ritratti E volti dal passato

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ritratti E volti dal passato
ritratti E volti
dal passato
Via Bollana, 18 (S.P. 71 bis)
Montaletto di Cervia - (Ra)
Per info: 339 8013721
www.emporiodellepassioni.com
ritratti e volti dAl paSsato
Le Opere sono esposte presso
Emporio delle Passioni
© 2015 IL CERBERO - divisione libri (EDITORE)
www.ilcerbero.it - [email protected] 000041
Palazzo Mauro De Andrè
Ravenna - 28 agosto - 14 settembre 2015
ritratti
e volti dal
passato
collezione
Cesare Franchi
ritratti
e volti
dal passato
Sede espositiva
Palazzo Mauro De Andrè,
Viale Europa, 1 Ravenna
dal 28 agosto
al 14 settembre 2015
Con il Contributo
PD Provinciale
di Ravenna
in copertina:
Cailot - pittore francese XIX secolo
Testa di Vecchio
olio su tela cm. 60 X 45
Volume edito da IL CERBERO
divisione libri N° 000041
finito di stampare agosto 2015
© 2015 IL CERBERO - divisione libri [editore]
48026 Russi (RA) - via Faentina Sud, 2
tel. e fax 0544/583256 - e-mail: [email protected]
Comitato scientifico
Onorevole Pier Luigi Bersani
Onorevole Alberto Pagani
Sovrintendente Teatro
Carlo Felice di Genova
Maurizio Roi
Sindaco di Ravenna
Fabrizio Matteucci
Assessore Turismo
Regione Emila Romagna
Andrea Corsini
Mostra a cura di
Silvana Costa
Progettazione grafica
Sabrina Antonelli
Ufficio Stampa
Tatiana Tomasetta
Allestimento
Rosanna Emmi
Francesca Forlazzini
Paola Maltoni
Cinzia Montanari
Un ringraziamento particolare
Franco Fabbri
Cesare Franchi
Riccardo Giondi
Giancarlo Moretti
Corrado Pirazzini
Si ringraziano inolre
Per il PD provinciale di Ravenna
Franca Albertini
Veronica Balbi
Gianandrea Baroncini
Daniele Buda
Monica Cortecchia
Michele De Pascale
Maria Giovanna Facchini
Foscolo Giunchi
Gianni Maratoni
Ilaria Riva
Canzio Ronconi
Silena Schirripa
Nadia Simoni
Giancarlo Turchi
Alfeo Zanelli
Per Il Cerbero
Cinzia Baccarini
Serena Baroncioni
Alice Biondi
Sante Galassi
Mascia Margotti
Erica Olivieri
Gianni Righetti
Francesca Rovetti
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Ritratti e volti dal passato
Silvana Costa
Il ritratto nella sua forma piena appartiene alla storia della civiltà, non si sa se nato con
l’intenzione consapevole di ritrarre un singolo individuo riprendendone le caratteristiche fisiche e somatiche. Sicuramente l’idea del ritratto era presente già nell’arte egiziana, anche se, in generale, prevaleva una tendenza all’idealizzazione e alla creazione di
tipologie facciali fisse.
Durante il periodo romano, la documentazione fornita dai testi antichi, pervenuti fino a
oggi da Plinio il Vecchio, (scritta nel sec. I d.C.), sappiamo che nel mondo greco e in quello romano, il ritratto era una forma d’arte con le sue funzioni specifiche. Plinio sull’uso e
la destinazione del ritratto nell’antichità, individua tre funzioni primarie: commemorativa,
celebrativa, didattica. Il ritratto di un amico e dell’amante consola quando questi si allontana, mentre l’effige del defunto ci aiuta a mantenerne viva la memoria. I ritratti celebrano
grandi imperatori e generali e instillano rispetto e devozione in chi li guarda. Accanto a
queste informazioni di tipo storico, Plinio indaga le origini più remote delle arti figurative
raccontando alcuni degli antichi miti tramandati fino al suo tempo.
Uno dei topos sul ritratto più ripetuto nella Storia Naturale, è quello dell’immagine talmente reale da mancargli soltanto la parola. La riscoperta dell’arte antica, e quindi del ritratto, cominciò più di due secoli prima che Leon Battista Alberti riportasse i miti pliniani
alla memoria dei suoi lettori. Già nel sec. XII, alla corte di Federico II, venivano eseguiti i
primi ritratti all’antica dell’imperatore e dei suoi più fedeli collaboratori, per essere collocati sulle porte d’ingresso dei palazzi, come si faceva per gli imperatori romani. Nel
Trecento la moda del ritratto si diffonde nelle corti italiane ed europee, dando vita ai
primi ritratti ancor oggi esistenti.
Il Quattrocento e il Cinquecento sono i secoli in cui il ritratto si sviluppa e matura verso
una concezione vicina a quella moderna. A un gusto della committenza e a una pratica
artistica pienamente consapevole delle sue possibilità espressive, non corrisponde comunque, fino ai primi anni del Seicento, un pieno riconoscimento teorico del ritratto
come genere pittorico autonomo. E anche quando riconosciuto come genere dotato di
caratteristiche autonome, il ritratto occupa una posizione di inferiorità rispetto alla cosiddetta “pittura di storia”, ossia quelle rappresentazioni che ritraggono episodi della storia
antica, dei testi sacri, scene simboliche o mitologiche.
Nella epistola del marchese Giustiniani sulla gerarchia dei generi artistici, scritta nel secondo decennio del Seicento, il ritratto è al quarto posto in ordine di importanza, più in
basso della natura morta e della pittura di paesaggio.
A livello terminologico, la parola “ritratto” diventa definitivamente riservata all’immagine
dell’uomo fatta a sua somiglianza soltanto nel primo decennio del Seicento. Prima di
allora il termine “ritrarre” era genericamente riferito all’atto di copiare qualcosa tratto per
tratto, diversamente dal termine “imitare” legato invece all’idea di dare l’immagine di qualcosa. Se il primo termine allude a una rappresentazione letterale del modello, il secondo
implica un processo di sintesi e di astrazione rispetto al soggetto rappresentato.
Sarà proprio questa supposta aderenza alla realtà del modello l’origine della difficoltà del
ritratto a diventare un genere artistico vero e proprio. In una epoca in cui gli artisti, allo
scopo di essere accettati come intellettuali, tentavano di far rientrare la pratica artistica
nel sistema delle arti liberali, un genere legato al mero “ritrarre” non poteva che suscitare
una certa diffidenza, superata con fatica nel corso del Seicento, dopo quasi tre secoli di
pratica artistica e dibattito teorico.
Il volto di una persona va al di là della sua apparenza: lo sguardo, l’espressione, gli impercettibili movimenti della faccia, ognuno di questi elementi rivela qualcosa che trascende
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Piero della Francesca, 1472 circa
Ritratti di Federico da
Montefeltro, duca di Urbino,
e della moglie Battista Sforza
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la mera fisicità e che ci mette a contatto con una sfera di significati ben più profondi e
complessi. Il manifesto futurista pubblicato l’11 aprile 1911 afferma con decisione: «il ritratto per essere un’opera d’arte non può né deve assomigliare al suo modello!» Ancora oggi
alcuni artisti preferiscono il ritratto somigliante, mentre altri optano per una totale negazione dell’aderenza fisionomica. La stessa varietà di posizioni si può trovare nella committenza e, in generale, nel gusto del grande pubblico dei frequentatori di mostre e musei.
Alle soglie del Rinascimento il dibattito sul binomio realtà/astrazione era aperto e in pieno
fermento. Diverse erano ovviamente le coordinate teoriche e storiche rispetto al sec. XX,
diverso, entro certi limiti, l’uso e la destinazione dei ritratti. I ritratti erano, più di ogni altra
opera d’arte, il frutto di un accordo tra il pittore e il committente. Il principio di somiglianza
al modello diventava spesso l’aspetto più importante da discutere e provocava, altrettanto
spesso, dei problemi.
La tendenza a “imbellettare” i ritratti era molto diffusa nelle corti italiane e non soltanto
per una questione di vanità. I ritratti avevano un valore di rappresentanza e rare volte erano destinati alla residenza dei committenti. Nella maggior parte dei casi erano mandati
come doni ad amici o a importanti personalità politiche, non soltanto in Italia ma anche
Oltralpe. Il ritratto di rappresentanza comincia a svilupparsi in maniera significativa nel
Quattrocento. La posa di profilo, molto diffusa nel Quattrocento, è un riferimento colto
ai busti dei cesari nelle monete antiche. Un esempio particolarmente famoso in questo
senso sono i ritratti di Federico da Montefeltro, duca di Urbino, e della moglie Battista
Sforza, dipinti da Piero della Francesca intorno al 1472.
Il ritratto italiano del ‘500 ha le sue basi in Leonardo; studioso dell’espressione psicologica, che talvolta spinge fino polemica della caricatura, ma che nei ritratti si risolve nel
sottile rapporto tra figura e paese con l’avvolgimento pieno di intima calma delle forme
nello sfumato atmosferico. Il ritratto rinascimentale aveva sempre un elemento simbolico
e idealizzato, non era mai una mera riproduzione delle fattezze. Oltre agli oggetti che
rappresentavano la ricchezza e il prestigio del soggetto (gioielli, pellicce, broccati, per
le donne acconciature elaborate e incarnato chiarissimo), fu tipico raffigurare oggetti e
animali simbolici, derivati dalla simbologia della pittura sacra, come il cagnolino (fedeltà),
il libro (erudizione), l’ermellino (incorruttibilità di spirito), ecc. L’idealizzazione umanistica
dei soggetti non voleva però dire un ritratto “abbellito”: anche i difetti fisici acquistavano
la propria dignità all’interno di una raffigurazione perfetta formalmente. Dal Rinascimento
in poi i ritratti presentano anche minuziose riproduzioni della moda e del gusto nel vestire
dell’epoca, che permettono spesso di ricostruirne l’evoluzione di decennio in decennio.
Al contrario di quanto accadeva in Italia, in Francia si formò una corrente ritrattistica
indipendente, tutta diretta alla documentazione precisa della corte del tempo con
evidente fedeltà realistica.
