Speciale Pesca

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Speciale Pesca
ANNO XLIX - N. 246
lunedi' 8 agosto 2011
SPECIALE PESCA
L'Economia e la politica della pesca nel mondo
SRI LANKA: LO SRI LANKA CONDIVIDERA' ZONE DI PESCA CON
ALTRI QUATTRO STATI STRANIERI – "DAILYMIRROR.LK"
30 luglio 2011 – Ieri, il governo ha reso noto che quattro paesi asiatici hanno convenuto di
condividere con lo Sri Lanka le loro rispettive zone economiche destinate alle attivita'
ittiche.
Il ministro della Pesca, Rajitha Senaratne, ha spiegato che la Malesia, il Bangladesh,
Myanmar e la Corea del Nord, hanno preso questo impegno, nel corso dell'ultima riunione
ministeriale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura,
incentrata sul tema dell'acquacoltura nella regione dell'Asia-Pacifico.
Intervenendo a margine di una conferenza stampa, il ministro ha sottolineato come,
durante la riunione – che si e' tenuta il 28 e 29 luglio scorsi, a Colombo, e alla quale hanno
preso parte 14 ministri per le Attivita' Ittiche, provenienti da 17 paesi – siano state prese
diverse decisioni importanti.
"Il Vietnam, che e' uno dei paesi asiatici leader nelle esportazioni ittiche, ha aumentato il
suo sostegno teso a incrementare la produzione locale, attraverso la formazione tecnica
del nostro personale, mentre le Maldive si sono dette pronte ad offrire forniture di
avannotti", ha detto il ministro.
Senaratne ha, inoltre, reso noto che il Vietnam ha promesso di aiutare lo Sri Lanka ad
aumentare di tre volte la produzione ittica, raggiungendo quota 90.000 tonnellate entro il
2013, fornendo assistenza tecnica per lo sviluppo della pesca in acque interne.
L'obiettivo precipuo dell'incontro era quello di ottenere un impegno politico per quanto
riguarda lo sviluppo dell'acquacoltura, il coordinamento delle attivita' regionali, e il
miglioramento della cooperazione regionale nel settore dell'acquacoltura, al fine di
garantire la sicurezza alimentare e migliorare le condizioni nutrizionali della popolazione
della regione.
Le questioni intorno alle quali i ministri hanno dibattuto nel corso della conferenza hanno
riguardato sei aree chiave. Tra queste, il miglioramento della collaborazione e dell'amicizia
tra i paesi membri, l'aumento della capacita' produttiva attraverso l'adozione di politiche
piu' incisive e l'acquisizione di competenze tecniche, e lo sviluppo delle risorse intellettuali
e fisiche. [Madushika Gunawardane, portale – a cura di agra press]
FRANCIA: IL MERLUZZO E' TORNATO
IN CANADA – "20MINUTES.FR"
29 luglio 2011 – Il divieto di pesca al merluzzo, in vigore dagli inizi degli anni Novanta, al
largo del Canada e' servito, secondo il rapporto New Scientist. Gli scienziati hanno rilevato
un numero crescente di questi pesci nelle acque dell'America del Nord, dopo che la specie
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era quasi scomparsa circa una ventina di anni fa. "Il merluzzo ha riacquistato circa un terzo
della sua popolazione, e l'haddock ha raggiunto livelli storici", spiega Brian Petrie, del
Bedford Institute of Oceanography, che ha seguito l'evoluzione dei banchi di pesci dal
1970. Il divieto di pesca al merluzzo e all'Haddock in Canada e' in vigore dal 1992. Ha anche
favorito capelan e aringhe, piccoli pesci di cui le due specie minacciate si nutrono. Ma
questi piccoli pesci, appassionati di plancton, sono anche golosi di uova e larve di
merluzzo, cosa che ha rallentato la crescita della popolazione. Malgrado questa nuova
minaccia, i merluzzi sono ritornati lungo le coste canadesi, per la grande gioia dei pescatori
che nel prossimo anno potranno sicuramente pescarli. [A.C., portale – a cura di agra press]
SPAGNA: DI CHI E' IL
PESCE – "EL PAIS"
27 luglio 2011 – Il 13 di questo mese il ministro polacco dell'agricoltura e della pesca, il cui
paese detiene la presidenza di turno della UE, e il suo omologo marocchino hanno firmato
la proroga di un anno del contratto di pesca attualmente in vigore che era scaduto il 27
febbraio scorso. Cosi' le nostre navi potranno continuare a pescare nelle "acque del
Marocco." Se fosse cosi'. Invece non lo e', perche' in quelle che vengono chiamate "acque
marocchine" ci sono le aree marine che corrispondono al Sahara Occidentale, occupato
illegalmente dal Marocco a partire dal 1975, quando fu abbandonato dalla Spagna e di cui la
Spagna stessa non ha ancora perso il suo status giuridico di "potenza amministratrice" .
