Costo energetico e rendimento della prestazione motoria.
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Costo energetico e rendimento della prestazione motoria.
APPUNTI PER IL LICEO SPORTIVO - MATERIA: DISCIPLINE SPORTIVE 1 Costo energetico e rendimento della prestazione motoria. A cura del Prof. Danilo Diana dell’IISS “A.Righi” Taranto Concetto di Costo Energetico (CE). Il CE rappresenta la quantità di energia necessaria per svolgere un determinato compito prestativo. L’energia può essere misurata con diverse unità di misura ed è prodotta a seguito di reazioni chimiche che necessitano di un combustibile e di un comburente. Per esempio nel caso di una fiamma accesa nella cucina di casa, l’energia prodotta (calore) è funzione di due fattori fondamentali: un combustibile (il gas metano che esce dal fornello) e un comburente (un altro gas chiamato ossigeno) che è contenuto nell’aria che respiriamo. Quindi per avere un’idea dell’energia prodotta dal nostro fornello basterebbe quantificare il consumo di almeno uno dei due fattori. Misurare l’ossigeno consumato dalla fiamma è piuttosto complicato per il metano è più facile, infatti esiste il “contatore” del gas. Nel caso del corpo umano il combustibile si chiama Acido Adenosintrifosfato (ATP) mentre il comburente è sempre l’ossigeno (O2). L’ATP è un composto chimico che deriva dalla degradazione del cibo che ingeriamo con gli alimenti, mentre l’O2 lo introduciamo con la respirazione e dopo aver attraversato le vie aeree (naso o bocca, faringe, trachea, bronchi, polmoni) arriva alle cellule muscolari tramite il sangue. In queste cellule esistono degli organelli detti Mitocondri in cui avvengono le due principali reazioni chimiche utili alla produzione dell’energia, cioè alla sintesi dell’ATP. Queste reazioni di degradazione sono schematizzate qui di seguito in modo molto semplificato: 1) Zuccheri (o Glucidi) + Ossigeno = Anidride carbonica + Acqua + Energia 2) Grassi (o Lipidi) + Ossigeno = Anidride carbonica + Acqua + Energia. Siccome la misurazione dell’ATP è più complicata, se vogliamo sapere quanta energia è stata prodotta per compiere una determinata prestazione motoria, basta misurare la quantità (litri) di O2 consumato dall’organismo. Il “contatore” dell’ossigeno si chiama Metabolimetro. Questo strumento viene utilizzato non solo per gli atleti, ma anche per ottimizzare la pianificazione del carico di lavoro per i pazienti cardiopatici in riabilitazione; per predisporre una più proficua, efficace e "piacevole" organizzazione delle sedute in palestra per il fitness; oppure per ottimizzare le tabelle nutrizionali nelle diete che accompagnano i programmi di dimagrimento. Si tratta di un apparecchio che si applica con una mascherina alla bocca e al naso e serve per misurare la quantità (o Volume in litri) di O2 presente nell’aria espirata rispetto alla quantità di O2 entrata attraverso l’aria inspirata. Maggiore sarà questa differenza di volume di ossigeno e maggiore sarà anche l’energia prodotta. Bisogna considerare che l’energia serve non soltanto per la corsa, il salto, il nuoto o altra prestazione fisica, ma serve anche per le funzioni di base del nostro organismo. Serve energia per far funzionare tutti gli organi vitali come il cervello, il cuore, i reni, il fegato, i polmoni, ecc. E questo indipendentemente dalla prestazione sportiva. Tutta questa energia viene fornita dal Metabolismo Basale e generalmente corrisponde a circa 3,5 ml/kg/min, ovvero a circa 1764 kcal necessarie ogni giorno ad un soggetto adulto che pesa 70kg - in realtà questo valore cambia in base all’età, al sesso, alle dimensione del corpo, alla temperatura dell’ambiente, alla razza, ecc. Quanti litri di Ossigeno servono per produrre questa energia nell’arco della giornata? Facendo alcuni calcoli arriviamo a 1 Litro di O2/min = 5 kcal/min = 21000 J/min circa 353 litri (per un soggetto di 70 kg). Questa quantità rappresenta il Volume di Ossigeno Basale (VO2basale), cioè è l’energia giornaliera necessaria per le funzioni vitali del nostro corpo che corrisponde a circa 74 kcal/h (chilocalorie l’ora). Tra queste funzioni vitali riveste particolare importanza la