Passare

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Passare
Notiziario Trimestrale dell’Associazione Italiana Mogli di Pastori Avventisti
PASSO DOPO PASSO
Fino all’orlo
di S. Artigas Scuccimarri
FORUM
La malattia di
coppia
(II parte)
di P. Castro
AIMPA IN FORMA
Fit for life!
di F. Ferretti Gutierrez
Numero 44
Gennaio-Marzo 2004
H
o letto recentemente il racconto della guarigione dei
dieci lebbrosi (Luca 17:11-19). Quello che fa riflettere in questo
racconto è l’ingratitudine dei nove lebbrosi guariti - forse erano
ebrei e ritenevano di avere il diritto di essere guariti - e la gratitudine dell’unico, samaritano, che è tornato indietro per ringraziare
Gesù della guarigione ricevuta.
In effetti non sono molte le persone che ringraziano per un favore
ricevuto, questo è uno dei pochi esempi in cui la gratitudine è evidente.
Spesso è anche la nostra esperienza. Può succedere anche a noi di
credere che tutto ci sia dovuto e dimentichiamo di essere grati a
Dio e al nostro prossimo per i loro doni.
In questo periodo quasi tutti fanno regali, mi piace pensare che sia
per gratitudine.
In genere quando ricevo un dono sono molto più interessata a leggere le parole che l’accompagnano piuttosto che ammirare il dono.
Spesso bastano anche solo le parole, più preziose dei doni per ringraziare, perché non farlo con i nostri genitori che ci hanno messo
al mondo e ci hanno aiutato a diventare le persone che siamo? Con
i nostri figli che ci hanno aiutato a crescere e a imparare ad essere
genitori migliori? Con il nostro coniuge e i nostri familiari che ci
fanno sentire al sicuro e parte di una famiglia? Con i nostri fratelli e sorelle con i quali condividiamo questa tappa del nostro
cammino, i nostri amici e tutte le persone che ci sono vicine. Perché
non esprimere la nostra gratitudine per la loro presenza nella nostra vita, per l’affetto che ci manifestano e per l’occasione che spesso ci danno di essere utili e di crescere?
Il lebbroso samaritano si gettò ai piedi di Gesù ringraziandolo.
Questo era il modo di allora per ringraziare, ma il suo gesto nasceva dalla consapevolezza di essere stato liberato, grazie al potere
divino, dalla sua condizione irreversibile di malattia e solitudine.
Voglio ringraziare il nostro Padre celeste, alla fine di questo anno,
per tutte le benedizioni ricevute. Ricordiamoci di ringraziarlo ogni
giorno, apprezzando veramente quello che Dio fa per noi.
Nulla ci è dovuto, tutto è dono
di Dio. La gratitudine nasce
da un cuore riconoscente.
Vorrei che i miei doni ma
soprattutto le mie parole di
gratitudine ripetessero al cuore dei miei cari e dei miei fratelli, magari nei momenti più
difficili, “ Ti voglio bene”.
Con affetto
NOTIZIE DALLA 2
REDAZIONE
di L. Pesce Furnari
3
PASSO DOPO PASSO…
Fino all’orlo
di S. Artigas Scuccimarri
FORUM: 5
La malattia di coppia: II parte
di Pino Castro
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DEDICATO A TE...
AIMPA IN FORMA 7
Fit for life!
di F. Ferretti Gutierrez
9
NOTIZIE
a cura di M. Cavalieri Calà
PROFILO DI... 16
Rita Marrocco Caruso
a cura di M. Cavalieri Calà
18
PASSO DOPO PASSO
Un momento per pregare
IN RICORDO DI 20
Annamaria Vitello in Benini
di L. Pesce Furnari
GIOCHI E RACCONTI
I figli di King Kong/Mamma, dammi la
coda, a cura di M. Cavalieri Calà
21
UNA RICETTA PER TE 23
Crocchette di lenticchie/Croccante di
sesamo, a cura di D. Taddei Altin
Lina Furnari
L’Associazione Italiana Mogli di
Pastori Avventisti (AIMPA),
con sede a Roma,
Lungotevere Michelangelo, 7
non ha scopi di lucro.
È patrocinata dall’Unione Italiana
delle Chiese Cristiane Avventiste del
7° Giorno e in modo specifico
dall’Associazione Pastorale,
allo scopo di assistere la moglie del
Pastore Avventista.
2
Comitato AIMPA
Corrispondenza a:
Coordinatrice nazionale: Lina Pesce
Mariarosa Cavalieri
Via Quasimodo, 68
70126 – BARI
Tel. 080/5491353
Segretaria:
Francesca Ferretti
Membri:
Luna Alma Patricia
Sutreva Fanny
Redattrice:
Mariarosa Cavalieri
E-mail: [email protected]
bollettino aimpa
di Sofia Artigas Scuccimarri
«Tre giorni dopo, ci fu una festa
nuziale in Cana di Galilea, e
c’era la madre di Gesù. E Gesù
pure fu invitato con i suoi discepoli alle nozze. Venuto a mancare
il vino, la madre di Gesù gli disse: “ Non hanno più vino” Gesù le
disse: “Che c’è fra me e te, o donna? L’ora mia non è ancora venuta.” Sua madre disse ai servitori:
“Fate tutto quel che vi dirà”
C’érano là sei recipienti di pietra,
del tipo adoperato per la purificazione dei Giudei, i quali contenevano ciascuno due o tre misure.
Gesù disse loro: “Riempite
d’acqua i recipienti”. Ed essi li
riempirono fino all’orlo. Poi disse
loro: “Adesso attingete e portatene
al maestro di tavola” Ed essi gliene portarono. Quando il maestro
di tavola ebbe assaggiato l’acqua
che era diventata vino (egli non
ne conosceva la provenienza, ma
la sapevano bene i servitori che
avevano attinto l’acqua), chiamò
lo sposo e gli disse: “Ognuno serve
prima il vino buono; e quando si è
bevuto abbondantemente, il meno
buono; tu, invece, hai tenuto il
vino buono fino ad ora.” Gesù fece
questo primo dei suoi segni miracolosi in Cana di Galilea, e manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui. Dopo questo,
scese a Capernaum egli con sua
madre, con i suoi fratelli e i suoi
discepoli, e rimasero là alcuni
giorni»
(Giovanni 2: 1-12).
bollettino aimpa
I
l matrimonio
era un evento estremamente importante nella società israelita della Bibbia; esso durava almeno una settimana, nella quale si cantava, si danzava, accompagnando gli sposi
e a volte chiamandoli re e regina. Naturalmente c’erano anche tanti invitati
(familiari e conoscenti) che, per l’occasione, non facevano economie nel vestire e
nel mangiare. Il vino scorreva facilmente in queste feste. Non era una bevanda
comune come oggi, ma un lusso, e per questo si consumava solo in tali occasioni.
La madre di Gesù sicuramente era parente o amica degli sposi perché il
testo ci spiega come si sentì responsabile nel sapere che qualcosa non andava nel
banchetto. Decise così di rivolgersi a Gesù e chiedergli aiuto per il suo problema.
Non è che fosse un grande problema... Comunque Maria non voleva che qualcuno facesse una brutta figura.
Immaginiamo la scena: Gesù ascolta sua madre e risponde in modo un
po’ enigmatico: «Che c’è fra me e te, o donna? L’ora mia non è ancora venuta».
Un po’ strana come risposta, no? In un linguaggio un po’ più moderno, questa
frase potrebbe suonare così: «E tu che vuoi da me? Io non ho niente a che vedere con tutto questo e inoltre non è questo il momento di cominciare a fare miracoli, soprattutto se banali. Tu vuoi soltanto fare bella figura. Se io devo fare un
miracolo, lo farò per salvare la vita di qualcuno, guarire una malattia o sicuramente per aiutare qualcuno a credere nel mio Padre, non certo per un motivo
come questo…».
La risposta di Maria rivela che non le importava molto quello che Gesù
aveva appena detto. Sicuramente conosceva il carattere di suo figlio, ubbidente,
servizievole… Sembra quasi che ci fosse un po’ di tensione tra Gesù e sua madre. In tutti i casi Maria risponde: «Fate tutto quello che vi dirà». Gesù si vede un
po’ costretto a fare quello che dice sua madre, e lo fa per amore di lei.
Gesù dà un incarico ai servitori, dicendo loro: «Riempite d’acqua i recipienti». E dopo che questo è stato fatto, aggiunge: «Adesso attingete e portatene
al maestro di tavola».
Quest’acqua si convertì miracolosamente in vino, ma non un vino qualunque: esso fu considerato dal maestro di tavola come il migliore dei vini gustati
fino a quel momento.
3
Passo dopo passo: Fino all’orlo
Questa storia, che ci riporta il primo miracolo di Gesù, risulta semplice e, allo stesso tempo, intrigante. Gli insegnamenti che ne possiamo trarre sono diversi, eccone alcuni.
La risposta di Gesù
È vero che Gesù risponde negativamente alla richiesta di sua madre, però alla fine fa quello che dice lei. Se
pensiamo alla relazione che noi abbiamo con i nostri genitori (parlo da figlia perché non sono ancora mamma), a
volte vediamo che essi ci chiedono delle cose che ci disturba terribilmente fare, o che in quel momento sono, secondo noi, fuori luogo; insomma, cose che non condividiamo affatto, e per le quali discutiamo a lungo con loro fino
all’esaurimento, senza arrivare mai a un accordo.