Nei ritratti tedeschi del secolo XVI la linea è spinta ad acute precisioni, sebbene poi ogni
accento particolaristico si svolga in ancor gotica eleganza di arabeschi; così il Cranach coi
numerosi seguaci. Osservatore più intenso e spesso drammatico nel segno più rigoroso
è il Dürer; ma il più tipico rappresentante del ritratto tedesco è Hans Holbein (il giovane),
acutissimo nell’oggettivazione fisionomica e psicologica; anzi, questa, come nei ritratti di
Erasmo, prevale sulla prima sostituendo l’efficacia del suggerimento all’indifferenza.
Durante il periodo barocco e rococò (XVII-XVIII secolo) l’arte del ritratto divenne l’immagine dell’opulenza carica dei simboli del potere e della ricchezza. I fiamminghi Anthony
van Dyck e Peter Paul Rubens furono tra gli artisti più richiesti per questo genere di opere.
Altro eccelso ritrattista del periodo barocco fu poi lo spagnolo Diego Velázquez. In questo
periodo si diffuse lo studio per le espressioni facciali, che enfatizzassero particolari emozioni e stati d’animo. In particolare lo scultore Gian Lorenzo Bernini o il pittore Rembrandt
esplorarono i vari effetti e espressioni che caratterizzano un volto umano e i diversi effetti
dell’età. A partire da questo interesse si arrivò alla creazione della prima caricatura, nata
nell’ambito dell’accademia dei Carracci a Bologna.
Nel periodo neoclassico l’interesse alla singola figura umana, non circoscritta entro gli
schemi di un astratto ideale di bellezza formale, ma anzi concretamente determinata
dalla notazione dei caratteri psicologici, è un pretesto per evadere dalle formule accademiche e per ritrovare talora qualche più vivo e pittorico accento della tradizione settecen-
Hans Holbein, 1519.
Ritratto di Bonifacius Amerbach
Artemisia Gentileschi,
Autoritratto come allegoria
della pittura.
1630-1640 Windsor,
Windsor Collection.
tesca. Così nei ritratti modellati dal Canova ricorre un’interessata oggettività, che si risolve
in una maggiore nervosità di contorni, in una più intensa costruzione chiaroscurale, e
talvolta in veri accenti pittorici.
Questo intimo rapporto di forma e di colore caratterizza i ritratti dei pittori neoclassici
francesi, pur tanto accademici nelle grandi composizioni; così dai ritratti del David, del
Gros, del Gérard, si giunge ai ritratti dell’Ingres, nei quali il ritmico accordo di forma e colore si sostituisce a ogni legge di struttura prospettica.
Se nel neoclassicismo il ritratto era evasione da schemi scolastici, nel romanticismo esprime preferenze artistiche più dirette. In esso la figura non vale per l’estrinseca bellezza
formale, ma per la rappresentazione della sua vita interiore; la ricerca dell’espressione
fugace del sentimento sostituisce la ricerca della bellezza classica, l’interesse per quanto
è nella figura di particolare e di inconfondibile prende il posto dell’interesse per un astratto ideale di bellezza formale. Se ciò, da un lato, giustifica, la preferenza romantica per la
caricatura, in quanto appunto la caricatura sopprime ogni interesse figurativo per esaltare
i motivi psicologici fino al dramma o fino al ridicolo, dall’altro spiega come il ritratto sia
stato per i romantici un argomento della polemica contro il bello classico e un pretesto
all’opposizione di valori pittorici ai valori plastici della tradizione accademica.
La reazione romantica al neoclassicismo non fu così precisa in Italia; tuttavia se Francesco
Hayez, caposcuola dei romantici, aggiunge soltanto alla composizione accademica qualche calore di colorismo veneto e qualche più oggettivistica ricerca disegnativa.
Ma la vera soluzione all’opposizione di neoclassicismo e di romanticismo è da cercarsi,
in Francia, nell’opera degl’impressionisti, in Italia in quella dei macchiaioli. Questi per la
prima volta non distinguono la realtà figurativa della figura umana da quella di un paese o
di una natura morta e ogni caratterizzazione psicologica riducono all’emozione figurativa.
In Germania, nella prima metà dell’Ottocento, continua a dominare il gusto dei miniaturisti della scuola viennese e quindi quello del ritratto neoclassico, cui si collegano, sia pure
correggendolo con ricerche di severità lineari dureriane e holbeiniane, i nazareni.
Nell’arte contemporanea, anche nella coscienza degli artisti, per influsso diretto o indiretto dell’estetica idealistica, è scomparso ogni arbitrario limite di genere artistico anche nei
riguardi del ritratto, il quale non può raggiungere l’arte se non quando l’emozione figurativa abbia realmente superato ogni altro interesse psicologico o realistico.
È in questo clima ricco di conflitti ma anche di dibattiti e cambiamenti, in un arco di tempo lungo di circa 400, dove la cultura del ritratto e del ritrarre si è evoluta e ha raggiunto
una sua dignità trasformandosi in un genere, che le opere qui esposte appartengono.
Opere originali con chiari segni di un legame al periodo pittorico in cui sono state generate. Una porzione di storia raccontata da pittori attenti ai mutamenti e alle tendenze
del tempo. Una collezione composta da sessantasei opere impregnata di storia, dove
riconoscere con occhio attento i segni le influenze dei grandi maestri della pittura italiana
ed europea. Scene di vita quotidiana, ambientazioni classiche con chiari riferimenti alla
mitologia, sono gli scenari in cui si inseriscono ritratti di nobili e borghesi. Ed è in questo
contesto che si riconoscono e si ritrovano anche le immagini a carattere religioso, dove
la morbidezza dei volti accentuata da sfondi spogli di elementi architettonici, ci riporta alla
mente le opere dei maestri della pittura italiana e anche d’oltralpe.
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Gianluigi Romboli ha curato le descrizioni ed expertise relative alle opere presenti nel
volume. Svolge l'attività di restauratore come libero professionista da oltre un ventennio e ha eseguito restauri in numerose dimore e palazzi storici della sua Cesena e
di altre città d'Italia, per committenze pubbliche e private in gran parte su affreschi
e decorazioni ma anche quadri ed arredi; nello specifico si occupa di dipinti su tela,
tavola, intonaco, lapideo, sculture in legno e cornici, ripristino di apparati decorativi,
diagnostica e ricerca; inoltre svolge attività di decoratore mediante creazioni pittoriche, affreschi, trompe l'oeil, tecniche decorative, dorature, laccature, icone, ritratti.
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Appartengono
Al quotidiano e alla storia
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da tiziano vecellio
(1480-1576)
venere allo specchio
olio su tela cm 125 x 112
Pregiata replica della famosa Venere
di Tiziano del 1555 e conservata alla
National Gallery of Art di Washington,
le cui misure sono 124,5 x 105,5 cm.
Venere è rappresentata come una
figura matronale, ma anche come
incarnazione dell’amore. Il capo è
rivolto vezzosamente verso destra,
mentre una mano protesa cerca pu12
dicamente di coprire un seno. L’attenzione dell’osservatore viene catturata dalla corposa nudità, messa
maggiormente in risalto da un arazzo
ramato e dallo sfondo scuro contro
cui si staglia. La parte inferiore del
corpo ed il braccio sinistro della dea
sono avvolti da un drappo foderato
di pelliccia e impreziosito da ricami
d’oro. La bellezza e l’eleganza della
divinità sono anche messi in risalto
dai gioielli indossati. In questo dipinto
ottocentesco alcuni particolari sono
stati liberamente omessi, ma ciò nonostante esso può comunque essere
considerato come una perfetta riproposizione di un capolavoro eterno.
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pittore francese xvii secolo
ritratto di conte
olio cu tela cm 75 x 62
cornice intagliata e dorata coeva
reca l’iscrizione: “joseph d’andree
de renoard comte de troia
cher soneur de venasque
i de st-didier 1682“
Il ritratto ufficiale, genere assai diffuso
nella pittura del Seicento.
Generalmente il personaggio veniva
raffigurato in abbigliamento sontuoso, acconciature elaborate e una posa
dignitosa e magniloquente al tempo
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stesso; solitamente rivolto verso lo
spettatore, a creare una complicità di
sguardi che aumenta la carica celebrativa della composizione.
Le figure sembrano acquistare autorità ed energia dalla presentazione
spoglia e disadorna che ne viene fatta, volta ad evidenziare maggiormente il carattere dei personaggi piuttosto che il loro aspetto estetico.
pittore francese xvii secolo
ritratto di contessa
olio su tela cm 75 x 62
cornice intagliata dorata, coeva
reca l’iscrizione:
“claudine de piolenc dame
d’andree de renoard
ctesse de troia 1682“
Raffinata ed elegante la dama osserva lo spettatore in maniera distaccata, come lontana col pensiero, volta
ad indicare uno stato d’animo che
ne eleva il valore morale adeguandolo così al grado sociale. Ritratta
con naturalezza e semplicità, quasi
certamente dal vero, l’artista sembra
essersi concentrato sull’introspezione psicologica piuttosto che sull’autorevolezza così come invece molta
pittura dell’epoca richiedeva di non
raffigurare i personaggi come erano realmente ma come avrebbero
dovuti essere in funzione della loro
posizione nel mondo. Dipinto tipiciz-
zato nel tocco di scuola francese, è
associabile nel gusto sobrio e nella
forma ovale e persino nella cornice
riccamente elaborata ad altri esempi
riconducibili in area centro-sud della
Francia e Piemontese.
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maniera di vittore ghislandi
detto ”fra galgario” (1655-1743)
ritratto di giovane dama
olio su tela cm 70 x 60
Il presente, prezioso dipinto è direttamente associabile alla pittura del
famoso maestro Fra Galgario, il quale
raffigurò con insistenza gli esponenti
dell’aristocrazia del suo tempo: i suoi
ritratti si distinguono per la conduzione rapida del tocco, per la ricchezza
della materia cromatica, spesso trat16
tata con le dita, e per la profonda
indagine psicologica. Precedente al
Ghislandi, un’altro importante ritrattista fu Cesare Dandini, di cinquant’anni più anziano, alla cui opera “ritratto
della cantante Checca Costa“ risulta
molto avvicinabile per somiglianza la
nostra dama, anch’essa inscritta en-
tro un ovale, anch’essa inserita in un
fondo totalmente buio, fatta di una
pittura dai cremosi impasti e di guizzi
luministici tanto efficaci da riconoscervi la cifra stilistica di un maestro,
probabilmente attivo nel nord italia
tra il XVII e il XVIII secolo.
pittore fiammingo xvii secolo
la disputa
olio su tela applicata su tavola
cm
Il fascino di questo dipinto risiede
certamente nell’atmosfera cupa e misteriosa in cui i sei personaggi, dalle
espressioni enigmatiche, sono avvolti. La figura centrale che, nonostante
l’ambiguità si presume femminile, ha
gli occhi abbassati in segno di sottomissione o forse di rassegnazione
perché esposta o ceduta come una
posta in gioco dai due uomini ai lati,
che ammiccano stranamente verso
l’osservatore esterno piuttosto che
verso l’uomo di spalle, cioè l’ipotetico
beneficiario come indica lo sguardo
dell’ uomo a destra. L’artista, chiaramente influenzato dalla pittura cara-
65 x 83
vaggesca ed in particolar modo quella di Gerritt Van Honthorst (maestro
olandese che fece scuola nell’olanda
del ‘600), ha cercato un intenso effetto di contrasto tra luce ed ombra
che, oltre ad assecondare il gusto
dell’epoca, sottolinea la natura intima
e privata di questa opera.
