NUOVE VOCl POETICHE TRA SECOLO IX E XI

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NUOVE VOCl POETICHE TRA SECOLO IX E XI
N U O V E VOCl POETICHE
TRA SECOLO IX E XI
(Ectr. dazli Studi mdimali, 3%Serie, 11, I, 1961)
(;I'.N1'1<0 I fAI.IAXO D1 STUDI SULL'ALTO MEDIOEVO
SPOLETO
RICERCHE
Nuove voci poetiche tra secolo 1X e XI
Alla memoria di Renata Di Rago.
La conoscenza della storiografia letteraria mediolatina & a tal
punto che non ci sentiremmo al sicuro se accettassimo senz'altro
una qualsiasi delle categorie finora elaborate. In altri terrnini, per
questa come per altre Zone d'indagine latino-medievale, troppo
rimane da fare, non solo intorno a testi dissepolti o male conosciuti,
quanto intorno a sistemazioni che da provvisorie sono diventate
canoniche - dacche non ci si 6 curati di rivederne il fondarnento e
la struttura e di sottoporle a nuovi tentativi di sintesi storica.
Tanto pih fallace, ora, I'accettarle come piii arduo non aderirvi.
Premessa ovvia e quindi inutile, se volendo qui dar conto di alcune
poesie inedite, non ci trovassimo a constatare ancora una volta
l'insufficienza degli strumenti a disposizione e la difficolti di dar
posto alle nuove cose accanto alle vecchie; e il caso di una serie di
versi anonimi, che ricompaiono nei fogli di un codice, non 6 tra i
piii semplici; pub rimanere senza risposta piii d'una richiesta necessaria: chi sia l'autore o almeno quale datazione e provenienza sia
possibile assegnare alla poesia, quale la sua determinazione culturale; da cib viene anche esclusa o diminuita la possibiiiti stessa di
dare un giudizio di valore. Si rischia, ci pare, di attribuire peso di
cultura ad un'esercitazione scolastica in versi o di decidere il contrario. E nel desiderio di classificare, ogni tentativ0 che non sia la
lettura individua del testo, rischia alla fine di valerne qualsiasi altro.
Le poesie e ii materiale che qui si rende not0 possono trovare
una uniti, alrneno esterna, sotto I'insegna della scuola medievale
e quella, quindi, delle arti liberali e dei suoi testi. Insieme ad
altre le abbiamo rintracciate nel corso delle ricerche volte a costituire un censimento dei codici di Marziano Capella, un capitolo
della sua ' fortuna ' medievale. Ma piu che un motivo di mera occasione, altra 6 la ragione che ci ha spinti a riunirle. La poesia carolingia e postcarolingia, da1 secolo IX all'x~,ha conosciuto pih di
I@
CLAUDIO LEDNAEDI
una direzione nel suo manifestarsi, ha trovato pih di un ambiente
da cui trarre conforto ali'ispirazione, limiti concreti ai suoi contenuti ed orizzonti, meta e prospettiva al suo messaggio; dei centri,
in altri termini, ne costituiscono l'ambito per cosi dire fisico - e i
maggiori sono la corte, la chiesa, il monastero, la scuola. Non si
tratta ovviamente di generi letterari o di fonti di ispirazione, ma di
una dimensione diversa, utile riteniamo a una prima comprensione
della poesia di questi secoli e delle sue componenti storiche e culturali. I componimenti poetici che abbiamo qui raccolto hanno appunto riferimento alla scuola dei secoli da1 IX all'x~e ai motivi pih
immediatamente legati alla scuola: la loro fonte di ispirazione 6
tratta infatti dai libri di lettura, dalle materie di insegnamento, dai
problemi che l'interpretazione dei testi pone, dalla cordialiti di
rapporti che in una scuola pub sorgere. Due poesie si riferiscono a
Marziano Capella e alla sua Opera, e sono di un genere abbastanza
diffus0 ma poco conosciuto e che con qualche forzatura potrebbe
dirsi una particolare forma di accesms C), o meglio un modo di
reagire al testo, di giudicarlo pertanto pih che fornire elementi e
metodi di lettura; cosi mentre l'accessw ha una sua stabiliti formale, queste poesie rientrano nella sfera certo meno stabile della
iniziativa personale, rompono potenzialmente 10 schema che la
scuola impone, o meglio si assoggettano ad altre leggi. Ma di scuola
dovremo parlare, soprattutto per il primo caso che illustrererno,
perche esso 6 alla scuola direttamente legato. Si trova infatti in
una miscellanea scolastica, da cui vengono alla luce anche due brevi
poesie di Giovanni Scoto, del tutto singolari rispetto alla produzione nota dell'Eriugena e che nella scuola, se non andiamo errati,
trovano la loro giustificazione. Altri sette testi si riferiscono alle
arti liberali, ne dicono i compiti nella formazione dello scolaro, citano le awton2ates cui s'ispirano; fomiscono dunque una misura
per comprendere il valore di una cultura e di una scuola. In questo
caso non potremo parlare di accesm, i1 cui oggetto si immagina
sempre un autore e un testo definiti, e riteniamo pih proprio ricorrere ad una tradizione letteraria e figurativa diversa, al titulw V),
o cercare almeno in quale rapporto con esso possano trovarsi.
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'
8:
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.
(d cfr. E.A. ~ u u u ~, h Me ~ & V ~ A C L I I Y I O~AUCIIII,in noditio. 1x1 0945). PP. 2~5.164: C I* due
ednimi di R. B.C. Homslis, Arrrrrur od A ~ l o r e s ,BBsehem-Brurdes. rgsl (Collection Lntomiu, XV) c
C o ~ a ~oeo H i a w , Dinb#xs rupa AVIIIII, Bercbnn-BmxEUer. 195s (Collecrim Latomus. XVII); H.LLY
h
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.
, LI scldma <m&.
des ZU~NI, in L&OZ(YI,XVI (1957). PP. 684-589.
(2) Per mntrollare i motivi ehe mi eo+liano
querro aemrmmmto, ri cfr. M. T. D'A~vEariu, La regisse r i rsr rr#!NIar ..., in Mdlmg,r F&
&ru, I, Paris, 1946.PP. 245.175-
~ T ~ O VVOCI
E
POETICHE TRA SECOLO IX E XI
14 1
Un legame ' fisico ', 10 si 6 detto, 6 dato a questi testi dalla scuola
e dai suoi problemi, ma alla fine tale legame ci sembra possa dimostrarsi meno esterno e insignificante, tanta
la forza che alcuni
testi e modi di lettura hanno avuto nella scuola medievale. Qui
yabbiamo tentato di offrire di queste poesie una prima lettura, corredandola di alcune approssimazioni, ben convinti tuttavia della
possibiliti 'di una lettura pih approfondita, che resta dunque
aperta; approfondimento che potrebbe porsi in termini migliori i
problemi stessi cui iniziando abbiamo ora accennato, e cercarne
prospettive di soluzione.