Il comportamento di Gesù in questa storia è chiarificante: egli non è d’accordo con sua madre, ma non ha
nessun problema a dirle il suo pensiero; tuttavia, egli rispetta sua madre e la onora con il suo comportamento. Talvolta capita di discutere in modo acceso coi propri familiari, ed è giusto che ognuno possa esprimere il proprio pensiero.
Ma, quando qualcuno non capisce il nostro punto di vista e, comunque ciò che ci è chiesto non è poi così negativo, è
preferibile cedere, piuttosto che accendere inutili conflitti.
Il miracolo
Mettiamoci per un momento nei panni di Maria. Se lei avesse previsto in anticipo di avere sufficiente vino da
bere, non avrebbe avuto bisogno di chiedere a Gesù di fare il miracolo; ma non fu così. Noi chiediamo a Dio tante
volte cose che non sono realmente necessarie per noi, ma la vera motivazione di questa richiesta è solamente per
non fare brutta figura. Personalmente mi succede in tante occasioni. Dio a volte ci risponde subito, perché magari
così riusciamo ad avere un po’ più di fede in lui. Altre volte ci risponde dopo un po’ di tempo: forse vuole vedere
come ce la caviamo da soli, con il nostro sforzo (dobbiamo imparare a fare le cose bene dall’inizio) e altre volte non
risponde affatto: sa che così è meglio per noi.
L’impegno dei servitori
Quando la madre gli chiede il miracolo, Gesù non lo fa dal nulla: chiede lo sforzo di riempire i recipienti, e i
servitori li riempiono fino all’orlo. Questo per me significa molto: m’insegna che noi dobbiamo, come persone e servitori di Cristo fare del nostro meglio, e dopo Dio farà i miracoli. Dio vuole la nostra collaborazione.
Come mogli di pastori abbiamo un compito diverso e duro da svolgere continuamente: aiutare i nostri mariti
nel loro lavoro ed essere pronte a qualsiasi circostanza: quando arrivano ospiti senza preavviso, quando si deve partire per un viaggio
lampo per una riunione di pastori o altro, quando in chiesa non c’è
nessuno per svolgere un carico ed è addossato a te, anche se non
sai da dove cominciare…
Gesù è con noi, lì dove noi riempiamo fino all’orlo e facciamo tutto
quello che possiamo, mettiamo a disposizione tutto quello che siamo, per la Chiesa e per Dio.
A volte ci sono richieste cose per le quali non abbiamo un
dono specifico, Dio fa dei miracoli, e voi sapete bene a che cosa mi
riferisco. A volte ci riempiamo fino all’orlo con il lavoro, la famiglia,
le cose di casa, gli incarichi della chiesa, gli studi biblici… Non dobbiamo disperarci: Dio è contento della nostra collaborazione, e le
persone, alla fine (talvolta… molto alla fine, altre volte prima) riconoscono e apprezzano il nostro lavoro.
Dio ama che collaboriamo con lui. Solo mettendo al suo servizio la
nostra acqua lui potrà fare del vino: non un vino qualsiasi, ma il
migliore, e tutto per la sua gloria.
Per concludere, care sorelle, volevo dirvi che, anche se conosco personalmente poche di voi, sono orgogliosa di tutte, perché
siete capaci di tante belle cose… e voi mi capite se dico che non è
facile, ma vi si riesce con l’aiuto di Dio. Non vi scoraggiate. Ricordiamo sempre che chi riempie i vasi fino all’orlo, per la maggior
parte della gente, non è una persona importante; ma per Dio siamo
le più importanti, perché procuriamo il miglior vino (da parte di
Dio) a quelli che ancora non lo conoscono. Un gran saluto e un
bacio a tutte le mamme perché hanno tutta la mia ammirazione.
Che Dio vi benedica.
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bollettino aimpa
LE TREDICI PIAGHE
DEL MATRIMONIO
Vedremo tredici piaghe del matrimonio riconducibili
a conflitti causati all’interno della coppia e a conflitti
causati all’esterno della coppia.
1. I conflitti la cui causa è all’interno della coppia.
a.Mancanza di amore
b.Differenza troppo grande del livello intellettuale, di
cultura, tradizione, opinioni, luogo d’origine
c.Incompatibilità di carattere, della personalità, delle
attese.
d.Disaccordo sessuale
e.Conflitti relativi ai differenti ruoli nella coppia
f. Amore esclusivo, possessivo (forme di gelosia e di amore possessivo, di morbosa passione)
g.Rimproveri (continui rimproveri espressi e non espressi che fanno sentire l’altro in colpa).
2. I conflitti la cui causa è all’esterno della coppia.
a.Matrimoni precoci o forzati
b.Presenza di disturbi mentali (psicosi, nevrosi, perversioni)
c.Problemi relativi al posto in cui si vive, alle relazioni
sociali (non accettare il luogo dove si vive, i tipi di relazioni sociali che si hanno.
d.Difficoltà socio-professionali di uno dei coniugi (i fallimenti, gli errori professionali possono portare sfoghi e
aggressività nella coppia)
e.I conflitti d’interesse (il calcolo meschino di ciò che è
tuo e mio porta a costruire poco insieme
f. La presenza di terzi (persone a cui si dà il diritto di
entrare nella vita della coppia - genitori, parenti, amici
- e si alleano con uno dei due coniugi.
bollettino aimpa
II parte—a cura di Pino Castro
3. La guerra coniugale
a.Esasperazione permanente: si ha un’atmosfera di tensione, si passa da calma apparente a periodi di esplosione. Questo clima ci fa vivere l’altro, i suoi gesti, parole, ecc., in modo irritante. Ormai la coppia è morta,
ma per varie ragioni rimangono insieme, facendosi il
più delle volte del male. Qui a volte ci si serve dei figli
per farla pagare agli altri.
b.Il divorzio affettivo: ormai la coppia è morta, ma per
varie ragioni i due rimangono insieme facendosi più
delle volte del male. Qui a volte ci si serve dei figli per
farla pagare all’altro.
c.Pace armata: c’è un’apparenza di pace, e la situazione
ha le seguenti caratteristiche:
- Alterazione del linguaggio non verbale, doppio legame
- Il silenzio, non si parla più, non si ha più niente da
dire, si comunica per piccole parole
d. Guerra coniugale:
- Ci si difende contro il proprio senso di colpa: questo si
esprime con il bisogno di avere sempre ragione, di essere innocente, di fare la vittima.
- La colpevolizzazione dell’altro (tendenza a mettere
l’altro davanti a dei fatti che l’accusano).
- Il bisogno di punire: non c’è né perdono né assoluzione; nella coppia c’è guerra aperta, ma non si vuole concedere il divorzio.
(Fine seconda parte.
Al prossimo numero il resto dell’articolo).
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Pubblichiamo per esteso la lista dei compleanni; se non trovate il vostro nome, segnalatelo gentilmente alla Redazione.
Grazie.
Gennaio
D’Arpino Chindemi M. Teresa (1); Benini Lazzara Angela (15), Mazza Piellucci Adriana (16), Ciantia Cavalieri Carmela (23), Mosca Ielpo Rosa (27); Di Bartolo
Pereto Grazia (28), Gutierrez Tolaro Rosetta (12).
Febbraio
Abiusi Barocci Stefania (6), Butera Roberto Sara (12),
La Mantia Evola Patrizia (20), Furnari Pesce Carolina
(28).
Marzo
Romano Ianiro Daniela (11), Calà Cavalieri Mariarosa
(12), Vassallo Sutreva Fanny (20).
Aprile
Altin Taddei Daniela (10); Castro Cioce Daniela (10); Paris Lautizi Eleonora (14) Calà Peterson Marcia (27).
Maggio
Orsucci Specchio Gioia (11); Bastari D’amico Maria Concetta (15); Rizzo Evangelisti Raffaella (15); Iannò Calà Anna
(21); Leonardi Russo Giovanna (23); Caccamo De Paolis Monica (26); Evangelisti Costanzini Sara (30).
Giugno
Pellegrini Bognandi Dora (03); Mozzato Pavan Elisa (04); Todaro Maniscalco Giuseppa (18).
Luglio
Tanzini Sirri Osella (2), Barbuscia Giallanza Concetta (16), Lupu Irina (21), Caricati Luna Alma Patricia (24), Evangelisti Giachè Marisa (25), Rivoli Romano Zenobia (25), Owusu Lucy (27); Negrea Maier Gabriela (31).
Agosto
Scarcella Testa Letizia (12), Barbosa Cavalcante Lina (17), Calliari Calà Maria Antonietta (20).
Settembre
Monachini Vuillecard Pascale (16), Zenzale Fernandez Graca Maria (23); Verastegui Montero Elizabeth (5).
Ottobre
Gaudio Millet Claire (1), Marrazzo Ferraro Angela (1), Artigas Scuccimarri
Sofia (3) Ehoussou Kakou Nianke Maria (6), Castro Gennari Ivana (14),
Ferraro Ivaldi Giovanna (16), Battista Guelfo Maria (19); Gutierrez Ferretti
Francesca (19), Caruso Marrocco Rita (20); Cavalieri Lampacrescia Natalia
(30); Agol Mendoza Myra (3).
Novembre
Benini Calà Angela (1), Fantoni Vaglica Maria (8), Pispisa Vitanza Gloria
(27).
Dicembre
Caputo Di Costa Elena (2), Alma Magistà Simona (8).
6
bollettino aimpa
in
Rubrica sulla salute a cura di
Francesca Ferretti Gutierrez
Fit for life:
in forma per la vita!
