Catalogo BART 2010 - BCC Fano
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Catalogo BART 2010 - BCC Fano
BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI FANO BART Banca Arte Territorio Mostra collettiva nelle diciassette Filiali della Banca di Credito Cooperativo di Fano Terza edizione 20 dicembre 2010 28 gennaio 2011 Ideazione e coordinamento Monica Pucillo, Alessandro Marconi Progetto grafico Claudio Vagnini (Conte Camillo) Stampa Grapho5 Ulteriori informazioni sugli artisti possono essere richieste presso l’Ufficio Relazioni Esterne della BCC di Fano tel. 0721 851263 [email protected] © 2010 Banca di Credito Cooperativo di Fano BART BART BANCA ARTE TERRITORIO L’ARTE ENTRA IN BANCA Ceramiche, fotografie, quadri, incisioni e sculture saranno protagoniste di questa terza edizione di BART, la mostra che unisce la nostra Banca, all’Arte e al Territorio. Una formula ideata tre anni fa che ha riscosso un ottimo successo. “Formula che vince non si cambia”: anche quest’anno quindi abbiamo dato una vetrina ad altri 19 artisti, clienti e Soci della Banca, che esporranno le loro opere nelle nostre filiali dal 20 dicembre 2010 al 28 gennaio 2011. In cambio gli artisti arricchiranno gli ambienti di lavoro, rendendo più dolce il Natale dei dipendenti e di tutte le persone che frequenteranno i nostri sportelli. Questa edizione, come evidenziato dal logo riportato nel materiale promozionale e sul catalogo, ci accompagna verso il 2011: un anno importante nel quale la BCC di Fano festeggerà i suoi cento anni di vita coinvolgendo le diverse espressioni artistiche, culturali e sociali del nostro territorio. “Ma questa è un’altra storia e verrà raccontata un altro giorno”. Per ora cogliamo l’occasione per porgere ancora una volta il nostro migliore augurio d’arte a tutti quelli che visiteranno BART in questo e nel nuovo anno! Romualdo Rondina Presidente BCC Fano NON C’È DUE SENZA TRE Abbiamo appena finito di congratularci con la BCC di Fano per essere riuscita per ben due volte a coniugare Banca, Arte e Territorio che in occasione del nuovo Natale le sue sedi si apriranno ancora una volta per ospitare gli artisti e le loro opere. La BCC è davvero una Banca diversa dalle altre, perché se è vero che esistono al mondo molti istituti di credito che possiedono preziosissime opere d’arte gelosamente conservate nelle stanze del potere ed esibite al pubblico soltanto in determinate e rare occasioni, è forse unico un caso come il nostro in cui tutte le sale aperte al pubblico di una Banca diventano contenitori di opere d’arte per una esposizione, temporanea certamente, ma che ogni anno si rinnova in occasione delle Festività natalizie. Una simpatica sinergia tra estetica ed economia in cui la misura del tutto è l’uomo non il denaro e che giova ad entrambi perché dimostra da un verso che ricercare il profitto di una azienda è possibile senza sfruttare l’uomo e che la creatività non è necessariamente nemica della produttività. Basta saperli fare interagire. Proprio ciò che con molto coraggio e con apprezzabile costanza e determinazione continua a fare la BCC di Fano. Congratulazioni ed auguri! Alberto Berardi FANO 3 FANO CENTRO Viale Cairoli Piazza XX Settembre FANO 5 FENILE Viale Italia Via Girardengo FANO 1 FANO 2 Via Veneto S. ORSO Via Roma Via S. Eusebio FANO 4 Via Mattei MONTECICCARDO Piazza Europa CUCCURANO BELLOCCHI Via Flaminia Via X Strada LUCREZIA Via della Repubblica MAROTTA SAN COSTANZO Via Litoranea Via Villetta Adriatica CALCINELLI Piazza De’ Cavalieri TAVERNELLE Via Flaminia SENIGALLIA Via Piave ANTONELLO MISSO Sede di Cuccurano - Via Flaminia PAOLO TARANTINI FRANCESCO UGUCCIONI Filiale Fano 1 - Via Roma VERONICA CHESSA Filiale Fano 2 - Via V. Veneto CARLA GATTONI Filiale Fano 3 - Viale Cairoli LAURA LIPPERA SILVIA LIPPERA Filiale Fano 4 - Via E. Mattei NADIA MISCI Filiale Fano 5 - Viale Italia GIORGIO MENCARELLI Filiale Fano Centro - Piazza XX Settembre PAOLA PERONI Agenzia Bellocchi - Via X Strada LUANA VERGONI Agenzia Fenile - Via C. Girardengo GIOVANNI FURLANI Agenzia S. Orso - Via S. Eusebio STEFANO PIGINI Agenzia Lucrezia - Viale della Repubblica MARCO BARGNESI Agenzia Calcinelli - Piazza De’ Cavalieri MELISSA GIACOMELLI Agenzia Tavernelle - Via Flaminia PIERA CORINALDESI Agenzia Marotta - Via Litoranea NADIA BATTISTELLI Agenzia S. Costanzo - Via Villetta Adriatica EDITH SEIFERT Agenzia Monteciccardo - Piazza Europa GIOVANNA DEL PRIORE Filiale Senigallia - Via Piave BART GLI ARTISTI Marco Bargnesi Vivo a Cartoceto, un luogo meraviglioso ma dal fascino discreto, che si apprezza nel tempo. Ogni giorno e durante le ore, il paesaggio circostante cambia la sua espressione ed assume aspetti sempre diversi. Per questo lo adoro. Mi occupo di immagine e comunicazione