Le miscellanee scolastiche non sono certo tra i documenti di
pih faule lettura. Nei codici che di esse ci rimangono, infatti, il
contenuto si dispone spesso secondo schemi di cui non 6 agevole
rintracciare l'elemento unitario; e spesso, ancora, le mani degli
scolari si sono addizionate e sovrapposte cosi da non poter distinguere i tempi successivi nei quali il materiale 6 stato rimaneggiato.
Tanto pih arduo, dunque, il tentativ0 di dar voce a una frazione
di miscellanea, come cercheremo di fare; ma nel nostro caso crediamo che si possa giungere, nell'ambito della scuola carolingia, a
qualche indicazione storico-culturale sufficientemente precisa. Di
questa scuola, bisogneri dir10 subito, non mancano le testimonianze,
anche perchi essa venne occupando o riacquistando un rilievo civile
e una funzione culturale molto alta. Se non c'inganniamo, infatti,
in questi decenni tra la fine del sec010 VIII e la fine del IX e forse
entro i primi anni del X, la scuola non si configura solo, e semplicemente, come la depositaria di un patrimonio culturale, i1 luogo dove
una tradizione si conserva e trasmette di generazione in generazione;
essa assolve anche un'altra funzione, meno canonica e tradizionale: quella di essere il centro e il tramite di appassionati dibattiti
e di capitali innovazioni culturali, di trovarsi spesso ad essere, per
I'autoriti dei suoi mqestri, da Alcuino in poi, egemone nel processo stesso di formazione della cultura. Ci6 non significa che sia
esatto, e metodologicamente fondato, ritenere questa come la sola
via per stabilire il valore di quella cultura e la sua storia, quanto
piuttosto - ed 6 questo che ci preme ora richiamare - come sia possibile da testimonianze di scuola cogliere il valore, e non solo l'eco,
della stessa cultura carolingia.
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CLAUDIO LEONARDI
I1 documento che vorremmo illustrare ci da, di questa scuols
e cultura, una testimonianza diretta, cblta sul vivo, per cosi dire
anche se in un attimo solo della sua vita; ma in un frammento che ci
pare illustre ed illuminante della sua esistenza e del suo manifestarsi. Di frammento veramente si tratta: di due fogli ora inseriti
nel codice Vaticano Reginense latino 1625. Questo, come non pochi
altri della Regina, 6 composito, e unisce a un manoscriito pih volurninoso una serie di frammenti, talvolta fogli di guardia da altri
codici. Non sappiamo quando I'unione sia avvenuta, ma certo riteniamo non si possa spostare oltre Paolo Petau (1568-1614); di
sua man0 & infatti, se vediamo bene, l'iscrizione sul dorso della
legatura: Festw Pompeius de verbolum interpretatione. Fragwentum commentarzi in Zzbros Aeneidos, come certo di sua man0 &,
a f. ir, la sentenza 01s &n,xO, Ahv ~67~x0,
seguita dali'anno:
I5g4. I1 codice segui poi le vicende, note, di buona parte del fondo
petaviano: da1 figlio di Paolo, Alessandro (t 1672)~di cui r&ta, sul
dorso, la segnatura (394, la collezione venne wmperata dalla Regina Cristina (1650), ed ebbe il numero 1901 (9, e dopo la morte
(1689) di questa, arrivb Presto alla Vaticana (1690) (9. Non pare che
il manoscritto abbia richiamato spesso l'attmzione degli studiosi,
ma 10 not&, almeno in alcune parti, Pierre Daniel (1530-1603), di
cui restano alcune notazioni, attente soprattutto al testo di Virgilio e di Servio (5); e 10 not& piu tardi il Mai, come vediamo da una
annotazione autografa a f. 76r (6); solo recentemente, cosi pare, 10
riscoperse Frederick M. Carey, segnalandolo ai latinisti americani
della scuola del Rand occupati nell'edizione del commento serviano
per quello che abbiamo
a Virgilio (7); e dopo questi pochi d t r i
cercato. Forse perche i'epitorne di Festo Pompeo curata da Paolo
(3
cfr. B. M O ~ P * ~ ~ > BN i. d l i o t h ZdIbthzmn, i, p a s s ,
P.
~6.
(4) Si dr. P in aIOria deiif&
Pema, in p r h l r r e : C a d y I ~ ~ ~ & r n n r h i hI.i mc. A. Wnauar,
io Bibliothcea Vati1937. PP. vxrr.xrx; c 6 . z K.A. DB MBYLBR,
P d n A l x a d r e Peu a &gcs&-
dmir "an hur k&11%r..
.. Leiden, xw7 (Dirurnti-9 bvgwdu Ba*% Y).
(5) Dew in wgnalarione d d e note autcsrdc di P. D G e l mn le,'meguenti dedcionj, n F. M. Careg,
ehe qui deridem vivamente ringrsliarc.
(6) A. I. 76r: * Imrno r n Fzhimr I<& I, 3. A. M&$*; SM di fstfo contenuti, di Firmim, 1.6, 3-1..
7, 13. L'iscrizione dava, invece: Inm.#i~A4dn'w dr fnlo.
( I ) Cfr. J. J. H. SAY~CB.T& r n m w m $ ~o~f t h Cannrntnry o j S m ' ~ D m U Z i rm V+&
"i Hmvad
SM?=, in dwrhaJ%Iole~, XL111 ( ~ ~ 3 2 PP,
) . z&zxz.
(8) Cfr. B. L. U-x,
Clmr*d a u b s in riii& MsdUM>u~>i
F M & , in C h s U i l Phi(olopy. XXVII
(1941). P. 1% c i u r i n v di * breve Rorilegio da Terenrio, evidmremente dar. 79vb. ""L di W de
SEC. XIII-XI"; C H. BBBSON,httdar Im#olU in I&
ca*rnrnlo%r on Y d ,in Snidi ~ ~ Y u Y U I ~ N.
,
S.. 1
( ' 9 3 ~ ) ~P. W.
'44
LLAUDIO LEONARDI
di un caso, come immediatamente risulta, un interesse paleografico
spiccato, testimoni come sono, per 10 piii, di centri scrittori del secolo IX, quando ancora non si voglia indagarne i richiami culturali
o sondarne I'importanza filologica.
