaxxi.it
Roma, 23 Ottobre 2014. Immateriale, immersivo, incontrollabile, onnipresente, invisibile, il suono è
l’aspetto più radicale e sperimentale dell’arte contemporanea, strumento perfetto per conquistare spazi di
libertà espressiva, prospettiva inaspettata da cui osservare e analizzare la realtà.
Con Open Museum Open City (24 ottobre - 30 novembre 2014) a cura di Hou Hanru Direttore Artistico
del MAXXI e dello staff curatoriale del MAXXI Arte diretto da Anna Mattirolo e del MAXXI Architettura
diretto da Margherita Guccione, si compie un gesto radicale: il MAXXI viene totalmente svuotato, messo a
nudo, per essere riempito di suono.
Saranno le installazioni site specific di Justin Bennet, Cevdet Erek, Lara Favaretto, Francesco
Fonassi, Bill Fontana, Jean-Baptiste Ganne, Ryoji Ikeda, Haroon Mirza, Philippe Rahm e RAM
radioartemobile a riempire gli spazi del museo, trasformandoli in ambienti urbani o intimi, spirituali o
politici, in una ridefinizione non solo dello spazio museale ma anche del suo significato di istituzione
pubblica.
Ryoji Ikeda esplora, in modo molto diretto, l'evoluzione dell’intonazione della nota musicale "LA” in
un'opera minimalista che ci spinge a contemplare il tema dell'origine delle cose, dell'origine del mondo.
Bill Fontana introduce i suoni del flusso dell’Acquedotto Vergine che scorre dalla sua sorgente nella
Roma sotterranea e nelle sue fontane, evocando il movimento dinamico del tempo come forza primaria
che definisce l'identità della Città Eterna (l’opera è stata realizzata grazie al contributo di Meyer Sound).
Haroon Mirza crea un dispositivo capace di portare all’interno del museo i suoni esterni , Justin Bennett
realizza un’installazione sonora in 3D che trasforma parte di una galleria del MAXXI in uno spazio urbano
e una seconda che sembra rispondere al nostro desiderio più recondito: conoscere il futuro. Cevdet
Erek crea uno spazio cittadino in cui muoversi, danzare o riposarsi, condividere informazioni e creare un
sentire comune. Per questo rimuove le balaustre di vetro, connette le terrazze delle Galleria 3 mediante
rampe di scale, crea una piattaforma innalzando il livello architettonico preesistente, trasforma la galleria in
un luogo esperienziale. Questa è la nuova piazza, un luogo capace di evocare alcune sensazioni tra le più
diverse: la speranza, la resistenza, la rabbia, l’entusiasmo, la paura. E ancora Philippe Rahm esplora il
potenziale della composizione musicale per la creazione di una nuova dimensione architettonica, usando il
contesto del museo per scomporre e ricomporre un brano di Claude Debussy. Nessuno è più coraggioso e
folle del Don Quijote creato da Cervantes e tanto amato da Jean-Baptiste Ganne che ne realizza una
traduzione in codice Morse con luci rosse lampeggianti: il discorso muto di un guerriero solitario, un invito
all’azione, una dose di coraggioso utopismo. Francesco Fonassi con la sua installazione interattiva invita
il pubblico a sperimentare la difficoltà esistenziale insita in un mondo privato della libertà misurandosi con
la tensione tra desiderio e costrizione, tra curiosità e ostacolo. Lara Favaretto ci propone di affrontare la
contraddizione tra lo sforzo che richiede la scultura e la vacuità di quello stesso sforzo. RAM
radioartemobile allestisce nel museo una postazione radio disegnata da H.H.LIM per trasmettere sul web
e nel museo, contributi degli artisti e del pubblico e materiale d’archivio: una riflessione sulle istituzioni
culturali, oggi che la radio equivale ad aprirsi alla rete globale e a raggiungere il mondo intero. Al Centro
Archivi di Architettura, l’installazione Voce di architetto_parole di architettura, curata dal MAXXI
Architettura e da Tempo Reale, raccoglie in una partitura musicale i pensieri, le idee, le riflessioni di alcuni
tra i maggiori protagonisti dell’architettura degli ultimi 50 anni.
Con Open Museum Open City il suono si rivela il mezzo perfetto per trasgredire, decostruire, superare i
confini delle convenzioni e quindi strumento perfetto per la realizzazione di un nuovo modello di museo
aperto. Se la società contemporanea ci spinge verso logiche di consumo e sensazionalismo, il museo
deve invece proporsi come luogo di dibattito, creatività, immaginazione e scambio di idee come un nuovo
Foro Romano, un modello innovativo di società civile.
Le installazioni presentate non solo comunicano sentimenti, emozioni e immaginari individuali e collettivi,
ma contribuiscono a ri-definire le condizioni architettoniche dell’edifico, creano connessioni tra l’interno e
l’esterno, tra l’istituzione e la città, tra il mondo artistico e le altre comunità, determinando le condizioni
necessarie per incontri, interazioni, dibattiti pubblici.
Questo si traduce in un programma di eventi performativi che sono una parte fondamentale e integrante
di Open Museum Open City, ai quali partecipano artisti, architetti, intellettuali, politici e naturalmente il
pubblico: proiezioni di video e foto, performance, teatro, danza, musica, cinema, narrazioni,
conferenze e dibattiti, legati alle diverse aree tematiche definite dalle installazioni e che propongono
nuove forme artistiche e culturali, in cui gli spettatori non sono più osservatori passivi ma partecipanti attivi:
una piattaforma per la sperimentazione di idee nuove, un laboratorio di vita democratica e innovativa.
Ogni giorno a partire dalle 15.00 gli spazi del museo si animeranno dunque con gli appuntamenti
del programma, mentre la mattina sarà possibile immergersi esclusivamente nei suoni delle
installazioni.
Tra i tanti eventi che compongono il programma, l’incontro con Justin Bennet, Cevdet Erek, Lara
Favaretto, Francesco Fonassi, Bill Fontana, Jean-Baptiste Ganne, Philippe Rahm e Hou Hanru (24
ottobre), la musica di Yannis Xenakis con il concerto per percussioni Rebonds (23 ottobre) e quella di
Superfici Sonore a cura di Giuseppe Tillieci e Donato Scaramuzzi che portano al MAXXI le
composizioni di Rabih Beaini, Charles Cohen, Donato Dozzy e Neel (24 e 25 ottobre). La compagnia
francese Les gens d’Uterpan è protagonista di Pièce en 7 morceaux in cui i corpi dei ballerini
riproducono l’immagine di un teschio inspirata a un’opera di Salvador Dalì (12, 13, 14,15, 16 novembre).
Con Narrazioni, le artiste Chiara Fumai, Elisa Strinna, Valentina Vetturi e Marinella Senatore
coinvolgono il pubblico nei loro personali racconti della realtà (dal 23 ottobre).
Nina Beier, Cherimus, Ryan Gadner, Falke Pisano, Anna Scalfi Eghenter, Valentina Vetturi, Raphaël
Zarka e Italo Zuffi sono protagonisti di Esercizi per La Rivoluzione: tre giorni di performance con giochi
popolari reinventati da loro (29, 30, 31 ottobre).
Con Delirious NY, spettacolo tratto dal libro di Rem Koolhaas, il gruppo OHT presenta uno spettacolo
sulla incomunicabilità (7, 8, 9 novembre).
Tra i protagonisti delle proiezioni di film e fotografie anche opere di Chantal Akerman, Gianfranco
Baruchello, Ila Bêka (che sarà presente il 22 novembre), Cyprien Gaillard, Amos Gitaï (8 novembre),
Armin Linke, Santiago Serra, Olivo Barbieri, Francesco Jodice (1 novembre), Guy Tillim, Francesco
Zizola.
A tutto questo si aggiungono gli incontri con, tra gli altri, Marco Belpoliti (22 novembre), Massimo
Cacciari (8 novembre), Andrea Cortellessa (14 novembre), Lucia Goracci (12 novembre).
Grazie al contributo di Enel i giovani sotto i 26 anni potranno accedere gratuitamente al museo tutti i
sabati e le domeniche per tutta la durata della mostra (dal 24 ottobre al 30 novembre 2014).
BIGLIETTERIA
Per la mostra Open Museum Open City i costi di biglietteria sono stati rielaborati per rispondere alla
varietà dell’offerta del progetto. Il pubblico potrà decidere di visitare la mostra, di partecipare agli eventi o
fare entrambi e tornare tutte le volte che vuole. Esibendo una tessera nominale gratuita che verrà
consegnata in biglietteria acquistando il primo ingresso alla mostra, potrà tornare a visitare la mostra e
partecipare agli eventi con speciali biglietti ridotti:
Primo ingresso alla mostra 11 € | Ingresso gratuito per i possessori di myMAXXI
Per tutti gli ingressi successivi :
Film screening | foto screening | incontri 3 €
Performance Narrazioni | spettacolo di danza Inretita 3 €
Performance Esercizi di rivoluzione 3 € - gratuito per i giocatori che si prenoteranno sul sito
Spettacolo teatrale OHT Delirius NY | spettacolo di danza Les Gens d’Uterpan Piece en 7 morceaux 5 €
Concerto SUPERFICI SONORE 11 € | per chi ha già visitato la mostra e i possessori di myMAXXI 8€
La cartella stampa e le immagini della mostra sono scaricabili nell’Area Riservata del sito della
Fondazione MAXXI all’indirizzo http://www.fondazionemaxxi.it/area-riservata/ inserendo la password
areariservatamaxxi
Ufficio stampa MAXXI +39 06 3225178, [email protected]
Si ringrazia per gli eventi performativi e i public speech
Si ringrazia per Voce di architetto_parole di architettura e Territoriale di Francesco Fonassi
Open Museum Open City
Giovanna Melandri Presidente Fondazione MAXXI
Ai responsabili delle istituzioni culturali la nozione di “svuotare”, del tutto, un museo evoca scenari
allarmanti. Si svuotano gli spazi alla fine di un ciclo di vita o in risposta a una crisi finanziaria.Fare il tutto
esaurito, riempire, allestire, saturare la domanda.
Ecco, questo ci è più familiare. Svuotare tutte le sale, proprio no. È un atto di coraggio. È una
dichiarazione che trasforma lo “svuotare” in fare spazio, dare voce, vedere e dire altro. Aprire. Con “Open
Museum Open City”, la mostra curata da Hou Hanru, il museo sceglie il suono per abbattere le frontiere –
fisiche ed emotive che spesso separano il pubblico dalle istituzioni culturali circoscrivendo gli ambiti della
creatività e toccando i grandi temi della vita: l’origine del cosmo, la città, la natura, il mondo digitale, la
musica, l’intimità, l’oracolo, la rivoluzione e la comunità. Lo fa in modo sperimentale, partendo proprio da
quel “fare spazio” e dall’immaterialità del suono.
Per la prima volta dall’inaugurazione, scegliamo di “mostrare” il museo costellato unicamente da
installazioni sonore di forte impatto emotivo che si fondono a un palinsesto di eventi strettamente connessi
alle tematiche della mostra. Lo “svuotare” fisico crea un cortocircuito: il museo è libero di ospitare la sua
offerta culturale in spazi, orari e modalità singolari, attivando connessioni e contaminazioni tra le diverse
sezioni e scompaginando le tradizionali assegnazioni logistiche all’interno dello spazio. Come in un unico
corpo fluido, la presentazione delle opere del gruppo di artisti italiani e internazionali identificato da Hou
Hanru e dallo staff curatoriale del MAXXI, si unisce alle performance, alle narrazioni, ai dibattiti e alle
proiezioni.
Con “Open Museum Open City” il pubblico torna al centro del progetto culturale, divenendo protagonista
attivo attraverso l’esperienza delle installazioni sonore, le piattaforme multimediali, le app e il lancio di una
open call per la raccolta dei materiali audio. “Il suono sono gli essere umani”, ci ricorda Bill Fontana,
pioniere della sound art, che in questi mesi ha lavorato a Roma a un’installazione site-specific realizzata
per il museo. La mostra conferma, dunque, il nostro interesse a coinvolgere un pubblico ampio attraverso
una programmazione sempre più ricca, che miri a consolidare il ruolo del museo come punto di riferimento
della creatività contemporanea. La vocazione interdisciplinare di “Open Museum Open City” rispecchia in
pieno la mission del MAXXI, che intende il museo come un grande campus per la cultura, un laboratorio in
divenire in cui si intrecciano linguaggi diversi. Il MAXXIè uno spazio da vivere, con un’offerta culturale
sviluppata su più livelli, che affianca mostre, approfondimenti e progetti di ricerca a workshop, proiezioni,
concerti e incontri. Lo stratificato universo di “Open Museum Open City” trova una sua ideale
visualizzazione nel catalogo, una pubblicazione esaustiva che, oltre a documentare tutte le opere in
mostra e gli eventi collaterali, raccoglie scritti, saggi e interviste di tutti i protagonisti coinvolti nel progetto.
Testi di critici, curatori, artisti, coreografi, musicisti e scrittori costruiscono un affresco di voci ed
esperienze, un ritratto vivido di un museo sempre più aperto verso l’esterno.
Open Museum Open City
Hou Hanru, Direttore artistico Fondazione MAXXI
1. Da Open Museum a Open City
È opinione generalmente condivisa che un museo d'arte contemporanea debba essere un'istituzione
aperta a tutte le forme contemporanee di creazione, oltre che ad un pubblico più ampio possibile.
In realtà, oggi ci troviamo curiosamente in contraddizione con questo concetto di apertura: istituzioni,
committenti e media sollecitano spesso i musei a diventare sempre più luoghi di spettacolo e di
intrattenimento. La cultura museale è in grande fermento in tutto il mondo. Ovunque si costruiscono nuovi
musei o si ristrutturano e si ampliano quelli già esistenti. Al contempo, però, si registra anche una generale
contrazione dei fondi pubblici. La privatizzazione dei servizi come l'educazione, la salute e la cultura è
attualmente al centro di molte politiche governative. I musei sono sempre più spinti a generare
direttamente o indirettamente entrate economiche . Certo, in quanto rappresentazioni fondamentali
dell'importanza dell'arte e della cultura come risorsa sociale ed economica, o "capitale culturale", i musei
hanno sempre avuto uno stretto legame con l'economia in genere. Ma la sfida che si trovano ad affrontare
oggi è particolarmente seria: in nome dell'"autosufficienza economica", la loro programmazione e le
funzioni sono influenzate e addirittura determinate dalle regole della finanza, come mai era accaduto
prima. I loro obiettivi originari ‒ generare, distribuire, trasmettere conoscenza e i valori culturali della
produzione artistica, difendere e promuovere la libertà del pensiero indipendente la riflessione critica , la
tutela delle memorie intellettuali e culturali, ecc. ‒ stanno perdendo terreno a favore dell'intrattenimento e
del consumo meramente commerciale. Le produzioni artistiche e culturali sono destinate, in ultima analisi,
a diventare semplici merci. . In questa condizione, i musei si preoccupano in modo crescente di
raggiungere il pubblico generalista e un numero più vasto di consumatori, mentre l'essenza autentica della
loro missione pubblica ‒ creare comunità sociali capaci di condividere, fruire e beneficiare della
conoscenza, delle esperienze intellettuali ed estetiche (spesso singolari, complesse e intellettualmente
ardue) e del piacere prodotto dagli artisti al fine di sviluppare l'immaginazione e le facoltà critiche ‒ finisce
per essere ridimensionata, semplificata e addirittura svuotata di senso. Dietro a tutto ciò si nasconde un
paradosso, se non addirittura una crisi, della stessa democrazia. L'equilibrio tra valori intellettuali e
spirituali della produzione culturale e della percezione pubblica e la condivisione di questi valori, tra
riflessioni indipendenti sulle questioni della vita e del consenso collettivo sull'armonia sociale, tra libertà di
espressione e tolleranza verso l'Altro, (vale a dire il fondamento stesso di una società davvero civilizzata e
democratica), si ritrova gradualmente eroso e sostituito da una prevalente ideologia neo-liberista.
Quest'ultima è mossa dall'imperativo di accumulare profitto e da sentimenti populisti che si traducono in
un'apertura superficiale volta ad attirare grandi numeri. In parallelo, si riducono gli spazi e le risorse per le
riflessioni autentiche,espressione di apertura culturale ‒ quei percorsi che ricercano e promuovono la
differenza, la singolarità, la criticità, l'inventiva e il desiderio avventuroso di entrare in contatto con l'ignoto,
l'"inutile" e l'inspiegabile. Ma è proprio questa apertura intellettuale che porta ad esplorare il vero
significato dell'esistenza dell'umanità, l'essenza di ciò che ci distingue dagli altri animali o dalle macchine,
o, più semplicemente, la vera creatività . È particolarmente importante, a questo punto, sottolineare che
per museo davvero aperto non si intende soltanto un'istituzione che si rivolge ad un pubblico il più ampio
possibile, o che si apre ad attività "interdisciplinari" e "sperimentali" che contribuiscono ad abbattere i
confini tra le "arti", ma un'istituzione che, in senso ontologico ed etico, dovrebbe riuscire a spingere sia i
creatori che il pubblico ad avventurarsi sul terreno del nuovo, dello sconosciuto, del critico e
dell'alternativo, per arricchire, attraverso confronti, dibattiti e scambi, le nostre esperienze di vita e il nostro
senso di dignità, aiutandoci a sviluppare la consapevolezza dei nostri diritti di fronte al potere. È questo, in
sostanza, il significato autentico dello spirito civico e della democrazia, che sono poi le condizioni ideali per
la creazione. Si tratta di una garanzia per la qualità della stessa vita civilizzata che promuove la
partecipazione civica e il sostegno della società, dal settore pubblico a quello privato, dalla corporazione
all'individuo . È uno spazio davvero pubblico, un forum dove tutti possono esprimersi, condividere e
scambiare punti di vista creativi e critici, emozioni e giudizi sulla vita e sul mondo in genere. Un museo
aperto è precisamente un modello concentrato della società civilizzata, un microcosmo della società
umana di qualità.
Un museo rappresenta anche il centro della vita civica della città (e della società politicizzata in genere), e
il suo livello di libertà e apertura rispecchia il livello di libertà e apertura della società stessa. Un museo
davvero aperto è l'espressione di una società o di una città davvero aperta, ovvero di una città, che
favorisce dibattiti pubblici ed esperimenti capaci di migliorare il nostro modello di convivenza sociale, la
nostra qualità di vita e anche il nostro modo di relazionarci con l'ambiente naturale e costruito; un
miglioramento che può solo risultare da una concezione più grande e dalle applicazioni di una visione
sociale basata non semplicemente su interessi materiali immediati, ma su valori, materiali e spirituali,
assai più ricchi e ampi della vita umana ‒ profondamente connessi con le condizioni ecologiche. Per
capire in senso più ampio lo stato dell'ecologia attuale è necessario prendere in considerazione la nuova
realtà geopolitica e sociale del mondo odierno, un mondo in costante movimento, conflitto e
trasformazione. Le linee di demarcazione e le definizioni consolidate delle cose e dell'identità degli
individui sono in rapida dissoluzione: le culture e le comunità si decostruiscono e si ricostruiscono sotto la
spinta delle "rivoluzioni" tecnologiche e ideologiche, mentre confini e insediamenti si annullano e si
ridisegnano nuovamente . L'espansione della città, altrimenti detta "esplosione urbana", è ormai una
tendenza globale. L'urbanizzazione sta cambiando radicalmente il nostro modo di vivere e
l'organizzazione della società. Ma i progetti di espansione urbana attualmente in corso sono perlopiù
promossi da principi di privatizzazione e gentrificazione finalizzati al profitto. Questa tendenza sta
provocando importanti movimenti sociali di resistenza e azioni alternative, dalle rivendicazioni sociologiche
e urbanistiche per la ricostruzione di comunità basate su valori più umani ed ecologici, alle strategie
creative per la riqualificazione di aree tradizionali e quartieri degradati, fino alle più radicali azioni di
occupazione di centri finanziari . Si stanno sviluppando e realizzando visioni e strategie più innovative e
sostenibili con modalità particolarmente accentuate nelle regioni non occidentali. Si sta disegnando una
nuova mappa globale caratterizzata da centri multipli e strategie diverse di crescita. Allo stesso tempo, la
nostra città, il nostro quartiere e la nostra comunità si aprono inevitabilmente al nuovo mondo globale.
Logicamente, è ora di guardare verso possibilità "diverse" di costruire le città, al di là di norme urbane e
ideali sociali precostituiti, sommariamente rappresentati dai modelli occidentali modernisti e "postmodernisti", di stampo neo-liberista, applicati in urbanistica e architettura. Il futuro della città è totalmente
aperto .
2. Un nuovo Foro Romano
Nell'antichità il Foro era il centro della vita sociale, economica e politica della città di Roma dove si
dibattevano pubblicamente i temi politici, mentre gli scambi economici si svolgevano nella piazza del
mercato. Qui il pubblico assisteva ai principali eventi sociali e all'evoluzione della storia, dalla Repubblica
all'Impero, dal trionfo alla decadenza, ma era anche attore protagonista del teatro del cambiamento
sociale. Qui i Romani decidevano e accoglievano il loro destino. Come luogo di esperienza democratica
della costruzione sociale, il Foro Romano continua a rappresentare un prototipo di spazio pubblico per
antonomasia in una società democratica.
Oggi, un museo, in particolare un museo di arti contemporanee ‒ espressione fondamentale della
contemporaneità, si ritrova al centro della società ed è naturale che si proponga come sito privilegiato dei
dibattiti sulla nostra immaginazione e creatività e, cosa più importante, sui nostri progetti di vita comune e
sul sistema politico. Il museo dovrebbe essere un nuovo Foro Romano.
Molti dei nuovi musei sorti per effetto del boom globale si fondano sull'idea di diventare espressioni
monumentali dei successi della città (o della nazione, o del singolo individuo), sia nelle arti che nella
società in genere: in ambito economico, culturale e politico. Molto spesso sono concepiti sulla base dei
modelli dell'industria dell'intrattenimento e del turismo con progetti che non possono che essere
stravaganti, o "iconici", così come i loro programmi e collezioni devono essere spettacolari e popolari:
concepiti per celebrare il trionfo di un mondo alimentato dal consumismo e da valori neo-liberisti.
L'approccio estetico che in genere richiede uno sforzo di apprendimento e comprensione è spesso
sostituito dallo stupore e dal divertimento. La vanità sensazionale e sociale prende il posto dei piaceri
intellettuali e spirituali . A fronte di questi edifici iconici si è ben presto determinata una condizione
ambivalente e addirittura imbarazzante: ai progetti sempre più audaci e fantastici che stanno trasformando
i nostri ambienti in parchi di divertimenti corrisponde una società che diventa sempre più conservatrice in
materia di valori politici, ideologici, morali e culturali. Le nuove "invenzioni" tecnologiche non sono solo
fonte di illusioni di apertura e di connessione verso mondi altri: diventano anche gli strumenti più efficienti
e rigidi di sorveglianza e controllo totale. "Creazione" implica spesso "formazione", governata da
immaginari populisti e commerciali. Mai come ora la democrazia, la libertà, l'uguaglianza, ecc. appaiono
distorte in forme di propaganda e in espressioni di una ideologia conservatrice, abilmente dissimulata
come qualcosa di piacevole, divertente e "di facile comprensione", cioè "di facile digestione". Un museo,
quindi, deve essere popolare e fruibile turisticamente, mentre i progetti fantasiosi implicano, direttamente o
indirettamente, spazi "fantastici" di controllo sociale.
Viviamo ormai in un "mondo di design totale" (come sottolineato da Hal Foster nel suo libro Design and
Crime1), assoggettati al dominio della logica del consumismo. La vita civica si riduce a vendere e
comprare. Un buon cittadino deve essere un buon consumatore. Un edificio non si limita a creare uno
spazio abitativo: definisce anche la natura degli individui che lo abitano. Gli attori sociali ‒ artisti, curatori,
educatori e visitatori ‒ che vivono il museo sono tutti assoggettati a questa "nuova identità". La produzione
artistica e i progetti architettonici sono legati intrinsecamente l'una agli altri nel dar forma allo spettacolo di
questo design totale come alleanza del consumismo. I nuovi musei sono i templi di questa sacra alleanza.
Ironicamente, molti di essi sono progettati come santuari chiusi di opere d'arte costose, beni di lusso
piuttosto che piattaforme aperte di partecipazione civica per lo sviluppo della cultura , volte alla definizione
di una più stretta connessione tra gli eventi dentro il museo e la vita urbana al di fuori). Chiaramente
difendono una posizione reazionaria di "autonomia dell'arte" separata dalla vita sociale reale. Questa
alleanza si sta imponendo ovunque nel mondo ma l'interrogativo cruciale rimane: in quale società
vogliamo vivere? Di quale arte abbiamo bisogno? Quale tipo di museo è davvero rilevante?
Gli interrogativi rimangono aperti. Il dibattito continua.
Ciò che resta oggi del Foro Romano è stato reinventato come parco dei divertimenti, come merce, e la sua
attività principale, un tempo il dibattito pubblico, è diventata ora il consumo turistico: è come se fosse stato
ridotto in rovina una seconda volta. È in questo contesto che un museo pubblico come il MAXXI, che si
trova a Roma ed è impegnato a sviluppare discussioni culturalmente e socialmente rilevanti sulla
creazione e sulla democrazia, può diventare un luogo per far rivivere i dibattiti del pubblico . Il MAXXI deve
diventare un nuovo Foro Romano. “Open Museum Open City” è un primo passo verso questa avventura.
3. Il potere dei suoni
La costruzione del nuovo Foro che abbiamo immaginato inizia con un gesto radicale di liberazione dal
"design iconico": il MAXXI è totalmente svuotato, messo a nudo. Ma è, anche, completamente pieno
perché pregno dei suoni delle installazioni sonore site-specific prodotte per gli spazi museali dai tanti artisti
internazionali invitati a partecipare.
Con varie forme di suoni generati da tecnologie analogiche e digitali, le opere manifestano diverse
modalità artistiche di intervento negli ambienti costruiti del museo: l'atrio, le scale, le gallerie, la corte
esterna e altri spazi di transizione. Attraverso suoni live e registrati di varia provenienza ‒ pubblica,
privata, urbana, naturale, umana, meccanica, industriale, musicale e testuale, ecc. ‒ le installazioni non
solo comunicano sentimenti, emozioni e immaginari individuali e collettivi: contribuiscono anche a ridefinire, o ri-modellare, le condizioni architettoniche e infrastrutturali dell'edificio. Creano inoltre
connessioni interattive e dinamiche tra l'interno e l'esterno dell'architettura, tra l'istituzione e la città, tra il
mondo artistico e le altre comunità. In altre parole, come la struttura architettonica del Foro, ma in modo
più attivo, determinano le condizioni necessarie per la promozione di incontri, interazioni e dibattiti pubblici.
La realizzazione di queste opere può essere quindi intesa come un micro processo di pianificazione
urbana atto a produrre spazi sociali democratici e innovativi che, successivamente, potranno trasformare il
museo in un'entità davvero aperta.
1
Hal Foster, Design and Crime (And Other Diatribes), Verso, Londra, New York 2002, p. 18
Ryoji Ikeda esplora, in modo molto diretto, l'evoluzione del "LA", punto di riferimento per l'intonazione
occidentale, in un'opera minimalista che evoca il livello più elevato di conoscenza, per spingerci a
contemplare il tema dell'origine delle cose, dell'origine del mondo.
Nella hall, Bill Fontana introduce i suoni del flusso d'acqua che scorre attraverso il famoso sistema di
acquedotti romani ramificato in tutta la città e incontra situazioni urbane e sociali più diverse in una
meravigliosa evocazione dei movimenti dinamici del tempo ‒ dall'antichità fino ad oggi‒ come forza
primaria nella definizione dell'identità della Città Eterna. Altri artisti utilizzano la stessa strategia di
trasporto e amplificazione dei suoni esterni all'interno del museo: Haroon Mirza crea un dispositivo capace
di "soffiare" i suoni direttamente dall'esterno all'interno, mentre Justin Bennett installa un cubo sonoro che
trasforma parte di una galleria in una piazza urbana. Cevdet Erek converte lo spazio centrale del museo in
un luogo di agitazione e rivolta urbana .
Scolpire gli spazi con il suono: così Bill Fontana definisce il suo lavoro . Philippe Rahm, architetto multitasking, spinge oltre questo concetto affrontando il potenziale di creazione architettonica dei suoni
musicali. Rifacendosi a Iannis Xenakis e al suo storico tentativo di progettare gli edifici a partire dalla forza
acustica della musica (il Padiglione Philips), Rahm usa il contesto architettonico del museo per scomporre
e ricomporre un brano di Claude Debussy. Così reinventa una nuova realtà architettonica .
L'arte sonora è una delle forme d'arte più contemporanee: la sua invenzione e diffusione ha rispecchiato la
transizione dalla società tradizionale – nella quale l'ambiente era dominato da suoni tradizionali – alla
società moderna, in cui prevalgono suoni sintetici, quindi sociali. Essa rappresenta, nel modo più diretto e
potente, l'invenzione e lo sviluppo della vita moderna e contemporanea, oltre che la sua struttura sociale e
i suoi valori culturali. Più precisamente, costituisce l'aspetto più sperimentale e radicale dell'arte moderna
e contemporanea, ispirata da innovative ricerche scientifiche, tecnologiche, geo-culturali e sociologiche.
