Gianni Rivera - Grigi Club Oviglio "Gino Armano"

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Gianni Rivera - Grigi Club Oviglio "Gino Armano"
Gianni Rivera
Giovanni Rivera detto Gianni (Alessandria, 18 agosto 1943) è un politico ed ex calciatore italiano di ruolo
mezzala e centrocampista, campione europeo nel 1968
e vice-campione mondiale nel 1970 con la Nazionale
italiana.
«Piedi da artista, inventiva da grande regista e senso del
gol fanno di Rivera uno dei giganti di ogni epoca del calcio
mondiale» (Carlo Felice Chiesa)[1] . Primo Pallone d'oro
italiano nel 1969[2] , occupa la 20ª posizione, primo degli italiani, nella speciale classifica dei migliori calciatori
del XX secolo pubblicata dalla IFFHS ed è considerato uno dei migliori giocatori italiani di sempre e uno dei
più grandi numeri 10 della storia del calcio[3] . Nel 2004
è stato inserito nel FIFA 100, una lista dei 125 più grandi giocatori viventi, selezionata da Pelé e dalla FIFA in
occasione del centenario della federazione, e nel 2013 è
entrato a far parte della Hall of Fame del calcio italiano[4] . Dal 1987 è attivo in campo politico e ha ricoperto
vari incarichi parlamentari e governativi[5] .
È il 10º calciatore più presente e il 41º più prolifico (primo tra i centrocampisti) in Serie A, campionato nel quale
esordì a quindici anni con la maglia dell'Alessandria; col
Milan, nel quale militò per diciannove stagioni (dodici
da capitano)[5] , fu tre volte campione italiano, due volte L'esordiente Rivera con la maglia dell'Alessandria, nella stagione
europeo e una volta intercontinentale[6] .
1959-1960
1
Biografia
1969.
Nacque a Valle San Bartolomeo, sobborgo di Alessandria
dove i genitori, il ferroviere Teresio e la casalinga Edera
Arobba, si erano temporaneamente trasferiti per sfuggire
al pericolo di bombardamenti sul centro cittadino; ha un
fratello minore, Mauro[7] . Crebbe nella centrale via Pastrengo e tirò i primi calci all'Oratorio Don Bosco. Conseguì la licenza media e s’iscrisse alle scuole tecniche, abbandonandole poi a 16 anni[8] . Fu il padre a presentarlo,
nel 1956, a Giuseppe Cornara, preparatore delle giovanili
dell'Alessandria[9] .
Descritto «Di bell'aspetto e intelligente»[11] , «pacato e ironico»[12] , era molto popolare tra i tifosi, ed è ricordato anche per aver sollevato, in diversi momenti della sua carriera, polemiche contro la stampa, la Federazione, la classe
arbitrale e vari dirigenti del Milan, condizionando anche
le politiche societarie di quest'ultimo club negli anni Settanta. Nel 1968 fu tra i soci fondatori dell'Associazione
Italiana Calciatori[13] . Scrisse due libri autobiografici con
la collaborazione del giornalista Oreste Del Buono, Un
tocco in più (Rizzoli, 1966) e Dalla Corea al Quirinale
(Rizzoli, 1968)[14] .
Debuttò in Serie A non ancora sedicenne, per passare poi
al Milan nel 1960. Coi rossoneri visse il resto della sua
carriera. In rossonero vinse tre scudetti, quattro Coppe
Italia, due Coppe dei Campioni, due Coppe delle Coppe
ed un'Intercontinentale[6] . Giocò anche con la Nazionale
italiana, con la quale ebbe un rapporto più tormentato; fu
Campione d'Europa nel 1968 e secondo ai Mondali del
1970[10] . Fu il primo calciatore italiano, con l'eccezione
dell'oriundo Omar Sívori, a vincere il Pallone d'oro, nel
Già durante l'attività agonistica gestì un'agenzia di
assicurazioni[14] , per poi aprire negli anni ottanta anche
una ditta di abbigliamento sportivo che portava il suo
nome[15] . Dopo il ritiro è stato vicepresidente del Milan fino al 1986[15] ; successivamente è stato deputato
per quattro legislature e sottosegretario alla Difesa[16] .
Dal 2010 collabora col settore tecnico della FIGC. Nel
2012 ha partecipato all'ottava edizione del programma
televisivo di Rai 1 Ballando con le stelle[17] .
1
2
3
CARRIERA
Nel 1977 nacque la sua prima figlia, avuta dalla soubrette
Elisabetta Viviani[18] ; ebbe altri due figli, un maschio ed
una femmina, dalla moglie, sposata nel 1987 a Cetona con
benedizione di Padre Eligio, frate francescano noto sin
dai tempi della militanza nel Milan come suo consigliere spirituale[19] e fondatore dell'Associazione Mondo X
per il recupero dei tossicodipendenti, per la quale Rivera
ha svolto compiti di rappresentanza[16] . È Commendatore
all'Ordine al merito della Repubblica italiana[16] .
2
Caratteristiche tecniche
Rivera era un trequartista, un giocatore di fantasia che stava dietro agli attaccanti e aveva il compito di metterli in
azione[20] . «Sta a metà strada tra centrocampo e attacco, scrive Tarozzi - imbecca le punte»[21] ; nel Milan di Rocco
Rivera «stava avanti a rifinire»[22] . In gioventù veniva paragonato a Giuseppe Meazza e a Juan Alberto Schiaffino
e per il fisico minuto, negli anni dell'Alessandria, veniva
soprannominato “Cosino”[23] o “il Signorino”[24] .
Michel Platini, che gli ha conferito il Premio del Presidente UEFA 2011, lo ha definito «uno dei più grandi
assistmen della storia», aggiungendo che «la sua abilità
nel dribbling e nella distribuzione del gioco ha avuto pochi
eguali»[25] . Secondo Carlo Felice Chiesa rivelò sin dagli
esordi «uno stile inarrivabile: il tocco di velluto, il passag- Un giovane Rivera durante i primi anni di militanza nel Milan
gio rasoterra millimetrico, il senso del gol»[26] . Per il Dizionario biografico enciclopedico Baldini & Castoldi «in
campo sfodera un'intelligenza fuori dal comune, sa dove 3 Carriera
piazzare il pallone un attimo prima dei colleghi, incanta
la platea con lanci alle punte lunghissimi e calibrati. Ri- 3.1 Alessandria
battezzato Golden Boy sa come mettere in mostra qualità tecniche straordinarie: la visione completa del gioco, le 3.1.1 Le prime esperienze e l'approdo in Serie A
geometrie, i tocchi leggeri che smarcano i compagni»[10] .
Molti sono gli attestati di stima giunti a Rivera da compagni di squadra, critici e avversari, tra i quali Meazza[27] ,
Silvio Piola[23] , Raimundo Orsi[28] , Giovanni Lodetti[29] ,
Franco Baresi[30] , Pelé[31] e il tecnico dell'Inghilterra Alf
Ramsey, che dopo la sconfitta contro la nazionale italiana del 1973 dichiarò: «Chi sono i quattro giocatori italiani più forti? Rivera, Rivera, Rivera e Rivera»[32] . Alle
critiche di alcuni giornalisti sul fatto che Rivera corresse poco e non si sacrificasse a sufficienza per la squadra,
l'allenatore del Milan Nereo Rocco, suo mentore e grande estimatore, rispose: «non corre tanto, ma se io voglio
avere il gioco, la fantasia, dal primo minuto al novantesimo l'arte di capovolgere una situazione, tutto questo me lo
può dare solo Rivera con i suoi lampi. Non vorrei esagerare, perché in fondo è soltanto football, ma Rivera in tutto
questo è un genio»[29] : Rocco fu importante per la maturazione di Rivera, al punto che il calciatore arrivò a definirlo un «secondo padre» e ne portò il feretro ai funerali,
nel 1979[18] .
