Vela d`autunno

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Vela d`autunno
14:05
Pagina 1
MENSILE
291
12-10-2011
www.bolina.it
4,50
Vela d’autunno
Svizzera Tic. 10 FS
Inserzioni gratuite
AL CALDO SOTTO COPERTA
ALL’ASCIUTTO FUORI
ANNO 27
* pagg. 51 e 69
• N. 291 • NOVEMBRE 2011
Poste Italiane S.p.A. - Sped. Abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46)
art. 1 comma 1, DCB Roma
NOVEMBRE 2011 FALCON SCOTT • ISOLE TREMITI • TENUTA DEI NODI • BARCHE SVENDUTE
Cop_Nov_2011
●
Accessori
●
Zattere
●
Pacifico
DA ROLLAFIOCCO
A “FRULLONE”
DOVE LE STIVANO
I PROGETTISTI
PALAU, PAPUA
E KIRIBATI
* pag. 63
* pag. 59
* pagg. 73 e 83
Sommario_Nov_2011
13-10-2011
12:30
Pagina 3
www.bolina.it
Mensile dell’andar per mare
Contiene inserto I.P.
Anno 27 - Numero 291 - Novembre 2011
SOMMARIO
ATTUALITÀ
Pag. 12
Misteriosi approdi alle Tremiti
»
47
Marina o polo nautico?
Dalle gondole all’oceano
»
49
RUBRICHE
»
5
Lettere a BOLINA
»
6
Le fasi lunari di novembre
»
8
Spazio aperto
»
10
Risposte brevi
»
11
Ida Castiglioni: la Coppa sul web
16
Giancarlo Basile: Tendenze di design »
»
18
Rodolfo Foschi: Gozzo Lavagnino
20
Cucina: Aguglia pelagico col “becco” »
»
24
Notizie, notizie
»
30
Novità e curiosità
»
32
Regate, regate
»
36
Vela in breve
»
37
Derive, che passione
»
93
Secondo look
» 101
Inserzioni gratuite
A BORDO
La genesi del vento
Le stelle dello Zodiaco
L’ultima impresa di Scott
Piove, pronti a salpare?
Il vano della zattera
Un “frullone” per ogni vela
Tepore sotto coperta
Isole ai confini del mondo
La rivoluzione del Nylon
Tremiti, le isole di Diomede
I lacci e l’arte dei nodi
Da Palau a Papua Nuova Guinea
Leasing: usato in svendita
Lagoon 440: crociera panoramica
SAPORE DI MARE
A vela fino a Gibilterra
Magica l’alba vista dal mare
Barca-stop: io l’ho fatto
“Sara” torna a navigare
Pag.
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Per le condizioni di abbonamento vedere a pagina 13
i dice che il diportista
nautico sia cambiato.
Quello che un tempo era un avventuriero romantico alla costante ricerca di una meta da inseguire, s’è trasformato in un
esperto iper tecnologizzato che fa
della concretezza la sua filosofia.
Al passo coi tempi, il velista
contemporaneo è meticolosamente aggiornato sugli ultimi ritrovati utili a rendere la navigazione più veloce, comoda e intuitiva. E le nuove barche stanno
seguendo questa mutazione, assecondando le esigenze di chi si
accontenta di brevi uscite giornaliere o di chi sul mare vuole
disporre di una lussuosa casa di
villeggiatura armata di vele.
Nulla di male, ci mancherebbe.
Non facciamo i nostalgici. I tempi cambiano, le abitudini anche.
Ma viene da chiedersi che ne è
stato della voglia di viaggiare, di
AL VOSTRO SERVIZIO 24 ORE SU 24
06/6990100
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TELEFONO-INTERNET
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DECORRENZA DA QUALSIASI MESE
quel sano desiderio di avventura,
di cambiare latitudine che ha
ispirato le pagine più belle della
letteratura di mare e i disegni di
barche adatte a solcare ogni
oceano. Sembra quasi che ci si
sia rassegnati all’idea che la vela
sia un lusso per pochi eletti o che,
irretiti nelle maglie di una vita
frenetica, non si riesca davvero a
trovare più il tempo per navigare.
Per quanto sia lunga e articolata, lo ricordiamo, qualsiasi
rotta può essere percorsa, basta
procedere a piccole tappe.
Buon vento!
In copertina: “Ghost”alla regata Les voiles des Saint Tropez 2003 - Foto di Franco Pace
Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
EDITRICE INCONTRI NAUTICI srl - Largo Angelicum, 6 - 00184 ROMA - Tel. 06/6990100 (4 linee) - fax 06/6990137. Internet: www.bolina.it.
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Tempera. In redazione: Fabrizio Coccia, capo servizio ([email protected]), Sandro Angeloni ([email protected]), David Ingiosi
([email protected]), Angelo Sindoni ([email protected]), Filomena Fontanile, segreteria ([email protected]), Enzo Bella, spedizioni
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BOLINA Novembre 2011 3
Concorso Bolina 2011_Nov_2011
12-10-2011
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Pagina 4
Scrivi di mare...
Il tuo
t e s t o,
i nostri
premi
Partecipa al concorso Sapore di Mare 2011, riservato agli articoli
scritti dai lettori di BOLINA. Il migliore tra i racconti pubblicati dalla nostra
rivista nel corso dell’anno, sarà premiato con una selezione di 10 titoli
tra i best-seller pubblicati dalla Editrice Incontri Nautici!
PREMIO “SAPORE DI MARE” 2011
Articoli ammessi: testi in prosa inediti e non divulgati in alcuna forma (compresi blog e siti internet) aventi come soggetto il mare e la navigazione a vela.
Lunghezza degli elaborati: i testi devono avere una lunghezza massima di 5.500 battute (spazi inclusi).
Modalità di spedizione: gli elaborati possono essere presentati sia in formato digitale che cartaceo, purché dattiloscritto e possono essere inviati per posta a BOLINA, Largo
Angelicum, 6 - 00184 Roma, via e-mail all’indirizzo
<[email protected]>, o per fax al numero 06/6990137.
Giuria: a valutare i testi sarà una giuria composta dai membri della redazione di BOLINA che a suo insindacabile giudizio, decreterà il vincitore della selezione annuale dandone annuncio tra le pagine della rivista.
I 10 VOLUMI IN PALIO
I 10 VOLUMI IN PALIO
info: tel. 06/6990100 - fax: 06/6990137 - internet: www.bolina.it
Lettere_Nov_(AL)_2011
14-10-2011
10:09
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Lettori, lettori, qui BOLINA, avanti pure, passo...
NON SI PUBBLICANO
LETTERE ANONIME
Tutta la corrispondenza, anche
se spedita via e-mail, deve avere
l’indirizzo completo del mittente. BOLINA non pubblica racconti, testimonianze, inserzioni e
lettere anonime, siglate o solo
firmate: i lettori sono benvenuti
su queste pagine solo se dichiarano il loro indirizzo completo.
Prese a mare
evitare l’inox
Ho letto l’articolo Prese a mare
a rischio di Giulio Mazzolini comparso su BOLINA 289, a pagina 81.
Si dice che le prese a mare devono essere in bronzo oppure DZR
e che devono riportare le sigle
CW602N, CR o DR.
Non si parla invece dell’acciaio
inox. Non è adatto per le prese a
mare e per le saracinesche? Devo alare la barca per fare carena,
e dovrei cambiarne un paio. Vorrei sapere quali montare, per
stare sicuro per un bel po’ di anni a venire.
PAOLO SARTI
S. Agostino (FE)
Risponde Giulio Mazzolini.
L’acciaio inox è sconsigliato.
Esiste una abbondante letteratura sull’argomento e molti casi di
corrosione dell’inox, viti, bulloni,
valvole, eliche sotto il galleggiamento.
L’inox, anche il migliore, laddove
non viene continuamente investito da un flusso d’acqua che gli fornisca ossigeno, non forma più la
sua patina di ossido che lo protegge dalla corrosione e si consuma
con grande velicità nei punti in cui
è appunto in “ombra”.
