Catalogo BART 2010 - BCC Fano

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Catalogo BART 2010 - BCC Fano
BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI FANO
BART Banca Arte Territorio
Mostra collettiva nelle diciassette Filiali
della Banca di Credito Cooperativo di Fano
Terza edizione
20 dicembre 2010
28 gennaio 2011
Ideazione e coordinamento
Monica Pucillo, Alessandro Marconi
Progetto grafico
Claudio Vagnini (Conte Camillo)
Stampa
Grapho5
Ulteriori informazioni sugli artisti
possono essere richieste presso
l’Ufficio Relazioni Esterne della BCC di Fano
tel. 0721 851263
[email protected]
© 2010 Banca di Credito Cooperativo di Fano
BART
BART BANCA ARTE TERRITORIO
L’ARTE ENTRA IN BANCA
Ceramiche, fotografie, quadri, incisioni e sculture saranno protagoniste di questa
terza edizione di BART, la mostra che unisce la nostra Banca, all’Arte e al Territorio.
Una formula ideata tre anni fa che ha riscosso un ottimo successo. “Formula che
vince non si cambia”: anche quest’anno quindi abbiamo dato una vetrina ad altri
19 artisti, clienti e Soci della Banca, che esporranno le loro opere nelle nostre filiali
dal 20 dicembre 2010 al 28 gennaio 2011.
In cambio gli artisti arricchiranno gli ambienti di lavoro, rendendo più dolce il
Natale dei dipendenti e di tutte le persone che frequenteranno i nostri sportelli.
Questa edizione, come evidenziato dal logo riportato nel materiale promozionale e
sul catalogo, ci accompagna verso il 2011: un anno importante nel quale la BCC
di Fano festeggerà i suoi cento anni di vita coinvolgendo le diverse espressioni
artistiche, culturali e sociali del nostro territorio.
“Ma questa è un’altra storia e verrà raccontata un altro giorno”.
Per ora cogliamo l’occasione per porgere ancora una volta il nostro migliore augurio d’arte a tutti quelli che visiteranno BART in questo e nel nuovo anno!
Romualdo Rondina
Presidente BCC Fano
NON C’È DUE SENZA TRE
Abbiamo appena finito di congratularci con la BCC di Fano per essere riuscita
per ben due volte a coniugare Banca, Arte e Territorio che in occasione del nuovo
Natale le sue sedi si apriranno ancora una volta per ospitare gli artisti e le loro
opere. La BCC è davvero una Banca diversa dalle altre, perché se è vero che
esistono al mondo molti istituti di credito che possiedono preziosissime opere
d’arte gelosamente conservate nelle stanze del potere ed esibite al pubblico
soltanto in determinate e rare occasioni, è forse unico un caso come il nostro in
cui tutte le sale aperte al pubblico di una Banca diventano contenitori di opere
d’arte per una esposizione, temporanea certamente, ma che ogni anno si rinnova in occasione delle Festività natalizie. Una simpatica sinergia tra estetica
ed economia in cui la misura del tutto è l’uomo non il denaro e che giova ad
entrambi perché dimostra da un verso che ricercare il profitto di una azienda è
possibile senza sfruttare l’uomo e che la creatività non è necessariamente nemica della produttività. Basta saperli fare interagire. Proprio ciò che con molto
coraggio e con apprezzabile costanza e determinazione continua a fare la BCC
di Fano. Congratulazioni ed auguri!
Alberto Berardi
FANO 3
FANO CENTRO
Viale Cairoli
Piazza XX Settembre
FANO 5
FENILE
Viale Italia
Via Girardengo
FANO 1
FANO 2
Via Veneto
S. ORSO
Via Roma
Via S. Eusebio
FANO 4
Via Mattei
MONTECICCARDO
Piazza Europa
CUCCURANO
BELLOCCHI
Via Flaminia
Via X Strada
LUCREZIA
Via della Repubblica
MAROTTA
SAN COSTANZO
Via Litoranea
Via Villetta Adriatica
CALCINELLI
Piazza De’ Cavalieri
TAVERNELLE
Via Flaminia
SENIGALLIA
Via Piave
ANTONELLO MISSO
Sede di Cuccurano - Via Flaminia
PAOLO TARANTINI
FRANCESCO UGUCCIONI
Filiale Fano 1 - Via Roma
VERONICA CHESSA
Filiale Fano 2 - Via V. Veneto
CARLA GATTONI
Filiale Fano 3 - Viale Cairoli
LAURA LIPPERA
SILVIA LIPPERA
Filiale Fano 4 - Via E. Mattei
NADIA MISCI
Filiale Fano 5 - Viale Italia
GIORGIO MENCARELLI
Filiale Fano Centro - Piazza XX Settembre
PAOLA PERONI
Agenzia Bellocchi - Via X Strada
LUANA VERGONI
Agenzia Fenile - Via C. Girardengo
GIOVANNI FURLANI
Agenzia S. Orso - Via S. Eusebio
STEFANO PIGINI
Agenzia Lucrezia - Viale della Repubblica
MARCO BARGNESI
Agenzia Calcinelli - Piazza De’ Cavalieri
MELISSA GIACOMELLI
Agenzia Tavernelle - Via Flaminia
PIERA CORINALDESI
Agenzia Marotta - Via Litoranea
NADIA BATTISTELLI
Agenzia S. Costanzo - Via Villetta Adriatica
EDITH SEIFERT
Agenzia Monteciccardo - Piazza Europa
GIOVANNA DEL PRIORE
Filiale Senigallia - Via Piave
BART GLI ARTISTI
Marco Bargnesi
Vivo a Cartoceto, un luogo
meraviglioso ma dal
fascino discreto,
che si apprezza nel tempo.