Con le giovanili dell'Alessandria partecipò al torneo Federati, mettendosi in mostra ed impressionando Silvio
Piola che, recatosi a vedere una sua partita dichiarò: «alla
sua età, le cose che sa fare lui nemmeno le sognavo»[23] .
L'allenatore della prima squadra Franco Pedroni decise
così di testarlo, schierandolo tra i titolari in un'amichevole
contro la formazione svedese dell'AIK, nell'aprile 1958,
a quattordici anni; superò la prova, segnando anche una
rete[33] , e nella stagione successiva entrò in prima squadra. Martedì 2 giugno 1959 debuttò in A, in AlessandriaInternazionale 1-1[23] : per poterlo schierare la società grigia aveva dovuto richiedere un'autorizzazione alla Federazione, poiché non ancora sedicenne[34] . La prestazione
fu considerata sufficiente da Tuttosport: «nei confronti del
coriaceo Invernizzi ha fatto parecchio, ed è riuscito a farsi ammirare per la finezza della sua tecnica, la precisione
dei passaggi in profondità, la prontezza di tiro»[35] . È sia
il secondo calciatore debuttante, sia il secondo marcatore più giovane in Serie A (la prima rete risale al 25 otto-
3.2
Milan
3
bre 1959, in Alessandria-Sampdoria 2-2)[36] ; i due record
appartengono ad Amedeo Amadei[37][38] .
Rivera, a destra, assieme a Juan Alberto Schiaffino, nel 1959
L'Alessandria nella stagione 1959-1960; Rivera è in piedi, il
quarto da sinistra
cato nell'Alessandria che stava per retrocedere e poi avevo
giocato alle Olimpiadi: ero così stanco, così stanco, e caFu sempre Pedroni, ex calciatore del Milan, a segnalarlo scavo per niente. Così i giornalisti scrivevano che ero un
ero buono soltanto da mettere in giardino, ed
tempestivamente a Viani, che gli fece sostenere un positi- bluff, e che[8]
io
soffrivo»
.
[21]
vo provino con Schiaffino a Linate . Nello stesso periodo Benito Lorenzi, ex calciatore dell'Internazionale, lo indicò ai dirigenti nerazzurri[21] , ma Rivera era ormai destinato ai rossoneri, che ne acquisirono la comproprietà nel
1959 lasciandolo ancora una stagione ad Alessandria[39] ;
il presidente Andrea Rizzoli dichiarò: «Ho speso un sacco
di soldi per acquistare un ragazzino di cui sconosco persino il nome»[32] . Il fatto che la Juventus l'avesse rifiutato poiché troppo esile, riportato da diverse fonti, è stato smentito dallo stesso calciatore nel 2013[12] . La squadra grigia retrocesse in B, nonostante le sei reti di Rivera, che gli valsero la convocazione per le Olimpiadi
del 1960 e il Premio De Martino come miglior giova- La rosa del Milan nella foto celebrativa per la vittoria dello
ne del campionato[18] . In giugno fu sancito il suo pas- scudetto 1961-1962: Rivera è in terza fila, al centro
saggio al Milan per 130 milioni di lire più Migliavacca
e il prestito di Sergio Bettini, cifra considerevole per Nel 1961 Viani fu promosso direttore tecnico, mentre la
un giovane[1] . Giocò la sua ultima gara in maglia gri- carica di allenatore andò a Nereo Rocco; questi, restio
gia il 19 giugno 1960, in Coppa delle Alpi, contro il La ad affidarsi a calciatori giovani[21] , chiese inizialmente
Chaux-de-Fonds[40] .
d'intavolare una trattativa per uno scambio col mediano del Padova Rosa[41] . Disse Rivera: «l'estate precedente
avevo giocato con lui nell'Olimpica a Roma. Voleva che
3.2 Milan
andassi altrove a farmi le ossa, ma quando Viani s’impose
dicendo che proprio non se ne parlava, accettò e cominciò
3.2.1 1960-1963: l'ascesa internazionale
con me un rapporto da adulto, anche se anagraficamente
ero ancora un ragazzo»[42] . Nel campionato 1961-1962
Debuttò in rossonero il 18 settembre 1960, proprio ad Rivera si riscattò e risultò decisivo per la vittoria dello
Alessandria, in una gara di Coppa Italia vinta per 5-3 scudetto; collocato alle spalle degli attaccanti con compicontro la sua ex squadra[6] . La settimana successiva esor- ti di regia, garantì all'ermetica squadra rossonera, adusa
dì in campionato, in Milan-Catania 3-0[18] . Fu schiera- a difendersi «con uno schieramento agile e all'occorrenza
to inizialmente «in un ruolo di ala destra che non gli si massiccio», un efficace e spettacolare gioco offensivo fataddice»[21] ; racconta Tarozzi che l'allenatore Viani, pur to di «serpentine, passaggi al millimetro invenzioni, gol, il
accorgendosi «del fuoriclasse che ha tra le mani, non ne tutto con eleganza di stile e di tocco»[43] ; «in coppia con
sfrutta appieno le doti»[21] , al punto che aumentò un certo Dino Sani costituì un ideale trampolino di lancio per José
scetticismo sul suo conto, malgrado le sei reti segnate (la Altafini»[44] . A lanciarlo a livello internazionale furono
prima a Torino, contro la Juventus campione) e il secon- le prime convocazioni nella Nazionale maggiore, datate
do posto finale[21] . Riguardo quel primo periodo Rivera 1962, e la vittoria del Milan in Coppa dei Campioni nel
dichiarò: «Non avevo ancora diciassette anni, avevo gio- 1963: i rossoneri rimontarono il Benfica andando a rete
4
3
CARRIERA
due volte, in contropiede, su rilanci di Rivera[45] . Al ter- Rivera era accusato dalla critica «di non aver raggiunto,
mine di quell'anno risultò il secondo calciatore più votato con il passare degli anni, una maturità atletica e una comall'elezione del Pallone d'oro 1963, dopo Lev Jašin[46] .
pletezza tecnica quali era lecito attendersi considerando i
suoi notevoli mezzi potenziali» e di «non aver saputo diventare l'uomo guida del Milan ed anzi di aver contribuito
3.2.2 1963-1969: capitano del Milan e Pallone allo sbandamento della squadra rossonera»[44] . Nel 1966d'Oro
1967 indossò per la prima volta la fascia di capitano (in
Coppa Italia contro il Pisa[18] ) e segnò dodici reti, record
personale fino a quel momento.