Cerchiamo ora di localizzare il frammento. Che Pierre Daniel
10 abbia posseduto, come si dovri ritenere, induce a supporre facilmente che il codice sia stato posseduto da1 monastero di St-Benoit-sur-Loire (Fleury), se non ancora a proporre decisarnente tale
provenienza ('3. Ma, come vedremo, altri elementi ci porteranno
ad.escludere questa direzione, piii comune ed abituale nelle ricerche antiquarie di Pierre Daniel. Non pare dubbio, intanto, che i pochi elementi estetni (formato, tipo di pergamena e d'inchiostro) e
le caratteristiche paieografiche portino ad indicare un territorio
franco. Una conferma in questo senso pub venire anche daII'unico
testo di mano diversa da quella del copista ma sempre databile al
sec010 IX: sono due distici, scritti a volume capovolto, solo in parte
leggibili senza l'aiuto della lampada a quarzo:
Hac colitur Christus mundi salvator in ara,
Sanguine qui proprio crimina cuncta luit,
Quam Pius Augustus statuit Hludowicus in aedem,
Ornavit totam muneribusque sacris.
Si tratta di un'iscrizione, che mi pare inedita Y), analoga nel
sbo schema a molte altre iscrizioni carolingie ed in particolare a
quelle che numerose Alcuino ('9 dettb per lagenerazione precedente,
VI. Membr.. sec. in, mm. 265 x zo5. I. r (= 1. 77), 1 pipag., rkrturn a recm. e h e 3% contienc
un lrammcnto dall'Eneida. 1. r75-*5=: Slu-püpu i&m/oliir
d q r mYIa cirrrm.. pod&ur
dguc i f d i s bnze
d i ~ i ~ , ~ mir;
i m ~can
r glorre in minvsmla u m i r t i e a , prese in buona parte da1 mmmuito ~erviano.
VII. Membr., *C. IX in., mm. 270 X 105, 1. I (= 1. 78). a doppia c o l o w (I'~slem. mm. 9dioo ca.,
l'inruna mm. 65ho circa), rigbc p: i e d e ingraodi~nIpenna: una ixrizione Li mso, una soscririonr in ncro;
a 1; 78" ne1 maigine ioleriore verso L'hremo, un. L, pmbbilenota di numnazione di farcimlo; mntiene un lram.
menm deUe Iwhiubner di Canoidom: 1. an.61. 23.4;
noshe l=ard d r o n m ~ ~ m runr m m . . . uiyirrm
pjo &miM ru##Z&-cmux(pp. 81, 13-85, 6 ed. R. A. B. M u m s , Oxlord, ~ ~ 3 , )W-iwi
:
di mano m n t e m p
ranea. Torneremo prena ru qvcrto 1rammento.
-
-.
VIII. Membr..see. riii-xiv, mm. 27s x
I. I ( c1. 79). adoppiamlonna. r k a ~ u r a a p i o m b . n g b c ~ ~ :
mnriene un fnmmento di Bo"1egio. dagli aulari: Prisciano. Boaio. Gcllio, Macmbio. Giovenale. Petmio,
Sidonio, Tcrerni6. varrone.
(1,) Che <lrammmd I.ccinnop=rtcdel Iondo di Fleuryrdvatodalla disrruiione odirparsioneda P. Drnicl
(r561). 10 farebbem Yispermre nleuni U. (6-73) danneggiginti W bniciature.
(14So m n quanta pnidenra -rre
ddnire due distiei mme inediii; mr cerio non mi rierce di iinirac.
ciarlo ne; mmucti rewrmri n6 nci Pa,- dei M.G.H. "6 in alice rillogi.
(13) Si olr. un inirio molro vieino: Hnr C&is!~r rotilw (ma roliriv Clinsdu> pcr I'ed. Querte-). >nur&;
rnlwror, i" aulo, inM.G.H., Porfac orvi Carol., I, ed. E. DBMMLBR,B~roliRi,1880, P. 339 (m, CI& XXIII).
NUOVE VOCI POETICHE TRA SECOLO IX E XI
I45
quella di Carlo Magno. Non sappiamo identificare a quale chiesa
Ludovico il Pio (814-840) abbia fatto dono di un altare o di una
cappella. Occorre per ora lasciare insoluta la questione, ma per
quanto qui ci interessa I'iscrizione non sembra avere alcun rapporto diretto con il codice, sebbene possa costituire un indizio che
durante il sec010 IX esso si trovava entro i confini del regno di
Ludovico.
Ma la conferma di una provenienza franca ed anzi la determinazione di un centro scolastico preciso viene da1 contenuto dei due
ff. I1 primo testo che s'incontra a f. 651 6 un componimento di cinque distici su Marziano Capella ('3, indizio forse utile per supporre
che I'originLrio codice presentasse il de Nupties Philolop'm et Mn=
curii ('3; seguono, subito sotto, gli O$cia X I 1 menszkm, g i i noti p6),
ed ha poi &izio un insieme di e~cerptache non sapremmo deiinire,
appunto, se non come tipicamente di. scuola. Notiamo: un breve
e schematico contrasto: u Obtrectatomm murmurosa garrulitas et
rationis laudabile consiliumr; il verso di Omero (IZiude, XI, 654) in
caratteri greci con traduzione latina nell'interlinea, tratto evidentemente d a Marziano V, 430 p7); aicuni excerpta a f. 65va, dalle
PartZiones dwdecim versuum A-ena'dos $nncipaZium di Prisciano,
preceduti da PR, e che riguardano oceunus Ce), aurora p9), domus (-), Z i t w ("), classz's
'Zaurea c3); il not0 verso reciproco
di Sidonio Apollinare: Roma ti6i sdito m o t i h ibit umor ("), unito
ad altro dello stesso tipo: O m i ~ aW regito Zotiger en animo: evidenti paradigmi scolastici; ancora excerpta a f. 65vb da1 commento di Servio all'Eneide: edo (*), hctenzu (*), Zurcho (9, upri-
T),
(14) lscrkione di mnao di P. Dmicl: L< Mwrinnuai Crinnr&ai FeIYan.
(rs) Un idirio. rolammte, m h b prche alrri clementi - mme si vedrP
-
~ o u e b b ~ur
~ op e m e a un
Vido.
(16) Cfr. Anlhbsin &tim,cd. A. RIESE, Ilz. LipYac. r w 5 . PP. 47-48 ( W . 1 9 0 ~ ) . I1 m u o codice
xmbra mmrdue mn la 1aioC.e di R.
(XI) CI,. ~ U N U C
S b e e u , d.A. DLCX,
L i p k 1925. P. 213, 11.
(18) A XI, 198; dr. Ganmdicibhjg, ed. H. RB&, 111, Lipiae, i859, pp. 507, 30.32; 508, 4-8.
('9) A XI, 205; crr. ibid., P. 509, i5.35.
(20) A X, igs; dr. ibid., pp. 505. 3.-506. r.
(*I) A VII. 74,; efr. ibid., P. 493, 30.3%
(-3A V. ror-rol:.efr. ibid., p. (82, 10.26.
(23) f i d m-e.
dirpsta a mlofone; aVIII, 163; cfr. ibid., P. (98, r e i s .
(2,)
Cfr. Srwsio APOLLINARB.E$'~~.;
iX, T,.
(15) P w d u t o da SER(YIUS). in .Y.;
da V. 785; efr. rd. G. THILO.