La sua condizione immateriale, immersiva e spesso illimitata, addirittura incontrollabile, la porta a sfidare e
decostruire i concetti e le norme convenzionali delle arti visive introducendo il reale ‒ i suoni del
quotidiano, del meccanico e del virtuale, del casuale, dell'accidentale, dell'imprevedibile, ecc. È, al
contempo, onnipresente e invisibile. La sua immaterialità ed elusività diventano la controforza perfetta per
conquistare spazi di libertà di movimento, di espressione e di esperienza nel contesto capitalista dominato
dal feticismo materiale e dal controllo sociale.
Rivela il segreto della città e della società da una prospettiva inaspettata. Per natura, rappresenta una
bellezza alternativa. Le tecnologie digitali oggi disponibili la spingono in una dimensione nuova che
consente di superare i confini dell'ambito artistico convenzionale. Le strutture della comunicazione globale
come Internet e la rete di telefonia wireless, ecc. sono fonte di nuove risorse di portata globale. La
creazione di reti e il superamento dei confini sono le chiavi del processo formativo di una nuova cultura del
suono.
In breve, diffondendosi ed espandendosi in modo sempre elusivo e incontrollabile, i suoni rappresentano il
mezzo perfetto per trasgredire e decostruire i limiti dell'istituzione e delle categorie a essa afferenti: il
fisico, il collettivo, il sociale, il politico, il culturale, il geopolitico, fino all'individuale e all'intimo. É
incarnazione perfetta dell'apertura, il modello perfetto di un museo aperto.
4. La natura performativa
I suoni sono in costante movimento penetrano e trasgrediscono qualunque barriera: la loro stessa
essenza è performativa. La natura performativa è ciò che definisce il modo in cui la cultura e l'arte
possono esistere attivamente in questo mondo mutevole. Rappresenta la resistenza alla società dello
spettacolo che tende sempre a fissare e limitare le nostre espressioni in immagini materializzate e
spettacolari e quindi congela e aliena la vitalità delle nostre vite. Genera anche idee ed energie con le
quali possiamo reinventare il nostro modo di vivere ed esprimerci al di là dei vincoli del sistema economico
e sociale vigente. Nel progetto di “Open Museum, Open City”, i suoni reinventano gli spazi fisici e
psicologici del museo nell'ambito di temi importanti come l'origine del cosmo, l'uomo e la natura, gli spazi
urbani come sfera pubblica, l'immigrazione, l'Europa e il Mediterraneo, le tecnologie e anche la
rivoluzione, al fine di costruire nuovi tipi di forum sociale. Ciò si traduce in una serie di programmi ricchi,
complessi e dinamici di eventi performativi ai quali partecipano numerose figure creative trans-disciplinari:
artisti, architetti, intellettuali, politici, oltre al pubblico in genere. Costituiti da proiezioni di video e foto,
performance, teatro, danza, musica, cinema, narrazioni, conferenze e dibattiti pubblici, questi programmi si
snodano attraverso diversi spazi, in relazione alla struttura tematica delle gallerie definite dalle installazioni
sonore. Nel loro complesso, essi propongono nuove forme artistiche e culturali volte a liberarci dalla
modalità produttiva imposta dalla mercificazione delle immagini, comprese le forme codificate di "arti
visive", spingendoci invece ad abbracciare il flusso della vita. Creazione artistica significa agire utilizzando
idee e visioni fantasiose. Il confine tra il sé e l'altro cessa di esistere. Gli spettatori non sono più
osservatori passivi ma partecipanti attivi . Si determina così una piattaforma per la sperimentazione di idee
nuove per la cultura e la società. È un laboratorio di vita democratica e innovativa .
Oltre alle forme più usuali: proiezioni di video/foto/film e performance, si enfatizza il potere della parola.
L'epoca dell'informazione vede prevalere le comunicazioni testuali e visive, mentre le forme di espressione
verbale, nello specifico più "tradizionali", come la conversazione quotidiana e il racconto, sono spesso
marginalizzate e addirittura escluse dalla letteratura "ufficiale". Porre in risalto l'aspetto performativo
dell'espressione può quindi essere interpretato come l'articolazione di modalità alternative di creazione
letteraria e un recupero del ruolo sociale dell'oralità.
La nostra è un'epoca contraddittoria che combina l'iper-semplificazione della riproduzione linguistica di
massa (immagini, letteratura e discorsi) con l'iper-"teorizzazione" del linguaggio elitario: due elementi che,
insieme, confondono e limitano mortalmente la libertà di pensiero, di immaginazione e di espressione, e
tendono a imporre la standardizzazione e il controllo sulle nostre menti. Il risultato è la graduale ma rapida
corrosione della democrazia da parte della burocrazia e del populismo, la sovrapposizione dell'antiintellettualismo alla reale apertura, la corruzione del piacere spirituale da parte dell'indulgenza al
sensazionalismo . e, infine, la sostituzione della pienezza della vita con l'autentica follia del consumo . È in
questo contesto che si pone l'urgenza di reintrodurre le analisi critiche e i dibattiti. È necessario riportare in
auge i discorsi in pubblico, come quelli dello Speaker's Corner a Hyde Park, che si rifanno alla retorica
romana ‒ improvvisati ma riflessivi, alternativi ma costruttivi, interattivi ma disinteressati, contrari alle
pompose narrative dell'ufficialità e al lamento triviale della volgarità, come espressione di una grande arte
e indicativi di uno status intellettuale, sociale e politico. Sono anche uno strumento politico efficace, una
pratica essenziale per sollecitare la coscienza sociale e l'impegno delle persone,per difendere la relazione
tra menti creative e vita pubblica, tra creazione e realtà sociale.
Perché tutto ciò accada, come nel Foro Romano, occorre una piattaforma specifica. Per questo è stato
progettato e realizzato un "teatrino" sul modello del Rostrum romano, mobile e flessibile, adattabile a tutte
le attività. In un'epoca di social media pervasivi nei quali i forum sociali sono sempre più "smaterializzati",
decentralizzati e dispersi, si fa urgente la necessità di un alto livello di concentrazione e intensificazione
dei dibattiti sulla democrazia, con una partecipazione civica e un'immaginazione creativa più attive.
Potenzialmente capace di raccogliere e mobilitare, il "teatrino" risponde in pieno a tale necessità, anche
con una struttura e delle funzioni decisamente contemporanee .
5. Produzione di un nuovo spazio comune sociale
Obiettivo del progetto di “Open Museum Open City” è indagare la questione di come sviluppare
un'istituzione pubblica che abbia ancora senso in un'epoca di privatizzazione generale e di crollo del
sistema di welfare sociale. Reinventare la nozione e la funzione di "pubblico" mediante la creazione di
nuovi spazi sociali ‒ sfere pubbliche ‒ rappresenta l'impegno centrale. I progetti artistici e i programmi
performativi sono stati concepiti per dimostrare questa necessità. Il "trasporto" dei suoni registrati negli
spazi pubblici della città caratterizzati da ogni sorta di attività umane realizzato da Justin Bennet è un
esempio indicativo. Cevdet Erek, l'artista di Istanbul che ha vissuto la rivolta anti-gentrificazione di Piazza
Taksim, propone un progetto che occupa il centro del museo con i suoni dell'agitazione di massa ‒ il
ruggito dei tifosi di calcio, il battito della danza collettiva, i suoni meccanici del sistema urbano . Il pubblico
è invitato a passeggiare su e giù per la rampa per interagire con gli altoparlanti mobili. Tutto è finalizzato a
creare uno spazio aperto per l'incontro e l'azione collettiva nell'ambito di un senso comune di solidarietà e
unità.
Un aspetto altrettanto importante da sottolineare è che la curatela del progetto è stata un processo
dinamico di mobilitazione dell'intelligenza collettiva. Tutto il "team" del MAXXI ‒ dai curatori ai ricercatori,
dai tecnici agli educatori, dai "comunicatori" agli esperti di marketing ‒ sono stati coinvolti nella
discussione e nell'ideazione del progetto. La collaborazione tra gli artisti invitati ha portato alla produzione
di alcuni dei progetti più avventurosi: Haroon Mirza, ad esempio, ha chiesto ad altri artisti come JeanBaptiste Ganne, Bill Fontana e Ryoji Ikeda di contribuire alla sua installazione live con i loro effetti sonori e
gli elementi elettronici. Così l'artista ha connesso la sua installazione alle altre riciclando i segnali in modo
da comporre una "nuova sinfonia". Un altro esempio rilevante è la stazione radio RAM (radioartemobile),
una delle prime esperienze di radio artistiche online nel mondo, che spinge gli artisti di tutto il mondo a
portare le loro opere nella programmazione radiofonica per trasmetterle dal cuore del museo. Anche gli
spettatori sono invitati, attraverso un'iniziativa aperta alla partecipazione pubblica, a diventare a loro volta
artisti .
Roma è famosa per la sua rete di accademie d'arte internazionali: le residenze artistiche che diversi paesi,
tra cui Francia, Germania, Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone, Egitto, Brasile, Argentina, Romania,
mantengono in questa capitale della cultura europea. Le Accademie sono tutte protagoniste di
importantissime esperienze che consentono a numerosi artisti internazionali di sviluppare nuove
produzioni maa è raro che questi enti sviluppino dialoghi e collaborazioni: per questo, in occasione di
“Open Museum Open City”, è stato compiuto uno sforzo eccezionale per portarli all'interno del museo a
presentare i risultati raggiunti e discutere di come costruire una rete che riesca a promuovere la scena
multiculturale nella città. Si tratta di un contributo fondamentale all'arricchimento della comunità creativa
locale per consentirle di compiere un passo necessario a connettersi alla rete globale .
Si tratta di uno sforzo esemplare per creare uno spazio nel quale individui provenienti da ambiti diversi
possano partecipare al dibattito e allo scambio pubblico attraverso l'esperienza estetica. In altri termini,
come sottolinea Jacques Rancière, si potrebbe definire (microcosmo di) una città (polis) nella quale si
vivono e si condividono esperienze politiche basate su principi democratici. Questa esperienza apre un
orizzonte assai più ampio della disciplina artistica in quanto tale. Si formano nuovi paradigmi di
"espressioni artistiche". Il "pubblico" in genere è incoraggiato a diventare "creativo", gli spettatori sono
sollecitati a trasformarsi attivamente in membri di una comunità creativa. Questo partage du sensible
(condivisione del sensibile)2 conduce alla creazione di un nuovo spazio comune di creatività, e il museo
diviene un sito di produzione di questi nuovi spazi sociali.
6. Il guerriero solitario, il ribelle e lo straniero
Nella tradizione romantica, l'artista è un sognatore, un utopista, che esprime e ci invita a condividere la
propria visione individuale del mondo per realizzare la quale deve spesso compiere uno sforzo immane in
totale solitudine. Proprio l'esperienza della solitudine ispira riflessioni introspettive e visioni critiche: è in
questo modo che l'artista arriva a produrre l'opera più sublime . Un artista è, insomma, per definizione un
"guerriero solitario". Don Chisciotte, il "cavaliere" irrazionalmente ambizioso ma inevitabilmente vulnerabile
creato da Miguel de Cervantes, rappresenta alla perfezione questo genere di "eroe" tragico che ha ispirato
tanti artisti e continua anche oggi a stimolare l'immaginazione. Più del suo lato romantico, sono proprio le
qualità di idealismo, indipendenza, ossessione per la ribellione, riserbo nella produzione, e di cultura
underground a risultare particolarmente necessarie nel mondo di oggi che si muove verso un'egemonia
sempre più assoluta dei potenti ‒ il capitale, la tecnologia e la politica imperialista. Per resistere a tale
egemonia, occorre una moltitudine potente ma democratica di anime e voci indipendenti e critiche, vale a
dire "guerrieri solitari", o addirittura "geni". Gli artisti devono continuare a porsi come avanguardia di tale
moltitudine. Jean-Baptiste Ganne richiama questa necessità quando traduce in codice Morse, come
sequenza di luci rosse lampeggianti, il testo originale de El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha
con una lettura che si protrarrà per oltre quaranta giorni: un'emissione silenziosa ma raggiante che l'artista
intende diramare come un dono alla città. Chiaramente non si tratta solo di una splendida opera d'arte ma
di un invito all'azione: segreto, duraturo ma convincente . Dovremmo tutti rileggere Don Chisciotte: una
dose del suo coraggioso utopismo farebbe un gran bene al nostro morale. È ora di riflettere su come
2
Jacques Rancière, Le Partage du Sensible, esthétique et politique, La Fabrique, Parigi 2000
uscire all'esterno quando l'esterno non esiste più ‒ come dicono, tra gli altri, Toni Negri e Michael Hardt
nel loro libro Empire3. La migliore possibilità è insorgere dall'interno . Altri artisti coinvolti nel progetto,
come Francesco Fonassi e Lara Favaretto, echeggiano questa riflessione e mobilitazione. Fonassi invita il
pubblico a sperimentare la difficoltà esistenziale insita in un mondo privato di libertà e di soddisfazione,
misurandosi con la tensione tra desiderio e costrizione, tra curiosità e ostacolo: l'assurdità della vita e la
necessità dell'emancipazione. Favaretto ci propone analogamente di affrontare la contraddizione tra lo
sforzo che richiede la scultura e la vacuità di quello stesso sforzo, nascosto dietro alle pareti. Nel mezzo si
preparano ingegnosi progetti di liberazione da questa assurdità esistenziale. Le opere d'arte sono segnali
di insurrezioni, o di rivoluzioni temporanee. L'artista è un ribelle, uno strano rivoluzionario. Lavorare
nell'ambito dell'arte significa vivere un'eterna preparazione alla rivoluzione per accogliere un mondo di là
da venire .
“Open Museum Open City” è un progetto rivolto al futuro. Ma il futuro è un mondo sconosciuto.
Incontrerete sicuramente strani personaggi interamente votati a immaginare e creare questo nuovo
mondo. L'unica certezza che potete aspettarvi in quest'avventura densa di incertezza è che la vostra vita
possa esserne cambiata. Come dice l'"Oracle" di Justin Bennett:
“Fate Attenzione all'incontro con un estraneo questo pomeriggio.
Potrebbe cambiarvi la vita”4
3
Michael Hardt, Antonio Negri, Empire, Havard University Press, 2000
4
Justin Bennett, Oracles, 2014
Open Museum Open City
PUBLIC SPEECH | PERFORMANCE | FILM SCREENING | FOTO SCREENING
23 Ottobre – 30 Novembre 2014
Giovedì 23 ottobre 2014
Ore 17.30 – 18.30 Galleria 2 bis
Ore 20.30 museo
Ore 21.00 Galleria 5
Venerdì 24 ottobre 2014
Ore 16.00 – 18.00 Galleria 1
Ore 17.00 – 19.00 Galleria 4
Ore 18.00-20.00; 21.00 Galleria 5
Ore 18.00 – 21.30 MAXXI B.A.S.E.
Ore 19.00 – 20.00 Galleria 4
Ore 20.00 – 22.00 Galleria 3
Sabato 25 ottobre 2014
Ore 9.30 – 13.30 MAXXI B.A.S.E.
Ore 15.00 – 22.00 MAXXI B.A.S.E.
Ore 19.30 -21.00 Galleria 1
Ore 18.00; 20.00; 21.00; 23.00
Galleria 5
Ore 18.00 – 19.30 Sala Carlo Scarpa
Ore 22.00 – 23.00 Galleria 3
Domenica 26 ottobre 2014
Ore 10.00 – 19.00 MAXXI B.A.S.E.
When can a museum be a real open one? incontro con
Charles Guarino, Hou Hanru e Giovanna Melandri
Rebonds, Iannis Xenakis, esecutore Philippe Spiesser
NARRAZIONI – Chiara Fumai The Show which is (also)
falsely called ‘Breaks’
The Art of Bordering Economies, Performances and
Technologies of Migration Control, proiezioni video Antonio
Augugliaro, Gabriele Del Grande, Khaled Soliman Al
Nassiry: Nicola Mai; Simona Koch
Incontro con gli artisti della mostra Open Museum Open City
con Hanru Hou, Francesco Fonassi, Philippe Rahm, Justin
Bennett, Jean-Baptiste Ganne, Bill Fontana, Lara Favaretto
(tbc), Haroon Mirza (tbc)
NARRAZIONI – Chiara Fumai The Show which is (also)
falsely called ‘Breaks’
The Art of Bordering Economies, Performances and
Technologies of Migration Control
Atmosfere Costruite. l’Architettura come disegno
meteorologico Constructed atmospheres, presentazione del
catalogo con Hanru Hou, Philippe Rahm, Massimiliano
Scuderi
SUPERFICI SONORE a cura di Giuseppe Tillieci e Donato
Scaramuzzi. Live performances di Charles Cohen, Rabih
Beaini
The Art of Bordering Economies, Performances and
Technologies of Migration Control - Rebordering Migration in
time of crisis
The Art of Bordering Economies, Performances and
Technologies of Migration Control - Political economy of
border management
The Art of Bordering Economies, Performances and
Technologies of Migration Control - proiezione video
NARRAZIONI – Chiara Fumai The Show which is (also)
falsely called ‘Breaks’
Francesco Careri. La città corpo a corpo. Arti civiche e
trasformazioni sociali, a cura di doppiozero
SUPERFICI SONORE a cura di Giuseppe Tillieci e Donato
Scaramuzzi. Live performances di Donato Dozzy e Neel
The Art of Bordering Economies, Performances and
Technologies of Migration Control
Ore 15.00; 16.00 Galleria 5
Ore 17.00 – 18.00 Galleria 5
Martedi 28 ottobre 2014
Ore 18.00 – 18.30 Galleria 5
Mercoledì 29 ottobre 2014
Ore 15.00 – 19.00 Galleria 1,2, 3 e 4/ Hall
Piazza
Ore 16.00 – 17.30 Galleria 2
Ore 17.30 – 19.00 Galleria 3
Ore 18.00 – 18.30 Galleria 5
Giovedì 30 ottobre 2014
Ore 15.00 – 19.00 Galleria 1,2, 3 e 4/ Hall
Piazza
Ore 17.30 – 19.30 Sala Gian Ferrari
Ore 18.00 – 18.30 Galleria 5
Venerdì 31 ottobre 2014
Ore 15.00 – 21.00 Galleria 1,2, 3 e 4/ Hall
Piazza
Ore 16.30 – 18.45 Galleria 3
Ore 18.00 – 19.30 Sala Gian Ferrari
Ore 20.00 – 20.30 Galleria 5
Sabato 1 novembre 2014
Ore 16.00-18.00 Galleria 1
Ore 21.30 - 22.00 Galleria 5
Domenica 2 novembre 2014
Ore 16.30 – 17.00 Galleria 5
Ore 17.00 – 18.00 Galleria 5
NARRAZIONI – Chiara Fumai The Show which is (also)
falsely called ‘Breaks’
READING L'opera struggente di un formidabile genio, di
Dave Eggers, raccontato da Francesco Urbano Ragazzi
curatorial duo e interpretato da Vittoria Faro dell’ Accademia
Nazionale D’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”
NARRAZIONI – Elisa Strinna Cartografie latenti
ESERCIZI DI RIVOLUZIONE performance di Nina Beier,
Cherimus, Rayan Gadner, Falke Pisano, Anna Scalfi,
Valentina Vetturi, Raphaël Zarka, Italo Zuffi, a cura di MAXXI
e Nomas Foundation
Paesaggio Italia, foto screening Documentary Platform e
Terraproject
DISOBEDIENCE ARCHIVE (The Square) con Marco Scotini
e Omar Robert Hamilton
NARRAZIONI – Elisa Strinna Cartografie latenti
ESERCIZI DI RIVOLUZIONE performance di Nina Beier,
Cherimus, Rayan Gadner, Falke Pisano, Anna Scalfi,
Valentina Vetturi, Raphaël Zarka, Italo Zuffi, a cura di MAXXI
e Nomas Foundation
Incontro con Raphael Zarka con Cecilia Canziani, Giulia
Ferracci e Ilaria Gianni
NARRAZIONI – Elisa Strinna Cartografie latenti
ESERCIZI DI RIVOLUZIONE performance di Nina Beier,
Cherimus, Rayan Gadner, Falke Pisano, Anna Scalfi,
Valentina Vetturi, Raphaël Zarka, Italo Zuffi, a cura di MAXXI
e Nomas Foundation
FILM SCREENING - Phil Collins, Sergei Eisenstein, Akram
Zaatari
Guido Mazzoni La vita psichica del presente a cura di
doppiozero
NARRAZIONI – Elisa Strinna Cartografie latenti
Citytellers, foto screening e incontro con Francesco Jodice e
Francesco Zanot
NARRAZIONI – Elisa Strinna Cartografie latenti
NARRAZIONI – Elisa Strinna Cartografie latenti
READING Roma Negata di Igiaba Scego e Rino Bianchi,
raccontato da Igiaba Scego e interpretato da Vittoria Faro
Ore 17.00 – 19.00 Galleria 3
dell’ Accademia Nazionale D’Arte Drammatica “Silvio
D’Amico”
FILM SCREENING - Nemanja Cvijanovic, Mario Rizzi,
Daniel van Moll, Giedre Zickyte
Martedì 4 novembre 2014
Ore 17.00 – 19.00 Galleria 5
NARRAZIONI – Valentina Vetturi Alzheimer Café II
Mercoledì 5 novembre 2014
Ore 17.00 – 19.00 Galleria 5
NARRAZIONI – Valentina Vetturi Alzheimer Café II
Giovedì 6 novembre 2014
Ore 16.00-19.00 Sala Gian Ferrari
Ore 17.00 -18.00 Galleria 1
Ore 17.30 – 19.00 Galleria 4
Ore 17.00 – 19.00 Galleria 5
Venerdì 7 novembre 2014
Ore 17.00-18.30 Galleria 2 bis
Ore 18.00 – 19.00 Galleria 3
Ore 19.00 – 20.00 Galleria 2
Ore 19.00 – 21.00 Galleria 5
Ore 20.30 – 21.30 Galleria 1
Sabato 8 novembre 2014
Ore 16.00 -19.00 Galleria 2
Ore 18.00-19.30 Galleria 4
Ore 19.00 – 21.00 Galleria 5
Ore 20.00 – 21.00 Galleria 2
Ore 21.30 – 22.30 Galleria 1
Domenica 9 novembre 2014
Ore 15.00 – 17.00 Galleria 5
Ore 16.00 – 17.00
Ore 17.00 – 18.00 Galleria 5
Ore 17.00 – 19.00 Galleria 3
Ore 18.00-19.00 Galleria 2
Mercoledì 12 novembre 2014
Ore 15.00 – 19.00 museo
Ore 16.30 – 19.00 Galleria 3
Racconti e poesie dal mondo ad occhi chiusi, performance a
cura di CIES Onlus
FILM SCREENING - Baruchello e Grifi, Ra Di Martino,
Richard Tuohy, Jeffrey P. Nesker, Medoo Ali
Iannis Xenakis Le poème électronique con Silvia Lanzalone
NARRAZIONI – Valentina Vetturi Alzheimer Café II
Un chant d’amour, di J. Jenet, proiezione del film e incontro
con Francesco Fonassi, Bruno di Marino, Amerigo Nutolo e
Simone Frangi
Africa: tra permanenza e cambiamento foto screening di Guy
Tillim e Francesco Zizola
Sonic Art Award con Stefano Tedesco
NARRAZIONI – Valentina Vetturi Alzheimer Café II
Delirious New York , OHT
Ana Arabia di Amos Gitaï, proiezione del film e incontro con
l’autore
Tiziano Bonini Remix everything. Musiche e idee nell’era
digitale a cura di doppiozero
NARRAZIONI – Valentina Vetturi Alzheimer Café II
Massimo Cacciari L’origine del cosmo
Delirious New York, OHT
NARRAZIONI – Valentina Vetturi Alzheimer Cafè II
Delirious New York, OHT
READING Un ricordo al futuro. Lezioni Americane di Luciano
Berio, raccontato da Francesco Giomi e Silvia Bottiroli e
interpretato da Roberto Corradino
Site specific foto screening di Olivo Barbieri
FILM SCREENING - Naji Esmail, Cyprien Gaillard, Valery
Lyman e Show Love
Pièce en 7 morceaux, Les gens d’Uterpan
Primavera araba foto screening di Shadi Ghadirian, Pietro
Masturzo e Luca Sola, incontro con Lucia Goracci, Zeer
News, Ammar Abo Bakr
Ore 17.00 – 18.30 Galleria 1
Giovedì 13 novembre 2014
Ore 15.00 – 19.00 museo
Ore 17.00 – 19.00 Galleria 4
Venerdì 14 novembre 2014
Ore 15.00 – 19.00 museo
Ore 18.00 – 19.30 Galleria 2
Ore 19.00 – 20.30 Galleria 5
Ore 20.00 – 22.00 Galleria 4
Sabato 15 novembre 2014
Ore 15.00 – 19.00 museo
Ore 15.00 – 17.00 Galleria 2
Ore 17:00-20:00 Galleria 4
Ore 19.00 – 20.30 Galleria 5
Ore 21.00 - 22.30 Galleria 1
Domenica 16 novembre 2014
Mattino - fuori dal Museo
Ore 15.00 – 18.00 Galleria 1
Ore 15.00 – 19.00 museo
Ore 17.00 – 18.30 Galleria 5
Ore 18.00 – 19.00 Galleria 4
The Nature. Freedom or Limit? incontro con Carla Di
Francesco, Giuseppe Stampone, Santo Marra, Pietro Latella
e Luciana Polimeni di Studio SUDARCH
Pièce en 7 morceaux, Les gens d’Uterpan
FILM SCREENING - Angelica Mesiti, Elena Tikhonova e
Dominik Spritzendofer
Pièce en 7 morceaux, Les gens d’Uterpan
Andrea Cortellessa. Effetto curvatura a cura di Doppiozero
NARRAZIONI Marinella Senatore Estman Radio Drama.
Devi Sacchetto, Gianni Sbrogiò, Italo Sbrogiò
FILM SCREENING - Chantal Akerman, Anri Sala, Santiago
Serra
Pièce en 7 morceaux, Les gens d’Uterpan
Performance di apertura di Zhou Bin (artista, Chengdu)
Presentazione del Transnational Dialogues Journal:
Transnational Dialogues: Europa, Cina, Brasile di Luigi
Galimberti; Dialogo-Performance Samarqand. Quella strada
là: You Mi & Lorenzo Marsili
Trasnational Dialogues a cura di European Alternatives
Focus
Hong Kong Arte e Proteste con Rachel Marsden Wang Dong
e Lorenzo Marsili. Dialogo-Performance De Rerum Natura.
Registrazioni sul campo dalla Foresta Amazzonica e dal
Brasile Luca Forcucci & Tej Tadi
NARRAZIONI Marinella Senatore Estman Radio Drama con
Germano Mariti e Gianni Sbrogiò
Trasnational Dialogues a cura di European Alternatives
Performance art dalla Cina: selezione di video-arte,
presentata da Petra Pölzl
Trasnational Dialogues a cura di European Alternatives
Performance in città con Bel Falleiros, Robin Resch e il
Collettivo Stalker
Trasnational Dialogues a cura di European Alternatives
L'artista presenta... con Bel Falleiros, Robin Resch e
Collettivo Stalker intervistati da Luigi Galimberti. DialogoPerformance 1, Curare la metropoli con Marta Mestre &
Wang Dong
Pièce en 7 morceaux, Les gens d’Uterpan
READING Quando il potere è operaio di Gianni Sbrogiò,
raccontato da Gianni Sbrogiò e interpretato da Francesco
Mocerino (School of Narrative Dance)
Trasnational Dialogues a cura di European Alternatives
Performance di chiusura di Wellington Douglas Dias
Mercoledì 19 novembre 2014
Ore 16.30 – 19.00 Galleria 1
Giovedì 20 novembre 2014
Ore 16.00 – 17.30 Galleria 1
Ore 17.30 - 19.00 Galleria 2
Venerdì 21 novembre 2014
Ore 19.00 – 21.00 Galleria 1
Sabato 22 novembre 2014
Ore 15.00 – 19.00 museo
Ore 16.00 – 19.00 Galleria 1
Ore 18.00 – 19.30 Sala Carlo Scarpa
Domenica 23 novembre 2014
Ore 17.00 – 19.00 Galleria 4
Ore 16.00 – 18.00 Galleria 1
Giovedì 27 novembre 2014
Ore 17.30 – 19.00 Sala Gian Ferrari
Sabato 29 novembre 2014
Ore 17.30 – 19.00 Sala Gian Ferrari
Ore 16.00 – 19.00 Sala Carlo Scarpa
Domenica 30 novembre 2014
Ore 16.00 – 17.00 Sala Gian Ferrari
Ore 17.00 – 19.00 Sala Carlo Scarpa
Confini, foto screening di Taysir Batniji, Alessandro Cosmelli,
Seba Kurtis, Malik Nejmi e Bruno Serralongue. Incontro con
Peter Schneider, Seba Kurtis e Alessandro Petti
Confini, foto screening di Taysir Batniji, Alessandro Cosmelli,
Seba Kurtis, Malik Nejmi e Bruno Serralongue.