aziendale, una sfida giornaliera che ti mantiene sempre attento alla realtà e ti permette di conoscere a fondo le dinamiche dei rapporti umani. Amo la forma, ma soprattutto la sostanza. Ed è qui che mi concentro, per dare voce a ciò che si nasconde dietro e dentro ogni essere. Il desiderio di vedere oltre, di cogliere aspetti non convenzionali di quello che ci circonda è la molla che mi spinge ad osservare sempre più in profondità. Punti di vista su cose apparentemente anche banali, ma che possono esprimere la propria energia se visti con altri occhi. La natura e la sua anima sono per me la vera arte alla quale dobbiamo inchinarci ogni giorno. Landscape_3 fotografia cm. 35x50 2010 Nadia Battistelli La sperimentazione artistica di Nadia Battistelli è sorta fuori da schemi e stili precostituiti, alla ricerca di un’espressività libera e aliena da linguaggi codificati. Le sue opere sono sintomo di una tensione continua, sospinta da un’irrequietezza esistenziale che tende ad un’armoniosa sintesi del passato, presente e futuro. L’utilizzo congiunto ed innovativo di materiali poveri (dal ferro al legno alla stoffa) il riutilizzo di oggetti vissuti e desueti segnala il tentativo di risemantizzare l’esistente, mettendo tutto insieme per contrastare il lacerante vissuto di una possibile, temuta separazione. Il risultato della sua fervente e sofferta attività espressiva si concretizza in forme archetipiche, pacate e terse, che sublimano conflitti primitivi e universali. Carmen Belacchi Nadia Battistelli, nasce a San costanzo nel 1950. Diplomata all’Istituto d’Arte di Fano, svolge l’attività di disegnatore progettista nel settore del mobile, coltivando nel contempo i suoi interessi artistici. Le sue opere sono state selezionate in concorsi nazionali ed è vincitrice nel 1978 del concorso indetto dalla Soprintendenza per i beni artistici storici del Piemonte. Svolge la sua attività artistica in un torrione del castello di San Costanzo. Incontro mancato cotone, legno, ferro e gomma piuma cm. 83x57 1992 Veronica Chessa Il meraviglioso è il luogo delle possibilità, dell’insolito, del doppio, dell’equivoco, dell’inganno, dell’imprevisto, dello sbalordimento e dell’incanto, dello straniamento. Di accadimenti straordinari, di mostri terribili e creature ibride. Questa dimensione declina i suoi verbi nei tempi dell’indeterminatezza, della durata dilatata; ha la ripetizione di un rituale e il mistero inquieto dell’ignoto. È la parola che evoca immagini, è discorso, leggenda, vera bugia. Sa contenere il mondo. Somiglia all’arte perche fabbrica mondi. Fabula Mirabilis …C’era una volta un castello dai lunghi corridoi decorati da ritratti di fanciulle… Con minuzia gotica, accuratezza fiamminga. Veronica Chessa nasce a Orbetello (GR) nel 1975. Nel 1992 si diploma presso il Liceo Artistico di Grosseto, prosegue gli studi e nel 1998 si diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze (sezione pittura) con una tesi in Estetica. Nel 2004 si trasferisce a Fano, dove attualmente vive e lavora. Seriali declinazioni di una Alice nel paese delle meraviglie. Fanciulle in fiore. Presenze misteriose mediate dal sembiante di ritratto ottocentesco, di chi per esistere deve abitare una imago, una visione. Hanno occhi liquidi, come un labirinto di specchi; lembi di carni nivee dal lieve rossore di belletto; linearità bidimensionali senza ombre addosso; colli lunghi modiglianeschi, di cigno; deformazioni di creature fatate. Come figurine fuggite, da un libro di fiabe. L’immaginario in crinoline e pizzi di Veronica Chessa è un universo dalla fragilità vitrea, tutto femminile, dal candore e dal mistero adolescenziale… Simonetta Angelini Mon Cherì acrilico su masonite cm. 50x70 2010 Piera Corinaldesi Piera Corinaldesi, attraverso i suoi lavori dimostra ampiamente di conoscere la tecnica del disegno e la prospettica, nonchè il dosaggio cromatico che si esprime in tonalità luminosa. Il colore muove con il segno in sicure costruzioni e fluttuanti riverberi di luce, il calore cromatico espresso nell’Universo Rurale coglie le forme, le espressioni, gli umori, i colori che più coinvolgono la sua sensibilità artistica, e li traduce in dipinti che hanno il pregio di trasmettere emozioni. Incredibilmente gli spaventapasseri di Piera, hanno vitalità, una carica intensa nei lineamenti, nelle espressioni misteriose, nei colori caldi, nelle evanescenze figurali, nel dire e non dire. Ed in questa rappresentazione che la pittrice evidenzia il suo valore compositivo. Nelle sue opere si spandono umori e sensazioni, che colpiscono atri reconditi dell’anima e trascinano in una tensione verso l’inappagato e l’inespresso convertendo in misture coloristiche il bianco della tela, composizioni accattivanti all’occhio