Ogni giorno e durante le ore,
il paesaggio circostante
cambia la sua espressione
ed assume aspetti sempre
diversi. Per questo lo adoro.
Mi occupo di immagine e
comunicazione aziendale,
una sfida giornaliera che ti
mantiene sempre attento
alla realtà e ti permette di
conoscere a fondo le dinamiche dei rapporti umani.
Amo la forma, ma soprattutto la sostanza.
Ed è qui che mi concentro, per dare voce
a ciò che si nasconde dietro e dentro ogni
essere.
Il desiderio di vedere oltre, di cogliere
aspetti non convenzionali di quello che ci
circonda è la molla che mi spinge ad osservare sempre più in profondità.
Punti di vista su cose apparentemente anche banali, ma che possono esprimere la
propria energia se visti con altri occhi.
La natura e la sua anima sono per me la
vera arte alla quale dobbiamo inchinarci
ogni giorno.
Landscape_3
fotografia
cm. 35x50
2010
Nadia Battistelli
La sperimentazione artistica di Nadia
Battistelli è sorta fuori da schemi e stili
precostituiti, alla ricerca di un’espressività libera e aliena da linguaggi codificati. Le sue opere sono sintomo di una
tensione continua, sospinta da un’irrequietezza esistenziale che tende ad
un’armoniosa sintesi del passato, presente e futuro.
L’utilizzo congiunto ed innovativo di materiali poveri (dal ferro al legno alla stoffa) il riutilizzo di oggetti vissuti e desueti
segnala il tentativo di risemantizzare
l’esistente, mettendo tutto insieme per
contrastare il lacerante vissuto di una
possibile, temuta separazione.
Il risultato della sua fervente e sofferta
attività espressiva si concretizza in forme archetipiche, pacate e terse, che sublimano conflitti primitivi e universali.
Carmen Belacchi
Nadia Battistelli, nasce
a San costanzo nel 1950.
Diplomata all’Istituto d’Arte
di Fano, svolge l’attività di
disegnatore progettista nel
settore del mobile, coltivando nel contempo i suoi
interessi artistici. Le sue
opere sono state selezionate
in concorsi nazionali ed è
vincitrice nel 1978 del concorso indetto dalla Soprintendenza per i beni artistici
storici del Piemonte. Svolge
la sua attività artistica in
un torrione del castello di
San Costanzo.
Incontro mancato
cotone, legno, ferro
e gomma piuma
cm. 83x57
1992
Veronica Chessa
Il meraviglioso è il luogo delle possibilità,
dell’insolito, del doppio, dell’equivoco,
dell’inganno, dell’imprevisto, dello sbalordimento e dell’incanto, dello straniamento. Di accadimenti straordinari, di
mostri terribili e creature ibride. Questa
dimensione declina i suoi verbi nei tempi
dell’indeterminatezza, della durata dilatata; ha la ripetizione di un rituale e il
mistero inquieto dell’ignoto. È la parola
che evoca immagini, è discorso, leggenda, vera bugia.
Sa contenere il mondo. Somiglia all’arte
perche fabbrica mondi. Fabula Mirabilis
…C’era una volta un castello dai lunghi
corridoi decorati da ritratti di fanciulle…
Con minuzia gotica, accuratezza fiamminga.
Veronica Chessa nasce a
Orbetello (GR) nel 1975.
Nel 1992 si diploma presso
il Liceo Artistico di Grosseto, prosegue gli studi e
nel 1998 si diploma presso
l’Accademia di Belle Arti di
Firenze (sezione pittura)
con una tesi in Estetica.
Nel 2004 si trasferisce a
Fano, dove attualmente
vive e lavora.
Seriali declinazioni di una Alice nel paese delle meraviglie. Fanciulle in fiore.
Presenze misteriose mediate dal sembiante di ritratto ottocentesco, di chi per
esistere deve abitare una imago, una
visione. Hanno occhi liquidi, come un
labirinto di specchi; lembi di carni nivee
dal lieve rossore di belletto; linearità bidimensionali senza ombre addosso; colli
lunghi modiglianeschi, di cigno; deformazioni di creature fatate. Come figurine
fuggite, da un libro di fiabe.
L’immaginario in crinoline e pizzi di Veronica Chessa è un universo dalla fragilità
vitrea, tutto femminile, dal candore e dal
mistero adolescenziale…
Simonetta Angelini
Mon Cherì
acrilico su masonite
cm. 50x70
2010
Piera Corinaldesi
Piera Corinaldesi, attraverso i suoi lavori dimostra ampiamente di conoscere
la tecnica del disegno e la prospettica,
nonchè il dosaggio cromatico che si
esprime in tonalità luminosa. Il colore
muove con il segno in sicure costruzioni e fluttuanti riverberi di luce, il calore
cromatico espresso nell’Universo Rurale
coglie le forme, le espressioni, gli umori,
i colori che più coinvolgono la sua sensibilità artistica, e li traduce in dipinti che
hanno il pregio di trasmettere emozioni.