Presenze acustiche: percezione, tecnologie, architetture del
suono con Enrico Pitozzi
Stato d’Italia foto screening e incontro con Gianni Cipriano,
Simone Donati, Emiliano Mancuso, Mario Spada, Francesco
Zizola, modera Renata Ferri
Coming Together Open day for Academies
Poetiche dello spazio film screening e conversazione con Ila
Bêka e Emilia Giorgi. Intervento di Louise Lemoine a cura di
Emilia Giorgi
Marco Belpoliti Senza Intimità a cura di doppiozero
Tracce del profondo: psicoanalisi e arte con Paolo Aite,
Giuseppe Andreetto, Pina Galeazzi (LAI, Laboratorio
Analitico delle Immagini). Offrimi il cuore, progetto di
Antonello Fresu, performance di Paolo Fresu
FILM SCREENING - Armin Linke, Sarah Gavron
Presenze acustiche: percezione, tecnologie, architetture del
suono con Enrico Pitozzi
Valentina Pisanty Dominio ed esclusione. I meccanismi del
dispositivo razzista a cura di doppiozero
Ila Bêka. Poetiche dello spazio incontro e film screening con
Alessandra Mammì, Alberto Iacovoni, Lorenzo Scoles
INRETITA performance di danza di Luigia Riva e Daniele
Derossi
FILM SCREENING - Laurent Montaron, Jordi Morato
OPEN MUSEUM OPEN CITY_INSTALLAZIONI SONORE
Justin Bennet, Cevdet Erek, Lara Favaretto, Francesco Fonassi, Bill Fontana,
Jean-Baptiste Ganne, Ryoji Ikeda, Haroon Mirza, Philippe Rahm, RAM radioartemobile
A: L’ORIGINE DEL COSMO
Questa sezione della mostra rappresenta l’essenza del progetto Open Museum, Open City perché
conduce il visitatore in uno spazio fisico e mentale in cui esplorare l’origine del cosmo e della vita. Per
farlo, il MAXXI ha invitato Ryoji Ikeda che ha trasformato lo spazio in un ambiente sensibile, in cui risuona
la nota La in tutta la sua complessità che risiede nelle sue differenze di frequenza e, allo stesso tempo, nel
suo essere riferimento stabile per l’intonazione occidentale. Il La è all’origine del suono e diventa,
metaforicamente, l’origine di tutte le cose, del mondo. Così l’opera di Ikeda crea uno scenario in cui la
dimensione oggettiva e quella soggettiva delle cose dialogano, generando una tensione che è propria
della vita dell’uomo nell’universo.
La musica all’interno della sala invita il visitatore a vivere un’esperienza intima e di condivisione, privata e
comunitaria, e lo stimola a riflettere sul rapporto tra la verità assoluta e la variazione inevitabile delle azioni
umane. Siamo all’interno di un microcosmo in cui l’universale si manifesta in tutte le sue combinazioni
possibili. In questo spazio vuoto possiamo compiere un viaggio attraverso la storia, per risalire alle origini
della musica e, insieme ad essa, della vita.
A [4ch version] (2014) di Ryoji Ikeda (Gifu, Giappone 1966)
Il titolo A indica il “LA” o il diapason standard da concerto a 440Hz. Negli ultimi cento anni, a partire
dall’epoca di Bach fino alla definizione da parte dell’ISO (Organizzazione Internazionale per la
Standardizzazione), avvenuta negli anni Settanta, il diapason da concerto ha subito variazioni continue. In
altre parole, la nota musicale “A” o “LA”, non è mai stata definita in modo preciso e può tuttora variare a
seconda delle orchestre o dei paesi. Il suono stesso è un’onda sinusoide, cioè una delle tonalità più pure e
quasi identiche al suono dei diapason. In termini scientifici, l’onda sinusoide è un elemento fondamentale
del suono come fenomeno fisico: qualunque tipo di suono si può tradurre, cioè, in una combinazione di
onde sinusoidi. Una delle caratteristiche uniche dell’onda sinusoide è la non-direzionalità: il fatto, cioè, che
riempie lo spazio immediatamente, tanto che risulta difficile identificare il punto dal quale effettivamente si
sprigiona. Nel caso in cui si sovrappongano più onde sinusoidi di diapason/frequenze storiche da
concerto, si determina una ”interferenza” o “tono differenziale”. Ad esempio, quando si riproducono
contemporaneamente onde regolate a 449Hz e a 442Hz, si manifesta una terza onda con oscillazione a
7Hz (= 449Hz - 442Hz).
In questa installazione site-specific lo spazio espositivo è totalmente riempito da costruzioni invisibili di
maglie sonore e risonanze complesse determinate attraverso i diapason da concerto storici. I visitatori
percepiscono nelle orecchie un’interferenza/oscillazione particolare, mutevole e risonante a livello sia
fisico sia interpersonale, sulla base dei movimenti di ciascun individuo che cammina e si muove attraverso
l’invisibile oceano sonoro della standardizzazione dei criteri nella musica.
NATURA, LIBERTÀ O LIMITE?
Qual è il rapporto tra l’essere umano e la natura? Da sempre gli artisti hanno analizzato, da prospettive e
con risultati eterogenei e compositi, questo tema, quale territorio di relazioni feconde e conflittuali. L’uomo,
posto al vertice di una ideale piramide del mondo, è costantemente in bilico tra il considerare la natura un
regno di infinite possibilità o un limite insuperabile. In questa sezione della mostra si cerca di indagare la
relazione tra l’uomo e l’universo: ciò che per l’uomo è libertà, per la natura è autorevolezza. Ciò che per
l’uomo è limite, per la natura è equilibrio. Si tratta di un gioco di adattamento reciproco tra specie umana e
ambiente. Allo stesso tempo, oggi, è inevitabile riflettere sul ruolo della tecnologia che genera ulteriori
possibilità – o limiti? – nella dialettica tra uomo e natura. Attraverso l’installazione di Francesco Fonassi,
Open museum, Open City esplora il tentativo dell’uomo di relazionarsi con altri esseri umani in un rapporto
che – metafora della vita quotidiana – è spesso difficile, conflittuale, e anche pieno di desideri, limiti, paure.
In questo caso all’elemento più immateriale esistente in natura, il suono, è affidato il compito di rivelare e
materializzare una presenza fisica che è reale ma che resta nascosta.
Territoriale (2014) di Francesco Fonassi (Brescia, Italia, 1986)
Il lavoro di Fonassi mette in scena la relazione tra il visibile e il non visibile, tra il desiderio e la costrizione.
Lo spazio della Galleria 2 è tagliato in modo netto da un muro divisorio e il visitatore trova davanti a sé un
ostacolo che limita il suo spazio. Allo stesso tempo, la parete innalzata lascia comprendere che c’è un
altro ambiente più oltre: gli spazi sono accessibili ma a prima vista non comunicanti tra loro. L’opera è
un’installazione sonora ambientale che indaga il tema del confine arbitrario, dell’isolamento e, insieme,
della curiosità, della tensione verso l’altro. Ciascuno dei due spazi è un’area sensibile, provvista di
dispositivi altamente tecnologici che rilevano la presenza di un corpo, la sua posizione e la sua distanza
rispetto alla parete e la traducono in suono. Possiamo quindi intuire che ci sia una persona, al di là del
muro, grazie a un rumore che cresce di intensità man mano che il corpo si avvicina alla parete. Territoriale
è attivata dal visitatore: se nessuno si trova in uno dei due spazi, l’opera resta in silenzio.
Progetto: Francesco Fonassi | Sistemi sonori interattivi e sound design: Mario Guida, Damiano
Meacci, Francesco Casciaro (Tempo Reale, Firenze) | Prototipazione tecnico-informatica: Giorgio
Presti | Produzione: Fondazione MAXXI e Tempo Reale
LA CITTÀ, LÌ FUORI, QUI DENTRO
La città - come ogni altro organismo - si sviluppa tra accelerazioni e staticità, momenti floridi e fasi di
decadenza, episodi spontanei o esercizi di pianificazione. Lungo il suo profilo fisico le tracce della storia
collettiva e individuale, con le sue contraddizioni e continuità, rimangono incise. La città è anche la “scena”
dove la storia prende forma: con la sua capacità di assorbire la voce e l’azione delle masse e di
accoglierne il carattere eterogeneo, la città rappresenta la più intensa incarnazione della globalizzazione
del pianeta. Questa entità complessa e indomabile è oggetto/soggetto da sempre del lavoro di artisti,
fotografi, architetti, scrittori, musicisti, attori.
Obiettivo di Open Museum Open City è dunque portare la vita della città – la sua memoria storica, le sue
criticità, la sua realtà attuale, i desideri e le aspettative dei suoi abitanti – nel cuore del museo.
Ciascun artista invitato indaga il rapporto osmotico tra il museo e la città: Bill Fontana rivela l’apparato
“circolatorio” che anima il tessuto urbano con un’opera che analizza il sistema dell’Acquedotto Vergine di
Roma, Justin Bennett conduce il visitatore a vivere l’esperienza sonora propria dei luoghi pubblici,
Haroon Mirza crea uno spazio permeabile che annulla il limite tra le gallerie e la strada, destrutturando
così i confini dello spazio museale. In altre parole la città è nel museo. E il museo è nella città.
Sonic Mapping (2014) di Bill Fontana (Cleveland, Ohio, 1947)
La trasformazione attraverso il suono di ambienti architettonici fortemente connotati è uno dei temi centrali
nella ricerca di Fontana. Studiando la relazione tra il museo, l’architettura di Hadid, la città di Roma,
l’artista americano crea una scultura sonora immersiva. Al di sotto della fitta maglia stradale di Roma sono
tuttora attivi gli antichi acquedotti romani. Il più famoso di essi è l’Acqua Vergine che, inaugurato nel 19
a.C., nasce a Est della città, entra nel suo centro storico e alimenta alcune delle più belle fontane, tra cui la
fontana di Trevi. L’Acqua Vergine rappresenta quindi, in maniera simbolica e effettiva, il cuore acustico di
Roma. L’opera di Fontana, quindi, è una sorta di mappatura dei molteplici suoni dell’acquedotto: i
microfoni hanno catturato i suoni prodotti dall’acqua nel suo scorrere attraverso i tunnel sotterranei e le
fontane, gli idrofoni hanno registrato il fluire dell’acqua nel suo interno, gli accelerometri hanno catturato le
risonanze prodotte dal movimento dell’acqua in pareti, tubature, pietre. Sonic mapping è una raccolta
musicale delle qualità acustiche, armoniche, ritmiche dell’acqua in movimento attraverso luoghi e tempi
diversi. È un ambiente uditivo in cui immergersi: un vocabolario musicale che collega il museo alla città.
L’opera è stata realizzata grazie al contributo di Meyer Sound
Hyper- Forum (2014) di Justin Bennett (Nuneaton, Inghilterra, 1964)
Bennett è da sempre interessato ad analizzare le forme del suono al di fuori degli studi di registrazione e
per questa mostra ha realizzato un cubo sonoro che trasforma una parte della Galleria 1 in una piazza
urbana. L’artista britannico registra i suoni delle attività che si svolgono negli spazi pubblici, la loro acustica
ma anche i suoni ambientali, ritenendo che la combinazione di questi elementi concorra a definire l’identità
dello spazio e la percezione che generalmente abbiamo dei luoghi. I diversi paesaggi sonori, a giudizio
dell’artista, incoraggiano certe attività, modificano il nostro comportamento e il nostro benessere
psicologico: siamo portati a tenere un discorso politico o a fare una passeggiata in un luogo piuttosto che
in un altro anche per le qualità sonore di quel luogo, oltre che per il suo assetto visivo e spaziale. Hyper Forum è un archivio di registrazioni realizzate a Roma e in altre città in cui Bennett ha lavorato e, nel suo
essere una grande raccolta, trasporta i suoni urbani dall’esterno all’interno del museo. Il visitatore si trova
in uno spazio sonico in cui il volume delle registrazioni rispetta quello originale, in modo da generare una
realtà parallela ma credibile.
External Binaural Envelope (2014) di Haroon Mirza, (Londra, 1977)
Ogni elemento che compone le opere di Mirza è strettamente collegato al luogo e all’architettura che le
ospita. L’artista britannico dà la sua lettura del progetto Open Museum, Open City creando un dispositivo
che introduce i suoni e i rumori dall’esterno del museo al suo interno. Le pareti della Galleria Carlo Scarpa
non sono una barriera ma diventano una sorta di membrana che rende possibile il passaggio dal “fuori” al
“dentro” senza distanze temporali, in presa diretta. Microfoni installati sulla strada d’accesso al museo
permettono ai visitatori di essere spettatori sonori, in tempo reale, di ciò che accade oltre le pareti. Dentro
la sala il suono è riprodotto con un volume che va da 0 fino al massimo consentito dall’impianto. Durante
questa progressione il suono raggiunge lo stesso volume dell’ambiente esterno per poi arrivare al livello
massimo e interrompersi, lasciando un vuoto. Il pubblico è, nello stesso momento, all’interno del museo e
all’esterno, nella città. In questo modo l’opera materializza pienamente la necessità di produrre spazi
sociali e culturali realmente democratici e aperti.
SURFING THE (DIGITAL) WAVE
Nel percorso di Open Museum Open City uno spazio è dedicato all’apporto delle nuove tecnologie digitali
e alla loro capacità di modificare e relazionarsi con il mondo dell’arte.
Oggi, in qualunque luogo ci troviamo possiamo scegliere o meno di essere in rete con il mondo. È così
che la comunicazione digitale propone, attraverso varie forme di interazione e condivisione di dati, un
nuovo modo di definire lo spazio del dialogo. Nell’era di internet l’ibridazione tra i media consente di
accedere a una enorme quantità di informazioni simultaneamente e, nel farlo, permette al fruitore di
intervenire. Scegliamo quindi non solo di ascoltare ma anche di partecipare. Le nuove tendenze aprono
prospettive che ridefiniscono i ruoli e i confini anche di quelle istituzioni artistiche che, comunicando sul
Digital Wave, navigano nella rete globale, in un luogo di partecipazione di diversi attori sociali.
Il museo è tradizionalmente identificato come uno spazio architettonico definito, un luogo materico di
“saperi” per lo più visibili. Ed è in questo luogo che trova spazio una forma di comunicazione impalpabile
ma estremamente potente: la radio.
Nonostante sia basata su una trasmissione di natura immateriale, la radio comunica intimamente con
l’ascoltatore e, fin dagli anni Settanta, ancor più di altri media, è diventata anche strumento politico, voce
autonoma. È così che la radio ha invaso anche il campo della creatività invitandola a una partecipazione
sempre più democratica, in cui il linguaggio elitario dell’arte e quello quotidiano delle persone si incontrano
in uno spazio condiviso.
Quando Roma si fa sentire (2014) di H. H. Lim ( Kedah, Malesia/ Malaysia, 1954) - postazione radio
di RAM radioartemobile
RAM radioartemobile, con la sua web radio in streaming h 24 dedicata all'arte contemporanea, rende
possibile il dialogo tra l'arte e i nuovi spazi di intervento, lontani tra loro ma connessi grazie alle nuove
tecnologie di emissione via Web. Al MAXXI il progetto di RAM occupa parte del foyer del museo, lo spazio
tra le Gallerie 2 e 3 e il foyer Guido Reni con tre punti d’ascolto che, con le loro emissioni, trasformano lo
spazio museale e lo rendono dinamico e senza confini.
La zona antistante la caffetteria, è stata progettata come una sound station costituita da un tavolo
interattivo e dall’ opera Quando Roma si fa sentire dell’ artista malese H. H. Lim: dodici sedie con
altrettanti punti di ascolto dedicati. Sul tavolo è posizionato uno schermo touch dal quale è possibile
consultare l’ intero archivio audio di RAM e una postazione radio che trasmette un palinsesto dedicato a
Open Museum Open City. Rispondendo a una Open call, il visitatore può anche far sentire la propria voce:
potrà infatti registrare un contributo audio e riascoltarlo all’ interno del palinsesto della radio.
Il progetto di RAM è quindi una piattaforma sperimentale in dialogo con la città e la comunità: è lo
specchio di uno strumento socio-culturale, la radio, ancora in progress.
MUSICA:COSTRUIRE LO SPAZIO
Le molteplici e infinite forme del suono possono riconfigurare lo spazio e, nel farlo, coinvolgerci in una
esperienza percettiva, immersiva e totale. Con il suo carattere di espansione e plasmabilità, il suono può
infatti essere modellato, scolpito, costruito, per dare forma all’architettura. In questa sezione della mostra
vengono indagate le relazioni esistenti tra i paesaggi architettonici e i paesaggi sonori. Il compito è stato
affidato a Philippe Rahm che ridisegna con il suono la Galleria 4, solo apparentemente vuota. Le
componenti tradizionali dell’architettura quali struttura, ritmo, armonia, proporzione, diventano gli
strumenti del linguaggio musicale: il suono senza supporti, confini o limiti strutturali, diventa quindi
generatore di spazio. L’architettura è smembrata e ricomposta in particelle elementari, lunghezze d'onda,
intensità luminosa, frequenze sonore. Immateriale per natura, il suono varca i confini, si estende e, in
questo suo processo di scomposizione e ricostruzione, invita a riflettere sul valore del frammento e sul suo
essere parte autonoma del tutto. É qui che l'architettura, la musica e le azioni dei visitatori si incontrano,
per dare vita a un museo “aperto” .
Sublimated music (2014) di Philippe Rahm (Losanna, Svizzera, 1967)
L’architetto Philippe Rahm progetta per Open Musem Open City un’installazione site-specific che accoglie
il visitatore con una moltitudine di suoni e colori apparentemente casuali. E’ invece un percorso sonoro
costruito scomponendo la prima parte di Cloches à Travers les Feuilles, un brano per pianoforte di Claude
Debussy. Il tema della decomposizione è centrale nel lavoro di Rahm, che lo indaga a partire dalle
ricerche del XIX secolo, dalla pittura impressionista di Monet passando per le teorie del colore di Blanc e
Chevreul, fino alle sperimentazioni musicali di Grisey. La musica di Debussy non è eseguita nella linearità
canonica del tempo ma in rapporto alla spazialità della galleria: ogni altoparlante diffonde una singola nota
in un dato momento. Le note si densificano poi sulla rampa che conduce alla parte finale della Galleria,
dove viene infine ricomposta l’unità musicale. A questa frammentazione sonora corrisponde un’analoga
scomposizione della luce: il bianco viene scomposto nei sette colori dello spettro visibile, declinati in sedici
cromie, per poi ritrovare l’unità nel bianco. Si tratta di un percorso che lascia al visitatore la libertà di
muoversi e di costruire il proprio itinerario: la percezione di ciascuno si traduce sempre in una nuova
figurazione di suoni. Sublimated Music esplora il legame tra composizione musicale e dimensione
architettonica, dando al suono il potere di ridisegnare spazi costruiti, ricercando una sintesi tra la
dissociazione e la ricomposizione di singoli elementi.
IL GUERRIERO SOLITARIO
Nella tradizione romantica l’artista è un sognatore, un utopista, che ha una visione del mondo da
realizzare e, per farlo, deve spesso compiere uno sforzo immane in totale solitudine. Proprio questa
esperienza ispira riflessioni e visioni critiche: un artista è, per definizione, un “guerriero solitario”. Più del
suo lato romantico, sono proprio le qualità di idealismo, indipendenza, ossessione per la ribellione, ad
essere così necessarie nel mondo di oggi che si muove verso la supremazia sempre più assoluta dei
poteri forti: il capitale, la tecnologia, le logiche di dominio.
Per resistere a questo stato di cose occorre un insieme aperto e democratico di voci indipendenti del quale
gli artisti sono parte integrante e di avanguardia, sono autentici “guerrieri solitari”. Le battaglie da
combattere hanno quindi una componente onirica e intima che le rende lontane dalla mediocrità del
sistema di potere. Jean-Baptiste Ganne richiama questa necessità nel realizzare un lavoro silenzioso e
luminoso che ha per protagonista il guerriero Don Chisciotte. L’opera offerta alla visione della città, oltre lo
spazio del museo, è un invito a trarre da questo protagonista della letteratura una buona dose del suo
coraggioso utopismo.
El ingenioso hidalgo Don Quijote de la Mancha (2005-2014) di Jean-Baptiste Ganne (Gardanne,
Francia, 1972),
L’artista francese ha sperimentato vari modi di espressione avvicinandosi a generi molto diversi fra loro:
scrittura, performance, installazioni sonore, foto e video. Per il MAXXI Ganne ha progettato
un’installazione che occupa l’intero braccio vetrato del museo. Frutto di un esperimento avviato nel 2005
ad Amsterdam, l’opera è la lettura, in codice Morse, del celebre romanzo seicentesco di Miguel de
Cervantes. L’installazione, visibile dall’esterno del museo, è una narrazione attraverso un linguaggio che
per essere compreso deve essere decodificato, e a fatica. Il visitatore non riesce a intuire in quale punto
del romanzo ci si trovi ma si sente, comunque, chiamato in causa, interrogato. Il museo, dunque, non è
solo il contenitore dell’oggetto esposto ma diventa strumento linguistico. Dalle vetrate si espande,
silenziosa, una luce rossa che pulsa e legge le avventure di Don Chisciotte. La scelta cromatica del rosso
indica che la strada è piena di insidie e difficoltà ma che resta pur sempre praticabile. Ganne sceglie
questo capolavoro della letteratura dando voce all’ultimo resistente dell’era moderna, la cui vita è metafora
di ogni esistenza umana.
RIVELAZIONE
La narrazione ha spesso svolto, in tempi e culture diverse, una fondamentale funzione di comprensione e
di cura: ha accompagnato le fasi della vita, ha spiegato i fenomeni più difficili da capire, ha permesso agli
uomini di comunicare con le zone più profonde del sé e con gli altri. Rivelazione manifesta il potere delle
parole nel loro essere rivelatrici di significati nascosti e nel loro essere strumento che afferma l’esistenza e
la partecipazione. Il museo di arte contemporanea deve diventare un nuovo Foro romano e per farlo deve
sviluppare discussioni, dibattiti, interventi, lasciando spazio alla vita.
In questa sezione della mostra sono ospitate le opere di alcuni artisti che utilizzano diverse forme di
narrazione. Il lavoro di Justin Bennett è un dispositivo che fornisce risposte a tutte le domande,
soprattutto a quelle che i visitatori non pongono. Chiara Fumai entra nelle vite di altre donne che hanno
mutato la relazione fra i sessi, vivendo una condizioni di alterità. Elisa Strinna catalizza le storie di abitanti
del quartiere Flaminio e costruisce un affresco di ricordi, collegando il museo alla città. Marinella
Senatore restituisce voce ai collettivi operai che hanno fatto la storia del lavoro nell’industria italiana.
Valentina Vetturi ci immerge nelle memorie sonore di anziani che, pur affetti da problemi di memoria, non
rinunciano a raccontarsi e a rivelarsi.
Oracle 2.0 (2014) di Justin Bennet
Le voci profetiche, gli oracoli, hanno percorso secoli e civiltà, istanze razionaliste e dettami religiosi,
arrivando fino ad oggi: l’I-Ching cinese o la Pizia di Delfi sono alcuni degli esempi più noti. Oracle 2.0 è
uno strumento divinatorio contemporaneo, un dispositivo che raccoglie e dispensa premonizioni,
suggerimenti, istruzioni, punti di vista. Le citazioni sono raccolte consultando i testi di Confucio, Cicerone,
Seneca ma anche attingendo all’universo più attuale fatto di citazioni urbane o tratte dal lavoro di registi
come Jean Luc Godard e David Lynch. La casualità con cui agisce l’opera - determinata da un complesso
calcolo probabilistico - rimanda alle ricerche di molti artisti del XX secolo. Con questo lavoro Bennet
sembra rispondere al desiderio ancestrale dell’uomo di conoscere il proprio futuro. Siediti e attendi. Se
sarai fortunato l’oracolo ti parlerà.
The Show which is (also) falsely called ‘Breaks’ di Chiara Fumai,
L’opera è una vera e propria maratona della durata di quattro giorni, durante i quali l’artista porta nello
spazio del museo tutte (o quasi) le sue performance realizzate tra il 2009 e il 2014. L’apertura è affidata a I
Did Not Say or Mean ‘Warning’ (Premio Furla, 2013) una lezione sui ritratti femminili della collezione
Querini Stampalia di Venezia. Nei giorni successivi l'artista incarna Zalumma Agra e Annie Jones, gli
'scherzi della natura' protagonisti del suo freak show di cento giorni, creato per dOCUMENTA13.
Il programma continua con la performance lecture Chiara Fumai legge Valerie Solanas, eseguita per la
prima volta dal vivo in Italia; a seguire, Chiara Fumai presenta Nico Fumai – una introduzione alla
discomusic composta dal padre dell’artista. La sua ricerca attraversa con assoluta libertà la lunga
tradizione del femminismo radicale e del medianismo, analizzando il rapporto tra presa di parola, potere e
rivolta. L'artista esalta e spesso reinventa le biografie di personaggi luminosi ma laterali rispetto alla
cultura dominante. Queste persone vengono "parlate" da altre in una sorta di collage o remix di voci che
ne rinnova la portata rivoluzionaria.
In collaborazione con l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico
Cartografie latenti di Elisa Strinna,
Dove oggi sorgono edifici simbolo della cultura, come il MAXXI o l’Auditorium Parco della Musica, sono
ancora visibili i resti della storia. In questo lavoro la pianta del quartiere Flaminio è diventata corpo da
decifrare: attraverso una performance, le narrazioni di coloro che hanno immaginato e costruito il
quartiere si mescolano a quelle degli abitanti, diventando una cartografia narrativa che tenta di
rappresentare il vissuto prodotto dalle diverse componenti sociali. L’area ha subìto una sostanziale
riqualificazione dopo la Seconda Guerra Mondiale ma è anche testimone di un dopoguerra infausto,
quando un’Italia lacerata dalle piaghe della guerra e del fascismo cercava di risollevarsi. È così che gli
angoli retti dell’architettura modernista si sovrappongono alle linee spezzate del dolore di una società
fragile, incerta, che forse in profondità non ha ancora superato le atrocità. Strinna dà dignità ai segni della
memoria insoluta, di un passato latente e forse irrisolto che possono contribuire a generare un nuovo
racconto, che è quello del nostro presente
Alzheimer Cafè II di Valentina Vetturi
L’opera è parte di una ricerca in itinere sui rapporti tra ricordo e suono. L’artista ha raccolto motivi cantati o
accennati con la voce da persone affette da patologie neurologiche che colpiscono la memoria. Con
intento non documentario né giornalistico, Vetturi ha frequentato centri che accolgono e lavorano con
anziani affetti da questi problemi degenerativi, rievocando le loro seppur fragili memorie. Presentati in una
dimensione pubblica, offerti alla collettività, i ricordi sonori perdono il loro carattere di debolezza, si fissano
nella memoria e diventano patrimonio comune. Ricordi privati diventano un coro di voci, una narrazione
che ha il potere di dare senso e logicità - anche laddove apparentemente non sembrano evidenti nessi
logici - agli eventi. Alzheimer Cafè II è un lavoro che chiede al visitatore di interrogarsi sul tema della
memoria, del ricordo che attraversa il tempo e la storia, cambiando continuamente forma.
La realizzazione dell’opera Alzheimer Café II di Valentina Vetturi è stata possibile grazie alla
collaborazione del MACRO-Museo di Arte Contemporanea di Roma, nell'ambito del programma
"Artisti in residenza"
Eastman Radio Drama di Marinella Senatore
L’opera torna alle radici del lavoro realizzato dall’artista per la54 Biennale di Venezia. ILLUMInations
(2011). In quell’occasione Senatore ha realizzato un “radio-dramma” sul tema delle lotte operaie sostenute
nelle fabbriche attraverso le esperienze dirette di circa 500 persone tra operai, ex operai della storica sede
del complesso petrolchimico italiano di Porto Marghera e le loro famiglie, studenti, gruppi di teatro, radio,
emittenti locali e regionali. I dibattiti sono confluiti in uno sceneggiato radiofonico trasmesso da 75 radio
italiane e di lingua italiana all'esteroIl MAXXI propone nuovamente il lavoro attraverso la presenza e la
voce dei protagonisti di quelle vicende: vengono infatti ospitati alcuni operai che raccontano gli anni
trascorsi a contatto con materiali altamente tossici e le dinamiche di vita di decine di lavoratori che a
questo stato di precarietà hanno risposto con forme di auto-organizzazione. L’opera rende il museo luogo
di dibattito sociale e conferisce alla narrazione un carattere politico: la parola è una forma di resistenza al
potere.
COME TOGETHER!
Echeggiando il brano dei Beatles del 1969,Come together! è un invito, un’esortazione a unirsi per uno
stesso obiettivo: creare un nuovo modello di collettività. Artisti, architetti, musicisti, pubblico
generico,danzatori, attori, intellettuali sono invitati a condividere idee creative e azioni, accettando di
partecipare al progetto di Open Museum, Open City che ha l’obiettivo di reinventare la sfera pubblica del
vivere civile a partire dall’analisi e dalla messa in discussione dell’identità del museo di arte
contemporanea.
L’istituzione museale può e deve essere un modello che trascina, che attiva, un esempio di comunità in cui
dare voce alle narrazioni e alle interpretazioni del presente. È così che il MAXXI si rivolge al suo pubblico,
cercando di raggiungerlo e coinvolgerlo in maniera dinamica e incisiva e di attirarlo in uno scambio di idee
e creazioni utili all’apprendimento, alla comprensione, all’azione civica e democratica.
Tutti gli eventi all’interno di Open Museum, Open City incarnano questi obiettivi e si traducono in una serie
di programmi ricchi e complessi che rendono il museo una piattaforma di scambio in cui ciascuno possa
sentirsi parte di una comunità che cerca, insieme, nuove strategie di comprensione del presente.
In sintonia con le nuove tecnologie di interazione e comunicazione che caratterizzano la contemporaneità,
Open Museum, Open City è anche una App per dispositivi mobili, progettata per rendere il pubblico parte
attiva del progetto.