del fruitore. Ogni sua opera rimane così rappresentata tra il rigore disegnativo e la sublimazione del tema. Ed è la mano di una grande Artista che sa darci esperienze e contrasti, che porta ad un grado di esaltazione poetica l’umana e terrestre realtà. Anna Grossi Pierina Corinaldesi, nasce a San Costanzo nel 1949. Operaia in un’industria del settore del legno, sarà poi educatrice nell’asilo nido comunale di Mondolfo e successivamente impiegata all’ufficio tecnico di questo Comune, dove oggi sono esposti numerosi suoi quadri lungo i corridoi del Palazzo comunale. Abita da quarant’anni a Marotta. La tratta olio su tela cm. 80x60 2010 Giovanna Del Priore Giovanna Del Priore nasce nel 1954 a Rignano Garganico, in Puglia. È cresciuta a Senigallia dove ha passato l’infanzia e l’adolescenza. Si è laureata in matematica a Bologna nel 1977, ma la passione per il disegno ed il colore, la portano a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove si laurea nel 1983 nel corso di pittura. Vive e lavora a Senigallia. Espone alla galleria “La Corte” di Senigallia via Arsilli, 94/2. Il colore del segno Giovanna Del Priore adotta una tipologia figurale che non può intendersi come mera figurazione, poiché lo sviluppo visivo dell’opera si articola attraverso una dichiarata configurazione segnica e cromatica. L’origine è indubbiamente figurale, ma questa è una radice, uno spunto da cui l’artista parte per articolare un discorso che non si attiene semplicemente alla rappresentazione, almeno quella configurabile in una idea espressamente legata al dato illustrativo. Ciò che appare immediatamente percepibile è una idea del segno che non ha funzione puramente disegnativa, anzi diviene elemento caratterizzante, poiché sposta il dato percettivo in un ambito più evidentemente espressivo. Il segno quindi occupa lo spazio dell’opera suggerisce senza descrivere, evidenzia senza dichiarare la forma di partenza, anzi si mostra come possibilità in sé, come potenzialità non in termini di funzione puramente narrativa. Questo aspetto mi sembra importante perché la traccia, l’impronta grafica, liberata dal bisogno di narrare l’immagine, acquista la forte valenza esplicativa di una ricerca che assume un deciso valore poetico ed evocativo. Inoltre questa traccia, questo segno è tradotto in termini coloristici, quindi oltre le caratteristiche che gli sono proprie assume anche un preciso valore pittorico, diviene pittura a tutti gli effetti, declinando la propria indipendenza dalla semplice rappresentazione. Certo alcuni oggetti di partenza filtrano come in filigrana attraverso il tessuto segnico e pittorico, ma sono chiaramente assoggettati ad una visione dell’opera che si esplica attraverso gli elementi che la caratterizzano, una insistita grafia risolta in ampie volute, scatti repentini, sovrapposizioni, ed un colore che attraversa la traccia, si fa traccia e si spande a definire uno spazio che rivela l’immaginario figurale dell’artista. Maurizio Cesarini Conchiglia blu acquerello cm. 33x48 1994 Giovanni Furlani In ogni scatto metto tutto di me …errori compresi. Si avvicina alla fotografia da giovanissimo. Fa esperienza all’interno di importanti studi fotografici dove affina le diverse tecniche. La crescita professionale lo porterà nel giro di alcuni anni a crearsi un proprio stile. Nasce così lo studio “Giovanni Furlani fotografo” dove lo stile-life, il ritratto, la moda, il reportage vengono affrontati con differenti sensibilità ma sempre con lo stesso trasporto emotivo e la medesima professionalità. Oltre (1 di 3) fotografia 2007 Carla Gattoni Carla Gattoni è nata nel 1977 a Fano, dove vive e lavora. Dopo aver conseguito il diploma di ragioneria, si trasferisce in Inghilterra dove rimane dal 1999 al 2003. Tornata in Italia, inizia a dedicarsi alla fotografia. Da sempre alla ricerca di una forma d’arte che le desse la possibilità di esprimere tutto il suo essere, si avvicina alla fotografia nel 2004 cercando di rendere indimenticabili le fotografie di un viaggio in Nuova Zelanda. Amante dei viaggi e della natura, sceglie mete sempre meno tradizionali per cogliere immagini il più possibile vicino al suo essere romanticamente introversa. Vincendo diversi premi fotografici, ha avuto modo di pubblicare le sue opere anche sul mensile Focus nel 2009. Inizia così a collaborare con l’agenzia internazionale Getty Images e, grazie al fotografo Marco Sensoli, con il Pesaro Photo Festival nel 2010 per la realizzazione di concorsi fotografici. L’artista è costantemente alla ricerca non di uno stile adatto a lei, ma di un modo per esprimere la sua visione del mondo attraverso un obiettivo non fatto di vetro ma di sentimenti intensi in tutti i tratti della sua vita. One million tea fotografia Iso 100 