Cardinale di Manila in Duomo

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Cardinale di Manila in Duomo
Intervento del Cardinale Tagle Arcivescovo Manila - Milano 26 febbraio 2014
Venire qui è per me una grazia.
Ringrazio Scola e gli organizzatore di questo incontro pastorale per riflettere e imparare da
voi sul tema dell’evangelizzazione in una metropoli grande oggi.
Non sono un esperto in questo tema, come voi noi nell’arcidiocesi di Manila cerchiamo di
capire il fenomeno complesso della metropoli [per] poter fare delle scelte pastorali e delle
decisioni appropriate alla realtà.
La lettera pastorale del Cardinale Scola il “Campo è il mondo” vi offre uno sguardo [sul]
domani dell’arcidiocesi di Milano
Mi limito a raccontare alcune storie dei nostri sforzi evangelizzatori a Manila e a riflettere
su loro lungo la strada.
(parentesi sul suo italiano non approfondito)
Voglio presentarvi qualche aspetto, [qualche] dimensione dell’evangelizzazione che noi
abbiamo scoperto nell’esperienza viva a Manila.
Ho identificato cinque aspetti.
1. L’evangelizzazione nella grande metropoli di Manila significa trovare e fornire
spazio per incontrare Gesù, spazio per incontrare Gesù
E’ stato detto più volte dal papa emerito benedetto XVI e da Papa Francesco che la
fede cristiana non è semplicemente un’ etica e sicuramente non è una ideologia, ma
tratta di una persona: il figlio del Dio vivente che è venuto mandato dal Padre, venuto in
mezzo a noi e come il risorto Lui continua vivere con noi.
Da un certo punto di vista l’evangelizzazione è lo sforzo della Chiesa per trovare e
fornire alle persone lo spazio per incontrare Gesù nella forza dello Spirito santo.
Una grande metropoli come Manila copre così tanto spazio geografico e sembra che la
stessa cosa [sia anche] nell’Arcidiocesi di Milano: spazio immenso geografico.
Paradossalmente in una metropoli è difficile trovare spazio, a Manila non abbiamo più
spazio vuoto, non possiamo costruire nuove chiese o scuole perché non c’è spazio, ma
mi rendo conto che ci sono meno spazi fisici disponibili perché sono occupati dalle
persone, soprattutto i poveri.
Abbiamo un sacco di spazi umani non spazi fisici, ma umani: questo è il luogo
privilegiato per l’incontro con Cristo. Egli dimora in mezzo a noi.
La Chiesa discerne e invita in modi molteplici con cui [a] Gesù [che] ci incontra nei
nostri spazi umani, nella sete della gente per il significato, la giustizia e l’amore, i loro
sogni e desideri profondi nella loro cultura e condizione spezzata. Trovare spazio nella
vita umana per incontrare Gesù.
2. L’Evangelizzazione, il dono della presenza di Cristo attraverso la Chiesa e alla
Chiesa negli spazi umani
In una grande metropoli come Manila dove le persone sono anonime nel mezzo di una
massa di una umanità, il dono della presenza è molto apprezzato. Il dono prezioso: la
presenza umana, soprattutto la presenza della Chiesa. La Chiesa è presente nel
popolo e al popolo, le persone sono presenti nella Chiesa e alla Chiesa.
L’evangelizzazione si tratta anche del dono della presenza, dono muto.
Darò alcuni esempi degli sforzi per fornire il dono della presenza ai vari spazi umani a
Manila.
Primo esempio
Tra i poveri quasi ogni parrocchia ha un programma di alimentazione per i bambini mal
nutriti.
Ogni vicariato ha una clinica per il primo soccorso.
Caritas di Manila ha un programma di borse di studio per gli studenti poveri che
ottengono anche la formazione per la leadership per il servizio cristiano.
Alcune parrocchie invitano i senza tetto alla catechesi, alla santa messa e pranzo caldo
una volta alla settimana e aprono le loro strutture parrocchiali e scolastiche perché
possano lavare i vestiti e fare una doccia.