VOCE di ARCHITETTO_parole di architettura
L’architettura, da sempre legata alle immagini o alle realizzazioni dei progetti, può essere narrata dalla
voce degli architetti?
L’installazione sonora presentata nel Centro Archivi di Architettura raccoglie i pensieri, le idee, le riflessioni
di alcuni tra i maggiori protagonisti dell’architettura degli ultimi 50 anni, attraverso le voci degli autori.
Aforismi vocali e pensieri sonori animano la sala studio del Centro Archivi in una sorta di partitura musicale
che riecheggia opere e ricerche, visioni poetiche e pratiche progettuali.
L'installazione sollecita l’attenzione dell’ascoltatore attraverso un’architettura di parole e suoni distribuita e
articolata nel tempo mediante otto punti di ascolto, posizionati ad altezze diverse, e distribuiti secondo una
configurazione simbiotica con lo spazio.
I materiali di questo progetto sonoro provengono dalle Collezioni del MAXXI Architettura, in alcuni casi
sono presenti negli archivi degli architetti,in altri sono stati raccolti in occasione di mostre allestite al
MAXXI o di conferenze e interviste.
La parte sonora include anche alcuni brevi frammenti da opere elettroacustiche di Luc Ferrari, Francesco
Giomi e Jonty Harrison.
VOCI DI Alessandro Anselmi, Carlo Aymonino, Cini Boeri, Alberto Campo Baeza, Santiago Cirugeda,
Teddy Cruz, Giancarlo De Carlo, Alfonso Femia e Gianluca Peluffo (5+1AA), Massimiliano Fuksas,
Adriaan Geuze (West8), Zaha Hadid, Bernard Khoury, Lacaton& Vassal, Juan Navarro Baldeweg, Pier
Luigi Nervi, Helena Njiric, Lucio Passarelli, Renzo Piano, Paolo Portoghesi, Franco Purini, Rintala
Eggertsson, Francois Roche, Aldo Rossi, Maurizio Sacripanti, Carlo Scarpa, Donald Schillinburg
(Diller&Scofidio), Alvaro Siza Vieira, stARTT, Superstudio, Bernard Tschumi, Tommaso Valle, Francesco
Venezia, Cino Zucchi.
Installazione sonora a cura di Margherita Guccione e Francesco Giomi (Tempo Reale, Firenze)
Progetto sonoro: Francesco Giomi, Caterina Poggesi (Tempo Reale, Firenze)
Progetto di ricerca: Laura Felci, Esmeralda Valente, Carla Zhara Buda
Progetto tecnico-acustico: Francesco Canavese (Tempo Reale, Firenze)
L’INSURREZIONE CHE VERRÀ
L’insurrezione che verrà è una sezione pensata per mostrare la mescolanza di voci sotterranee parte della
nostra contemporaneità, tracciare possibili linee di pensiero e di interpretazione del tempo presente. È, in
sostanza, la volontà di proporre una cultura nomade, rizomatica, capace di immettere variabili nel sistema,
di mobilitare le masse, di compiere azioni rivoluzionare, di creare nuovi movimenti culturali. Cevdet Erek
porta nel cuore del museo, la Galleria 3, i suoni delle agitazioni di massa e crea uno spazio d’incontro, una
piazza ideale e fisica dove il pubblico non è semplice osservatore ma voce attiva nella relazione con
l’architettura e i suoni della città Lara Favaretto analizza, attraverso il suono di martelli battenti, il tempo
lento e ripetitivo del lavoro operaio. Incentrando il tema di questa sezione sul superamento del significato
comune di società e città - concepite spesso come contenitori rigidi e centralizzati - L’insurrezione che
verrà favorisce una riflessione sul valore degli spazi e visioni aperte, dà voce ai contenuti dimenticati, grida
con forza la nascita di un sistema di pensiero alternativo a quello dominante.
A Room of Rhythms - Curva (2014) di Cevdet Erek (Istanbul, Turchia 1974)
A Room of Rhythms – Curva invade e re-definisce lo spazio del museo con battiti, voci umane e segnali
così come con la sottrazione e aggiunta di elementi architettonici. Il serbatoio acustico a cui accede
l’artista è costituito da suoni di massa, voci che ripetono slogan, frammenti sonori tratti dalla vita urbana.
Nella Galleria 3 del museo sono stati realizzati due interventi architettonici: il primo è caratterizzato dalla
rimozione delle balaustre di vetro esistenti a delimitazione delle due terrazze e dall’inserimento di due
rampe di scale. Il secondo è una piattaforma, che ricopre la rampa esistente e connette lo spazio della
Galleria 3 con la Galleria 2. Attraverso la trasformazione architettonica, l’artista assegna allo spazio una
nuova dimensione che ha duplice valore, fisico e semantico. La Galleria 3 è ora trasformata in un luogo
esperienziale, una collina composta dalla continuità di suoni, dallo spazio esistente, da quello creato e dal
movimento del visitatore. Il risultato è uno spazio che evoca alcune sensazioni tra le più diverse, quali la
speranza, la resistenza, la rabbia, l’entusiasmo, la paura. Questa è la piazza dell’ “occupazione”, il nuovo
spazio cittadino in cui muoversi, danzare o riposarsi, condividere informazioni e creare un sentire comune.
Doing (1988) di Lara Favaretto, (Treviso, Italia 1973)
L’opera ripropone un’azione realizzata nel 1998, in occasione dell'apertura del Centro d’Arte
Contemporanea del Palazzo delle Papesse a Siena. La performance consisteva nel ridurre in polvere tre
blocchi di marmo grezzo, recuperati dagli scarti di una cava locale. Tre scalpellini hanno lavorato per tre
mesi mentre il rumore creato dai colpi di martello e scalpello sul marmo è stato registrato in momenti
distinti. L’audio dell’azione è composto da quarantasette tracce che diventano la narrazione e la
documentazione della performance. Distribuita nei luoghi più insoliti e periferici del museo, l’opera sonora,
nel suo essere senza inizio né fine, rende attuale un tempo passato, una dimensione di continuo presente,
un processo di trasformazione costante. L'opera crea un fraintendimento poiché riproduce il rumore di
un'azione che non esiste più e lo spettatore, privato della fonte del rumore, è disorientato. Il suono quindi,
sciolto dal gesto che lo ha generato, rimanda a un’azione ambigua, di costruzione e distruzione, che
rievoca l'atto creatore del plasmare e quello vandalico dello scalfire, dello sfregiare. La parola Doing del
titolo, oltre ad avere una sfumatura onomatopeica, coglie l’atto del fare nel suo compiersi e, bloccato nella
ripetizione meccanica del gesto, perde di senso.
OPEN MUSEUM OPEN CITY_NARRAZIONI
Chiara Fumai, Marinella Senatore, Elisa Strinna, Valentina Vetturi
Lo storytelling o narrazione ha svolto in molte società una fondamentale funzione curativa:
accompagnando la morte, spiegando i fenomeni naturali più terrificanti o semplicemente addormentando i
villaggi.
Le narrazioni che si svolgono al MAXXI nell’ambito di Open Museum Open City e che vedono protagoniste
quattro giovani artiste italiane, vogliono recuperare questa funzione salvifica della parola.
La condizione di differenza o della follia è quella che ha caratterizzato molti cantori nel corso dei secoli,
così Chiara Fumai è entrata nelle vite di donne che hanno vissuto per tutta la vita una condizione di
alterità. Altre volte i narratori sono riusciti ad agire come catalizzatori delle storie di altri, ed è proprio quello
che ha fatto Elisa Strinna raccogliendo storie e voci di oggi. L’impegno a trovare una forma alle cose,
caratterizza il lavoro di Marinella Senatore in cui una comunità si costruisce attraverso le parole delle
persone disegnando il suo ritratto. Ma la storia non avrebbe senso se finisse, e Valentina Vetturi si
immerge nelle memorie spezzate degli anziani, in cui rimangono piccoli segnali di ricordi che non
rinunciano a raccontarsi.
Chiara Fumai (Roma, 1978)
The Show which is (also) falsely called ‘Breaks’
Giovedì 23 ottobre ore 21.00 | venerdì 24 ottobre ore 18.00 – 20.00 e ore 21.00 | sabato
25 ottobre ore 18.00, 20.00, 21.00, 23.00 | domenica 26 ottobre ore 15.00 e 16.00
Una manifestazione agonistica di quattro giorni durante i quali vengono messe in scena in italiano e in
inglese una serie di performance dell’artista realizzate tra il 2009 e il 2014.
Si apre con I Did Not Say or Mean ‘Warning’ (Premio Furla, 2013), una lezione sui ritratti femminili della
collezione Querini Stampalia di Venezia. Prosegue con l’artista e attivista Annie Jones e il suo reading The
Prodigy of Nature (2010 – 2012) dedicato a una famosa bearded lady dell’800 e realizzato in
collaborazione con scrittori e artisti contemporanei. Segue Chiara Fumai legge Valerie Solanas (2012 –
2013), eseguita per la prima volta dal vivo in Italia. E ancora Zalumma Agra, platform performer del circo
Barnum, interpreta i testi della filosofa Carla Lonzi su modello del freak show inventato dalla Fumai per
dOCUMENTA 13 (Shut Up, Actually Talk, 2012 – 2013), si prosegue con Chiara Fumai presenta Nico
Fumai (2010 – in corso) in cui l’artista presenta la discografia del padre, il cantante e compositore Nico
Fumai. Eseguite anche There Is Something You Should Know (2011) performance basata sulle
documentazioni assenti di Jack Smith (1932 – 1989) artista e filmmaker, e Provvedimenti contro i fanatici
(2012 – in corso), una lecture ispirata dagli studi di Konstantin Raudive. Il set della performance viene
allestito per ogni performance dal gruppo delle attiviste politiche ‘Assassine’, elite dell’organizzazione
S.C.U.M. (Society for Cutting Up Men)
Marinella Senatore (Cava dei Tirreni, 1977)
ESTMAN RADIO DRAMA
Venerdì 14 novembre ore 19.00 – 20.30 | sabato 15 novembre ore 19.00 – 20.30
Il progetto presentato al Museo MAXXI di Roma ritorna alla radice del lavoro lanciato in occasione della 54
Biennale di Venezia. ILLUMInations. Un “radio-dramma” realizzato a Marghera nel 2011, ispirato dai
documenti conservati presso l’Archivio Operaio “Augusto Finzi” di Marghera legati alle lotte operaie
sostenute nelle fabbriche di zona dal 1950, ma soprattutto dalle esperienze dirette di circa 500 persone tra
operai, ex operai e le loro famiglie, studenti, gruppi di teatro, radio indipendenti, network nazionali,
emittenti locali e regionali. Incontri e dibattiti confluiti in uno sceneggiato radiofonico in 4 capitoli e
trasmesso da 75 radio nazionali, dal nord al sud d’Italia (comprese le radio di lingua italiana all’estero) per
l’intera durata della Biennale. Il Museo MAXXI proporrà nuovamente il lavoro attraverso i protagonisti delle
vicende raccontate: Gianni e Italo Sbrogiò, Germano Mariti per molti anni al centro di queste vicende,
accompagnati dal sociologo Devi Sacchetto. Un racconto in prima persona degli anni trascorsi a contatto
con materiali altamente tossici in uno stato di incolumità costante e le dinamiche di vita di decine di
lavoratori che a questo stato di precarietà hanno risposto con forme di auto-organizzazione politica e
sociale, nell’intenzione di lottare per i propri diritti, per migliorare la loro condizione lavorativa e conquistare
adeguati strumenti culturali.
Elisa Strinna (Padova, 1982)
CARTOGRAFIE LATENTI
Martedì 28 ottobre ore 18.00 – 18.30 | mercoledì 29 ottobre ore 18.00 – 18.30 | giovedì
30 ottobre ore 18.00 – 18.30 | venerdì 31 ottobre 20.00 – 20.30 | sabato 1 novembre ore
21.30 – 22.00 | domenica 2 novembre 16.30 – 17.00
La pianta di una città non è solo un fatto geografico, ma rappresenta la somma di spazi pubblici e privati
legati a un’ampia varietà di esperienze e storie. Le architetture possono essere interpretate non solo come
spazi progettati ma anche come corpi collettivi, testimonianze di un’identità sociale.
Con Cartografie latenti di Elisa Strinna la pianta del quartiere Flaminio di Roma è diventata un corpo da
decifrare. Una performance ispirata alle storie di coloro che hanno immaginato e costruito il quartiere, si
mescolano a quelle di chi lo abita realizzando una cartografia narrativa, per rappresentare il vissuto di un
particolare spaccato sociale.
Il quartiere Flaminio è sede di diversi complessi architettonici, tra cui il MAXXI, simbolo dell’estetica
novecentesca e contemporanea, di cui il Villaggio Olimpico ne è tra i primi esempi: realizzato in pieno stile
razionalista, può essere interpretato come simbolo d’un desiderio di modernità tipico dello sviluppo postbellico. Ma quest’area è anche testimone di un dopoguerra difficile, del tentativo italiano di risollevarsi e di
cancellare le ferite prodotte da distruzione e miseria. Il quartiere, e così la città, si confrontano con i residui
della storia, e ancora oggi si possono scorgere i segni di un passato latente, irrisolto, che forse ha
contribuito a generare un presente incerto.
Valentina Vetturi (Reggio Calabria, 1979)
ALZHEIMER CAFÉ II
Martedì 4 novembre ore 17.00 – 19.00 | mercoledì 5 novembre ore 17.00 – 19.00 |
giovedì 6 novembre ore 17.00 – 19.00 | venerdì 7 novembre ore 19.00 – 21.00 | sabato 8
novembre ore 19.00 – 21.00 | domenica 9 novembre ore 15.00 – 17.00
La performance di Valentina Vetturi è parte di una ricerca sui rapporti tra ricordo e suono. La ricerca,
senza scopo documentario o giornalistico, si è svolta tra Italia e Germania ed è durata alcuni mesi.
L’artista ha messo insieme una collezione di motivi cantati o accennati con la voce, raccolti da persone
affette da patologie neurologiche che colpiscono la memoria. Con un registratore Tascam la Vetturi ha
bloccato i ricordi sonori di dementi e malati di Alzheimer.
Questa performance è una delle possibili forme dell’Alzheimer Café, immagine-luogo che accompagna
l’artista da anni. Considerando la memoria come qualcosa che si trasforma nel tempo, cambia forma, si
dimentica e riappare, questi suoni privati, che in principio erano ricordi di altre persone, vengono
trasformati e post prodotti per essere resi pubblici, per diventare un dispositivo moltiplicatore di memorie
per chi li ascolta oggi.
La realizzazione dell’opera Alzheimer Café II è stata possibile grazie alla collaborazione del
MACRO-Museo di Arte Contemporanea di Roma, nell'ambito del programma "Artisti in residenza"
OPEN MUSEUM OPEN CITY_PERFORMANCE
Gli eventi performativi che accompagnano Open Museum Open City non costituiscono un programma di
eventi collaterali ma definiscono l’anima della progetto quanto le installazioni sonore. La natura
performativa è ciò che definisce il modo in cui la cultura e l’arte possono esistere attivamente in questo
mondo mutevole. Ciò si traduce in una serie di programmi ricchi, complessi e dinamici di eventi
performativi ai quali partecipano numerose figure creative trans-disciplinari. Costituiti da performance,
teatro, danza, musica, questi programmi si snodano attraverso gli spazi del museo, in relazione alla
struttura tematica delle gallerie. Nel loro complesso, essi propongono nuove forme artistiche e culturali
volte a liberarci dalla modalità produttiva imposta dalla mercificazione delle immagini, comprese le forme
codificate di “arti visive”, spingendoci invece ad abbracciare il flusso della vita.
Giovedì 23 ottobre 2014, ore 20.30
CONCERTO XENAKIS
Creato a Roma nel 1988 per il RomaEuropa festival, Rebonds è composto da due parti, a e b, il cui ordine
di esecuzione non è fissato. Quest’opera è caratterizzata da un’importante regolarità ritmica. La scrittura
del compositore non cerca soluzioni nella risonanza ma si limita volontariamente all’impatto. I riferimenti a
cui sembra attingere travalicano i confini europei per attingere ad altre culture. Il concerto viene eseguito
dal musicista Philppe Spiesser
Venerdì 24 e sabato 25 Ottobre
SUPERFICI SONORE | Charles Cohen | Rabih Beaini | Donato Dozzy | Neel
Galleria 3
a cura di Giuseppe Tillieci e Donato Scaramuzzi
Il museo si apre al suono. Un suono che prende forma e si materializza nello spazio circostante, rimbalza
e prende vita, come in una vertiginosa acrobazia. Un unico percorso, diversi artisti e interpretazioni
inusuali di uno spazio che si concede e si riempie per essere fruito attraverso una nuova percezione, che
porta lo spettatore a toccare con mano quello che non è mai stato tangibile.
Superfici Sonore a cura di Giuseppe Tillieci e Donato Scaramuzzi, indaga il rapporto sensoriale tra suono
e spazio, interpretati in maniera del tutto personale da quattro artisti con background differenti.
La connotazione site specific richiama l’unicità del momento performativo, il fluire di diverse prospettive,
irripetibili, che danno vita al dialogo tra museo e musica. Punto di riferimento della rassegna, attorno a cui
ruoterano gli altri artisti, Charles Cohen, jazzista, maestro dell’improvvisazione conquistato dal lato più
umano della tecnologia, quello che adatta la macchina alla musica e non il contrario. Non si parla di
talento quando si parla del compositore sperimentale di Philadelphia, ma di magia, di Unicità Sonora,
un’avanguardia musicale estremamente ricercata. Ad esibirsi inoltre Rabih Beaini, che ha fatto del
pluriennale bagaglio in campo musicale lo strumento per raffinare le sue sonorità, conferendo sregolata
eleganza alle sue produzioni elettroniche, Donato Dozzy e Neel, curatori del progetto, spinti a dialogare
con nuovi spazi, nuovi significati e sensi.
Venerdì 24 ottobre, ore 20.00 – 22.00 Live performance di Charles Cohen e Rabih Beaini
Sabato 24 ottobre, ore 22.00 – 23.00 Live performance di Donato Dozzy e Neel
Mercoledì 29, giovedì 30, venerdì 31 ottobre 2014, ore 15.00 – 19.00
ESERCIZI DI RIVOLUZIONE
Nina Beier | Cherimus | Ryan Gadner | Falke Pisano | Anna Scalfi Eghenter | Valentina
Vetturi | Raphaël Zarka | Italo Zuffi
Galleria 1,2,3,4, Hall e Piazza del museo
a cura di MAXXI e di Nomas Foundation, Roma
Le regole del gioco, come sanno bene i giocatori, sono una cosa seria.
Un progetto di tre giorni all’interno di Open Museum Open City, che include una serie di artisti invitati a reinventare il significato di alcuni tra i giochi più popolari quali gli scacchi, il calcio, le bocce, creando nuove
regole e altrettante istruzioni rispetto a quelle conosciute.
Esercizi di rivoluzione indaga la disciplina come norma che regola la convivenza tra i diversi soggetti e ne
interroga il senso profondo, tentando di compierne il superamento. Quando si devia dal familiare qual è il
nuovo carattere che assume il gioco e quale la nuova relazione tra i partecipanti? Quale immagine, quale
significato assume l’anomalia rispetto al già stabilito, alla destrutturazione delle regole conosciute?
Esercizi di rivoluzione è un’azione per l’addestramento del corpo e della mente; ha lo scopo di sviluppare
le capacità critiche e applicare nuove modalità di costruzione delle relazioni per fondare una nuova
possibilità di convivenza. Cambiare le regole del gioco, come sanno bene i giocatori, è un’azione seria.
Valentina Vetturi (Reggio Calabria, 1979) | la Mossa di Ettore 2014
la Mossa di Ettore, un’opera ispirata alla figura di Ettore Majorana (1906 - 1938 ?) fisico nucleare e
giocatore di scacchi, attorno alla cui misteriosa scomparsa si annidano molte ipotesi. Una voce, trasmessa
in filodiffusione nelle gallerie del museo, racconta una partita di scacchi, giocata ad hoc lo scorso 5 ottobre
al MACRO - Museo d’arte contemporanea Roma, da due sommi maestri di scacchi, Lexy Ortega
(Camaguey, 1960) e Massimiliano Lucaroni (Latina, 1969), insieme ai quali l’artista ha introdotto
una nuova mossa di scacchi ispirata alla scelta di Majorana che, in seguito al coinvolgimento nel possibile
sviluppo della fissione nucleare, avrebbe scelto di sottrarsi a un evento potenzialmente disastroso. Nello
spazio anche un tavolo - scacchiera, che accoglie caselle incise e pedoni congelati nella posizione che
anticipa il finale della partita. L'opera intende tradurre il mistero della clamorosa scelta di sottrarsi a un
destino di cui lo scienziato non avrebbe voluto la paternità e al contempo introduce una nuova riflessione
sul valore del suo rifiuto.
La mossa di Ettore (2014) è un’opera di Valentina Vetturi realizzata in collaborazione con la
Federazione Scacchistica Italiana ed è stata possibile grazie alla collaborazione del MACRO-Museo
di Arte Contemporanea di Roma, nell'ambito del programma "Artisti in residenza"
Anna Scalfi Eghenter (Trento, 1965) | Partout où les circonstances l’exigeront 2014
La pallacorda (in francese Jeu de paume) nasce alla fine del ‘500 e presto si diffonde in gran parte
d’Europa.
I giocatori, inizialmente con il palmo della mano protetto da un guanto, e poi con una sorta di racchetta,
dovevano colpire la palla e lanciarla nel campo dell’avversario, superando una corda tesa a metà di un
campo rettangolare, secondo regole che variavano da luogo a luogo. Nella sala del Palazzo di Versailles
destinata a questo gioco, si riunirono i rappresentanti francesi del Terzo Stato quando, il 20 giugno del
1789, trovarono chiusa per ordine del re Luigi XVI la sala in cui fino allora si erano svolte le loro
assemblee. Su proposta di J.J. Mounier, prestarono il giuramento (detto della Pallacorda) di non separarsi
in nessun caso e di riunirsi ovunque le circostanze lo avessero richiesto (partout où les circonstances
l’exigeront), finché non fosse stata data al paese una Costituzione. Così ebbe inizio il processo che portò
alla Rivoluzione Francese e alla caduta definitiva della monarchia.
Allestire ovunque le circostanze lo richiedano un campo di pallacorda che consenta alle persone di riunirsi
e non separarsi fino a che non abbiano individuato un fine perseguibile.
Cherimus | Il Gioco dell’Oca, 2007 – 2014
Cherimus nasce nel 2007 a Perdaxius (in Sardegna) su iniziativa di tre amici: Marco Colombaioni, Matteo
Rubbi ed Emiliana Sabiu. Cherimus è una parola sarda che in italiano significa “vogliamo”. Cherimus ha
l’obiettivo di innescare un rapporto nuovo fra arte visive, cultura e realtà locali, sostenendo così un tipo di
arte che mette in discussione i modelli preesistenti e consolidati in un confronto con la realtà presente e le
sue urgenze. Il Gioco dell'Oca è un'opera di Marco Colombaioni, realizzata per la prima volta nel 2009 a
Valledoria in Sardegna come un dipinto a cielo aperto nel quale chiunque poteva entrare a giocare. Il
progetto, rifacendosi all’antico gioco dell’oca, riproposto in chiave performativa in occasione di Esercizi di
Rivoluzione, apre le porte a un mondo fantastico popolato da animali di ogni specie. Le caselle si
animanoe la tavola da gioco diventa dinamica e coinvolgente, conducendo lo spettatore in un percorso
attraverso le sale del museo.
Il gioco dell'oca di Marco Colombaioni è una variante del classico gioco dell'oca, formato da 63 caselle
(una serie di nove caselle ripetuta sette volte) che ripercorrono simbolicamente le tappe della vita umana,
gli incidenti, i passaggi, la fortuna, la morte. Il gioco di Marco Colombaioni è un percorso di dimensioni
ambientali in cui le pedine sono costituite dagli stessi giocatori che si muovono su un tabellone vivente
composto da personaggi che rappresentano animali: una giungla con i quali si rapportano lungo il tragitto
verso il traguardo.
La performance Il Gioco dell’Oca (2009-2014) di Cherimus è stata possibile grazie alla
collaborazione del MACRO-Museo di Arte Contemporanea di Roma, nell'ambito del programma
"Artisti in residenza"
Italo Zuffi (Imola, 1969) | Partita a bocce con frutta 2008 -2014
Da diversi anni Italo Zuffi concentra una parte della sua ricerca sui temi della pulsione agonistica e
dell’istinto alla competizione. Partita a bocce con frutta riprende il popolare gioco delle bocce, di cui usa le
regole tradizionali, ma in questa versione le bocce sono sostituite da frutta di stagione. La prima versione
del gioco fu realizzata a Basilea nel 2008, e di nuovo poco dopo alla Rotonda della Besana di Milano,
anche se in questa occasione la partita si giocava con gli ortaggi. La performance s’ispira a un gioco molto
diffuso in Romagna, dove l’artista è cresciuto. Scrive Zuffi: “L’abilità è riuscire a predire il comportamento
dei frutti appena prima di ogni lancio, anticipando l’imprevedibilità delle traiettorie. Dal punto di vista dei
gareggianti, la questione essenziale risiede nella difficoltà di immedesimarsi nel peso e nelle irregolarità di
ciascun ortaggio: soppesare l’oggetto, effettuare un rapido calcolo dell’attrito e lanciare in traiettoria”.
In un torneo che vede protagonisti giocatori professionisti contro l’artista stesso (o un suo avatar), lancio
dopo lancio il pubblico ha modo di osservare “la progressiva formazione, sulla pista da gioco, di
temporanee composizioni tridimensionali, nature morte articolate da brama di vittoria, integrate o
ridisegnate a ogni nuovo lancio”. Seguendo le regole del gioco delle bocce, si cerca di realizzare il
punteggio più alto. La forma rimane quella del gioco tradizionale.
Falke Pisano (Amsterdam, 1978) | The Speakers 2014
Influenzata dall’astrazione modernista e dalla tradizione dell’arte concettuale, Pisano lavora sulla relazione
tra linguaggio e oggetto attraverso la scultura, la perfomance, il testo scritto, il video, la geometria, il
disegno. Dopo Figures of Speech, un ciclo in cui ha analizzato le condizioni attraverso cui un’opera è
pensata, prodotta ed esposta, e che costituisce una base metodologica della sua pratica, dal 2011 ha
iniziato un nuovo corpus di opere dedicato all’analisi dei momenti storici in cui il corpo – assunto come
soggetto materiale e politico - è messo in crisi. Centrale nel suo lavoro è l’analisi del soggetto come
risultato e funzione di una rete di relazioni.
Cinque diversi gruppi di sei carte ciascuno, guidano una conversazione che verte attorno a un oggetto
dato. Come in un gioco di ruolo, ogni giocatore impersona un personaggio che viene definito dal modo in
cui esso comunica e da una posizione del corpo. A questo punto starà al gruppo proseguire e dare
direzione alla discussione
Courtesy Ellen de Bruijne Projects, Amsterdam; Hollybush Gardens, London e l’artista
Raphaël Zarka (Montpellier, 1977) | A Free Ride, 2014
Influenzato dalla scultura minimalista e dalla Land Art, il lavoro di Raphaël Zarka si concentra sullo studio
delle forme, delle superfici e dello spazio urbano. Artista e skater, Zarka indaga le potenzialità nascoste
dei materiali e dei volumi della scultura moderna, deciso a rivelarne un uso nuovo e più dinamico: “Ciò che
mi colpisce – spiega Zarka – è il fatto che gli skater privilegino un rapporto meccanico con l’opera anziché
un rapporto estetico. Per loro, tutto l’interesse di una scultura è dato dalla varietà di movimenti che essa
suggerisce". Nel 2007 realizza Riding Modern Art, un’installazione composta da una serie di 11 fotografie
di skater attivi su opere d’arte pubblica, insieme alla riproduzione di una scultura dell’artista costruttivista
polacca Katarzyna Kobro.
Per Esercizi di Rivoluzione, Raphaël Zarka ha emblematicamente ricostruito Free Ride, l’opera che lo
sculture minimalista Tony Smith realizzò nel 1962 e che oggi è conservata al MoMA di New York. Non una
semplice copia ma una reinterpretazione in legno, immaginata e progettata per essere riattivata dalle
tavole da skateboard e dalle acrobazie di atleti e amatori che si troveranno a passare per piazza Alighiero
Boetti.
Courtesy l’artista e Galerie Michel Rein, Parigi/Bruxelles. la perfomance di Raphaël Zarka A Free
Ride (2014) è sponsorizzata da Carhartt
Nina Beier (Aarhus, Denmark, 1975) | The Ticker, 2014
La poetica di Nina Beier affronta questioni sociali e politiche inerenti la rappresentazione e lo scambio,
soffermandosi sul conflitto e la relazione. Le sue opere ripercorrono il rapporto tra oggetto e immagine, tra
essenza e funzione, tra presenza e rappresentazione. Sempre imprevedibili, i lavori dell’artista sono il
risultato di un’indagine meditata sulla ridefinizione dei confini e delle regole della percezione e
dell’interpretazione. Per questa occasione l’artista danese ha pensato a una performance in cui il soggetto
si trova concentrato sul proprio corpo, precisamente su quel meccanismo che lo tiene in vita e che spesso
viene dato per scontato: il battito del cuore. E’ la frequenza cardiaca a costituire la coreografia di The
Ticker, il movimento sui cui viene costruita l’immagine che, empaticamente e violentemente risveglia
anche i sensi dello spettatore. Per l’intera durata della mostra, un atleta lancia un pallone da basket contro
il muro alla stessa velocità della sua frequenza cardiaca, misurata dall’orologio da polso che indossa. Il
suono prodotto dal rimbalzo della palla riproduce così quello del battito del cuore, che cambia in base alla
resistenza e alla sensibilità del giocatore, e alle condizioni dello spazio in cui gioca. Il ritmo creato
dall’azione è semplice e l’atleta si ritrova consapevole del proprio sforzo fisico, in ascolto della reazione del
proprio corpo.