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fiammingo xvii secolo
carità romana
(cimone e pero)
olio su tela cm 80 x 86
La storia avrebbe una forte connotazione di exemplum morale ed è stata messa in rapporto con i temi della
generosità e dell’ospitalità.
Ad attirare il gusto dei committenti,
tuttavia, non era solo l’indubbio valore morale, ma anche la natura scabrosa della scena rappresentata che
ben si accordava con la componente
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sensuale tipica dell’estetica barocca:
questo dipinto ne è sicuramente l’esempio a cominciare dallo sguardo
ammicante della fanciulla tutt’altro
che pudico.
Il dipinto è caratterizzato da un forte
accento chiaroscurale, tipico dell’epoca seicentesca che enfatizza i toni
e mette in risalto le carni rosa pallido;
la ricerca dei particolari ed il trattamento riservato alle figure lo mettono
in relazione con la scuola fiamminga
i cui maestri hanno spesso visitato
questo tema.
Quadro di sicuro interesse per la rarità dell’interpretazione, è destinato
a chi ne saprà apprezzare le qualità
fuori dall’ordinario.
pittore neoclassico
xvii secolo
trionfo di nettuno e anfitrite
olio su tela cm 188 x 178
Imponente e suggestiva opera, ricca
di figure coinvolte in un moto centripeto atto a valorizzare i due mitici
protagonisti principali della scena,
Nettuno (Poseidone) dio del mare,
capace di scatenare violente tempeste e al contempo di placarle e a cui
i marinai si affidano invocandone la
protezione, e Anfitrite la Nereide consorte ufficiale, che in un primo tempo
lo riffugge ma poi lo sposa.
Gli elementi tipici della rappresentazione ci sono tutti, anzi sul lato destro
spunta la prua di una nave fantastica
e la scena è inscritta in una sorta di
grotta marina, poi l’immancabile co-
rollario di pesci, tritoni, ippocampi a
costituire il corteo di divinità marine.
Dipinto dunque importante e di grande impatto visivo, meritevole di un
opera di restauro e risarcimento anche delle parti mancanti fortunatamente non vitali.
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pittore austriaco xviii secolo
santa elisabetta d’ungheria
olio su tela cm 60 x 45
in “pendant” con sant’orsola
Pittura pressoché di totale invenzione nella composizione e nel disegno,
coinvolge l’osservatore in un’atmosfera irreale, quasi fiabesca con i suoi
colori caldi e il gusto per il dettaglio, i
tocchi brillanti con cui sono trattati la
corona, l’abito e persino i fili d’erba ricorda da vicino la maniera delle icone
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russe più impreziosite, altro elemento
che connota l’opera, così come lo stile stesso, in un’area geografica compresa tra la Germania ed i suoi paesi
confinanti dell’est, nel periodo storico
tra la fine del ‘700 e l’inizio ‘800.
Ad identificare la santa sono i suoi attributi cioè la corona, poiché era una
principessa, ma soprattutto l’elemosina, infatti ella, dopo la conversione
mistica, si dedicò totalmente all’assistenza di anziani, poveri e ammalati
per cui, come narra la sua biografia,
fece costruire un’ospedale.
pittore austriaco xviii secolo
sant’orsola
olio su tela cm 60 x 45
in “pendant”
con santa elisabetta d’ungheria
Le due sante sembrerebbero essere
state associate dalle loro discendenze di alto rango, rappresentate ancora in abiti regali, esse qui operano per
un regno celeste e non più terreno,
quindi portatrici di un esempio di virtù estrema, la rinuncia totale ad ogni
bene materiale per quello spirituale.
Pittura dunque metaforica che racconta con grande ricchezza dei par-
ticolari trattati con raffinata maestria
nelle vesti damascate e bordate di
perle, nella corazza del soldato e nel
suo elmo minuziosamente piumato.
Sant’Orsola martire frequentemente
celebrata dalla pittura, si distingue in
questa immagine per i suoi numerosi
attributi, la palma, la corona, la freccia che la uccise e la barca. Entrambi
i dipinti presentano alcune ridipinture
lungo il bordo perimetrale che non
ne inficiano però la lettura essendo esclusivamente marginali e non
in zone vitali, inoltre è è da notare la
presenza di una vernice ingiallente su
tutta la superficie dei quadri, che offuscandone i colori non gli rende pienamente giustizia.
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francesco saverio altamura
(foggia 1826-napoli 1897)
fanciulla con tamburello
olio su tela cm 65 x 52
Appassionato di soggetti storici, nel
1847 si recò a Roma poi a Firenze nel
1850, dove entrò in contatto con il
circolo artistico che si raccoglieva nel
Caffè Michelangelo. Nel 1855 si recò,
insieme a Domenico Morelli e Serafino De Tivoli, all’Esposizione univer22
sale di Parigi, riportando a Firenze le
nuove tendenze che contribuirono
alla nascita della corrente pittorica
dei Macchiaioli, ma egli stesso non
abbandonò i soggetti storici. Contribuì alla nascita della pinacoteca nel
Museo di Capodimonte.
Considerato il più illustre pittore
dell’Ottocento pugliese, produsse
un vasto numero di opere toccando
spesso stili differenti pur mantenendo
sempre un alto livello tecnico esecutivo ed una grande raffinatezza.
da paul delaroche (1797-1856)
re edoardo v e il duca di york
nella torre di londra
olio su tela cm 72 x 88
Pittore francese accademico, pittore
di storia Paul Delaroche fu molto apprezzato nel suo tempo ed oltre, ne
è a testimonianza questo bel quadro
in omaggio al grande artista che produsse l’originale in dimensioni molto
maggiori (1,81 x 2,15 mt.), come era
d’uso la gradiosità all’epoca per i quadri storici, nel 1831 e oggi conservato
al Louvre.
Tema drammatico ma di ambientazione romantica, prediletto dai pittori
storici dell’ 800, epoca da cui la presente tela non si distanzia particolar-
mente, narra la vicenda dei figli di re
Edoardo IV, dopo la cui morte vennero fatti rinchiudere e presumibilmente eliminare dallo zio Riccardo di
Gloucester nel 1493 assumendo così
la reggenza incondizionata col nome
di Riccardo III.
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da jaques-louis david
(1748-1825)
ritratto di antoine-laurent
e marie-ann lavoisier
olio su tela cm 100 x 70
Questo ritratto fu probabilmente
commissionato dalla signora Lavoisier, lei stessa pittrice ed ex-allieva
di David. Da notare la pari importanza con il marito nella composizione,
che celebra il matrimonio delle loro
menti attraverso un’attenta gestualità
naturale e la registrazione degli strumenti chimici in cui entrambi erano
profondamente interessati. Lavoisier
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era un eminente fisico sperimentale
e chimico, enunciò nel 1755 la legge che porta il suo nome, fu inoltre
un agronomo fiscale molto ricco (un
investitore in una società incaricata
dal governo per riscuotere i dazi sulle
materie prime - qualcosa per la quale
fu poi ghigliottinato) e membro della
élite liberal intellettuale che sostenne
riforme moderate. L’album da dise-
gno appartiene alla moglie del chimico, Marie-Anne-Perriette Paulze,
che aveva illustrato l’opera del marito
David restituisce un immagine affabile, quasi domestica, della coppia:
lo scienziato, seduto al tavolo di lavoro e circondato dagli strumenti di
lavoro, è alle prese con il suo trattato,
mentre la moglie ha un ‘espressione
amabile e comprensiva.
pittore del xviii secolo
da carlo francesco nuvolone
(1609-1662)
carità romana (cimone e pero)
olio su tela cm 130 x 100
Perfetta riproduzione postuma di un
importante dipinto, oramai perduto, del grande pittore barocco Carlo
Francesco Nuvolone, artista stilisticamente vicino alla pittura spagnola del
‘600, tanto da procurargli il sopannome di “Murillo lombardo”. Di altissima
qualità la mano che ha riproposto il
soggetto in questione, tanto nei dettagli raffinati come nei toni e persi-
no nelle dimensioni (cm 120 x 90
dell’originale), così da far supporre
un rapporto diretto fra le due opere.
Tema molto frequentato dagli artisti dell’epoca, qui viene sintetizzato
ai minimi termini mettendo in scena
solo i due protagonisti principali che,
inseriti in un fondale oscuro che sottintende la cella carceraria, sono realizzati con grande maestria, si notino
la bellezza del viso di Pero, che con
lo sguardo rivolto all’esterno denota la trepidazione del momento pur
mantenendosi dolce e la naturalezza
delle mani, segno di una grande perizia tecnica nelle anatomie, ed infine i tenui colori caldi che accordano
morbidamente tutta la scena.
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gaspare traversi
(napoli 1722-1770)
interno di osteria
olio su tela cm 60,5 x 74
cornice laccata e dorata coeva
Influenzato dall’anziano Francesco
Solimena, si mise in opposizione alle
tendenze ufficiali dell’ambiente napoletano, indirizzandosi verso una
resa naturalistica e psicologica della
realtà. Le sue tele con scene di genere sono autentiche indagini sociali:
le classi alte e quelle popolari sono
messe a fuoco meglio che in un trattato sulla situazione economica del
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paese. Molto importante anche la sua
produzione religiosa, di cui si conservano opere nella basilica di San Paolo
fuori le Mura, nella Curia generalizia
dei Mercedari e nella Chiesa di Santa
Maria di Monte Oliveto. Nei primi anni
della sua attività Traversi si dedicò a
una graduale e sistematica revisione
della cultura naturalistica del primo
Seicento, sull’esempio di Battistello
Caracciolo, Jusepe de Ribera e Mattia Preti. A Roma dal 1752, entrò a
contatto con un ambiente culturale
estremamente vivace, accostandosi
alle moderne istanze preilluministe,
tenendosi al passo con le teorie portate avanti negli stessi anni dal pittore
William Hogarth e dallo scrittore Jonathan Swift.