E ci deve essere qualcosa di vero quando l'UE, allertata dai suoi servizi legali a dubitare sul
fatto che il denaro pagato non ha alcun impatto diretto sulla quota dei reali proprietari di
tale risorsa, cioe' la popolazione del Sahara, ha optato per il prolungamento dell'accordo
invece di un nuovo accordo di lungo periodo. Questa incertezza ha portato all'inserimento
di una nuova disposizione che esige dalle autorita' marocchine di informare sull'utilizzo dei
fondi dell'Unione Europea e, in particolare, sull'impatto socio-economico e sulla
distribuzione territoriale dei finanziamenti.
Dando per scontato che il Marocco puo' sfruttare risorse che in realta' non gli
appartengono, l'accordo ha un carattere illegale, ma almeno con la disposizione aggiunta si
e' tenuta in considerazione la popolazione indigena e legittima proprietaria del territorio.
Tuttavia, come dare una risposta piu' adeguata alla domanda: di chi e' il pesce? Questo ci
incoraggia a mantenere la fiducia che alla fine la legalita' internazionale finira' per imporsi.
[Jose' Maria Sanchez Y Torreno, quotidiano - a cura di agra press]
ALGERIA: IL SETTORE DELLA PESCA
ALLA DERIVA - "LIBERTE"
25 luglio 2011 - Il rapporto del Comitato delle APW riporta che il 40% delle unita' di pesca
languono sulle banchine, l'anarchia prevalente nelle transazioni commerciali , la totale
assenza di controllori dei prezzi, di veterinari e di ispettori ambientali, la mancanza di
controllo di qualita' durante lo scarico di pesci, l'inquinamento dell'acqua di mare nei
pressi del porto.
La commissione per i Trasporti e la pesca (APW ) ha dipinto un quadro fosco della
situazione attuale dei porti di Orano, dopo un'inchiesta approfondita durata tre mesi.
Il porto di pesca di Orano e' il polmone di mercati del pesce per tutta la wilaya [provincia],
guidato dal 2004 da un'impresa commerciale con un capitale di 15 milioni di dinari.
Rappresenta anche la sopravvivenza per decine di famiglie di Orano. Tuttavia, la relazione
ha rivelato carenze quali edifici precari o perdite nei serbatoi di stoccaggio del carburante
installati piu' di 60 anni fa. Il rapporto rileva che il 40% delle unita' di pesca languono sulle
banchine, l'anarchia prevalente nelle transazioni commerciali, la totale assenza di
controllori dei prezzi, di ispettori veterinari e ambientali, la mancanza di controlli di qualita'
durante lo scarico di pesci, l'inquinamento dell'acqua di mare nei pressi del porto. (...)