Incredibilmente gli spaventapasseri di
Piera, hanno vitalità, una carica intensa
nei lineamenti, nelle espressioni misteriose, nei colori caldi, nelle evanescenze
figurali, nel dire e non dire. Ed in questa
rappresentazione che la pittrice evidenzia il suo valore compositivo. Nelle sue
opere si spandono umori e sensazioni,
che colpiscono atri reconditi dell’anima e trascinano in una tensione verso
l’inappagato e l’inespresso convertendo
in misture coloristiche il bianco della
tela, composizioni accattivanti all’occhio
del fruitore. Ogni sua opera rimane così
rappresentata tra il rigore disegnativo e
la sublimazione del tema. Ed è la mano
di una grande Artista che sa darci esperienze e contrasti, che porta ad un grado
di esaltazione poetica l’umana e terrestre realtà.
Anna Grossi
Pierina Corinaldesi, nasce
a San Costanzo nel 1949.
Operaia in un’industria del
settore del legno, sarà poi
educatrice nell’asilo nido
comunale di Mondolfo e
successivamente impiegata all’ufficio tecnico di
questo Comune, dove oggi
sono esposti numerosi suoi
quadri lungo i corridoi del
Palazzo comunale.
Abita da quarant’anni a
Marotta.
La tratta
olio su tela
cm. 80x60
2010
Giovanna Del Priore
Giovanna Del Priore nasce
nel 1954 a Rignano Garganico, in Puglia.
È cresciuta a Senigallia
dove ha passato l’infanzia e
l’adolescenza.
Si è laureata in matematica
a Bologna nel 1977, ma
la passione per il disegno
ed il colore, la portano a
frequentare l’Accademia di
Belle Arti di Venezia, dove
si laurea nel 1983 nel corso
di pittura.
Vive e lavora a Senigallia.
Espone alla galleria “La
Corte” di Senigallia via
Arsilli, 94/2.
Il colore del segno
Giovanna Del Priore adotta una tipologia
figurale che non può intendersi come mera
figurazione, poiché lo sviluppo visivo dell’opera si articola attraverso una dichiarata configurazione segnica e cromatica.
L’origine è indubbiamente figurale, ma
questa è una radice, uno spunto da cui
l’artista parte per articolare un discorso
che non si attiene semplicemente alla
rappresentazione, almeno quella configurabile in una idea espressamente legata al dato illustrativo.
Ciò che appare immediatamente percepibile è una idea del segno che non ha
funzione puramente disegnativa, anzi
diviene elemento caratterizzante, poiché
sposta il dato percettivo in un ambito più
evidentemente espressivo.
Il segno quindi occupa lo spazio dell’opera suggerisce senza descrivere,
evidenzia senza dichiarare la forma di
partenza, anzi si mostra come possibilità
in sé, come potenzialità non in termini di
funzione puramente narrativa.
Questo aspetto mi sembra importante
perché la traccia, l’impronta grafica,
liberata dal bisogno di narrare l’immagine, acquista la forte valenza esplicativa
di una ricerca che assume un deciso valore poetico ed evocativo.
Inoltre questa traccia, questo segno è
tradotto in termini coloristici, quindi oltre le caratteristiche che gli sono proprie
assume anche un preciso valore pittorico, diviene pittura a tutti gli effetti, declinando la propria indipendenza dalla
semplice rappresentazione.
Certo alcuni oggetti di partenza filtrano
come in filigrana attraverso il tessuto
segnico e pittorico, ma sono chiaramente assoggettati ad una visione dell’opera
che si esplica attraverso gli elementi che
la caratterizzano, una insistita grafia
risolta in ampie volute, scatti repentini,
sovrapposizioni, ed un colore che attraversa la traccia, si fa traccia e si spande
a definire uno spazio che rivela l’immaginario figurale dell’artista.
Maurizio Cesarini
Conchiglia blu
acquerello
cm. 33x48
1994
Giovanni Furlani
In ogni scatto metto tutto di me
…errori compresi.
Si avvicina alla fotografia
da giovanissimo.
Fa esperienza all’interno di
importanti studi fotografici dove affina le diverse
tecniche.
La crescita professionale
lo porterà nel giro di alcuni
anni a crearsi un proprio
stile.
Nasce così lo studio
“Giovanni Furlani fotografo” dove lo stile-life,
il ritratto, la moda, il reportage vengono affrontati
con differenti sensibilità
ma sempre con lo stesso
trasporto emotivo e la
medesima professionalità.
Oltre (1 di 3)
fotografia
2007
Carla Gattoni
Carla Gattoni è nata nel
1977 a Fano, dove vive e
lavora.
Dopo aver conseguito il
diploma di ragioneria, si
trasferisce in Inghilterra
dove rimane dal 1999 al
2003. Tornata in Italia,
inizia a dedicarsi alla
fotografia.
Da sempre alla ricerca di una forma
d’arte che le desse la possibilità di esprimere tutto il suo essere, si avvicina alla
fotografia nel 2004 cercando di rendere
indimenticabili le fotografie di un viaggio
in Nuova Zelanda.
Amante dei viaggi e della natura, sceglie
mete sempre meno tradizionali per cogliere immagini il più possibile vicino al
suo essere romanticamente introversa.
Vincendo diversi premi fotografici, ha
avuto modo di pubblicare le sue opere
anche sul mensile Focus nel 2009. Inizia
così a collaborare con l’agenzia internazionale Getty Images e, grazie al fotografo Marco Sensoli, con il Pesaro Photo
Festival nel 2010 per la realizzazione di
concorsi fotografici.