tempi 1/13 - F8 cm. 70x100 2007 Melissa Giacomelli Melissa Giacomelli è nata nel 1973. È diplomata all’Istituto d’Arte Mengaroni di Pesaro. Svolge l’attività di modellista nell’impresa di cui è socia. Vive a Tavernelle di Serrungarina. “Una sfida continua, una ricerca costante di colori, materiali, forme e di qualunque cosa ci faccia sentire liberi dentro”. È questa la filosofia che caratterizza l’attività artistica di Melissa Giacomelli che dipinge dall’età di sedici anni e realizza non solo quadri ma anche composizioni con vari tipi di materiali: carta, cartone, legno, ferro, polistirolo, colla, usando soprattutto materiali poveri a cui può dare una nuova forma e una nuova vita. A volte si fa aiutare anche dal marito Filippo che, grazie alla sua professione di falegname, riesce a lavorare per lei uno dei materiali che predilige: il legno. L’inizio dell’attività artistica è caratterizzato da opere di carattere figurativo (nudi, parti del corpo femminili) per poi appassionarsi all’arte astratta fatta di sperimentazioni: “metallica” (serie caratterizzata dall’intervento artistico su vari metalli) e la serie “energica” (opere realizzate con carte e corde). Energica 1 carta e corda cm. 80x100 2009 Laura Lippera Laura Lippera è nata a Fano nel 1972. Appassionata d’arte si diploma all’Istituto Statale d’Arte, prosegue gli studi a Firenze e Urbino specializzandosi in Restauro e laureandosi in Conservazione dei Beni Culturali. Durante gli studi rimane affascinata dall’arte della ceramica e decide di farne la sua professione. Laura collabora con Enti Culturali, Università e scuole per attività di ricerca e divulgazione dell’arte ceramica, corsi, manifestazioni ed eventi culturali. Natura colta: le ceramiche di Laura Lippera La ceramica, ed in particolar modo la maiolica, di Laura Lippera è l’espressione di una ricerca raffinata di stilemi e di forme del passato, con particolare riferimento alle produzioni rinascimentali del centro Italia. Se la prima grande opera di Laura Lippera fu la riproduzione del pavimento della chiesa dei Piattelletti di Fano, il noto complesso di mattonelle oggi in gran parte disperso di matrice pesarese voluto per la nobile famiglia Gabrielli, oggi l’artista si cimenta con opere nuove, elaborate secondo un proprio stile e gusto, nato dalla commistione di decori geometrici e fitomorfi della tradizione metaurense e fanese. In effetti Fano conobbe una fiorente stagione di maiolicari sin dal secolo XV ed oggi le sapienti mani di Laura Lippera ripropongono un’arte antica di cui per molti anni si era persa traccia, consapevoli di realizzare prodotti unici mai del tutto emulativi di opere già note. Non è la sola decorazione ad essere inventata o reinterpretata dall’artista a seconda delle esigenze del committente o della superficie dell’oggetto ma è anche la creta che prende forma sempre nuova nel laboratorio di casa, un vero e proprio studio d’artista in cui le pagine del trattato di Cipriano Piccolpasso si mescolano a quelle di cataloghi dei musei più prestigiosi o alle foto di oggetti meno noti in collezioni pubbliche e private… Nella casa-laboratorio-studio di Laura Lippera il confine tra spazio vissuto e luogo di lavoro si mescola in un’unica atmosfera variopinta di smalti brillanti e per un attimo si può rivivere “il sapore” della bottega artigiana di un tempo. Proprio le atmosfere nostalgiche cercate nel tempo per una prima produzione tutta da osservare nella perfezione delle linee e dei decori, eco di un Rinascimento mai del tutto finito, hanno permesso all’artista di affrontare con determinazione la creazione di opere nuove dal rinnovato design secondo le esigenze della casa moderna. Per questo se ad un primo sguardo disattento le sue opere come natura colta possono sembrare mere riproduzioni di ortaggi o frutta appena raccolta in realtà queste opere sono l’esito finale di una continua ricerca di perfezione tra forma e colore, segno tangibile e mai scontato di un’artista colta. Claudio Paolinelli Natura colta maiolica cm. 33x33x14 2005 Silvia Lippera Silvia Lippera è nata a Fano nel 1981. Cresciuta in una numerosa famiglia dedita all’arte nelle sue svariate forme, ha presto scoperto la sua passione per la modellazione e decorazione dell’argilla. Tale passione, abbinata ad una adeguata formazione e alla professione di psicologa, si è concretizzata nella realizzazione di progetti creativi, educativo-didattici rivolti a bambini e di attività ergoterapiche rivolte ad adulti all’interno di comunità. Colazione di Natale argilla, con decorazione in engobbi, smalto e cristallina cm. 15x20x15 2010 Giorgio Mencarelli Giorgio Mencarelli è nato a Fano dove si è diplomato presso l’Istituto d’Arte nella sezione di Decorazione Pittorica. In seguito ha