Abbiamo anche una fondazione di comunità “Fondo di noi”, fondazione di filippini, dove
i cattolici sono invitati a risparmiare i soldi per dare ai poveri: mezzo centesimo di euro
al giorno. Pochissimo però vogliamo sviluppare [così] una cultura di amore, una cultura
che pensa agli altri e quando si pensa agli altri il pensiero deve avere un atto concreto.
I fondi raccolti sono indirizzati per l’educazione dei poveri, la salute, la nutrizione, il
lavoro per la sussistenza e l’alloggio.
A causa del numero di tifoni e terremoti che ci colpiscono ogni anno siamo pronti ad
assistere le vittime delle catastrofi.
Sono ben organizzati gli apostolati con le famiglie, le persone con disabilità, le donne e
i bambini abusati, le persone nelle carceri, gli ammalati e gli immigrati.
Secondo esempio
Quale arcivescovo coordino il ministero dell’Arcidiocesi per le Università: per [nel]
visitare le università private non cattoliche e le università statali mi impegno in un
dialogo con gli studenti su vari argomenti.
Nell'ultima visita che ho condotto circa duemila studenti di una università statale hanno
partecipato a questo incontro e dialogo che è durato quattro ore. Le domande
scaturiscono come fiumi e anche le testimonianze dei giovani studenti. Mi piace questo
apostolato: la presenza del vescovo nelle università statali.
Terzo esempio
Cerchiamo di essere presenti nel mondo delle comunicazioni sociali.
Da anni l’arcidiocesi di Manila ha iniziato a dare dei premi per i mass media: premi
cattolici per i mass media per onorare i migliori contributi nei settori della carta
stampata, radio, cinema e social media.
Due anni fa abbiamo iniziato il “patrono delle arti” un concerto serale con artisti che
sono noti per il loro talento e lavoro salutare per la comunità.
I soldi raccolti nella sera vanno a un ente di beneficenza dell’Arcidiocesi.
Sapendo che uno spazio che occupa l’essere umano ora è quello delle comunicazione
sociali l’arcidiocesi cerca di essere presente lì principalmente attraverso radio veritas
Manila e televisione Maria. Stiamo studiando come migliorare la programmazione e
come amplificare la loro portata e dobbiamo sempre affrontare il problema della loro
sostenibilità finanziaria.
(racconta come lui è presente attraverso due programmi televisivi accessibili attraverso
youtube e facebook cosa che aiuta a collegare il vescovo al di là dei confini delle
filippine soprattuttocon le comunità in medio oriente)
Quarto esempio
Siamo presenti negli spazi governativi, legali e finanziari.
(Descrizione di alcuni esempi di dialogo e riflessioni fatte dal vescovo con alcune
agenzie in alcuni incontri soprattutto portando l’attenzione al fatto che nelle Filippine c’è
crescita economica, ma si tratta di una ricchezza non inclusiva.
Non manca poi la presenza nel centri commerciali di cappelle dove si offrono messe,
confessioni ecc. Anche se la cosa non è universalmente condivisa all’interno della
comunità cristiana.)
3. Evangelizzazione come raccontare la storia di Gesù.
Anche tra i circoli sofisticati a Manila la narrazione o il racconto è ancora il modo
migliore per comunicare la presenza di Gesù. La presenza di Gesù comunicata tramite
la storia, il racconto della sua vita.
Piccole comunità iniziali di base e movimenti laicali tra i poveri e gruppi di preghiera tra
i poveri sono centrati sulla bibbia, la storia di Gesù.
Le persone delle grandi metropoli sperimentano molte difficoltà nella vita [e] molti di
queste non sono problemi per i quali possiamo proporre delle soluzioni. Come pastore
ho imparato che la gente incontra dilemmi, non problemi, a cui non ci sono soluzioni.
Un dilemma è un problema che rimane e invece le soluzioni sono una risposta per i
propri problemi. Per i dilemmi proponiamo le storie, le persone che hanno navigato in
acque difficile e sono sopravvissute.
Per le persone in dilemmi profondi la storia di Gesù; non le teorie, ma la storia di Gesù
consola e dà speranza.