Nel 1967 divenne presidente il giovane Franco Carraro, che reingaggiò Rocco. Scrisse Ezio De Cesari che,
«mentre tutti suggerivano di togliere Rivera, giocatore di
lusso più che di sostanza, dal vivo della manovra rossonera, Rocco ha invece totalmente responsabilizzato il
capitano rossonero, affidandogli il ruolo e la parte di
unico uomo-guida»[48] . Rivera fu chiamato a sostenere
un attacco formato da Hamrin, Sormani e dal giovane
Pierino Prati, capocannoniere al debutto in A, con cui
trovò un'ottima intesa[49] . Al contempo segnò undici gol
e contribuì in maniera decisiva alla vittoria dello scudetto 1967-1968[49] . La critica ne sottolineò la maturazione
e Annibale Frossi, all'indomani della vittoria del titolo,
scrisse: «Ha offerto il suo apporto determinante sfruttando non solo le sue innate doti offensive, ma anche a centrocampo e in difesa, svolgendo compiti per lui un tempo
innaturali»[50] .
Rivera solleva la Coppa delle Coppe 1967-1968
Dopo la vittoria del 1963, il Milan andò indebolendosi
per la fine della gestione di Rizzoli e per sconvolgimenti tattici comportati anche dal trasferimento di Rocco al
Torino[21] . In autunno i rossoneri persero la Coppa Intercontinentale contro il Santos; Rivera, infortunato, non
prese parte alla sfida decisiva. Nel 1964 partì Sani, e nacquero interrogativi sulla posizione di Rivera in campo;
inizialmente Viani «era convinto» che «potesse sostituire il brasiliano. Gianni invece era di parere contrario e
solo di malavoglia giocava a centrocampo»; fu dunque
spostato all'ala destra, ma nemmeno questa volta «gradì l'iniziativa»[44] . Nel campionato 1964-1965 la squadra perse lo scudetto lasciandosi rimontare sette punti
dall'Inter e, tra il 1965 e il 1967, non andò oltre posizioni di metà classifica; racconta Tarozzi che in questa
situazione Rivera seppe mantenere alti livelli: «anche nei
momenti di sbandamento, anzi soprattutto in quei periodi
difficili, diventa sempre più un uomo simbolo per il Milan, una specie di uomo della Provvidenza»[47] . Allo stesso
tempo, anche in virtù delle vicende relative alla Nazionale, erano tornate ad alimentarsi voci critiche sul suo conto:
Foto celebrativa all'Arena Civica del Milan con la Coppa dei
Campioni 1969; Rivera è in piedi, il terzo da destra
L'anno successivo fu tra i protagonisti della finale di
Coppa dei Campioni, vinta per 4-1 contro l'Ajax: «due
gol, il secondo e il quarto, sono venuti dal suo inimitabile talento»[51] . Fu l'unico milanista, assieme a Giovanni
Trapattoni, ad aver disputato entrambe le finali del
1963 e del 1969[52] . In ottobre il Milan vinse anche
l'Intercontinentale; Rivera segnò nella gara di ritorno, a
Buenos Aires, ricordata per la violenta condotta dei calciatori dell'Estudiantes[53] . Il 22 dicembre 1969 Rivera,
allora ventiseienne, diventò il primo calciatore italiano a
essere premiato col Pallone d'Oro[2][18] : batté il secondo
classificato, Gigi Riva, per quattro voti[54] . Il presidente
della giuria, il giornalista di France Football Max Urbini, motivò l'assegnazione dichiarando: «il riconoscimento premia il talento calcistico allo stato puro. Rivera è un
grande artista che onora il football»[55] .
3.2
3.2.3
Milan
5
1970-1975: i secondi posti e il primo addio al 3.2.4 1975-1979: l'ultimo titolo e il ritiro definitivo
calcio
Gli anni successivi furono più turbolenti: alla controversa
esperienza dei mondiali messicani del 1970 seguirono tre
secondi posti in campionato. Nel marzo del 1972 pesanti
insinuazioni sul selezionatore arbitrale Giulio Campanati costarono a Rivera tre mesi e mezzo di squalifica[18] ;
nel 1973, campionato ricordato come quello della «fatal
Verona» per la sconfitta allo Stadio Bentegodi che costò ai
rossoneri il titolo, si ripeté attaccando in aprile, dopo una
gara contro la Lazio, l'arbitro Lo Bello[18] . In quella stessa
stagione il Milan vinse comunque la Coppa delle Coppe
e la Coppa Italia. Rivera si laureò capocannoniere con 17
reti assieme ai centravanti Pulici e Savoldi: era dalla stagione 1946-1947, quando aveva primeggiato Valentino
Mazzola, che un centrocampista non conquistava quel
particolare merito[56] .
L'allontanamento di Buticchi ebbe conseguenze sulla stabilità della società, che vide succedersi diversi presidenti
e progetti sportivi non riusciti; il Milan arrivò a rischiare
la retrocessione in Serie B nel 1976-1977, quando il giovane allenatore Giuseppe Marchioro tentò d'introdurre il
4-4-2 e la difesa a zona[59] . Rivera andò a far parte con
Fabio Capello di un difettoso centrocampo centrale: rileva Carlo F. Chiesa che i due, già ultratrentenni e poco
rapidi, venivano facilmente sopraffatti dagli avversari[59] .
Al termine della stagione Rivera poté comunque alzare
la sua terza Coppa Italia, vinta dopo un derby[18] e col
subentrato Rocco ancora una volta in panchina[59] .
Trentaseienne, Rivera, pur fiaccato da «acciacchi di ogni
genere»[28] , partecipò alla vittoria del decimo scudetto
milanista, nella stagione 1978-1979; l'allenatore Nils Liedholm lo riportò sulla trequarti, alternandolo forzatamente con Roberto Antonelli a causa di un infortunio che lo
tenne lontano dai campi da gioco per quasi metà campionato. Il titolo fu vinto inaspettatamente, «contro le previsioni generali e non disponendo di mezzi tecnici superiori»[60] ; dichiarò Rivera: «Potevano vincerlo il Torino o il
Perugia, quel campionato. Non avevamo una grandissima
squadra, ma un gruppo di giocatori continuo. Vincemmo
senza centravanti»[61] . Rivera celebrò le 500 presenze in
Serie A col Milan nel giorno della partita decisiva, contro il Bologna, e contribuì con un numero considerevole
di assist [62] : l'intesa con Aldo Maldera, che era solito inserirsi in attacco, aveva garantito a quest'ultimo diciassette
gol in due anni, cifra notevole per un terzino[63] .
Rivera solleva il Pallone d'Oro, vinto nel 1969
A partire dalla stagione 1973-1974 s’incrinò il rapporto con il presidente del Milan Albino Buticchi:
l'allontanamento di Rocco, avvenuto nel corso del girone di ritorno, lasciò Rivera «sconvolto»[57] . La situazione
si aggravò l'anno seguente, quando il giocatore si ribellò
al proprietario, che aveva espresso il desiderio di cederlo al Torino in cambio di Claudio Sala[18] , ed entrò in
conflitto col nuovo allenatore Gustavo Giagnoni[58] . Nel
maggio 1975 Rivera arrivò ad annunciare il proprio ritiro dall'attività agonistica e poi addirittura a rilevare la società nel settembre successivo per interposta persona[18] .
Con Rocco nuovamente in panchina e una proprietà a
lui congeniale, ritornò al calcio giocato nel novembre
1975[18] .