Courtesy Laura Bartlett Gallery
Ryan Gadner (1976, Chester, England) | Parallel Black Jacks, 2014
Con i numeri stampati su entrambi i lati, la versione “in parallelo” del Blackjack di Ryan Gander permette al
giocatore di rubare le carte all’avversario per utilizzarle nella propria mano. Le carte, disegnate dall’artista,
riflettono l’idea che in ogni situazione esistono realtà parallele. Attraverso una poetica di derivazione
concettuale che comprende sculture, film, fotografie, libri, installazioni e performance, le opere dell’artista
inglese si propongono come tentativi di superare regole o limiti, per incoraggiare il pubblico a porsi nuove
domande o riflessioni.
La tradizione (linguistica, artistica e narrativa in particolare) è una continua fonte d’ispirazione che Gander
utilizza per nuove costruzioni, spesso ludiche e irriverenti, elaborate ogni volta in una prospettiva
partecipata.
Lo scopo del gioco è essere il giocatore con il punteggio più vicino a 21. K Q J valgono 10 punti. L’asso
vale 1 o 11 a discrezione del giocatore
Venerdì 7, sabato 8, e domenica 9 novembre
OHT | DELIRIOUS NEW YORK
Galleria 1
Lo spettacolo mette in scena una serie di episodi urbani simbolo del manhattanismo, una teoria
inespressa perché troppo ambiziosa. Delirious New York è un manifesto retroattivo di Manhattan,
Koolhaas sostiene che la griglia architettonica della città non vada analizzata studiando i palazzi che la
compongono, ma indagando la fantasia di chi li ha costruiti.
L’immaginazione è alla base del delirio architettonico di New York, ed è il collante degli episodi urbani
messi in scena da OHT. Il pubblico è testimone di un patchwork teatrale d’immagini che irrompono in un
libero e personale processo d'associazione affidato alla mente e all'esperienza del singolo spettatore.
In scena coesistono quattro persone che pur parlando la stessa lingua o lingue diverse non riescono a
comunicare fra loro. Eppure continuano a parlarsi, a raccontarsi e a raccontare cercando di ottenere
qualcosa da questa situazione senza preoccuparsi troppo di come. Forse l’alacrità con cui cercano di
soprassedere a questa incomunicabilità è una metafora del loro desiderio d’identità? Forse, ma il punto di
partenza rimane il testo di architettura contemporanea che come nessun altro è riuscito a introdursi nella
genesi di una città mitologica come New York City. Lo spettacolo cela un’indagine sul comportamento
umano all’interno della città contemporanea.
Venerdì 7 novembre, ore 20.30 – 21.30
Sabato 8 novembre, ore 21.30 – 22.30
Domenica 9 novembre, ore 16.00 – 17.00
Mercoledì 12, giovedì 13, venerdì 14, sabato 15, domenica 16 novembre ore 15.00 –
19.00
Les gens d’Uterpan (Annie Vigier e Franck Apertet)
PIÈCE EN 7 MORCEAUX
Galleria 1,2,3,4, Sala Gian Ferrari e Carlo Scarpa
Le sette posizioni fisiche che compongono la figura di un cranio nell’opera di Salvador Dali fotografata da
Philippe Halsman In voluptate mors (1951), diventano materiale per una performance di danza.
Per la mostra la compagnia rende visibile il processo di creazione della coreografia gesto dopo gesto.
Anche le prove che porteranno i sette ballerini a padroneggiare le sette posizioni fisiche identificate sulla
foto che compongono il cranio, saranno accessibili al pubblico del museo e organizzate in funzione degli
orari di apertura. In dialogo diretto con l'architettura del MAXXI, la performance si sviluppa negli spazi resi
disponibili dal curatore in base al programma della mostra.
Il movimento continuo di costruzione e decostruzione della figura del cranio si oppone al feticismo e alla
cristallizzazione, un movimento che rende problematica la stasi, relativizzando il raggiungimento di un
punto dato. La figura del cranio, che si trova nelle vanitas dei secoli XVI e XVII e ampiamente utilizzato
nell’iconografia contemporanea, appare e scompare nel corso della performance, nel confronto con un
contesto specifico e nuovo come quello del MAXXI. L’opera diventa il lavoro. Un lavoro che richiede per il
suo svolgimento anche la competenza di danzatori scelti e assunti in loco.
23 novembre, ore 17.00 – 19.00
OFFRIMI IL CUORE Performance di Paolo Fresu un progetto di Antonello Fresu
Nell’ambito dell’incontro TRACCE DEL PROFONDO: PSICOANALISI E ARTE
Galleria 4
La motivazione a intraprendere un percorso psicoanalitico è spesso legata alla condizione dello
“smarrimento”. Da questo, la necessità di un recupero di orientamento di fronte a spazio, tempo e identità.
Nel Gioco della Sabbia, l’esperienza del gioco, con le percezioni-immagini che lo accompagnano, viene a
far parte integrante della relazione analitica. L’impulso alla ripresa di un movimento, si attiva all’interno
della “cornice” simbolica della sabbiera e nella percezione del profondo.
Offrimi il cuore - progetto multimediale di Antonello Fresu – in cui convivono arte, musica, video e
performance – racconta questo incontro in una prospettiva artistica: fil rouge del lavoro è il cuore, nucleo
pulsante che scandisce il ritmo della vita, simbolo arcaico dell’incontro con se stessi. Nel progetto
originale, musicisti, danzatori, artisti visivi e performer – sono invitati ad “improvvisare”, usando come base
ritmica il battito del proprio cuore, ascoltato in diretta grazie all’ausilio di un ecocardiografo.
Paolo Fresu, con una performance, presenta il progetto live. Partecipano all’incontro Paolo Aite, Giuseppe
Andreetto, Pina Galeazzi (LAI, Laboratorio Analitico delle Immagini).
30 novembre, ore 16.00 – 17.00
INRETITA
Sala Gian Ferrari
La performance si ispira ai “Blasons anatomiques du corps féminin”, corti componimenti cortesi apparsi in
Francia nella prima metà del cinquecento. I blasons celebrano parti del corpo femminile, il ginocchio, la
bocca, la mano, senza mai accennare alla donna nella sua interezza. La tradizione critica ha spesso
apparentato questo genere letterario all’anatomia, il cui studio sistematico ha avuto inizio proprio nel
rinascimento. Inretita è l’inverso di una dissezione. Nel corso della performance un corpo in frammenti è
ricostituito nella sua unità e animato. Abbiamo inoltre voluto mettere in scena il desiderio maschile e la
volontà di controllo, esercitato dagli uomini per secoli, sul corpo della donna.
Concezione: Luigia Riva e Daniele Derossi | Interpretazione: Luigia Riva e Daniele Derossi, con la gentile
partecipazione di otto amatori | Creazione musicale: Sébastien Petit | lnretita è stata commissionata dal
Théâtre National de Chaillot di Parigi, in collaborazione con il Musée d’Art moderne de la Ville de Paris. |
Coproduzione: Théâtre National de Chaillot, Association lntransit
6 novembre 2014
RACCONTI E POESIE DAL MONDO AD OCCHI CHIUSI
sala Gian Ferrari
Performance a cura di CIES Onlus
Il CIES Onlus presenta Racconti e poesie dal mondo ad occhi chiusi, una performance immaginata per far
compiere ai visitatori un breve ma suggestivo “viaggio al buio” nei racconti e nelle poesie di autori e autrici
stranieri/e, e della nuova letteratura dell’immigrazione. In un’atmosfera distesa, bendati per potersi
concentrare sull’ascolto, i visitatori
potranno ascoltare storie dal mondo sussurrate alle loro orecchie... www.cies.it
OPEN MUSEUM OPEN CITY_PUBLIC SPEECH
Il programma di Public Speech pensato per Open Museum Open City propone una serie di appuntamenti
con i protagonisti del panorama culturale nazionale e internazionale sui temi della mostra e incontri con
saggisti, critici d’arte, artisti, architetti e scrittori per un racconto sulle emergenze culturali della
contemporaneità.
Il progetto di Public Speech è realizzato con la collaborazione di European Alternatives, DOPPIOZERO
e Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio d’Amico, Institut français Italia e IREMAM (Aix
Marseille Université)
Giovedì 23 ottobre, ore 17.30
WHEN CAN A MUSEUM BE A REAL OPEN ONE?
Galleria 2/A
Incontro con Charles Guarino, Hou Hanru e Giovanna Melandri
venerdì 24, sabato 25, domenica 26 ottobre
THE ART OF BORDERING ECONOMIES, PERFORMANCES AND TECHNOLOGIES OF
MIGRATION CONTROL | proiezioni video e incontri
Un progetto del MAXXI, Institut français Italia e IREMAM (Aix Marseille Université) organizzato da Cedric
Parizot, Filippo Celata, Raffaella Coletti, Heidrun Friese, Nicola Mai, Alessio Rosati, Benoit Tadié, Antoine
Vion. Cura artistica di Isabelle Arvers.
The Art of Bordering è un evento artistico-scientifico articolato come una conferenza accademica con
proiezioni tesa ad analizzare la costituzione materiale e simbolica del Mediterraneo come zona di confine,
e le strategie di governance e politicizzazione del controllo della migrazione all'interno dell'Unione
Europea. Nell'arco di tre giorni, accademici, giornalisti e artisti italiani, francesi, tedeschi e inglesi discutono
su come l'innovazione tecnologica, i conflitti geopolitici e le diseguaglianze socio-economiche hanno
trasformato sia i flussi migratori che le dimensioni materiali, politiche e simboliche dei confini nel
ventunesimo secolo.
Venerdì 24 ottobre
ore 16.00 – 18.00 Galleria 1 proiezioni video: Les Messagers (2013) di Laetitia Tura e Hélèn Crouzillat,
The Texas Border (2011) di Joana Moll & Heliodoro Santos, Partire di Heidrun Friese, Borders (2010) di
Simona Koch
Ore 18.00 – 21.30 MAXXI B.A.S.E. Challeging Borders through Filmmaking. Proiezioni Liquid Traces:
Investigating the Deaths of Migrants at the EU’s Maritime Frontier (2013) di Charles Heller, Samira (2013)
di Nicola Mai, Io Sto con la Sposa (2014) di Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande e Khaled Soliman Al
Nassiry.
Sabato 25 ottobre
ore 9.30 – 13.30 MAXXI B.A.S.E. Rebordering Migration in time of crisis. Intervengono: Corrado Bonifazi,
Lucio Caracciolo e Virginie Baby Collin, Isabelle Arvers, Giusy d’Alconzo (Medici contro la tortura, Roma)
ore 15.00-22.00 MAXXI B.A.S.E. Political economy of border management. Intervengono: Elena
Dell’Agnese, Steve Wright, Federica Infantino. Presentazione del lavoro Stones and Nodes: the working
out of the separation between Israel and Palestine (2014) di Cédric Parizot, Antoine Vion, Mathieu Coulon
e Guillame Stagnaro. Proiezioni: Les Messagers (2013) di Laetitia Tura e Hélèn Crouzillat, The Texas
Border (2011) di Joana Moll e Heliodoro Santos, Partire di Heidrun Friese, Borders (2010) di Simona Koch
Ore 19.30 - 22.00 Galleria 1 proiezione video Liquid Traces: Investigating the Deaths of Migrants at the
EU’s Maritime Frontier (2013) di Charles Heller, Samira (2013) di Nicola Mai
Domenica 26 ottobre
ore 10.00 – 19.00 MAXXI B.A.S.E. Formal and Informal Border Practices. Interventi di: Barbara Sorgoni,
Thomas Cantes, Chiara Brambilla. Proiezione dell’ethnofiction Emborders: Challenging Sexual
Humanitarianism through Qualitative Research and Experimental Filmmaking di Nicola Mai, LAMES, AixMarseille University, France and London Metropolitan University, London. Conclusioni a cura di Jean
Cristofol, Camille Schmoll, Heidrun Friese e Filippo Celata
Venerdì 24 ottobre, ore 17.00 – 19.00
INCONTRO CON GLI ARTISTI DELLA MOSTRA OPEN MUSEUM OPEN CITY
Galleria 4
Con Francesco Fonassi, Philippe Rahm, Justin Bennett, Jean - Baptiste Ganne, Bill Fontana, Lara
Favaretto (tbc), Haroon Mirza (tbc) e Hou Hanru
Venerdì 24 ottobre, ore 19.00 – 20.00
ATMOSFERE COSTRUITE. L’Architettura come disegno meteorologico
Galleria 4
Presentazione del libro di Philippe Rahm con Hou Hanru e Massimo Scuderi
Da sabato 25 ottobre a sabato 29 novembre
IDEE | NARRAZIONI_Marco Belpoliti | Tiziano Bonini | Andrea Cortellessa | Guido
Mazzoni | Valentina Pisanty | Francesco Careri
un progetto del MAXXI in collaborazione con doppiozero a cura di Stefano Chiodi con Daniela Voso
nel quadro del programma Open City Open Museum del MAXXI doppiozero presenta una serie di incontri
con protagonisti della cultura del nostro tempo. La contemporaneità si presenta come un campo aperto e
contraddittorio sulla quale gli autori invitati propongono riflessioni originali su tematiche di stretta attualità o
sguardi innovativi sulla tradizione e sulla memoria culturale, in grado di sfidare i luoghi comuni e rigenerare
uno sguardo critico sul mondo contemporaneo. doppiozero è una associazione culturale che dal 2011
gestisce uno spazio online di critica culturale al quale collaborano oltre 700 scrittori, giornalisti culturali,
ricercatori, designer, sociologi, in un ecosistema che riunisce intellettuali di fama, giovani autori e studiosi
affermati.
Sabato 25 ottobre, 18.00-19.30 | Sala Carlo Scarpa - FRANCESCO CARERI | LA CITTÀ CORPO A
CORPO. ARTI CIVICHE NELLE TRASFORMAZIONI ATTUALI
Negli ultimi decenni il dibattito sulla città ha messo a punto nuove categorie con cui interpretare il territorio
metropolitano. Termini come città diffusa, non-luoghi, anticittà, oltrecittà descrivono quelle zone indefinite
che crescono e si moltiplicano in quella galassia che è diventata la metropoli attuale. Quali sono questi
nodi del paesaggio urbano, come entrarci, come lavorarci? Proviamo a cambiare prospettiva e guardare la
città in una scala 1:1, a lavorare su una mappatura costruita a partire dalla dimensione reale. L’incontro fa
parte della sezione di mostra THE CITY OUT THERE, RIGHT HERE
Venerdì 31 ottobre, 18.00-19.30 | Sala Gian Ferrari - GUIDO MAZZONI | LA VITA PSICHICA DEL
PRESENTE
Negli ultimi quarantacinque anni la vita psichica delle masse occidentali ha subito una metamorfosi senza
precedenti e parte della cultura contemporanea continua a sottovalutarne la portata. È una miopia che si
manifesta ogni volta che applichiamo alla nostra epoca concetti, parole e miti che non reggono più. Quali
sono i tratti più vistosi di questo cambiamento? L’incontro fa parte della sezione di mostra THE UPRISING
TO COME
Sabato 8 novembre,18.00-19.30 | Galleria 4 - TIZIANO BONINI | REMIX EVERYTHING. MUSICHE E
IDEE NELL’ERA DIGITALE
La rielaborazione di forme e oggetti culturali è uno dei tratti costanti di molte civiltà, inclusa quella
occidentale. Oggi tuttavia questa pratica si estende a ogni dominio della produzione culturale e il
computer, che si è sostituito al pennello, alla macchina da scrivere, allo strumento musicale, è diventato
una remediation machine. Il remix è l’estetica dominante della cultura digitale, ma si scontra con
un’economia della produzione culturale che spesso lo rende illegale o illegittimo. L’incontro fa parte della
sezione di mostra MUSIC: MAKING SPACE
venerdì 14 novembre, 18.00-19.30 | Galleria 2 - ANDREA CORTELLESSA | EFFETTO CURVATURA
La fantascienza offre lo spunto per un’indagine anacronica, basata cioè sulla sua qualità di narrazione
storica, ovvero di «fintastoria». Il case study che verrà affrontato è la celebre serie tv Star Trek letta, sulla
scorta di Fredric Jameson, come specchio storico-ideologico dell’epoca che l’ha prodotta: i sixties negli
Stati Uniti. L’incontro fa parte della sezione di mostra RIVELAZIONE
Sabato 22 novembre, 18.00-19.30 | Sala Carlo Scarpa - MARCO BELPOLITI | SENZA INTIMITÀ
L’intimità oggi sembra in via di estinzione. La società della trasparenza sottopone ogni cosa allo sguardo
pubblico, spesso in tempo reale: blog, selfie, webcam, chat, l’elenco di nuove forme di (auto)esibizione è
lungo. Occorre mostrarsi, esibirsi, così che l’intimità non c’è più. Come e perché questo è accaduto? A
cosa serve oggi l’intimità? L’incontro fa parte della sezione di mostra THE LONELY WARRIOR
Sabato 29 novembre, 17.30-19.00 | Sala Gian Ferrari - VALENTINA PISANTY | DOMINIO ED
ESCLUSIONE. I MECCANISMI DEL DISPOSITIVO RAZZISTA
La retorica razzista muove da due assunti: “l’Altro è inferiore e perciò lo domino (o lo sfrutto)” e “l’Altro è
inferiore e perciò lo escludo (o lo elimino)”. Nel primo caso, la Cultura (o Civiltà) del gruppo razzista si
contrappone alla Non-Cultura (o Inciviltà) del gruppo discriminato. Nel secondo l’opposizione è tra Cultura
e Anti-cultura. Cosa succede in un’epoca in cui non è più possibile proclamarsi razzisti? L’incontro fa parte
della sezione di mostra THE NATURE, FREEDOM OR LIMIT?
Domenica 26 ottobre, ore 17.00-18.00
READING | DAVE EGGERS, L'OPERA STRUGGENTE DI UN FORMIDABILE GENIO
(2000)
Galleria 5
In collaborazione con l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico
L’opera di Dave Eggers selezionata da Chiara Fumai nell’ambito delle NARRAZIONI, viene raccontata da
Francesco Urbano Ragazzi curatorial duo e interpretato da Vittoria Faro.
L’opera struggente di un formidabile genio è un’opera struggente di Dave Eggers (Boston, 1970). La
prima. Romanzo di formazione, sceneggiatura di un film onirico, metaracconto autobiografico, il libro
segna un’epoca e una generazione. Viene pubblicato nell’anno 2000 con tempismo perfetto: prima delle
Torri Gemelle e all’apice della culturaMTV. Come una fiaba, l’intreccio si sviluppa a partire dalla morte dei
genitori del protagonista, il giovane Eggers poco più che ventenne, a cui tocca prendersi cura del fratellino
Toph di anni otto. Orfani come i supereroi, o come Pippi Calzelunghe, i due affrontano l’avventura della
sventura forti del proprio dolore. La vertigine della perdita trova il proprio slancio in una travolgente e
fulgida ossessione descrittiva, capace di dare parola agli stati d’animo più inaccessibili. Capolavoro del
cosiddetto “Realismo Isterico”, è un esempio formidabile di forza surrealista. Fate finta che sia una
finzione.
Mercoledì 29 ottobre, ore 17.30-19.00
DISOBEDIENCE ARCHIVE (The Square)
per Harun Farocki
Galleria 3
Storia di un archivio di immagini video eterogeneo di storie e geografie della disobbedienza: dalle lotte
sociali italiane del 1977 alle proteste globali fino ad arrivare alle insurrezioni in corso nel Medio Oriente e
nel mondo arabo. In particolare Disobedience è un’indagine nelle pratiche di attivismo artistico che sono
emerse dopo la fine del modernismo, inaugurando nuovi modi di essere, dire e fare.
Protagonisti Marco Scotini con Omar Rober Hamilton filmmaker de Il Cairo leader del gruppo Mosireen.
Giovedì 30 ottobre, ore 17.30 – 19.30
INCONTRO CON RAKAEL ZARKA
Sala Gian Ferrari
Incontro dell’artista che partecipa a ESERCIZI DI RIVOLUZIONE con Cecilia Canziani, Giulia Ferracci e
Ilaria Gianni
Domenica 2 novembre, ore 17.00-18.00
READING | IGIABA SCEGO E RINO BIANCHI, ROMA NEGATA (2014)
Galleria 5
In collaborazione con l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico
L’opera di Igiaba Scego e Rino Bianchi selezionata da Elisa Strinna nell’ambito delle NARRAZIONI, viene
raccontata da Igiaba Scego e interpretata da Vittoria Faro
Libia, Somalia, Eritrea, Etiopia: quali sono le tracce dell’avventura coloniale italiana a Roma? Negli anni
Trenta del secolo scorso, Asmara, Mogadiscio, Macallè, Tripoli, Adua erano nomi familiari agli italiani.
Eppure, di quella storia, ora si sa poco o niente. Roma negata è un viaggio attraverso la città per
recuperare dall’oblio un passato coloniale disconosciuto e dare voce a chi proviene da quell’Africa che
l’Italia ha prima invaso e poi dimenticato. Igiaba Scego racconta i luoghi simbolo di quel passato coloniale
nel Corno d’Africa; Rino Bianchi li fotografa, assieme agli eredi di quella storia. Il risultato è una
costruzione narrativa e visiva di un’Italia decolonizzata, multiculturale, inclusiva, dove ogni cittadino possa
essere finalmente se stesso.
Giovedì 6 novembre, ore 17.30-19.00
IANNIS XENAKIS LE POÈME ÉLECTRONIQUE
Galleria 4
Silvia Lanzalone docente di Musica Elettronica presso il Conservatorio "G. Martucci" di Salerno, racconta
e spiega il lavoro di Iannis Xenakis, compositore, architetto e ingegnere greco naturalizzato francese. Per
la rilevanza del suo lavoro teorico e compositivo, viene annoverato tra le figure più rappresentative tra i
compositori della seconda parte del Novecento.
Venerdì 7 novembre, ore 17.00 – 18.30
UN CHANT D’AMOUR di J. Jenet
Galleria 2
Proiezione del film e incontro con Francesco Fonassi, Bruno di Marino, Amerigo Nutolo e Simone
Frangi
In occasione di Territoriale, progetto prodotto da Fondazione MAXXI e TempoReale per Open Museum
Open City, e partendo dalle immagini di Un Chant D’Amour (1950) - unico film diretto da Jean Genet e
proiettato negli spazi della Galleria 2 - Francesco Fonassi (Brescia, 1986) e Carola Bonfili (Roma,
1981) invitano a una rilettura dell’opera dell’autore francese attraverso un dialogo sui modi e sugli
stati gerarchici della natura umana, dove costrizione e permeabilità, separazione e prossimità si svelano
attraverso forme di trasparenza latente.
Intervengono, Simone Frangi (direttore artistico Viafarini DOCVA - Milano, docente di Teoria dell’Arte
Contemporanea presso Ecole Supérieure d’Art et de Design di Grenoble-Valence); Amerigo Nutolo
(Curatore e scrittore indipendente); Bruno Di Marino (Docente di Mass Media presso Accademia di Belle
Arti di Frosinone).
Venerdì 7 novembre, ore 19.00 – 20.00
SONIC ART AWARD
Galleria 2
Sonic Arts Award è il più importante premio di arti sonore in Italia con base a Roma.
Il premio è finalizzato alla produzione e alla promozione delle arti sonore a livello nazionale e
internazionale. Sonic Arts Award assegna premi in denaro, residenze per artisti e realizza vinili e cd. Il
bando viene presentato ogni anno ad Ottobre. La seconda edizione, appena conclusa, ha visto la
partecipazione di artisti di tutto il mondo. 400 opere in concorso provenienti da 33 paesi di ogni continente.
Incontro con Stefano Tedesco.
Sabato 8 novembre, ore 16.00 – 19.00
LA CITTÀ, LÌ FUORI, QUI DENTRO | proiezione e incontro con Amos Gitaï
Galleria 2
Proiezione del film di Gitaï Ana Arabia (2013) a seguire incontro con il regista.
Sabato 8 novembre, ore 20.00 – 21.00
L’ORIGINE DEL COSMO
Galleria 2
incontro con Massimo Cacciari
Domenica 9 novembre, ore 17.00-18.00
READING | UN RICORDO AL FUTURO. LEZIONI AMERICANE DI LUCIANO BERIO
(1993-1994)
Galleria 5
In collaborazione con l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico
L’opera di Luciano Berio selezionata da Valentina Vetturi nell’ambito delle NARRAZIONI, viene raccontata
da Francesco Giomi e Silvia Bottiroli e interpretato da Roberto Corradino.
“La verità di cui non si riesce a parlare bisogna cantarla, bisogna dirla in musica”: Luciano Berio chiude
così il ciclo delle sue lezioni americane tenute nel 1993-94 alla HarvardUniversity e poi pubblicate con il
titolo Remembering the Future. In queste pagine, che dialogano con Boezio, Brecht ed Eco, tra gli altri,
Berio racconta, come in un testamento spirituale, la sua poetica e il suo metodo. Il suo interesse per una
musica che si e ci interroga e che non sia “rassicurante bagaglio emotivo per l’ascoltatore”. Il suo legame
con il passato, e quindi con la pratica delle trascrizioni, viste come atto di apprendimento in una
prospettiva che invita a “reinventarne il senso, ad accettare l’idea di una storia che ci esplora e ci permette
di ritrovare sempre di nuovo un ricordo al futuro”.
Mercoledì 12 novembre, ore 16.30-19.00
LA PRIMAVERA ARABA | photo screening e incontro
Galleria 3
Sono passati quattro anni dai primi moti di rivolta in Tunisia e in Egitto. Cosa è cambiato nel Mediterraneo
e come sono mutati i rapporti tra Occidente e mondo arabo?
Intervengono Lucia Goracci, Giovanni Piazzese Zeer News e Ammar Abo Bakr. Durante l’incontro
vengono proiettate fotografie di Pietro Masturzo, Luca Sola, Shadi Ghadirian.
Mercoledì 12 novembre, ore 17.00 – 18.00
THE NATURE. FREEDOM OR LIMIT?
Galleria 1
Incontro con Carla Di Francesco, Giuseppe Stampone e Studio SudArch Santo Marra, Pietro Latella
e Luciana Polimeni
Sabato 15 novembre - domenica 16 novembre
TRASNATIONAL DIALOGUES | incontri e performance
A cura di European Alternatives
EA è una organizzazione transnazionale che promuove pratiche innovative di azione politica, sociale,
culturale e di partecipazione, e vede nell’Europa e nelle sue istituzioni transnazionali un interlocutore al
quale indirizzare richieste da parte della cittadinanza. Per Open Museum Open City porta al MAXXI
l’evento di chiusura di Trasnational Dialogues 2014, progetto iniziato nel 2011, con il supporto del
Programma Youth In Action dell'Unione Europea, che facilita l’incontro tra giovani artisti, curatori,
ricercatori designer e architetti provenienti da diversi continenti per una serie di scambi e co – produzioni e
che per questa edizione ha visto protagonisti Europa Cina e Brasile. Per due giorni una serie di discussioni
e performance con artisti e relatori di questi paesi occupano gli spazi del museo.
Sabato 15 Novembre
15:00-17:00 Galleria 2
Who is..., Performance di Zhou Bin (Chengdu, Cina)
Zhou Bin è uno dei performer più conosciuti e apprezzati in Cina. Dopo la laurea presso l'Accademia di
Belle Arti di Xi'an, ha partecipato alle comunità artistiche di Old Summer Palace e Songzhuang a Pechino.
Ora vive e lavora a Chengdu. Zhou Bin ha ideato più di 50 performance che ha portato in giro per il
mondo. È inoltre promotore di iniziative culturali: ha recentemente fondato “Micro Body Language”, il primo
festival di "body art" della Cina.
Change Utopia! Presentazione del Transnational Dialogues Journal 2014 con Luigi Galimberti
(coordinatore, Transnational Dialogues)
Transnational Dialogues Journal è una rivista in inglese, cinese e portoghese che raccoglie numerosi
articoli da filosofi, curatori, policy maker, artisti e altre figure di primo piano nei campi dell'arte e della
cultura dal Brasile, Cina ed Europa. Tra i vari contributori si possono menzionare Luiz Camillo Osorio
(curatore, MAM – Museu de Arte Moderna, Rio de Janeiro), Hu Fang (fondatore, Vitamin Creative Space,
Guangzhou), Juca Ferreira (già Ministro della Cultura del Brasile), Carsten Nicolai (artista e produttore
musicale, Berlino) e Giuseppe Cocco (filosofo, Rio de Janeiro). La rivista sarà distribuita gratuitamente.
Festina lente, Dialogo-Performance con You Mi (ricercatrice e curatrice, Colonia) & Lorenzo Marsili
(direttore, European Alternatives, Roma)
Partendo dagli scavi archeologici lungo la Via della Seta fino ai recenti sviluppi urbani dell'Asia e del Sud
America, Lorenzo Marsili e You Mi cercheranno di delineare e ridefinire la storia degli sviluppi culturali,
artistici, architettonici e sociali di Cina e Brasile, così come dei loro legami con l'Europa che ha spesso
funzionato come un invisibile ma influente ponte tra questi due stati.