Una analoga conclusione e' emersa anche per il porto di Arzew, dove si notano carenze
come la mancanza di gru nelle imbarcazioni. Questo porto, che genera 1800 posti di lavoro,
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non puo' svilupparsi se non sara' allargato. Secondo gli autori del rapporto, il progetto di
un porto di pescatori a Canastel, che e' in corso, puo' avere un impatto negativo, dato che
nello studio di realizzazione non si e' tenuto conto di certe regole. (...) [Noureddine
Benabbou, quotidiano - a cura di agra press]
GERMANIA: INIZIA IL BRACCIO DI FERRO
A BRUXELLES - "FOCUS ONLINE"
19 luglio 2011 – Martedi' a Bruxelles e' iniziato il braccio di ferro per approvare la riforma
europea della pesca, dopo la presentazione del piano della Commissione. Fin dai primi
incontri tra ministri e pescatori si e' delineata una strada in salita. I paesi UE hanno criticato
i punti salienti della riforma. Anche la Germania auspica piu' tempo prima di un accordo
definitivo. Il ministro tedesco ha criticato l'accesso alle risorse tramite una licenza
obbligatoria, proposta dal Commissario Europeo per la pesca, Maria Damanaki. "La pesca
e' un bene pubblico", sottolinea Segretario di Stato Robert Kloos, che a Bruxelles faceva le
veci del ministro Aigner. "Dovrebbe essere gestita pubblicamente". Secondo la proposta di
Damanaki i pescatori potranno comprare e vendere licenze. Il Commissario Damanaki
auspica piu' flessibilita' e un maggiore impegno dei pescatori a favore di una pesca
piu'sostenibile. Anche Parigi ha appoggiato la Germania contro la riforma proposta dalla
Commissione. Secondo la proposta della Commissione Europea in futuro le quote pesca
saranno stabilite su principi che assicurano la raccolta sostenibile dei pesci. Qual e' il
limite? La discussione e' ancora aperta. [quotidiano - a cura di agra press]
FRANCIA: BRUXELLES METTE SUL TAVOLO
UNA RIFORMA CRITICATA DA TUTTI - "AFP"
13 luglio 2011 – La commissaria alla Pesca Maria Damanaki ha proposto mercoledi' una
grande riforma della pesca nell'Ue immediatamente criticata dalle ONG ambientaliste e dai
responsabili del settore.
La commissaria greca fissa l'obiettivo di ripristinare entro il 2015 a un livello sostenibile i
tre quarti delle risorse ittiche dell'Ue attualmente sovra sfruttate, autorizzando unicamente
la pesca a coloro che non mettano in pericolo la loro ricostituzione. (…)
La proposta si urta anche – per altri motivi – col verdetto severo di Europesca, che
raggruppa le organizzazioni professionali di 17 Stati europei. Tra cui i numeri uno e due del
settore, la Spagna e la Francia. Europesca e' la federazione delle organizzazioni agricole
Copa-Cogeca sottolineano che lo scambio dei diritti puo' realizzarsi "impropriamente" per
la piccola pesca costiera, e le garanzie previste troppo "semplicistiche". (…)
La proposta sara' discusso il 19 luglio dai ministri europei. Londra si e' detta "pronta" a
lavorare per una "riforma radicale della quale hanno bisogno l'ambiente e i nostri
pescatori", ma secondo i negoziatori, Parigi, Madrid, Dublino e Berlino hanno serie
obiezioni. Una fonte del governo francese ritiene che "le conseguenze saranno
disastrose"per il settore.
Damanaki e' convinta della necessita' di una riforma radicale. Senza la quale, ha confidato
ad AFP, "alla fine, non ci saranno piu' pesci, piu' pescatori, piu' pescherecci, ed io saro'
disoccupata!". [Yann Ollivier, agenzia di stampa – a cura di agra press]
FRANCIA: LA RIFORMA DELLA PESCA SI
ANNUNCIA BURRASCOSA - "EURACTIV.FR"
13 luglio 2011 – Il 13 luglio la Commissione europea ha presentato le sue proposte di
riforma della politica europea della pesca (PCP). Le prime reazioni lasciano presagire un
dibattito appassionato. (…) Maria Damanaki ha riaffermato la sua preoccupazione a
mantenere l'attivita' di pesca in Europa e il livello di vita dei pescatori, ha insistito sulla
primaria necessita' di "gestire intelligentemente" le riserve ittiche. Secondo la
Commissione europea, il 75% degli stock sono attualmente sovra sfruttati. Per porre
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rimedio a questa situazione, il futuro piano dell'esecutivo europeo fissa alcune linee
"guida":
- ridurre le quote autorizzate e fissarle parecchi anni prima,
- autorizzare lo scambio o la vendita delle quote,
- i pescatori dovranno riportare a terra tutte le loro catture, mettendo fine all'autorizzazione
di rigettare in mare il pescato non conforme,
- favorire misure a livello regionale o locale per un miglior sfruttamento,
- collegare il sostegno finanziario al rispetto dell'ambiente e attuare un rigoroso controllo di
tali criteri. (…)
Sul medio e breve termine, i negoziati si prevedono difficili quando il testo sara' esaminato
dal Parlamento europeo e dagli Stati.