Un modo potente di raccontare la storia di Gesù è attraverso la pietà popolare. Come
già segnalato da sua Eccellenza abbiamo grande devozione a Gesù nazareno. Questo
anno almeno dieci milioni hanno partecipato a una processione che è durata quasi
diciotto ore. Grande processione. Abbiamo anche una devozione profonda a nostra
Madre del soccorso, s. Antonio di Padova ecc.
La pietà popolare esprime il misticismo specialmente del povero.
Una preoccupazione che ora viene affrontata è come sfruttare e incanalare il fervore
spirituale dei devoti verso una partecipazione attiva con la parrocchia e verso la
trasformazione della società.
Però raccontare la storia di Gesù chiede la conversione dei mondi degli ascoltatori.
Dopo la comprensione abbiamo bisogno di scoprire modi creativi di raccontare la storia
di Gesù all’uomo contemporaneo.
L’anno scorso abbiamo tenuto a Manila la conferenza Filippina sulla nuova
evangelizzazione.
I seimila delegati hanno pregato, sperimentato e riflettuto sui modi creativi di raccontare
alla metropoli l’amore di Gesù.
Il povero e il semplice saranno informati e incoraggiati a essere soggetti attivi, agenti
attivi di evangelizzazione o narratori della storia di Gesù e non solo destinatari della
buona notizia e delle buone azioni di altre persone.
(racconto delle ventimila famiglie e di una bambina che vivono nelle smoky mountain.
Tenendo in braccio la bimba sporca e lasciando che lei giocasse con il suo naso, le
orecchie ha avuto modo di capire che la bimba era sempre andata nella cappella: luogo
di pace in mezzo a tanta povertà. Una ragazza innocente, ha proseguito il cardinale, in
mezzo ai rifiuti frequenta la presenza di Gesù nel santissimo sacramento.)
4. Evangelizzazione: la comunione e nella missione
A Manila metropolitana milioni di persone potrebbero essere accomunate alle isole
isolate. L’evangelizzazione nella chiesa richiede di costruire dei ponti di comunione
attraverso la missione in modo di terminare l'isolamento, l’emargenizzazione e la
solitudine. Questi poveri sono legati a crimini, a violenza, a guerre fra bande, droghe e
prostituzione.
La parrocchia è chiamata ad essere una casa, un luogo di fraternità.
In una metropoli di persone senza volto e senza voce la parrocchia potrebbe fornire
un’esperienza unica di valore personale: il riconoscimento di doni personali, di carismi,
una stanza di partecipazione e corresponsabilità.
Il pastore e i fedeli laici devono camminare insieme: ogni mese il clero di Manila si
raduna per una giornata di preghiera e di dialogo di solito centrato su un tema e nello
stesso mese i membri dei consigli pastorali di tutte le parrocchie si riuniscono per
ascoltare e riflettere sullo stesso tema dell’assemblea generale di Manila.
Speriamo che pastori e fedeli si orientino nella medesima direzioni pastorale.
I giovani sono molto sensibili alla necessità di comunione. Con un numero sempre
maggiore di filippini che vanno all’estero per trovare posti di lavoro, i loro figli sono
lasciati con i parenti, con i nonni, zii ecc. Un leader giovanile ha detto una volta in una
conferenza: “la maggior parte di noi giovani vicini alla chiesa provengono da famiglie
gravemente ferite, veniamo alla chiesa per trovare una seconda casa. Carissimi parroci
siate padri per noi.”.
I sacerdoti sono chiamati a essere veri padri spirituali e pastori per tutta la comunità
essi dovrebbero animare i laici ad essere in comunione con la chiesa e la sua missione.
Essi devono anche studiare costantemente per predicare con omelie significative e
risposte pastorali alle situazioni complesse.
Attraverso ritiri mensili, esercizi spirituali annuali e programmi di rinnovamento
affrontiamo costantemente i pericoli del denaro, del potere, della gelosia e delle
relazioni improprie.