17:00-20:00 Galleria 4
Hong Kong: Arte e Proteste, Discussione con Rachel Marsden (curatrice e ricercatrice, Birmingham),
Wang Dong (curatore, He Xiangning Art Museum, Shenzhen) e altri. Moderatore: Lorenzo Marsili
(direttore, European Alternatives, Roma)
Le proteste in corso a Hong Kong in queste ultime settimane sono già diventate uno dei momenti dirimenti
della storia contemporanea cinese, secondi soli alle proteste di Piazza Tiananmen del 1989. Il discorso
culturale che attraversa la "rivoluzione degli ombrelli" è intrinseco allo sviluppo dei social media e dell'arte
digitale e di propaganda democratica. Sarà una discussione sul "veramente contemporaneo" tra arte,
politica e storia.
De Rerum Natura. Registrazioni dalla Foresta Amazzonica e dal Brasile, Dialogo-Performance con
Luca Forcucci (compositore e artista, Berlino) & Tej Tadi (neuroscienziato, Losanna)
La performance è del compositore italo-svizzero Luca Forcucci. La collaborazione con Tej Tadi, fondatore
di MindMaze e vincitore del Pfizer Award for Neuroscience nel 2009, si esprime tramite nuove possibilità
d'interazione tra l'arte e la scienza. La performance propone il suono della Foresta Amazzonica, registrato
in situ da Luca, come materiale principale della composizione. La registrazione EEG
(elettroencefalografia) live di uno spettatore sarà proiettata in diretta. La performance esplora le
esperienze dell'ascoltare, dove la percezione dello spazio e del luogo sono l'elemento principale. La
performance è realizzata con il sostegno dell'Istituto Svizzero di Roma.
21.00-22:30 Galleria 1
Performance art dalla Cina, Selezione di video-arte dalla Cina con Petra Pölzl (curatrice, Berlino)
Questa selezione presenta video-arte e filmati di performance di artisti basati a Pechino, Chengdu e
Chongqing (Cina), di cui alcuni mai proiettati fuori dalla Cina prima d'ora. Questi video mostrano le
strategie utilizzate dagli artisti per esprimere preoccupazioni individuali e collettive tramite il tempo, lo
spazio, il loro corpo e la loro esistenza. Gli artisti coinvolti sono Huang Xiang, Li Binyuan, Liu Chengrui, Liu
Wenchao, Alessandro Rolandi, Sazi e Xing Xin.
Domenica 16 Novembre
Mattino – Fuori dal Museo
Museo aperto Performance con Bel Falleiros (artista, San Paolo), Robin Resch (artista e curatore,
Berlino) e Collettivo Stalker (architetti, Roma)
Che cosa definisce il centro? Come percepiamo gli spazi all'interno delle città? Dove sono le zone di
transito e di confine? Dove si trova il punto di partenza per un dialogo in cammino? Questa è una nuova
tappa del viaggio collettivo e performativo tra gli spazi urbanizzati che gli artisti coinvolti portano avanti in
Europa, Cina e Brasile. Ulteriori informazioni su www.transnationaldialogues.eu.
15:00-18:00 Galleria 1
Città aperta Discussione con Bel Falleiros (artista, San Paolo), Robin Resch (artista e curatore, Berlino)
e Collettivo Stalker (architetti, Roma). Moderatore: Luigi Galimberti (coordinatore, Transnational
Dialogues)
Ritrovamenti, racconti e ricordi della performance del mattino vengono raccolti e condivisi con il pubblico
per una discussione in bilico tra periferie e centri, urbanistica e arte, artista e cittadino. Ci si muoverà in
bilico tra lo spirito flâneur dadaista e la metodica ricerca di spazi politici da vivere e condividere.
Curare la metropoli Dialogo-Performance con Marta Mestre (Curactrice, MAM – Museu de Arte
Moderna, Rio de Janeiro) & Wang Dong (curatore, He Xiangning Art Museum, Shenzhen)
Due giovani curatori dei più importanti musei di Brasile e Cina discuteranno attorno alle seguenti questioni.
Che bisogno c'è di raggiungere nuovi pubblici con l'arte? Si cerca di farlo solo per giustificare la spesa di
denaro pubblico? Altrimenti, cosa possono apportare nuovi pubblici in termini di produzione culturale?
Come agiscono in questo campo i musei in Brasile e Cina? I musei sono il luogo dove arte e politica
possono incontrarsi e generare nuovi contenuti?
18:00-19.00 Galleria 4
Performance conclusiva di Wellington Douglas Dias (artista, Macapá, Brasile)
Wellington Dias è un artista e performer nato in Amazzonia a Macapá, Brasile. È uno dei coordinatori di
Casa Gira Mundo a Lapa, Rio de Janeiro, ed è fondatore del Bando Filhotes de Leão. Il suo progetto
"Tecno Barca", che si è svolto nell'Arcipelago di Bailique sul Rio delle Amazzoni, ha vinto il Premio
Funarte 2011 e il Premio Samuel Benchimol de Empreendedorismo Consciente 2012
Domenica 16 novembre, ore 17.00-18.30
READING | GIANNI SBROGIÒ, QUANDO IL POTERE È OPERAIO (Manifestolibri, Roma
2009)
Galleria 5
L’opera di Gianni Sbrogiò selezionata da Marinella Senatore nell’ambito delle NARRAZIONI viene
raccontata da Gianni Sbrogiò e interpretata da Francesco Mocerino della School of Narrative Dance,
Roma.
Il volume delinea, attraverso saggi e interviste ai protagonisti, le vicende del gruppo operaista del grande
polo petrolchimico di Porto Marghera, ricostruendo le lotte operaie e i percorsi politici di uno dei più
avanzati laboratori del conflitto degli anni Sessanta e Settanta. Le lotte che si susseguono a Marghera in
quegli anni sono sostenute da una classe operaia fortemente acculturata che, per la prima volta, si dota di
forme autonome di organizzazione. Quell’esperienza darà origine a un’inedita soggettività operaia,
studentesca e intellettuale e a una scuola politica che inciderà profondamente sul conflitto sociale degli
anni successivi.
Mercoledì 19 novembre, ore 17.30-19.00
CONFINI | photo screening e incontro
Galleria 1
Il bacino del Mediterraneo che cinge da millenni la relazione tra Europa e Nord Africa rappresenta per le
nuove generazioni un elemento di dialogo o frattura? Un’opportunità di scambio fecondo o un muro
d’incomunicabilità. Interventi di Peter Schneider, Alessandro Petti e Seba Kurtis. In occasione
dell’incontro vengono proiettate le fotografie di Malik Nejmi., Alessandro Cosmelli, Bruno Serralongue,
Taysir Batniji e Seba Kurtis.
Giovedì 20 e giovedì 27 novembre
PRESENZE ACUSTICHE: PERCEZIONE, TECNOLOGIE, ARCHITETTURE DEL SUONO
L’introduzione dei dispositivi tecnologici nel mondo delle arti, e del suono in particolare, ha ridefinito i
processi compositivi e di pensiero, introducendo un radicale cambiamento di prospettiva. Attraverso
l’analisi del lavoro di alcuni degli artisti in mostra, Enrico Pitozzi docente all’Università Alma Mater di
Bologna, spiegherà la natura e il valore di queste nuove architetture del suono.
20 novembre ore 17.30 – 19.00 | Galleria 2
27 novembre ore 17.30 – 19.00 | Sala Gian Ferrari
Venerdì 21 novembre, ore 19.00 – 21.00
STATO D’ITALIA | photo screening e incontro
Galleria 1
Con i fotografi Gianni Cipriano, Simone Donati, Emiliano Mancuso, Mario Spada, Francesco Zizola,
modera la giornalista e photo editor Renata Ferri
Le proiezioni sono occasione per un incontro a piu voci,una conversazione tra i fotografi invitati e la
giornalista Renata Ferri, caporedattore photo editor di Io Donna (il femminile del Corriere della Sera)e di
AMICA (mensile di RCS Mediagroup) che, per molti anni, ha diretto la produzione fotografica di Contrasto
e attualmente cura progetti fotografici editoriali ed espositivi.
Sabato 22 e sabato 29 novembre
ILA BÊKA. POETICHE DELLO SPAZIO | film screening e incontro
a cura di Emilia Giorgi
Ila Bêka è un architetto, regista, artista, produttore e editore. Italiano, vive a Parigi da 20 anni. Si è
laureato in architettura studiando allo IUAV, Istituto Universitario di Architettura di Venezia, e all’École
Nationale Supérieure d’Architecture de Belleville à Parigi. Sotto altri vari pseudonimi, tra cui Melo Prino,
Tiros Niakaj e Luca Soriano, ha diretto e prodotto numerosi film premiati nei più importanti festival
internazionali di cinema.
22 novembre ore 16.00 – 19.00 | Galleria 1 conversazione con Ila Bêka, Louise Lemoine e Emilia
Giorgi. Poetiche dello spazio onirico proiezioni: I have seen my mother dancing in the clouds (5.58 min),
Salome and the seven heads (5.45 min), Mind scraping (6.12 min), Della paura di morire (1.34 min).
Poetiche dello spazio intimo,vproiezioni Monsieur Pelletret (6.50 min), Madame Pelletret (4.44 min),
Passero sublime (7.38 min). Intervento di Louise Lemoine, coautrice Living Architectures Series.
Proiezione in anteprima italiana: 25BIS (45 min, Living Architectures Series, commissionato da
Fondazione Prada e OMA)
29 novembre ore 16.00 – 19.00 | Sala Carlo Scarpa
Conversazione con Alessandra Mammì e Emilia Giorgi. Poetiche dello spazio perduto, proiezioni:
Adriano e Caterina (17.53 min), Kalashnikov (3.18 min). Intervento di Alberto Iacovoni. Poetiche dello
spazio urbano, proiezioni: Natural Histories (10 min) Intervento di Lorenzo Scoles, Quodlibet (84 min)
Domenica 23 novembre, ore 17.00 – 18.00
TRACCE DAL PROFONDO: PSICOANALISI E ARTE
Galleria 4
Con Paolo Aite, Giuseppe Andreetto, Pina Galeazzi (LAI, Laboratorio Analitico delle Immagini).
Performance di Paolo Fresu
La motivazione a intraprendere un percorso psicoanalitico è spesso legata alla condizione dello
“smarrimento”. Da questo, la necessità di un recupero di orientamento di fronte a spazio, tempo e identità.
Nel Gioco della Sabbia, l’esperienza del gioco, con le percezioni-immagini che lo accompagnano, viene a
far parte integrante della relazione analitica. L’impulso alla ripresa di un movimento, si attiva all’interno
della “cornice” simbolica della sabbiera e nella percezione del profondo. Offrimi il cuore - progetto di
Antonello Fresu in cui convivono arte, musica, video e performance, racconta questo incontro in una
prospettiva artistica: fil rouge del lavoro è il cuore. Musicisti, danzatori, artisti sono invitati ad
“improvvisare”, usando come base ritmica il battito del proprio cuore, ascoltato grazie all’ausilio di un
ecocardiografo.
OPEN MUSEUM OPEN CITY_FILMSCREENING
Questa ampia rassegna di film d’artista esplora e approfondisce i temi di Open Museum Open City: la
rivoluzione, approfondita nei film di Collins, Zaatari, Cvijanovic, Rizzi e Zickyte; la forza della natura
indagata dai video di Linke e Gavron; i contenuti della città presentati nei lavori di Gaillard, Gitai e Esmail;
lo sviluppo e il potere del mondo digitale studiati in uno dei primi film di Baruchello insieme ad Grifi, Ra di
Martino, Medoo Ali e Tuohy; il ritorno all’origine ricercata nelle opere video di Montaron e Morat; l’universo
musicale analizzato da Sala, Akerman, Sierra e Mesiti. L’allestimento di questa rassegna è stato concepito
con una struttura aperta e nomade: schermi che si assemblano a formare la cornice ideale dove poter
declinare e comprendere la polifonia di voci che compongono l’intero progetto.
Venerdì 31 ottobre, ore 16.30 – 18.45
L’INSURREZIONE CHE VERRA’
Galleria 3
Phil Collins (Runcorn, 1970) - Marxism today (prologue), 2010 HD video, 35'
Prodotto in collaborazione con un gruppo di ex professori di marxismo-leninismo della Repubblica
Democratica Tedesca, Marxism Today (Prologue) e un video che esplora l’influenza che le idee marxiste
continuano a esercitare nell’epoca attuale. La dissoluzione del fondamento ideologico sul quale si e retta
quella societa per piu di una generazione, ha prodotto un esercito di insegnanti disoccupati in crisi di
identita. Tra gli ex professori, Collins sceglie come protagoniste del film tre donne e parla nella loro casa e
nei luoghi di lavoro dei cambiamenti intervenuti nella loro vita quotidiana e nel sistema di pensiero dal
1989 in poi. Le interviste si alternano a ricordi personali e a filmati di repertorio dell’epoca d’oro dello stato
socialista, tra cui film di propaganda, programmi TV, eventi sportivi e coreografici, spettacoli di massa.
Marxism Today (Prologue) si distacca dal formato della rappresentazione per avvicinarsi a un modello
creativo di ascolto, proponendo la visione di una storia umanizzata e di una realta vissuta.
Sergei Eisenstein (Riga, 1898 - Mosca, 1948) - Battleship Potemkin, 1925, 75’
Sin dalla primissima proiezione de La corazzata Potëmkin, avvenuta nel dicembre 1925 al Teatro Bol’šhoj
di Mosca, e stata la sua forma sorprendentemente moderna e travolgente, piu che il contenuto volto a
promuovere la rivoluzione socialista nel mondo, a innescare una rivoluzione globale nel linguaggio
cinematografico. Il debutto di questa storica pellicola ha segnato uno spartiacque inalterabile
nell’evoluzione estetica del cinema mondiale. La corazzata Potëmkin ha reso le teorie del montaggio,
prima considerato un noioso passaggio tecnico, e il modo di collegare e far collidere le inquadrature di
Sergej Ėjzenštejn, strumenti pratici a disposizione di ogni filmmaker per “risolvere il problema specifico del
cinema”, come spiegato dallo stesso regista russo, e per spingere il pubblico a vivere idee, sensazioni ed
emozioni in modo straordinariamente intenso. Ai piedi della scalinata di Odessa nasce il percorso estetico
che dagli albori del cinema ha portato alla terrificante scena della doccia implacabilmente costruita da
Alfred Hitchcock in Psycho, alle interruzioni e agli intertitoli, di volta in volta briosi e caustici, in Masculin,
féminin di Godard e al finale con sanguinoso balletto di autoestinzione orchestrato da Sam Peckinpah ne Il
mucchio selvaggio.
Akram Zaatari (Sidon, 1966) - Letter to a Refusing Pilot, 2013 DCP, 34’
Nell'estate del 1982, fece scalpore la storia di un pilota di caccia israeliano cui era stato ordinato di
bombardare un bersaglio in Libano. Avendo saputo che l'edificio era una scuola, il pilota cambiò rotta e
lasciò cadere le bombe in mare. Letter to a Refusing Pilot è una riflessione su questo atto di sfida che ha
segnato i ricordi d'infanzia di Zataari. Oscillante tra il documentario, saggio e racconto di formazione,
questo film analizza un gesto personale a confronto con un conflitto ben più grande.
Domenica 2 novembre, ore 17.00-19.00
L’INSURREZIONE CHE VERRA’
Galleria 3
Nemanja Cvijanovic (1972, Rijeka, Croatia) Applause! 7’ 2008
Il lavoro di Nemanja Cvijanović tratta di conflitti economici e politici che hanno raggiunto un vicolo cieco.
Con Applausi !, assolda un gruppo di disoccupati e uno di pensionati per farli dimostrare insieme, fornendo
loro tutto ciò di cui hanno bisogno: dagli striscioni con gli slogan a condanna di politiche neoliberiste ai
cordoni che delimitano l’area della dimostrazione. Con questo lavoro, Cvijanović utilizza i fondi del
Ministero croato della Cultura, della Città di Fiume e del Festival Operation:City, per attirare l'attenzione
dei partecipanti sul loro obbligo politico di dimostrare. I manifestanti a poco a poco vengono travolti da
questa azione, giungendo alla fine a una situazione assurda che contiene elementi di bellezza e di
tristezza, di speranza e ironia. (C. Medina, 2012)
Giedre Zickyte (Lithuania, 1980) How We Played the Revolution 69’ 2011
La storia del film inizia nel 1984, all'inizio della perestrojka in Unione Sovietica, quando un gruppo di
architetti a Kaunas in Lituania decide di fondare una band musicale come scherzo di Capodanno. Lo
scherzo si rivela così buono che le voci su ANTIS una nuova entusiasmante rock band, si diffonde col
passaarola. Con un imponente make-up, oggetti di scena, uno spettacolo stilizzato, e testi furono realizzati
come caricatura della propaganda sovietica e ne screditano perfettamente la realtà assurda. Presto la loro
clownerie intellettuale è cresciuta fino a creare Rock Marches - una serie di eventi di massa che hanno
coinvolto migliaia di persone - che hanno si sono trasformati in incontri per l’indipendenza della Lituania,
più tardi chiamata la Singing Revolution.
Mario Rizzi (Barletta, 1962) Kauther, 2014 (in lavorazione) 15’
Kauther è il primo montaggio di "KIF KIF" (Proprio lo stesso), secondo film della trilogia "BAYT" (House),
che si concentra sulla nascita di una nuova coscienza civile nel mondo arabo, e che sposta lo sguardo sul
racconto della rivolta. Le implicazioni sociali della fine del postcolonialismo nei paesi arabi si riflette sulle
storie individuali, ricordi e momenti intimi di vita quotidiana, evidenziando una solidarietà familiare e
coesione sociale. La trilogia "BAYT" nasce dalla consapevolezza che, quando queste ideologie
postcoloniali iniziano ad esaurirsi e il vecchio concetto di sottomissione viene riformulato, anche il ruolo
dell'arte e dell'artista sono messi in discussione: l'arte rivendica un ruolo attivo come strumento di analisi
del presente, e l'artista ha un ruolo anche nel discorso politico.
Daniel van Moll (Düsseldorf, 1978) Diren Gezi: Raw, 2013 19’29’’
Filmato grezzo fatto a Istanbul nel giugno 2013 intorno Gezi Park, Piazza Taksim e da Istiklal Caddesi,
mentre Van Moll era in missione in Turchia come fotoreporter. Il materiale mostra la trasformazione di una
manifestazione pacifica in rivolta violenta, il 15 giugno 2013 quando la polizia ha iniziato a disperdere i
manifestanti.
Giovedì 6 novembre, ore 17.00-18.00
SURFING THE (DIGITAL) WAVE
Galleria 1
Alberto Grifi (Roma, 1938-2007), Gianfranco Baruchello (Livorno, 1924)
La verifica Incerta, 1964 30’ https://www.youtube.com/watch?v=hmhvr3RbGnA
Un massacro cinematografico di film hollywoodiani famosi rimontati pensando al Dada; presentato per la
prima volta a Parigi suscitò l'entusiasmo di Marcel Duchamp, Man Ray, Max Ernst. E l'ostentato disprezzo
di molti famosi critici cinematografici italiani. John Cage, entusiasta della colonna sonora, lo presentò al
New York Museum of Modern Art. Questo metodo di montaggio, questo "detournement", fu ereditato da
"Blob" molti anni dopo.
Rä Di Martino (Roma, 1975)
Copies récentes du paysages ancienne / Petite histoire des plateaux abandonnès, 2012 - HD VIDEO,
8’20’’ http://vimeo.com/66261554
Set cinematografici abbandonati sono sparsi nel deserto del Sud del Marocco. In questo lavoro vengono
utilizzati di nuovo, ma gli attori sono due ragazzi locali, nati non lontano dagli studi cinematografici, ormai
praticamente abbandonati, vicino a Ouarzazate. I due ragazzi rimettono in scena poche scene di film che
sono stati girati lì, un film horror americano, il Lawrence d'Arabia ... e tutto intorno, fuori del tempo, la
natura e i paesaggi incontaminati della Valle del Draa.
Richard Tuohy (Melbourne, 1969)
Dot Matrix, 2013 - 16 mm, 22’ http://vimeo.com/67778226
I fotogrammi del film sono stati creati riportando direttamente su pellicola a 16mm “schermi” a effetto
retinato–come quelli utilizzati per creare variazioni di velatura e tonalità nei fumetti Manga–e
successivamente ricomposti,come un collage luminoso, attraverso una stampante per pellicola a 16mm. I
suoni che si sentono sono proprio quelli emessi dai punti mentre attraversano la testina ottica sonora del
proiettore a 16mm. Si tratta, insomma, di un film realizzato senza cinepresa, ne registratore di suoni!
Jeffrey P. Nesker
Apocalypse Story, 2010 14’ https://www.youtube.com/watch?v=eo28I5HBj
Non molto tempo dopo la fine del mondo, un incontro casuale nel deserto. Due adolescenti. Claire un
Nomade pragmatico, ha speso la parte migliore della sua vita da solo, semplicemente sopravvivendo.
Andrew si nasconde in un negozio, circondato da prodotti alimentari e cimeli raccolti che comprende solo
a metà. L'incontro genera sorprendenti e potenti emozioni, e potente, una urgenza che non hanno mai
sperimentato, ma inconsciamente hanno soppresso, nella loro confusione. Le persone sono persone, la
maggior parte di tutti coloro che stanno ancora cercando di capire chi e cosa sono. Indipendentemente
dalle circostanze.
Medoo Ali (Iraq, 1991)
Children Of War, 2013 10’ https://www.youtube.com/watch?v=OHjvDWeAqMw
In un orfanotrofio iracheno un ragazzino rivela li suoi traumi e le sue esperienze, attraverso una serie di
disegni. La sua mente distorce gli eventi, ma attraverso i disegni ci racconta la guerra che accade attorno
a lui.
Sabato 8 novembre, ore 16.00 – 19.00
LA CITTÀ, LÌ FUORI, QUI DENTRO
Galleria 2
Amos Gitaï (Haifa,1950)
Ana Arabia, 2013 85’
Girato in una sequenza-shot di 85 minuti, Ana Saudita è un momento nella vita di una piccola comunità di
emarginati, ebrei e arabi, che vivono insieme in una enclave dimenticato al "confine" tra Jaffa e Bat Yam,
in Israele. Un giorno, Yael, una giovane giornalista, li visita. In queste baracche fatiscenti, nel frutteto pieno
di alberi di limoni e circondato da case popolari, scopre una serie di personaggi molto lontani dai soliti
cliché offerti dalla regione. Yael ha la sensazione di aver scoperto una miniera d'oro umano.
Dopo la proiezione il regista incontra il pubblico
Domenica 9 novembre, ore 18.00-19.00
LA CITTÀ, LÌ FUORI, QUI DENTRO
Galleria 2
Cyprien Gaillard (Parigi, 1980)
City of Gold and Mirrors, 2009, 8’ 32”
Girato in 16mm a Quintana Roo, Cities of Gold and Mirrors e un film composto da cinque scene che si
svolgono principalmente nella citta di Cancun, fondata nel 1970, o nei dintorni. Le scene, che si
succedono una dopo l’altra, mostrano, nell’ordine, un gruppo di spring breakers [studenti americani in
vacanza in occasione della tradizionale pausa primaverile, NdT]; un albergo con piscina nella quale
nuotano alcuni delfini; un componente della banda criminale dei Bloods che balla in cima al sito
archeologico Maya, denominato El Rey; la demolizione di un edificio con facciate a specchio; e l’interno
del night club Cocobongo, con una particolare registrazione in loop del brano Le feu de St. Elme
diHaïmSaban e Shuki Levy in sottofondo. Il brano proviene dalla colonna sonora di una serie a cartoni
animati sui conquistadores spagnoli dal titoloMysterious Cities of Gold (1982), caratterizzata dall’uso di
sintetizzatori che creavano una suspense e un misticismo incredibili e comparivano ogni volta che
Esteban, il piccolo protagonista, stava per scoprire una nuova meraviglia. La serie ha fatto conoscere le
culture pre-colombiane ai bambini francesi della generazione del regista e come tale e rimasta
indelebilmente impressa nella sua memoria.
Show Love (Peter Crosby e Chauncey Zalkin)
The Sights and Sounds of Occupy Wall Street, 2011 4’36’’ http://vimeo.com/30625145
Una passeggiata attraverso Occupy Wall Street. Tutto l'audio è stato registrato dal vivo l’8 ottobre 2011.
Showlove è una agenzia di narrazione composta da Peter Crosby (fotografo, regista) e Chauncey Zalkin
(scrittore).
Valery Lyman
One of These Mornings, 2010 17’ http://vimeo.com/8866052
Compendendo l’intensità dei sentimenti di chi avrebbe votato per Obama, il regista Valery Lyman ha
realizzato una linea telefonica chiedendo alle persone di telefonare subito dopo il voto per dire tutto quello
che gli passava per la mente. I messaggi sono giunti da tutto il paese, anche mentre a situazione era
ancora incerta. Questo arazzo di messaggi incredibilmente commoventi racconta un viaggio dall'alba al
tramonto, rivelando una nazione sull'orlo del cambiamento.
Naji Esmail (Cairo, 1983)
Om Amira, 2013 25’ http://vimeo.com/86987632
Questo film ci porta nella vita quotidiana di Halima Mohamed Ahmed detta "Om Amira" (in arabo "Madre di
Amira"). Originaria di Aswan nell'Alto Egitto, ora vive al Cairo all’ultimo piano – sul tetto – di una casa del
centro della città con il marito e le due figlie. La figlia maggiore Amira, è affetta da una malattia cardiaca e
ha bisogno di cure costanti. Suo marito Gamal è troppo malato per lavorare. Ogni responsabilità per
famiglia,cibo e cure ricade su Om Amira. Conosciuta come la la “Signora delle patate”, vende i suoi panini
con patate fritte in una strada a pochi metri da piazza Tahrir, dove la rivoluzione egiziana ha avuto luogo
nel 2011.
Giovedì 13 novembre 2014 ore 17.00 – 19.00
MUSICA:COSTRUIRE LO SPAZIO
Galleria 4
Angelica Mesiti (Australia, 1976)
Heritage Park, 2010 high definition video, stereo sound 7’30’’
Heritage Park è ambientato in una riserva naturale situata alla periferia ovest di Sydney, nel sito dove
sorgeva una delle primissime abitazioni costruite durante la colonizzazione della regione. Dell’edificio
rimane ben poco, a parte le piantumazioni originarie degli ulivi, alcuni pini e un grande fico della baia di
Moreton, che delimitano l’area della casa e testimoniano la continuità che lega il presente al passato.
Mesiti ha sviluppato una performance site-specific, in collaborazione con la banda musicale del liceo
locale, che ha previsto l’esecuzione di Horkstow Grange, opera del grande compositore australiano Percy
Granger, e arrangiamento di un antico brano di musica popolare inglese.
Unendo la performance ai suoni prodotti dalla banda e alle immagini dei siti che circondano arbusti e
piantumazioni, il lavoro di Mesiti rende omaggio alla storia coloniale del sito e all’influenza della musica di
Granger, un pioniere della “free music” ispirato alle atmosfere sonore delle piante australiane.
Elena Tikhonova (Obninsk, 1977), Dominik Spritzendorfer (Austria, 1974)
Elektro Moskva, 2013 video, 89’ https://www.youtube.com/watch?v=JpU8YWbQt4U
Elektro Moskva (“Elettro Mosca”) e un documentario sull’epoca elettronica sovietica e su cio che ha
lasciato. La storia inizia da Leon Theremin, inventore del primo congegno elettronico al mondo, e svela
l’ampia schiera di affascinanti dispositivi, alcuni di natura musicale, realizzati su ordine del KGB e
sviluppati come sottoprodotti della potentissima industria militare. Queste vetuste e dimenticate “bare
musicali”, robuste come Kalashnikov, sono state riciclate e reinterpretate dalle generazioni post-sovietiche
di musicisti, collezionisti del suono e artisti dediti al “circuit bending” [manipolazione creativa di circuiti per
ricavarne musica elettronica sperimentale, NdT]. La storia dei sintetizzatori sovietici come allegoria della
vita quotidiana nel sistema sovietico, dove niente funzionava ma bisognava ricavarne qualcosa di
utile.Una favola elettronica sullo spirito inventivo della mente libera al di qua – e al di la – della cortina di
ferro.
Venerdì 14 novembre 2014 ore 20.00 – 22.00
MUSICA: COSTRUIRE LO SPAZIO
Galleria 4
Anri Sala (Tirana, 1974)
1395 Days Without Red, 2011 50' http://vimeo.com/35091387
Un giorno come un altro. Uno dei 1395 giorni dell’assedio di Sarajevo, che vede una prova della locale
Orchestra Filarmonica svolgersi mentre una musicista tenta di attraversare la citta assediata per
raggiungere i suoi colleghi. Cosi come le difficolta della musica interrompono la prova del Primo
Movimento della Patetica di Čajkovskij, l’avanzata della giovane donna s’interrompe piu volte agli incroci
che l’assedio rischia di trasformare, da un momento all’altro, in strade senza uscita. A ogni incrocio
trattiene il respiro, si ferma e, quindi, attraversa: superatolo, riprende fiato e continua. Inspira, espira: tra i
due movimenti, frammenti di tempo, schegge del presente, segnano gradualmente le tappe di una musica
che la donna canticchia per trarne coraggio e continuare. Legge lo spartito della musica man mano che si
muove attraverso la citta: legge lo spartito della citta mentre la musica scorre nella sua mente. Come
un’improbabile colonna sonora nella quale due strumenti reagiscono a stimoli diversi ma entrano
comunque in armonia, il suo canticchiare e l’orchestra culminano in un’apoteosi.