In un comunicato stampa, l'eurodeputato francese, Alain Cadec /UMP, PPE) ha stimato che
la riforma proposta dalla Commissione europea e' "inaccettabile". Secondo lui "l'approccio
del Commissario e' dogmatico", perche' non prende assolutamente in considerazione gli
interessi dei pescatori. (…)
Al contrario, il fronte degli ambientalisti considera le proposte "insufficienti". Per Jean-Paul
Besset di Europe Ecologie, "se gli stock dei pesci non sono preservati o ricostituiti, si e' a
un passo dalla spirale del declino. (…) La proposta della commissione si basa
essenzialmente su di un sistema di diritti di pesca obbedienti al gioco del mercato" che
"favorira' soltanto i pescatori industriali (…) che sono i responsabili del super sfruttamento
dei mari". (…)
I pescatori francesi contano ora sullo Stato che "la pensa come loro" (…).[Jean-Sebastien
Lefebvre, portale – a cura di agra press]
PERU': FRUTTI DI MARE, ESPORTAZIONI VERSO
ARGENTINA E BRASILE ESENTI DA DAZIO – "FIS"
7 Luglio 2011 - Dal 2012 le esportazioni peruviane- di cui una grossa parte e' rappresentata
dai prodotti della pesca – entreranno sui mercati argentini e brasiliani quasi
completamente esenti dalle tariffe doganali. Lo ha annunciato il Ministro per il commercio
Estero e il Turismo Eduardo Ferreyros..
"Per anni abbiamo avuto un Accordo di Complementarieta' Economica con il Mercosur, in
particolare con Argentina e Brasile e il prossimo anno i prodotti peruviani avranno acceso
libero a questi mercati, quasi al 100%", ha detto il ministro peruviano", che ha indicato
inoltre che questa settimana il vice-ministro al commercio Estero, Carlos Posada e un
gruppo di uomini di affari si rechera' in Argentina per discutere della possibilita' di ridurre
le barriere, non solo doganali, che ostacolano le spedizioni verso quel paese e verso il
Brasile.
"Sono previste due giornate di incontri per valutare cosa possiamo fare per permettere che
le merci circolino piu' liberamente e per essere in grado di far arrivare i nostri prodotti in
Argentina in soli cinque giorni", ha detto Ferreyros. [Il ministro] ha poi sottolineato che e'
importante che le tariffe doganali siano rimosse, ma l'intenzione e' anche quella di
"eliminare le barriere che in pratica impediscono ai prodotti peruviani di entrare facilmente
nel paese", e' quanto riferisce l'agenzia "Andina". [portale – a cura di agra press]
FRANCIA: "IL MARE NON E' UN
SANTUARIO" - "LE TELEGRAMME"
1 luglio 2011 – Nell'ultima assemblea generale, ieri, a Parigi, il Comitato nazionale della
pesca ha ribadito la sua opposizione al progetto della commissaria europea Maria
Damanaki.
"Occorre che la commissaria europea alla pesca smetta di far credere che e' la migliore.
Maria Damanaki deve smettere di scambiare i suoi desideri con la realta'. Non c'e' motivo di
fare del mare un santuario dal quale si escludono i pescatori". Dopo l'assemblea generale,
Hubert Carre', direttore del Comitato nazionale della pesca marittima e degli allevamenti
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ittici (CNPEM), ha espresso senza fronzoli le preoccupazioni dei professionisti (…)
Damanaki presentera' ufficialmente il suo piano di riforma il 13 luglio prossimo per una
nuova politica comune della pesca che si applichera' in tutta l'Europa dal 1 gennaio 2013.