Malgrado i pochi preti a Manila (abbiamo solo 200 sacerdoti) cerchiamo di rispondere
alla mancanza di sacerdoti nelle altre chiese specialmente in Asia (offre alcuni esempi).
Nella nostra povertà condividiamo. Abbiamo anche programma di assistenza per
sacerdoti e religiosi cinesi che studiano a Manila.
5. L’evangelizzaione: la conversione personale e istituzionale.
L’evangelizzatore e la comunità evangelizzatrice dovrebbero accogliere Gesù e lo
Spirito santo nei loro spazi umani. Un tale incontro richiede una risposta che si chiama
conversione, nessuna vera evangelizzazione avverrà senza una vera conversione.
A Manila noi sacerdoti umilmente diciamo insieme: noi abbiamo bisogno della grazia
del Signore per convertirci. La conversione a Gesù significa apertura allo Spirito santo
che che ci ricorderà di quello che Gesù ha insegnato. Fare spazio nei nostri cuori allo
Spirito santo.
Dobbiamo imparare dalla comunione di Gesù al Padre e la preghiera, [dobbiamo,cioè,
imparare dalla] sua totale disponibilità all’agire dello Spirito santo e [dalla] sua creatività
pastorale che non è avventurismo, ma un adempimento della scrittura e della volontà
salvifica del Padre.
Siamo convinti che le nostre istituzioni ecclesiali hanno bisogno di conversione a Cristo,
abbiamo bisogno dell'umiltà e del coraggio di ammettere che alcune delle nostre
politiche, strutture, mentalità e costumi non sempre corrispondono al mondo di Gesù e
del suo Vangelo.
Voglio finire con due racconti per dimostrare alcuni dei miei punti.
Un mio amico mi ha chiesto di parlare con sua figlia adolescente che aveva iniziato ad
allontanarsi dalla famiglia, voleva che io [cercassi di capire] se qualche cosa le dava
fastidio. La ragazza venne nel mio ufficio un giorno e ha mostrato un atteggiamento
ribelle come gli altri adolescenti. Quando le ho chiesto che cosa la urtava lei rispose:
”mio papà mi proibisce di fumare, ma lui fuma all’infinito. Mia mamma mi comanda di
risparmiare soldi, ma lei spende un sacco durante il weekend nello shopping” e mi
disse: “essi sono posticci, falsi” allora mi guardò e mi disse: “voi siete tutti falsi”.
Lei è una nemica? No lei è un’amica, una voce che grida per la mancanza di autenticità
e integrità nelle nostre famiglie e nella nostra società e purtroppo anche nella chiesa.
Mi ha fornito uno spazio umano per incontrare la chiamata di Gesù: “convertitevi e
credete nel vangelo.”. Il volto di una ragazza che è cresciuta in una grande metropoli
che cerca dove si trova la vera autenticità, integrità. Dobbiamo ascoltare, ascoltare la
sua domanda.
(Racconta poi dell’esperienza in un campo estivo dove dopo la sua conferenza invitò a
fare domande. Una ragazza per prima cosa gli chiese di cantare per loro, ma il Vescovo
sorpreso dall’insolita richiesta invitò a fare domande sensate e poi promise che avrebbe
cantato per loro.
Le domande arrivarono e poi un ragazzo chiese se a quel punto voleva cantare per
loro. Il Vescovo li ha, così, invitati a cantare con lui una canzone popolare.
Dopo il canto i ragazzi sono corsi da lui per mostrargli il loro affetto chiedendo di
autografare libri, mani, camicie.
Dopo molto tempo incontrò un giovane a un altro campo estivo e questi gli confidò che
era uno di quelli che gli aveva chiesto l’autografo sulla camicia, da allora non aveva più
lavato la camicia, ma ogni sera la piegava e la metteva sotto il cuscino perché non
avendo visto il papà da anni con quella maglia sapeva di aver un padre nel vescovo e
una famiglia nella Chiesa.
Questo giovane, ha continuato il cardinale, è un deserto umano in cui il fiore dell’amore
comincia crescere nel deserto di una grande metropoli grazie a Gesù, grazie alla
Chiesa.”.).