L’artista è costantemente alla ricerca
non di uno stile adatto a lei, ma di un
modo per esprimere la sua visione del
mondo attraverso un obiettivo non fatto
di vetro ma di sentimenti intensi in tutti i
tratti della sua vita.
One million tea
fotografia
Iso 100
tempi 1/13 - F8
cm. 70x100
2007
Melissa Giacomelli
Melissa Giacomelli è nata
nel 1973.
È diplomata all’Istituto
d’Arte Mengaroni di
Pesaro.
Svolge l’attività di modellista nell’impresa di cui
è socia.
Vive a Tavernelle di Serrungarina.
“Una sfida continua, una ricerca costante
di colori, materiali, forme e di qualunque
cosa ci faccia sentire liberi dentro”.
È questa la filosofia che caratterizza l’attività artistica di Melissa Giacomelli che
dipinge dall’età di sedici anni e realizza
non solo quadri ma anche composizioni
con vari tipi di materiali: carta, cartone,
legno, ferro, polistirolo, colla, usando soprattutto materiali poveri a cui può dare
una nuova forma e una nuova vita.
A volte si fa aiutare anche dal marito Filippo che, grazie alla sua professione di
falegname, riesce a lavorare per lei uno
dei materiali che predilige: il legno.
L’inizio dell’attività artistica è caratterizzato da opere di carattere figurativo
(nudi, parti del corpo femminili) per poi
appassionarsi all’arte astratta fatta di
sperimentazioni: “metallica” (serie caratterizzata dall’intervento artistico su
vari metalli) e la serie “energica” (opere
realizzate con carte e corde).
Energica 1
carta e corda
cm. 80x100
2009
Laura Lippera
Laura Lippera è nata a Fano
nel 1972. Appassionata
d’arte si diploma all’Istituto
Statale d’Arte, prosegue
gli studi a Firenze e Urbino
specializzandosi in Restauro
e laureandosi in Conservazione dei Beni Culturali.
Durante gli studi rimane
affascinata dall’arte della
ceramica e decide di farne
la sua professione.
Laura collabora con Enti
Culturali, Università e
scuole per attività di ricerca
e divulgazione dell’arte
ceramica, corsi, manifestazioni ed eventi culturali.
Natura colta:
le ceramiche di Laura Lippera
La ceramica, ed in particolar modo la
maiolica, di Laura Lippera è l’espressione di una ricerca raffinata di stilemi e di
forme del passato, con particolare riferimento alle produzioni rinascimentali del
centro Italia. Se la prima grande opera
di Laura Lippera fu la riproduzione del
pavimento della chiesa dei Piattelletti
di Fano, il noto complesso di mattonelle
oggi in gran parte disperso di matrice
pesarese voluto per la nobile famiglia
Gabrielli, oggi l’artista si cimenta con
opere nuove, elaborate secondo un proprio stile e gusto, nato dalla commistione di decori geometrici e fitomorfi della
tradizione metaurense e fanese. In effetti
Fano conobbe una fiorente stagione di
maiolicari sin dal secolo XV ed oggi le
sapienti mani di Laura Lippera ripropongono un’arte antica di cui per molti
anni si era persa traccia, consapevoli
di realizzare prodotti unici mai del tutto
emulativi di opere già note.
Non è la sola decorazione ad essere inventata o reinterpretata dall’artista a seconda delle esigenze del committente o
della superficie dell’oggetto ma è anche
la creta che prende forma sempre nuova
nel laboratorio di casa, un vero e proprio studio d’artista in cui le pagine del
trattato di Cipriano Piccolpasso si mescolano a quelle di cataloghi dei musei
più prestigiosi o alle foto di oggetti meno
noti in collezioni pubbliche e private…
Nella casa-laboratorio-studio di Laura
Lippera il confine tra spazio vissuto e
luogo di lavoro si mescola in un’unica
atmosfera variopinta di smalti brillanti e
per un attimo si può rivivere “il sapore”
della bottega artigiana di un tempo.
Proprio le atmosfere nostalgiche cercate nel tempo per una prima produzione
tutta da osservare nella perfezione delle
linee e dei decori, eco di un Rinascimento mai del tutto finito, hanno permesso
all’artista di affrontare con determinazione la creazione di opere nuove dal rinnovato design secondo le esigenze della
casa moderna.
Per questo se ad un primo sguardo disattento le sue opere come natura colta
possono sembrare mere riproduzioni di
ortaggi o frutta appena raccolta in realtà queste opere sono l’esito finale di una
continua ricerca di perfezione tra forma
e colore, segno tangibile e mai scontato
di un’artista colta.
Claudio Paolinelli
Natura colta
maiolica
cm. 33x33x14
2005
Silvia Lippera
Silvia Lippera è nata a
Fano nel 1981.
Cresciuta in una numerosa famiglia dedita
all’arte nelle sue svariate
forme, ha presto scoperto
la sua passione per la
modellazione e decorazione dell’argilla. Tale
passione, abbinata ad una
adeguata formazione e alla
professione di psicologa, si
è concretizzata nella realizzazione di progetti creativi,
educativo-didattici rivolti a
bambini e di attività ergoterapiche rivolte ad adulti
all’interno di comunità.