C
i sono in giro per il mondo, nell'ambito della me-
dicina alternativa (cioè quella medicina che cammina
nella stessa direzione della medicina tradizionale
in quanto al raggiungimento della salute - definita dall'OMS il benessere bio-psico-sociale dell'individuo - pur
avendo una visione dell' uomo più completa, non scindendolo in tante unità o patologie dovute a
infermità di un organo specifico ed é per questo che
diversi la definiscono medicina holistica cioè integrale,
che comprende l'uomo in tutte le sue dimensioni) ma
che utilizza tanti metodi, svariati sistemi forse più in armonia con la natura, innumerevoli tendenze dettate da
scuole di pensiero, teorie occidentali od orientali, ex
allopati, ricercatori, igienisti e addirittura pazienti che
bollettino aimpa
hanno trovato da soli la cura per la loro malattia.
Come riconoscere in un così variopinto quadro di possibilità terapeutiche o preventive, quella più consona alla
nostra prospettiva di vita secondo gli insegnamenti che
traspaiono dalla lettura della Bibbia? Domanda difficile,
anche perché, essendo i nostri organismi così unici e
diversi l'uno dall'altro, alcuni troverebbero dei benefici
nell'adottare un certo sistema, mentre altri ne sarebbero pregiudicati. Cosa fare, dunque?
Personalmente sono giunta alla conclusione che diversi
ideatori di queste correnti alternative sono riusciti a ottimizzare un sistema sicuro, in armonia con la natura e
addirittura con gli scritti della sorella White, e che quindi
valga la pena prendere ciò che di buono offrono e provare su se stessi se veramente funziona!
Nei prossimi numeri vorrei presentarvi in maniera breve
ma chiara alcune di queste scuole di pensiero nell'ambito della salute, nella scia del naturismo, naturopatia e
igiene naturale.
Tempo fa ho avuto modo di leggere un libro di grande
successo negli Stati Uniti, intitolato «Fit for life», scritto
da Harvey e Merilyn Diamond. È accettato ormai da
tutti il fatto che, come conseguenza della vita moderna,
noi uomini soccomberemo per qualche tipo di malattia
degenerativa dovuta al nostro stile di vita sbagliato. Per
questo motivo molti hanno interesse nel cercare una
maniera per evitare l'inevitabile. C'è chi smette di fumare, chi inizia un programma di attività fisica, chi cambia
il proprio modo di mangiare e, in generale, affronta con
responsabilità le scelte nell'ambito della salute preventiva. Questo programma, ideato dagli autori, è iniziato
come metodo per dimagrire e, cammin facendo, hanno
scoperto che la loro dieta, non solo faceva dimagrire gli
obesi, ma era il primo passo verso una vita senza malattie e definitivamente più produttiva e piena di energia!
7
Fit for life: in forma...
1. I CICLI DEL CORPO
Il nostro organismo è guidato da un ciclo fisiologico che si ripete giorno dopo giorno, chiamato ciclo circadiano,
nel quale ormoni, enzimi e neurotrasmissori variano in quantità durante le ore del giorno, permettendo al nostro corpo di svolgere le sue attività di riparazione, crescita, riproduzione, nutrimento, eliminazione, ecc. Per semplificare,
potremmo dire che, giornalmente, ci appropriamo del cibo, poi lo assimiliamo e, infine, eliminiamo ciò che non ci è
utile. Anche se tutti questi avvenimenti sono contemporanei, ognuno di loro è più intenso a una certa ora della giornata.
Da mezzogiorno alle ore 20: appropriazione (mangiare e digerire)
dalle 20 alle 4: assimilazione (assorbimento e uso)
dalle 4 alle 12: eliminazione (eliminazione dei rifiuti corporali e di cibo non utilizzato).
Appare chiaro che, durante il periodo che va dalle 4 della mattina fino a mezzogiorno, non è indicato mangiare perché questo ritarderebbe o ostacolerebbe il ciclo dell'eliminazione. È consigliabile però consumare, in caso di fame,
solo frutta fresca. Secondo gli autori, quindi, la colazione abbondante è da evitare completamente. La sorella White
consiglia di fare una buona colazione, quasi da re, la mattina. Essendo la frutta il cibo ideale per l'uomo, non sarebbe
sbagliato considerare l'assunzione della frutta della mattina come il miglior pasto della giornata, più consono ai nostri
fabbisogni e alla nostra costituzione. Quindi, consumare un pasto proteico a mezzogiorno e concludere con un pasto
con carboidrati la sera, prima delle ore 20.
2. I CIBI AD ALTO CONTENUTO DI ACQUA
Il cibo ideale per l'uomo dovrebbe essere quello che ha il più alto contenuto d'acqua, dato che il 70 % del nostro
corpo è appunto costituito da acqua. Non stiamo però qui parlando di bere tanta acqua o di pretendere di nutrirci
con l'acqua, ma di utilizzare cibi ad alto contenuto di acqua nei quali meravigliose e vitali sostanze in essa disciolte
(vitamine, minerali, auxoni ecc...), sono indispensabili per il mantenimento della salute. L'acqua migliora le capacità
disintossicanti del nostro organismo e permette che esse possano agire. Quindi, mangiare in abbondanza frutta, verdura, legumi, oleaginose, cereali in ordine decrescente in contenuto d'acqua!
3. GIUSTA COMBINAZIONE DEGLI ALIMENTI
Non basta mangiare, al momento giusto seguendo il ciclo naturale del nostro corpo. Non basta utilizzare cibi al alto
contenuto di acqua. È necessario anche sapere combinare il cibo nel modo migliore. Qual è la funzione del corpo
umano che utilizza maggior energia? La digestione del cibo! Se nel nostro piatto ci sono contemporaneamente alimenti di diverso tipo, come carboidrati, proteine e grassi, la nostra digestione si rallenta per poter scindere tutte le
sostanze e far sì che possano essere assorbite. Questo tipo di pasto impiega 8 ore per uscire dallo stomaco e circa 24
ore per passare attraverso l'intestino senza parlare di putrefazioni intestinali, fermentazioni, acidificazioni ecc... Un
organismo che si nutre in questo modo, sarà incapace di depurarsi ed eliminare al meglio le sostanze di scarto, rimarrà intasato e rallentato nelle sue funzioni e, nel corso degli anni,
si farà sentire coi primi sintomi e segni di malattie.
Quindi è necessario imparare a usare pochi tipi di alimenti alla
volta. Per esempio, non utilizzare carboidrati e proteine allo stesso tempo e dunque a pranzo, è preferibile consumare una bella
insalata o delle verdure al vapore con legumi o formaggio o uova, mentre la sera si potrebbe preparare della pasta oppure del
riso o polenta o cous-cous o minestra o patate, insieme a verdure grigliate o a insalate. Questo è solo un semplice esempio per
introdurvi nel mondo delle combinazioni alimentari, che non è
affatto complicato; potrete cercare le schede relative in svariati
libri di alimentazione naturale.
Questi 3 accorgimenti nella nostra dieta potrebbero darci dei
risultati positivi nel raggiungimento di una perfetta forma fisica:
ora tocca a voi provarli, se volete, e dirmi se vi sono stati utili in
qualche modo!
8
bollettino aimpa
I figli di pastore ci fanno sapere loro notizie. Anzi, se voi che leggete ne avete altre,
comunicatele alla Redazione, con una foto, possibilmente.
Saremo felicissimi di pubblicarle e soprattutto di leggerle.
Un saluto molto gradito ci arriva dalla
simpaticissima famiglia Sciarabba; ringraziamo Davide e Sonia che, da Collonges, ci hanno mandato loro notizie e una
fotografia della bella e simpatica Flavia.
Tantissimi auguri a due bambine
che hanno allietato delle famiglie
pastorali. Martina, secondogenita
di Lara e Giorgio Buonfiglio, figlio
di Mellitta e del pastore emerito
Michele Buonfiglio, ed Emanuela,
nata il 13 gennaio da Noehlia e
Luis Voter, pastore della comunità
di Bovisio Masciago (MI) e della
comunità latinoamericana di Milano. Che il Signore possa benedire
abbondantemente queste piccole
creature e i loro cari.
OCCHI BLU: Li vedete questi bellissimi
occhioni? Sono di Gaia, nipotina del
pastore emerito Angelo Battista, nata
nelle prime ore di giovedì 23 ottobre
con tre settimane di anticipo. Il nostro
più affettuoso augurio ai genitori Maria
Teresa Ferraro ed Ennio Battista, direttore di Vita e Salute, e ai nonni.
Sabato 29 novembre, presso la chiesa di Martina
Franca (TA), i tre bellissimi figli di Elizabeth Montero e del pastore Davide Verastegui, sono stati
protagonisti: ecco Nathaly, la piccola Lizzy e Stefano, durante la festa d’investitura, insieme ai capi
guida del Campo Sud, Francesco Lorusso e Gecchi
Marciano. Auguri, ragazzi, continuate alla grande!
bollettino aimpa
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Poppi, 5-8 dicembre 2003: Congresso Compagnon
“Mi piace... mi impegno. Mi stanco… mi arrendo” è stato il titolo della parte spirituale tenuta dal pastore Hanz Gutierrez. Nelle foto, alcuni dei presenti, tra cui alcuni pastori e compagnon figli di pastore).