Chantal Akerman (Bruxelles, 1950)
Les Trois Dernières Sonates de Franz Schubert,1989 49’
Davanti a un atelier, alla luce mutevole del sole d'inverno, un pianoforte e ... Alfred Brendel che ci
consegna i frutti della sua ricerca, i suoi pensieri e soprattutto la sua estrema sensibilità per le ultime tre
sonate Schubert. La realizzazione sobria di Chantal Akerman raccoglie questo mistero, il fascino
Schubertiano mescolato alla disperazione che Brendel sembra conoscere così bene. Dopo aver suonato il
primo movimento della "Sonata in do minore", di cui la Akerman sottolinea la struttura musicale (ABA),
Alfred Brendel risponde alle domande di Mildred Clary. Sottolinea le differenze tra Schubert e i classici, sia
nell'uso di modelli sia nella progettazione formale, e ancora il rapporto del giovane compositore con
Beethoven di fronte al quale sapeva come mantenere indipendenza e originalità, che i suoi contemporanei
non capivano.
Santiago Sierra (Madrid, 1966)
Lucia and the prisoner, 2014 12’34’’ https://www.youtube.com/watch?v=xcSQ-RldqG4
Durante una sessione svoltasi nell’aprile 2014, cinque detenuti del carcere Justizanstalt Stein di Krems, in
Austria, hanno avuto modo di utilizzare il dispositivo luminoso Lucia N°03 messo a punto da due medici,
Dirk Proeckl ed Engelbert Winkler. Lucia N°03 e un apparato composto da uno stroboscopio a velocita e
intensita variabile, e da una luce costante, anch’essa a intensita variabile.L’interazione controllata al
computer delle due fonti luminose attiva esperienze molteplici, come una maggiore capacita di percepire
colore e forma, l’assenza di percezione corporea, ecc. Le onde elettroencefaliche prodotte da Lucia N°03
promuovono esperienze trascendentali altrimenti osservabili solo in condizioni estreme, come la
prossimita alla morte, il consumo di droghe enteogene, ecc., generando, di conseguenza, gli stessi effetti
collaterali positivi.
Domenica 23 novembre 2014 ore 16.00 – 18.00
NATURA, LIBERTÀ O LIMITE?
Galleria 1
Armin Linke (Milano, 1966)
Alpi, 2011
16mm,
transferred
on
Blu-ray/DCP,
5.1
sound,
16:9,
colour,
60’
http://vimeo.com/channels/324048/46289883
Alpi è il risultato di sette anni di ricerca sulla percezione contemporanea del paesaggio delle Alpi,
giustapponendo luoghi e situazioni in otto nazioni confinanti e quattro lingue diverse. Nel film, le Alpi sono
come un'isola che è collegato a varie trasformazioni globali. Sono stati intrapresi numerosi viaggi nella
regione alpina, che, ironia della sorte, hanno portato fino a Dubai. Il film mostra le Alpi come un luogo
chiave, per la sua delicatezza e importanza ambientale, dove si possono osservare e studiare la
complessità dei rapporti sociali, economici e politici. Nell’Europa di oggi, le Alpi sono un focolaio della
modernità con le sue illusioni.
Sarah Gavron (UK, 1970)
Village at the End of the World, 2013 76’ http://vimeo.com/63332309
Lars è l'unico ragazzo in una comunità di cacciatori che non vuole cacciare. Niaqornat nel nord ovest della
Groenlandia ha una popolazione di soli 59 abitanti, con nessuna industria locale per cui le persone sono
costrette a partire per trovare posti di lavoro nella città più vicina. Mentre il resto della comunità si
organizza per cercare di riaprire una fabbrica di manifattura del pesce, Lars comincia a pianificare la sua
fuga. Come tutti i villaggi, Niaqornat ha i suoi sostenitori e detrattori tra la popolazione locale. Per alcuni
quel posto è il paradiso, non possono immaginare di vivere altrove, per altri è l'ultimo posto sulla terra in
cui vorrebbero stare. Per la maggior parte Niaqornat è semplicemente casa. In definitiva Village At The
End Of The World è un film che riflette i dilemmi della maggior parte delle piccole comunità in tutto il
mondo, è solo un caso che questo film si ambienti in uno dei luoghi più remoti della terra.
Domenica 30 novembre 2014 ore 17.00 – 19.00
A: L’ORIGINE DEL COSMO
Sala Carlo Scarpa
Laurent Montaron (Verneuil-sur-Avre, 1972)
Short study on the nature of things, 2011 - 35mm, 10’56’’
Ispirato ai ricordi d'infanzia dell'artista, Short study on the nature of things è una riflessione poetica sul
tempo e lo spazio, realizzato con un collage di immagini e suoni simbolici. Il lavoro oscilla tra idilliache
scene di Natura (ghiacciai, ruscelli, tundra erbosa e maestosi fiordi) e immagini di strumenti meccanici:
metodi di conservazione e osservazione della luce e del tempo. Questa combinazione tra l’elemento
femminile dell’acqua e quello maschile dei motori collega l'estetica di Montaron con quella di precursori
surreali come Marcel Duchamp e Francis Picabia, che hanno unito il corpo femminile ad apparati
meccanici.
Una voce narrante registra su un nastro storie provenienti dall’infanzia dell’autore: come si forma la sua
personale comprensione del mondo, dello spazio e del tempo. La narrazione s’intreccia con gli assiomi di
Eraclito e accompagna una serie di immagini di strumenti di misurazione e rappresentazione della luce e
del tempo. Il titolo è un riferimento diretto al poema latino di Lucrezio De rerum natura: sulla natura delle
cose.
Jordi Morató
The Creator Of The Jungle (Sobre La Marxa), 2014 DCP, 77’ http://vimeo.com/84828358
Questa è la storia di un uomo che ha creato una giungla accanto alla strada, costruendo con le sue mani
incredibili opere di ingegneria nella foresta. Questa è anche la storia di come le ha bruciate per ricostruirle,
di volta in volta, nel corso di decenni. Quest’uomo è conosciuto come "Garrell", e anche come "Tarzan di
Argelaguer"; non è guidato da alcuno scopo, tranne uno: andare "on the go". Il racconto di come è arrivato
a creare un mondo di fantasia è realizzato attraverso il suo repertorio di particolari remake di Tarzan
registrati con la collaborazione di un ragazzo di 14 anni. Ma anche attraverso le immagini di un nord
americano storico dell'arte e, infine, attraverso le riprese dell'autore di questo documentario.
OPEN MUSEUM OPEN CITY_PHOTOSCREENING
Visioni, voci e racconti inseriti nelle diverse aree tematiche della mostra, per interpretarle attraverso il
potere delle immagini. Il programma di Photoscreening pensato per Open Museum Open City, a cura di
Francesca Fabiani, comprende una ricca proposta di proiezioni e incontri con i protagonisti della ricerca
fotografica contemporanea che hanno dedicato il proprio lavoro ai temi cruciali del nostro tempo.
Rivoluzioni collettive e individuali, muri fisici e invisibili, dinamiche sociali e politiche e il mutevole rapporto
con l’ambiente: attraverso la lente oggettiva del reportage o il coinvolgimento emotivo della narrazione
personale, la fotografia contemporanea racconta chi siamo.
I Photoscreening, sequenze di immagini che presentano il lavoro di diversi fotografi, attorno a uno stesso
tema, prevedono la semplice proiezione degli scatti oppure proiezioni accompagnate dall’incontro con i
fotografi e altri ospiti.
Mercoledì 29 ottobre, ore 16.00 - 17.30
PAESAGGIO ITALIA
Photoscreening di TERRAPROJECT con lavori di Michele Borzoni, Pietro Paolini, Simone
Donati, Rocco Rorandelli
Photoscreening di DOCUMENTARY PLATFORM a cura di Michele Cera e Federico Covre
con lavori di Fabio Barile, Enrico Bedolo, Filippo Brancoli Pantera, Sergio Camplone,
Michele Cera, Alfonso Chianese, Federico Covre,Cesare Fabbri, Alessandro Imbriaco,
Lorenzo Maccotta, Allegra Martin, Francesco Millefiori, Giuseppe Moccia, Francesco
Neri, Gabriele Rossi
Galleria 2
Le trasformazioni del territorio italiano e l’uso – proprio o improprio – delle sue risorse: questo il nodo
centrale dei lavori proposti intorno al tema Natura, libertà o limite? che vede coinvolti due gruppi di giovani
fotografi italiani.
Il collettivo Terraproject - fondato a Firenze nel 2006 da Michele Borzoni (Firenze 1979), Simone Donati
(Firenze 1977), Pietro Paolini (Firenze 1981) e Rocco Rorandelli (Firenze 1973) - utilizza un approccio
documentario per la messa a punto di un racconto sul paesaggio che, partendo dall’evidenza materiale dei
fenomeni, cerca di “attraversarne” la superficie per rintracciare le ragioni ultime o le conseguenze meno
appariscenti.
Lo smaltimento della spazzatura a Napoli in Smoky land; l’inquinamento dell’aria nelle città industriali
italiane in AIR- Industrial Pollution; gli stabilimenti petroliferi nel meridione in Saudi Italy; le catastrofi
idrogeologiche in Endless tide; il racconto degli italiani reduci dalle missioni in Kosovo contaminati
dall’uranio impoverito in Friendly Fire - Back to the Balkans; e, come controcanto, le eccellenze dell’Italia
produttiva in Landscape of Taste: un racconto sul lavoro quotidiano di alcune aziende agricole che, grazie
alla cura e alla dedizione nelle coltivazioni, difendono il primato italiano sulla qualità e – soprattutto –
varietà dei prodotti alimentari.
La società multietnica e i fenomeni migratori, la marginalità e le minoranze, l’identità nazionale e la
tradizione, la crescita di comunità autonome, le emergenze ecologiche/ambientali, le densificazioni
abitative, i fenomeni di massa e l’industria del turismo, la globalizazzione come rafforzamento dei modelli
di comportamento, la persistenza di territori incontaminati. Questi gli ambiti di ricerca di Documentary
Platform, un Archivio Visivo nato nel 2010 grazie all’iniziativa di Michele Cera (Bari 1973) e Federico
Covre (Treviso 1973) che mira a far confluire su un’unica piattaforma progetti di ricerca realizzati da
giovani fotografi sul territorio italiano. Lo scopo di questa “raccolta visiva” è quello di stimolare letture
incrociate, delineare corrispondenze visive e attivare riflessioni critiche per meglio comprendere i caratteri
complessi della società. “Il nostro progetto ha l’ambizione di capire, in questo momento storico, cosa sta
succedendo nelle nostre città”.
La scelta linguistica è quella rigorosa dell’approccio documentario, che implica una lettura pacata e
ragionata dei contesti con cui si confronta: “Crediamo che la fotografia, come osservazione consapevole
delle trasformazioni e come pratica diffusa di appropriazione, possa avere un ruolo etico e persino politico
nell’imparare a vedere la contemporaneità”.
Sabato 1 novembre, ore 16.00-18.00
CITYTELLERS
Photoscreening di FRANCESCO JODICE e incontro con FRANCESCO JODICE e
FRANCESCO ZANOT
Galleria 1
Fotografie e video di Francesco Jodice (Napoli 1967), uno dei più acuti fotografi italiani del XXI secolo, e
una conversazione tra il fotografo e Francesco Zanot, critico e curatore di fotografia.
Il paesaggio urbano come proiezione dell’azione umana, desideri collettivi e pianificazioni regolamentate,
interessi privati e geopolitica: il lavoro di Francesco Jodice - fotografo, film-maker, scrittore - indaga i
mutamenti del paesaggio sociale contemporaneo per rintracciare i nuovi fenomeni che ne determinano
l’assetto fisico.
Citytellers è una serie dedicata alle città di Aral, Dubai e Sao Paulo, raccontate attraverso narrazioni,
desideri ed esperienze delle persone che le abitano. L’appuntamento fa parte del progetto itinerante The
Book Tour che prevede una serie di dialoghi tra Jodice e Zanot in istituzioni italiane dedicate all'arte
contemporanea, coinvolte a pieno titolo nella riflessione critica.
Venerdì 7 novembre, ore 18.00-19.00
AFRICA: TRA PERMANENZA E CAMBIAMENTO
Photoscreening di FRANCESCO ZIZOLA e GUY TILLIM
Galleria 3
Due grandi autori raccontano la turbolenta situazione africana, in bilico tra dittature, rivoluzioni, anelata
indipendenza ed emergenze umanitarie ancora largamente aperte.
Le immagini di Francesco Zizola (Roma 1962), uno dei maggiori fotoreporter italiani, offrono una
prospettiva critica sulle molte crisi che attraversano il continente africano, facendo luce su realtà
rimaste per lo più ai margini delle notizie: gli effetti della malaria in Sierra Leone, dell'AIDS in Sudafrica,
Lesotho e Malawi; le guerre dimenticate come quella in Darfur, la crisi nutrizionale in Etiopia e nella
regione del lago Turkana o l’amaro lascito dell’era coloniale in Sudan; i viaggi di migranti in cerca della
terra promessa e i sogni degli abitanti della baraccopoli più estesa di tutta l’Africa, conseguenza di
un'urbanizzazione insostenibile. E ancora l'Uganda, la Somalia, la Repubblica Democratica del Congo.
Crisi dimenticate del nostro tempo, che testimoniano l'esistenza di una responsabilità dell'occidente troppo
spesso rimossa.
Guy Tillim (Johannesburg 1962), uno dei più celebri autori della scena sudafricana, racconta la situazione
di instabilità politica e sociale del Congo, da sempre oggetto di mire espansionistiche e coloniali. Lontano
dall’approccio del reportage tout-court - ambito con il quale l’autore sudafricano si è confrontato all’inizio
della sua carriera - Tillim adotta uno sguardo più lento e meditato sulle realtà che sceglie di ritrarre. Attento
agli scenari fisici e sociali che sottendono le trasformazioni storiche e politiche, Tillim sviluppa uno stile
narrativo rigoroso, di grande impatto formale e al tempo stesso sottile ed enigmatico, che lascia spazio alla
riflessione.
Domenica 9 novembre, ore 17.00-19.00
SITE SPECIFIC_
Photoscreening di OLIVO BARBIERI
Galleria 3
Le città come installazioni permanenti sono quelle che Olivo Barbieri (Carpi, MO 1954) descrive nel
colossale progetto site specific_ avviato nel 2003 e tutt’ora in corso. Oltre 40 le megalopoli del pianeta che
Barbieri ha documentato (attraverso fotografie e film) dall’alto di un elicottero.
Le riprese, realizzate con la tecnica della messa a fuoco selettiva, restituiscono un’immagine inedita e
disorientante dei luoghi che appaiono sorprendenti e artificiali come modellini in scala. Un’indagine sui
contesti dunque, ma ancor prima sui processi percettivi e sui meccanismi del vedere.
Sette i film in mostra: Roma, un viaggio nella città eterna tra relazioni gerarchiche e rapporti dimensionali
inediti; un bagno di mare al chiaro di luna a Shenzhen; il “mantra” di architetture digitali a Bangkok; Sevilla
che racconta della percezione dell'Europa vista dall'Africa; la folle insostenibilità di Las Vegas,
impermeabile a qualunque crisi energetica; l’immagine caleidoscopica di Beijing; e Shanghai: un film sul
silenzio, il silenzio con cui - dai fatti di Piazza Tien an Men dell’89 - l'occidente ha accolto il cambiamento
urbanistico più veloce ed esteso della storia.
Mercoledì 12 novembre, ore 16.30-19.00
PRIMAVERA ARABA
Photoscreening di SHADI GHADIRIAN | LUCA SOLA | PIETRO MASTURZO
Incontro con Lucia Goracci, Giovanni Piazzese, Ammar Abo Bakr
Galleria 3
Primavera araba, rivoluzione, cambiamento. Modi diversi per raccontare questo tema cruciale della nostra
contemporaneità: uno sguardo dall’interno, attraverso il lavoro dell’artista iraniana Shadi Ghadirian e
l’approccio criticamente consapevole del reportage affidato a due autori del panorama italiano: Luca Sola
e Pietro Masturzo.
Se è vero che i cambiamenti sociali epocali passano quasi sempre attraverso la virulenza di una fase
sovversiva, nondimeno essi vengono preparati e accompagnati da più discrete – ma non meno dirompenti
– rivoluzioni culturali: Shadi Ghadirian (Tehran 1974) appartiene a quella generazione di artisti che hanno
trovato nella fotografia il mezzo espressivo privilegiato per ragionare sulla complessità del proprio Paese. I
suoi lavori, concettualmente raffinati e improntati a un caustico umorismo, erodono dall’interno alcuni
dettami sociali apparentemente incrollabili della società iraniana. In particolare, tutta la sua opera
rappresenta una riflessione sulla condizione della donna. Concetti quali censura, religione, modernità,
vengono affrontati in senso metaforico e allusivo, attraverso composizioni formalmente impeccabili,
ironiche ma sottilmente inquietanti. La serie Miss Butterfly allude alla frustrazione della donna in cerca
della propria affermazione, che si trova continuamente a fare i conti con lo stereotipo sociale che la vuole
confinata in una posizione di marginalità. L’approccio reportagistico anima il racconto delle altre due
sequenze.
Pietro Masturzo (Napoli 1980) ha documentato i focolai della primavera araba, spostandosi nei diversi
territori coinvolti: le rivolte e la repressione a Teheran nel corso delle elezioni del 2009 (primo premio al
World Press Photo); la fine della guerra in Libia nel 2011e il clima di euforia dopo il crollo di Gheddafi; la
rivolta contro il regime di Mubarak in Egitto. Fotogrammi di un mondo in rivolta che rivelano, accanto ai
grandi sconvolgimenti, anche la condizione di smarrimento esistenziale di chi li vive, perché “una guerra
non è solo un confronto militare ma è anche e soprattutto paura, per chi la vive e per chi la racconta”.
La complessa e contraddittoria evoluzione della “primavera araba” è raccontata anche dagli scatti incisivi
realizzati da Luca Sola (Collestatte Piano, TN 1977) per due diversi progetti. Libya: a Partisan War è
realizzato nel febbraio 2011 a pochi giorni dallo scoppio della rivoluzione contro il quarantennale regime di
Muammar Gheddafi, mentre la paradigmatica situazione egiziana viene descritta a partire dal 2011,
passando per la restaurazione dell'oligarchia militare e il Massacro di Rabaa al-Adawiya del 2013. “Nel
mezzo rimane la Storia e tutto quello che è successo in questi tre anni. Con i suoi morti, gli slanci, gli
errori, il disincanto”.
A seguire, un incontro tra Lucia Goracci, Giovanni Piazzese (Zeer News) e Ammar Abo Bakr si
interroga sul mutamento dei rapporti tra Occidente e mondo arabo e su cosa è cambiato nel
Mediterraneo, a quattro anni dai primi moti di rivolta in Tunisia e in Egitto.
Mercoledì 19 e giovedì 20 novembre
CONFINI
Photoscreening di TAYSIR BATNIJI | ALESSANDRO COSMELLI | SEBA KURTIS |
MALIK NEJMI | BRUNO SERRALONGUE e incontro con Peter Schneider, Alessandro
Petti, Seba Kurtis
La fotografia spesso ha percorso le strade che conducono ai tanti muri del mondo contemporaneo,
documentando le difficili esperienze di chi convive o si scontra con essi.
La condizione di “bilico” esistenziale, determinata dall’appartenenza a due diverse culture, informa di sé
tutta l’opera dell’artista franco-marocchino Malik Nejmi (Orléans 1973) che nella serie El Maghreb Nejmi
intreccia un racconto che lega poeticamente la storia collettiva alla memoria individuale.
Il lavoro di Seba Kurtis (Argentina 1974, vive a Manchester) è una riflessione sui risvolti esistenziali più
intimi del “vivere clandestino”: condizione che l’artista stesso ha sperimentato dopo aver lasciato
l’Argentina nel 2001 a seguito della gravissima crisi economica e politica. All’evanescenza dell’identità
nomade allude il lavoro Thicker than water, mentre in Immigration Files (700miles, A Few Days More,
Drowned), Kurtis rimanda, con delicatezza e poesia, a diverse situazioni di insormontabilità e distanza.
In Haitianidentity Alessandro Cosmelli (Livorno 1972, vive a New York) racconta con intensi ritratti la
condizione di apartheid degli haitiani immigrati nella Repubblica Dominicana, mentre Mississippi Dream è
un film girato lungo il corso del Fiume omonimo, simbolo del cammino verso la libertà. Al confine tra
Messico e USA Cosmelli dedica infine Deported, che raccoglie ritratti di migranti deportati nella città
messicana di Nogales. Rafah, al confine con l'Egitto, è l'unico valico che collega Gaza al resto del mondo
senza dover passare da Israele: qui tra il 2003 e il 2004 Taysir Batniji (1966 Gaza, Palestina) ha scattato
immagini e video di Transit, cogliendo l’insensatezza della lunga attesa in una “terra di nessuno”.
Lo schermo di un cellulare custodisce l’ultimo ricordo di una persona amata o di un compagno di viaggio
scomparso durante la traversata del Mediterraneo: in Sans retour di Bruno Serralongue (1968
Châtellerault, Francia) le immagini di questi “assenti” si integrano con quelle del simposio realizzato ad
Oran, in Algeria, dedicato al lavoro di Abdelmalek Sayad, sociologo esperto di flussi migratori.
Mercoledì 19 segue un incontro con Peter Schneider, Alessandro Petti e Seba Kurtis si interroga sulle
relazioni tra Europa e Nord Africa: il bacino del Mediterraneo rappresenta oggi un elemento di dialogo o
frattura? Un’opportunità di scambio fecondo o un muro d’incomunicabilità?
19 novembre, ore 16.30 - 19.00 | Galleria 1
20 novembre, ore 16.00 - 17.30 | Galleria 1 (solo photoscreening)
Venerdì 21 novembre, ore 19.00-21.00
STATO D’ITALIA
Photoscreening di FRANCESCO ZIZOLA | EMILIANO MANCUSO | MARIO SPADA |
GIANNI CIPRIANO | SIMONE DONATI e incontro dei fotografi con la photo editor
RENATA FERRI
Galleria 1
Se “la giusta lontananza” è una delle modalità privilegiate dai fotografi per comprendere i contesti urbani e
le dinamiche globali, nondimeno la fotografia utilizza altre forme di narrazione, che prevedono un
approccio più frontale e ravvicinato, legato alla tradizione del reportage. E’ il caso dei fotografi presenti in
questa sezione. Diversi tra loro per età, stile e vocazione, sembrano tuttavia condividere la medesima
inclinazione per lo slow journalism: approfondimento e osservazione lenta. Il tema della città è qui
declinato in senso politico: come scenario della vita pubblica, luogo dove azioni e comportamenti rivelano
le tensioni in atto, teatro di mai sopite frizioni ma pure di inaspettati incanti. Un’occasione dunque per
riflettere sulla “questione Italia” e sulle tante facce di un Paese perennemente in crisi ma mai
definitivamente piegato.
Fotoreporter di fama internazionale, pluripremiato per l’acutezza e la sensibilità con cui descrive storie e
situazioni di ogni angolo del pianeta, Francesco Zizola (Roma 1962) inaugura questa sequenza con la
sua voce autorevole, modulata su un registro ironico e tagliente. In Cronache dal basso impero lo scenario
politico è raccontato attraverso l’aberrante parata dei suoi figuranti, tra lusso ostentato, illusorio successo
e decadenza morale. Un intenso ritratto di quella “grande bellezza” che ha sciaguratamente segnato la
storia italiana degli ultimi 30 anni.
Stato d’Italia di Emiliano Mancuso (Roma 1971) è un lungo viaggio alla scoperta di storie, cronache e
volti della crisi economica e sociale: dagli sbarchi a Lampedusa alla vita nei palazzi romani della politica,
dalla rivolta dei braccianti africani a Rosarno fino alle proteste dei giovani pugliesi contro l’inquinamento
delle acciaierie di Taranto. Grazie a lavori come questo e alla costituzione – nel 2009 – del collettivo
Reportage Italia, Mancuso è una delle figure più consapevoli del reportage italiano, capace di descrivere
persone e situazioni con la pacatezza del filosofo e l’impegno civico del fotografo.
L’addestramento dei cani da combattimento, le ville dei camorristi a Casal di Principe, l’emblematico
quartiere di Scampia, gli interminabili matrimoni, il Golfo col Vesuvio sullo sfondo: la Napoli di Mario
Spada (Napoli 1971) è pulsante e vulnerabile e si rivela attraverso un racconto sincopato, allo stesso
tempo lirico e grottesco. La distanza è ridotta al minimo: l’autore sta “col fiato sul collo” dei soggetti, non
solo per scelta formale ma per una più intima necessità di posizionarsi all’interno dei contesti – spesso
difficili quasi sempre diffidenti – con cui si confronta, senza mai giudicare.
Gianni Cipriano (Palermo 1983) e Simone Donati (Firenze 1977) raccolgono il testimone della
precedente generazione di reporter e costruiscono una narrazione a due voci sugli ultimi due anni di
politica italiana. Gli inconcludenti risultati elettorali del 2013 e la crisi politico-istituzionale che ne è seguita,
la sconfitta di Berlusconi, l’ascesa dei Cinque Stelle e il giuramento dell'ultimo Governo Renzi:
Politico racconta – attraverso i diversi ma complementari linguaggi dei due autori – uno dei passaggi più
delicati della storia recente, in transito tra vecchie consuetudini e necessità di rinnovamento.
Le proiezioni sono occasione per un incontro a più voci, una conversazione tra i fotografi invitati e la
giornalista Renata Ferri, caporedattore photoeditor di Io Donna (il femminile del Corriere della Sera) e di
AMICA (mensile di Rcs Mediagroup), che per molti anni ha diretto la produzione fotografica di Contrasto e
attualmente cura progetti fotografici editoriali ed espositivi.
OPEN MUSEUM OPEN CITY_DIPARTIMENTO EDUCAZIONE
SCUOLA PRIMARIA
Laboratorio Dipingere con il suono
Ma è proprio vero che in un museo si guarda e basta? Scopriamo cos’è un’installazione sonora chiudendo
gli occhi e aprendo le orecchie! Riconosciamo rumori e suoni nelle gallerie del museo e descriviamoli, poi
lasciamo che formino immagini diverse nella nostra mente. Cosa ci sta raccontando l’artista? Su un
grande pentagramma componiamo una partitura di immagini che ogni bambino dipinge come fossero
note, una trascrizione visiva da “suonare” nuovamente tutti insieme.
info:
durata 2h
dal martedì al venerdì dalle ore 10, SOLO dal 24 ottobre al 30 novembre 2014
(l’orario di apertura anticipata è riservato ai gruppi prenotati)
€ 100 a gruppo classe (max 25 persone) + biglietto di ingresso (gratuito per gli studenti, gratuito per 1
insegnante ogni 10 studenti)
prenotazione obbligatoria e acquisto al numero 06.3201954
SCUOLA SECONDARIA
Laboratorio Sculture sonore
É possibile modellare il suono come se fosse un materiale plastico, come si fa con una scultura? Al
MAXXI si può! Una proposta educativa innovativa su una mostra dedicata al suono nell’arte
contemporanea. Con la guida di uno storico dell’arte e di un musicista, scopriamo le installazioni
attraverso un approccio multisensoriale. Nella seconda parte della visita un kit per l’esplorazione di campi
elettromagnetici ci permetterà di scoprire le forme del suono, plasmare il timbro e vivere un’esperienza
sonora creativa e coinvolgente.
Laboratorio a cura di Simone Pappalardo e Gianni Trovalusci con il Dipartimento educazione del museo
info:
durata 2h
dal martedì al venerdì dalle ore 11, SOLO dal 24 ottobre al 30 novembre 2014
€ 120 a gruppo classe (max 30 persone) + biglietto di ingresso (gratuito per studenti fino a 14 anni,
gratuito per1 insegnante ogni 10 studenti, ridotto € 4 a studente oltre i 15 anni)
prenotazione obbligatoria e acquisto al numero 06.3201954
FAMIGLIE
Il MAXXI in famiglia
Torna l’appuntamento con i laboratori per bambini e adulti che riscuotono grande successo di pubblico tra
le famiglie!
Scopriamo insieme, adulti e bambini, il lavoro degli artisti, esplorando le installazioni sonore in mostra e
reinterpretandole in laboratorio. Componiamo la musica attraverso i colori e la immagini in una grande
orchestrazione sonora!
info:
sabato 8 novembre, ore 16
bambini dai 5 ai 10 anni
durata 1h e 30’
€ 8 a bambino per l’adulto accompagnatore + biglietto di ingresso
€ 4 per i bambini dei possessori della card myMAXXI
prenotazione obbligatoria e acquisto al numero 06 3201954
ADULTI
Workshop Scolpire il suono
laboratorio di arte sonora
Un ciclo di 4 incontri condotto dai musicisti Simone Pappalardo e Gianni Trovalusci per Open Museum
Open City. Esploriamo la musica contemporanea e i suoni elettronici attraverso la realizzazione di
strumenti elettroacustici autocostruiti da materiali di riciclo. Sperimenta il piacere di creare un paesaggio
sonoro, personale e d’insieme, che approderà in un affascinante momento conclusivo, con una grande
performance!
sabato 8, 15, 22 e performance conclusiva domenica 23 novembre, ore 17
info:
durata di ciascun incontro 3h
€ 48 a persona (max 25 persone), € 40 per i possessori della card myMAXXI
prenotazione obbligatoria e acquisto al numero 06.3201954
ARCUS: UNO STRUMENTO DI INTERVENTO
A SOSTEGNO DEI BENI CULTURALI.