La commissaria europea ritiene che i pescatori svuotino i mari e non nasconde la sua
intenzione di ridurre drasticamente le flotte e le quote. Oltre a tagli di bilancio e a una
rivalutazione verso il basso dei tassi di cattura autorizzati, Maria Damanaki ha programmato
una serie di misure che fanno arrabbiare i pescatori. Innanzi tutto l'obietto dello "zero
scarti" che imporrebbe loro di tornare in porto col pesce che normalmente ributtano in
mare. O ancora l'introduzione di quote individuali trasferibili, una specie di "diritti di pesca"
monetizzabili, che pero' potrebbero essere rapidamente accaparrati dai maggiori
armatori… spesso stranieri. "Non lasceremo fare a Maria Damanaki. Ci saranno discussioni
in Consiglio dei ministri europei e anche il Parlamento europeo avra' voce in capitolo", ha
detto Huvert Carre'. (…) [quotidiano – a cura di agra press]
GABON: IL BLUES DEL SETTORE
DELLA PESCA - "GABONECO"
1 luglio 2011 – Nonostante i suoi 800 km di costa, con notevoli risorse ittiche, il Gabon ha
solo un paio di navi da pesca. (…) Terminato sin dall'ultimo trimestre dello scorso anno, il
rapporto del 2009 sulla pesca nel Gabon rimane inaccessibile alla stampa e al pubblico.
Forse ha conclusioni strategiche che porteranno all'urgente rinascita del settore della
pesca industriale nel Gabon. Infatti, nonostante i suoi 800 km di coste e circa 10 000 km2 di
fiumi, laghi e lagune, il paese importa circa 7000 tonnellate di pesce ogni anno per
soddisfare la domanda interna.
Il governo del Gabon sembra poco preoccupato per il settore che, secondo un documento
della Banca Africana di Sviluppo (BAD), tuttavia ha contribuito nel 2006 all'1,5% del pil per
una produzione di 41.674,1 tonnellate. Nello stesso documento si nota che "la pesca
industriale contribuisce per circa il 42% dei ricavi generati dal settore, in particolare per la
qualita' del pescato (crostacei e pesci con elevato valore di mercato) destinato ai mercati
esteri (Europa e Asia)".
La mancanza di un sufficiente numero di imprenditori nazionali nel settore, la difficolta' per
loro di accedere ai finanziamenti, la mancanza di incentivi fiscali, di una reale politica e di
un quadro normativo, l'esaurimento delle strutture di attracco e di riparazione delle navi,
sono le principali restrizioni allo sviluppo della pesca nel Gabon. (…)
Secondo un funzionario della Direzione della Pesca, il tonnellaggio delle catture nelle
acque territoriali del Gabon e' diminuito significativamente e la tendenza al ribasso
continua come se ci sarebbe stata una diminuzione di pesci nelle acque del Gabon. Questo
impoverimento delle risorse ittiche era inevitabile a causa dello sfruttamento selvaggio e
incontrollato a cui sono state sottoposte negli anni 80 e 90.
La situazione non e' comunque totalmente senza speranza, cosi' pensa il figlio
dell'armatore del Gabon, armatore lui stesso alla ricerca di una nuova vita. L'ideale sarebbe
quello di ritoccare la regolamentazione della pesca marittima e fluviale, per promuovere la
creazione di una flotta per la pesca industriale del Gabon, poi ridurre la concessione di
licenze di pesca alle navi straniere. Il Gabon puo' guadagnare molto piu' denaro di quanto
non possa incassare con la semplice vendita di licenze di pesca.
Come per l'esportazione del legname non trasformato che e' stata vietata per ottenere un
valore aggiunto, il Gabon guadagnerebbe a pescare il suo pesce, venderlo direttamente
all'esportazione e perche' non creare anche propri conservifici. Si realizzerebbe uno
sviluppo simultaneo del Gabon verde e del Gabon industriale caro al presidente Ali Bongo,
il quale nel suo progetto per la societa' "Il futuro con fiducia", indica: "Dobbiamo costruire
un'agricoltura, una pesca e un'acquacoltura moderna, assicurando la nostra sicurezza
alimentare". (…) [Francois Ndjimbi, portale – a cura di agra press]
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MAROCCO: L'ACCORDO DI PESCA MAROCCO-UE SARA'
PROROGATO DI UN ANNO - "YABILADI.COM"
29 giugno 2011 - Fino alla settimana scorsa l'accordo di pesca tra il Marocco e l'Unione
europea era ancora bloccato negli ingranaggi della macchina politica dell'Ue […].