respirazione che in condizioni di riposo (in stato di veglia con modesta attività fisica) richiede un consumo energetico, per il lavoro respiratorio, di circa 60-80kJ/min pari all’1% del metabolismo basale. Questo lavoro aumenta al 25-30% del metabolismo basale in caso di intensa attività fisica (11). Il Metabolimetro misura tutto l’O2 necessario alla prestazione, ovvero la somma fra l’O2 necessario alle funzioni basali (VO2basale) e quello necessario per il tipo di prestazione che l’individuo sta compiendo, per esempio la corsa di resistenza. Trattandosi di atleti, in cui conta indagare la prestazione massima possibile, sarà necessario rilevare il volume di ossigeno consumato durante uno sforzo massimo che chiameremo Massimo Volume di Ossigeno (VO2Max). Questo parametro di potenza metabolica viene anche definito come Potenza Aerobica e 1 2 rappresenta la spesa energetica massima, per unità di peso corporeo dell’atleta e per unità di tempo (mlO2/kg/min), relativa ad una prestazione di tipo aerobico (protratta per almeno 6-7 minuti). Cioè è la quantità di ossigeno necessario per produrre energia durante uno sforzo aerobico massivo senza significativi incrementi di acido lattico. Quindi se volessimo calcolare il volume di ossigeno effettivamente consumato per la prestazione (VO2netto), dovremmo sottrarre dal VO2max il VO2basale: VO2 netto = VO2max – VO2basale (mlO2/kg/min). È possibile trasformare questo valore di VO2netto in Potenza Metabolica (Watt/h) perché 1mlO2/kg/min = 24,42 W/h. Per misurare correttamente l’energia necessaria per la prestazione di tipo dinamico è necessario distinguere il tipo di prestazione. In generale possiamo distinguere due tipi di prestazione: - quella a velocità costante (come la maratona, la marcia, il ciclismo, il nuoto di durata, ecc.) e - quella a velocità variabile, dove sono presenti continue fasi di accelerazioni e decelerazioni, cambi di senso e direzione (come nel calcio, pallacanestro, pallamano, ecc.). IL CE QUANDO LO SPOSTAMENTO È A VELOCITÁ COSTANTE. Se ci riferiamo ad una prestazione di corsa, il CE è la quantità di energia spesa per unità di distanza (Potenza Metabolica), e per kg di peso corporeo dell’atleta. Per effettuare questo calcolo è necessario conoscere, oltre al VO2netto, anche l’intensità della prestazione, cioè la velocità media (V in km/ora) della prestazione, dal suo inizio al suo termine. Quindi: CE = VO2netto / V [mlO2/kg/m = (mlO2/kg/min)/(m/min)]. Se la prestazione di cui si vuole conoscere il CE è di tipo aerobico (dai 5000m in su nel caso della corsa) è necessario che la velocità corrisponda a quella di Soglia Aerobica, cioè quella velocità in cui non si verifica un accumulo di acido lattico nelle cellule muscolari. Inoltre è necessario che tale velocità venga mantenuta per almeno 6 minuti. Nel caso in cui la prestazione fosse di tipo anaerobico (cioè talmente veloce da provocare accumulo di acido lattico), il dispendio energetico dell’esercizio è rappresentato dalla somma della componente di origine aerobica (rappresentata dal VO2netto) e della componente di origine anaerobica lattacida (rappresentata dal lattato). Il contributo energetico fornito dal metabolismo anaerobico lattacido non è facilmente quantificabile; presuppone la determinazione della lattatemia in condizioni basali (poco prima dell’inizio della prova: lattato Tab.1 Tab.2 0,5 Valutazione energetica dell’esercizio fisico Valutazione energetica dell’esercizio fisico Marcia in salita di 2 km e discesa di 2 km; Pendenza 15%; Velocità V = 3 km/h, distanza d = 4 km; soggetto di massa m = 70 kg; Consumo unitario salita (Tab.1) e+15 = 1,5 kcal/kg/km; Consumo unitario discesa (Tab.1) e-15 = 0,3 kcal/kg/km; CE = (e+15 • m • d/2) + (e-15 • m • d/2) = = (e+15 + e-15) • m • d/2 = (1,5+0,3) •70 •2 = 252 kcal Marcia in piano; Velocità V = 5 km/h; distanza d = 4 km; soggetto di massa m = 70 kg; Consumo unitario (Tab.1) e = 0,5 kcal/kg/km; CE = e • m • d = 0.5 • 70 • 4 = 140 kcal basale) e al termine della prova (lattato di picco) e la conversione delle millimoli (mM) di lattato accumulato 2 3 (lattato di picco – lattato basale) in equivalenti di consumo di ossigeno (1mM di lattato