Quindi per le prese a mare niente inox, vanno bene il bronzo, il
DZR (un ottone resistente alla dezinficazione) e lo Zytel (una specie
di Nylon rinforzato). Lo Zytel, essendo una plastica, ha il suo punto debole nel calore: in caso di incendio a bordo potrebbe correre il
rischio di sciogliersi, ma diventa
praticamente obbligatorio con gli
scafi in metallo per prevenire le
corrosioni galvaniche. Nel caso la
QUESTO NUMERO
BOLINA di novembre riserva
una tale serie di argomenti che
non lascerà a bocca asciutta neppure il lettore più esigente. Oltre
alle rubriche dedicate a notizie,
risultati di regata, schede di barche, meteorologia, astronomia, e
articoli scritti dai lettori, questo
mese proponiamo infatti un ricordo di Robert Falcon Scott nel
suo viaggio alla conquista del Polo Sud (Giorgi, pag. 45), un commento sul possibile sviluppo della portualità (Casti, pag. 47), le
avventure di un velista passato
dalla gondola all’oceano (pag.
49), consigli per navigare con la
pioggia (Coccia, pag. 51), un’analisi sul posizionamento della
zattera di salvataggio a bordo (Ingiosi, pag. 59) e una sulla genesi
e lo sviluppo degli avvolgitori
(Fabbroni, pag. 63). Seguono i sistemi di riscaldamento a bordo
(Sindoni, pag. 69), navigazioni
alle isole Kiribati (Auriemma ed
Eördegh, pag 73) e in Papua
Nuova Guinea (Clerici e Vittoria,
pag. 83). Poi ancora fibre sintetiche, nodi, marineria, etc. BV! ❏
scelta ricada sul bronzo è bene
fare attenzione ai prodotti in commercio; esistono infatti dei falsi
bronzi, per esempio il bronzomanganese o il bronzozinco che in realtà sono
degli ottoni. I bronzi
buoni sono il bronzoalluminio, o meglio il
bronzo-silicone e il
Gunmetal.
Il DZR va bene in acqua di mare. È facilmente
reperibile, ma deve essere marchiato DZR o CR. È infine importante che la valvola di intercettazione e la raccorderia che seguono la saracinesca nell’impianto
siano tutte dello stesso metallo,
per evitare il formarsi di coppie
galvaniche.
Multiscafo: va bene
intorno al mondo?
Ho letto sul numero di luglioagosto di BOLINA di un catamarano affondato nell’atlantico, anche se per un banale oblò. Mi accingo a comprarne uno sui 40-45
BOLINA Novembre 2011 5
Notizie_Nov_2011
13-10-2011
10:49
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Notizie, notizie, notizie...
Patente nautica a quiz
iniziano i primi test
Parte a gennaio del 2012, in via
sperimentale, il nuovo esame della patente nautica a quiz.
Il test sarà adottato, all’inizio,
da un campione di direzioni marittime tra le quali Cagliari, Palermo e Genova e si affiancherà alla
procedura tradizionale senza valere ai fini della valutazione finale del candidato.
La nuova prova, che per ora riguarda solo il programma relativo alla patente nautica entro le 12
miglia dalla costa, comprende
venti domande con risposta tripla
e cinque con risposta unica. I quiz
sono prelevati da una banca dati
ministeriale, formata da circa
2.800 domande.
Soldini con Maserati
a caccia di record
Giovanni Soldini torna a sfidare
l’oceano. Questa volta il navigatore milanese si lancerà alla conquista di una serie di record di velocità a bordo di Maserati, l’ex
Ericsson 3, il Volvo 70 di 21,50
metri acquistato nel 2009 dal presidente della Fiat John Elkann per
organizzare una partecipazione
italiana al giro del mondo Volvo
Ocean Race, un progetto poi accantonato.
Il nuovo programma di Soldini
prevede il miglioramento di tre
importanti primati. Il primo è previsto il prossimo gennaio, finestra
meteo permettendo, ed è sul percorso Cadice (Spagna)-San Salvador (Bahamas) di 3.884 miglia.
Quindi a marzo sarà la volta della rotta Miami-New York (Usa),
di 947 miglia e poi ad aprile quella di New York-Cape Lizard
(Gran Bretagna), di 2.925 miglia.
Ma nel mirino ci sono anche il
primato di velocità nelle 24 ore
(594 miglia, conquistato dal Vor
“gemello” Ericsson 3), e quello
del Mediterraneo.
Maserati, che batte il guidone
24 BOLINA Novembre 2011
NUOVO MARINA A MANFREDONIA - Il 23 settembre presso il Castello Angioino di Mafredonia (Fg) è stato presentato il progetto del Marina del Gargano, nuovo porto turistico adiacente al centro storico della città pugliese. Attualmente in fase di realizzazione, il marina sarà completato nel 2013 con una dotazione di 747
posti barca e la possibilità di ospitare in maniera stanziale o in transito imbarcazioni a vela e a motore fino a 60 metri di lunghezza. Info: <www.marinadelgargano.it>.
dello Yacht Club Italiano, avrà a
bordo oltre allo skipper un equipaggio di nove persone.
La barca, attualmente in cantiere
a La Spezia, dovrebbe tornare in
acqua entro la fine di novembre
per una serie di test e allenamenti.
Numerose le migliorie apportate
per renderla più veloce, a partire
dalla riduzione di circa 2 tonnellate di peso, la modifica dei ballast
(di poppa e laterali) per bilanciare
l’assetto, e lo spostamento del canard, la deriva di prua. Info:
<www.soldini.it>.
Un pool investigativo
per i sinistri in mare
Giovanni Soldini con il Vor 70 Maserati (21,50 m) da gennaio cercherà di
battere una serie di record oceanici.
Nascono gli 007 del mare. A
istituirli è stato il Decreto Legislativo n. 165/2011, entrato in vigore il 21 ottobre, che definisce i
principi per effettuare inchieste
sugli incidenti nel trasporto marittimo, al fine di migliorare la sicurezza della navigazione e prevenire l’inquinamento.
Per compierle è stata creata una
struttura investigativa alle dipendenze del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dotata di
ampi poteri. Tra questi il libero
accesso su navi e aree interessate
al sinistro, la facoltà di interrogare testimoni, ottenere verbali e
informazioni da parte delle so-
Regate_Nov_2011
13-10-2011
12:54
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Regate, regate, regate...
Italiano Offshore 2011
ai fratelli Pavesi
Sono state 262 le imbarcazioni
che hanno partecipato ad almeno
una delle nove prove del Campionato Italiano Offshore 2011, dedicato alla vela d’altura. La classifica generale, stilata con il sistema di compensi Orc International, ha premiato Maurizio e
Giampaolo Pavesi a bordo del X41 Le Coq Hardy che si sono aggiudicati il titolo al termine della
Trieste-San Giovanni PelagoTrieste che è partita in notturna il
16 settembre.
Al secondo posto, a meno di due
punti dal vincitore, è arrivato Giacomo Gonzi sul Comet 41 Prospettica, mentre in terza posizione si è classificato l’equipaggio di
Giancarlo Ghislanzoni a bordo
del J 133 Chestress 2, vincitore
della scorsa edizione.
Gli altri appuntamenti del circuito 2011 sono stati la Roma per tutti, la Regata dei Tre Golfi, la Rimini-Tremiti-Rimini, la 151 Miglia,
la 500 Thienot, la Brindisi-Corfù,
la Giraglia Cup e la PalermoMontecarlo. Info: <www.uvai.it>.