proseguito i suoi studi all’Accademia di Belle arti di Urbino conseguendo il diploma in scenografia. Ha partecipato a varie mostre collettive in Italia ed all’estero e allestito diverse mostre personali. È stato selezionato tra i 200 pittori italiani del premio nazionale Mondadori. Disordini Giorgio Mencarelli, dopo aver spaziato, nella sua ormai lunga carriera artistica, in ambiti pittorici diversi, mette da parte il suo stile “preciso e scenografico” degli ultimi anni, per inoltrarsi in una propria NUOVA RICERCA. Pur non tradendo totalmente il proprio vissuto, delicatamente si insinua in uno stile a metà tra il figurativo e l’astratto. Nelle sue recentissime opere, Mencarelli scompone i precedenti lavori e li ricompone in un ordinato DISORDINE, dove la cifra distintiva è il COLORE, svolgendo un’operazione opposta all’abituale procedimento adottato sinora nella sua pittura: il classico ordine forma-materiacolore lascia posto al COLORE-MATERIAFORMA. I “perché” di tale cambiamento operativo inducono a pensare sia ad un sovvertimento professionale sia ad uno emotivo, dovuti ad un’instancabile ricerca dell’artista, così come dell’uomo, non di una mèta franca e appagante, ma bensì di un’esistenza mai FINITA, con finestre sempre aperte sull’ignoto che affascina e conquista. Indubbio è l’alto valore del risultato finale, che lascia il fruitore visivo in uno stato di positivo stupore. Senza l’abbraccio di Morfeo, in LUCIDA fase R.E.M., le opere di Mencarelli spingono anche lo spettatore meno attento in atmosfere visive al limite dell’onirico. Astrazioni di paesaggi lievemente affioranti dal colore, caldo e dominante. Rarefatte immagini che ricordano le cinematografiche VISIONI di Gustav Aschenbach di Mann, nel MORTE A VENEZIA di viscontiana memoria. Luoghi, paesaggi, habitat IDEALI, fortemente desiderati nelle stesse tonalità, impossibili da trovare nella realtà, ricacciati sempre più, nel fondo delle ANIME. Mencarelli con non poco CORAGGIO, in maniera quasi psico-analitica, porta fuori e fissa indelebilmente tutto, trasmettendo tangibilmente IGNOTE possibilità, infondendo quindi speranza e incitando tutti, nei propri modi, a RICORDARE il sogno. Antonio Di Gaspero Paesaggio 2011 acrilico su carta cm. 100x70 2010 Nadia Misci Nadia Misci Conter nasce ad Ortona, ridente cittadina sul litorale abruzzese. Completati gli studi, si trasferisce a Milano, dove inizia a scrivere favole e poesie. Dal 1979 è residente a Fano. Pubblica nel 1999 il libro “Dentro e fuori di me”, ritratto introspettivo ed autobiografico. Amante fin da bambina dell’arte, da pochi anni si è affacciata al mondo della pittura prediligendo olio ed acrilico su tela. La personalissima ricerca pittorica di Nadia Misci Conter, lontana dalle diverse esperienze delle avanguardie che hanno caratterizzato il secolo appena trascorso, propone una poetica che torna a privilegiare la visione e, nella visione, la luce e il colore. Anselmo Bucci, uno dei grandi artisti “figurativi” del ‘900, scriveva ne Il pittore volante (Milano, 1930): “Non ci meraviglia più nulla che valga lo stupore: un filo d’erba per esempio. Meditiamo sulle giarrettiere e sui binari; e un po’ di terra dentro un vaso si trasforma per magia accanto a noi in petali di garofano e di rosa, e nel loro profumo. Pochi se ne accorgono”. Questa attenzione verso ciò che ci circonda, la montagna, il lago, la marina, il vaso di fiori, che faceva parte della poetica di Anselmo Bucci, caratterizza l’arte di Nadia, che dipinge la natura, come Anselmo, in una dimensione soggettiva e lirica, non puramente percettiva e impressionista, attraverso luci ed atmosfere che oltre agli elementi della natura richiamano i moti dell’anima. Per Nadia Misci Conter il punto di incontro tra l’io e il mondo è costituito dal colore. Nadia scrive di sé: Ad un passo dal cielo ho rubato la luce e da essa i colori… Se solo potessi decantare col rosso la luce del cuore. Col verde sfumare quelle mille speranze e col blu profanare i profondi pensieri. Se solo potessi colorare di brina l’infinito universo e di giallo coprire ogni luogo nascosto… Se solo avessi un grosso pennello vestirei il mondo d’arcobaleno… Se solo potessi se e solo se… In questa poetica della luce e del colore s’incontrano soggettività e oggettività, pensiero e realtà; il colore non è astratto né materico, ma legato alla percezione del mondo e allo stato d’animo della visione. Il colore avvolge la forma, prende il sopravvento su di essa, deborda dagli oggetti, diviene “dominante”, nel duplice senso di elemento espressivo che prevale, sia di dominante cromatica che tutto avvolge, come accade nella fotografia cinematografica. Le tele di Nadia Misci Conter diventano allora fotogrammi (nel senso etimologico di phótòs, luce, e