Pausania LE TOMBE DI MARATONA Nella pianura c`è una tomba

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Pausania LE TOMBE DI MARATONA Nella pianura c`è una tomba
Pausania
LE TOMBE DI MARATONA
Nella pianura c’è una tomba degli Ateniesi e su di essa delle steli con (lett: “che
hanno”) i nomi di coloro che sono morti, ciascuno secondo la sua tribù (lett: “per
tribù”); e [ce n’è] un'altra per i Plateesi e per gli schiavi: infatti allora per la prima
volta combatterono anche degli schiavi.
E a parte c’è il monumento di un uomo, Milziade [figlio] di Cimone, dal momento
che a lui toccò la morte in seguito (lett. gen. ass.: “essendogli capitata la morte in
seguito”), avendo egli sbagliato (lett: “che aveva sbagliato”, participio concordato
con il pronome in dativo) a Paro e per questa cosa essendo stato sotto processo
davanti agli Ateniesi.
Qui per tutta la notte è possibile sentire cavalli che nitriscono e uomini che
combattono (il verbo regge il genitivo; se diamo valore predicativo al participio, si
potrebbe anche rendere: “cavalli nitrire e uomini combattere”): assistere ad una
visone chiara non è vantaggioso per colui a cui è accaduto (valore impersonale del
verbo).
Gli abitanti di Maratona venerano questi che morirono in battaglia, chiamandoli eroi,
e Maratone, dal quale il demo ha il suo nome (lett: dativo di possesso; è uno dei
“demi”, i sobborghi in cui si divideva l’Attica) ed Eracle, affermando (da φηµι) che
Eracle fu considerato un dio da loro stessi per primi fra i Greci.