10
bollettino aimpa
NotizieNotizieNotizie
Campo Nord: Ritiro spirituale Aimpa
Nella suggestiva cornice del convento dei frati stimmatini di Marzana (VR) si è tenuto, dal 7 al 9 settembre 2003, il
ritiro spirituale dell’Aimpa - Campo Nord, in contemporanea a quello dei pastori. Il gruppo delle partecipanti è stato
esiguo, composto, oltre che da una minoranza italiana, da due mogli di pastori ghanesi, una francese e una sudamericana. Gli incontri sono stati diretti dalla nostra instancabile coordinatrice Lina Pesce Furnari che ci ha guidate,
all’inizio, in una meditazione su un personaggio biblico femminile, esempio di energica saggezza in una circostanza
delicata della sua vita. La cara Claire Millet Gaudio, che ci ha allietato con la presenza dei suoi due stupendi bambini,
ci ha fatto partecipi della sua esperienza di mamma, di come parla dell’amore di Dio ai suoi figlioletti attraverso le
piccole grandi cose del creato. Ma un incontro multietnico è un’occasione per uno scambio di esperienze ai fini di un
arricchimento reciproco, per cui, mettendo insieme il modesto inglese di ognuna di noi, con un’ammirabile opera di
sinergia, siamo riuscite a comunicare e a comprendere quanto le sorelle ghanesi ci hanno raccontato, cioè di come le
mogli dei pastori in Ghana insegnino alle sorelle di chiesa a tenere conferenze pubbliche di evangelizzazione. Interessante è stato, infine, l’intervento di M. Antonietta Calà Calliari che ci ha guidati in una meditazione sull’episodio della
guarigione del cieco di Gerico e in particolare sul versetto di Luca18:41 in cui Gesù chiede al cieco: «“Che vuoi tu
ch’io ti faccia?”. Ed egli disse:
“Che io recuperi la vista”». M.
Antonietta ha fatto notare che,
stranamente, la Bibbia inglese
traduce la risposta del cieco con:
“I want to see”: “Io voglio vedere”. Questa traduzione ci induce a
una riflessione: Cristo chiede a
ogni persona che cosa essa vuole
da lui e aspetta che sia la persona
stessa a dichiarare il suo bisogno,
in quanto spesso l’uomo non è
disposto a vedere ciò che Cristo
vuol mostrargli perché teme la
verità e le responsabilità che derivano dalla conoscenza di ciò. Nel
momento in cui chiediamo al
Signore di aprirci gli occhi, la realtà della nostra situazione di peccatori può spaventarci, ma egli è
lì accanto a ognuno di noi per
sostenerci.
Momenti di convivialità con i nostri mariti hanno scandito il programma il cui svolgimento si è
mantenuto su ritmi a misura
d’uomo, per cui, certa di interpretare i sentimenti delle colleghe
presenti, ringrazio l’Unione per
averci permesso di
vivere questi due
giorni di serenità
in mezzo alla natura, nella comunione fraterna e nella
meditazione della
Parola.
Giuseppina
Maniscalco
Todaro
bollettino aimpa
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NotizieNotizieNotizie
Firenze - Incontro AIMPA
L'ultima domenica di Novembre ci siamo riunite come mogli di pastori dell'area fiorentina a casa di
Francesca Gutierrez per un incontro tenuto dal pastore Giuseppe Marrazzo dal titolo «La comunicazione
nella coppia pastorale».
Dopo una breve panoramica Giuseppe ci ha
poi stimolato a esternare le nostre preoccupazioni
raccontando la sua esperienza personale con la moglie Angela. Abbiamo quindi discusso insieme sulle
problematiche che spesso riscontriamo nel dialogo
coi nostri mariti.
Molto interessanti e simpatici gli interventi della sorella Osella, che ci ha raccontato l’esperienza dei
suoi primi anni di matrimonio, della sorella Maria
Battista e della sorella Milena Caracciolo. Non c'é
dubbio: ascoltare i consigli e le esperienze delle nostre sorelle più anziane è per noi fonte
d’incoraggiamento e di riflessione. Grazie a tutte voi!
Francesca Ferretti Gutierrez
Riccione, 8-12 aprile 2004
CONGRESSO PASQUALE DEL CAMPO CENTRO
HOTEL LE CONCHIGLIE
Una stupenda vacanza spirituale per tutti gli avventisti del campo centro, ma anche del campo siciliano e del campo
sud. Alcune particolarità di questo congresso:
• La sede: un unico stupendo albergo a quattro stelle a 70-80 metri dal mare dove saremo ospitati tutti assieme, fornito di una bellissima sala incontri.
• Gli ospiti: Il gruppo vocale ALLELUIA e Raffaella Rizzo, l' ensemble strumentale (che sta diventando famoso in
Europa) Sans Souci, fondato e diretto dal fratello Giuseppe Nalin, Paolo Benini, Gioacchino Caruso, e un uomo di
scienza avventista
• Altri ospiti: i giovani dell'AUDA che avranno con noi un incontro parallelo sullo stesso tema
• Il grande coro: il coro più bello che esiste, voi: un intera comunità
che canta e loda Iddio
• LO SPIRITO SANTO: Secondo Ellen White, i congressi costituiscono momenti privilegiati per l'effusione dello Spirito Santo
Per saperne di più e prenotarsi, telefonare allo 055.412797,
oppure visitare il sito www.avventisti.it/congresso, o scrivere a:
[email protected].
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bollettino aimpa
NotizieNotizieNotizie
Vai e racconta
Vai e racconta quello che sai, quello che hai visto
e quello che hai ascoltato.
Parla della luce che ha brillato per te
in mezzo a una lunga notte.
Racconta della gioia che riflette il tuo volto
dopo che c’è stata tanta angoscia e tanta sofferenza.
Racconta come quelle maschere che ti coprivano sono cadute,
rompendosi in mille pezzi e oggi ti mostri come sei
senza complessi e senza timori.
Parla dell’amore sorridente che in te si è versato,
dopo la chiusura e la solitudine in cui sei vissuto.
Vai racconta e grida, con tutto l’entusiasmo che hai,
con la parola e il gesto,
con la vita e con il silenzio,
quello che lo stesso Dio ha fatto in te.
Racconta le cose che non sanno:
Che egli viene per animare una festa nel cuore dell’uomo
Che viene per cercare quello che era perso
e a trasformare in gioia le nostre pene
e a regalare una vita nuova, che si offre abbondantemente.
Dì com’è il cuore di Dio;
che non fa differenze tra gli uomini, siano grandi o piccoli,
del nord o del sud, e che egli è più presente presso i deboli.
Veste ogni uomo, ama ogni uomo, conosce ogni uomo
e per ogni uomo si preoccupa;
ma il suo pane lo da agli affamati
e la sua simpatia è con gli umili.
Non si dichiara a favore di nessuno,
né combatte contro nessuno,
ma libera agli oppressi e rimuove i potenti dai loro troni.
Il suo amore non ha limiti nè frontiere.
Sorpassa ogni immaginazione
perché è più in là di ogni pensiero
ed è più profondo di qualsiasi abisso,
ed è più alto di tutte le montagne.
Infine, dì che nulla sai di lui,
perché mai potrai toccarlo con le mani,
nè capirlo con la tua intelligenza, nè possederlo coi tuoi affetti.
Non puoi misurarlo con la precisione di uno strumento.
perché per conoscerlo ed amarlo,
per ammirarlo, per lodarlo e goderlo
non bastano tutti gli anni di questa vita…
per farlo è necessaria la Vita Eterna.
Miguel Ortega Riquelme
bollettino aimpa
7-14 dicembre 2004 Viaggio in Israele e territori palestinesi
La nostra sorella Dora Bognandi responsabile nazionale
dei dipartimenti Affari Pubblici, Libertà Religiosa e Comunicazioni, è stata chiamata a far parte di una delegazione di pace, organizzata dalla rivista “Confronti”, diretta nei territori palestinesi dal 7 al 14 dicembre.
La delegazione era guidata da Paolo Naso, direttore
della rivista, Lucia Cuocci, responsabile del settore
“Progetti”, Luigi Sandri, autore del libro Città santa e
lacerata—Gerusalemme per ebrei, cristiani, musulmani,
ed. Monti.
• Gli scopi del viaggio in Israele erano i seguenti:
• Comprendere meglio la realtà vissuta in Israele e nei
territori palestinesi
• Esprimere solidarietà alle vittime israeliane e palestinesi
• Sostenere quelle realtà che in loco operano per la pace e il dialogo fra israeliani e arabi
• Farsi portavoce delle esigenze primarie di entrambe le
parti
• Contribuire nel suo piccolo, alla promozione di un
processo di pace.
Oltre ad alcune importanti tappe, quali la visita al Santo
Sepolcro, al muro del pianto e alla spianata delle moschee, oltre alla visita allo Yad Vashem, il museo della
Shoah, la delegazione incontrato esponenti del mondo
politico presso la Knesset (parlamento israeliano), responsabili si organismi militari e pacifisti, responsabili
del mondo religioso; meta del viaggio era anche
l’incontro con la gente comune, i coloni, l’ospedale di
Janin, campi profughi e altre associazioni di parenti di
vittime di guerra.
Il viaggio è proseguito all’International Center di Betlemme, un centro che ha lo scopo di “dare voce a chi
non ha voce”, dando informazioni attraverso il sito web,
raccontando storie di gente comune, fatti quotidiani.
Un viaggio sicuramente indimenticabile, dice Dora, che
apre gli occhi sulla realtà del mondo in cui viviamo. Un
doloroso privilegio che resterà per sempre impresso nel
suo ricordo e che ha immediatamente condiviso al suo
ritorno, in un documento contenente degli appunti di
viaggio (chi fosse interessato contatti il dipartimento a
Roma - tel. 06 3609591 - oppure la Redazione del Bollettino Aimpa) e ad incontri con giovani e meno giovani, oltre che in ambito ecumenico, come in occasione
della settimana di preghiera ecumenica dei cristiani,
presso la Chiesa Cristiana Avventista di Bari.
