Le pergamene delle confraternite nell`Archivio di Stato di Siena

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Le pergamene delle confraternite nell`Archivio di Stato di Siena
Le pergamene delle confraternite nell’Archivio di Stato di Siena, regesti a cura di Maria
Assunta Ceppari Ridolfi, presentazione di Carla Zarrilli, prefazione di Mario
Ascheri, Siena-Roma, Accademia senese degli Intronati-Ministero per i beni e le
attività culturali, 2007, pp. LXXI+583.
Come afferma Carla Zarrilli nelle pagine di presentazione, il volume curato da
Maria Assunta Ceppari copre una lacuna nell’ambito dei mezzi di corredo dell’Archivio
di Stato di Siena, rappresentata dall’assenza di moderni strumenti che possano migliorare
la conoscenza del ricco fondo intitolato al Patrimonio dei resti ecclesiastici. Circoscritto
al corposo complesso delle pergamene riconducibili alle compagnie laicali, il volume
può infatti idealmente considerarsi parte di un più vasto sistema inventariale che in
futuro potrebbe estendersi anche al resto del fondo, sia in relazione alle pergamene
provenienti da conventi soppressi, che al grande complesso documentario cartaceo.
L’archivio del Patrimonio dei resti ecclesiastici è il risultato della raccolta della
documentazione un tempo costituente gli archivi di un ampio numero di istituzioni
ecclesiastiche o devozionali soppresse nel corso degli anni Ottanta del XVIII secolo dal
granduca Pietro Leopoldo. Come spiega bene Maria Assunta Ceppari nell’introduzione,
costituisce un tratto peculiare del fondo la presenza degli atti delle antiche compagnie
laicali, alcune delle quali sorte in epoca basso medievale, ma per lo più fiorite nel corso
dell’epoca moderna. Oggetto dell’intervento di soppressione granducale – di fatto
un’espropriazione delle ingentissime risorse economiche accumulatesi nel tempo nelle
mani di tali istituti –, queste compagnie in seguito risorsero in minima parte secondo
l’originaria configurazione devozionale (ad esempio la compagnia di S. Caterina, il
cui archivio è stato recentemente studiato da Sonia Bacci) e laddove sopravvissero
furono spesso trasformate in uffici di diversa natura, come la Società di esecutori di pie
disposizioni (che succedette alla compagnia della Madonna sotto le volte dell’ospedale)
incaricata della gestione delle disposizioni e dei legati testamentari o la confraternita
della Misericordia (che subentrò alla compagnia di Sant’Antonio abate) specializzata
nell’ambito assistenziale.
Dopo la ricordata soppressione (1785) il complesso archivistico unitario che
si venne a costituire nelle mani dell’Amministrazione del patrimonio ecclesiastico fu
affidato dal granduca nel maggio 1788 alle cure di Pietro Paolo Pizzetti, un sacerdote
ben noto agli studiosi senesi per le sue attività di archivista. Pizzetti fu un solerte
redattore di inventari e indici, nonché diligente estensore di regesti delle pergamene del
Patrimonio resti ecclesiastici, da lui puntualmente contraddistinte con lettere e con un
numero progressivo a cifre romane. Affidata nel 1795 all’Opera del duomo la gestione
del patrimonio, anche l’ingente archivio venne consegnato alle cure della maggiore
fabbriceria cittadina fino al 1875, allorché fu depositato presso l’Archivio di Stato dal
Subeconomato dei benefici vacanti, subentrato all’Opera nella gestione dello Scrittoio
dei resti del patrimonio ecclesiastico. Nel frattempo però le pergamene erano state già
depositate nel grande Archivio senese dal rettore dell’Opera Ferdinando Rubini (1868),
nel contesto di quel vasto intervento di raccolta del materiale membranaceo esistente
presso i vari uffici e istituzioni cittadine, portato avanti con tenacia da Francesco
Bonaini allo scopo di costituire anche in Siena un fondo Diplomatico improntato al
modello fiorentino. Nell’occasione furono depositate ben 3104 pergamene, 84 quaderni
membranacei e 9 documenti cartacei, provenienti dagli archivi delle compagnie
soppresse, delle certose di Maggiano e di Pontignano e dei conventi di San Domenico,
Santo Spirito, Sant’Agostino di Massa e di San Michele di Santa Fiora. Ben presto
cartellinate con l’indicazione della provenienza (Compagnie laicali, Certosa di
Maggiano, Certosa di Pontignano, Convento di S. Domenico, Convento di S. Spirito),
le pergamene furono quindi inserite nel fondo e distribuite nelle caselle che ancor oggi
ospitano il Diplomatico dell’Archivio di Stato.