Il Milan Campione d'Italia 1978-1979. Per Rivera, in piedi e al
centro, fu l'ultima stagione prima dell'addio al calcio giocato
Al termine di quella stagione, e dopo una breve tournée
sudamericana[28] , durante la quale Rivera subì le uniche
due espulsioni della sua carriera, optò per il ritiro, annunciato in conferenza stampa il 20 giugno 1979: «non
mi reggevano più le gambe e non volevo finire in ginocchio nel corso di una qualsiasi partita»[64] ; l'ultima partita
ufficiale disputata risulta Lazio-Milan 1-1 del 13 maggio
1979, sua 501ª presenza in Serie A.
6
3.3
3
CARRIERA
Nazionale
Rivera debuttò con la maglia della Nazionale giovanile il
9 marzo 1960, in una gara amichevole contro la Svizzera;
la partita, che anticipava di pochi mesi le Olimpiadi di
Roma, terminò 4-1. Rivera impressionò favorevolmente
e segnò due reti, come l'altro esordiente Bulgarelli[65] .
Disputò altre otto partite (tra cui quelle olimpiche) e ancora un'altra nella formazione B[66] prima di debuttare ufficialmente con la Nazionale il 13 maggio 1962, a 18 anni, Rivera ricevuto dal Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat
in una gara amichevole contro il Belgio, vinta a Bruxelles in occasione della vittoria al campionato europeo nel 1968 coi
per 3-1[66] . Collezionò in totale 60 presenze[66] , quattro compagni di squadra Prati, Riva ed Anastasi
delle quali da capitano[67] .
Il suo rapporto con la Nazionale fu turbolento; ai
Mondiali del 1962 disputò solamente la partita inaugurale
contro la Germania Ovest[61] . Con l'avvento di Edmondo
Fabbri come commissario unico e la messa in disparte degli oriundi giocò con più regolarità, «quasi ininterrottamente», «nei ruoli di mezzala, prevalentemente sinistra»[44] ; per Enzo Sasso «fornì il suo capolavoro a Milano contro il Brasile [12 maggio 1963]» ed ebbe «una prodigiosa impennata a Roma contro la Polonia, subito soffocata da una ventata di violentissime polemiche culminate nel dualismo con Corso e nella brutta partita di Parigi
[19 marzo 1966]»[44] . Dopo la partita con la Polonia si
era «ribellato al catenaccio» con «dichiarazioni vivaci e
violente» che per la stampa «deliberatamente costrinsero Fabbri a schierarsi contro quel modulo di gioco»[44] ;
ai Mondiali del 1966 la Nazionale incappò nella storica
sconfitta contro la Corea del Nord e, rientrando marginalmente nelle tattiche impostate dal successore di Fabbri,
Ferruccio Valcareggi, giocò con meno regolarità: infortunato, non disputò la finale del vittorioso Campionato
Europeo del 1968[61] .
Al 1970 risale un celebre dualismo con Sandro Mazzola, che condizionò il percorso della spedizione azzurra ai
Mondiali di quell'anno e che culminò nel suo tardivo ingresso in finale, giunto a sei minuti dal termine quando il
risultato era ormai favorevole al Brasile[27][61] . Rivera era
stato peraltro uno dei protagonisti della storica semifinale contro la Germania Ovest, terminata ai tempi supplementari e ricordata dai media come extquotedblPartita
del secolo extquotedbl: responsabile del gol del 3-3 tedesco per non aver coperto adeguatamente il palo, segnò
dopo appena 66” il definitivo 4-3 dopo una veloce azione
corale[27] . Dell'errore sul 3-3 ricordò: «Potevo prenderla
solo con le mani, è vietato, ho provato con le anche, è andata male, è stato un contropiede involontario, poi sono
ripartito per un contropiede volontario e ho segnato»[12] .
Il 14 novembre 1973 Rivera prese parte alla prima vittoria degli azzurri in casa dell'Inghilterra; l'anno successivo disputò la sua ultima gara in Nazionale, ai Mondiali del 1974, contro l'Argentina, venendo nuovamente escluso da Valcareggi nello scontro poi decisivo per
l'eliminazione contro la Polonia[68] .
3.4 Controversie
3.4.1 Il rapporto con la stampa
Lo storico inglese John Foot ha scritto che Rivera «non
fu mai universalmente amato, e fu oggetto di una delle
campagne giornalistiche a sfavore più intense nella storia dello sport»[69] ; dopo la consegna del Pallone d'Oro lo
stesso calciatore commentò: «evidentemente i giornalisti
francesi non leggono certi giornali italiani»[70] . Nel 1972,
in un'intervista alla Stampa dichiarò: «ogni partita per me
è un esame, sono quindici anni che continuo a sostenere
esami, e sono piuttosto stufo: non mi promuovono mai del
tutto, c'è sempre chi ha delle riserve»[71] .
Angelo Rovelli ricordò che Rivera «per genuina inclinazione si dichiaravo ostile al calcio difensivo in tempi che
ancora onoravano il catenaccio»[41] , un modulo di gioco
che «lo avrebbe sacrificato all'ala destra o magari a centrocampo», dove aveva spesso mostrato i suoi limiti»[44] .
Anche per questo polemizzò platealmente, nel 1965, dopo una partita dell'Italia, con il difensore Armando Picchi[18] ; attorno a lui si divise perciò la critica. Detrattore del suo stile fu Gianni Brera che, scettico sul suo
conto sin dalla militanza nell'Alessandria[72] , gli attribuì
l'ironico soprannome di origine letteraria di “Abatino”,
inserendolo in una categoria di centrocampisti «molto
dotati sul piano stilistico per quanto deficitari di qualità
agonistico-atletiche»[27][73] e che scrisse: «Penso che Rivera sia un grandissimo stilista, molto intelligente e, come tale, in grado sempre di intuire quale sia la situazione
migliore per sé. Non sa correre, non è un podista, altrimenti sarebbe un grandissimo interno. Invece lui per me
è un mezzo grande giocatore»[24] . Secondo Foot, peraltro, «furono in molti ad attribuire la disfatta contro la Corea al Golden Boy» e Brera accusò «in sostanza Rivera
per l'eliminazione dell'Italia, non tanto per le prestazioni
del milanista, quanto per la sua influenza sul tipo di gioco
adottato dagli azzurri» e dal commissario tecnico Fabbri
per andare incontro alle sue esigenze[74] ; è comunque lo
stesso storico a precisare che i giudizi del giornalista «venivano enfatizzati per vendere più copie» dei quotidiani e
che lo stesso in un'occasione dichiarò: «io fingo di mal-
3.4
Controversie
trattare coloro per i quali stravedo»[75] . Tra i suoi difensori vi fu Enzo Sasso, che sul Corriere dello Sport scrisse
«si pretende da lui il massimo e quello che si perdona ad
un Corso o ad un Bulgarelli non si perdona a Rivera; non
gli si perdona niente, ecco la verità. Si fruga nella sua vita
privata, lo si fa apparire come un piantagrane, si specula
sulla sua non elevata prestanza fisica. In poche parole si
fa l'impossibile per distruggerlo moralmente»[44] .
In più occasioni Rivera denunciò le ingerenze della stampa nelle vicende della Nazionale azzurra. Spiegò nel
2003: «il mio rapporto con la Nazionale è stato abbastanza complicato [perché] quando giocavo io la Federazione
seguiva una linea politica imposta dai giornali più influenti
[...]. La formazione della Nazionale era fatta da una “cupola” giornalistica che aveva a capo Gualtiero Zanetti, il
direttore della Gazzetta dello Sport»[76] ; «il Milan allora non aveva peso politico, non aveva rapporti con questa
struttura»[27] ; «queste ingerenze mi sono sempre sembrate
fuori luogo e non l'ho mai nascosto. Ma Zanetti era un vero
“Federale”, e uso il termine come si usava nel Ventennio:
diciamo che non gradiva il dissenso. E me l'ha fatta pagare
finché ha potuto». Questa tensione tra Rivera e la stampa
raggiunse l'apice durante i Mondiali del 1970[76] .