A Dora facciamo i migliori auguri, affinché possa continuare a mettersi al servizio del Signore e della chiesa
sostenuta dalla nostre preghiere.
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10 ottobre 2003:
Novantunesimo Consiglio annuale della Chiesa Cristiana Avventista Mondiale
Messaggio di apertura del presidente Jan Paulsen
Quattrocentoundici delegati e ospiti hanno esaminato temi importanti riguardanti una Chiesa, quella avventista, che conta 13 milioni di membri battezzati nel mondo e un totale di 20 milioni di persone che ogni settimana frequentano le comunità. Durante gli incontri si è discusso ampiamente sull'istruzione superiore, sull'amministrazione della Chiesa e su altri obiettivi importanti ma, nel suo messaggio di apertura, il past. Jan
Paulsen, presidente della Chiesa Avventista del 7° Giorno a livello mondiale, ha posto l'accento sul cuore
stesso della missione della Chiesa: annunciare il ritorno di Cristo: «Il nostro compito è quello di andare verso
gli altri. Le persone sono la nostra priorità assoluta… Dio non ha mai avuto l'intenzione di permettere alle
forze ostili alla fede, presenti nel mondo secolare, di cingere gli uomini in modo che i raggi della speranza e
le sue promesse non li raggiungessero. Dio è presente in tutte quelle attività volte a trovare, contattare, amare e salvare le persone, persone che non avrebbero alcun futuro senza il suo aiuto».
Il presidente ha anche messo in rilievo che la metà dei 20 milioni di persone che frequentano la Chiesa sono
giovani e che essi, essendo parte della Chiesa, devono «accettare i loro diritti ma anche le loro responsabilità».
Passando ad altri argomenti, il past. Paulsen ha citato le recenti e continue discussioni sul rapporto tra scienza e fede, soggetto che sarà portato davanti alla dirigenza avventista l'anno prossimo. Tuttavia ha sottolineato che niente sposterà la Chiesa dalla propria concezione tradizionale della creazione, anche se è bene capire come i nuovi punti di vista e le cosiddette scoperte abbiano impatto su quello in cui crediamo.
Secondo Jan Paulsen, è importante, anzi vitale, andare verso coloro che si trovano nel bisogno, qualunque
siano le loro opinioni, scelte o appartenenze.
Tratto
da Ann
La crescita della chiesa avventista
Al 30 giugno 2003 erano 13.325.270 i membri battezzati della Chiesa Avventista del 7° Giorno. È quanto
afferma Bert Haloviak, direttore dell'Ufficio Archivi e Statistiche della Chiesa. In sei mesi vi è stato un aumento di 573.097 membri, circa 1.569 membri al giorno.
Secondo il fratello Haloviak, Nel 2002 c'era un avventista ogni 494 persone, ora ce n'è uno ogni 480. Se
continua il programma decennale di crescita, alla fine del 2010, sul nostro pianeta ci sarà un avventista ogni
341 persone.
Durante il 2002, sono nate oltre 13 comunità al giorno. In questo periodo, i membri di chiesa avventisti
hanno contribuito con più di 4.853.000 dollari per la proclamazione del Vangelo nel mondo.
Nel 2002, il 2% dei membri, cioè 246.128 persone, hanno abbandonato la denominazione. Sono diminuiti
gli abbandoni dei membri battezzati da poco, in media 35 su 100 nuovi membri hanno lasciato le comunità.
Queste statistiche dipingono il quadro di una Chiesa dinamica che, nella sua interezza, sta crescendo rapidamente (in media più di una persona ogni minuto entra a far parte della chiesa avventista tramite il battesimo
o la professione di fede). «L'attuale crescita numerica include cifre inimmaginabili per i nostri pionieri di 160
anni fa. Tuttavia questo è possibile grazie alla solida base teologica e di sviluppo che essi posero», ha affermato Haloviak rivolto ai delegati.
La crescita della Chiesa è stata ampiamente trattata dal past. Bediako, che
ha fatto notare il successo delle decisioni di ristrutturare le Divisioni della
Chiesa avventista in Africa e di attuare altri cambiamenti organizzativi nei 12
mesi scorsi. Tra i successi evangelistici ricordiamo, in Tailandia, i quattro
pastori e le loro congregazioni che, osservatori del sabato, hanno votato di
far parte della Chiesa avventista; le 600 persone che hanno chiesto di essere
battezzate nella provincia canadese del Quebec a seguito di una campagna
evangelistica. Il numero dei membri di chiesa avventisti in Israele è più che
raddoppiato nel periodo 2000-2003, da 488 a 1.110 all'inizio di quest'anno,
con 1.500 persone che ogni settimana frequentano la Scuola del Sabato.
Nascita del Centro di evangelizzazione mondiale
Per aumentare le opportunità della Chiesa avventista di raggiungere e conquistare coloro i quali non conoscono Gesù come Salvatore, la sessione annuale del consiglio della Chiesa ha votato, il 13 ottobre, di creare un Centro
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bollettino aimpa
Notizie intorno a noi
di evangelizzazione mondiale, che sarà locato nella sede centrale della Chiesa.
Il past. Mark Finley, speaker e direttore dell'emittente televisiva internazionale avventista “It Is Written”, è stato eletto direttore del centro.
«Il Centro di Evangelizzazione Mondiale avrà, nella nostra visione, il compito di stimolare idee creative nelle Divisioni della Chiesa, in modo da promuovere programmi evangelistici e missionari», ha affermato il past. Finley.
Per il direttore del neonato centro, l'evangelizzazione non consiste soltanto nelle grandi e imponenti campagne di conferenze nelle quali spesso vengono battezzate centinaia e migliaia di persone. Queste continueranno, come anche saranno
realizzati corsi di formazione per pastori e membri di chiesa. Ma l'evangelizzazione deve raggiungere gli uomini e le donne
nel loro contesto culturale e nei modi più diversi, usando la testimonianza a tu per tu, i piccoli gruppi e una marea di eventi. Ma, oltre a battezzare nuove persone, l'attività di testimonianza deve anche nutrire i membri di chiesa.
Il neodirettore e sua moglie Ernestina hanno condotto più di 100 serie di conferenze evangelistiche che hanno abbracciato il globo. Mark Finley è stato un pioniere dell'evangelizzazione via satellite e milioni di persone in tutto il mondo hanno
partecipato alle sue campagne evangelistiche denominate Net ‘95, Net ‘96 e Acts 2000.
Andamento di decime e offerte
Mentre le offerte per le missioni mondiali sono diminuite, l'importo totale del denaro dato alla Chiesa Avventista del 7°
Giorno nel 2002, nonostante la crisi economica nel mondo, è stato maggiore rispetto al 2001. Il totale delle decime e delle offerte è passato da 1.718.230.383 dollari nel 2001 a 1.772.879.408 dollari nel 2002, con un incremento del 3.2 per
cento. Le offerte missionarie mondiali sono diminuite del 3.3 per cento, passando da 48.038.299 nel 2001 a 46.466.793
nel 2002.
Robert E. Lemon, tesoriere della Chiesa avventista a livello mondiale, ha presentato i dati finanziari della denominazione
il 13 ottobre, durante il consiglio annuale d'autunno che è uno degli incontri biennali (l'altro avviene in primavera) dell'esecutivo mondiale della Chiesa.
Circa la metà della popolazione mondiale si trova nella cosiddetta Finestra 10/40, la zona che va dal decimo grado di
latitudine nord al quarantesimo grado di latitudine nell'emisfero orientale, in cui la presenza cristiana è pressoché inesistente. Sottolineando il bisogno di continui fondi per il bilancio delle missioni nel mondo, Robert Lemon ha suggerito che
i bisogni della Finestra 10/40 siano presentati ai membri di chiesa, ritenendo che con un'appropriata informazione questi
continueranno a dare sostegno alle missioni.
Nei passati sei anni le donazioni per le missioni mondiali sono aumentate di circa un milione di dollari nell'America del
nord, mentre sono diminuite di circa 4 milioni negli altri paesi. Le offerte per le missioni come percentuale del totale delle
decime nel mondo sono diminuite da circa il 25 per cento nel 1930 al circa 5 per cento nel 2002.
Notizie sulle donne
Svezia – Eletta una donna come segretario della Chiesa avventista
Audrey Boyle Andersson è il nuovo segretario della Chiesa Avventista del 7° Giorno in Svezia e la prima
donna ad avere il posto numero due nell'amministrazione della Chiesa in questo paese. Per la sor. Andersson, nata in Inghilterra e con alle spalle esperienza nel campo della consulenza di marketing e comunicazione in entrambi i paesi, la nuova carica rappresenta “l'unione fra le mie due passioni: lavorare per il
Signore e lavorare nell'ambito delle comunicazioni”. Spera infatti di usare i mezzi di comunicazione per
raggiungere gli 8.8 milioni di svedesi e poi di far sì che le chiese locali stabiliscano contatti con gli interessati.
Pitcairn – Finalmente è nato un bambino
Il 14 settembre, dopo 17 anni, è nato un bimbo nell'isola di Pitcairn (l'isola degli ammutinati del Bounty,
ndt ) nel Pacifico del sud. Nadine Christian ha dato alla luce una bambina, Emily Rose, nella Pitcairn
Island Medical Clinic. Suo marito, Randy, è il discendente di ottava generazione di Fletcher Christian, che
guidò l'ammutinamento del Bounty nel 1789. Pitcairn è conosciuta per la sua comunità e retaggio avven-
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a cura di M. Cavalieri Calà
Rita Marrocco Caruso
In un meraviglioso week-end trascorso a Napoli, dopo l’agape, eccomi qui a intervistare Rita; la conosco ormai da alcuni anni, ma ho scoperto tante cose di lei che prima non sapevo. Volete scoprirle anche voi?