Nel mese di febbraio 2004, con atto del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, è stata costituita Arcus, Società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e
dello spettacolo S.p.A., ai sensi della legge 16 ottobre 2003, n. 291. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell’Economia, mentre l’operatività aziendale deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei decreti annuali adottati dal Ministro per i Beni le Attività Culturali – che esercita
altresì i diritti dell’azionista – di concerto con il Ministro delle Infrastrutture. Arcus può anche sviluppare iniziative autonome.
Il compito dichiarato di Arcus è di sostenere in modo innovativo progetti importanti e ambiziosi concernenti il mondo dei beni e delle attività culturali, anche
nelle sue possibili interrelazioni con le infrastrutture strategiche del Paese.
Nella missione di Arcus sostenere progetti significa individuare iniziative importanti, aiutarne il completamento progettuale, intervenire negli aspetti organizzativi e tecnici, partecipare - ove opportuno o necessario - al finanziamento del progetto, monitorarne l’evoluzione, contribuire ad una conclusione felice dell’iniziativa.
E’ importante che venga ben compresa la specificità operativa di Arcus, così come emerge da quanto precede: la Società interviene a sostegno organizzativo e finanziario su progetti di rilievo, mentre in nessun modo è assimilabile un’agenzia di erogazione di fondi, né può essere annoverata fra i “distributori a pioggia” di fondi pubblici o privati.
Arcus, quindi, si propone come uno strumento originale per il sostegno e il lancio di iniziative e progetti importanti e innovativi nel panorama della cultura italiana. Il supporto economico, se interviene, deve essere visto come del tutto strumentale nell’ambito di un progetto culturale che sia concettualmente valido e operativamente condiviso.
Scendendo in qualche particolare, Arcus fornisce assistenza ad iniziative finalizzate, fra l’altro, a:
*
predisporre progetti per il restauro, il recupero e la migliore fruizione dei beni culturali;
*
tutelare il paesaggio e i beni culturali attraverso azioni e interventi volti anche a mitigare l’impatto delle infrastrutture esistenti o in via di realizzazione;
*
sostenere la programmazione, il monitoraggio e la valutazione degli interventi nel settore dei beni culturali;
*
promuovere interventi progettuali nel settore dei beni e delle attività culturali e nel settore dello spettacolo;
*
individuare e sostenere progetti di valorizzazione e protezione dei
beni culturali attraverso interventi a forte contenuto tecnologico;
*
sostenere progetti inerenti il turismo culturale nell’accezione
più ampia del termine;
*
promuovere la nascita e la costituzione di bacini culturali, cioè di aree geografiche
sulle quali insistono beni culturali emblematici, in una visione integrata e sistemica capace
di collegare ai beni culturali locali le infrastrutture, il turismo, le attività dell’indotto, i trasporti;
*
intervenire nell’ampio settore delle iniziative tese a rendere pienamente fruibili i beni culturali da parte dei diversamente abili.
Per la realizzazione delle proprie attività Arcus si avvale delle risorse di cui all’articolo 60 della legge 27 dicembre 2002, n. 289
(Legge Finanziaria 2003). La norma dispone che annualmente il 3% degli stanziamenti previsti
per le infrastrutture sia destinato alla spesa per la tutela e gli interventi a favore dei beni e
delle attività culturali. Arcus è individuata come la struttura destinataria di tali fondi. Ai
sensi, poi, dell’articolo 3 della legge 31 marzo 2005, n. 43, la percentuale sopra indicata
viene incrementata annualmente di un ulteriore 2%.
La Società, inoltre, può ricevere finanziamenti stanziati dall’Unione Europea, dallo Stato
e da altri soggetti pubblici e privati.
Arcus si muove anche nell’ottica di aggregare attorno ai progetti i possibili stakeholders
potenzialmente interessati. Di volta in volta, pertanto, vengono contattate fondazioni di origine bancaria e non, enti locali, esponenti delle autonomie e della società civile, università e anche soggetti privati, al fine di coagulare attorno alle iniziative risorse crescenti e finanziamenti coordinati.
Il progetto ambizioso di Arcus è così di diventare il “collante” che consente di rendere operativa la capacità sistemica di promozione e sostegno progettuale per la realizzazione di iniziative mirate a migliorare il quadro dei beni e delle attività culturali, in un’ottica di sempre migliore conservazione, fruizione e valorizzazione. Arcus, muovendosi opportunamente, favorisce la necessaria convergenza di
tutti i soggetti, contribuendo quindi al successo dei progetti culturali di volta in volta identificati.
Arcus S.p.A.
Via Barberini, 86 - 00187 Roma
Tel. 06 42089 Fax 06 42089227 E-mail: [email protected]
TELECOM ITALIA SOSTIENE LA CULTURA NEL SEGNO DELL’INNOVAZIONE
Contribuire allo sviluppo e alla crescita del Paese anche attraverso il sostegno ad attività e progetti per
la diffusione della cultura e dell’innovazione, facendo leva su un suo core business: è con questo
obiettivo che il Gruppo Telecom Italia, nell’ambito della Corporate Social Responsibility, ha scelto di
sfruttare la Rete quale veicolo in grado di avvicinare e diffondere i saperi contemporanei, garantendo
allo stesso tempo un accesso libero da vincoli di spazio e tempo.
In quest'ottica si inserisce la partnership con una delle principali realtà culturali nazionali nell'ambito
delle arti contemporanee: Fondazione Maxxi che con il ciclo di incontri MaxxinWeb presentati assieme a
Telecom Italia ha, negli anni, accompagnato esperti, curiosi, appassionati in un percorso di
aggiornamento culturale sulle espressioni artistiche più attuali e sulle nuove tecnologie applicate grazie
alla divulgazione in Rete e sui social network.
Nasce dalla partnership con Fondazione Accademia Nazionale di Santa Cecilia il progetto
PappanoinWeb che si propone di avvicinare alla musica sinfonica e da camera il grande pubblico del
web. Durante i quattro anni di programmazione i concerti proposti sono stati seguiti da oltre 150mila
utenti streaming, grazie anche alle guide all’ascolto, ad interviste esclusive, ed alla possibilità di
interagire con un esperto musicologo dell’Accademia durante le dirette.
Per facilitare l’avvicinamento del Paese alla letteratura attraverso modalità innovative offerte dal
digitale, Telecom Italia sostiene inoltre il Festivaletteratura di Mantova. La partnership si sostanzia nel
progetto ScrittorinWeb: cicli di incontri con alcuni dei più importanti autori internazionali diffusi in
streaming live e on demand direttamente da Mantova, garantendo durante le dirette la possibilità di
interagire con i protagonisti del Festival attraverso i social network del Gruppo.
In questo solco si inserisce anche la collaborazione tra Telecom Italia e la Scuola Holden di Torino,
laboratorio all’avanguardia di Storytelling & Performing Arts. Tra gli ultimi progetti realizzati,
l’esperimento di social writing #wehaveadream.
La webzine Eutopia nasce dalla partnership con Editori Laterza, con l’intento di avvicinare il pubblico, in
particolare quello più giovane, al dibattito sulle prospettive di un nuovo modello europeo di società. Un
approccio critico ed educativo per dare voce ad un’Europa capace di parlare ai propri cittadini.
Nell’ambito della ricerca e della divulgazione scientifica, Telecom Italia affianca il Festival della Scienza
di Genova sin dalla sua fondazione. Da oltre 10 anni la partnership trova sempre nuove forme di
sviluppo, ispirandosi ai valori chiave della diffusione dell’innovazione, dell’accessibilità, della
valorizzazione di contenuti scientifici in ottica divulgativa. Il progetto Festivalscienzalive.it ha permesso
al Festival di ottenere il Best Website Award come “kermesse che ha meglio investito mezzi ed energie
nel sito web”.
***
Telecom Italia è oggi il principale gruppo ICT nel Paese e, con TIM Brasil, un importante player sul mercato
brasiliano.
Il portafoglio d’offerta - integrato e centrato su soluzioni avanzate per consumatori, imprese ed istituzioni, abbraccia telecomunicazioni, internet, contenuti digitali, cloud computing, office and system solutions. Tutto sotto
la firma di brand come Telecom Italia, TIM, Olivetti, simboli di familiarità ed affidabilità, attraverso cui mantenere
forte la vicinanza al cliente.
Fedele alla propria storia industriale, la strategia del Gruppo è focalizzata sull’innovazione. Per lo sviluppo del
cloud computing e delle reti di nuova generazione investirà 3,4 miliardi di euro nel corso del prossimo triennio.
www.telecomitalia.com
Alcantara e MAXXI: eccellenza e creatività nell’arte
Materiale senza tempo, dalle molteplici potenzialità espressive e unico nel suo genere, Alcantara
incontra l’arte e l’architettura aprendosi a nuovi linguaggi interpretativi.
Dopo il successo delle 3 mostre Can you imagine?, Shape your life! e Playful inter-action (i cui
risultati sono stati raccolti in un catalogo dedicato) continua la collaborazione tra l’azienda italiana
che produce l’omonimo materiale e il Museo nazionale delle arti del XXI secolo.
Nel corso dei tre anni di collaborazione, il progetto Alcantara-MAXXI ha visto le due realtà - museo
e azienda - confrontarsi e cimentarsi in uno scambio continuo di competenze ed esperienze,
dando vita ad un modello di collaborazione e di dialogo di grande intensità creativa, che negli anni
ha impegnato oltre venti tra designer affermati e giovani talenti internazionali.
“Quella tra MAXXI e Alcantara è una partnership strategica che percorre una nuova forma di
collaborazione tra una istituzione e un’azienda - dice Giovanna Melandri, Presidente Fondazione
MAXXI. Se nel ‘core business’ del MAXXI come in quello di Alcantara c’è il sostegno e la
promozione dei talenti creativi emergenti, questa modalità di progetto comune, che va ben oltre il
tradizionale concetto di sponsorizzazione, permette una collaborazione creativa che arricchisce
tutti i soggetti coinvolti”.
“E’ nostra ferma convinzione - sostiene Andrea Boragno, Presidente e Amministratore Delegato di
Alcantara S.p.A. - che il senso di una relazione efficace tra azienda e museo vada oggi ricercato
nella volontà concreta di sondare nuovi territori interpretativi, svincolandosi dal ruolo di mero
mecenate per scegliere invece la via di una collaborazione reale, che venga innanzitutto dallo
scambio di conoscenze”.
Una visione condivisa anche da Margherita Guccione, Direttore MAXXI Architettura, che sottolinea:
“Alcantara-MAXXI è un nuovo modello di collaborazione tra azienda e museo di architettura, in cui
entrambe le parti hanno nello scambio un’occasione di dialogo reale per una visione comune e
innovativa. In questi tre anni, grazie al coinvolgimento di 21 designer internazionali, abbiamo, negli
spazi del MAXXI, guardato al futuro, sperimentando la creatività e la versatilità di questo incredibile
materiale”.
Fondata nel 1972, Alcantara rappresenta una delle eccellenze del Made in Italy. Marchio registrato di Alcantara
S.p.A. e frutto di una tecnologia unica e proprietaria, Alcantara® è un materiale altamente innovativo, potendo
offrire una combinazione di sensorialità, estetica e funzionalità che non ha paragoni. Grazie alla sua straordinaria
versatilità, Alcantara è la scelta dei brand più prestigiosi in numerosi campi di applicazione: moda e accessori,
automotive, interior design e home décor, consumer-electronics. Grazie a queste caratteristiche, unite ad un serio
e certificato impegno in materia di sostenibilità, Alcantara esprime e definisce lo stile di vita contemporaneo: quello
di chi ama godere appieno dei prodotti che usa ogni giorno nel rispetto dell’ambiente.
Dal 2009 Alcantara è certificata “Carbon Neutral”, avendo definito, ridotto e compensato tutte le emissioni di CO2
legate alla propria attività. Nel 2011 la rendicontazione è stata estesa fino a comprendere l’intero ciclo di vita del
prodotto, includendo quindi le fasi di uso e smaltimento (“from cradle to grave”). Per documentare il percorso
dell’azienda in questo ambito, ogni anno Alcantara redige e pubblica il proprio Bilancio di Sostenibilità, certificato
dall’ente internazionale TÜV SÜD e consultabile anche attraverso il sito aziendale.
L’headquarter di Alcantara si trova a Milano, mentre lo stabilimento produttivo e il centro ricerche sono situati a
Nera Montoro, nel cuore dell’Umbria (Terni).
Profilo di Enel
PROFILO DI ENEL
Enel è la più grande azienda elettrica d'Italia e la seconda utility quotata d' Europa per
capacità installata. É uno dei principali operatori integrati nei settori dell’elettricità e del
gas di Europa e America Latina. Il Gruppo è presente in 32 paesi del mondo su 4
continenti, operando nel campo della generazione con una capacità installata netta di oltre
95 GW e distribuendo elettricità e gas a circa 61 milioni di clienti grazie a una rete di circa
1,9 milioni di chilometri.
Business
Nel 2013 Enel ha conseguito ricavi per circa 80,5 miliardi di euro. Il margine operativo
lordo si è attestato a circa 17 miliardi di euro mentre l’utile netto ordinario del Gruppo è
stato di circa 3,1 miliardi di euro; nel Gruppo, al 30 giugno 2014, lavorano oltre 71.000
persone. Enel gestisce un parco centrali molto diversificato tra idroelettrico, termoelettrico,
nucleare, geotermico, eolico, fotovoltaico e altre fonti rinnovabili. Oltre il 46% dell’energia
elettrica prodotta da Enel lo scorso anno è priva di emissioni di anidride carbonica.
Enel è fortemente impegnata nel settore delle energie rinnovabili, nella ricerca e nello
sviluppo di nuove tecnologie amiche dell’ambiente. Enel Green Power (EGP) è la società
del Gruppo Enel quotata in borsa dedicata allo sviluppo e alla gestione della produzione
elettrica da fonti rinnovabili che gestisce oltre 9 GW di capacità installata proveniente da
impianti idrici, eolici, geotermici, fotovoltaici, biomasse e cogenerazione in Europa e nelle
Americhe.
Prima al mondo, Enel ha provveduto alla sostituzione dei tradizionali contatori
elettromeccanici con i cosiddetti smart meters, i moderni contatori elettronici che
consentono la lettura dei consumi in tempo reale e la gestione a distanza dei contratti.
Oggi, circa 32 milioni di clienti retail italiani dispongono di un contatore elettronico
installato da Enel. Enel sta inoltre provvedendo all’installazione di altri 13 milioni di
contatori elettronici ai suoi clienti in Spagna. Questo innovativo sistema di misurazione è
indispensabile allo sviluppo delle reti intelligenti, delle cosiddette smart cities e della
mobilità elettrica.
Azionariato
Quotata dal 1999 alla Borsa di Milano, Enel è la società italiana con il più alto numero di
azionisti, 1,1 milioni tra retail e istituzionali. Il principale azionista di Enel è il Ministero
dell’Economia e delle Finanze con il 31,24% del capitale. Altre 14 società del Gruppo sono
quotate sulle Borse di Italia, Spagna, Russia, Argentina, Brasile, Cile e Perù. Grazie al
codice etico, al bilancio di sostenibilità, alla politica di rispetto dell’ambiente e di adozione
delle migliori pratiche internazionali in materia di trasparenza e di corporate governance,
tra gli azionisti di Enel figurano i maggiori fondi di investimento internazionali, compagnie
di assicurazione, fondi pensione e fondi etici.
Presenza nel mondo
Completata la fase di crescita internazionale, Enel è ora impegnata nel consolidamento
delle attività acquisite e nell’ulteriore integrazione del suo business.
In Italia, Enel è la più grande azienda elettrica. Opera nel campo della generazione di
elettricità da impianti termoelettrici e rinnovabili con circa 37 GW di capacità installata. Di
questi, più di 3 GW prodotti da impianti rinnovabili sono gestiti attraverso EGP. Inoltre,
Enel gestisce gran parte della rete di distribuzione elettrica del paese e offre soluzioni
integrate di prodotti e servizi per l’elettricità e il gas ai suoi 31 milioni di clienti.
Nella penisola Iberica, Enel possiede il 92,06% del capitale azionario di Endesa, la
principale società elettrica in Spagna e Portogallo con circa 24 GW di capacità installata e
una forte presenza nel settore della distribuzione e nella vendita di servizi per elettricità e
gas ad oltre 12 milioni di clienti. Nella regione, EGP gestisce impianti di generazione da
rinnovabili per 1,8 GW.
In Europa, Enel è anche presente in Slovacchia, dove detiene il 66% della società elettrica
Slovenské Elektrárne,il primo produttore di energia elettrica della Slovacchia e il secondo
dell’Europa centro-orientale con una capacità installata di circa 5 GW. In Francia, Enel è
attiva nella vendita di elettricità e gas e nella generazione da fonti rinnovabili. In Romania,
il Gruppo fornisce energia a 2,7 milioni di clienti grazie alla sua rete di distribuzione. In
Romania come in Grecia, EGP detiene e gestisce impianti di generazione da fonti
rinnovabili. In Russia, Enel opera nel campo della generazione, settore in cui la controllata
Enel Russia detiene oltre 9 GW di capacità termoelettrica. Nel settore della vendita, Enel
possiede il 49,5% di RusEnergoSbyt, uno dei più grandi trader privati di energia elettrica
del paese.
In America Latina, tramite Endesa e le sue filiali in 5 paesi, il Gruppo Enel rappresenta il
più grande operatore privato con circa 18 GW di capacità installata da termoelettrico,
idroelettrico e altre fonti rinnovabili, contando su 14,5 milioni di clienti. Nel campo della
generazione, Endesa possiede e gestisce 4,4 GW in Argentina, 1 GW in Brasile, 6,2 GW in
Cile, 2,9 GW in Colombia e 1,8 GW in Perù. Nel settore della distribuzione, il Gruppo opera
nello stato di Cearà in Brasile e in cinque delle più grandi città del Sud America: Rio de
Janeiro, Bogotà, Buenos Aires, Santiago del Cile e Lima. Nel campo della trasmissione,
Endesa gestisce una linea di interconnessione fra Brasile e Argentina. In Cile e Brasile,
oltre che in Costa Rica, Guatemala, Panama, e Messico, EGP Latin America gestisce
impianti eolici ed idroelettrici per oltre 1,2 GW.
In America del Nord, EGP North America ha impianti idroelettrici, geotermici, eolici,
solari e biomasse per circa 2 GW.
In Africa, Enel è presente nel settore del gas upstream grazie alla sua partecipazione nello
sviluppo di giacimenti di gas in Algeria ed Egitto. Tramite Endesa, Enel gestisce un
impianto termoelettrico in Marocco. In Sudafrica, Enel Green Power ha recentemente
completato e connesso alla rete il suo primo impianto fotovoltaico nel paese, Upington (10
MW), dopo essersi aggiudicata contratti di fornitura di energia fotovoltaica ed eolica per un
totale di 513 MW nel quadro di una gara pubblica per le energie rinnovabili promossa dal
governo sudafricano.
(Dove non espressamente indicato, i dati di questo profilo sono stati elaborati al 30 giugno
2014).
Who is Meyer Sound?
Since the company’s founding in 1979,
Meyer Sound products have earned
a reputation as the gold standard in
professional audio by providing sound
reinforcement for museums, theaters,
arenas, stadiums, restaurants, concert
halls, theme parks, convention centers,
houses of worship, and concerts around
the world.
John and Helen Meyer
Meyer Sound products can be found
supporting a wide range of artists from
the legendary Metallica and Judas
Priest to Ed Sheeran, Norah Jones,
Dave Matthews, and Michael Bublé. In
performing arts, iconic institutions such
as Vienna’s Musikverein, Amsterdam’s
Concertgebouw, London’s Royal Albert
Hall, Moscow’s Svetlanov Hall, and
Estonia’s Nordea Concert Hall have
turned to Meyer Sound for requirements
from sound reinforcement to acoustic
enhancement. Meyer Sound is also the
system of choice for sound designers
like Bill Fontana to bring exceptional
audio quality to immersive sound
installations around the world, including
Sonic Mappings.
Founded in 1979, Meyer Sound cofounders John and Helen Meyer now lead
more than 300 employees worldwide and
hold more than 40 US and international
patents. Recognized for leading R&D and
technology innovation, Meyer Sound has
one of the industry’s largest engineering
staffs in proportion to company size in the
audio industry. To insure a consistency
and precision that is unparalleled in the
industry, all products are manufactured
entirely at its Berkeley factory where high
technology is combined with extraordinary
craftwork. International sales support,
customer service, education and technical
support are offered through a network of
global offices.
About Sonic Mappings
To create an immersive and sensual aural environment using the sonic experience
from inside the flowing waters of the Acqua Vergine, sound designer Bill Fontana has
deployed the Meyer Sound SpaceMap multichannel panning software and 28 diminutive
but powerful MM-4XP loudspeakers. The result is a unique sonic choreography that
moves the sound from point to point, transforming MAXXI’s grand entrance hall into a
magnificent listening environment.
CEO
John Meyer
Executive VP
Helen Meyer
VP of Marketing
& Communications
Karen Ames
[email protected]
Public Relations Manager
Winnie Leung
[email protected]
Headquarters
2832 San Pablo Avenue
Berkeley, California 94702
USA
T: +1 510 486.1166
F: +1 510 486.8356
www.meyersound.com
MM-4XP
Self-Powered
Miniature Loudspeaker
www.facebook.com/meyersoundlabs
www.twitter.com/meyersound
SKY ARTE HD
- CANALI 110, 130 e 400 di SKY –
PITTURA, SCULTURA, MUSICA, LETTERATURA,
TEATRO E DESIGN, FORME ESPRESSIVE ANTICHE E
CONTEMPORANEE:
L’ARTE E IL SAPERE AL CENTRO DELLA
PIATTAFORMA
SKY ARTE HD, il primo canale televisivo italiano dedicato all’Arte in tutte le sue
declinazioni, è visibile a tutti gli abbonati Sky (che dispongono dell’HD nel proprio
abbonamento) alle posizioni 110, 130 e 400 della piattaforma. Pittura, scultura, architettura,
musica, letteratura, teatro, design e tutte le forme di espressione artistica trovano spazio in
un unico palinsesto dedicato sia agli appassionati, che hanno l’opportunità di approfondire i
loro interessi, sia ai semplici curiosi che possono avvicinarsi all’arte in un modo nuovo
attraverso le grandi produzioni internazionali (Sky Arts, BBC, Channel 4, Arte, PBS,
Sundance Channel) e quelle originali del canale. Con un linguaggio contemporaneo e mai
didascalico, che trova nella contaminazione dei generi la sua chiave narrativa, Sky Arte HD
racconta le infinite risorse del patrimonio artistico mondiale, con un occhio di riguardo alla
straordinaria tradizione italiana e al talento dei nostri artisti.
Dalla Cappella Sistina, presentata su Sky Arte HD in tutta la sua potenza espressiva nella
produzione originale Michelangelo – Il cuore e la pietra, che su Sky 3D è stata
accompagnata, proprio il 1° novembre, da un esclusivo documentario sulla Cappella
Sistina, alle provocazioni di Marina Abramovic, dal fascino di maestri del calibro di Daniel
Baremboim alle leggende del rock come Jim Morrison, dai talenti eclettici alla Tom Ford
alla regina della fotografia Annie Leibovitz, il canale ospiterà i mille linguaggi dell’arte.
Tra le produzioni originali ci sono programmi appositamente creati per i più piccoli, come
L’arte non è marte, che porta con allegria i bambini e i genitori alla scoperta dell’Arte come
un elemento che può far parte della vita di tutti, e viaggi nel mondo dell’arte contemporanea,
come Potevo farlo anch’io, condotto da Alessandro Cattelan e Francesco Bonami, che ci
guidano con un approccio ironico tra le meraviglie e i paradossi dei maggiori capolavori
della contemporaneità. Uno spazio importante è dedicato agli eventi sul territorio: rassegne,
mostre e retrospettive saranno raccontate nel reportage Grandi Mostre, in cui il complesso
meccanismo della realizzazione di una mostra viene raccontato passo dopo passo, dal
trasporto delle opere al vernissage. Ed ancora Sky Arte HD in occasione del Salone e
Fuorisalone 2013 ha realizzato la produzione originale De.sign che ha portato gli spettatori
nel cuore della design week milanese con le pillole quotidiane dedicate al Fuorisalone,
con un reportage finale su tutta l’edizione 2013, e con un’importante serie di documentari
dedicati alla storia del design. Un’altra produzione originale di Sky Arte è Bookshow,
interamente dedicato ai libri e che li racconta attraverso una semplice ma esaustiva
struttura tripartita: un libro, un luogo, un ospite. Ed ancora Destini Incrociati Hotel, un
cartoon spensierato e colorato che racconta, ambientandoli in un Hotel dove le porte delle
camere si aprono e si chiudono sui destini dei protagonisti, incontri che hanno cambiato la
storia. Nel mese di giugno Sky Arte Hd ha presentato Contact un’altra produzione originale
che in 10 episodi compie un viaggio straordinario e affascinante nella città proibita dei
provini, a contatto dei celebri fotografi della Magnum Photos, la leggendaria agenzia
fondata nel 1947.
Nel mese di ottobre Sky Arte presenta Capolavori Svelati: Greta Scacchi mostrerà come
un grande artista, oltre che uno straordinario interprete artistico, sia anche un vero e
proprio narratore del suo tempo. Nel mese di novembre tornerà su Sky Arte una nuova
serie di Contact e di Street Art una produzione originale interamente dedicata al mondo
dell’arte di strada.
Sky Arte HD si avvale del contributo di Enel, main sponsor del canale e dei suoi programmi
di punta, come è accaduto per Michelangelo – Il cuore e la pietra, e che partecipa
attivamente alla realizzazione di produzioni ad hoc come Corti di luce e gli speciali dedicati
a Enel Contemporanea, il progetto di arte contemporanea promosso dall’azienda e giunto
alla sesta edizione.
Sky Arte HD ha inoltre stretto delle importanti partnership con l’Istituto Luce-Cinecittà e con
festival, mostre e fiere per raccontare i principali eventi culturali italiani, quali il
Festivaletteratura di Mantova, Roma Europa Festival e Artissima. Ancora, Sky Arte HD sarà
media partner del MAXXI, dal mese di ottobre delle produzioni originali racconteranno le
principali mostre della stagione del Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo.
In linea con il linguaggio moderno della programmazione, il canale ha una forte presenza
sul web e sui social network (Facebook, Twitter e Instagram), grazie al sito www.skyarte.it e
a Sky Go, il servizio di streaming dei programmi che permette di vedere Sky su pc e
smartphones. I contenuti principali di Sky Arte HD sono disponibili anche sul servizio
Sky on Demand.
«Quello che ci prendiamo è un grande impegno - spiega Roberto Pisoni, direttore di Sky
Arte HD - perché raccontare l’Arte in televisione, in tutte le sue sfaccettature e in maniera
nuova e originale, è una grande scommessa. Ma l’Arte, nelle sue molteplici espressioni, sia
antiche che contemporanee, sia colte che popolari, è un’esperienza che migliora della vita e
offre un serbatoio infinito di storie appassionanti che siamo fieri di offrire al pubblico di Sky.»
Ufficio stampa Sky Arte HD
MN – Cristiana Zoni – [email protected] Marilena D’Asdia – MN [email protected] Tel 06.853763
Ufficio Stampa Sky – Elena Basso [email protected] Tel 02.308015837
TEMPO REALE Centro di ricerca produzione e didattica musicale
Fondato da Luciano Berio a Firenze nel 1987 è oggi un punto di riferimento
per la ricerca, la produzione e la formazione nel campo delle nuove
tecnologie musicali e della musica elettronica. Dalla sua costituzione il Centro
è stato impegnato nella realizzazione delle opere di Berio, opere che lo hanno
portato a lavorare nei più prestigiosi contesti concertistici di tutto il mondo.
Lo sviluppo di criteri di qualità e creatività derivati da queste esperienze si è
riverberato nel lavoro condotto continuativamente tanto con compositori e
artisti affermati quanto con giovani musicisti emergenti. I temi principali
della ricerca riflettono un'idea di poliedricità che da sempre caratterizza le
scelte e le iniziative di Tempo Reale: l'ideazione di eventi musicali di grande
spessore, lo studio sull'elaborazione del suono dal vivo, le esperienze di
interazione tra suono e spazio, la sinergia tra creatività, competenza
scientifica, rigore esecutivo e didattico. Alle attività di ricerca in queste aree
vengono affiancate regolarmente manifestazioni, incontri e progetti sul
territorio che vedono il Centro collaborare con le principali istituzioni della
Toscana, sia in campo musicale, teatrale e di danza, sia nella promozione di
una fitta rete di esperienze didattiche.
Dal 2013 Tempo Reale è Ente di Rilevanza per lo Spettacolo dal Vivo della
Regione Toscana.
CENTRO DI PRODUZIONE RICERCA E DIDATTICA MUSICALE
Villa Strozzi – Via Pisana, 77 – 50143 Firenze – Italia – Tel. +39 055717270 – Fax +39 055717712
http://www.temporeale.it – [email protected]