Colazione di Natale
argilla, con decorazione in engobbi, smalto e cristallina
cm. 15x20x15
2010
Giorgio Mencarelli
Giorgio Mencarelli è nato
a Fano dove si è diplomato
presso l’Istituto d’Arte
nella sezione di Decorazione Pittorica. In seguito
ha proseguito i suoi studi
all’Accademia di Belle arti
di Urbino conseguendo il
diploma in scenografia.
Ha partecipato a varie
mostre collettive in Italia ed
all’estero e allestito diverse
mostre personali.
È stato selezionato tra i 200
pittori italiani del premio
nazionale Mondadori.
Disordini
Giorgio Mencarelli, dopo aver spaziato,
nella sua ormai lunga carriera artistica,
in ambiti pittorici diversi, mette da parte
il suo stile “preciso e scenografico” degli
ultimi anni, per inoltrarsi in una propria
NUOVA RICERCA. Pur non tradendo totalmente il proprio vissuto, delicatamente si
insinua in uno stile a metà tra il figurativo
e l’astratto. Nelle sue recentissime opere,
Mencarelli scompone i precedenti lavori e
li ricompone in un ordinato DISORDINE,
dove la cifra distintiva è il COLORE, svolgendo un’operazione opposta all’abituale
procedimento adottato sinora nella sua
pittura: il classico ordine forma-materiacolore lascia posto al COLORE-MATERIAFORMA. I “perché” di tale cambiamento
operativo inducono a pensare sia ad un
sovvertimento professionale sia ad uno
emotivo, dovuti ad un’instancabile ricerca
dell’artista, così come dell’uomo, non di
una mèta franca e appagante, ma bensì
di un’esistenza mai FINITA, con finestre
sempre aperte sull’ignoto che affascina
e conquista. Indubbio è l’alto valore del
risultato finale, che lascia il fruitore visivo in uno stato di positivo stupore. Senza l’abbraccio di Morfeo, in LUCIDA fase
R.E.M., le opere di Mencarelli spingono
anche lo spettatore meno attento in atmosfere visive al limite dell’onirico. Astrazioni
di paesaggi lievemente affioranti dal colore, caldo e dominante. Rarefatte immagini
che ricordano le cinematografiche VISIONI
di Gustav Aschenbach di Mann, nel MORTE
A VENEZIA di viscontiana memoria. Luoghi, paesaggi, habitat IDEALI, fortemente
desiderati nelle stesse tonalità, impossibili da trovare nella realtà, ricacciati sempre più, nel fondo delle ANIME. Mencarelli
con non poco CORAGGIO, in maniera quasi
psico-analitica, porta fuori e fissa indelebilmente tutto, trasmettendo tangibilmente IGNOTE possibilità, infondendo quindi
speranza e incitando tutti, nei propri modi,
a RICORDARE il sogno.
Antonio Di Gaspero
Paesaggio 2011
acrilico su carta
cm. 100x70
2010
Nadia Misci
Nadia Misci Conter nasce
ad Ortona, ridente cittadina sul litorale abruzzese.
Completati gli studi, si
trasferisce a Milano, dove
inizia a scrivere favole e
poesie.
Dal 1979 è residente a
Fano.
Pubblica nel 1999 il libro
“Dentro e fuori di me”,
ritratto introspettivo ed
autobiografico.
Amante fin da bambina
dell’arte, da pochi anni si è
affacciata al mondo della
pittura prediligendo olio ed
acrilico su tela.
La personalissima ricerca pittorica di Nadia Misci Conter, lontana dalle diverse
esperienze delle avanguardie che hanno
caratterizzato il secolo appena trascorso,
propone una poetica che torna a privilegiare la visione e, nella visione, la luce e
il colore.
Anselmo Bucci, uno dei grandi artisti “figurativi” del ‘900, scriveva ne Il pittore
volante (Milano, 1930): “Non ci meraviglia
più nulla che valga lo stupore: un filo d’erba per esempio.
Meditiamo sulle giarrettiere e sui binari;
e un po’ di terra dentro un vaso si trasforma
per magia accanto a noi in petali di garofano e di rosa, e nel loro profumo. Pochi se
ne accorgono”.
Questa attenzione verso ciò che ci circonda,
la montagna, il lago, la marina, il vaso di
fiori, che faceva parte della poetica di Anselmo Bucci, caratterizza l’arte di Nadia,
che dipinge la natura, come Anselmo, in
una dimensione soggettiva e lirica, non
puramente percettiva e impressionista,
attraverso luci ed atmosfere che oltre agli
elementi della natura richiamano i moti
dell’anima.
Per Nadia Misci Conter il punto di incontro
tra l’io e il mondo è costituito dal colore.
Nadia scrive di sé:
Ad un passo dal cielo
ho rubato la luce
e da essa i colori…
Se solo potessi
decantare col rosso
la luce del cuore.
Col verde sfumare
quelle mille speranze
e col blu
profanare i profondi pensieri.
Se solo potessi
colorare di brina
l’infinito universo
e di giallo coprire
ogni luogo nascosto…
Se solo avessi un grosso pennello
vestirei il mondo
d’arcobaleno…
Se solo potessi
se
e solo se…
In questa poetica della luce e del colore
s’incontrano soggettività e oggettività,
pensiero e realtà; il colore non è astratto
né materico, ma legato alla percezione
del mondo e allo stato d’animo della visione. Il colore avvolge la forma, prende
il sopravvento su di essa, deborda dagli
oggetti, diviene “dominante”, nel duplice
senso di elemento espressivo che prevale, sia di dominante cromatica che tutto
avvolge, come accade nella fotografia cinematografica.