I. Lipsiae 1881. pp. 648. 24.619.3.
Piene Danicl: roIIdm e j91.z. wnro la pagina di una edirionc di Virgilio.Servio.
(16) Preecdum da Snviui in rornnrnlo surr; IiM n r m i d m t n ; da VI, 62; clr. ibid., 11, Lipsire, 1884,
P 15, '9.1,. Piene uanie1: 399./.
(27) P m d v m da SER(YIUS) in .Y[.; da VI. 4; cfr. ilid., 11, P. 3, 37; wguc una glossa 2 rcaroir,
d i e noo
idui*",.
.
CLAUDIO LEONARDf
I 46
(T. Dunque excerpta, con un interesse che sembra rivolto p&ticolarmente a Virgilio e a Marziqo Capella; come tali percib,
rivolti ad autori di cosi larga dihsione da non essere suscettibili
di alcuna localizzazione. Ma ecco che l e g ~ a m o a, f. 66r: CFXOC
IIPEIIOC AIAACKAAOT MAPTINOT, il titolo 'di un cornponimento di Martino di Laon, (*) e EMHMC I'F'AYEN MAPTINOC
PPAMMATA ATTA, la soscrizione di Martino stesso ai suoi excerpta greci dalle poesie di Giovanni Scoto (so), testi conosciuti sinora da1 solo codice di Laon 444. che raccoglie una vasta documentazione della scuola e degli interessi di Martino, scritta da lui stesso
e dai suoi scolari (s).Dopo ii distico di Ennio (Ann. I, 62-63), preso
anche questo come il verso di Omero da Marziano (I,4z) (%), ancora materiale laudunense: IIPOCTAZE KrPPIE ETAOrEIN
clls
.ETAOrETO CO10 OEOC CT BE KTPPIE EAEHCON HMuN,
preghiera che si pub confrontare con quelle che nel codice di Martino sono raccolte sotto I'iscrizione graeca coll~cta(%); e poi il distico greco di Giovanni Scoto:
TANATOT THN TAT TAiiTENTOC EI'EPCP
IAE BA@&
KAI CwNTI XPo IINTZ MEAOAHMA BOA
(con la traduzione netl'interlinea: (ivide profunda morte sepulti
resurrectionem et viventi < Christo > alleluia sona))),(35) che k conservato con altri, come ugraeca quae sunt in versibus Johannis
Scotti n, solo nel Laudunense (9;ancora a questo si deve riportare la declinazione greca dei due primi pronomi personali che segue
subito sotto (33. Da quest'insieme di dati siamo indotti a pensare
-
(28) Da V, 128: clr. ibid.. I, P. 609, i o - r i .
'
- '' n % !
(29) Edito in M.G.H.. Poem orvi Cerol., 111, ed. L. Tmusn, p. 697 (ur. XII. V).
(30) CC. ibid., P. 696 (nr. XII, 11).
(31) Sul mdice di h n ri cfr. anmra E. MIUBR, Glorsniragrrr-In,"' dr Ia BidIiiIhdfu' da Iaot,. inNo&
lirrr ~ U I U I ~ Y I I . . XXIXln
. (1880).
.
....D
.. I-zw;
. o:.icfr. iwluc J. F. K e n ~ s u .Th rourre$ for ,da cilrIy hiriory-"
..
4 Zrzhd.I, New Ymk, 1-9.
pp. 589.593. dove C anche una b i b l i q d a (ira zli swdi prceedmti w.10 an.
mra di r i l i e ~ouclli del Traube, in 0 Rom nobi*'bi*' e nei Pm,- rwi CnroI.; ivi rnche her.); rn rimrdera
rncbeM. L. W. i ~ ! s m s aN, m mbrub/ron<lda I8c-MI o / n ninth crillwy rno-lny , e c 4 b , in Bdeli>li>
/~h. Ry&dr I&my, V11 (19e2-z3), pp. 411-456 e recentemente B. Bisceur~,Darb"'ehUrh Elcml
dendl&dirrhm BiIdwx &$ Mi~lbhl~ws,
iia B ~ m t i ~ ~
Zn'fr'h~d,
~ h d XLIV ( 1 9 5 ~ )PP.
~ 40, 45-47.
01) Clr. ed. A. DICK,cit., p. 24 I)-rq; si cli. an& E n n k $wir rdiqaior. 4. I. VAHLarr, Lipilc,
,
,928, pp. X E (W. XXXVII) c n.
( 3 3 Crr. MILLBR,GIez~m.rseir., p. 185: cfi. andie ibid.. p. m.
(ar) Cori, carreiio di prima -0, ru BATOY.
(35) Clr. cd.
in M.G.H., Pmrm orvi CnroI, 111, p. 5no.
(96) Cfr. M ~ L LGlmroirr
~,
eir., P: igq m.
(37) Clr. ibid.. P. 301; nel R e g i m e legga: ErO. MOY. MOI. ME. An0 WOY. H An0 MOI.
CY. COY. COI. CE.
An0 COI.
H
An0 COI.
'
NUOVE VOCI P O E T I P E T M SECOLO IX E XI
'47
gli altri excerpta, da Prisciano e da Servio (9,siano
almeno in parte I-iconducibili .alla miscellanea di Laon, tanto pih
che in essa sono presenti anche estratti da Prisciano (-), non ancora resi noti.
In ognimodo i1 frammento risulta singolarmente unitario. E la
singolarita e uniciti, per quanto conosciamo, della raccolta di Martino ci inducono a ritenere questi due fogli del Reginense di mano di
uno scolaro.che a Laon venne alla scuola cli Martino (t875); ne possono, & owio, anche essere copia, ma diremmo immediata. I dati paleografici indicano il sec010 IX, poco dopo la meta, per la datazione del
codice; i caratteri gi-eci appaiono assai simili a quelli del cod. di Laon
M , per quanto si pub giudicare dai facsimili ( 4 9 , meno si direbbe
la minuscola latina. Un altro elemento estemo, infine: a f. 66v,
di man0 pih tarda, sono alcune probationes pennae e tra l'altro (13
questa tipica notazione di. scolaro: 3 Bernardus magister noster
C i furono maestri d i questo nome a Laon ? E
ferus et malus D (9.
non era maestro colui stesso (t 903) che donb alcuni codici - tra
cui il famoso M - alla chiesa di Laon ? U Istum librum dederunt
Bemardus et Adelelmus Deo et'sanctae Mariae Laudunensis ecclesiae. . . u (?3). L'identificazione, con il poco materiale a disposizione, pub essere solo congetturale n6 vi insistiamo.
PiSi salda diremmo una seconda congettura, a proposito di
una coppia di dis'tici che occupa * h e questo f. 66r: la loro iscrizione reca: V e r w Zohannis, Item lohannis. A chi pensare in un coi
dice cosi vicino al Laud. 444, con estratti da Martino e da Giovanni
,; Scoto, Se non a quest'ultimo
? La sua fama e l'onore partiG.