Oltre 1.700 barche
alla Barcolana
CLASSE 950 ANCHE IN ITALIA - La Classe 950 è nata nel 2008 in Francia
per opera dell’architetto Jan Marie Vidal. Dopo il successo ottenuto Oltralpe, qualche modello di questo monotipo comincia a vedersi anche nel nostro Paese. È il caso di Italia Challenge, progetto patrocinato dallo Yacht Club Italiano e nato dall’incontro di alcuni appassionati guidati dal velista Alessandro Bruno. La barca sarà
varata a gennaio 2012 e prenderà parte a una serie di regate in Mediterraneo,
tra cui il Giro di Corsica e la Giraglia. Info: <www.alessandrobruno.com>.
dello sloveno Igor Simcic che ha
preso fin dall’inizio il comando
concludendo il percorso in circa
58 minuti, un paio in meno del
record della gara. Alle sue spalle, con circa un lato di distacco,
è quindi arrivato il maxi Jena di
Mitja Kosmina tallonato da Shining, altro maxi “adriatico” dalle grandi terrazze laterali.
Le classifiche complete delle
molte classi in competizione sono
Il Golfo di Trieste ha tenuto in
serbo una magnifica giornata per
la 43° edizione della Barcolana
svoltasi il 9 ottobre. Sole e Bora
“quanto basta”, nel
caso specifico con
punte di 20 nodi,
hanno infatti creato le condizioni ottimali per questa
festa della vela che
si ripete ogni anno.
Gli iscritti alla
gara erano 1.761,
un’imponente
flotta variopinta
subito staccata dal
maxi di 30 metri L’X-41 Le Coqu Hardy dei fratelli Maurizio e Gianpaolo
Esimit Europa 2 Pavesi ha vinto il Campionato Italiano Offshore 2011.
32 BOLINA Novembre 2011
consultabili sul sito della Società
Velica di Barcola e Grignano, organizzatrice della regata. Info:
<www.barcolana.it>.
Transat 6,50: 1° tappa
con poco vento
Si è conclusa dopo quasi nove
giorni di navigazione la prima tappa della Transat 6,50, transatlantica in solitario a bordo dei monotipi
oceanici Mini 6,50, da La Rochelle
(Francia) a Funchal nell’arcipelago
di Madeira, Portogallo.
I 79 solitari, salpati dalla città
francese il 25 settembre, hanno dovuto fare i conti con il poco vento
che ha interessato il Golfo di Guascogne nelle 1.100 miglia di questa
prima tranche della regata.
Il primo a tagliare il traguardo è
stato il francese Sébastien Rogues nella categoria Proto, che a
bordo di Eole Generation - Gdf
Suez è approdato a Funchal alle ore 14,06 del 4 ottobre. Seconda
posizione per il francese David
Derive_Nov_(AL)_2011
13-10-2011
12:29
Pagina 37
Derive, che passione!
itti
Tita e Matteo Gr
470: Ruggero
Laser Radial:
Francesca Cl
apcich
Star: Diego Negri ed Enrico Voltolini
Il Campionato italiano classi olimpiche svoltosi sul lago di Garda dal 22 al 25
settembre 2011 ha decretato i nuovi campioni nazionali per le classi Finn, 2.4
mr, Star, Laser Standard e Radial, 49er, 470 e nelle tavole a vela Rs:x.
Nazionali Classi Olimpiche
largo ai nuovi campioni italiani
D
A DICIOTTO ANNI L’APPUNTAmento con il Cico, il Campionato Italiano Classi Olimpiche,
rappresenta il momento più importante della stagione agonistica
per tanti velisti. Nel corso di questo evento viene infatti assegnato
il titolo nazionale per diverse specialità olimpiche della vela.
Quest’anno la manifestazione si
è tenuta sull’Alto Garda,
dal 22 al 25 settembre,
con i campi di regata
disposti tra Riva del
Garda, Torbole e
Malcesine. Oltre 450
gli equipaggi in gara
che si sono confrontati in condizioni meteorologiche caratterizzate da sole e vento da
leggero a moderato.
Otto le prove disputate
(16 per i 49er) alla fine
delle quali si sono aggiudicati il titolo italiano i seguenti atleti: Giorgio
Poggi nei Finn, Fabrizio Olmi nei
2.4mR, Diego Negri ed Enrico
Voltolini nelle Star, Francesco
Marrai nel Laser Standard, Francesca Clapcich nel Laser Radial,
Lunghi bordi
a prova di inverno
la stagione invernale
Dta urante
la cerata stagna è una scelobbligata per la maggior
parte dei derivisti. Quella
proposta dalla azienda inglese Musto si chiama
Mpx Drysuit ed è uno dei
capi più all’avanguardia
quanto a materiali e tecnologia. Realizzata in
Gore Tex laminato, assicura
un’ottima traspirazione,
inoltre ha rinforzi in cordura su gomiti, ginocchia e
seduta. L’apertura è una
cerniera frontale diagonale completa di cinghia
regolabile in vita. Info:
<www.musto.com>. ❏
Ruggero Tita con Matteo Gritti
nel 49er e, per quanto riguarda la
classe 470, l’equipaggio di Simon
Kosuta Sivitz e Jas Farneti nel
maschile e quello di Giulia Conti
e Giovanna Micol nel femminile.
Tra gli RsX è infine stato promosso campione Federico Esposito. Info: <www.federvela.it>
Università della Vela
a Campione del Garda
Il 28 settembre è stata presentata a Campione del Garda (Bs)
l’Università della Vela, un nuovo
centro di preparazione sportiva
con sede nella cittadina gardesana e che sarà attivo a partire da
maggio 2012.
Nata nel 2007 su proposta dell’associazione Univela di Tremosine e Campione, con la collaborazione della Federazione Italiana
di Vela, l’iniziativa rientra nel più
ampio progetto che comprende la
realizzazione di una rete di Centri
di Preparazione Federale a livello
nazionale per gli atleti della Fiv.
Tali strutture dovrebbero offrire
agli equipaggi e ai tecnici spazi e
strumenti idonei alla loro preparazione, sia per ospitare attività
complementari fra cui stage, convegni e workshop. La sede dell’UBOLINA Novembre 2011 37
Meteo_Nov_(D)_2011
METEO
14-10-2011
10:08
Pagina 41
COME LA ROTAZIONE TERRESTRE INFLUISCE SULL’ATMOSFERA
Ldelleo spostamento
masse
d’aria dalle alte
alle basse
pressioni
è all’origine
delle brezze
amate dai velisti
LA GENESI DEL VENTO
di GIAN CARLO RUGGERI
I bollettini meteorologici riportano il vento medio calcolato su un periodo di dieci minuti. Sulla base di questo riferimento viene calcolata la cosiddetta raffica, ossia l’accelerazione improvvisa e temporanea dell’aria che secondo la
velocità e la durata, può essere normale, forte o violenta.
E
FAURE , AVVOCATO ,
scrittore e famoso uomo politico francese, scrisse: “Ce n’est
pas la girouette qui tourne, c’est
le vent” (Non è l’anemometro
che gira, è il vento). Semplice ma
pragmatica considerazione per
definire una delle grandezze fondamentali della meteorologia,
dove il vento viene definito come
il movimento dell’aria nel piano
orizzontale. La sua misura comprende due parametri: la direzione e l’intensità (o forza).
Lo strumento che consente di
misurare l’intensità del vento è
l’anemometro e le unità in uso
sono il metro al secondo (m/s), i
DGAR
chilometri all’ora (km/h) oppure
i nodi (kt). La corrispondenza fra
questi valori è la seguente: 1 nodo = 1 miglio marino all’ora =
1.852 km/h = 0,51 m/s; quindi,
per esempio, 26 nodi corrispondono a 48,15 km/h, oppure a 50,9
m/s. L’intensità del vento può an-
che essere stimata secondo gli effetti che questa opera sull’andamento di un’imbarcazione a vela,
sullo stato del mare, sul fumo dei
camini o quello proveniente da
piccoli incendi sulla costa.
Orientandosi nel letto del vento,
la banderuola che compone lo
strumento di riferimento consente
di misurare la direzione del vento.
Questa si esprime in punti cardinali, oppure in gradi, facendo attenzione al fatto che la direzione
designa da dove viene il vento,
contrariamente alla corrente marina, per la quale si indica invece
la direzione dove questa si dirige
(il vento viene, la corrente va).