accumulato corrisponde all’energia prodotta da 3 mlO2/kg/min). Per la determinazione del CE in queste tipologie prestative si tende ad avvicinare la durata dell’esercizio test a quella di gara. Le tabelle 1 e 2, indicano sull’ordinata il CE unitario della marcia espresso in kcal/kg/km e della corsa in aerobia, espresso in kcal/kg/h, sulla base della pendenza del percorso (+/- n); in ascissa è indicata la velocità in Km/h. Queste tabelle rappresentano un importante riferimento per la valutazione energetica della prestazione relativa. Naturalmente si tratta del CE necessario per mantenere la velocità della prestazione, non per raggiungerla. Calcolare invece la potenza media (Watt) nel ciclismo durante la prestazione diventa molto più complesso a causa di innumerevoli variabili biomeccaniche che intervengono nel gesto tecnico; ma anche di varie tipologie di approccio allo studio da parte degli esperti. Indicativi sono gli approcci allo studio di Stefano Orazzini (12) e David Gordon Wilson (13) che arrivano a formulare un’equazione, per il calcolo della potenza media nel ciclismo, in cui inseriscono numerose variabili tra cui il rendimento degli organi di trasmissione meccanica, il fattore di frenamento dell’aria, la pendenza del percorso, l’attrito al rotolamento delle ruote, ecc. Anche nel caso del nuoto (14) le variabili sono numerose e complesse, tra cui citiamo il fattore di idrodinamicità, il fattore di galleggiamento, la forma del corpo, la tecnica di nuotata, ecc. IL CE NELLA CORSA A VELOCITÁ VARIABILE. Per rappresentare l’intensità della prestazione in alcuni giochi sportivi come la pallacanestro e il calcio non si può considerare la velocità degli spostamenti (come molti ancora fanno) perché bisogna tener conto della brevità degli spostamenti e la forte presenza di accelerazioni-decelerazioni che si compiono per i cambi di velocità, per i cambi di senso e di direzione. D'altronde è abbastanza intuitivo che, a parità di condizioni, per correre 100m in linea nel tempo di 25” si ha un CE inferiore rispetto alla corsa sempre di 100m ma a navetta, compiendo cioè 5 volte un tratto di 20m avanti e dietro senza fermarsi, nello stesso tempo di 25”. Quindi il CE della corsa in accelerazione è maggiore di quello a velocità costante, perché diventa quantitativamente importante l’energia spesa per raggiungere una data velocità, oltre che per mantenerla. Se condividiamo questa impostazione, dovremmo smettere di identificare la maggiore intensità nel gioco del calcio con la velocità degli spostamenti sul campo dei giocatori. È sbagliato, quindi, identificare quello che i giornalisti definiscono “condizione atletica” del calciatore con la velocità di spostamento in campo. La vero “condizione atletica” si misura con la POTENZA media rilevata in campo tenendo conto dei cambi di senso e direzione, dei cambi di velocità, dei salti, ecc. Il rilevamento della velocità di un calciatore si attua facilmente grazie ad alcuni software di video-analisi che sostanzialmente applicano la relazione Spazio/Tempo, cioè trascurano l’accelerazione. Sarebbe più corretto sostituire la video-analisi con il GPS che però necessita di essere indossato dal giocatore. Visto che in gara il giocatore non può indossare tale dispositivo si effettuano rilevamenti in amichevole o in allenamento per indagare in modo scientificamente più valido la prestazione. Il GPS fornisce dati istantanei relativi alla potenza erogata durante gli spostamenti (oltre che alla Velocità) e questo consente di rappresentare meglio il CE. Questa Potenza Metabolica Istantanea rilevata dal GPS rappresenta quindi l’entità dello sforzo (energia) compiuto dall’organismo nell’unità di tempo, normalizzato in base al peso corporeo dell’atleta. Attraverso apposite conversioni dei dati è possibile risalire dalla al CE partendo dalla registrazione della Potenza Metabolica. Metabolismo energetico in relazione all’età. Il metabolismo basale varia molto in base all’età. In particolare, nel bambino, a causa dei processi di crescita in atto, il metabolismo basale risulta superiore rispetto all’adulto di circa il 20-30%. Nel caso di sport in cui si ottiene la prestazione