(38) A. f. 66. si uovano al& due excerpez da Swvio w o i n una glo.ran Ilulrnnu, a VIII, +I, (ed.
DaGI (216 j. Co&);
cd allo rtesro un'altrr da Fulgen*~
Tnno; 11, P. 161, 5;ri). mn nom di Pi-
m "M reconda, nello rrerso
OP) Cfr. MILL~B.G I I I I ' ~ cit.,
P.
2,.
Go) H o ponito uw rolo i hcimiti drti da1 Traube in appndice ai M.G.H.,Posier oaoi corol., 111.
(41) UM MIP di p ~ o d i a(G ~ I hI&min lur...), 13ini*o d d ptimo Sah0 (B&r
w...)e di un
alrm verrecro (Pr. L111, 3: Dminr in n o n i ~r w . . . ) r i p e n i h i u vollre, I. s r i e e v v i e lerrwe da'&=-
(rd BisognUa nnebe not= cbe P-do
;\,
',
..
.
le alne p s i c w f e di Giovanni portano UM irerizione, quesra
' rcoro ' (a IV, ,-I
IX;
); i
CLAUDIO LEONARDI,
colamente alt0 in cui llEriugena 6 tenuto nella scuola di Laqn,
giustificano che 10 si chiami con il solo nome. I versi sono esplicitamente di ambiente scotto, come si vedrk fanno parte dunque del
patrimonio della colonia scotta di Laon, e mostrano in Giovanni
due attimi di abbandono un po' ironico e sorridente: se il medico
ci dovra fare un salasso, stia attento che la sua man0 non tremi;
per calmare la nostra gran sete ci manca il vino e siamo costretti
h-r I'acqua:
..
.,' *w~:~,;
. , . .. ,
Quisquis XBIPOiPM. nos<au incidere fleba@i,?:'.$~~
Audet, prevideat ne sua dextra tremat.
,.+. .:. j*.
, ..A$.
. . ..
poi:
,I $*.,<$;
Bacchus abest siccis Scottofaucibus estu ''?..&.':
Et ventres nostros morbida replet aqua.
.'dq
r -
7,
.,..W
-
-
Notiamo la presenza del greco, tipica anche
vnmente, in questi decenni, di Giovanni Scoto e degli Scotti di
Laon PT),ed anche come I'impostazione della frase sia nei due casi
fissata sulla prima Persona plurale: tnostras flebasx U ventres nostros #. Se sono, come pare, di Giovanni Scoto, pur nella ,loro brevita questi versi. sono del tutto singolari. La poesia che di lui ci 6. .
nota, infatti, 6 dettata da altre occasioni esteriori ed interiori ragioni, diretta com'6 ai grandi personaggi del tempo, a Carlo il
Calvo in particolare, e sempre impegnata da una ispirazione dotta.
e austera a dire un alt0 contenuto. Al centro di essa 6 costantemente l'interesse e la passione filosofico-teologica, I'ordiie dell'universo e il problema della sua salvezza; da qui, da questo momento
ispiratore, il carattere della poesia dell'Eriugena. Ma nei due distici,
misura poetica non ignota agli Scotti - Giovanni stesso l'usa per i1
duro epitaffio scritto. contro Incmaro di Reims -, ('6) gli ' interlocutori ' non sono pih i grandi personaggi; sono gli amici e conterranei Scotti, in mezzo ai quali 6 ben concesso parlare in termini pacati e famigliari, e mettere in versi le comuni e tenene preoccupa.
zioni di un momento; con ironia lieve e sorridente partecipazione
insieme, come s'e notato (47). In un ambito come questo, riteniamo sia possibile dare un posto alle due nuove poesiole e inte- .
'
'
( 4 9 Cf?. BBIYHOR., &r&ck
B&
&L, pp. 15-47.
(46)
TRAUBS,
in M.G.H.,P&ae c i ~ 111,
,
P. 553.
(1,) Si ccr. alnuu rnrnp"rner.6 nonloghi pr cnrat&rt*he di fama e mncoum nei Patoc eit., ed. da1
Tn~vae.p. 6po; -0 anch'csri di -Genre reotto. mn vi ri noti la mrncanm di qucsta rorridcnle c licve mmpiaccnza e il pih barso li$rllo nei rirulirri.
Cfr.
:, . .'..,
. .,,. ,.:
,' . . I
NUOVIS VOCI POETICHE TRA SECOLO IX E XI
f
49
grame propriamente il significato nella biografia e nella produzion
poetica dell'Eriugena ('8).
I due fogli del Reginense emergono quindi come una singolar
testimonianza di una delle maggiori scuole carolingie, quella di Laor~,
particolarmente illustre durante il soggiorno della colonia scotta
con a capo Martino (819-879, nei decenni subito dopo la meta del
sec010 I X ('9 (e a tale scopo non ha rilievo se il codice vi provenga
direttamente o meno (5"); testimonianza singolare perche rivela, al
livello di scuola, l'interesse e I'esercizio della lingua greca, dando
un saggio di excerpta di versi, preghiere e notazioni grammaticali
provenienti anche da grandi personalita come Giovanni Scoto (di
cui da due nuove poesie), sulla falsariga del grande testo della
scuola di Martino (cod. Laudun. 444); 6 inoltre un indizio per rendersi conto delle fonti arrecate al commento di Virgilio (Prisciano, Servio, Fulgenzio) e una conferma della presenza del de Naptiis negli
interessi degli Scotti e dei Laudunensi in particolare. k infatti,
riteniamo, alla terza generazione carolingia dopo Alcuino e agli ambienti degli Scotti emigrati nel continente che con ogni probabiliti
6 dovuta la ripresa del de Nup~is e la sua diffusione ( 9 ;
e tra questi alla personalita di Giovanni Scoto e di Martino, autori
di due commenti a Marziano (sl); ma anche ad altri e tra loro forse a
Dunchad (53). Nella scuola e nel cenacolo culturale di Laon certo di
Marziano si parlb, e la sua Opera venne letta e commentata, ne
furono ricavati excerpta, fu presa a testimone e fondamento di
interpretazioni erudite e di programmazioni culturali (53: di tutto
questo si ha notizia, e nei ff. stessi del Reginense i due excerptz
556.