BOLINA Novembre 2011 41
Cielo_Nov_2011
4-10-2011
12:42
Pagina 43
IL CIELO LE DODICI COSTELLAZIONI CHE SI TROVANO LUNGO L’ECLITTICA
Idell percorso
Sole
segue
una linea
sul cui sfondo
si riconoscono
suggestive
“figure”
del firmamento
LE STELLE DELLO ZODIACO
di AUGUSTO GUIDOBALDI
Visti dalla Terra, tutti i corpi celesti che formano il
Sistema solare si muovono seguendo la stessa traiettoria, lungo una porzione di cielo detta “fascia zodiacale”. Questa è larga sedici gradi ed è suddivisa in dodici parti di trenta gradi ciascuna, una per ogni “segno”.
L’
ORBITA APPARENTE CHE IL
Sole percorre intorno alla
Terra da Est verso Ovest si chiama “eclittica”, un nome dovuto
al fatto che tutte le eclissi si verificano quando la Luna si trova
su di essa.
Dato che le orbite di tutti i pianeti giacciono praticamente sullo stesso piano, dalla Terra ogni
corpo celeste del nostro Sistema
solare si vede transitare nel cielo seguendo l’eclittica.
L’asse di rotazione del nostro
pianeta non è però perpendicolare al piano dell’orbita, rispetto al
quale forma un angolo di
23°27’. Di conseguenza, il piano
equatoriale terrestre, coincidente con quello celeste, e il piano
dell’eclittica non sono paralleli,
ma inclinati fra di loro dell’iden-
tico angolo, detto “obliquità dell’eclittica”. I due piani s’intersecano in due punti diametralmente opposti che prendono il nome
QUESTO MESE VISIBILI QUASI TUTTI I PIANETI
T
ranne Mercurio, che transita troppo vicino al Sole, nelle notti
di novembre si possono osservare tutti gli altri pianeti. Dopo il
tramonto alle ore 16,55-16,30 (gli orari, riferiti al meridiano centrale del nostro fuso orario, sono quelli invernali d’inizio-fine mese), Venere si mostra fino alle ore 17,51-18,12; Nettuno fino alle
00,35-22,42; Urano fino alle 03,28-01,31; Giove fino alle 06,1804,07. Fino all’alba (06,32-07,07) restano visibili Marte dalle
00,11-23,29 e Saturno dalle 05,07-03,29. La Luna è piena il giorno 10 e nuova il 25. Si trova all’apogeo il giorno 8, quando dista
dalla Terra 406.177 km, al perigeo il 24, quando ne dista 359.692;
è crescente dal giorno 1 al 9 e dal 26 al 30, calante dall’11 al 24.
Nel mese si perde un’ora di luce diurna.
A.G.
BOLINA Novembre 2011 43
Giorgi_nov_2011
29-09-2011
14:40
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Cimeli
C
ento anni fa
si compiva
la drammatica
spedizione
del comandante
inglese
per la conquista
del Polo Sud
Per raggiungere la base McMurdo, punto di partenza per il viaggio verso il Polo Sud, Scott
e i suoi uomini si imbarcarono sulla Terra Nova, una nave adibita alla caccia alle balene.
L’ULTIMA IMPRESA DI SCOTT
di PAOLO GIORGI
L’
INCONTRO CHE CAMBIA LA
vita al comandante Falcon
Scott avviene a Londra, di fronte
a Buckingam Palace dove si imbatte nel presidente della Royal
Geographical Society, Sir Clement Markham. Questi, si dice,
sta pressando il governo britannico perché organizzi una spedizione scientifica in Antartide, regione molto poco conosciuta e forse
in grado di fornire qualche interessante scoperta.
Falcon Scott, siamo nel 1899,
ha 31 anni, ha letto i resoconti di
James Clark Ross e delle sue
due navi Erebus e Terror che per
prime hanno fatto tappa sulla
costa antartica, davanti all’immane biancore del Great Ice
Barrier, prologo agli immensi
desolati spazi di un “supposto”
continente.
Infatti, da quel 1841 non si erano avute più spedizioni e Scott
in quel mattino, chiese a Sir
Markham di volerlo considerare
come il candidato più adatto per
guidare una missione in quei
luoghi remoti a bordo della Discovery, una delle ultime navi di
legno a tre alberi costruite nel
Regno Unito. Trattandosi anche
di un ottimo ufficiale, venne accontentato: fece scoperte, raccolse una messe di dati, toccò
L’esploratore Falcon Scott ebbe l’incarico di conquistare il Polo Sud nel 1910
dalla Royal Geographical Society.
anche il punto più a Sud fino allora calpestato (82 gradi e 16
primi), quando una misteriosa
malattia falcidiò i cani da traino,
e le gengive e i piedi dei suoi due
compagni del momento (uno di
loro il mitico Ernest Shackleton), cominciarono a segnalare
lo scorbuto per cui, si decise per
il ritorno in Inghilterra.
La piatta distesa di ghiacci
spessa decine e decine di metri,
in parte galleggiante in parte
poggiata sul fondo marino, rimase ad attendere la successiva
spedizione di Scott, quella epica
del 1910. Che già a Melbourne
(Australia) riservò una prima
amarezza: un telegramma, cortesissimo, avvertiva l’illustre
collega Scott che il mittente,
Roald Amundsen, procedeva
anch’egli, verso l’Antartide. Insomma, sconfitto nella corsa al
Polo Nord da Robert Peary,
BOLINA Novembre 2011 45
Progetto Porto_Nov_2011
14-10-2011
12:00
Pagina 47
Portualità
U
na ricerca
di settore
indaga
sui criteri utili
a rendere
un approdo
un caso
di successo
Le barche fino ai dodici metri di lunghezza costituiscono oltre l’80 per cento della flotta italiana. La loro presenza è vitale per fare di un porto un polo dedicato alla nautica da diporto.
MARINA O POLO NAUTICO?
di ALBERTO CASTI
L
A ECONSTAT, SOCIETÀ DI RICERCA E CONSULEN-
za specializzata nel settore turistico di
Bologna, sta realizzando in collaborazione con il
ministero dello Sviluppo Economico, uno studio
per determinare quali siano le condizioni e i fattori chiave che possono portare un approdo a
trasformarsi da semplice marina in un polo dedicato al turismo nautico, stadio quest’ultimo,
definito “caso di successo”. Un breve commento
in questo senso è stato
chiesto anche alla nostra
rivista. Essendo il frutto di
un continuo scambio con i
lettori che negli anni hanno condiviso con noi disagi e ambizioni, lo riportiamo nelle pagine che
seguono.
Partiamo dal presupposto che per la creazione di
un polo dedicato al turismo nautico, ci devono essere persone interessate a
frequentarlo. Il “successo”
di un approdo deve essere
dunque prima di tutto mi-
surato nel grado di soddisfazione del diportista
che vi fa scalo. La struttura portuale deve perciò
garantire l’accesso in sicurezza in tutte le condizioni meteorologiche, non deve essere soggetta a
insabbiamenti e all’interno essere organizzata in
modo tale da agevolare la manovra delle imbarcazioni tra le banchine. Conti alla mano non sono molti i casi tra gli oltre 530 porti italiani, a rispondere già solo a tali requisiti. E oltre a questo
un marina turistico deve
fornire dei servizi di base
efficienti.
Primariamente acqua ed
elettricità in banchina,
quindi bagni, wc, docce e
assistenza all’ormeggio. A
portata di passeggiata dovrebbero poi esserci officine specializzate, velerie,
negozi di nautica, alimentari, un pronto soccorso e
in generale servizi dedicati
a chi va per mare.