27
gaspare traversi
(napoli 1722-1770)
interno di osteria
olio su tela cm 60,5 x 74
cornice laccata e dorata coeva
Accanto alle opere di soggetto religioso, il pittore sviluppa un vasto
repertorio di scene di genere rappresentative della società borghese del
tempo, trasformando in chiave moderna e con satira sottile la tipologia
di alcune composizioni assai diffuse
nell’ambito del naturalismo seicentesco. Straordinario ritrattista, riversa
anche in questo repertorio la sensibile resa psicologica dei personaggi e
28
l’analisi penetrante dell’ambiente sociale. I suoi quadri costituiscono una
straordinaria galleria di personaggi,
resi umani dalla verità delle loro passioni più segrete e guardati con la
partecipazione che è propria di chi si
sente affine al loro destino, anche se
talvolta non può evitare la pungente
ironia.
Nei primi anni della sua attività Traversi si dedicò a una graduale e sistema-
tica revisione della cultura naturalistica del primo Seicento, sull’esempio
di Battistello Caracciolo, Jusepe de
Ribera e Mattia Preti.
A Roma dal 1752, entrò a contatto
con un ambiente culturale vivace,
accostandosi alle moderne istanze
preilluministe, tenendosi al passo con
le teorie portate avanti negli stessi anni dal pittore William Hogarth e
dallo scrittore Jonathan Swift.
scuola italiana xviii secolo
la madre di dario supplicante
di fronte ad alessandro
dopo la battaglia di isso
olio su tela cm 170 x 255
Dipinto di grande forza e impatto visivo nelle dimensioni, nel numero e varietà di personaggi, ma anche nei toni
caldi e nella concitazione che permea l’intera scenografia. Gli artisti di
tutti i tempi hanno immortalato sulle
loro tele, o raffigurato sulle pareti dei
palazzi nobiliari, gli episodi più famosi
della vita del grande condottiero.
A partire dal rinascimento Alessandro diviene oggetto di grande am-
mirazione e considerato esempio di
magnanimità, coraggio e profonda
umanità. Veronese, Bazzani ed altri
maestri hanno reso famoso questo
episodio, in cui la regina Sisigambi si
getta ai piedi di Alessandro chiedendogli scusa per averlo scambiato per
Efestione, ma egli la perdona ed anzi
la rassicura, poiché seppur prigioniera
verrà trattata con tutti gli onori.
Tuttavia sembrerebbe che l’artista ab-
bia voluto condensare più eventi nella
stessa scena, dove a sinistra è il campo di battaglia poi i nemici sconfitti e
prostrati, quindi Alessandro che offre
in sposa ad Efestione la principessa
Dripetide, sorella minore di sua moglie Statira, entrambe figlie di Dario,
insomma un quadro ricco di vicende
e a tratti non ancora del tutto svelato.
29
pittore di rovine xviii secolo
capriccio con rovine classiche
e quattro figure
olio su tela cm 140 x 95
in “pendant” con capriccio con
rovine classiche e tre figure
Le scenografie di questo genere pittorico, detto di “rovine”, erano solitamente animate con personaggi e
storie diverse le cui le figure dovevano servire l’effetto monumentale delle proporzioni oltre che a dare
movimento alla scena, un tipico tema
fra questi è il capriccio con rovine
30
e oratore di cui questo dipinto è un
esempio: una figura recitante osservata da un pubblico, più o meno folto, tutti beatamente inseriti nella loro
dimensione arcadica. Tra i frammenti
archeologici immaginari si ritrovano
le consuete “riprese” reali, come la
piramide di Caio Cestio sullo sfondo.
Di pregevole qualità questa pittura
è svolta con freschezza di tocco e
spontaneità, realizzata con toni caldi e ricercati contrasti luministici che
corrono sui rilievi delle architetture e
così un po in generale su tutta l’opera
condotta con maestria.
31
pittore di rovine xviii secolo
capriccio con rovine classiche e tre figure
olio su tela cm 140 x 95
in “pendant” con capriccio
con rovine classiche
e quattro figure
Pittore attivo nella seconda metà del
‘700, direttamente influenzato dall’opera di maestri paesaggisti come
Marco Ricci e Giovanni Paolo Pannini, quest’ultimo insegnante all’Accademia di San Luca a Roma nel secondo decennio del XVIII secolo. Il
32
paesaggio si presenta pittoricamente
impeccabile nella ricerca luministica
e nella realizzazione degli elementi
architettonici presi dai fori romani e
rimodulati nella disposizione scenica
d’invenzione, esso è strutturato su tre
piani prospettici che ne determinano
la profondità, l’orizzonte delineato dai
monti che cingono un lago o, meglio
ancora, una baia e in primo piano i
personaggi che rievocano gli antichi
fasti testimoniati dalle rovine che qui
sono le indiscutibili protagoniste.
scuola di lacroix de marseille
francia xviii secolo
veduta costiera con veliero olandese
olio su tela cm 70 x 100
Tipica veduta riferibile alla figura di
Charles-Francois Grenier de la Croix
detto Lacroix de Marseille, che rappresenta uno scorcio costiero caratterizzato da un’insenatura, sulla
cui riva tre uomini, chi chiacchiera
chi fuma la pipa, danno movimento
alla scena centrata dal l’approdo del
veliero battente bandiera olandese,
ben disegnato nei dettagli con tante
figure sul ponte, sullo sfondo è la città
colpita da una luce sbiancante, mentre a destra in primo piano la torre del
faro, e alla sinistra a bilanciare la scena vi è un’altura rocciosa su cui sorge
un edificio, forse un monastero vista
la torre a campanile. Alla fine del settecento quadri come questo erano richiestissimi, sulla spinta del Gran Tour
da parte di inglesi, tedeschi e francesi,
ma non necessariamente le vedute e
i panorami erano tratti dal vero, molto
spesso erano totale o parziale frutto
della fantasia degli artisti che inserivano nelle loro composizioni elementi
ora classici (rovine) ora esotici, così
ad esempio è stato per Lacroix de
Marseille, prima di lui il suo maestro
Claude-Joseph Fernet o dopo di lui
Vernet e così è probabile che sia per
questa opera che si dimostra migliore
testimonianza di un’epoca piuttosto
che di un luogo.
33
scuola emiliana xviii secolo
lot e le figlie
olio su tela cm 175 x 126
Uno dei temi più frequentati dai pittori seicenteschi per questo pregevole
dipinto dal carattere barocco ma probabilmente di epoca più tarda, forse
già prossimo al periodo neoclassico.
Evidente la lezione del Cignani per
l’uso dello sfumato correggiesco,
così anche nei visi si riscontra una fa34
miliarità di stile col maestro rinnovatore della scuola bolognese, che seppe fondere la tradizione dei Carracci
con uno stile proprio dando vita ad
un nuovo accademismo. Ed eclettico
si può definire il connubio tra la grazia delle figure ed un sapiente gioco
di luci ed ombre così preponderante
e dai forti contrasti, retaggio naturale
dell’eredità caravaggesca, forse mutuata da qualche maestro fiammingo.
Dipinto dunque importante e ancor
più per la presunta originalità della
composizione, di cui non sono stati
riscontrati precedenti significativi.
35
da lawrence alma-tadema (1836-1912)
a favourite custom
(l’abitudine preferita)
olio su tela cm 120 x 90
Omaggio al pittore di epoca vittoriana Lawrence Alma-Tadema, dalle dimensioni raddoppiate rispetto all’originale (cm 66 x 45) conservato al Tate
Britain di Londra e datato 1909. L’immagine appartiene all’ultimo periodo
dell’artista olandese naturalizzato in
Inghilterra, noto soprattutto per la
36
produzione di dipinti caratterizzati da
una fine ricostruzione di ambienti (quì
le terme romane), oggetti, costumi
ispirati alle scoperte archeologiche di
Pompei, così come relative al mondo
greco-romano dell’antichità, tanto da
diventare verso la fine del XIX secolo il
massimo esponente di questo genere
pittorico dal nutrito seguito anche nel
nostro paese.
Il quadro in oggetto si pone cronologicamente vicino al soggetto ispiratore, di cui riesce egregiamente a
trasmetterne tutta la leggerezza, la
luminosità e la profonda sensibilità
estetizzante della materia.
37
pittore francese xix secolo
natura morta
olio su tela cm 65 x 80
Bella ed equilbrata composizione che
rappresenta una ricca varietà di frutti
tardo-estivi dell’agronomia mediterranea: melone, uve, pere, susine, pesche, fichi.
Certamente il pittore ha qui saputo
38
sfruttare la capacità plastica e costruttiva della luce, scandendo con
grazia le masse che emergono gradatamente dall’ombra dello sfondo,
conferendo l’appropriata consistenza
materica e luministica alle superfici
di ciascuno dei frutti rappresentati e
sfruttando appieno il ripiano su cui
poggiano gli oggetti come un compresso palcoscenico animato da ombreggiature nette e profonde sul proscenio fino allo sfumato delle quinte.
pittore alla maniera da courbet
xix secolo
- nudo femminile
olio su tela cm 28 x 42
Immensa l’iconografia del nudo disteso nell’arte occidentale, sicuramente
molto apprezzata nel rinascimento,
vedi le varie veneri di Giorgione,Tiziano e tanti altri, ebbe altresì fortuna
nell’ottocento visitata da grandi nomi
come Goya, Ingres e poi Delaroche,
Cabanel, Corot (che nella prima metà
del secolo soggiornò in Italia influenzando molti artisti nostrani), ma questo nudino è senz’altro legato al nome
di Courbet, di cui ne imita totalmente
i modi, le luci, i mezzi toni, lo sfondo.
