Commento al vangelo della domenica del primo annuncio della

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Commento al vangelo della domenica del primo annuncio della
Note linguistiche sulla Domenica
“del primo annuncio della morte e della Resurrezione”
XXII del Tempo Ordinario (anno A)
Letture: Mt 16,21-27; Ger 20,7-9; Sal 62(63); Rm 12,1-2
(testo greco: Nestle-Aland 27)
Mt 16,21 Ἀπὸ τότε ἤρξατο ὁ Ἰησοῦς δεικνύειν
τοῖς μαθηταῖς αὐτοῦ ὅτι δεῖ αὐτὸν
εἰς Ἱεροσόλυμα ἀπελθεῖν
καὶ πολλὰ παθεῖν ἀπὸ τῶν πρεσβυτέρων
καὶ ἀρχιερέων καὶ γραμματέων
καὶ ἀποκτανθῆναι
καὶ τῇ τρίτῃ ἡμέρᾳ ἐγερθῆναι.
22 καὶ προσλαβόμενος αὐτὸν ὁ Πέτρος ἤρξατο
ἐπιτιμᾶν αὐτῷ λέγων· ἵλεώς σοι,
κύριε· οὐ μὴ ἔσται σοι τοῦτο.
23 ὁ δὲ στραφεὶς εἶπεν τῷ Πέτρῳ·
ὕπαγε ὀπίσω μου, σατανᾶ· σκάνδαλον εἶ ἐμοῦ,
ὅτι οὐ φρονεῖς τὰ τοῦ θεοῦ
ἀλλὰ τὰ τῶν ἀνθρώπων.
24 Τότε ὁ Ἰησοῦς εἶπεν τοῖς μαθηταῖς αὐτοῦ·
εἴ τις θέλει ὀπίσω μου ἐλθεῖν,
ἀπαρνησάσθω ἑαυτὸν
καὶ ἀράτω τὸν σταυρὸν αὐτοῦ
καὶ ἀκολουθείτω μοι.
25 ὃς γὰρ ἐὰν θέλῃ τὴν ψυχὴν αὐτοῦ σῶσαι
ἀπολέσει αὐτήν· ὃς δ᾽ ἂν ἀπολέσῃ
τὴν ψυχὴν αὐτοῦ ἕνεκεν ἐμοῦ εὑρήσει αὐτήν.
26 τί γὰρ ὠφεληθήσεται ἄνθρωπος
ἐὰν τὸν κόσμον ὅλον κερδήσῃ
τὴν δὲ ψυχὴν αὐτοῦ ζημιωθῇ;
ἢ τί δώσει ἄνθρωπος
ἀντάλλαγμα τῆς ψυχῆς αὐτοῦ;
27 μέλλει γὰρ ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου
ἔρχεσθαι ἐν τῇ δόξῃ τοῦ πατρὸς αὐτοῦ
μετὰ τῶν ἀγγέλων αὐτοῦ,
καὶ τότε ἀποδώσει ἑκάστῳ
κατὰ τὴν πρᾶξιν αὐτοῦ.
(testo italiano: CEI 2008)
Mt 16,21 Da allora Gesù cominciò a spiegare
ai suoi discepoli che doveva andare
a Gerusalemme
e soffrire molto da parte degli anziani,
dei capi dei sacerdoti e degli scribi,
e venire ucciso
e risorgere il terzo giorno.
22 Pietro lo prese in disparte e si mise
a rimproverarlo dicendo: "Dio non voglia,
Signore; questo non ti accadrà mai".
23 Ma egli, voltandosi, disse a Pietro:
"Va' dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo,
perché non pensi secondo Dio,
ma secondo gli uomini!".
24 Allora Gesù disse ai suoi discepoli:
"Se qualcuno vuole venire dietro a me,
rinneghi se stesso,
prenda la sua croce
e mi segua.
25 Perché chi vuole salvare la propria vita,
la perderà; ma chi perderà
la propria vita per causa mia, la troverà.
26 Infatti quale vantaggio avrà un uomo
se guadagnerà il mondo intero,
ma perderà la propria vita?
O che cosa un uomo potrà dare
in cambio della propria vita?
27 Perché il Figlio dell'uomo
sta per venire nella gloria del Padre suo,
con i suoi angeli,
e allora renderà a ciascuno
secondo le sue azioni.