Il primo passo è dunque
trasformare l’approdo in
un luogo “animato”, punto
BOLINA Novembre 2011 47
Gondole_Nov_2011
29-09-2011
11:16
Pagina 49
Navigazioni
T
raversare
l’atlantico
in solitario
questo il sogno
di un veneziano
pronto a salpare
dalle Canarie
con un Moana 33
Tommaso Luppi, 36 anni, è un velista autodidatta di professione gondoliere; è partito da
Venezia nel settembre 2010 e a tappe ha portato la barca fino a Las Palmas (Canarie).
DALLE GONDOLE ALL’OCEANO
D
AI CANALI DI VENEZIA L’Oceano Atlantico non è detto
che sia così distante. Sicuramente lontano non lo è mai stato per Tommaso Luppi, 36 anni,
veneziano doc, pronto a salpare
a metà novembre dall’isola
Gran Canaria per una traversata
in solitario verso i Caraibi con
Baimaiself, un Moana 33.
Un sogno finalmente a portata
di mano, per questo gondoliere
di professione che fin da adolescente ogni volta che guardava
dalla finestra di casa vaporetti e
canali in realtà pensava a barche
a vela e distese oceaniche.
«Ad avermi acceso la passione
per la vela e la navigazione in solitario è stata la lettura dei libri
del navigatore francese Bernard
Moitessier – racconta Luppi – da
allora si è aperto un mondo dal
quale non sono voluto più uscire.
I miei amici, per dire, avevano
tutti il “barchino a motore”, da
noi l’equivalente del motorino
per chi abita in terraferma, io invece mi spostavo con un Ec 19,
un piccolo cabinato progettato
da Epaminonda e Ceccarelli. Mi
prendevano in giro perché era
lento e ingombrante, ma a me
non importava».
A questo punto ovvia la scelta
del giovane veneziano di frequentare l’istituto nautico, lo
storico Sebastiano Venier, al termine del quale seguono alcuni
Al Moana 33 (9,99 m) Baimaiself è
stata applicata una plancetta di poppa.
anni di imbarco come marittimo
su unità commerciali.
«Un’esperienza affascinante
ma dura – spiega il velista – quella sulle navi, che ha accresciuto
la mia preparazione professionale, mi ha portato a navigare in
oceano ma anche a stare molti
mesi lontano dall’Italia. Una situazione insostenibile visto che
volevo crearmi una famiglia».
Così, tornato a Venezia Luppi
diventa gondoliere, una delle
icone della Serenissima. Il lavoro di voga tra rii e canali non attenua tuttavia la sua voglia di navigare a vela. Sceso dalla gondola, appena può è pronto a tirare su
randa e fiocco.
Si susseguono così una serie di
barche con le quali perlustra la
laguna e i dintorni: un Sangiovese, un Bonin 27, un Van de Stadt
di ferro. Tutti acquistati in cattive condizioni di manutenzione,
rimessi pazientemente a posto e
BOLINA Novembre 2011 49
Pioggia_Nov (F)_Nov_2011
13-10-2011
12:12
Pagina 51
A bordo
R
ovesci
o temporali
possono
sorprendere
chi va a vela
meglio essere
organizzati
e previdenti
Navigare sotto la pioggia richiede più attenzione sia nelle regolazioni delle vele che nella conduzione della barca, soprattutto in caso di precarie condizioni di visibilità.
PIOVE, PRONTI A SALPARE?
U
N PO’ DI GOCCE NON DOVREBBERO IMPENSIERIRE
il velista. Le precipitazioni atmosferiche del resto fanno parte di quell’affascinante carosello che
muove le masse d’aria intorno al nostro pianeta e ci
regala anche tante giornate di sole e vivaci brezze
con le quali navigare. Il nostro paese poi ha una piovosità contenuta, con picchi stagionali in autunno e
in inverno, e un po’ di programmazione consente
spesso di evitare uscite bagnate.
Per chi naviga tuttavia prendere un acquazzone è inevitabile, magari associato a un temporale o a un
groppo, che arriva fulmineo sopra la barca e altrettanto rapidamente va via. È opportuno allora, prima
che cadano le prime gocce, sapere come comportarsi e quali precauzioni prendere per
evitare disagi, incidenti e anche
per cercare di non rovinare barca e
attrezzatura.
Un corretto abbigliamento deve
offrire per esempio le protezioni
necessarie per rimanere in coperta,
in qualsiasi condizione di tempo,
per governare o aiutare nelle manovre. Una buona cerata e stivali
affidabili quindi non devono mai
mancare nel sacco del marinaio e
la loro qualità deve essere in funzione sia della stagione, sia della navigazione da effettuare.
Una barca bagnata, poi, diventa sicuramente più
pericolosa per via della coperta scivolosa, le manovre si eseguono con maggiore difficoltà, le vele perdono forma ed efficienza e le cime assorbono acqua
diventando più pesanti e meno maneggevoli.
Anche la navigazione richiede maggiore attenzione. La pioggia diminuisce la visibilità, fino ad
annullarla del tutto in caso di forti rovesci e influisce negativamente su diversi strumenti di bordo come la radio Vhf e soprattutto il radar.
Se le precipitazioni sono persistenti, poi, per chi
naviga lungo costa aumenta il rischio di imbattersi
in detriti, tronchi d’albero e altri
oggetti galleggianti trasportati in
mare da fiumi e canali che possono costituire un concreto pericolo.
Per contro la pioggia ha anche uno
strano potere “sedativo” in caso di
vento teso e mare formato, contribuendo ad attenuare la forza del
primo e appiattendo il secondo.
Tanti aspetti diversi di un fenomeno unico, di cui parliamo nelle paF.C.
gine seguenti.
BOLINA Novembre 2011 51
Il posto zattera_Nov_2011
13-10-2011
12:26
Pagina 59
Design
I
l corretto
collocamento
dell’autogonfiabile
è importante
sia ai fini
della sicurezza
che della vivibilità
della coperta
Rispetto al passato, oggi c’è più attenzione da parte dei progettisti all’alloggiamento della zattera sui cabinati a vela. Una scelta che interessa prevalentemente la poppa della barca.
IL VANO DELLA ZATTERA
di DAVID INGIOSI
l’esigenza di abbandonare la barca, non è semplitaggio sono dotazioni tanto indispensabili per ce. Una sfida a cui sono chiamati a rispondere sochi compie navigazioni d’altura, quanto scomo- prattutto gli studi di progettazione e i cantieri.
de da stivare. Trovare uno spazio a bordo che sia Ebbene dove viene collocato il vano per l’autoin grado di garantire un accesso immediato, co- gonfiabile sugli attuali cabinati da crociera? Tale
me vuole la legge, e al tempo stesso protetto in posizionamento risponde ai parametri di sicurezcaso di cattivo tempo e funzionale per la messa a za? Cerchiamo di capirlo, anche con l’aiuto di almare nel malaugurato caso in cui ci si trovi nel- cuni progettisti.
P
ESANTI E INGOMBRANTI, LE ZATTERE DI SALVA-
Stivarla in un luogo a prova di onde
Scelta legata alla sopravvivenza e certo la più difficile per il
capitano di una barca, il ricorso
all’autogonfiabile e il suo corretto utilizzo rappresentano anche una questione pratica che
presuppone la risoluzione dello
spinoso problema di dove collocare questa fondamentale dotazione di bordo, obbligatoria
quando si naviga oltre le 12 miglia dalla costa.
La normativa italiana, molto rigorosa nel dettare i parametri di
costruzione e i termini di revisio-
ne della zattera di salvataggio, è
assai più generica circa il suo posizionamento a bordo, limitando-
Sulle barche recenti spesso il vano della zattera è inserito in un gavone a livello del calpestio vicino alla poppa.
si a indicare un luogo accessibile
e privo di impedimenti alla manovra di messa a mare. In assenza di riferimenti più precisi, la
collocazione dell’autogonfiabile
a bordo dei cabinati da crociera è
rimessa al buon senso dei diportisti, ma prima ancora all’ingegno e alla lungimiranza di progettisti e cantieri.