7
In occasione dei Mondiali messicani del 1970, la critica tornò a dividersi su Rivera; si espresse Brera: «Come
l'effigie di Garibaldi non basta a vincere le battaglie, così impostare la squadra sui beniamini delle mamme non
basta a vincere le partite»[62] . Ha scritto Carlo Caliceti
che «per i difensivisti la Nazionale non poteva prescindere dal lavoro di cucitura di Sandro Mazzola» tra difesa
e attacco[77] ; di quest'idea era, secondo Rivera, anche il
capodelegazione FIGC Walter Mandelli, il quale avrebbe fatto pressioni sul commissario tecnico Valcareggi per
non schierare il milanista tra i titolari[76] . Escluso il suo
gregario Lodetti dai convocati[78] e compreso che avrebbe
saltato la prima partita contro la Svezia, Rivera ricevette i giornalisti e si sfogò. «Può darsi mi abbiano messo
apposta in questa condizione, - dichiarò - non facendomi
giocare fra i titolari nella partita di mercoledì per provocarmi, per farmi parlare e giustificare la mia esclusione
con i motivi disciplinari. Ma non è questo il modo di agire, preferisco che le cose mi vengano dette in faccia»[79] .
La circostanza secondo cui sia stato convinto da Rocco
e da Artemio Franchi, chiamati in Messico a mediare, a
non abbandonare il ritiro[77] è stata smentita dallo stesso
Rivera: «Vi era il pericolo che potessero loro mandarmi
via, che è un'altra cosa. Ma io non avevo mai pensato di
chiedere di tornare in Italia»[80] .
I Mondiali del 1970 e la “staffetta” con Poiché indisposto, non partì tra i titolari neppure nelle
successive due gare contro Uruguay ed Israele[77] , termiMazzola
nate 0-0. La sterilità offensiva indusse finalmente Valcareggi a tentare la cosiddetta “staffetta”, le cui motivazioni tattiche sono state spiegate da Mario Sconcerti: «Valcareggi ha dieci ruoli rigidamente assegnati, dieci titolari
inamovibili più due fuoriclasse per un unico ruolo. Sandro
Mazzola e Gianni Rivera sono diversi e simili, uno più offensivo, l'altro più rotondo, più giocatore, ma [...] pesano
sulla squadra come terzi attaccanti. Non solo la loro presenza va coperta a centrocampo, ma è impossibile possano
giocare insieme. [...Valcareggi] sceglie la staffetta, fa giocare un tempo a Mazzola e uno a Rivera. [...] Avere due
giocatori del genere che si interscambiano crea sul campo
problemi agli avversari. È una soluzione storta, ma regge»[81] . Anche i calciatori finirono per dividersi: il blocco
difensivo, composto peraltro da calciatori dell'Inter, premeva per Mazzola che gli garantiva un lavoro meno gravoso in copertura, gli attaccanti Riva e Boninsegna per il
milanista, migliore in rifinitura[77][82] . Poiché la semifinale contro la Germania Ovest aveva «mostrato che la presenza di Rivera allungava pericolosamente la squadra»,
Valcareggi optò per Mazzola in finale, annullando la staffetta e inserendo Rivera all'84’, al posto dell'attaccante
Boninsegna, a gara ormai compromessa; il commissario tecnico tentò di giustificarsi: «Ho rinviato di minuto
in minuto l'inserimento di Rivera perché avevo non solo Bertini con un leggero stiramento inguinale, ma anche
Cera che stava male, e mi sembrava mancasse più tempo
alla fine»[77] . Da questo, per Foot, «derivò l'ostile accoRivera in maglia azzurra, negli anni settanta, assieme a Sandro glienza tributata alla squadra» al ritorno in Patria, «con
Mazzola, con cui diede vita alla famosa “staffetta” voluta dal molti tifosi che esposero striscioni con la scritta: “Viva
commissario tecnico Ferruccio Valcareggi
Rivera”»[11] .
3.4.2
8
3.4.3
4 DOPO IL RITIRO
Le polemiche con la classe arbitrale
Il 12 marzo 1972, all'86’ di Cagliari-Milan, il rossonero Anquilletti intercettò in area con un braccio un tentativo di pallonetto di Riva; l'arbitro Michelotti giudicò l'intervento volontario e concesse ai sardi un calcio
di rigore che fissò il risultato sul 2-1[83] . Dopo la partita Rivera attaccò platealmente la classe arbitrale, contestando l'arbitraggio, chiamando in causa il presidente
dell'Associazione Italiana Arbitri Campanati («La logica
è che dovevamo perdere il campionato. Finché dura Campanati, non c'è niente da fare, scudetti non ne vinciamo
[...], è il terzo campionato che ci fregano in questo modo»)
e criticando la scelta di aver premiato, prima di JuventusMilan del 20 febbraio, Concetto Lo Bello per aver raggiunto la cifra di 300 gare dirette in A («A Torino hanno
premiato l'arbitro prima che iniziasse la partita, hanno fatto la festa»)[84] . Contestò anche il comportamento dello
stesso Lo Bello, che durante un'intervista televisiva aveva ammesso di aver sbagliato non assegnando, in quella
stessa gara, un rigore al Milan («ci hanno preso in giro a
metà con l'autocritica di Lo Bello»)[85] .
3.4.4 I dissidi con Buticchi e l'acquisto del Milan
Nel 1975 Rivera entrò in conflitto col presidente del Milan Albino Buticchi: «Avevamo un ottimo rapporto personale, facevamo addirittura le vacanze assieme. Poi non so
che cosa sia accaduto. Ha trovato un allenatore [Gustavo
Giagnoni] convinto che io fossi arrivato al capolinea e si
è fatto condizionare. Io ho opposto resistenza perché non
mi aspettavo una cosa del genere e poi tutto è stato gestito
male. Era comunque evidente la volontà di cedermi»[87] .
In effetti Buticchi tentò di cedere Rivera alla Fiorentina
per Giancarlo Antognoni, e dichiarò al Corriere della Sera
il 19 aprile 1975 che se avesse potuto lo avrebbe scambiato «volentieri con Claudio Sala del Torino»[90] . Rivera
non si presentò agli allenamenti, Giagnoni lo mise fuori squadra e il capitano milanista annunciò il ritiro, per
poi convincere l'imprenditore siderurgico Vittorio Duina
a rilevare la società per lui[91] . Le pressioni della tifoseria
milanista, schierata dalla parte del calciatore, spinsero infine Buticchi a cedere la società al termine dell'estate[92] ;
la conseguenza principale di questi eventi, secondo Sergio Taccone, fu un «regresso dirigenziale rossonero»: «per
molti conoscitori di vicende rossonere fu l'inizio di una lunNei giorni successivi alle dichiarazioni, Rivera tentò una ga crisi societaria che avrebbe portato la squadra, dopo la
«marcia indietro»: «il giocatore del Milan ha smussato la conquista della stella, alla doppia discesa nel purgatorio
durezza delle proprie accuse precisando di non aver voluto della cadetteria»[93] .
tacciare di disonestà gli arbitri, ma di avere voluto soltanto denunciare l'incapacità» di Campanati e Michelotti[86] .