V.21, Ἀπὸ τότε ἤρξατο ὁ Ἰησοῦς, apò tòte èrxato ho Iesoùs 1, Da allora Gesù cominciò a…: avevamo incontrato la medesima formula in Mt 4,172, nella III Domenica del
T. Ordinario, la Domenica “della prima predicazione di Gesù”; ora la ritroviamo nella DoIl sistema di traslitterazione impiegato nelle nostre note linguistiche è semplificato rispetto al
sistema tradizionale (la cui precisione è necessaria quando non è visibile il testo greco), al fine di
agevolare la pronuncia di chi non conosce il greco.
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menica del primo annunzio della passione. Tale formula solenne, che compare solo qui è
in Mt 4,17,3 fa da spartiacque alle tre macrosezioni dell’Evangelo di Matteo, così identificate da molti esegeti:
1. Prologo (1,1-4,16)
2. Missione di Gesu: proclamazione e manifestazione del Regno (4,17-16,20)
3. Missione di Gesu: crisi messianica (16,21-28,20)4
Constatiamo dunque come la manifestazione del Regno dei cieli, con cui si inaugura la seconda sezione, e la prospettiva della croce, con cui si inaugura la terza sezione, siano indissolubilmente legate come due facce di una stessa medaglia: S. Matteo le introduce con le
stesse parole, a scanso di equivoco. Quell'equivoco che ora farà S.Pietro, pretendendo di
poterle separare.
δεικνύειν, deiknùein, spiegare: dèiknumi è un verbo dal sapore fortemente apocalittico; nel NT l'Apocalisse è il libro che ne contiene di gran lunga più attestazioni, e sem pre per la rivelazione di eventi a venire: Ap 1,1; 4,1; 17,1, 21,9s.; 22, 1.6.8. Siamo di fronte
non a una semplice “spiegazione”, ma alla rivelazione dell'economia divina di Salvezza.
δεῖ, dèi, doveva: è il cosiddetto dèi teologico: “nella Bibbia la parola dèi, «bisogna»,
non è più usata, come lo era nella letteratura greca, per esprimere la necessità neutrale del
fato, ma è usata, specialmente nel NT 5, per significare che la volontà di Dio in quanto appello personale o in quanto creatrice di storia – in particolare nella vita di Cristo – deve essere portata a termine.”6
τῇ τρίτῃ ἡμέρᾳ, tè trìte hemèra, il terzo giorno: nonostante da un punto di vista
lessicale ci sia una certa corrispondenza con Os 6,2 7, l'esegesi contemporanea si allontana
sempre più dal porre in relazione i due passi. Come scrive Benedetto XVI, "la tesi secondo
cui «il terzo giorno» sarebbe stato forse dedotto da Os 6,1s. è insostenibile, come hanno
dimostrato ad esempio Hans Conzelmann o anche Martin Hengel e Anna Maria
Schwemer. Il testo dice: "Venite, ritorniamo a YHWH: egli ci ha straziato ed egli ci guarirà
[...] Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo giorno ci farà, e noi vivremo alla sua
presenza." Questo testo è una preghiera penitenziale dell'Israele peccatore. Non si parla di
una risurrezione dalla morte nel senso vero e proprio. Nel Nuovo Testamento e ancora
lungo tutto il II secolo il testo non viene citato."8
ἐγερθῆναι, egherthènai, risorgere, da eghèiro: questo invece è un passivo teologico:
alla lettera è 'essere risuscitato', non 'risorgere', che in greco sarebbe anìstemi. Mettere in riMt 4,17 Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è
vicino".
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Mentre senza “da allora” ricorre anche in episodi fondamentali della vita di Gesù: Mt 11,7.20;
26,37.
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Schema ripreso da L. Sabourin, il Vangelo di Matteo, Roma, 1976, vol. I, p.64.
5
Cf. ad es. Mc 9,11; 13,7.10; Gv 20,9, At 3,21; 1 Cor 15,25,53 e specialmente l'uso che ne fa S.Luca.
6
L. Sabourin, op.cit., vol.II, p.784.
7
Os 6,2 ὑγιάσει ἡμᾶς μετὰ δύο ἡμέρας ἐν τῇ ἡμέρᾳ τῇ τρίτῃ ἀναστησόμεθα καὶ ζησόμεθα
ἐνώπιον αὐτοῦ
8
J. Ratzinger, Gesù di Nazaret – dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione, Città del Vaticano
2011, p.286s. Con rimando a M. Hengel – A.M. Schwemer, Jesus und Judentum, Tübingen 2007.
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salto la passività di Gesù nella Resurrezione è tipico di S.Matteo che qui come in altri passi
sceglie eghèiro laddove S.Marco invece usa anìstemi (Mt 17,9 - Mc 9,9s.; Mt 17,23 – Mc 9,31).