Le tele di Nadia Misci Conter diventano
allora fotogrammi (nel senso etimologico
di phótòs, luce, e grafèin, scrivere, quindi “scritture della luce”) di una rappresentazione della natura in cui l’artista,
attraverso una dimensione emozionale
prodotta dalla luce e dal colore, raggiunge
l’unione di soggettività e mondo, di realtà
e simbolo. Che è forse l’essenza stessa
dell’arte.
Gianfranco Boiani
Gran Sasso
acrilico su tela
cm. 30x24
2010
Antonello Misso
La pittura di azione
in cui prevale l’istinto
...Misso, per ora sperimenta e soprattutto
si diverte a ricercare materiali e tecniche che lo soddisfano e riescano a materializzare le sue emozioni. Nelle opere
s’intravede una gestualità semplice e
spontanea priva da ogni influenza artistica, esse nascono da un piano liscio e
prendono forma man mano che il cannello ossidrico riscalda la materia quasi fino
a scioglierla e con la spatola l’artista la
lavora passando da una superficie piatta
fino a renderla tridimensionale...
Dopo aver realizzato in maniera del
tutto spontanea alcune opere è stato
immediatamente collocato da diversi
artisti e addetti ai lavori nel filone dell’arte astratta materica. La tecnica personale risulta veramente particolare e
Antonello Misso è nato a
Fano nel 1966.
Si è avvicinato di recente
al mondo dell’arte.
Vive e lavora a Fano.
unica nel suo genere in quanto l’opera è
il frutto della fusione della tela lavorata con fiamma viva e utensili metallici.
La fusione e la materia risultano gli
ingredienti creativi e la fiamma si sostituisce al tratto del pennello non
lasciando tempo alla premeditazione
facendo prevalere l’istinto e la spontaneità del gesto, generando un’armonia
di forme e colori che per la loro tridimensionalità meritano di essere viste
dal vivo. Le opere alla fine risultano
essere delle istantanee di uno stato
d’animo di una emozione vissuta in
quel particolare momento una sorta di
radiografia dell’anima. Dentro ogni opera questa energia vi resta intrappolata
come eterna prigioniera ma pulsante,
regalando continue e mutevoli emozioni
agli osservatori del quadro.
EuroArte n. 3 / Nov-Dic-Gen 2009/10
Enigma
fusione di guaina bituminosa
su tavola lavorata a caldo
cm. 72x106
2009
Paola Peroni
Incisione e stampa calcografica
L’incisione calcografica appartiene alla
famiglia dei processi di stampa ad incavo.
Consiste nel creare dei solchi più o meno
profondi su lastre di metallo dello spessore variabile tra uno e tre millimetri per
poi essere riempiti di inchiostro e sottoposti a pressione a stampa.
L’incisione può essere sia diretta che
indiretta a seconda che venga creata
in maniera meccanica o con l’ausilio di
agenti chimici.
Sia dell’incisione diretta che indiretta
esistono varie metodologie.
Gli argomenti trattati nelle opere di Paola Peroni si rivolgono all’IO.
Le varie facce della realtà.
La donna, la madre, il sogno.
Il silenzio, il tempo, l’adolescenza.
Peroni Paola è nata a Fano
nel 1947.
Ha frequentato il Magistero di
Belle Arti in Urbino.
Ha effettuato un’attività di
ricerca presso il sito archeologico di Barumuni.
Ha insegnato in provincia di
Nuoro e la sua attività didattica si è conclusa presso il liceo
scientifico e la scuola media
“Fratelli Cervi” di Riccione.
Ha mantenuto sempre viva la
passione per l’incisione che
pratica presso il laboratorio
del collega Giordano Perelli
con lavori anche a sfondo
pittorico ispirati alle problematiche del sociale.
Il tempo
incisione
cm. 8x18
2000
Stefano Pigini
Padre Stefano Pigini nasce
a Crocette di Castelfidardo
nel 1919.
Sacerdote e frate agostiniano, si occupa di pittura,
scultura, ceramica ed
anche architettura.
Dal 1981 risiede nel
convento agostiniano di
Cartoceto dove vi rimane
fino alla morte, nel 2006.
Le sue sculture si trovano a
Cuba, in Olanda, a Roma e
in molte altre città italiane.
Artista di rigorosa disciplina classica,
con lo sguardo rivolto ad antiche civiltà, creatore di opere che sono, in veste
moderna, esempi di armonia e misura,
di compostezza e forza, di naturalezza e
di equilibrio. Artista severo che si preoccupa essenzialmente della concisione,
dell’ordine e dei valori plastici. Temperamento essenziale e razionale che modella
e scolpisce la materia secondo due elementi sempre presenti in ogni artista e in
ogni epoca ma che sono alquanto chiari
e scoperti nell’arte di questo religioso:
sentimento e ragione, aspirazione romanica e volontà classica. In tutta la sua
opera questi elementi si accordano sempre con molto equilibrio ed è proprio in
ciò che si spiega il consenso crescente.