E allora sedetevi comodamente e leggete cosa ci racconta di sé.
D. Cara Rita, raccontaci qualcosa della tua infanzia. Come hai conosciuto Cristo? E come hai conosciuto tuo marito, il pastore Gioacchino Caruso?
R. Sono nata in provincia di Lecce e ho trascorso la mia infanzia a Maglie. Poi la mia famiglia è emigrata in Svizzera,
a Zurigo, e lì ho vissuto undici anni. A quei tempi frequentavo dei corsi serali per imparare la lingua, e mi sono sempre sentita inserita e a mio agio.
Grazie a questo grande cambiamento nella mia vita, ho conosciuto Gesù: alcuni ragazzi avventisti vennero a raccogliere delle offerte per la campagna missionaria: mi diedero un giornalino e mi dissero che avevano preso in affitto la
sala di un ristorante per illustrare l’opera che era svolta in quella missione. Vi andai con mia sorella, e decisi di fare
un’offerta importante, perché condividevo quel progetto.
Siccome ero di origine italiana, quando arrivai mandarono da me un ragazzo italiano, anche lui figlio di emigranti,
Ivan Fagioli della chiesa di Cesena; mi chiese se volevo studiare la Bibbia. Avevo già da tempo il desiderio di approfondire lo studio della Parola di Dio, e quindi accettai con gioia. Gli studi per corrispondenza furono poi proseguiti da
un pastore missionario, Otto Hollenvoegel, che mi lasciò la sua Bibbia. Ricordo ancora che la lessi durante tutta la
notte.
Dopo sei mesi, fui battezzata; poi a un congresso nazionale, a Vienna, conobbi mio marito. Allora frequentava la
chiesa ma non era ancora battezzato. Ci sposammo nel mese di aprile, dopo circa due anni dal nostro primo incontro. Io avevo 20 anni, Gioacchino ne aveva 21. Il nostro viaggio di nozze fu in Italia, e fu per me un’occasione per
vedere la scuola di teologia di Firenze. Fui profondamente colpita dalla pace e dalla bellezza della scuola. Ora eravamo sposati, potevamo scegliere cosa fare del nostro futuro, e scegliemmo insieme di prepararci a diventare missionari. Il direttore era Michele Buonfiglio, che ci incoraggiò in questo progetto. E così Gioacchino si iscrisse alla scuola, e
io tornai in Svizzera per lavorare e guadagnare i soldi per la retta scolastica.
D. Come occupi il tuo tempo, quali sono le cose che ti appassionano?
R. Ho studiato per diventare parrucchiera, ma ho anche un diploma magistrale e di dietista. In passato ho svolto due
anni di volontariato al ristorante avventista Country Life
di Parigi e ho collaborato a organizzare i menu per i
programmi New Start che si tengono nel periodo estivo
a Poppi (AR), inoltre ero stata contattata dall’ASID
(Associazione Dietisti Italiani) per scrivere degli articoli
per la loro rivista ufficiale, ma al momento ho dovuto
accantonare queste attività per dedicarmi agli studi. Attualmente sono iscritta alla facoltà di Farmacia per la
laurea in tecniche erboristiche. Non è facile conciliare lo
studio con tutte le altre attività, infatti ho dovuto fare
delle rinunce. Il mio sogno per il futuro è poter applicare
ciò che sto studiando in questi anni: trovare riscontri
scientifici sulle affermazioni che Ellen G. White fa circa
la salute fisica e mentale, e forse scrivere dei libri di ricette. Anche nel mio tempo libero amo molto leggere e
riflettere. Ogni mattina passo un’ora o più in preghiera e
in meditazione, e prendo appunti sulle cose che mi colpiscono, su bozze di culti o conferenze da preparare.
Rita insieme ai suoi due ragazzi, Milena e Ivan.
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Profilo di… Rita Marrocco Caruso
D. Parlaci dei tuoi ragazzi.
R. Ho due figli che per me sono tutto (certo, ogni mamma
direbbe la stessa cosa!). Milena ha 33 anni, è fisioterapista;
Ivan ha 26 anni e sta completando gli studi di Economia e
Commercio. Gioacchino e io siamo stati per molto tempo
separati dai nostri figli, in seguito a uno dei nostri traslochi.
Quando fummo trasferiti da Lecce a Napoli, loro preferirono
restare nella nostra sede precedente, poi si trasferirono per
qualche anno a Firenze. Ora siamo contenti perché siamo
tutti uniti.
D. Al Congresso nazionale Avventista di Bellaria di
Rimini, abbiamo saputo che a Gioacchino è stata
assegnata la direzione del Campo Sud. Che cosa è
cambiato nella vostra vita familiare? Che pensi di
Rita e Gioacchino Caruso insieme al presidente L.
quest’incarico?
Altin, al Congresso nazionale Avventista di Bellaria.
R. Gioacchino era molto impegnato anche prima, quello che
è cambiato è forse il tipo di lavoro, poiché spesso è fuori casa; mi preoccupano molto i suoi viaggi in macchina, temo per la stanchezza alla guida.
Anche per me le cose sono cambiate, in quanto oggi seguo forse meno mio marito nel suo lavoro, e sono maggiormente impegnata nei dipartimenti della chiesa. In passato mi occupavo del dipartimento della salute, mentre attualmente mi occupo del dipartimento della Scuola del Sabato, e sono animatrice di una classe numerosa, tutta formata
da simpatizzanti.
D. Che cosa ti piace del ministero pastorale? Che cosa, invece, ti è difficile accettare?
R. Mi piace tutto del lavoro pastorale, anche perché sono stata io a proporre a mio marito a lavorare per il Signore,
l’ho aiutato a raggiungere la preparazione necessaria per poter lavorare. Se a volte non ci troviamo in alcune cose, o
abbiamo diversità caratteriali, c’è una cosa che ci unisce completamente: l’amore per Dio e per la chiesa. Io non ho
mai avuto ripensamenti sulla scelta di dedicare la nostra vita a Dio. Nulla conta di più della fede nella promessa del
Signore, nulla dà altro scopo nella vita, superiore a questo. E questo è il lato più bello del ministero pastorale. Tra gli
aspetti più difficili c’è quello degli spostamenti. Abbiamo abitato a Cesena, dove abbiamo servito la chiesa di Cesena,
Forlì, e lavorato anche a Ravenna, San Marino, Rimini; poi siamo stati trasferiti a Lecce, dietro nostra richiesta: desideravamo fare un lavoro di tipo pionieristico, per fondare una chiesa. Mio marito in quel periodo era capo-distretto;
in seguito, quando siamo stati trasferiti a Napoli, abbiamo dovuto fare ben tre traslochi: provvisoriamente ci eravamo
sistemati in una casa molto piccola. Ricordo ancora che avevamo una stanza in cui c’erano i pacchi ancora intatti…
Poi ci trasferimmo in provincia di Napoli, a San Giorgio; nel frattempo lo stabile in cui si trova la chiesa di Napoli, è
stato ristrutturato, e ci siamo trasferiti lì, dove abitiamo tuttora. La difficoltà nel traslocare riguardava spesso i figli:
ricordo ancora quando dovetti accompagnare mio figlio Ivan a salutare la sua insegnante di scuola elementare, alla
quale era molto affezionato, da Lecce a Cesena. Ma quando andammo via da Lecce, i nostri ragazzi non vollero seguirci, Milena aveva 22 anni, ma Ivan ne aveva 16. Per mio marito e per me fu molto brutto separarci da loro, tanto
che caddi nella depressione, ma il Signore non mi ha abbandonata. Superai quel periodo vivendo con la fiducia che
Dio avrebbe vegliato sui miei figli. Satana fa di tutto per distruggere la famiglia del pastore. Se ci riesce, per lui è una
vittoria. Ma dobbiamo ricordarci di una cosa: il Signore è con noi quando stiamo bene, ma anche quando soffriamo
e siamo disperati.
D. Raccontaci una delle esperienze più significative che avete fatto come famiglia pastorale.
R. Posso testimoniare che ogni giorno abbiamo dato il possibile; ogni giorno era frutto dell’esperienza e della maturità che avevamo in quel momento. Le belle esperienze sono innumerevoli, ma ce n’è una che spesso mi ritorna alla
mente e mi fa sorridere; quando eravamo pionieri a Lecce, ci riunivamo a casa nostra, e la chiesa era composta dai
miei familiari e da una sorella di origini francesi. Organizzavamo delle conferenze per diffondere il Vangelo, e preparavamo tutto “in grande” come se dietro avessimo una chiesa che ci aiutava, ma poi dovevamo fare tutto noi!
C’erano da preparare i manifesti, i volantini, e facevamo tutto a mano, mio marito ed io. Alla mattina presto o alla
sera tardi, quando nessuno ci vedeva, andavamo ad attaccare i manifesti; in inverno uscivamo, imbacuccati, e ridevamo pensando a cosa avrebbero pensato le persone, vedendoci attaccare i manifesti, come due manovali, e poi
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Profilo di… Rita Marrocco
Caruso
tenere le conferenze, in giacca e cravatta.