V.22, ὁ Πέτρος ἤρξατο, ho Pètros èrxato, Pietro cominciò: T. Federici rileva la ripetizione di questo verbo già incontrato al v.21: “terribile contro-inizio, in contrasto violento con l'«inizio» del Signore.”9
ἵλεώς σοι, hileòs soi, alla lettera: '[Dio] ti [sia] propizio', tradotto con Dio non voglia: S.Pietro, nonostante la professione di fede di Domenica scorsa, è ancora lungi dal
comprendere che è proprio accettando la croce che avverrà questa propiziazione: cf. Rm
3,25: “E' lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di propiziazione (hilastèrion,
stessa radice di hileòs), per mezzo della fede, nel suo sangue, a manifestazione della sua
giustizia per la remissione dei peccati passati.”10
V.23, στραφεὶς, straphèis, voltandosi: Gesù sta camminando davanti ai discepoli,
per rispondere a S.Pietro deve voltarsi. Ciò è importante per comprendere quanto dirà
proprio ora:
ὕπαγε ὀπίσω μου σατανᾶ, hùpaghe opìso mou satanà, Va' dietro a me Satana!
Qui la nuova traduzione Cei apporta un notevole miglioramento alla comprensione del testo rispetto alla vecchia, in cui si aveva: "Lungi da me, satana!”. In quest'ultima traduzione
scompariva del tutto l'avverbio opìso, 'dietro', che negli Evangeli è “termine tecnico” della
sequela. Solo per citare gli esempi matteani cf.:
Mt 4,19 E disse loro: "Venite dietro (opìso) a me, vi farò pescatori di uomini".
Mt 10,38 chi non prende la propria croce e non segue dietro (opìso) a me, non è degno di
me.
V.24 Allora Gesù disse ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuole venire dietro (opìso) a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
“Nel NT opìso ha generalmente una portata teologica quando è cotruito con un genitivo di persona e un verbo di moto [...] si vuole mettere in evidenza il rapporto particolarmente stretto fra le persone di cui si parla” 11 Di ciò anche l'AT ci dà alcuni esempi e specialmente il Salmo che la liturgia ci fa cantare questa Domenica:
Sal 62(63),9 A te si stringe l'anima mia: la tua destra mi sostiene.
Versetto che alla lettera, nel testo greco, è: “si strinse dietro a te l'anima mia, mi ha soccorso la tua destra”12
Inoltre, senza l'esortazione a venirgli dietro, il rimprovero di Gesù a S.Pietro non
differirebbe per nulla da quanto detto a satana in persona in 4,10: "Vattene, Satana! Sta
scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto"; mentre la differenza è
marcata proprio dal fatto che in 4,10 manca l'avverbio opìso.13
S.Pietro non è un satana da scacciare, ma un discepolo che, dopo una défaillance,
può ben riprendere la sua sequela dietro a Cristo. Questa è sempre stata la corretta inter pretazione del testo che ci è stata restituita dalla nuova traduzione Cei, in linea con il testo
normativo della Nova Vulgata (“Vade post me”, ma idem per la Vulgata) e con la tradizione
T. Federici, Cristo Signore Risorto amato celebrato, Palermo 2001, p. 757.
Cf. anche 1 Gv 2,2; 4,10, in cui Gesù è definito vittima propiziatoria (hilasmòs).
11
H. Seesemann, Grande lessico del Nuovo Testamento, vol. VIII col. 814.
12
Sal 62,9 ἐκολλήθη ἡ ψυχή μου ὀπίσω σου ἐμοῦ ἀντελάβετο ἡ δεξιά σου
13
Mt 4,10 τότε λέγει αὐτῷ ὁ Ἰησοῦς· ὕπαγε, σατανᾶ· γέγραπται γάρ· κύριον τὸν θεόν σου
προσκυνήσεις καὶ αὐτῷ μόνῳ λατρεύσεις.
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patristica, a partire da Origene: “Se Pietro non avesse parlato per ignoranza [...] Gesù non
gli avrebbe detto: Vai dietro a me, come a uno che ha smesso di stare dietro di lui e di seguirlo; e non avrebbe detto neppure satana, come a uno che ha contraddetto le sue parole.