La figura distesa si può definire come
il prototipo dell’erotismo illustrato,
sensuale e seducente invita in quella
dimensione intima suggerita esplicitamente che è la camera da letto, che
ovviamente è anche la collocazione
finale per un dipinto di carattere privato quale è il medesimo nudo.
39
paesaggio con cascata e figure
tempera grassa su tavola
xix secolo
- cm 106 x 155
Di gusto ed intento puramente decorativo, il presente pannello si fà
apprezzare per limpidezza di toni
e luminosità che solo una pittura
a tempera può trasmettere; molto
40
probabilmente facente parte di un
apparato decorativo più vasto è facile immaginarlo collocato in qualche
nobile dimora ottocentesca.
pittore romantico xix secolo
fanciulla con mazzo di fiori
olio su tela cm 97 x 77
Pittura fresca, luminosa e di grande
semplicità, ma precisa nei dettagli e
nei morbidi accostamenti tonali, così
questo pittore dichiara buone doti
tecniche ed una attenta ricerca naturalistica. Tema allusivo è la primavera, di cui l’opera potrebbe portare
titolo, il bel mazzetto di fiori, la tenera
età della fanciulla, la luce chiarissima,
sono elementi che si palesano in tal
senso, anche se il dipinto potrebbe
essere nato piuttosto come ritratto,
suggerimento dato dalla resa dei tratti
del viso, molto accurato e soprattutto
personale, cioè lontano da stereotipi
accademici. Infine come connotazione geografica le caratteristiche generali di fattura di questa tela, ma anche
della cornice che porta, inducono ad
ipotizzare un’area mitteleuropea a favore di nord-Italia o Austria.
41
pittore del centro italia
xix secolo
- baccanale
olio su tavola cm 43 x 55
Soggetto molto ricorrente della pittura rinascimentale e seicentesca,
questo baccanale rientra negli schemi tradizionali adottando un gusto
quattro-cinquecentesco che richiama nel segno e nel colore i grandi
autori dell’epoca come Bellini o Mantegna. Il tema della presente composizione parrebbe tratto da un passo di
42
Filostrato che evoca l’isola di Andros,
dove per volere di Bacco il vino scorre ridondante. Infatti presenta molteplici similitudini con il famoso dipinto
di Tiziano, che narra l’arrivo di Dioniso all’isola di Andros, dove lo aspetta una popolazione profondamente
ubriaca (Museo del Prado a Madrid).
Sileno è il personaggio al centro del-
la scena e solitamente viene ritratto
come un vecchio corpulento e dissoluto, perennemente ebbro e con il
capo cinto da una corona d’edera o
di vite, secondo la leggenda avrebbe
allevato ed educato il dio Bacco, infatti egli è riconosciuto anche per la
sua saggezza oltre che per le facoltà
divinatorie.
43
pittore francese inizi xix secolo
ritratto maschile in epoca napoleonica
olio su tela cm 80 x 65
In pendant con “ritratto femminile in
epoca napoleonica”.
Sul cartiglio in basso a destra si legge: Monsieur Jean Baptiste Cera Maitre De Cavalunour; il personaggio in
questione sceglie di farsi ritrarre con
grande magniloquenza negli abiti
consoni ad un Napoleone Bonapar44
te con tanto di blasone nobiliare “a
ricordo” come cita l’iscrizione latineggiante postavi sopra, in mano un
calice, forse vino di Borgogna, e un
espressione molto sicura di sé.
Aldilà dei contenuti storici e delle attinenze più o meno veritiere sul rango
di questo nobiluomo, il ritratto ci mo-
stra una pittura fresca, molto luminosa nei colori vivaci e i dettagli ricchi
e precisi nella realizzazione, frutto di
una grande esperienza in materia e di
un certo gusto personale che rende
questo ovale molto accattivante.
pittore francese inizi xix secolo
ritratto femminile in epoca napoleonica
olio su tela cm 80 x 65
In pendant con “ritratto maschile in
epoca napoleonica”
La dama, dall’espressione ambigua,
rivolta verso l’osservatore sembra trapassarlo con uno sguardo che pare
quasi assente, immerso nei pensieri, il
coloratissimo blasone a destra ci rive-
la un ipotetico ceto nobiliare e d’altra
parte l’abito, il cappellino, i gioielli ed
il ventaglio denotano un personaggio di alto rango. La scelta dell’ovale
e il fondo scuro, di tradizioni seicentesche, conferiscono una certa eleganza a questo dipinto dai toni viva-
ci e dalla minuta ricerca nei dettagli,
complice una pittura sapiente e scorrevole dai morbidi e luminosi impasti
che, grazie ad un recente intervento
di pulitura e restauro, è possibile apprezzare in tutta la sua integrità.
45
pittore romantico xix secolo
ritratto di gentiluomo
olio su tela cm 50 x 38
Sull’identità del personaggio rappresentato non ci sono informazioni, le
fattezze sono molto prossime a quelle di un giovane Gioacchino Rossini e
anche la presunta epoca della tela è
assecondabile in tal senso, ma sono
i dettagli che tradiscono la figura per
quella di avventuriero, dandy o ancor
meglio di un marinaio, a suggerirlo
46
sono l’abito e l’orecchino, quest’ultimo posto ben in evidenza, infatti nell’ottocento era già in uso tra i
marinai, soprattutto inglesi, la pratica
dell’orecchino maschile.
I marinai di un tempo credevano che
forare il lobo acutizzasse la vista, così
da poter ottenere il posto di vedetta,
che era fra i più ambiti, inoltre por-
tavano orecchini d’oro, cosicché, se
fossero morti in mare e il loro corpo fosse stato trascinato a riva dalla
corrente, con essi si sarebbe potuta
pagare una sepoltura cristiana: il loro
spirito, altrimenti, avrebbe vagato inquieto per l’eternità.
pittore romantico xix secolo
la lettera
olio su tela cm 60 x 50
Quadro di chiara matrice romantica,
rappresenta un giovane che scompostamente seduto è intento a leggere,
o forse a rileggere ripetutamente, una
lettera che si presume sia della persona amata. Il personaggio è immerso
in un’ambientazione scarna, composta di pochi tratti che definiscono
un luogo popolare, la botte su cui si
appoggia a modo di tavolo (forse è
una taverna) e una palizzata che si
intravede in fondo, tutto è incentrato sul protagonista completamente
estraniato dal resto del mondo, rapito
dai suoi sentimenti. L’artista ci consegna un’immagine estremamente intimista, che i pochi elementi rivelano
essere una pittura di genere popolare
di gran moda a partire dalla fine del
‘700 a tutto il secolo successivo, in-
fatti sulla spinta del Gran Tour in Itala ad opera di poeti, artisti e letterati
tedeschi (Goethe) e inglesi (Ruskin,
Strutt) soprattutto, nasce un’interesse
specifico per il nostro paese, che viene ritratto non solo nel paesaggio, ma
anche nelle genti, dando così origine
al termine pittoresco, genere da cui
questo dipinto non si sottrae.
47
pittore del nord europa xix secolo
ritratto di wagner
olio su tela cm 31 x 27
Piccolo, delizioso ritratto del grande compositore tedesco Richard
Wilhelm Wagner (1813-1883), databile presumibilmente alla prima metà
dell’ottocento.
Questo artista, dal tocco semplificato ed i toni agraziati ci presenta una
pittura un poco ingenua nella sua
essenzialità, la poltrona è appena
48
accennata, lo sfondo inesistente, gli
abiti abbozzati, ciò può far pensare
ad una persona vicina al maestro, forse un amico e non necessariamente
un pittore professionista (all’epoca
qualunque individuo minimamente
acculturato si dilettava con la pittura);
ma l’elemento ancor più interessante
in questo quadretto è l’aspetto estre-
mamente giovane del soggetto, forse
poco più che adolescente, circostanza che rende l’opera un gioiellino per
la reperibilità assai più rara rispetto al
numero di ritratti del musicista in età
più avanzata, all’epoca appunto del
suo enorme successo.
pittore del nord europa xix secolo
ritratto di gentiluomo
olio su tela cm 66 x 51
Raffinato ritratto maschile di stile ed
epoca romantica, presumibilmente di
area germanica, come ci suggerisce
l’ipotetica firma dell’autore posta sul
retro: Gemahlen von Johann Worlituck, firma di cui però non sono stati
trovati riscontri su i maggiori dizionari dei pittori europei, lasciandoci
supporre si tratti di un pittore accademico, che seppur non annoverato
dimostra buone doti artistiche. Il personaggio ritratto non presenta attributi che lo identifichino se non per
l’elegante e austero abito e la pettinatura curata che ci rivelano dovesse trattasi di persona autorevole di
rango borghese, così come anche lo
sguardo e l’espressione ferma alludono ad una attività dell’ intelletto e ad
una sicurezza nei propri mezzi; infine si è avanzata anche l’ipotesi che si
potesse trattare di un ritratto giovanile del futuro Papa Pio IX, visti i caratteri fisionomici piuttosto simili.
49
veduta del vesuvio
xix secolo
acquerello cm 34 x 27
Al di là del suo valore geofisico, nel
corso dei secoli il Vesuvio ha rivestito un ruolo davvero importante per la
storia dell’arte:
pittori, acquerellisti e incisori di qua50
si ogni epoca, tendenza e nazionalità
lo hanno variamente interpretato; fra
questi italiani, francesi, inglesi, tedeschi, austriaci, russi e danesi ispirati
dai più disparati generi e movimenti
artistici, detti “pittoresco”, “sublime”,
“eroico”, “romantico”, “catastrofico”,
“orrificante”, e finanche dall’”astrattismo”.
51
ritratto maschile
in costume
olio su tela xix secolo
cm
146 x 85
Il presente dipinto è associato in pendant con un altro ritratto maschile, è
ipotizzabile che i due, ma forse anche
più, fossero stati eseguiti per abbellire
o rendere più veritiero un ‘ambiente
in stile “gothic revival” o comunque
d’epoca tanto in voga nei primi anni
del XX secolo.
52
ritratto machile
in costume 2
olio su tela xix secolo
cm
154 x 85
Il presente dipinto è associato in pendant con un altro ritratto maschile, è
ipotizzabile che i due, ma forse anche
più, fossero stati eseguiti per abbellire
o rendere più veritiero un‘ambiente in
stile “gothic revival” o comunque d’epoca tanto in voga nei primi anni del
XX secolo.