grafèin, scrivere, quindi “scritture della luce”) di una rappresentazione della natura in cui l’artista, attraverso una dimensione emozionale prodotta dalla luce e dal colore, raggiunge l’unione di soggettività e mondo, di realtà e simbolo. Che è forse l’essenza stessa dell’arte. Gianfranco Boiani Gran Sasso acrilico su tela cm. 30x24 2010 Antonello Misso La pittura di azione in cui prevale l’istinto ...Misso, per ora sperimenta e soprattutto si diverte a ricercare materiali e tecniche che lo soddisfano e riescano a materializzare le sue emozioni. Nelle opere s’intravede una gestualità semplice e spontanea priva da ogni influenza artistica, esse nascono da un piano liscio e prendono forma man mano che il cannello ossidrico riscalda la materia quasi fino a scioglierla e con la spatola l’artista la lavora passando da una superficie piatta fino a renderla tridimensionale... Dopo aver realizzato in maniera del tutto spontanea alcune opere è stato immediatamente collocato da diversi artisti e addetti ai lavori nel filone dell’arte astratta materica. La tecnica personale risulta veramente particolare e Antonello Misso è nato a Fano nel 1966. Si è avvicinato di recente al mondo dell’arte. Vive e lavora a Fano. unica nel suo genere in quanto l’opera è il frutto della fusione della tela lavorata con fiamma viva e utensili metallici. La fusione e la materia risultano gli ingredienti creativi e la fiamma si sostituisce al tratto del pennello non lasciando tempo alla premeditazione facendo prevalere l’istinto e la spontaneità del gesto, generando un’armonia di forme e colori che per la loro tridimensionalità meritano di essere viste dal vivo. Le opere alla fine risultano essere delle istantanee di uno stato d’animo di una emozione vissuta in quel particolare momento una sorta di radiografia dell’anima. Dentro ogni opera questa energia vi resta intrappolata come eterna prigioniera ma pulsante, regalando continue e mutevoli emozioni agli osservatori del quadro. EuroArte n. 3 / Nov-Dic-Gen 2009/10 Enigma fusione di guaina bituminosa su tavola lavorata a caldo cm. 72x106 2009 Paola Peroni Incisione e stampa calcografica L’incisione calcografica appartiene alla famiglia dei processi di stampa ad incavo. Consiste nel creare dei solchi più o meno profondi su lastre di metallo dello spessore variabile tra uno e tre millimetri per poi essere riempiti di inchiostro e sottoposti a pressione a stampa. L’incisione può essere sia diretta che indiretta a seconda che venga creata in maniera meccanica o con l’ausilio di agenti chimici. Sia dell’incisione diretta che indiretta esistono varie metodologie. Gli argomenti trattati nelle opere di Paola Peroni si rivolgono all’IO. Le varie facce della realtà. La donna, la madre, il sogno. Il silenzio, il tempo, l’adolescenza. Peroni Paola è nata a Fano nel 1947. Ha frequentato il Magistero di Belle Arti in Urbino. Ha effettuato un’attività di ricerca presso il sito archeologico di Barumuni. Ha insegnato in provincia di Nuoro e la sua attività didattica si è conclusa presso il liceo scientifico e la scuola media “Fratelli Cervi” di Riccione. Ha mantenuto sempre viva la passione per l’incisione che pratica presso il laboratorio del collega Giordano Perelli con lavori anche a sfondo pittorico ispirati alle problematiche del sociale. Il tempo incisione cm. 8x18 2000 Stefano Pigini Padre Stefano Pigini nasce a Crocette di Castelfidardo nel 1919. Sacerdote e frate agostiniano, si occupa di pittura, scultura, ceramica ed anche architettura. Dal 1981 risiede nel convento agostiniano di Cartoceto dove vi rimane fino alla morte, nel 2006. Le sue sculture si trovano a Cuba, in Olanda, a Roma e in molte altre città italiane. Artista di rigorosa disciplina classica, con lo sguardo rivolto ad antiche civiltà, creatore di opere che sono, in veste moderna, esempi di armonia e misura, di compostezza e forza, di naturalezza e di equilibrio. Artista severo che si preoccupa essenzialmente della concisione, dell’ordine e dei valori plastici. Temperamento essenziale e razionale che modella e scolpisce la materia secondo due elementi sempre presenti in ogni artista e in ogni epoca ma che sono alquanto chiari e scoperti nell’arte di questo religioso: sentimento e ragione, aspirazione romanica e volontà classica. In tutta la sua opera questi elementi si accordano sempre con molto equilibrio ed è proprio in ciò che si spiega il consenso crescente. Ed essi, i due elementi, rappresentano sommariamente due aspetti, due modi di procedere, i quali si alternano, or l’uno or l’altro prevalendo. Il suo itinerario estetico è in gran parte da ricercare nel dramma intimo e costante di queste due opposte e naturali tendenze – misura e slancio – mai completamente disgiunte in un