(19) Lhe t e r m l i i npprouirmtivi 6i p-o 61agli rnni 861 e 875; h prima & la data pmprU dal
Cnppuw prr Ir f k o m d d r a j z u mt*odi Giovrnni Cmm,Ni Martino si riß (dr. M. CAIPYYNI,
jun
Sc01 E i p h e . . ., LauvUn.Rns. im3, p 77 X.), Ia s ~ m n d a& Ir dntn di morte di MarMo; gti errrafri del
Reginmscptxeb+ ~ c h er-,
e
ma nt&o
di pom, posmiori; il Ta*usa (POII a i d C d , 111, P. 5zr
c a 8) data 858-875 il mdice di Laon 4.4.
di Orl& ritiuuc di poterla l o d i F.M. CUI~P.A m i pam chc ggli dcmcnti che
(50) A b
porI ' a i g i del &irr a h n r b m 4 wtidi da m n rpmlnre il ugnifieam nilnirale che il fmmmcnro
p d avere; re & una mpia c ~ g u i t aa F h y o ad Auxem, CD p r t a ad aUugarc L'inRuenrn di Lam nel
% d ametA del see..ix e f o m a mettae in dubbio I'nigwieth di pualcbc pcuo.
(51) Per p"eito si V. W. LEOMDI, Icd>*i di M-,W
CaPaIb, Amuai, XXXiII (i959)l PP. 44
4%-466.
(52) Ctr. ;G, pp. 463 (e n.
464 ((e n. ~ r r ) .
(53) Ctr. iis, p 467 e n 129.
(54) Soprntnirro a Martino & dovuto wie presee tde 'hvoro; ri etr. J. G. P ~ h u x b
, C-mnla
ai MDI,~" dr L+,$, smI'muorr dr MW,ian", C~'*III, in &,-ur,
Xli (1953
PP.
, 4.3.156i ma i i cfr. ana>
4%
rod,
CLAUDIO LEONARDI
che riguardano Umero e Ennio, documentano una direzione in cui
il de Nuptiis poteva venire usato. In un ambiente come questo,
pertanto, in cui di un U culto n per Marziano sembra poter legittimamente sospettare, ecco ora un segno contraddittorio; la poesia
con cui questi ff. s'iniziano non pub che provenire da una xuola
dove il de Nuptiis & libro canonico, e il suo prestigio & tale da conquistare, alla k e , anche un vecchio U chierico che in gioventh
era dedito a un'arte pih alta e degna, l'arte a qua colitur . .. ipse
Deus D. Ma ora U ille Capella strio 0 l'ha conquistato, e U numina
falsa docet », propone gl'insegnamenti delle arti liberali, queste
false diviniti da1 volto di fanciulla:
Sollers artis eram prima florente iuventa ( U ) ,
Qua colitur summuc, unus et ipse Deus;
Hoc mihi tunc placuit multis conquirere libris.
Nunc nimium fallor, me mala causa tenet.
Ille Capella strio, translato nomine Felix,
Nos fallit vetulos: nam vetus ipse fuit.
Hymeneum cecinit carmen (5) Kartaginis arvis
Femineo vultu numina (') falsa docet:
Aethenos superasse polos (d) talaribus altis
Mercurium iinxit duceret inde dem.
.,,,, ;--,.;,
:,I*
,'
(L) Nomina rod.
(n) Prima %amteiuvcnta C m . apzfl. (in Anlh. lol. 11, 2, ed. Pr. BuecHs~aa,wm. z q o .
(6) hymeoawm crnnm in Scrv. Aen. 7, 398.
(C) Ur. Geticir v v i r A n . 3, 35; c/r.,ßnche Sidoh r m . 2. 165; Mnrt. rpipr. 9. 60, X.
( d ) polvs aetberivr in Paul. Nolan c n m . 33, 72.
'
V.
3).
,
,.,'
Nei cinque distici & certo presente una vivace ispirazione, pii
vigorosa negli ultimi versi dove meno numerosi sono i ricorsi ac
artificiosi mezzi tecnici e il discorrere poetico si fa pih serrato, vin.
cendo la faticosa intelaiatura della costruzione limite comune
a molta poesia in. questo sec010 IX; & I'attacco uille Capella strio 9
a segnare questa diversa andatura (di cui & un accenno del resto ne
primo verso e nella memoria classica che vi & contenuta), interrottz
solo dalla chiusa del terzo distico « nam vetus ipse fuit n. Siamo per
tanto di fronte, crediamo, a
episodio della migliore poesia caro
lingia. E se non possiamo dare u n nome al suo autore, questi V;
collocato con ogni probabiliti a Laon, nell'ambiente degli Scotti.
, ,
,
(C),
-
.
NUOVE VOCI POETICHE TRA SECOLO IX E XI
I51
Riteniamo anche che i cinque distici possano essere considerati, oltie e meglio che l'espressione di un problema personale, la
manifestazione di un Problema di cultura. I1 tema, la questione di
cui essi sono eco, 6 tema ricorrente alla cultwa dei cristiani, dagli
apologeti dei primi secoli in poi, ed.6 il tema del conflitto tra la
Bibbia e gli azgtores, tra il richiamo della parola divina espressa
dai libri sacri e ii fascino letterario o dlturale dei testi pagani. Di
fronte a questo problema dovettero fare i conti - 6 not0 - i grandi
Padri latini, da Gerolamo ad Agostino, dibattuto il primo tra la
Bibbia' e Cicerone, disposto il secondo a int&ompere le sue trattazioni sulle arti; se proprio da loro venne una soluzione, questa non
pot6 eksere tale per tutte le generaiioni, che tutte poi se 10 porranno
nuovamente e cercheranno le vie della composizione o del ripudio.
Ma & storia in buona parte da ricostruire ed & prudente mettere sempre. al vaglio oini testimonianza e discernere, fin dove 6 posiibile,
quanto & 'sola devozione e slancio immediat0 dell'animo, bench6
anche tali aspetti siano componenti di storia. Ci pare comunque che
i versi del Reginense possano essere eco di un dibattito culturale (9
che a Laon e nell'ambiente degli Scotti ha piena cittadinanza; dibattito impegnativo e scottante che il de Praedestinatione di Giova&i Scoto aveva in questi anni scatenato (*): quello delle relazioni tra religione e filosofia e quindi della validiti della conoscenza
umana, e ancora del peso che i testi dell'antichiti pagana possono
avere in considerazione alla conoscenza. E si legga allora uno dei
contraddittori di Giovanni Scoto, Prudenzio di Troyes (53;
ille tuus Capella, exceptis aliis, vel maxime te in hunc labyrinthum induxisse
creditur, cuius meditationi magis quam veritati evangelicae animum appulisti. Quin etiam cum legeres beati Augustini libros, quos De Civitate
Dei adversus paganom fallacissimas falsissimasque opiniones mirabili
duentia digessit, invenisti eum posuisse ac destnixisse quaedam ex libris
Varronis, quibus, quoniam Capellae tuo consona videbantur, potius assentiri q u a veridici Augustini ailegationibus fidem adhibere delegisti (54.
Quanto qui preme rilevare 6 come la polemica antica si rinnovi
e Marziano Capella venga ad assumere un molo primario, emblematico. k in lui che s'identifica il germe delle A falsissimae opinio(55) PU uo aca quesro probluna riferibae aManiano. efr. Laowraoi, 2 C&
eit.. p. 46.5.