Anche i miei figli hanno sempre collaborato al ministero pastorale: spesso invitavamo a casa nostra degli interessati, per
fare amicizia con loro e parlare insieme
della Parola di Dio, e Milena e Ivan si
occupavano dei loro figli, tenendoli impegnati in modo che i loro genitori potessero essere più liberi di ascoltare gli
insegnamenti biblici. In quel periodo
vennero dei colportori ad aiutarci, come
anche una sorella di Cesena, Luisa Sanguesa, che si trasferì a casa nostra per
fare del volontariato; uscivamo insieme
la mattina, per fare volantinaggio, e verso le 10.30 cominciavamo a fare gli studi
biblici. Tramite le conferenze conoscevamo molte persone, alcune avevano problemi di salute, e io cercavo di aiutarle a
stare meglio, talvolta ospitandole per
alcuni giorni a casa nostra. La nostra
porta è stata sempre aperta.
D. Per concludere, che cosa vorresti augurare a tutte le mogli di pastore italiane?
R. Forse, quello di cui abbiamo bisogno
oggi è avere pazienza; ci sono sempre
delle situazioni, nella chiesa o nella famiglia, non facili; le cose si aggiustano con
il tempo, ma bisogna sempre mantenere
unione e confidenza con il nostro Dio,
altrimenti siamo il più grande bersaglio
della chiesa. Abbiamo bisogno di pregare per i nostri mariti. La moglie di pastore ha bisogno di tanta perseveranza, deve poggiare il proprio ministero accanto
al marito sulla fede. E deve avere fede
anche nelle aspettative. Molte volte non
sono stata contenta, ma la fede nelle
promesse del Signore mi ha sostenuta
anche in quei momenti. Queste promesse ci sostengono anche quando le cose
non vanno bene. Si supera quel momento e si continua. Anche il Bollettino Aimpa mi aiuta, perché leggo di altre sorelle
che vivono la mia situazione. Ma alla
fine, la realtà è che ognuna di noi vive
da sola la propria realtà locale: ecco perché è importante coltivare il proprio rapporto con Dio, essere motivate nella fiducia e nelle aspettative che il Signore ci
dà. Il mio augurio, quindi, è che possiamo avere piena fiducia in Dio.
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«...Fortificatevi nel Signore
e nella forza
della sua potenza»
(Efesini 6:10 s.p.).
Care sorelle,
In questi giorni ho riflettuto molto sulla sofferenza e sugli ostacoli che
l’avversario di Dio mette sulla strada della famiglia pastorale, per scoraggiare i ministri di Dio dalla predicazione del Vangelo e dal lavoro pastorale presso le comunità. Guardandoci indietro, ci renderemo conto di quante e quali siano le difficoltà che abbiamo incontrato nell’anno passato.
Difficoltà riguardanti la salute fisica: nostra, dei nostri mariti, dei
nostri figli o dei nostri genitori. Per non parlare dei problemi, degli scoraggiamenti, legati alle incomprensioni di coppia dovute al poco tempo che si
ha per parlare, o al fatto che si vive, comunque, una vita pubblica; scoraggiamento legato al lavoro, per le problematiche nascono nelle nostre care
comunità. Vediamo i nostri membri annaspare in una vita comunitaria
ancora molto lontana da ciò che desidereremmo per loro. L’avversario di
Dio agisce anche nelle loro famiglie, e noi soffriamo, perché molto spesso
sentiamo le nostre forze insufficienti per intervenire; i molteplici impegni
sottraggono tempo alla cura pastorale che vorremmo privilegiare, e quando riusciamo a ottenere qualche passo in avanti, succedono altre cose che
fanno crollare tutto, come un castello di carte.
L’avversario di Dio vuole scoraggiare i pastori e le loro mogli, dividerli e allontanarli attraverso tutto questo e molto di più; e, la maggior
parte delle volte, mi rendo conto che le difficoltà che incontro mi affossa-
bollettino aimpa
A cuore aperto: un momento per pregare
no proprio quando sto trascurando il mio rapporto personale
con Dio. Quando cerco, da sola di restare a galla tra le mille
piccole difficoltà quotidiane, o i grandi scogli della vita, non
IL TUO GIORNO!
mi rendo conto che quel restare a galla è solo un’apparenza
di salvezza, che dura ben poco: presto mi accorgo di essere
Noi veniamo a lodarti; Signore, Gloria!
più in basso di prima. Solo Cristo nella mia vita può far cooNoi chiediamo il tuo Spirito in mezzo a noi
perare al mio bene tutte le cose. Solo Cristo può aiutarmi a
Noi crediamo che tu, Signore sei la vita!
condividere la missione con mio marito; solo Cristo può aiuAspettiamo il tuo giorno, Cristo Gesù.
tarmi a pensare alla mia vita come a un esodo verso la terra
Il tuo sangue ci ha lavato e purificato,
promessa, ridimensionando il peso di tutto ciò che mi accade
Vieni,
presto, per salvarci nel tuo amore.
quotidianamente.
Il mondo non smette mai di cambiare,
C’è qualcosa che sappiamo molto bene, ma che abMa speranza non ci può dare.
biamo bisogno di ricordare, perché saperlo a memoria serve
a ben poco. Sono tante le cose che sappiamo, ma a volte
Hai promesso che un giorno ritornerai,
diventano routine, e abbiamo bisogno di rispolverarle, di
Vieni, presto, per salvarci nel tuo amore,
riscoprile, di capirle nuovamente, rendendoci conto che le
La gente rinuncia a credere in te,
sapevamo ma al momento non le praticavamo più: solo Dio
ma un giorno trionferai!
può darci la forza. E in questo numero del nostro Bollettino
AIMPA, voglio scegliere un brano della Bibbia che utilizza il
linguaggio della battaglia, poiché viviamo nella storia del
grande conflitto tra Dio e il suo avversario:
«Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza.
Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate star saldi contro le insidie del diavolo;
il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze,
contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità,
che sono nei luoghi celesti.
Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio, e restare in piedi dopo aver
compiuto tutto il vostro dovere.
State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi; rivestitevi della corazza della giustizia;
mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della pace;
prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infocati del maligno.
Prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio;
pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza.
Pregate per tutti i santi» (Efesini 6:10-18).
Queste bellissime parole si concludono con l’esortazione a pregare gli uni per gli altri. Molte famiglie pastorali si trovano in
difficoltà, per problemi legati alla salute di uno dei coniugi. Ricordiamo in particolare la famiglia del pastore Gabriele Cupertino;
che il Signore possa fare sentire a lui e ai suoi cari, in particolare alla moglie Grazia, il suo sostegno potente.
Alcune mogli di pastore hanno problemi di salute, interessiamoci le une delle altre, preghiamo per le nostre famiglie. La
preghiera è un filo che ci lega e ci rafforza: «Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché
siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande efficacia» (Giacomo 5:16).
Alcune famiglie pastorali sono in lutto, per la perdita di un caro o per gravi difficoltà personali: proprio di recente abbiamo perduto
la nostra cara sorella Annamaria Vitiello, moglie del pastore emerito Luciano Benini, in seguito a un’epatite fulminante. Molte di
noi soffrono perché la conoscevano ed erano legate a lei da un vincolo di amicizia e di stima; preghiamo insieme per il marito,
Luciano, e per i suoi familiari, perché nel dolore possano sentire, forte, il sostegno, e la presenza di Dio.
Vorrei concludere raccontandovi una bellissima esperienza che ho vissuto ultimamente, proprio riguardo alla preghiera di
intercessione. Mentre pensavo ad alcune sorelle che potevano trovarsi in difficoltà per problemi legati alla salute, ho deciso di telefonare, per sapere come andavano le cose. Ero molto impegnata, e stavo già decidendo di rimandare la telefonata a un momento,
forse più tranquillo, anche se mi chiedevo quando, poiché come sappiamo, le nostre vite, oggi, hanno in comune una caratteristica: il tempo non basta mail. Siamo presi da mille impegni, legati alla famiglia, alla chiesa, al lavoro, i rapporti con il vicinato, con i
conoscenti, ecc… Dopo qualche attimo di riflessione, mi sono detta che non dovevo rimandare: quella telefonata mi pareva prioritaria, anche se non conoscevo molto bene la sorella che desideravo chiamare. Non ricordavo neppure il suo volto, ma sapevo che
forse si trovava in difficoltà, e non ho aspettato. Quella telefonata è stata una benedizione per la persona che l’ha ricevuta: proprio
in quel momento era affranta dalla preoccupazioni, e abbiamo pregato insieme al telefono, perché il Signore le facesse sentire la
sua presenza, le desse saggezza. Ma voglio dire che quella telefonata è stata una benedizione anche per me. In quel momento, ho
capito che Dio mi ha utilizzata come suo strumento in un momento particolare, in cui c’era bisogno di conforto, di presenza. Mi
sono sentita così piccola, inserita nei disegni grandi e infinitamente saggi di Dio, ma anche così grandemente amata, e ho sentito
ugualmente il grande amore di Dio per quella famiglia pastorale che avevo contattato. Questi pensieri che superavano le mie capacità di comprensione, hanno aperto una finestra nella mia mente, sulla infinita saggezza di Dio e sulla mia incapacità, per il limite del peccato, di arrivare ad afferrare i suoi disegni, e mi hanno commossa. So che a molte di voi è già capitata un’esperienza
simile. Continuiamo a metterci a disposizione di Dio. A volte rinunciamo a qualcosa di fondamentale, ma egli ci dà grandi ricompense che ci ripagano di tutto ma soprattutto ci aiutano a capire, a crescere, a maturare nella fede.