temperamento immaginoso ma severo nello stesso tempo. Né si può dire esteticamente una discriminante qualitativa tra i due termini, essendo il fine sempre lo stesso: la ricerca del superamento della realtà empirica. Pigini, con i suoi bronzetti e forse più ancora con i suoi bassorilievi, dimostra ancora una volta come non sia vero che l’arte di ispirazione oggettivistica non sia oggi possibile; e come neppure sia vero che il modo attuale, per avervi preso l’artificio il posto della natura, respinga questa aspirazione da sé come antistorica. È vero semmai che si fa ognora più ardua la possibilità di conciliare la verità personale con quella verità che consideriamo oggettiva, di recuperare l’armonia della ragione e della natura, del singolo e del collettivo, del passato e del presente (il quale, senza il primo, è soltanto cronaca), perché la straordinaria produzione degli strumenti ha soffocato la creazione dei simboli e assottigliato la personalità umana in un processo di rapida massificazione. Pigini è tra coloro che l’immagine riescono a vederla dentro sé stessi prima ancora di produrla, ed è per questo che artisti come lui riescono poi ad esprimerla compiutamente, nitidamente, come i veri poeti, sapendo leggere all’interno del proprio pensiero ed a possederne per intero il significato prima di scriverlo. Gualtiero Da Vià [Dal catalogo della mostra P. Stefano Pigini nella sua terra, Sala 2000, Crocette, 13-20 settembre 1986] Fontana dell’Olio (Cartoceto) bronzo e pietra 2001 Edith Seifert Edith Seifert è nata a Villerupt, in Francia. Si trasferisce in Italia nel 1988 e vive a Monteciccardo. È operatrice fitness termale e tecniche del massaggio. Inizia a dipingere per passione nel 2001 “attratta sopratutto da ritratti e paesaggi con colori surreali”. È stata amessa a participare al tredicesimo e quattordicesimo Salone Internazionale della Pittura e scultura a Audun-le-Tiche in Francia. Ritratto di un giovane uomo olio su tela cm. 50x40 2010 Paolo Tarantini Paolo Tarantini è fanese: classe 1980: laureto in Scienze della Comunicazione ad Urbino e diplomato in Direzione della Fotografia alla NUCT di Cinecittà (Roma). Lavora per alcuni anni nel settore cine-televisivo (I Cesaroni, Un Medico in Famiglia, Ris, ecc.). Ha realizzato diversi cortometraggi come operatore e direttore della fotografia. Nel 2009 concentra la sua attenzione verso la fotografia, dedicandosi prevalentemente e con passione al Reportage. Kosovo: frammenti di vita in bianco e nero È un privilegio, per un giornalista da sempre appassionato di paesi dell’Est e di fotografia, raccontare il lavoro effettuato da Paolo Tarantini in Kosovo lo scorso settembre per conto della ONG modenese RTM. Le istantanee in bianco e nero di Paolo mi hanno subito riportato alla mente un’esperienza analoga vissuta a Kyiv nel 2007 quando documentai, in un reportage, l’attività della Onlus Soleterre all’interno dell’Ospedale Oncologico della capitale ucraina. I volti dei bambini, sorridenti nonostante le gravi malattie da cui erano affetti – tumori e leucemie legati alle radiazioni di Cornobyl’ – sono ancora impressi nella mia memoria. Frammenti indelebili custoditi in qualche angolo del cuore. Superate le diffidenze iniziali, dovute alla paura ancestrale che ogni essere umano nutre per lo “sconosciuto”, si era creato con bambini, genitori e volontari un autentico rapporto di vicinanza e affetto. Paolo, a giudicare dall’intimità e dall’immediatezza degli scatti, immagino abbia provato sensazioni simili. Il Kosovo, nonostante non abbia conosciuto la tragedia nucleare ucraina, è un paese altrettanto “difficile”. Martoriato ai tempi delle guerre balcaniche dalla pulizia etnica, depredato dalle mafie che hanno prosperato sull’economia assistenziale, porta ancora oggi con sé nei volti della gente i segni della sofferenza. Ma anche la volontà di lasciarsi alle spalle un passato di dolore e violenza per ripartire verso un nuovo viaggio, magari all’interno della comune Casa Europea. Gli sguardi delle persone, specie quelli dei bambini, immortalati dall’obiettivo di Tarantini, davvero efficace nel coniugare taglio poetico, artistico e documentaristico, ci restituiscono finalmente frammenti di vita dopo anni di orrore e di deprivazioni fisiche e psichiche. Nei dieci giorni trascorsi nei villaggi di Videja, Cerovik, Ujmir, Gllogjan, assieme ai volontari di RTM, impegnati in progetti di cooperazione per cercare di garantire un futuro a questo piccolo stato balcanico, Tarantini dialoga con i soggetti fotografati e instaura con loro un rapporto diretto. Nessuna delle istantanee sembra frutto di un lavoro di costruzione e di pre-elaborazione. Ed è proprio questa dimensione di immediatezza e freschezza, questa cifra stilistica che compendia