Una sfida non da poco, anche
perché le zattere di salvataggio
attuali sono sì efficienti e ricche
di dotazioni, ma per contro più
ingombranti, pesanti (dai 50 ai
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Fabbroni_nov_(F)_Nov_2011
4-10-2011
15:23
Pagina 63
Rigging
E
voluzione
dei sistemi
di riduzione
dai primi
rollafiocco
ai più recenti
avvolgitori
di Code 0
Barche da regata come gli Open 60, sono dotate di un avvolgitore per ogni vela di prua:
Code 0, genoa e trinchetta. Un sistema che farà breccia anche nei modelli da crociera.
UN “FRULLONE” PER OGNI VELA
di DANILO FABBRONI
P
RIMA DELL’ AVVENTO DEL -
l’avvolgifiocco le vele di
prua erano ingarrocciate sullo
strallo e la vela scendeva solo a
forza di braccia. Nonostante una
reviviscenza dal gusto retrò che
vede il ritorno dei garrocci (ma
in tessile) su tipologie di barche
estreme come i Vor 70 o i Wally, oggi come oggi, a prua il dominatore dell’attrezzatura è il
rollafiocco.
Quando è nato? Un bel po’ di
tempo fa. Il capostipite fu quello
inventato dallo statunitense Ted
Hood che, forte della sua esperienza eclettica da timoniere di
Coppa America, progettista e costruttore, tirò fuori l’idea di usare un tamburo solidale a un profilo con una canaletta per la ralinga del genoa, capace di poter
ruotare a comando di una sagola.
Perché in fin dei conti il rollafiocco è questo: un tamburo che
ruota in un verso e nell’altro, onde avere la funzione avvolgi e
svolgi; una girella in testa d’albero che serve da snodo per evitare
che lo strallo, la drizza e gli eventuali profili si torcano e si danneggino, e infine un elemento di
collegamento tra tamburo e girella che può essere composto da
una serie di profili con canaletta
oppure da uno strallo-ralinga
L’angolo di mura del genoa è fissato
al tamburo per mezzo di un grillo.
portante. Il trucco sta in questo:
si inferisce il genoa che deve
avere una apposita ralinga, si
mura su un grillo posto sopra il
tamburo, e si alza con la drizza
assicurata alla sommità di una
girella snodata che nel suo punto
inferiore ha un altro grillo per la
penna del genoa.
Una volta a riva, tenendo il genoa sventato, si cazza la sagola
che è avvolta nel tamburo e che
girando fa ruotare il profilo e
avvolgere la vela. Quando il
punto di scotta è arrivato ai profili, si fissa la sagola dell’avvolgifiocco a una bitta e si dà volta
alle scotte del genoa, onde stabilizzare tutto il sistema.
In testa d’albero la penna gira
seguendo la rotazione dei profili ma questo non fa torcere né la
drizza, né lo strallo in quanto la
girella ha funzione di snodo ed è
dotata di cuscinetti appositi.
BOLINA Novembre 2011 63
Riscaldamento_Nov_2011
6-10-2011
14:37
Pagina 69
Inverno
U
n impianto
di riscaldamento
efficiente
può ampliare
gli orizzonti
del velista
con navigazioni
invernali
I bruciatori ad aria forzata, a differenza di altri tipi di stufe, sono di dimensioni compatte, si
installano nei gavoni, hanno ottima resa e funzionano con il carburante del motore.
TEPORE SOTTO COPERTA
di ANGELO SINDONI
B
ARCA E SOLE SONO UN BINO-
mio troppo limitativo per
un velista. Chi ama navigare lo
vuole fare tutto l’anno, anzi, rifuggire la calca dei vacanzieri,
dei porti congestionati, delle rade chiassose è per molti il modo
migliore per godere del mare.
Si possono vivere queste esperienze mettendo la prua verso
mete lontane oppure navigare in
inverno, quando la maggior parte delle barche riposa all’ormeggio o su un invaso.
L’utilizzo intensivo della barca nella stagione fredda può richiedere allora degli interventi
per rendere gli ambienti più accoglienti, tra questi l’installazione di un impianto di riscaldamento.
Chi acquista una barca nuova
può richiedere questo accessorio al cantiere, sono molti i costruttori che lo prevedono come
optional e la sua predisposizione nella fase di allestimento dello scafo è senz’altro la soluzione migliore.
Può capitare però che a scoprire il fascino della navigazione
con clima rigido sia chi già possiede una barca. In questo caso è
possibile acquistare uno degli
impianti venduti in kit e con una
In banchina si può usare un termoconvettore, ma badando ai consumi.
spesa non eccessiva e qualche
giornata di lavoro si possono
dotare quadrato e cabine di un
confortevole clima a prova di
gelo.
Gli impianti di riscaldamento
per le imbarcazioni si dividono
essenzialmente in due tipologie:
ad acqua e ad aria.
Quelli che utilizzano l’acqua
sono molto meno diffusi rispetto agli impianti ad aria perché
sono più complessi, difficili da
installare e ingombranti, proprio per questo è più facile trovarli su unità di grandi dimensioni.
Questa tecnologia offre in
compenso alcuni evidenti vantaggi: riscalda di più, dà la possibilità di regolare in maniera
differente la temperatura dei
singoli ambienti, fornisce acqua
calda per i servizi e la cucina. A
alcuni di questi impianti sono
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Auriemma_Nov_2011
13-10-2011
12:26
Pagina 73
Grande altura
L
ontani
dai classici
scali turistici
del Pacifico
gli atolli
delle Kiribati
offrono lagune
incontaminate
antiche tradizioni
e gente ospitale
Al di là di pochi voli in partenza dalle Fiji, la barca a vela è l’unico mezzo per raggiungere l’arcipelago delle Kiribati, ma occorre una navigazione di oltre 1.000 miglia dallo scalo più vicino.
ISOLE AI CONFINI DEL MONDO
di CARLO AURIEMMA ed ELISABETTA EÖRDEGH
S
IAMO ENTRATI IN LAGUNA CHE
erano appena passate le ore 3
del pomeriggio. L’abbiamo attraversata e abbiamo calato
l’ancora in 5 metri di fondo di
sabbia chiara sottovento al lato
orientale dell’atollo.
A mezzo miglio la terra illuminata dalla luce calda del tramonto
era un’infinita spiaggia rosa deserta incorniciata da una altrettanto infinita linea di palme. Guardando col binocolo, però si vedevano le capanne. Tante, sparpagliate e mimetizzate nell’ombra
degli alberi. Ce n’erano di piccole, poco più che tettoie, alcune che
davano riparo alle canoe, altre che
lasciavano uscire un fil di fumo,
ce n’erano di grandi, a forma di
casa, con le pareti di canne e i tetti di foglie e ce n’erano di grandissime, le maneaba, quelle maestose capanne comuni che servono
per riunirsi, per cantare e per dan-
zare e dove ci si ritrova per decidere gli affari del villaggio.
Come noi avevamo visto le capanne, anche loro dovevano
averci visti. Una barca di 13 metri non passa inosservata in una
laguna vuota, eppure non c’era
nessuno a fare segnali sulla
Carlo Auriemma ed Elisabetta Eördegh navigano da oltre venti anni sul
kecht Barca Pulita lungo 13 metri.
spiaggia, nessuno che mettesse
in acqua una canoa, nessuno che
ci guardasse con curiosità.
Siamo scesi a terra il giorno
dopo e abbiamo scoperto che
non erano ostili, ma solo timidi
ed educati. Tutto il villaggio ci
aveva visti arrivare, tutti si chiedevano chi fossimo e come mai
eravamo lì, ma l’etichetta nelle
isole del Kiribati prevede che
non si debba infastidire l’ospite
e tutti, persino i bambini, vi si
attengono scrupolosamente.
Che Kiribati potesse essere un
posto così diverso, così bello e
così interessante non lo avremmo mai pensato. È uno stato
composto da tre arcipelaghi,
sparpagliati in una porzione infinita di oceano Pacifico. Uno
stato che pochi hanno sentito
nominare perché non ha quasi
rapporti col resto del mondo.