53
cailot pittore francese xix secolo
testa di vecchio
olio su tela cm 60 x 45
Estraniato, assorto o ancor più assopito, l’uomo quì rappresentato in età
avanzata è riconducibile simbolicamente al tempo che passa, all’ultima
stagione della vita, con i tratti distintivi dell’esperienza, la barba ed i capelli
54
incanutiti, ma anche della saggezza,
sin dall’antichità era d’uso ritrarre i filosofi o i grandi uomini della cultura,
esteticamente prossimi al padreterno
o alle massime divinità tradizionalmente figurate. Questo pittore fran-
cese, tutto da riscoprire, mostra una
pittura intima e raffinatissima, anacronistica eppure carica di naturalismo,
probabilmente un ritratto dal vero a
testimonianza di un tema eterno.
Appartengono
Alla fede Cattolica
55
attributo a biagio d’antonio 1450
sposalizio mistico
di santa caterina d’alessandria con san girolamo
olio su tela applicata su tavola
cm
73 x 59,5
Il dipinto reca sul retro la seguente
iscizione: “ANTONIO BIAGIO da FIRENZE 1450 -Prof. G. Fiocco” da cui
se ne deduce l’attribuzione, confermata anche dalle molteplici somiglianze alla maniera del pittore fiorentino oggi più noto col nome di Biagio
d’Antonio. Artista a cui la Cassa dei
Risparmi di Forlì ha dedicato nel 2001
un’ampia monografia, restituendo il
56
giusto valore ad un pittore per molto tempo dimenticato e che pur non
essendo romagnolo di nascita può ritenersi in parte tale, avendo lavorato
in Romagna a più riprese, in particolare a Faenza, lasciando qui ed in altre
città vicine ampia testimonianza del
suo lavoro. Nonostante i parallelismi
ed i numerosi confronti che si possono fare con le immagini contenute
nel suddetto catalogo, non vi appare
però una composizione coi medesimi personaggi, ciò ne conferisce un
taglio originale accentuato anche da
presumibili influenze nordico-fiamminghe, poco riscontrabili altrove,
suggerite dai tratti dei panneggi e
dalla figura della santa. Opera pregevole per alto livello qualitativo e rara
reperibilità.
57
bernardino licinio e bottega
venezia ca. 1495-1549
madonna con bambino, santa caterina d’alessandria,
san giovanni battista
olio su tela cm 62 x 88
La tela in esame dimostra una chiara aderenza agli schemi delle Sacre
conversazioni di destinazione privata
che Giovanni Bellini impose sul mercato a partire dagli ultimi decenni del
XV secolo, e che dal principio del Cinquecento si diffusero ulteriormente
attraverso i pittori della sua cerchia
ma soprattutto tramite artisti di primo
piano come Palma il Vecchio, Lorenzo Lotto e Bonifacio de’ Pitati. Nella
nostra opera si possono riscontrare
significativi punti di contatto con vari
58
numeri del catalogo di Bernardino Licinio,tra i pittori più attivi e ricercati
dal mercato privato della Serenissima tra il terzo e il quinto decennio
del Cinquecento, in modo particolare nelle vesti di ritrattista,genere in
cui eccelse e che gli fece guadagnare
una posizione idiomatica nello scenario artistico dell’ epoca. Il nostro
dipinto, infatti, può essere utilmente
comparato con talune opere tra loro
strettamente affini per iconografia e
carattere, nelle quali, seppur in misura
variabile, si può rilevare una costante collaborazione della bottega e di
Arrigo, fratello e fedele assistente di
Bernardino Licinio lungo tutto l’arco
della sua attività. Nonostante lo stato
di conservazione non ottimale, la tela
esibisce una composizione equilibrata e accattivante, nonché un colorito
di sicura piacevolezza, testimoniando
il notevole standard qualitativo delle opere da cavalletto di rango medio-alto prodotte a Venezia nella prima metà del XVI secolo.
59
60
61
da andrea del sarto (1486-1530)
madonna con bambino e angeli
olio su tela cm 150 x 100
Il dipinto è la copia di un esemplare
eseguito da Andrea del Sarto verso
il 1518 e oggi conservato presso la
Wallace Collection di Londra (olio su
tela cm 107 x 81). Nell’ambito della
produzione dell’artista, la Sacra Famiglia fu tra i soggetti piu’ replicati dai
pittori del Cinquecento e del Seicento, anche grazie alla circolazione di
62
numerose incisioni. Della medesima
composizione sono note, infatti, piu
versioni, fra le quali due attribuite a
Domenico Puligo, discepolo e collaboratore di Andrea, e un’altra conservata nella chiesa napoletana di San
Giacomo degli Spagnoli. L’esemplare farnese, in passato erroneamente
attribuito a Pontormo, si distingue
dall’originale per l’assenza della scena di fondo raffigurante la Visione di
Sant’Antonio da Padova.
L’epoca di produzione piuttosto antica, sicuramente dopo il 1600, e l’alta
qualità di realizzazione attribuiscono
una grande importanza all’opera in
questione, di sicuro meritevole interesse.
scuola toscana 1550 circa
madonna con bambino
olio su tavola cm 93 x 73
Michelangelo è il riferimento principale di questo pittore manierista del
XVI secolo, a ben vedere la postura
del mezzo busto superiore della madonna sembra direttamente tratto dal
David scultoreo del sommo artista
trasporto in pittura, persino nei toni
e nel colore l’ispirazione è lampante, vedi Cappella Sistina, Tondo Doni,
d’altra parte Michelangelo era il faro
illuminante dell’epoca, il punto più
alto mai raggiunto in pittura, disegno
e scultura.
Questa bella tavola riesce perfettamente a trasmettere il sentimento di
devozione al grande maestro, adottandone gli stilemi ma reinserendoli
in una composizione, costruita come
un collage, che diviene originale; da
apprezzare anche l’inserimento preso
in prestito da Raffaello del cardellino,
simbolo della passione di Cristo, che
ne mitiga e alleggerisce la struttura
conferendone un tratto di dolcezza.
63
pittore del centro-sud italia
xvii secolo
- maddalena orante
olio su tela cm 70 x 57
Santa Maria Maddalena, donna giovane, capelli lunghi sciolti, vestita sobriamente (solo un diadema al centro
del petto), a mezza figura, una croce
tra le mani giunte in preghiera, in atto
di piangere; in basso, su di un tavolo,
un vaso di unguento, un libro aperto
64
poggiato sopra un teschio; il tutto immerso in una piena oscurità. E’ questa
una tipica immagine dell’iconografia
pittorica della santa appartenente al
XVII e XVIII secolo, essa si presenta di
buona fattura, pittoricamente morbida negli sfumati e con un probabile
colorismo acceso pronto a riaffiorare sotto la vernice ingiallita; memore di una certa pittura italiana di inizi
settecento lontana dai grandi centri
artistici, l’opera risulta meritevole di
apprezzamento per la grande semplicità con cui è stata condotta.
pittore emiliano xvii secolo
san giuseppe con bambino
olio su tela cm 75 x 57 ai vertici
Opera di pittore ignoto, attivo dalla
seconda metà del ‘600, questo grazioso dipinto è liberamente ispirato
al San Giuseppe col Bambino Gesù di
Guido Reni, conservato all’Hermitage
di Sanpietroburgo, da cui l’artista trae
la composizione (qui invertita specu-
larmente) e i colori del panneggio, ma
ne apporta alcune modifiche aggiungendo i gigli nella mano del Santo, di
cui sono l’attributo, ed un panneggio che avvolge la figura del bambino Gesù. La tenerezza che suscita la
carezza del bimbo sulla barba di San
Giuseppe e il tema intimo e familiare
che trascende il sacro, la sobrietà dei
toni giustapposti e caldi, ed anche il
formato sempre elegante dell’ovale
sono tutti elementi che conferiscono
pregio a questo quadro, che pur nella
sua semplicità si fa apprezzare.
65
pittore nord europeo xvii secolo
martirio di san bartolomeo
olio su tela cm 100 x 150
Dipinto tratto da un soggetto di Martin de Vos (1532-1603) reso celebre
anche grazie ad una incisione originale a bulino di Hendrick Goltzius
(1559-1617) facente parte di una serie
dedicata al “Martirio degli Apostoli”.
Discendenze dunque fiamminghe
per questa bella tela che risente del
66
gusto manierista tutto italiano a cui
aderirono i due maestri delle fiandre
sopracitati, dove ricerca delle anatomie, torsioni e movimento sono
le caratteristiche principali. La scena
si presenta ricca di personaggi stipati, come a sottolineare l’importanza dell’apostolo martirizzato, il cui
attributo è il coltello, con il quale fu
scorticato vivo, impersonificato dalla
grande figura posta sul lato sinistro.
Alla destra della composizione figura il re persiano Astage, carnefice del
santo, la cui caduta è simboleggiata dalla statua spezzata sullo fondo,
prefigurata come punizione divina.
67
pittore lombardo xvii secolo
madonna col bambino e sant’anna
tra san giuseppe e san paolo
olio su tela cm 195 x 140
Grande pala d’altare, di impianto seicentesco si presenta come
un originale inserito nella tradizione emiliano-lombarda delle ricche
composizioni pittoriche barocche.
Tutto lo stile ricorda molto da vicino il noto pittore Giovanni Stefano
Maria Danedi detto “il Montalto”
(Treviglio, 1612 - Milano, 1690) legato direttamente ai grandi nomi di
68
area nord italiana seicentesca come
Morazzone, Procaccini, Cerano,
Piola, Del Cairo e indirettamente
alla scuola emiliana (Reni); molto
frequenti nel Montalto le opere di
grandi dimensioni trattate col medesimo forte chiaroscuro in cui le
figure risaltano come bagliori sul
buio profondo delle quinte, con i
colori cangianti dei panneggi a mo-
derarne il contrasto e ad appagare
la vista con toni giustapposti.
Opera originariamente destinata ad
una sede eclesiastica, deducibile anche dal blasone in basso a sinistra da
cui si può risalire alla committenza
precisa, a tuttoggi mantiene un fascino ed una qualità pittorica altamente
apprezzabile anche in ambiente privato.
Scuola bolognese xvii-xviii secolo
compianto sul cristo morto
olio su rame cm 32 x 40
I dipinti eseguiti su rame possiedono un tono ed una luminosità tutta
particolare, una pittura brillante quasi
smaltata derivante dal supporto stesso, qualità queste che appartengono
di sicuro al presente Cristo morto,
ora pesantemente offuscato da una
patina ossidata di cui è consigliabile
la rimozione.