Ed essi, i due elementi, rappresentano
sommariamente due aspetti, due modi di
procedere, i quali si alternano, or l’uno
or l’altro prevalendo. Il suo itinerario
estetico è in gran parte da ricercare nel
dramma intimo e costante di queste due
opposte e naturali tendenze – misura e
slancio – mai completamente disgiunte
in un temperamento immaginoso ma
severo nello stesso tempo. Né si può
dire esteticamente una discriminante
qualitativa tra i due termini, essendo il
fine sempre lo stesso: la ricerca del superamento della realtà empirica. Pigini,
con i suoi bronzetti e forse più ancora
con i suoi bassorilievi, dimostra ancora
una volta come non sia vero che l’arte
di ispirazione oggettivistica non sia oggi
possibile; e come neppure sia vero che
il modo attuale, per avervi preso l’artificio il posto della natura, respinga questa aspirazione da sé come antistorica.
È vero semmai che si fa ognora più ardua la possibilità di conciliare la verità
personale con quella verità che consideriamo oggettiva, di recuperare l’armonia della ragione e della natura, del
singolo e del collettivo, del passato e del
presente (il quale, senza il primo, è soltanto cronaca), perché la straordinaria
produzione degli strumenti ha soffocato
la creazione dei simboli e assottigliato
la personalità umana in un processo di
rapida massificazione. Pigini è tra coloro
che l’immagine riescono a vederla dentro
sé stessi prima ancora di produrla, ed è
per questo che artisti come lui riescono
poi ad esprimerla compiutamente, nitidamente, come i veri poeti, sapendo leggere all’interno del proprio pensiero ed a
possederne per intero il significato prima
di scriverlo.
Gualtiero Da Vià
[Dal catalogo della mostra
P. Stefano Pigini nella sua terra,
Sala 2000, Crocette,
13-20 settembre 1986]
Fontana dell’Olio
(Cartoceto)
bronzo e pietra
2001
Edith Seifert
Edith Seifert è nata a Villerupt, in Francia.
Si trasferisce in Italia nel
1988 e vive a Monteciccardo.
È operatrice fitness termale e
tecniche del massaggio.
Inizia a dipingere per passione nel 2001 “attratta sopratutto da ritratti e paesaggi
con colori surreali”.
È stata amessa a participare
al tredicesimo e quattordicesimo Salone Internazionale
della Pittura e scultura a
Audun-le-Tiche in Francia.
Ritratto di un giovane uomo
olio su tela
cm. 50x40
2010
Paolo Tarantini
Paolo Tarantini è fanese:
classe 1980: laureto in
Scienze della Comunicazione ad Urbino e diplomato in
Direzione della Fotografia
alla NUCT di Cinecittà
(Roma). Lavora per alcuni
anni nel settore cine-televisivo (I Cesaroni, Un Medico
in Famiglia, Ris, ecc.).
Ha realizzato diversi cortometraggi come operatore
e direttore della fotografia.
Nel 2009 concentra la sua
attenzione verso la fotografia, dedicandosi prevalentemente e con passione al
Reportage.
Kosovo:
frammenti di vita
in bianco e nero
È un privilegio, per un giornalista da
sempre appassionato di paesi dell’Est
e di fotografia, raccontare il lavoro effettuato da Paolo Tarantini in Kosovo lo
scorso settembre per conto della ONG
modenese RTM. Le istantanee in bianco
e nero di Paolo mi hanno subito riportato alla mente un’esperienza analoga
vissuta a Kyiv nel 2007 quando documentai, in un reportage, l’attività della
Onlus Soleterre all’interno dell’Ospedale
Oncologico della capitale ucraina. I volti dei bambini, sorridenti nonostante le
gravi malattie da cui erano affetti – tumori e leucemie legati alle radiazioni di
Cornobyl’ – sono ancora impressi nella
mia memoria. Frammenti indelebili custoditi in qualche angolo del cuore. Superate le diffidenze iniziali, dovute alla
paura ancestrale che ogni essere umano
nutre per lo “sconosciuto”, si era creato
con bambini, genitori e volontari un autentico rapporto di vicinanza e affetto.
Paolo, a giudicare dall’intimità e dall’immediatezza degli scatti, immagino
abbia provato sensazioni simili. Il Kosovo, nonostante non abbia conosciuto
la tragedia nucleare ucraina, è un paese
altrettanto “difficile”. Martoriato ai tempi delle guerre balcaniche dalla pulizia
etnica, depredato dalle mafie che hanno
prosperato sull’economia assistenziale,
porta ancora oggi con sé nei volti della
gente i segni della sofferenza. Ma anche la volontà di lasciarsi alle spalle
un passato di dolore e violenza per ripartire verso un nuovo viaggio, magari
all’interno della comune Casa Europea.
Gli sguardi delle persone, specie quelli
dei bambini, immortalati dall’obiettivo
di Tarantini, davvero efficace nel coniugare taglio poetico, artistico e documentaristico, ci restituiscono finalmente
frammenti di vita dopo anni di orrore e di
deprivazioni fisiche e psichiche. Nei dieci giorni trascorsi nei villaggi di Videja,
Cerovik, Ujmir, Gllogjan, assieme ai volontari di RTM, impegnati in progetti di
cooperazione per cercare di garantire un
futuro a questo piccolo stato balcanico,
Tarantini dialoga con i soggetti fotografati e instaura con loro un rapporto
diretto. Nessuna delle istantanee sembra frutto di un lavoro di costruzione e
di pre-elaborazione. Ed è proprio questa
dimensione di immediatezza e freschezza, questa cifra stilistica che compendia
spontaneità e complicità – si pensi alla
foto delle due bimbe dietro la finestra o
alla bambina in primo piano sullo sfondo del gruppo di maschietti – il valore
aggiunto di un lavoro che colpisce non
solo l’occhio dell’osservatore ma anche
il suo cuore.