spontaneità e complicità – si pensi alla foto delle due bimbe dietro la finestra o alla bambina in primo piano sullo sfondo del gruppo di maschietti – il valore aggiunto di un lavoro che colpisce non solo l’occhio dell’osservatore ma anche il suo cuore. Massimiliano Di Pasquale Ritratto di bambino fotografia digitale cm. 60x60 2010 Francesco Uguccioni Francesco Uguccioni (Ugo) nasce a Fano dove frequenta il Liceo Classico. Una volta maturo si sposta in Urbino. Sprovvisto di navigatore si perde subito tra i meandri della cittadina ideale e prima di rendersene conto, al posto di Grafica all’ISIA, si ritrova laureato in Farmacia. Durante il Dottorato però, grazie al Microscopio a Scansione Elettronica riscopre la vena artistica e decide di rimettere le mani in pasta: creta, pietra arenaria, resine…etc…etc… La dimensione memoriale dell’opera scultorea di Uguccioni e l’ineccepibile descrizione dettagliata della macchina 2CV sono chiari segnali del convincimento dell’artista, che pietrifica in un’icona dell’epoca moderna dei nostri padri il boom economico, una bulimia di benessere e di relazioni socio-economiche desiderose di portare l’uomo del dopoguerra verso nuovi lidi di uguaglianza e prosperità, passando per il ’68. Non curante della tendenza odierna di rendere quanto più impalpabili le immagini, l’artista segue un filo conduttore lontano nel tempo che attraverso il Rinascimento giunge fino alla Pop Art. Ma ne cambia il senso profondo: non più icona di massa, non si trasforma e non la trasforma (l’immagine) in coscienza collettiva, quanto sembra più richiamare in sé un aspetto Picabiano e Duchampiano di “macchina celibe”, cioè non riesce ad avere una sua funzione se non attraverso meccanismi interpretativi ludico-estetici. Ancor più sembra che proprio attraverso la sua funzione di rappresentare una macchina, voglia affermare il gusto ludico della sua meccanicità. Non macchina ma meccanismo, che articola gli strumenti (scalpelli, trapani, oggetti per levigare) in modo tale da risolverli in una miracolosa invenzione che è un’immagine oggettuale. Matematico! È come il cubo di Rubik, la cui soluzione è la dimestichezza e l’uso di logaritmi ma il cui fascino sopravanza la risoluzione per il gusto ludico di manipolarlo e non ci si accorge del tempo che passa. Così l’opera di Uguccioni, che non si limita a sperimentare attraverso la manipolazione la creazione di un’immagine celibe, giunge a cogliere appieno il miracolo della creazione che alimenta la scultura e indirettamente chi la osserva. Il cubo ha ricomposto tutte le sue facce di diverso colore! Giuseppe Polverari Un duplice percorso: quello dell’artista (inteso come chi esercita l’arte e chi è di animo aperto al senso dell’arte e al suo eclettismo) e dell’opera. Il viaggio del pilota e il viaggio dell’automobile: in pratica 2 in 1, con le dovute tappe: dal garage di Franco dove padre e figlio rimettono in strada una 2CV dell’82, al laboratorio degli Scalpellini di S.Ippolito, al garage del Maestro Giomaro. La 2CV: la macchina dalla livrea più originale di sempre. Una di quelle proposte coraggiose ormai sempre più rare. Inizialmente viene accolta in maniera fredda, addirittura derisa ma ben presto con grande scorno per tutti quelli della prima ora, diventa un bestseller, un mito capace di suscitare emozioni come una vera opera d’arte. Da qui l’omaggio dell’autore alla macchina di tutti, ai suoi irrisori costi di gestione, alla capacità di adattarsi a qualunque tipo di fondo stradale, alla grande tenuta di strada, all’eccellente comportamento sui percorsi accidentati, alle quattro porte, il tetto apribile ed il capiente bagagliaio. Una versatilità unica e una capacità innata di alimentare sogni attraverso le performance quotidiane e attraverso le performance cinematografiche di cui si rese protagonista: James Bond, American Graffiti e La vendetta della Pantera Rosa, solo per citarne alcuni. Berto Mangualde 2CV tecnica mista 2009-2010 Luana Vergoni Luana Vergoni nasce a Caracas (Venezuela) nel 1956. Frequenta a Fano l’Istituto statale d’Arte “A. Apolloni” dove consegue il diploma di maestra d’arte. Negli anni ’70 apre un laboratorio dove realizza pitture su stoffe d’arredo con la tecnica del batik. Negli anni ’80 comincia per gioco a creare, con la tecnica dell’acquerello, i suoi ormai noti “pupini”. Nel 1988 allestisce la sua prima mostra nella Loggia San Michele a Fano. Il Resto del Carlino l’ha definita “la pittrice speciale”. In diverse occasioni ha scelto di regalare il suo estro artistico per scopi benefici. Le sue opere fanno vivere i suoi personaggi in un mondo di favola, un mondo fatto di una natura ricca e generosa dove “i pupini” piccoli e rotondi si muovono nel sogno. Anche tu acquerello cm. 20x20 2009