Con questo augurio che faccio prima a me e poi a tutte voi che mi siete molto care, vi abbraccio in Cristo.
Anonima
bollettino aimpa
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Lunedi 22 dicembre è purtroppo scomparsa la cara sor. Annamaria Vitiello, moglie
del past. emerito Luciano Benini e mamma di Maurizio, Emanuela e Gianluca.
Annamaria aveva servito il Signore e la chiesa insieme al marito, a Catania, Bologna,
Sesto S. Giovanni, Legnano, La Spezia, Trieste, Bergamo, Pisa, Livorno, Cremona e
tanti altri gruppi a queste chiese collegati.
Anche l’Aimpa partecipa al dolore della famiglia, con affetto e con gli occhi volti verso il ritorno di Cristo.
IN RICORDO DI
ANNA MARIA VITIELLO
in BENINI
Stento ancora a credere che non ci sia più. Anna Maria ci ha lasciati il 23 dicembre all’età di 69 anni. Quando si
incontra una persona come lei, si ha l’impressione che debba vivere per sempre. Piena di vita, di entusiasmo, sempre la battuta pronta, il sorriso sulle labbra… A ottobre si ricovera in ospedale, non riesce a parlare correttamente.
Dopo qualche giorno contrae un’infezione che viene curata per più di un mese, riceve altre cure specifiche ma ben
presto, troppo presto, contrae un’epatite fulminante che la porta rapidamente alla morte. È stato tutto troppo veloce, imprevisto, per darci il tempo di rendercene conto.
Anna Maria era la moglie di un pastore, coinvolta nel suo ministero, disponibile, pronta a offrire il suo aiuto, a collaborare. Mi piaceva la sua eleganza, il buon gusto nel vestire.
Domenica, il giorno prima della sua morte, mio marito ed io ci siamo recati a farle visita. Era sofferente, la malattia
l’aveva trasformata ma non le aveva fatto perdere il buon umore, la prontezza di spirito e la fiducia in Dio. Abbiamo pregato con lei. Prima di lasciarci mi ha chiesto di chiedere alle sue colleghe di pregare per lei. Si rammaricava
del fatto che ora non poteva fare più niente per la chiesa e la sua famiglia. Ma aveva fatto la sua parte, portando il
peso più grande della famiglia e poteva essere soddisfatta perché sia il marito che i figli le hanno dimostrato l’affetto
che meritava assistendola amorevolmente, giorno e notte, durante la sua malattia. Sono stati con lei fino alla
fine.
Anna Maria era molto legata alla sua famiglia. Parlava di
loro con entusiasmo e affetto, era fiera dei suoi nipotini.
La sera prima della sua scomparsa, Luciano e i loro figli
si erano ritrovati in ospedale per leggere un salmo e chiedere al Signore il perdono dei peccati.
Durante la notte Anna Maria è entrata in coma per cessare di vivere lunedì mattina.
Sono grata al Signore per avermi fatto conoscere questa
sorella. Sono certa che chiunque l’ha incontrata ha ricevuto da lei almeno un sorriso e una parola
d’incoraggiamento.
Nel giro di qualche mese Anna Maria ci ha lasciati. Non
la dimenticheremo.
Che la sua repentina scomparsa ci induca a riflettere sulla fragilità della vita e ci aiuti a vivere pienamente i giorni che il Signore ci accorda.
Al marito Luciano, ai figli Manuela, Maurizio e Gianluca
rinnoviamo il nostro affetto e ricordiamo la speranza che
animava anche Anna Maria, di risorgere quando il Signore ritornerà: «Io sono la resurrezione e la vita, chi
crede in me, anche se muore, vivrà».
Arrivederci Anna Maria.
Lina Furnari
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bollettino aimpa
a cura di M. Cavalieri Calà
Ciao, amici! Come state?
Oggi vogliamo parlarvi di
alcuni nostri amici. Noi
amiamo moltissimo gli
animali, e ne abbiamo
scelti due che sono belli
grossi!
Brrr, è vero. Sono molto
grandi, ma anche simpatici.
Comiciamo a parlarvi dei
figli di King Kong.
I figli di King Kong
La mattina si rifanno il letto, proprio come noi. Ma per camminare su due gambe devono incrociare le mani dietro la nuca, altrimenti perdono l’equilibrio: sono i Gorilla,
un tempo ritenuti feroci, invece teneri e mansueti, vegetariani e fortissimi, che attaccano solo per difesa. Fanno grandi sceneggiate intimidatorie, battendosi i pungi
sul petto, ma quando vogliono farti capire che fanno proprio sul serio, sono capaci
perfino di fare amicizia con l’uomo, se l’uomo lo merita. Lo ha meritato una donna,
Diane Fossey, che una ventina d’anni fa è andata sulle montagne dell’Africa centrale
per studiare i gorilla e ha finito col morire per loro. Era una giovane insegnante per i
bambini andicappati, sentè che i gorilla erano in estinzione e volle fare qualcosa.
Riuscì a farsi ingaggiare per il censimento dei gorilla di montagna. Faticò per trovarli. Superò la solitudine e l’ostilità delle popolazioni locali che, dal commercio dei gorilla, traevano sostentamento. Studiando i gorilla, imparò ad amarli: li trovava bellissimi, coi nasi schiacciati, l’uno diverso dall’altro, il pelo lucido e nero. Finì sui giornali
bollettino aimpa
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...Giochi & Racconti
coi suoi gorilla. Ottenne sovvenzioni per proteggerli, allievi da istruire, guardie da addestrare contro il
bracconaggio. Se esistono ancora gorilla al mondo, lo dobbiamo a lei. Ma lei è stata uccisa e non si è mai
saputo da chi.
Mamma, dammi la coda
Tra i bambini, solo Pinocchio aveva il naso lungo lungo, e soltanto se diceva bugie. Se diceva la verità, l’aveva
piccino come tutti. Tra gli elefanti il naso lungo lungo ce l’hanno tutti, bugiardi e sinceri, e si chiama proboscide. Se sei un elefantino scoprirai subito che avere la proboscide è una fortuna: serve per soffiare ed
aspirare, farti la doccia, prendere il cibo e portarlo alla bocca. È la tua unica mano, ma ci fai più cose di
quante un uomo ne faccia con due. Quando sei piccolino la usi per attaccarti alla coda di tua madre e non
perderla, durante gli spostamenti del branco. Solo le mamme e i figlioli si spostano in branco. I maschi adulti se ne vanno per conto loro. Così tu giri per il mondo per mano a tua madre, cioè attaccato alla sua coda, e devi cercare di non perderti, altrimenti son guai. Se ti
capita, però, puoi anche avere la fortuna di essere portato
all’orfanotrofio degli elefanti; ce n’è uno a Pinnawala, nello Sri
Il bagno? Beh… qualche volta prefeLanka, l’isola di Ceylon. Là troverai una madre-elefantessa
rirei rimandare, ma ho saputo che fa
adottiva, e un maestro, il Mahud, l’uomo che l’accudisce e
molto bene lavarsi… Quando non ne
ho voglia, faccio finta di essere un
l’accompagna al bagno. Se sei un bambino puoi anche saltare il
elefante. E tu? Preferisci fare la
bagno qualche volta, tutt’al più puzzerai di sudore. Se sei un
doccia o il bagno?
elefantino non devi saltarlo mai. Il tuo corpo non può sudare,
perciò si surriscalda e non c’è che un bagno per riportare la
temperatura al suo giusto livello. Però se sei un elefante africano, puoi anche sventolarti con le grandi orecchie, come se
fossero dei ventagli.
Tratto da T. Buongiorno, 366 storie della Buonanotte.
Non bisogna maltrattare né
sfruttare gli animali.
Amici, guardate che cos’ha
combinato Francesco.
Ehi… Non imitatelo, mi
raccomando!.
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bollettino aimpa
a cura di Daniela Taddei Altin
CROCCHETTE DI LENTICCHIE
Ingredienti
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2 tazze di lenticchie cotte
2 scalogni finemente tritati
qualche oliva nera snocciolata e tritata
3 o 4 cucchiai di farina
pangrattato
tamari.
Preparazione
Passare le lenticchie al passaverdura e mescolarle con gli scalogni, le olive, sale o tamari.
Incorporare farina sufficiente a formare una pasta consistente e formare delle crocchette.
Passarle nel pangrattato e indorare bene in una padella con olio ben caldo. Se si preferisce
un piatto più leggero, infornare le crocchette con un po' d'olio per una ventina di minuti.
CROCCANTI DI SESAMO
Ingredienti
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220 gr di semi di sesamo
100 gr di uvetta
farina di frumento setacciata q.b.
2 cucchiai d'olio
2 cucchiai di miele
buccia grattuggiata di un'arancia
acqua.
.Preparazione
Mescolare l'olio con il miele e sbattere poi
energicamente in una mezza tazza d'acqua.
Versare poi in una terrina e mescolare la
buccia d'arancia grattugiata, i semi di sesa-
bollettino aimpa
mo precedentemente lavati e tostati, l'uvetta lavata. Aggiungere poco alla volta la farina, in modo da ottenere una pasta abbastanza morbida, ma non molle. Oliare quindi una teglia da forno e versarvi la pasta
dello spessore di circa due centimetri, oppure usare la carta da forno, mettendo poi
in forno caldo e lasciando cuocere per venti
minuti finchè diventi dorato. Togliere dal
forno e lasciare
raffreddare. Tagliare poi a quadratini di circa 3
per 3 cm e rimettere in forno
per qualche minuto, in modo
da renderli croccanti.
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