Il protocollo, che era scaduto lo scorso 28 febbraio e che era stato prolungato in via
provvisoria fino al mese di agosto 2011, e' stato infine prorogato quest'oggi, con voto a
maggioranza, per il periodo di un anno. Gli ambasciatori di 20 Stati membri hanno infatti
votato a favore del testo; quattro, tra cui Gran Bretagna e Finlandia, si sono astenuti, e tre,
tra cui Svezia e Paesi Bassi, hanno votato contro.
La convenzione dovra' dunque essere adottata dal prossimo Consiglio dei Ministri
dell'Agricoltura e della Pesca, ma prima di entrare in vigore dovra' comunque ottenere
l'approvazione
del
Parlamento
europeo.
[...]
Alcuni paesi, come l'Irlanda, che in un primo momento avevano espresso molte
perplessita' nei confronti di tale accordo, in particolare sul suo impatto socio-economico in
generale, e sul popolo saharawi in particolare, hanno infine deciso di prorogarlo.
Le informazioni fornite da Bruxelles e dal Marocco riguardo agli effetti finanziari che
l'accordo di pesca potra' avere sulle popolazioni saharawi sono alla fine riuscite a
convincere gli scettici [...], che avevano chiesto piu' tempo per poter studiare il dossier, dal
momento che non erano stati direttamente coinvolti nella sua stesura.
La Spagna, appoggiata dalla Francia, ha sostenuto con forza il rinnovo della convenzione,
essendone il principale beneficiario. Delle 110 navi che pescano al largo delle coste del
Marocco
101
sono
infatti
spagnole.
[...]
Sulla base di una consulenza scientifica sono state apportate alcune modifiche al nuovo
protocollo, che tuttavia non sembra apparire poi cosi' diverso rispetto al precedente.
E' stata inoltre promossa una mozione che impone al Marocco di fornire informazioni in
merito all'utilizzo dei fondi che sono stati messi a disposizione dall'Ue nel quadro di questo
accordo bilaterale. Da parte sua il Marocco ha rilasciato alla flotta europea per la pesca 119
licenze, ma per alcune specie, come le acciughe, gli sgombri e le aringhe, si rendera'
necessaria una spesa supplementare. [Rim Battal, portale - a cura di agra press]
SPAGNA: I PESCATORI E LA JUNTA DELL'ANDALUSIA
DIFENDERANNO LA FLOTTA ARTIGIANALE - "EL PAIS"
23 giugno 2011 – "Se ci vogliono uccidere, meglio che ci stacchino l'ossigeno e i cavi."
Nicolas Fernandez, vicesegretario della Federazione andalusa delle associazioni dei
pescatori (Facope) e' molto chiaro. Se l'Unione Europea approva la riforma della politica
comune della pesca il prossimo 13 luglio cosi' come e' stata presentata, sara' a rischio la
flotta artigianale dell'Andalusia. La paura principale dei pescatori e' che si dia il via libera a
un accordo che consenta alle grandi imprese di acquistare quote di pesca, in modo da
annegare le possibilita' dei pescatori tradizionali. In Andalusia ci sono 1.696 imbarcazioni
da pesca, di cui 1.112 svolgono la pesca artigianale.
La consigliera dell'agricoltura e della pesca, Clara Aguilera, ha promesso ieri a Cadice di
"combattere per evitarlo". La Junta dell'Andalusia (il governo regionale, ndt) e Facope
prepareranno un documento scritto con le priorita' del settore e chiariranno la difesa degli
interessi dell'Andalusia. [P.E., quotidiano - a cura di agra press]
NOTIZIARIO TRASMESSO ALLE 18:30
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