di eccellenza già in età infantile (pattinaggio di figura su ghiaccio, ginnastica artistica, ecc.) può accadere che il costo energetico (CE) del metabolismo funzionale (cioè l’energia utile per la prestazione sportiva) venga pagato a spese dell’energia necessaria per il metabolismo basale di cui l’organismo infantile si serve per i processi di crescita. La conseguenza è la compromissione dello sviluppo corporeo oppure una minore capacità globale di carico (6). Per quanto riguarda l’energia per la prestazione, nei bambini di 6-12 anni, il metabolismo dei grassi è più efficiente del metabolismo degli zuccheri. Questo a causa di una maggiore presenza, nelle giovani cellule, di enzimi specializzati nel metabolismo dei grassi, oltre che di una maggiore densità mitocondriale. Il metabolismo basale rimane elevato fino alla prima età adulta e comincia a diminuire dopo i 30 anni di età. Tra i 60 e i 90 anni diminuisce di circa l’8-10% ogni dieci anni, l’attività fisica tende a rallentare questo calo. La diminuzione dell’energia necessaria a garantire le funzioni vitali dell’organismo col progredire dell’età è la causa principale dell’aumento di peso, per contrastare tale fenomeno diventa importante aumentare il metabolismo 3 4 funzionale (cioè l’energia necessaria per l’attività fisica) e diminuire la quantità di cibo introdotto con l’alimentazione. Metabolismo energetico in relazione al sesso. Dal confronto tra metabolismo basale nei due sessi emerge una chiara differenza, si osserva cioè che la donna presenta un CE basale inferiore del 10% rispetto a quello dell’uomo. Le cause sono (5): Migliore isolamento termico della donna rispetto all’uomo. La maggiore quantità di tessuto adiposo sottocutaneo della donna determina in essa una minore cessione di calore e quindi meno energia necessaria per la termoregolazione. Il rapporto tessuto adiposo/tessuto muscolare nella donna è più alto che nell’uomo, cioè la percentuale di grasso rispetto al peso corporeo nella donna è maggiore che nell’uomo. Ciò significa che siccome la muscolatura (sia a riposo sia durante un carico fisico) presenta un consumo di ossigeno più elevato del tessuto adiposo, nella donna, la minore percentuale di muscoli, determina un minore dispendio di energia. Gli ormoni maschili (steroidi androgeni) hanno un’azione stimolante sul metabolismo basale che gli ormoni femminili non hanno. Tuttavia gli ormoni femminili sono responsabili di un più elevato metabolismo dei grassi (metabolismo funzionale) durante prestazioni di resistenza. Metabolismo e aspetti ambientali. AMBIENTE FREDDO-CALDO. Come è noto il metabolismo basale subisce un aumento in condizioni di clima freddo, dovuto all’attivazione del sistema di termoregolazione che deve produrre energia per mantenere la temperatura corporea entro i limiti di vivibilità. Addirittura, in ambiente acquatico la perdita di calore del corpo umano è 2-3 volte superiore rispetto all’aria (7). Tuttavia anche il caldo eccessivo (ipertermia) comporta un aumento del metabolismo per favorire la dispersione del calore. Anche in questo caso il sistema maggiormente coinvolto per evitare il superamento dei 41 gradi è fondamentalmente quello cardiocircolatorio. Ma attivazioni metaboliche importanti per combattere il caldo avvengono anche, in fase di acclimatazione, per consentire l’aumento della produzione di sudore (8) a livello delle ghiandole sudoripare. AMBIENTE IN ALTITUDINE. Distinguiamo tra Adattamento all’altitudine e Acclimatazione all’altitudine. Nel caso di una rapida salita a quote elevate, l’organismo reagisce alla carenza acuta di ossigeno con una serie di meccanismi di aggiustamento che vengono definiti adattamento all’altitudine, in cui aumenta prima la profondità e poi la frequenza della respirazione (9). Altri fenomeni di adattamento coinvolgono il sistema cardiocircolatorio che aumenta la portata cardiaca attraverso l’aumento della frequenza cardiaca senza modificare la gittata sistolica. Pertanto il metabolismo aumenta per garantire la maggiore spesa energetica a carico dei due apparati (respiratorio e cardiocircolatorio). Nel caso di un soggiorno prolungato in quota (oltre i 