Gli abitanti sono 90.000, la caBOLINA Novembre 2011 73
Mosso_cavo piano_Nov_2011
4-10-2011
16:17
Pagina 77
Cavi
’
L
avvento
delle fibre
moderne
in pochi anni
ha cambiato
l’aspetto
delle attrezzature
di coperta
Le cime attuali consentono di risolvere molti dei limiti della vecchia canapa, usata fino
alla seconda metà del Novecento, ma non tutte,a bordo, sono adatte a ogni manovra.
LA RIVOLUZIONE DEL NYLON
di ALFREDO MOSSO
T
RA I CAVI IN FIBRA SINTETICA
quello piano rappresenta
una sorta di capostipite. Per conoscerlo meglio è necessario fare un passo indietro nel XIX secolo. In quel periodo si aveva la
conoscenza della tecnica velica,
ma a disposizione c’erano solamente fibre vegetali con limitate capacità meccaniche.
Il materiale migliore di cui si
disponeva per la fabbricazione
dei cavi era la canapa; usandola
però si era obbligati a eseguire
la commettitura a legnoli (che
dava origine appunto al cavo
piano), quindi si doveva intervenire su altri elementi per adattarla ai vari impieghi.
Si agiva, per esempio, sulla costruzione variando la torcitura
dei legnoli per ottenere più o meno elasticità, sul loro numero per
cambiare la forma della sezione
e si utilizzavano la pece e il catra-
me per proteggere le fibre. L’avvento dell’acciaio iniziò a risolvere buona parte dei problemi,
in particolare per le manovre
fisse, mentre per quelle correnti non si avevano grandi miglioramenti.
Negli Anni Trenta fece la sua
comparsa il Nylon che in poco
tempo soppiantò la canapa nella
Le cocche sono uno degli effetti provocati dalla torsione di un cavo piano.
fabbricazione dei cordami,
diffondendosi durante l’ultimo
conflitto mondiale quando venne utilizzato in molte altre applicazioni.
I nostri nonni rimasero molto
meravigliati quando, raccogliendo i paracadute degli Alleati, anziché l’agognata seta si trovarono
in mano questo strano materiale
dalle caratteristiche meccaniche
formidabili. In realtà non era la
prima fibra sintetica con cui venivano a contatto, poiché, a causa
dell’autarchia (un sistema di indipendenza dai mercati esteri) si ricavavano fibre, per esempio, dalla caseina del latte (Lanital), anche se qualitativamente non paragonabili.
Non sappiamo se per un fatto
tecnico (si trattava di un filo
continuo) o per un’opinione popolare questi cavi furono denominati “seta di Nylon”. Veniva
BOLINA Novembre 2011 77
Sassu_Nov_2011
5-10-2011
15:53
Pagina 81
Legature
A
nche
da una semplice
consuetudine
come lo stringersi
le stringhe
si può riconoscere
un buon marinaio
In genere lo si chiama “fiocco”, ma il nodo che si esegue per allacciarsi le scarpe è in realtà
un nodo piano con doppia ganciatura; più difficile da eseguire bene di quanto sembri.
I LACCI E L’ARTE DEI NODI
di MARCO SASSU
Q
UANTE VOLTE ABBIAMO NO-
tato con quale facilità i nodi dei lacci delle scarpe si sciolgono mentre camminiamo? Ci
siamo mai domandati perché
questo accade? Dipende dal
materiale di cui sono fatti i lacci o dal modo in cui si esegue il
nodo? Cerchiamo di dare una
risposta.
Certamente i materiali hanno
una grande importanza sulla tenuta dei nodi, sia quelli che
vengono eseguiti per legare le
stringhe delle scarpe, sia quelli
eseguiti per unire due lenze da
pesca o per giuntare due cime
qualsiasi a bordo di una imbarcazione.
Ogni materiale e i vari procedimenti utilizzati per realizzare
un cavo o una stringa hanno infatti influenza sulla tenuta dei
nodi. Un nodo eseguito su un
cavo monofilo, come potrebbe
essere per esempio una lenza,
ha un comportamento differente se viene eseguito su un cavo
ritorto, piuttosto che su uno
piatto. Immaginiamo un nodo
semplice eseguito su di un cavo
d’acciaio e lo stesso eseguito su
una stringa piatta; nel primo caso il nodo sarebbe estremamente “instabile” e facile da sciogliere (sempre che non lo faccia
autonomamente), mentre sulla
stringa piatta,
soprattutto se
C
è stato messo
in tensione, il
nodo è sicuro
e non si scioglie altrettanB
to facilmente.
Si dirà che
non si utilizzano cavi d’acciaio per legarsi le scarpe
A
e che le stringhe sono piatte, quindi il
problema non
Fig. 1 - Il nodo piano correttamente eseguito, deve avere le si pone. Sembrerebbe lodue cime correnti parallele e adiacenti a quelle dormienti.
BOLINA Novembre 2011 81
Clerici_Nov_(AL)_2011
13-10-2011
12:25
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Tropici
P
rosegue
la navigazione
di “Tamata”
nel Pacifico
con scali a Palau
e in Nuova Guinea
dove prevale
la cultura tribale
Le numerose isole che circondano la Papua Nuova Guinea si caratterizzano per le grandi varietà di flora e fauna che ancora si conservano in uno stato primitivo e selvaggio.
ROTTA NEL MARE DI BISMARK
di GIORGIO CLERICI e VIVIANA VITTORIA
C
I SONO ALCUNE ROTTE E DE-
stinazioni interessanti e poco frequentate nel Pacifico settentrionale. La maggior parte
delle navigazioni avviene dalle
coste americane verso Ovest
sfruttando la stabilità e la costanza degli alisei di Sud-Est. Vi
è comunque un’opportunità di
continuare a viaggiare verso
Sud-Est, contro i trade winds,
sfruttando alcune stagionalità
favorevoli.
Dalle Filippine che lasciamo
attraverso lo Stretto di San Bernardino, tra l’isola di Luzon e
quella di Samar, dirigeremo a
Est per raggiungere le isole Palau, le più meridionali della catena delle Gilbert e da queste
raggiungere la Papua Nuova
Guinea e più precisamente il
Mar di Bismark, con le sue remote isole orientali. In quest’area l’unica stagione praticabile
con ridotto rischio di tifoni, è tra
gennaio e marzo, quella del
monsone di Nord-Est. Nonostante sia una navigazione di
bolina con venti tesi, viene ritenuta praticabile in quanto mano
a mano che si naviga verso Sud,
In molti approdi guineani è il capo villaggio che deve autorizzare lo sbarco.
in direzione dell’equatore, i
venti scemano d’intensità.
Lo Stretto di San Bernardino è
consigliato come punto di partenza dal navigatore Jimmy
Cornell nel suo libro Rotte intorno al mondo, per avere da qui
un buon angolo di bolina per affrontare le 700 miglia di oceano
che separano le Filippine dalle
isole dell’arcipelago delle Palau, le più occidentali delle Caroline.
Oggi stato sovrano, le isole
sfuggirono per secoli agli appetiti dei colonizzatori europei. È
infatti solo nel 1885 che gli spagnoli ne rivendicano la sovranità insediandovi un governatore. Ritenendone costosa la gestione, le vendettero nel 1890 ai
tedeschi, che si erano nel frattempo insediati negli ultimi territori liberi del Pacifico e soprattutto nella Papua Nuova GuiBOLINA Novembre 2011 83
Coabua_Nov_2011
10-10-2011
11:54
Pagina 87
Mercato
A
umentano
le barche restituite
da acquirenti
insolventi
e le finanziarie
cercano
di sbarazzarsene
a prezzi
d’occasione
Per effetto della crisi economica le società di leasing si trovano con molti locatari impossibilitati a rispettare i pagamenti delle rate delle barche che vengono abbandonate senza scrupoli.