Questo pittore di ispirazione emiliano-bolognese si attiene ai numerosi
esempi lasciati dai grandi maestri che
nel ‘600 eseguirono dipinti su lastre
di rame di piccole dimensioni più o
meno nel medesimo formato e nella
composizione variamente reinterpretata. Famosi artisti italiani, fiamminghi
e tedeschi scelsero la lamina di rame
come supporto per i piccoli e raffinati
dipinti. Sebastiano del Piombo, il Correggio, il Vasari, il Bronzino, i Carracci,
il Domenichino, Guido Reni, Guercino, Rembrant, Rubens si adoperarono
per questa tipologia di opere ritenute
un tempo vanto delle “Wunderkammern” dei palazzi nobiliari e delle residenze della ricca borghesia europea.
69
scuola bolognese xvii secolo
annunciazione
tempera grassa cm 190 x 122
Nella pura tradizione iconografica
emiliano-bolognese del ‘600 è inserita la presente bellissima tela che
conquista al primo sguardo per la sua
semplicità, i colori vivi e i toni morbidi e luminosissimi che solo la pittura a tempera sa trasmettere, certo il
70
disegno e l’impostazione delle figure
denunciano una naturalità di gusto
popolare, ma nel trattare i panneggi
e le figure umili e dolci è una mano
sapiente, capace di praticare fino in
fondo il proprio mestiere.
La cornicetta dipinta di ispirazione ri-
nascimentale che corre tutta intorno
alla scena basterebbe da sé a suscitare interesse per l’opera, funzionale
alla tela forse come stendardo processionale o come vezzo a sé stante,
ma comunque riuscito complemento
ad effetto trompe l’oeil.
pittore della cerchia di
francesco solimena
napoli fine del xvii
inizi del xviii secolo
madonna con bambino
olio su tela cm 75 x 61
Eccellente esempio di pittura sacra
napoletana di fine seicento, dai forti chiaroscuri, i complicati panneggi,
attraverso cui si manifesta tutto il barocchismo del Solimena pienamente
raccolto anche dal forte dinamismo
delle figure. La pittura si presenta già
totalmente immersa negli stilemi settecenteschi, dai toni freschi e i colori
pastellati, anche l’aura attorno alle figure apparirà sempre più spesso nel
corso del secolo.
Mentre il Bambino manifesta una
dolcezza gioiosa nei suoi movimen-
ti, la Madre, pur sempre avvolta in
una grande delicatezza, si mostra più
pensierosa, attenta a contemplare il
frutto già simbolo e allusione della
passione che il figlio dovrà sopportare per salvare il mondo.
71
pittore dell’est europa xviii secolo
madonna con bambino
olio su tela cm 75 x 65
L’artista per questo interessante dipinto si deve essere indirettamente
ispirato alla celebre Madonna della
seggiola di Raffaello, di cui l’opera
in esame sembra un’interpretazione semplificata ed è probabile che
ne abbia avuto a modello una delle
numerose stampe che circolavano
all’epoca in tutta Europa. Di buona
72
qualità pittorica, nella realizzazione
dei panneggi e nelle luci, nella ricerca
dei particolari (la bordatura dell’abito
del bambino e la rosa bianca, simbolo di purezza, che stringe nella mano
sinistra), l’opera presenta caratteristiche che rimandano alla pittura di
icone, nella tecnica della stesura del
colore tono su tono, con i tocchi fi-
nali sulle lumeggiature dati con segno deciso. Sulla zona di provenienza
è ipotizzabile l’area nord est europea,
Austria-Ungheria, di cui questo tipo
di rappresentazioni sacre sono tradizionalmente note poiché ebbero una
vasta diffusione grazie alla semplicità
e alla delicatezza del soggetto.
pittore fiammingo xviii secolo
s.s. trinità
olio su tela cm 78 x 62
Tema iconografico molto frequentato da innumerevoli artisti, in questo
dipinto è riproposto in un standard o
modello fiammingo del ‘600, riconducibile a Hendrick van Balen, discepolo di Jan Brueghel il vecchio, di cui
è nota la Pala d’altare nella chiesa di
Sint-Jacobskerk ad Anversa e che
presenta la stesso schema compositivo. L’artista nell’opera in esame
si è espresso con grande semplicità, concedendo però più attenzione
alla figura del Padreterno, la quale,
arricchita di gustosi dettagli e guizzi
luminosi (dal panneggio allo scettro),
ci rivela l’influenza di tutta la pittura
antica nord europea (Francia, Olanda,
Germania).
73
pittore del centro italia xviii secolo
ascensione
olio su tela diametro cm 43
Dopo aver affidato agli Apostoli la
missione di essergli testimoni “fino
all’estremità della Terra”, dalla vetta
del monte degli Ulivi Gesù comincia a
salire verso il cielo, finché una nuvola
non lo nasconde completamente.
Il racconto, in realtà molto articolato,
del distacco di Gesù dalla Terra viene
74
qui rappresentato in maniera sintetica, così come la stragrande maggioranza degli artisti ha fatto omettendo
alcuni particolare ed aggiungendone
altri, solitamente la figura della Madonna correlata temporalmente con
la Pentecoste.
L’artista di questo bel tondo ha dispo-
sto le figure essenziali alla narrazione,
ma esprimendo una pittura sincera,
spontanea e ben fatta, con un colorismo interessante degno di riacquistare tutta la vivacità dei toni originali
mediante una adeguata operazione di
pulitura dalle vernici ossidate.
pittore emiliano xviii secolo
immacolata
olio su tela cm 145 x 110
Questa Madonna rappresenta un bel
esempio di pittura neoclassica, molto
pulita nell’esecuzione, estremamente
vivida e leggibile anche nei piccoli dettagli, il mantello e la veste poi
sono uno splendido brano di virtuosismo, donando movimento ad una
immagine di per sé statica.
L’iconografia di questa immagine viene codificata da Francisco Pacheco
del Rio, pittore, scrittore e censore
artistico dell’Inquisizione, autore di
un famoso libro intitolato El Arte de
la Pintura, uscito postumo nel 1653;
così dice: l’Immacolata è inserita
in una visione celeste la sua veste è
splendente (“vestita di sole”) , immagine della Chiesa immersa nella Grazia di Dio; sotto i suoi piedi compare
la falce lunare, simbolo della sua eter-
nità; sul suo capo è posta una corona
di stelle, ad indicare la sua funzione
collettiva, la Chiesa fondata sui 12
Apostoli; l’atteggiamento di preghiera, le mani giunte o incrociate sul petto infine, essa domina il simbolo del
male, il drago che vuole rapirle il figlio
(“il drago s’infuriò contro la donna”).
75
pittore marchigiano xviii secolo
madonna con bambino e santo
olio su tela cm 122 x 92
Questa rappresentazione è anche
comunemente
riconosciuta
col
nome di “supplica alla madonna di
Pompei” e fa riferimento all’immagine
creata da un pittore anonimo del XVII
secolo, correlato alla scuola di Luca
Giordano, e venerata nel Santuario di
Pompei. Altresi il dipinto appartiene a
76
quella schiera di immagini genericamente dette “Madonna del Rosario” e
trattasi di uno dei soggetti iconografici più rappresentati nella tradizione
cattolica; quasi sempre accompagnata dal Bambino Gesù, spesso venerata da alcuni santi domenicani che
accolgono dalle sue mani (o da quelle
del Bambino) la corona del Rosario.
I santi domenicani che ricorrono più
di frequente ai piedi e intorno alla
Vergine sono S. Domenico, qui forse
reinterpretato, S. Caterina da Siena e
S. Rosa da Lima.
pittore anonimo secolo xviii
madonna addolorata
olio su tela cm 101 x 75
Il dipinto in linea generale si presuppone sia lombardo della prima metà
del ‘700, tuttavia richiama insolitamente la pittura tedesca rinascimentale e nel disegno spigoloso e nella
stesura del panneggio, caratteri che
ne fanno la differenza nella uniformità del soggetto stereotipato, ed anzi
ne amplificano la drammaticità.
Il volto ovale, inclinato e rivolto a cie-
lo, occhi grandi, bocca piccola da cui
traspare la dentatura e mani giunte
con dita intrecciate; dal viso traspare
un sentimento di ineguagliabile sofferenza, ma senza enfasi, e senza accentuazione tragica nell’espressione
e nei gesti, in una inscindibile miscela
tra pathos e “fiat”, che evidenzia grande dolore ma completo abbandono
alla volontà di Dio e al suo disegno.
Il culto dell’Addolorata è stato diffuso
in tutta Europa e successivamente in
tutto il mondo dai Serviti e poi anche
dai francescani. In ogni regione d’Italia ci sono località particolarmente
dedicate a questo culto, al nord soprattutto nel Varesotto, Bergamasco,
Novarese, Lecchese e Liguria.
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scuola romana xviii secolo
san giuseppe con bambino
olio su tela cm 85 x 70
cornice intagliata e dorata coeva
Nella serenità che trasmette questo
dipinto risiede tutta la sua forza, la
pacatezza del san Giuseppe ed il gesto delicato del bambino annullano il
dramma a cui alluderebbe la piccola croce, che qui è solo un gioco, un
elemento di svago che però è anche
attributo così come lo è il giglio tra le
78
ginocchia del santo. Questa tipologia
di soggetto, che ci mostra la tenerezza di una scena di intimità familiare,
si concilia perfettamente con i modi
eleganti di una pittura così luminosa
e accurata, profondamente derivata
dalla lezione raffaellesca, ma anche
direttamente debitrice verso i gran-
di maestri che hanno caratterizzato
l’epoca precedente, così Carlo Maratta o ancor più Guido Reni, pittori
che hanno voluto rappresentare una
bellezza idealizzata mediante i canoni
della più pura tradizione classica.
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scuola romana xviii secolo
madonna con bambino
olio su tela cm 85 x 70
cornice intagliata e dorata coeva
Grande armonia e delicatezza negli
accostamenti cromatici e perfetta
adesione ai canoni classicisti, sono
questi gli elementi che caratterizzano
e fanno apprezzare maggiormente
l’opera, aderente al gusto e ai dettami
accademici della scuola romana che
80
partendo da Carlo Maratta e attraverso Agostino Masucci, o altri artisti di
grande raffinatezza come Francesco
Trevisani, occuperà grande rilievo
fino alla metà del ‘700.