Scattò comunque un'inchiesta da parte della Commissione Disciplinare della FIGC, che in aprile squalificò il cal- 4 Dopo il ritiro
ciatore fino al 30 giugno 1972[85] . Nel 2013 Rivera dichiarò dell'episodio: «Avvertivamo ostilità nei nostri con- 4.1 Carriera dirigenziale
fronti. E visto che i dirigenti non intervenivano, a Cagliari
fui io a uscire allo scoperto. Sbagliando, perché per lan- 4.1.1 Milan
ciare delle accuse devi avere le prove»[87] . Nel 1973 Rivera subì una squalifica di quattro giornate (poi ridotte
Lo stesso giorno del ritiro di Rivera da calciatore, il
a due)[88] per aver nuovamente criticato con «espressiopresidente del Milan Felice Colombo ne annunciò la
ni lesive» l'operato di Lo Bello dopo una gara contro la
nomina a vice presidente, ruolo che mantenne fino al
[89]
Lazio . Malgrado questi contrasti con i direttori di ga1987. Il periodo non fu fortunato per il club rossonera, Rivera non è mai stato espulso, nel corso di tutta la sua
ro, poiché già a partire dall'addio di Buticchi si era[18]
carriera, in gare di campionato .
no succedute «gestioni all'insegna del pressapochismo
e dell'improvvisazione»[93] , secondo le parole di Sergio
Taccone; i risultati ottenuti da Rivera nel ruolo di vice
presidente sono perciò considerati «di gran lunga inferiori
rispetto a quelli ottenuti da calciatore»[94] .
Il Milan 1974-1975, Rivera è in seconda fila, il primo da sinistra
Nel campionato 1979-1980 il Milan, prematuramente
eliminato dalla Coppa dei Campioni, non andò oltre il terzo posto; inoltre, allo scoppio dello scandalo denominato
extquotedblTotonero extquotedbl, il presidente Colombo
rimase coinvolto in prima persona e la squadra rossonera fu retrocessa per la prima volta in Serie B per giudizio
sportivo[95] . Al ritorno in A, nel 1981, con Rivera formalmente al comando per l'inibizione del proprietario, seguì
un'inopinata retrocessione sul campo.
Rivera mantenne la vicepresidenza con l'arrivo di
Giuseppe Farina, nel 1982; la squadra risalì in Serie A,
ma finì in dissesto economico e venne rilevata da Silvio
4.3
Altre controversie
Berlusconi, suo futuro avversario politico, nel 1986, ad
un passo dal fallimento. L'ex capitano rossonero rimase
in società ancora per un breve periodo, per poi lasciare irrevocabilmente la carica a ventisei anni dall'arrivo al
Milan: «Volevo essere parte integrante della società a cui
avevo dedicato quasi tutta la mia carriera. Quando atterrò Berlusconi, mi fecero capire che per me non c'era più
spazio, e cambiai mestiere»[76] .
4.1.2
FIGC
9
Tabacci[102] ; il risultato del partito in Emilia-Romagna e
Friuli-Venezia Giulia non gli ha consentito di ottenere un
seggio all'assemblea di Palazzo Madama.
4.3 Altre controversie
Così come Antonio Cabrini e Antonio Di Natale, non ha
condiviso un appello al coming out dei calciatori gay lanciato nel 2012 dal commissario tecnico dell'Italia Cesare
Prandelli, affermando al settimanale Chi: «ognuno si organizza la vita come vuole, ma non sapevo neanche che
nel mondo del calcio ci fossero dei gay, è una novità assoluta per me. Se c'erano giocatori gay ai miei tempi e non lo
dicevano, potrebbero fare la stessa cosa adesso. Non capisco a cosa possa servire dirlo in giro, mica gli eterosessuali
lo vanno a dire in pubblico»[103] .
Nel 2010 fu chiamato dal presidente Giancarlo Abete come presidente del Settore Giovanile e Scolastico della FIGC; successe all'ex compagno di squadra Massimo Giacomini[96] . In questo ruolo introdusse l'autoarbitraggio
nelle partite dei Pulcini[97] , con l'«idea di insegnare già
ai bambini il rispetto delle regole»[12] . Nel 2013 passò alla
Nel novembre 2012, intervenendo al convegno Il calcio
guida del Settore Tecnico di Coverciano[98] .
tra regole, lealtà sportiva ed interessi (criminali?), l'ex capitano del Napoli Antonio Juliano dichiarò che, prima di
Napoli-Milan del campionato 1977-1978, ultima giorna4.2 Carriera politica
ta, si accordò con Rivera affinché la partita terminasse
in parità, risultato che avrebbe garantito ad entrambe le
Nel 1987 Rivera ricevette la proposta, da parte di
squadre la qualificazione alla Coppa UEFA; la gara termiGiovanni Goria e di Bruno Tabacci, di candidarsi alnò 1-1. Rivera dichiarò successivamente di non ricordare
la Camera dei Deputati per le elezioni politiche di
l'episodio specifico[104] .
[27]
quell'anno, nelle file della Democrazia Cristiana . Risultò eletto per la circoscrizione Milano-Pavia, venendo
riconfermato nella successiva tornata elettorale (1992).
Fu rieletto ancora nel 1994 nella lista del Patto Segni (cui 5 Statistiche
aveva aderito dopo lo scioglimento della DC) in Puglia,
e nel 1996 per la lista uninominale dell'Ulivo nel collegio 5.1 Presenze e reti nei club
Novi-Tortona[16][99] .
[105]
Nel corso della legislatura aveva lasciato il movimento Fonte: MagliaRossonera.it
di Segni dapprima per Rinnovamento Italiano e poi per i
Democratici di Romano Prodi, coi quali confluì in seguito nella Margherita. Fu Sottosegretario alla Difesa per i 5.2 Cronologia presenze e reti in nazionale
governi Prodi I, D'Alema I e II ed Amato II[16] .
Nel 2001 fu candidato nel collegio di Milano 1, avendo 6 Palmarès
come avversario il leader del centro-destra e presidente del Milan Silvio Berlusconi[100] , non risultando elet- 6.1 Club
to: accettò dunque la proposta di consigliere per le politiche sportive del Comune di Roma. Nel 2005 suben- 6.1.1 Competizioni nazionali
trò a Mercedes Bresso, eletta presidente della Regione
Piemonte, come deputato del Parlamento europeo, cui
• Campionato italiano: 3
era stato candidato alle elezioni del 2004 per la lista di
Uniti nell'Ulivo ricevendo in Nord-Ovest 45 000 prefeMilan: 1961-1962, 1967-1968, 1978-1979
renze. Fece parte del gruppo dei Non Iscritti, per aderire
poi nel 2008 al movimento politico centrista della Rosa
• Coppa Italia: 4
per l'Italia[16][99] .
In occasione delle elezioni amministrative del 2011 sostenne a Milano il candidato sindaco di centro-destra
Letizia Moratti, presentandosi come capolista della lista “Unione Italiana-Librandi”, ottenendo tuttavia solo 20
preferenze[101] .