Obiettivo del puntuale ed accurato intervento di Maria Assunta Ceppari è stato
quindi quello di ricondurre le singole pergamene – anche sulla base delle indicazioni
contenute negli strumenti elaborati da Pizzetti a fine Settecento – alla specifica
compagnia del cui archivio facevano parte. Le 59 compagnie individuate sono state
quindi suddivise nelle diocesi di appartenenza (Siena, Grosseto, Montalcino). Di ogni
pergamena la curatrice fornisce nel volume la datazione cronica (riportata allo stile
moderno), la collocazione archivistica, la ‘segnatura Pizzetti’, il regesto corredato dai
nomi dei testimoni e del notaio rogante, l’indicazione della presenza di miniature o di
sigilli. Complessivamente le pergamene regestate sono 1047 comprese fra il 25 maggio
1241 (regesto n° 456, compagnia dei Santi Antonio e Onofrio) e 1° maggio 1803
(regesto n° 363, compagnia della Madonna sotto le volte dell’ospedale).
Sul piano archivistico le pergamene studiate costituiscono per la quasi totalità
ciò che un tempo era il Diplomatico Scrittoio resti ecclesiastici nella porzione relativa
agli archivi provenienti dalle antiche compagnie soppresse. A tale consistente nucleo la
curatrice ha ricondotto due pergamene oggi cartellinate Diplomatico Dono Porri 1462
agosto 23 (cas. 1318, regesto n° 257) e Diplomatico Riformagioni 1509 giugno 3 (cas.
1391, regesto n° 411), attribuibili rispettivamente alle compagnie di San Domenico e di
San Michele arcangelo di dentro, in virtù di elementi ricavabili dal dettato dei documenti,
nonché – sulla base sempre di considerazioni contenutistiche – altre pergamene di
diversa tradizione archivistica oggi segnate Diplomatico Biblioteca Pubblica, ovvero
afferenti ad un’ampia raccolta costituita tra Sette e Ottocento dai bibliotecari Giuseppe
Ciaccheri e Luigi De Angelis. Nello specifico si tratta di due pergamene riferibili alla
compagnia di San Domenico (1267 settembre, cas. 186, regesto n° 255, edizione alle
pp. 21-25; 1298 marzo 18, cas. 407, regesto n° 256), del corposo diplomatico della
compagnia della Madonna sotto le volte dell’ospedale (85 pergamene comprese fra il 13
aprile 1298 e l’11 maggio 1647, regesti n° 278-362) – il cui archivio non pervenne allo
Scrittoio dei resti ecclesiastici andando a costituire la porzione più antica dell’archivio
della Società di esecutori di pie disposizioni, ove significativamente si trova ancora la
pergamena datata 1° maggio 1803 (regesto n° 363) – e di cinque pergamene provenienti
da altrettante compagnie ascianesi, qui inserite sotto la diocesi di Siena – per motivi
di contiguità territoriale – in luogo di quella aretina della quale invece facevano un
tempo parte (1642 ottobre 11, cas. 1453, regesto n° 22 [compagnia di Sant’Antonio da
Padova]; 1698 marzo 12, cas. 1465, regesto n° 213 [compagnia di S. Bernardino]; 1606
giugno 19, cas. 1443, regesto n° 247 [compagnia della Concezione di Maria Vergine];
1705 dicembre 17, cas. 1465, regesto n° 248 [compagnia dei Cordiglieri]; 1617 febbraio
3, L 24, regesto n° 382 [compagnia di Maria Vergine del Carmine]).
È stato inoltre regestato – ed opportunamente presentato in appendice – un
nucleo di 16 pergamene riconducibili a quattro compagnie laicali di Sarteano (diocesi
di Chiusi) ora conservate nella raccolta Diplomatico Domenico Bandini di Sarteano,
cronologicamente comprese fra il 3 maggio 1375 (regesto n° 1035) e il 29 aprile 1705
(regesto n° 1033).
Il volume si segnala inoltre per la presenza di un corposo intervento di Marco
Ciampolini e Patrizia Turrini (Le pergamene decorate delle compagnie laicali di Siena
e del suo Stato, pp. XXIII-LXXI), nel quale si analizzano gli aspetti storici e storicoartistici
di 46 pergamene miniate, comprese fra il 23 agosto 1462 e il 14 aprile 1762, delle
quali il volume riporta anche la riproduzione fotografica a colori. L’analisi condotta ha
permesso di individuare la mano di artisti di rilievo quali Giovanni Cozzarelli (tavola
III) e Bernardino Mei (tavola XXXII) e in generale di fornire un’interessante e preziosa
contestualizzazione dei documenti in questione.
Il volume è corredato da un ampio ed utilissimo apparato di indici (pp. 487-583)
che permettono al lettore di consultarlo agevolmente sulla base di numerose chiavi
di lettura (riepilogo cronologico delle pergamene, antroponimi, antroponimi dei notai,
soprannomi, arti e magistrature, toponimi, tavole).
STEFANO MOSCADELLI