1500m), l’adattamento all’altitudine viene progressivamente sostituito dal processo di acclimatazione all’altitudine. Dopo circa tre settimane di permanenza in altura i valori metabolici generali tendono a normalizzarsi pur restando superiori a quelli possibili a livello del mare. In particolare rimane elevato il metabolismo degli eritrociti che consente la formazione di un maggior numero di globuli rossi. Di conseguenza aumenta anche il metabolismo del ferro che viene reso disponibile grazie ad una maggiore sintesi di transferrina e dei suoi recettori. In pratica una lunga permanenza in altitudine comporta fondamentalmente un aumento delle concentrazioni di eritrociti ed emoglobina nel sangue e di mioglobina nel muscolo, ma anche l’incremento della formazione di nuovi capillari (capillarizzazione), di nuovi mitocondri ed enzimi del metabolismo aerobico. Tutto ciò comporta un aumento della spesa energetica che mantiene elevato il metabolismo generale. AMBIENTE SUBACQUEO. Anche nel caso di attività subacquee la spesa energetica, e quindi il metabolismo generale, subisce un incremento necessario per attivare i meccanismi di adattamento alla situazione specifica. La prima reazione dell’organismo è alla pressione dell’acqua sugli organi per la respirazione localizzati principalmente a livello del torace. Tale pressione diventa importante già a 1m sotto il livello dell’acqua. A questa profondità, infatti, per consentire l’inspirazione (tramite boccaglio), i muscoli inspiratori dovrebbero sottoporsi ad uno sforzo pari a quello necessario a spostare un peso di 200kg poggiato sul torace (10). L’autorespiratore grazie al gas compresso in apposite bombole, consente al subacqueo di espandere il suo torace con maggiore facilità ma lo espone a fattori di rischio tipici per la fase di compressione (discesa), isopressione (mantenimento dell’immersione) e decompressione (risalita). La condizione di apnea determina una situazione di stress dovuto 4 5 all’accumulo di anidride carbonica nei tessuti, allo sforzo fisico e alla temperatura dell’acqua che hanno un comprensibile riflesso sulla spesa energetica e quindi sul metabolismo generale. Concetto di Rendimento (RE). Strettamente connesso al concetto di costo energetico risulta il concetto di rendimento o efficienza. Con tale termine si indica la percentuale di energia spesa che viene effettivamente trasformata Lavoro muscolare in lavoro meccanico esterno riferito alla prestazione motoria. Cioè è il rapporto fra il lavoro effettuato e l’energia spesa allo scopo. Energia impiegata Il rendimento del nostro organismo è sensibilmente inferiore al 100%, poiché gran parte dell’energia consumata durante l’attività fisica viene dissipata sottoforma di calore e solo una frazione minore viene trasformata in lavoro esterno. Mediamente, l’efficienza della locomozione umana (camminare, correre, pedalare.) oscilla tra il 20 e il 30% che è molto simile al rendimento meccanico automobilistico (il motore a GPL rende il 20%, quello a benzina 28%, il diesel 33%). Il Costo Energetico (CE) della locomozione umana rappresenta un indicatore dello “stile” dell’atleta dal momento che il soggetto più economico è quello con una “armonia” di movimento e una coordinazione neuromuscolare migliore. Per “soggetto economico” (soggetto con alti livelli di rendimento) si intende colui che a parità di CE riesce a fornire una prestazione superiore per durata o per intensità. Quindi le variabili che entrano in gioco nel concetto di rendimento sono: il lavoro muscolare, la produzione di calore, gli attriti degli organi di trasmissione, la tipologia della locomozione (marcia, corsa, nuoto, ciclismo), la tecnica esecutiva del gesto specifico. Tra le variabili possiamo considerare il CE nella dinamica respiratoria; sappiamo infatti che l’energia necessaria per garantire la respirazione arriva a costituire il 25-30% del metabolismo basale (11). Imparare a respirare e soprattutto esercitare la muscolatura in modo specifico può migliorare il rendimento della respirazione per contribuire, come piccolo tassello, al miglioramento del rendimento nella locomozione in generale. Sul piano più specificatamente