Ma colui che aveva seguito Gesù, o aveva camminato dietro di lui, satana riuscì a distoglierlo dal seguire e trovarsi dietro al Figlio di Dio.”14
σκάνδαλον, skàndalon, scandalo: il significato originario del temine è 'ostacolo',
'inciampo', significato ben presente qui come nell'espressione proverbiale di Rm 9,33 e 1 Pt
2,8 (che si rifanno a Is 8,14), "pietra di scandalo" (pètra skàndalou): la pietra scelta per edificare la Chiesa nell'Evangelo di Domenica scorsa (Mt 16, 18 15) si rivela ora pietra d'inciampo.
V.24, ἀπαρνησάσθω, aparnesàstho, rinneghi, da aparnèomai: sicuramente istruttivo è rilevare l'unica attestazione di questo verbo nell'AT:
Is 31,1.6s. 1 Guai a quanti scendono in Egitto per cercare aiuto, e pongono la speranza nei
cavalli, confidano nei carri perché numerosi e sulla cavalleria perché molto potente, senza
guardare al Santo d'Israele e senza cercare il Signore. 6 Ritornate, Israeliti, a colui al quale
vi siete profondamente ribellati. 7 In quel giorno ognuno rigetterà (aparnèomai) i suoi idoli
d'argento e i suoi idoli d'oro, lavoro delle vostre mani peccatrici.
Gesù sembra riprendere le fila di questo discorso, che ci aiuta a comprendere meglio come il rifiuto di sè da Lui richiesto non sia un rifiuto nichilistico della propria perso na, ma il rifiuto dell'idolatria di sè stessi.
ἀπαρνησάσθω...ἀράτω... ἀκολουθείτω, aparnesàstho...aràto...akolouthèito,
rinneghi...prenda...segua: i primi due verbi sono al tempo aoristo: azione puntuale. L'ultimo è al presente: azione continuata. La sequela non può essere caratterizzata soltanto da
singoli gesti, per quanto eroici, ma deve tradursi nella perseveranza quotidiana. L'importanza di questa sfumatura temporale si palesa in S.Luca, il quale nel passo parallelo ag giunge: "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni
giorno e mi segua.” (Lc 9,23)
V.25, ψυχὴν, psuchèn, vita: il termine di per sè significa 'anima', ma questa traduzione è più che appropriata. E' ancora il Salmo di questa Domenica a farci comprendere la
concretezza delle parole di Gesù:
Sal 62(63) 2 O Dio, tu sei il mio Dio, dall'aurora io ti cerco, ha sete di te l'anima (psuchè)
mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senz'acqua. 9 A te si stringe l'anima
(psuchè) mia: la tua destra mi sostiene.
Come si vede in questo versetti, la psuchè è un tutt'uno con la sàrx, con essa condivide la medesima sete e i medesimi slanci. Ciò perché nell'antropologia semitica, a differenza di quella greca, è impossibile dividere anima e corpo; psuchè, pertanto, per chi pensava
in aramaico come l'Autore Sacro, poteva ben designare l'essere vivente nella sua totalità.
V. 27, ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου, ho huiòs toù anthròpou, il Figlio dell'uomo: si chiude qui l'inclusione letteraria apertasi Domenica scorsa, con la domanda sul Figlio dell'uomo di Mt 16,1316. Dopo la sua identificazione come Figlio del Dio vivente e come Messia
Origene, Commento Al Vangelo di Matteo, 12,21.
Mt 16,18 E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra (pètra) edificherò la mia Chiesa e le
potenze degli inferi non prevarranno su di essa.
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Mt 16,13 Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: "La gente,
chi dice che sia il Figlio dell'uomo?"
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sofferente, la rivelazione sul Figlio dell'uomo è completata ora anche nella sua dimensione
apocalittica.
κατὰ τὴν πρᾶξιν αὐτοῦ, katà tèn pràxin autoù, secondo le sue azioni: qui la
traduzione al plurale, allontandosi dall'originale al singolare, perde un dato teologico
importante. Quanto rilevato per la caratterizzazione della sequela al v. 24 vale infatti
anche qui: le parole del Signore pongono l'accento non sulle singole azioni ma sulla
condotta generale, sulla pràxis.17 "Secondo la concezione giudaica, nell'ora del giudizio
tutte le azioni dell'uomo si presentano e vengono enumerate ad una ad una. Qui, invece, la
vita del singolo è concepita come unità, come compimento terminale della vita, che emette
il suo giudizio quasi da se stesso."18
Così anche la Nova Vulgata: “Filius enim hominis venturus est in gloria Patris sui cum angelis
suis, et tunc reddet unicuique secundum opus eius.”
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J. Gnilka, Il Vangelo di Matteo, Bresca 1991, vol. II p. 137.
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