(56) Cfr. pr mtti Cn~souriscit., pp. X X X - X ~ , .
(57) Dnrabilc aIr85i. Clr. M. M A ~ m u r .GsrrkYka dar lam&isch,$ tiiar.rur Jcr M i l , c h l ~ w ~I,, Mun.,
chen, ~ p i i p.
, 345; E. D h ~ ~ einM.G.H..
s,
Efi'sIoIm, V, Berolini. 1899, P. 631.
(58) P~uom?iusTRECBNSIL,
D@P~ardrdrdhnhn~liOn~
conha f ~ h a n w mSwiron, in P. L.,CXV, ,294,
, ,,
.
..
-..
":
,$.
,
il de Nuptiis con il
nes i), come nei onumina falsa dei distici.
suo patrimonio culturale e letterario, con il bagaglio duplice dell'a
mitologia e delle sembianze platoniche come delle nozioni enciclopediche delle sette arti, ad essere al centro di un dibattito culturale.
La contraddizione sul suo nome 6 una conferma dell'importanzc
che Marziano ha avuto nei decenni tra Giovanni Scoto e Remigic
d'Auxeire, e questi versi del Reginense ci sembrano una voce nor
trascurabile di questa contraddizione e di questa conferma, t a t <
piU per il fatto di provenire da unodei centri stessi dai quali la cono.
scenza e la fama di Marziano presem I'avvio.
Frammento dunque di vita scolastica, che conferma la t ~ t i monianza unica del codice 444 di Laon, e ne allarga per una frazionl
la tradizione e la difisione; e che ci permette in dehitiva, cor.
testi noti o meno, di convalidare alcuni interessi 'di uno scolaro a
Laon poco dopo la meta del secolo IX: culto per il maestro Martinr
e
Giovanni Scoto, conoscenza del greco secorido gli schemi e gl
excerpta di Martino stesso, lettura di Virgilio sulla base di Servio,
Prisciano, Fulgenzio; lettura di Marziano Capella e contrastato giudizio sul suo valore o meglio sulla sua stessa legittimiti di appartenere ad un curriculum cristiano di studi, conferma altresi dell'importanza che il de Nuptiis ha acquistato nei decenni intomo
alla meta del secolo IX.
2. -
(~NUNQUAM
FALLUNTUR QUI PER ME HAEC SCIRE VIDENTUR )).
Un'altra serie di testi di cui proponiamo qui l'edizione e una
prima lettura 6 in due codici, il Laurenziano S. Marco 190 e il Vaticano Urbinate 329 (9). In ambedue il de Nuptiis PhiIoZogiae d
Mercurii di Marziano Capella 6 arricchito, all'inizio dei libri 111-IX,
da un grande disegno raffigurante le arti liberali e da un titulw,
un breve componimento in esametri leonini, complessivamente 47
versi.
Imanzitutto, sono i due codici in rapporto tra loro ? I1 Laurenziano & del sec. XI, e proviene con qualche probabiliti da territorio francese (60). Sicuramente nel secolo xv era in Italia; appar(59) Per una deseririone dei dur mdici sfr. Laoirmoi. I ro& cit., in Asvum, XXXlV (I*),
PP. 47-18
E P. 473 (U.112); p
r il Laurenzim C ~ Lanehe ibid.. XXXIII (rgsg), P. n
7 n. 15.
(6)
Ur:L. H. HsuoennslcH. DhbW in Radkzibn ~ur&&r*ni Kwt#81&Xu. 111, Smtlgul u6d
W a l d ~ e ~x)5+,
,
col. rlpr; e douo rrsm Kiw i l I w t * i n ~ ~ M w hCspJh-iäandrrknitdrr
u
Mirt~W~ns
Md ihra
(nr. 60)
.
,
,
,
.
.'.. .
NUOVE VOCI POETICHE TRA SECOLO IX E XI
tenne infatti a Niccolb Niccoli, come dimostra la nota a f. Iv, d a *-bile entro 10 stesso sec. x v :
Conventus sancti Mirci de Florentia ordinis fratrum predicatorum. De
hereditate Nicolai de Nicolis florentini viri doctissimi.
I1 codice era pertanto a Firenze prima del 1437, quando il
Niccoli mori, e passb pochi anni dopo, nel 1441, al convento di
C. Marco per disposizione di Cosimo il Vecchio (6'), seguendo poi
le vicende di quel fondo fino all'ingresso nella biblioteca Medicea
Laurenziana. Per quinto riesco a sapere, la storia esterna del codice acquista straordiiario rilievo proprio durante questi decenni
del sec. XV, neila biblioteca di 5. Marco, come altre volte abbiamo
accennato e converri ora precisare(-). Infatti alcune delle pih
grandi biblioteche di formazione umanistica ricorrono, per avere
una copia di Marziano, alle botteghe fiorentine e al codice che era
stato del Niccoli. Non & una noviti, s'intende, il richiamo e l'autoriti
che esercita la Firenze quattrocentesca anche in questa direzione,
ma l'accertarne conseguentemente i singoli rLsultati eviterebbe
i l ripetersi di erronee costruzioni stemmatiche e d'inutili collazioni. Per il de Nuptiis questa vicenda si precisa per ora, non volendo qui affrontare alcuni casi pih complessi e meno sicuri (63),
nelle copie che sul Laurent. C. Marco 190 vennero fatte per le biblioteche di Federico da Montefeltro (Vat. Urb. lat. 3 . ~ 9 )di~ Mattia
Corvino (Venezia, Marc. lat. CI. XIV, 35) e di Lorenzo il Magnifico
(Laurent. PI. 51, 13) (&).
Kop*n im ZPIdUI &> F n i M m i n n u . in KuxrtgridY11IYk S d U a f e Hass Knu@mm. &rün. ~ 9 5 6 ,
P 59 a.;
cfr. m h e CI. LBONARDI,
IIIwnmhmiiglolrr in un rdYa d i h &
C a p I I , in B d l . &lI'A~ch.
*P.
itd., N. s., 11.11111 ( ~ 9 5 & 5 ~ PP.
) < 11, 5g.60.
(61) ffr. G. Z i m r . NYold NYcoIi. Co&<~to dh siO*i. &IrU-simo,
Kir-,
1890, pp. 64-70.
- (62)A dare mnto di queste viecnde, sin pure sommrriunuife, fu innantimtto L. H. Heuos~asica.
Eine üImn*rIlr cit., dopo a v u visrtivo mio mntribuio in boue (poi aon rtnmwm) e di mi, ponw dirc arbiuarimente, f e a uwr Ace-i allan rintetienmente d pmblem in Illun.z&tzirg/osse V< un r d h e di MV& C ~ p l I hcit.. pp. ,$.,S.