prestativo per meglio comprendere il concetto di rendimento, immaginiamo due ciclisti (A e B) che pedalano con un CE uguale, tra i due, il ciclista A utilizza una bici con ruote quadrate mentre il ciclista B corre su una bici normale. Chi di loro registrerà un rendimento maggiore? Nella corsa le ruote sono rappresentate dagli arti inferiori e siccome la traiettoria è di tipo ondulatorio a causa della successione di salti, si può dire che l’andatura è molto simile a quella del ciclista A (con bici a ruote quadrate). Migliorare il rendimento nella corsa, quindi, significa evitare le oscillazioni verticali del baricentro durante la successione dei passi fino ad ottenere una “forma” del gesto tecnico che sia la più “fluida” possibile. Insomma il rendimento migliora col miglioramento della tecnica di corsa. Una buona tecnica consente, a parità di velocità, di correre più a lungo (maggiore durata della prestazione o migliore resistenza), oppure, a parità di CE, di correre più veloce (maggiore intensità o migliore velocità). Negli sport di situazione (pallacanestro, calcio, pallamano, ecc.) la corsa si realizza con continui cambi di velocità (accelerazioni e decelerazioni), cambi di senso e di direzione, per cui la misura del CE dovrà tener conto di questi fondamentali. In pratica, a parità di velocità, correre 100m in linea (come fa un velocista dell’atletica leggera) comporta un CE inferiore rispetto ai 100m che si totalizzano correndo su e giù 5 volte un tratto di 20m (come farebbe più probabilmente un calciatore). Tuttavia gli adattamenti specifici a cui gli atleti e i giocatori si sottopongono in allenamento possono determinare situazioni diverse, per esempio: due calciatori che corrono le 5 navette di 20m nello stesso tempo, potrebbero registrare un CE diverso. Per questo motivo è un errore identificare l’intensità del carico di allenamento del calciatore con la velocità (km/h). Ciò che esprime meglio il parametro intensità, in questo caso, è la potenza (watt). Per capire in che modo la misura del Costo Energetico (CE) e del Rendimento (RE) possano contribuire a migliorare l’allenamento, e in definitiva la prestazione sportiva, possiamo evidenziare uno studio pubblicato su ELAV Journal n.2 Giugno 2008 - WWW.ELAV.BIZ che è sintetizzato nelle tabelle 3 e 4. Un gruppo di 15 calciatori diciottenni di 5 6 buon livello si è sottoposto a 8 settimane di allenamento. Nell’ambito dello stesso allenamento, un gruppo svolgeva per 20-30 minuti un lavoro classico per la forza esplosiva basato su balzi e salti vari, mentre un altro gruppo svolgeva un altro lavoro per la stessa durata di 20’-30’ prevalentemente con delle superfici instabili e comunque con criteri di destabilizzazione anche in monopodalico (su un solo piede). I gruppi sono stati sottoposti a test di Bosco su pedana dinamometrica sia prima che dopo le 8 settimane. Come era prevedibile il gruppo che ha svolto il lavoro tradizionale per l’incremento della forza esplosiva ha ottenuto un miglioramento dell’elevazione di circa il 5% (in rosso nella Tab.3). Di contro si nota l’assenza di miglioramenti nell’elevazione del gruppo che ha usato l’instabilità. Se l’osservazione finisse qui concluderemmo che il lavoro sulla instabilità non sia efficace. Tuttavia osservando la Tab.4 e notando cosa succede alla forza applicata sul terreno al momento del salto (misurata col dinamometro), vediamo che i ragazzi allenatisi con i balzi tradizionali, hanno migliorato la loro forza dell’11%. In altre parole la maggior forza costruita con i balzi ha determinato l’incremento dell’elevazione (+5,2%) con un costo muscolare che è aumentato del 5,1%. I ragazzi che hanno svolto il lavoro sul disequilibrio, invece, per saltare la stessa altezza hanno utilizzato meno forza (-9%), con un risparmio sul costo muscolare del 10%. Cosa è successo a quei muscoli? Come hanno fatto quei ragazzi a saltare la stessa altezza se avevano meno forza? La risposta sta nel fatto che il lavoro sul disequilibrio non serve ad incrementare la forza ma migliora notevolmente la coordinazione intermuscolare e intramuscolare che sono fattori importanti per il controllo del movimento. Il processo di