LEASING: USATO IN SVENDITA
di MARCO COBAU
A
NCORA UNA VOLTA ECCOCI
immersi fino al collo in
quella palude che è rappresentata dal finanziamento in locazione, pratica finanziaria meglio
nota con il nome di leasing:
marchingegno dai risvolti imprevedibili e che ultimamente
sta dimostrando di avere le caratteristiche nefaste di un boomerang sia per le società finanziarie sia per i locatari di una
barca a corto di quattrini.
Vedremo questa volta come,
con un po’di fortuna, qualche appassionato velista potrebbe ricavarci qualcosa di buono, come
per esempio una barca usata in
discrete condizioni, ma a un prezzo che sia meno della metà di
quello che viene richiesto sul
mercato dell’usato. Il tutto, ben
inteso, eseguito nel rispetto della
legge e della propria coscienza.
Vediamo come ciò potrebbe ac-
cadere. La crisi economica ha
costretto molti sognatori ad aprire gli occhi. Tre o quattro anni fa
erano di moda contratti di leasing di durata decennale congegnati in modo simile alla spiga di
gramigna, che entra facilmente
in gola ma della quale è impossibile liberarsene senza soffrire.
Costi d’ormeggio e svalutazione sono
l’incubo delle società di leasing che
rientrano in possesso delle barche.
Ciò che veniva prospettato era in
effetti troppo allettante per rinunciarci: garanzie di solvibilità
non le chiedeva più nessuna finanziaria, l’acconto iniziale era
quasi nullo, per i primi tre anni le
rate erano molto basse (si pagavano in pratica solo gli interessi),
il leasing normale partiva solo
dal quarto anno e durava 7 anni,
con una rata mensile parecchio
pesante e il riscatto, alla fine del
decimo anno, arrivava in alcuni
casi al 35 per cento del valore
della barca... fantastico!
Bene o male, adescati da queste proposte, molti potenziali
utenti nautici caddero nella rete
che, per i primi tre anni, funzionò egregiamente: le rate
mensili erano tollerabili (sui
1.500-2.000 euro) e perciò la
barca era solo un godimento.
Per molti locatari la scadenza
del quarto anno sembrava lontaBOLINA Novembre 2011 87
Multiscafi_(F)_Nov_2011
MULTISCAFI
5-10-2011
11:08
Pagina 91
LE IMPRESSIONI IN MARE, I DATI TECNICI E I PIANI VELICI
C
ostruito
fino al 2010
in centinaia
di modelli
il Lagoon 440
è un catamarano
con soluzioni
interessanti
e interni ospitali
Spazi esterni e sotto coperta attentamente studiati per agevolare la conduzione a vela
e il comfort, caratterizzano il progetto di Marc Van Peteghem e Vincent Lauriot-Prévost.
LA CROCIERA È PANORAMICA
N
EL 2004 IL CANTIERE FRANCEse Lagoon, divisione del
gruppo Bénéteau specializzata in
multiscafi da crociera, elabora la
terza generazione dei suoi catamarani, conosciuti e apprezzati in
tutto il mondo.
Dopo quasi vent’anni di attività
il cantiere può contare oltre che su
una grande esperienza di costruzione, anche su una notevole conoscenza delle qualità marine e
delle potenzialità in fatto di vivibilità e comfort che esprime questa categoria di imbarcazioni. Decide quindi di produrre un nuovo
modello capace di sintetizzare le
competenze acquisite.
È così che nasce il Lagoon
440, catamarano destinato alla
crociera d’altura che non teme
le lunghe traversate tra il Mediterraneo e i Caraibi, frequente
meta di tanti velisti europei: una
barca dai grandi volumi, ricca di
soluzioni innovative, facile da
condurre e dalle apprezzabili
prestazioni a vela (nel 2007 un
Lagoon 440 ha vinto la traversata dell’Atlantico in flottiglia,
l’Atlantic Race for Cruisers,
nella categoria multiscafi).
Non è un caso infatti che questo progetto, firmato da Marc
Van Peteghem e Vincent Lauriot-Prévost e uscito di produzione nel 2010, sia stato costruito in oltre 400 esemplari. Gli
scafi, dotati di chigliette semilun-
ghe per contenere lo scarroccio e
migliorare le andature di bolina,
sono realizzati in sandwich di
pvc, mentre la coperta è in
sandwich di balsa, un tipo di costruzione che assicura il massimo
contenimento dei pesi. Quanto
invece alla sicurezza in navigazione, le paratie degli scafi sono
stagne e stratificate alla struttura.
Peteghem e Lauriot-Prévost
mettono a punto inoltre una carena a forma di “ala di gabbiano” in grado di dare
stabilità alla barca e
che consente agli
scafi di avere un profilo più sottile, utile
per fendere le onde
in caso di mare formato e assicurare,
anche grazie all’altezza generosa sull’acqua della struttuTra le soluzioni originali del Lagoon 440 c’è la postazione del timoniere collocata sopra la tuga che ra centrale, maggior
garantisce massima visibilità durante le manovre. comfort all’equipagBOLINA Novembre 2011 91
Sapore di mare_Nov_2011
10-10-2011
11:55
Pagina 95
Sapore di Mare / Articoli scritti dai lettori
U
n equipaggio
affiatato parte
per una crociera
verso la “porta
del Mediterraneo”
tra colpi di vento
incontri
con le balene
e panorami
mozzafiato
A VELA FINO A GIBILTERRA
B
ASTA UNA PASSEGGIATA SU UN
molo in una giornata ventosa
e sentire gli spruzzi di acqua salata sul viso spinti dal vento fresco,
basta poco per rivivere navigazioni compiute e se tutto questo non
puoi più viverlo realmente, lo
senti dentro, perché il mare è ormai nelle vene. Mi guardo e mentre sono abbandonato a te, scrivo.
Racconto di quella volta che
con un gruppo di amici siamo
partiti verso la “porta del Mediterraneo” con ambizioni oceaniche. Più o meno 15 anni fa.
Anche con le persone giuste ci
sono senz’altro motivi piacevoli
per compiere un’impresa simile,
ma soprattutto c’è la voglia di mescolarsi con il mare, sentirsi liberi
e respirare tutto quello che ci circonda, vivendo giorno dopo giorno lo spettacolo della natura.
Chissà se un giorno avrei ceduto
anch’io a una navigazione oceanica, mi chiedevo. I sensi si dila-
di ROBERTO PISANU
tano, sembra che tutto sia intoccabile nell’immenso mare, invece
tutto è lì, a portata di mano; siamo
come bimbi che dentro un guscio
si riempiono gli occhi di luce e di
riflessi dai colori particolari.
La partenza dal litorale di Roma
lascia quel groppo in gola che ti
prende ogni volta che inizi una
nuova navigazione, non si sa bene cosa sia, ansia, apprensione,
paura, preoccupazione. Nel mollare gli ormeggi si fanno mentalmente i controlli di rito,
chiendoci sarà tutto in
ordine? Ma poi,
miglio dopo miglio, subentra
quel senso di rilassatezza, si sa
già che per
qualsiasi evenienza si è
preparati. Come già accaduto
altre volte, rotture e ri-
parazioni varie si sistemano durante la crociera.
La barca oggi ha 39 anni e il proprietario 79, ma insieme navigano
ancora felicemente. Quanto all’equipaggio, siamo collaudati: sei
persone a bordo, c’è anche Lucio,
unica presenza femminile da me
così chiamata perché fan sfegatata di Lucio Battisti, il celebre cantante scomparso.
Si comincia a fantasticare anche
sul percorso Gibilterra-Canarie,
ma ci vuole almeno una
settimana. Averne di
tempo, si farà in
un’altra vita. Le
nostre tappe sono state Olbia,
Stintino,
Mahon, Palma
di Maiorca, Ibiza,
Formentera, Cartagena, Gibilterra e Tarifa. Ci sarebbero dovute
essere almeno altre due tappe, ma
BOLINA Novembre 2011 95