Nel 2013 si è candidato infine alle elezioni politiche
per il Senato nelle liste del Centro Democratico di
Milan: 1966-1967, 1971-1972, 1972-1973,
1976-1977
6.1.2 Competizioni internazionali
• Coppa dei Campioni: 2
10
7
NOTE
1969
• Capocannoniere della Serie A italiana: 1
1972-1973
• Capocannoniere della Coppa Italia: 2
Coppa Italia 1966-1967 (7 gol)
Coppa Italia 1970-1971 (7 gol)
• Inserito nel FIFA 100
• Inserito nelle “Leggende del calcio” del Golden Foot
(2003)
• Inserito nella Hall of Fame del calcio italiano nella
categoria Veterano italiano (2013)
7 Note
[1] Carlo F. Chiesa, Milan Story. L'avventura tricolore da
Kiplin a Sheva, da Calcio 2000, giugno 2004, p. 41
[2] L'italo-argentino Omar Sívori era stato in precedenza premiato col Pallone d'oro come “italiano” nell'edizione del
1961, in un'epoca in cui il riconoscimento era ancora riservato ai soli giocatori “europei”, grazie al suo status di
oriundo.
Gianni Rivera con la Coppa Italia 1976-1977
Milan: 1962-1963, 1968-1969
• Coppa delle Coppe: 2
Milan: 1967-1968, 1972-1973
• Coppa Intercontinentale: 1
Milan: 1969
6.2
Nazionale
• Campionato d'Europa: 1
1968
6.3
Individuale
• Pallone d'oro: 1
[3] Baggio, Sacchi e Rivera: Figc ufficializza le nomine, Corriere dello Sport, 4 agosto 2010. URL consultato il 9
dicembre 2010.
[4] Hall of Fame del calcio italiano, Vivoazzurro.it. URL
consultato il 17 gennaio 2014.
[5] Gianni Rivera, il Golden Boy del calcio italiano,
Sport.panorama.it, 18 agosto 2013. URL consultato il 9
settembre 2013.
[6] Hall of Fame: Gianni Rivera, Acmilan.com. URL
consultato il 6 settembre 2013.
[7] Tarozzi, p. 118
[8] Si veda l'intervista rilasciata ad Oriana Fallaci nel
1963, poi pubblicata all'interno del volume Gli antipatici,
Milano, BUR Rizzoli, 2010.
[9] Rivera raccontò la circostanza in un'intervista del 1963
al cronista del Calcio e il Ciclismo Illustrato Rino Icardi.
Citato in: Tarozzi, p. 118.
[10] Sappino, p. 452
[11] Foot, p. 193
[12] Wanda Valli, Rivera e la cultura del rigore: “Mai mi sono
tirato indietro” in Repubblica.it, 28 agosto 2013.
11
[13] Mazzola-Rivera, 'duello' ai 40 anni dell'Aic, Tuttosport.com, 24 novembre 2008. URL consultato il 5
settembre 2013.
[38] Babacar sesto marcatore più giovane di tutti i tempi della
Serie A, fiorentina.it, 23 marzo 2010. URL consultato il 9
settembre 2013.
[14] Silvio Bertoldi, La mezzala Rivera si dà alle lettere, da
«Stampa Sera», 25 novembre 1968, p. 3
[39] Dal protocollo 0082, ratificato dalla FIGC l'8 agosto 1959:
«L'Alessandria U.S. cede all'A.C. Milan la comproprietà
nella misura del 50% del proprio giuocatore Gianni Rivera
(...). Il giuocatore resta comunque in forza all'Alessandria
U.S. per la stagione calcistica 1959-60 (...). L'A.C. Milan
ha il diritto di prelazione». Risulta peraltro che già il 14
maggio 1959 Rivera avesse disputato un'amichevole con la
maglia del Milan, vinta contro i concittadini della Rizzoli
per 5-0.
[15] Nino Sormani, Onorevole Rivera, fuori la verità, da
«Stampa Sera», 18 giugno 1987, p. 22
[16] Gianni Rivera, Senato.it. URL consultato il 9 settembre
2013.
[17] Marida Caterini, Torna Ballando con le stelle, nel cast Bobo Vieri e Gianni Rivera, Panorama.it, 5 gennaio 2012.
URL consultato il 5 settembre 2013.
[18] Franco Bonera, Fausto Fini, Riviviamo i suoi momenti più
belli, da La Gazzetta dello Sport, 21 giugno 1979, p. 5
[19] Dino Martirano, Rivera “riscopre” padre Eligio: lo conosco da 30 anni, Il Corriere della Sera, 20, p. 15. URL
consultato il 6 settembre 2013.
[20] Sconcerti, p. 281-282
[21] Tarozzi, p. 120
[22] Brera, p. 331
[23] Tarozzi, p. 117
[24] Sergio Taccone, Gianni Rivera, La leggenda del Golden Boy, Storiedicalcio.altervista.it, 3 marzo 2013. URL
consultato il 5 settembre 2013.
[25] Gianni Rivera riceve il Premio del Presidente UEFA,
It.uefa.com, 12 marzo 2012. URL consultato l'8 settembre
2013.
[26] Chiesa, Il grande romanzo... quindicesima puntata, p. 78
[27] Giorgio Dell'Arti, Gianni Rivera, Cinquantamila.corriere.it, 5 ottobre 2008. URL consultato l'8
settembre 2010.
[28] Alberto Cerruti, Gianni campione controcorrente, il Milan e l'Italia brindano al mito, da La Gazzetta Sportiva, 18
agosto 2013, p. 22
[29] Taccone, p. 50
[30] Franco Baresi a MC: “La società si muoverà per rinforzare
la squadra e sicuramente lo farà bene”, Ilveromilanista.it,
21 maggio 2013. URL consultato l'8 settembre 2013.
[31] Taccone, p. 48
[32] Taccone, p. 49
[33] Vittorio Pozzo, Facile vittoria dell'Alessandria: 5 a 1, da
La Stampa, 3 aprile 1958, p. 8
[40] Achilli allenatore dell'Alessandria, da Corriere dello Sport,
147 (XLI), 21 giugno 1960, p. 3
[41] Angelo Rovelli, Rivera: vittima e tiranno, sempre un ribelle,
in Sappino, pp. 843-844
[42] Si veda l'intervista rilasciata a Gigi Garanzini e pubblicata
all'interno del volume Nereo Rocco, Milano, Mondadori,
2012.
[43] Chiesa, Il grande romanzo... sedicesima puntata, p. 41
[44] Enzo Sasso, Rivera, un boy cresciuto troppo in fretta, da
Corriere dello Sport, 74 (XLVII), 29 marzo 1966, p. 2
[45] Brera, pp. 330-331.
[46] José Luis Pierrend, European Footballer of the Year
(“Ballon d'Or”) 1963, Rsssf.com, 1º febbraio 2006. URL
consultato il 5 settembre 2013.
[47] Tarozzi, p. 121
[48] Ezio De Cesari, Milan: un modello di organizzazione, da
Corriere dello Sport, 112 (IL), 14 maggio 1968, p. 4
[49] Chiesa, Il grande romanzo... sedicesima puntata, pp. 136143
[50] Antonio Ghirelli, Rivera, Lodetti e Trapattoni sono i superstiti del Milan europeo, da Corriere dello Sport, 79 (IL),
2 aprile 1968, p. 3
[51] Ezio De Cesari, Rosato, Hamrin e Prati gli alfieri del Diavolo, da Corriere dello Sport, 123 (L), 29 maggio 1969, p.