allenamento, pertanto, non può basarsi semplicemente sull’incremento della forza (cioè sul rendere disponibile maggiore energia), ma deve favorirne l’utilizzo migliore da parte del sistema nervoso centrale (cioè utilizzare meglio l’energia disponibile). In altre parole, usando una similitudine, per far correre veloce una macchina di formula 1 su una pista, non basta una buona macchina (motore, telaio, gomme, meccanica, ecc.), serve anche un buon pilota e una strada scorrevole (priva di buche o detriti). CONCLUSIONI Tra i risultati osservabili nell’apprendimento motorio c’è l’efficacia del movimento che si traduce in una diminuzione del CE realizzabile attraverso la costante ripetizione dell’esercizio. All’aumentare dell’efficacia del controllo e della coordinazione (programmi motori), si riduce la quantità di energia richiesta per eseguire il movimento. Una possibile misura dell’efficacia del risultato di apprendimento motorio potrebbe essere il tempo in cui gli atleti sono capaci di continuare a svolgere una data quantità di attività. Si potrebbe anche chiedere loro di valutare la propria percezione dello sforzo al termine della sessione di apprendimento. Tuttavia l’approccio ideale prevede la misura esatta della spesa energetica. Lo studio della spesa energetica nei vari gesti sportivi è una operazione sicuramente complessa, ma la tecnologia viene incontro alle esigenze degli allenatori, attraverso diversi strumenti di misura ed elaborazione dei dati capaci di fornire informazioni abbastanza precise, in tempo reale e sul campo, la cui preziosa utilità è importante per : migliorare il processo di allenamento finalizzando il lavoro in base al meccanismo energetico che si vuole sviluppare, sperimentando vari mezzi di allenamento attraverso il dosaggio delle fasi attive (quantità e intensità del carico) e la scelta delle pause (durata e modalità attiva o passiva). Quindi migliorare il giusto equilibrio fra la prestazione e il riposo. Per favorire l’apprendimento di abilità e il condizionamento fisico, l’istruttore deve conoscere l’entità dell’impegno fisico previsto dal compito motorio e quindi scegliere il rapporto ottimale esercizio/riposo all’interno della stessa seduta ma anche tra le diverse sedute. migliorare la tecnica esecutiva del gesto specifico. Quando la prestazione si è stabilizzata perché si sono raggiunti i limiti legati al condizionamento fisico, è possibile ottenere un ulteriore miglioramento prestativo affinando la tecnica dell’esercizio. Il risultato sarà un migliore rendimento o efficacia del gesto. favorire il feed-back di apprendimento cioè l’azione correttiva del gesto tecnico o dell’andatura ritmica a seguito di osservazioni fatte su esecuzioni precedenti. Il confronto fra il risultato ottenuto e le sensazioni interne che lo hanno determinato alla luce dell’energia prodotta, permette di migliorare la correzione di eventuali errori o più in generale di affinare quelle strategie che l’atleta mette in atto, anche tatticamente, quando affronta le diverse variabili del compito motorio. Prof. Danilo Diana (2ª edizione - Agosto 2016) 6 7 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. BIBLIOGRAFIA Sportivi ad alta tecnologia (traduzione). Nunzio Lanotte e Sophie Lem. Zanichelli. 2013. Il calcolo della potenza metabolica nel calcio: un approccio originale. Pietro E. Di Prampero. Atti del convegno per Preparatori Fisici di Corato 26/09/2011, in PDF. Il costo energetico della corsa in prove continue e intermittenti. Antonio Falce. Documenti FIDAL (http://www.fidal.it/upload/files/CENTROSTUDI/CENTROSTUDI2011/ARTICOLI/FalceCECorsa.pdf), 2007 in PDF. Apprendimento Motorio e Prestazione (traduzione). R.A.Schmidt e C.A.Wrisberg. SSS Roma 2000. Biologia dello Sport. Jürghen Weineck. Ed. Calzetti Mariucci 2013. Pag. 486. Ibidem. Pag. 358. Ibidem. Pag. 818. Ibidem. Pag. 830. Ibidem. Pag. 837. Ibidem. Pag. 859. Ibidem. Pag. 204. http://www.pianetaciclismo.com/categoria/training/watt_e_ciclismo/1.html http://www.albanesi.it/sport/ciclismo/consumi-calorici-del-ciclismo.htm http://www.dsnm.univr.it/documenti/OccorrenzaIns/matdid/matdid087023.pdf MAPPA RIASSUNTIVA DEGLI ARGOMENTI 7