Infatti ciò che colpisce maggiormente in questo quadro è la maniera in cui
sono trattati i panneggi variopinti, il
cuscino dorato su cui siede il bambino avvolto dal panno bianco e che fa
risaltare tutti gli altri toni mirabilmente giustapposti, in una ricca sinfonia
di colori che celebra quest’immagine
di purezza e grande semplici
81
pittore del nord-italia xviii secolo
assunzione della vergine
olio su tela applicata su tavola
cm
51 x 38
Elegante e gentile ovale di età
settecentesca, dai toni cangianti ed una esecuzione spontanea e
scorrevole, capace di trasmettere leggerezza anche nel vorticoso
ed elaborato bel panneggio che si
catalizza nel bagliore della fodera
82
interna del mantello, cuore dell’immagine.
Secondo la tradizione Maria ascende
in cielo, verso lo Spirito Santo simboleggiato dalla colomba, avvolta da
un aura di nuvole e trasportata dagli angeli che quì lasciano scivolare
la cintola destinata all’incredulo San
Tommaso come prova tangibile della
dipartita della Vergine.
La scena così descritta è diffusa
nell’arte toscana poiché la reliquia,
chiamata “sacro cingolo”, è conservata a Prato.
pittore emiliano xviii secolo
sant’antonio col bambino
olio su tela cm 68 x 55
Un bel mazzo di gigli e il bimbo sulle
braccia sono gli attributi fondamentali
che ci identificano qui il santo di Padova, avvolto da una luce che irradia da
dietro un tendaggio sottolineato dalla
graziosa nappa e che segue l’andamento della composizione sottostante.
Dipinto devozionale dai tratti semplici e diretti di una pittura dal gusto
evidentemente popolare, si fonde
nello sterminato corpus di opere dedicate al santo prodotte a cavallo tra
il ‘600 ed il ‘700 con le più varie intenzioni, dall’ex voto all’intercessio-
ne, sant’Antonio infatti è protettore
di numerose categorie tra le quali
orfani, prigionieri, donne sterili, donne incinte, bambini ammalati, commercianti e soldati.
83
scuola romana xviii secolo
madonna in preghiera
olio su tela cm 75 x 62
Un’intima rappresentazione di una
madonna in preghiera avvolta in
una atmosfera morbida e definita da
un’acceso chiaroscuro e dai caldi colori, fanno di questo ovale dipinto un
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piccolo gioiello. Destinato alla devozione privata, fu un soggetto riproposto costantemente dalle scuole classiciste di fine seicento, qui in evidenza
i canoni della scuola romana, del Ma-
ratta e ancor più del Trevisani, per una
composizione semplice e calibrata,
dove la dolcezza del modellato e il
raffinato pittoricismo sono ispirati ai
modelli bolognesi seicenteschi.
pittore emiliano xviii secolo
madonna del rosario
olio su tela cm 55 x 40
La Madonna del rosario ha un culto
molto antico, risale all’epoca dell’istituzione dei domenicani (XIII secolo) i
quali ne furono i maggiori propagatori, essa è una delle tradizionali raffigurazioni nelle quali la chiesa cattolica
venera Maria: la Vergine è rappresentata con una veste azzurra e una co-
rona del Rosario tra le mani. Si tratta di
una rappresentazione particolarmente frequente nella devozione dopo
la controriforma, la cui iconografia è
ripresa da quella, più antica, della Madonna della cintola.
La pittura di questo delizioso ovale dichiara un gusto di derivazione
popolare, consuetudine propria del
soggetto stesso, ma comunque molto luminosa e ben eseguita, con forme e colori morbidi, tipici della zona
d’origine o di riferimento, presumibilmente l’ Emilia.
85
godfried egide guffens (1823-1901)
la pesca miracolosa
olio su tela cm 185 x 160
Pittore belga, ha lavorato prevalentemente ad Anversa, per commissioni
pubbliche, private e chiese come S.
Nicola, S. Ignazio e S. Giorgio dove
in quest’ultima tra il 1859 ed il 1871 in
associazione col pittore Jan Swerts
ha prodotto una vasta serie di immagini in cui viene trattata la vita di Gesù
e della salvezza, tema a cui è legato
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il quadro in oggetto e che l’artista
ha perseguito a lungo, inserito nella
corrente purista dei così detti “nazzareni” Cornelius, Overbeck e Schnorr
Kaulbach. Il dipinto si commenta da
sé, grande qualità tecnico-pittorica
appresa attraverso gli studi di Michelangelo, Raffaello e tutta la pittura italiana del rinascimento, pratica questa
perseguita come era nella tradizione
della scuola sopracitata, da cui però
Guffens si distaccherà per dedicarsi
a soggetti profani aderenti a quella
corrente di fine ‘800 definita “orientalista”. Artista attualmente apprezato
e con una buona quotazione presso
le migliori case d’asta internazionali.
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da peter paul rubens
pittore del xix secolo
salomè riceve la testa di san giovanni battista
olio su tela cm 145 x 105
Ottima riproduzione della Salomè di
Rubens dalle dimensioni importanti,
l’originale misura 47 x 40 centimetri,
di provenienza nord europea, Francia, Olanda, compreso in una cornice
adeguata, sobria ed elegante.
La tela su cui è prodotto il dipinto è
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sicuramente più antica e porta visibilmente le tracce di una seconda pittura sottostante, che a giudicare dalla
sagoma di una testina visibile sul retro
fa pensare ad un probabile soggetto
sacro, questione comunque tutta da
verificare nel caso si volesse appro-
fondire con analisi adeguate.
La pittura si presenta scorrevole e sicura e testimonia grande abilità tecnica dell’esecutore, che ha saputo
mantenere e ritrasmettere il sapore
dell’originale pur apportandovi alcune variabili personali.
89
da guido reni
anonimo del xix secolo
san michele arcangelo
olio su tela cm 120 x 70
Copia della celebre pala d’altare che
il Reni dipinse, su tela di seta con misure 295 x 202, nel 1635 per la chiesa dei Cappuccini ( Santa Maria della
Concezione) a Roma. Il nostro dipinto è stato eseguito con una pennella90
ta rapida e sintetica che ha trascurato
i dettagli per esprimere direttamente
la dinamicità delle figure quasi abbozzate,come se l’artista avesse voluto concentrarsi solo su la forza e
la presenza di questa immagine che,
omaggiata nei secoli da pittori di tutto
il mondo cristiano, a tutt’oggi rimane
lo stereotipo figurativo del San Michele Arcangelo.
pittore neoclassico xix secolo
san michele arcangelo
olio su tela cm 210 x 140
Il dipinto dalle grandi dimensioni di
una pala d’altare, è opera emblematica
di quell’accademismo pittorico vissuto soprattutto in Italia e Francia dalla
metà del Settecento a tutto l’Ottocento e oltre, che guardava ai modelli
classici riformulando e riadattando gli
schemi già esistenti dell’antichità alla
ricerca di una bellezza ideale, perciò
concentrando grande attenzione ad
un disegno ben dettagliato e poca
rilevanza della realtà oggettiva. Il bel
san Michele è trattato con una pittura
leggera dai colori vivaci e i toni chiari e luminosi che ricordano da vicino
quello realizzato dal Reni, sicuramen-
te il più tradizionale ed il più riprodotto dagli artisti successivi, in cui il santo si appresta a dare la stoccata finale
al demonio steso sotto i suoi piedi,
figura, quest’ultima, trascurata nella
nostra rappresentazione per lasciare
invece totale spazio alla dinamicità
dell’arcangelo giustiziere.
91
anonimo xix secolo
madonna con bambino
sorretta da due angeli
olio su tela cm 81 x 65
Dipinto devozionale dai connotati di gusto nord-europeo, assembla
all’interno della composizione varie
tipologie iconografiche tradizionali:
il nucleo centrale della vergine col
bambino ribadisce uno stereotipo di
origini quattrocentesche ampiamen92
te sfruttato in tutta europa attraverso
i vari secoli, modificato e reinterpretato a seconda dei luoghi, dei tempi e
delle scuole che lo hanno adottato; la
luna sottostante è un antico attributo
di Iside e della casta di Diana assimilato dall’ iconografia cristiana all’inter-
no della cosmologia Vergine-Luna,
Cristo-Sole nel governo dell’universo;
infine i due angeli posti alla base rappresentano il tipico corollario di tante
immagini mariane e soprattutto delle
“Assunzioni“ dove li troviamo intenti a
trasportare la Vergine in Paradiso.
cristo benedicente
con pane e calice
xix secolo.
olio su tela cm 79 x 55
Dipinto devozionale iconograficamente tipico fin dal ‘600 a tutto l’800,
il tema dell’ultima cena focalizzato
sull’unica figura del Gesù eucaristico è stato affrontato da pittori fra i
più grandi di tutti i tempi, pertanto la
semplicità dell’opera non devrebbe
trarre in inganno; di anonimo pittore dalle indubbie capacità tecniche
espresse attraverso una pittura le-
vigata e precisa dai colori smaltati e
giustapposti; probabilmente attivo in
area nord-europea.
93
anonimo xix secolo
resurrezione di cristo
olio su tela cm 112 x 85
Tela in condizioni non ottimali, mostra numerosi rifacimenti, incongruenze ed incertezze di esecuzione,
ma di tono complessivamente interessante, potrebbe risvelare sotto gli
strati sovrapposti un disegno più definito e colori meglio intonati, per cui si
auspica un’ indagine che ne ne possa
identificare i reali pregi e difetti.
94
L’impianto compositivo del dipinto di
derivazione rinascimentale richiama
i grandi maestri dell’epoca gloriosa, Bellini, Pinturicchio, Tiziano che
hanno rappresentato e reso immortale l’episodio centrale del Vangelo;
Cristo emerge dalla tomba e appare
ancora caratterizzato da una corposa
fisicità terrena, elemento frequente è
lo stedardo con la croce sorretta da
Gesù, alquanto variabili sono invece il
numero di soldati a guardia del sepolcro, solitamente quattro più o meno
assopiti, il tutto inserito in un fondale
che qui appare ricco e pienamente riuscito.
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Grafiche Morandi Fusignano (Ra)
finito di stampare agosto 2015