Massimiliano Di Pasquale
Ritratto di bambino
fotografia digitale
cm. 60x60
2010
Francesco Uguccioni
Francesco Uguccioni (Ugo)
nasce a Fano dove frequenta
il Liceo Classico. Una volta
maturo si sposta in Urbino.
Sprovvisto di navigatore si
perde subito tra i meandri
della cittadina ideale e
prima di rendersene conto,
al posto di Grafica all’ISIA, si
ritrova laureato in Farmacia.
Durante il Dottorato però,
grazie al Microscopio a
Scansione Elettronica
riscopre la vena artistica e
decide di rimettere le mani
in pasta: creta, pietra arenaria, resine…etc…etc…
La dimensione memoriale dell’opera scultorea di Uguccioni e l’ineccepibile descrizione
dettagliata della macchina 2CV sono chiari
segnali del convincimento dell’artista, che
pietrifica in un’icona dell’epoca moderna
dei nostri padri il boom economico, una bulimia di benessere e di relazioni socio-economiche desiderose di portare l’uomo del
dopoguerra verso nuovi lidi di uguaglianza e
prosperità, passando per il ’68. Non curante della tendenza odierna di rendere quanto
più impalpabili le immagini, l’artista segue
un filo conduttore lontano nel tempo che
attraverso il Rinascimento giunge fino alla
Pop Art. Ma ne cambia il senso profondo:
non più icona di massa, non si trasforma e
non la trasforma (l’immagine) in coscienza
collettiva, quanto sembra più richiamare in
sé un aspetto Picabiano e Duchampiano di
“macchina celibe”, cioè non riesce ad avere una sua funzione se non attraverso meccanismi interpretativi ludico-estetici. Ancor
più sembra che proprio attraverso la sua
funzione di rappresentare una macchina,
voglia affermare il gusto ludico della sua
meccanicità. Non macchina ma meccanismo, che articola gli strumenti (scalpelli,
trapani, oggetti per levigare) in modo tale
da risolverli in una miracolosa invenzione
che è un’immagine oggettuale. Matematico! È come il cubo di Rubik, la cui soluzione
è la dimestichezza e l’uso di logaritmi ma il
cui fascino sopravanza la risoluzione per il
gusto ludico di manipolarlo e non ci si accorge del tempo che passa. Così l’opera di
Uguccioni, che non si limita a sperimentare
attraverso la manipolazione la creazione
di un’immagine celibe, giunge a cogliere
appieno il miracolo della creazione che alimenta la scultura e indirettamente chi la
osserva. Il cubo ha ricomposto tutte le sue
facce di diverso colore!
Giuseppe Polverari
Un duplice percorso: quello dell’artista
(inteso come chi esercita l’arte e chi è di
animo aperto al senso dell’arte e al suo
eclettismo) e dell’opera. Il viaggio del pilota
e il viaggio dell’automobile: in pratica 2 in
1, con le dovute tappe: dal garage di Franco dove padre e figlio rimettono in strada
una 2CV dell’82, al laboratorio degli Scalpellini di S.Ippolito, al garage del Maestro
Giomaro. La 2CV: la macchina dalla livrea
più originale di sempre. Una di quelle proposte coraggiose ormai sempre più rare.
Inizialmente viene accolta in maniera fredda, addirittura derisa ma ben presto con
grande scorno per tutti quelli della prima
ora, diventa un bestseller, un mito capace
di suscitare emozioni come una vera opera
d’arte. Da qui l’omaggio dell’autore alla
macchina di tutti, ai suoi irrisori costi di
gestione, alla capacità di adattarsi a qualunque tipo di fondo stradale, alla grande
tenuta di strada, all’eccellente comportamento sui percorsi accidentati, alle quattro
porte, il tetto apribile ed il capiente bagagliaio. Una versatilità unica e una capacità innata di alimentare sogni attraverso
le performance quotidiane e attraverso le
performance cinematografiche di cui si
rese protagonista: James Bond, American
Graffiti e La vendetta della Pantera Rosa,
solo per citarne alcuni.
Berto Mangualde
2CV
tecnica mista
2009-2010
Luana Vergoni
Luana Vergoni nasce a Caracas (Venezuela) nel 1956.
Frequenta a Fano l’Istituto
statale d’Arte “A. Apolloni”
dove consegue il diploma di
maestra d’arte. Negli anni
’70 apre un laboratorio dove
realizza pitture su stoffe
d’arredo con la tecnica del
batik.
Negli anni ’80 comincia
per gioco a creare, con la
tecnica dell’acquerello, i
suoi ormai noti “pupini”.
Nel 1988 allestisce la sua
prima mostra nella Loggia
San Michele a Fano.
Il Resto del Carlino l’ha definita “la pittrice
speciale”.
In diverse occasioni ha scelto di regalare il
suo estro artistico per scopi benefici.
Le sue opere fanno vivere i suoi personaggi
in un mondo di favola, un mondo fatto di
una natura ricca e generosa dove “i pupini”
piccoli e rotondi si muovono nel sogno.
Anche tu
acquerello
cm. 20x20
2009