7
[52] Ezio De Cesari, Rivera e Trap, da Wembley a Madrid, da
Corriere dello Sport, 124 (L), 30 maggio 1969, p. 6
[53] Corrado Sannucci, Quella battaglia con l'Estudiantes tra
sputi, botte e Combin in manette, La Repubblica, 12, p. 62.
URL consultato il 6 settembre 2013.
[34] Caligaris, pp. 94-95
[54] José Luis Pierrend, European Footballer of the Year
(“Ballon d'Or”) 1969, Rsssf.com, 22 giugno 2005. URL
consultato il 5 settembre 2013.
[35] L'articolo, a firma di Carlo Balossino, è citato in: Caligaris,
pp. 94-95.
[55] Rivera il miglior calciatore europeo '69, da Corriere della
Sera, 23 dicembre 1969, p. 20
[36] Caligaris, pp. 96-97
[56] Chiesa, Il grande romanzo... ventiduesima puntata, p. 55
[37] Sappino, p. 1049
[57] Chiesa, Il grande romanzo... ventiduesima puntata, p. 61
12
[58] Chiesa, Il grande romanzo... ventitreesima puntata, pp. 9798
[59] Chiesa, Il grande romanzo... ventiquattresima puntata, pp.
35-37
[60] Chiesa, Il grande romanzo... ventiquattresima puntata, pp.
38-39
[61] Tarozzi, p. 122
[62] Francesco Zucchini, 50 anni golden, da L'Unità, 18 agosto
1993, p. 28
[63] Chiesa, Il grande romanzo... ventiquattresima puntata, pp.
44-45
[64] Rivera non gioca più, da La Gazzetta dello Sport, 21 giugno
1979, p. 1
[65] Albino Kumin, Ammirati i preolimpionici azzurri: ItaliaSvizzera dilettanti 4-1, da Corriere dello Sport, 60 (XLI),
10 marzi 1960, pp. 1, 5
[66] Beltrami, p. 581
[67] Beltrami, p. 586
[68] Tarozzi, p. 123
[69] Foot, p. 190
[70] Ezio De Cesari, Rivera «mister Europa», da Corriere dello
Sport, 298 (L), 13 marzo 1972, p. 7
[71] Maurizio Caravella, Rivera: non sono un eroe, da La
Stampa, 22 novembre 1972, p. 17
[72] Dopo Alessandria-Milan (3-1) del 29 settembre 1959
scrisse: «non è centrattacco, non ha né scatto né tiro;
elemento discreto, può darsi che maturandosi migliori».
Citato da Boccassi, Dericci, p. 215
[73] Il soprannome trasse origine dal romanzo di Ippolito Nievo Le confessioni d'un italiano. Allo stesso profilo di atleti appartenenvano, secondo Brera, Mario Corso, Antonio
Juliano, Sandro Mazzola, Giacomo Bulgarelli e il corridore Livio Berruti. Si vedano: Chiesa, Il secolo azzurro,
p. 145; Gianni Brera, Sergio Giuntini, L'abatino Berruti.
Scritti sull'atletica leggera, Milano, Book Time, 2009.
[74] Foot, p. 191
[75] Foot, p. 345
[76] Carlo Caliceti, L'uomo che visse due volte, da Calcio 2000,
settembre 2003, pp. 124-125
[77] Carlo Caliceti, Una poltrona per due: le ragioni della staffetta Mazzola-Rivera, da Calcio 2000, luglio 2002, pp.
86-87
7
NOTE
[81] Sconcerti, pp. 279-280
[82] Brera, p. 401
[83] Ezio De Cesari, Risolve la bomba di Riva, da Corriere dello Sport, 59 (LIII), 13 marzo 1972, pp. 1-2. Per De Cesari il fallo di mano «c'era, [avendo intralciato] l'azione
in maniera determinante, ma è assai difficile stabilire
l'intenzionalità o meno del movimento».
[84] I virgolettati sono estratti dall'articolo di Giampaolo Murgia a pagina 3 di Corriere dello Sport del 13 marzo
1972
[85] Oreste Pivetta, Rivera squalificato fino al 30 giugno, da
L'Unità, 15 aprile 1972, p 12
[86] David Messina, Forse il caso sarà deciso entro il 24, da
Corriere dello Sport, 62 (LIII), 16 marzo 1972, p. 10
[87] Alberto Costa, Rivera compie 70 anni: «Ho dribblato tutti»,
Corriere.it, 13 agosto 2013. URL consultato il 6 settembre
2013.
[88] Ridotta a due giornate la squalifica a Rivera, da L'Unità,
29 aprile 1973, p 14
[89] Clamoroso: Rivera squalificato per 4 giornate e Rocco per
tre mesi, da L'Unità, 27 aprile 1973, p 10
[90] All'esternazione di Buticchi seguirono una battuta del presidente del Torino Pianelli («Forse m'interesserà quando
farò l'antiquario») e una replica di Rivera («Pianelli non
potrebbe mai fare l'antiquario perché occorrono cultura,
intelligenza e buon gusto»). Si vedano: Taccone, p. 151;
Tarozzi, p. 123
[91] Sconcerti, pp. 184-185
[92] Taccone, p. 154
[93] Taccone, p. 155
[94] Taccone, p. 50
[95] Chiesa, Il grande romanzo... venticinquesima puntata, pp.
49-50
[96] Gianni Rivera presidente del Settore Giovanile e Scolastico, Figc.it, 4 agosto 2010. URL consultato il 9 settembre
2013.
[97] Vademecum per l'autoarbitraggio nei Pulcini, Figc.it, 1º
febbraio 2012. URL consultato il 9 settembre 2013.
[98] Gianni Rivera alla guida del Settore Tecnico, Figc.it, 28
agosto 2013. URL consultato il 9 settembre 2013.
[99] Gianni Rivera: Sottosegretario di Stato alla Difesa,
Difesa.it. URL consultato l'8 settembre 2013.
[100] Fabrizio Ravelli, Rivera in campo contro Berlusconi la partita più dura del golden boy, La Repubblica, 8, p. 11. URL
[79] Il virgolettato è tratto dall'articolo di Giulio Accatino sulla
consultato il 9 settembre 2013.
prima pagina di Stampa Sera del 29 maggio 1970
[101] E per Rivera solo 20 voti, Corriere.it, 18 maggio 2011.
[80] Nicola Ricchitelli, Gianni Rivera (intervista): «Il RiveURL consultato il 5 settembre 2013.
ra di oggi? Non credo nelle reincarnazioni», giornaledipuglia.com, 22 novembre 2013. URL consultato il 17 [102] Pronta la squadra di Tabacci e Donadi, in lista Flick,
Rivera e Villoresi in repubblica.it, 16 gennaio 2013.
gennaio 2014.
[78] Foot, p. 192
13
[103] Di Natale replica al ct “Sbagliato fare coming out”, Repubblica.it, 2 maggio 2012. URL consultato l'8 settembre
2013.
[104] Juliano choc: «Con Rivera ci accordammo per far finire nel
'78 Napoli-Milan pari», ilmattino.it, 21 novembre 2012.
URL consultato l'8 settembre 2013.
[105] Gianni Rivera, Magliarossonera.it. URL consultato l'8
settembre 2013.
8
Bibliografia
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