Ripmdo qui qvel m m b u m , che V e r r e M rvlla diäurione d d & Nvgriir ne1I'Umuicaimo imIko, w r quanm rigunida iI d i e d d Niccoli. C nnmm m m m rull'argomento I'Heuosaaarcn, La ?~>'P'P'P'P nin*r d i rappresd&di&
'sopfmo r b s Iibaobob ' rrl R i i i m M I o , in II &
M& * b I R i ~ ~ a u UAlti
o . d d VConvegno in&onde
di rnidi rul RinsUmmio, F+,
1958. PP. d?
17.; maLUfb Le eondnrioni dell'HeydenrY~b,d u - ~ t e .
L. DONATI,Ls fmli Ymogrgrjck d i ob-' manor d l i W&& i*lh BidILotsr. Y&M, in MiiiiIbnsbns.. .
.wer<&', Firenze. r g ~ pp.
. ro4-iog;il Donati pnre mettere in dubbi.,, uni-enre
dh dipende- ndle &,"X
- mme gi"rtamente fh -, anche
qvclla del r e i o di Mnninoa; se mol fosre. mi augum ehe querte not* posrano prsulderlo.
( 6 3 Cfr. L ~ o ~ A a oIi , C&
cit., in A l o a , XXXIII ir959). P. 481; XXXIV (~960).P. 35 (tu.17).
(6,) h b c per questi cfr. 1s d8ncrizionein L ~ o n a ~ o1
i ,&in' cit., XXXIV <I&.
o. Y? rr. lnr. 50)~
P. 173 ("r. 1 1 ~ ) s PP. 4&y8i (m. Z Z Z ) .
&.
.
-
un buon marguie di prova, a questa conclusione. Contr61Tiamoni
intanto il contenuto;' e bisogneri notare che il codi'ce del Niccol
era miscellaneo o composito: sempre a f. Iv, della stessa rnano de
sec010 XV, si legge questa tu&& del contenuto:
In hoc volumine continentur infmcripti libri sulicet Libri VIIII di
versarum mateiarum Miney Martiani Felicis CappelIe Afri Cartaginensis
Libellus quidam de astrologia. Libellus Albaldi Episcopi de Minutiis (65)
Ora il codice di Federico ha il solo de Nuptiis, quello di
renzo unisce a questo Ausonio, rnentre il Marciano vi addiziona
Rhtoricu di Fortunaziano (nella tradizione che cornprende anc
10 pseudo Agostino e l'estratto marzianeo), (9 il de PZamtu
hrue di Alano di Lilla e infine l'opera di Albaldo con altri scr
ed excerpta metrologici. Poche dunque le coincidenze di contenuto
Ma si controllino i luoghi in cui le grandi figure delle arti vengonc
inserite nel testo: esse risultano collocate~dopola poesia con cui i
singoli libri s'iniziano (9,rneno che nell'v111 e nel IX, dove l'illu
strazione 6 a Iibro piu avanzato, rispettivarnente dopo nnec' rnin
totis artubus decenter oculea » f8), ne1 rnezFo della descrizione de
l'arte personificata, senia nessuna giustificazione - riteniarno - ch
quella di lasciare una pagina in bianco per il decoratore; e dop
s dulcedines anteibat o, piu giustamente, quando appare la Mus'
ca (69). E 10 stesso tipo di controllo pub essere fatto su alcuni gran
disegni illustrativi della geometria e d&lllastronomia,che interrom
pono la
senza lasciare rnargine per il testo: quattro
1. VI, ai ff. 72r, 72v, 73v, 75r (P) e altrettanti nel 1. VIII, ai ff. g
~ Ora nei tre codici quattrocenteschi si ha 1
'103r, 104r, 1 0 5 (7').
(6s) Come B. L. Ullman mrresemenre mi comun&a. il d i e va identifieam mn il a. r5 X
XXY#zpw,zmril&ddpiB
antimratllogo dellondodiS.Mua>: cfr. L ~ o i * ~ ~ o i , I c o d i n 'XXXIV
ei~,
(I
P. L7 IR. (W. 6).
(66) Per quesra iradizione di Fortunaiiano, cir. L e o ~ ~ n o rI,rodi«cit., X X X l l l (~959),P+. 481, 486
e X X X I v (~964,PP. 1 4 - ~ 5(nr. 12). 30 (nr. 41). 11 (nr. 5 0 . 43 (W. 57). +8-49 (ni. 61). 451-+5= ("C. 184)
174 ("I. 2x3). 176-177 (nr. 1x7). 48.41
(nr. 4,sm-50..
(67) Eaat-ena:
la Grunmaticn (F. rbu) d o p iyg& lvdvm (111. ~ m P.
: 82. 9): 1. Dislcttiea (L I
d o w iuredmmti6Ogil (IV. 327;P. 1 5 ~ 10:
. 1P Retoric~(E. 18") d o w t d a T~rnnlir(V, ,*J; P. eir; 8): 1.
P. 364, 4, quindi dopo le due poesie iniruli.
(68) A VIII, 8x1 (P. 428, 23): 1. 91".
(69) A IX, 908 (P. 48% 9): 1. i o g v
Erailamenre: due disg1a-i
svlla
giosrai di eui ora ri Xi* u m esrtina a cinque
0.T. dopo qrioqur PSllrlur &'I, 62% P. 307, r
r 6losr' cit.. PP. IP59.
( 1 1 ) Esatiamuiro dope $ositioxagua Icrroruni (VIII, 8x6: p 431, io): rariwdu invrxiri (WI1. 859
p. 15% ,'J): diiiiii,uldur rum@,$rair (VIII, 8661 p. 456, 10);i t i 6 u I a i e r o l U (V111, 875: p. 46'. 27).
(70)
NUOVE VOCI POETICHE TRA SECOLO IX E XI
I55
medesima disposizione del testo (P),anche n e l codice di Lorenzo,
dove le miniature delle arti non sono state realizzate, ma la pagina
bianca'nei luoghi ora indicati denuncb chiaramente I'antigrafo.
Ne ha molta probabilitA I'i~otesidi altri antigrafi, data l'esatta
corrispondenza, nei quattro codici, di questa .(iimpaguiazione N del
materiale, e data anche - 10 si dice a sola convalida perchk non
pub avere forza di prova l'uniciti, nella .tradizione, delle grandi
illustrazioni ai libri della geometria e. dell'astronomia.
Ove un margine d'incertezza permanesse, ci pare che alcune
caratteristiche interne possano del tutto dissiparlo, e ciob la presenza in tutti questi testimoni di una serie di errori non presenti
in altri, per quanto cib possa valere sulla base delle limitatissime collazioni su cui le edizioni critiche sono state costruite.(73), e la presenza di alcune particolarita piuttosto tipiche, che sarebbe qui
lungo enumerare. Anche per questi motivi, cioe per la qualita delI'apparato a Marziano oggi esistente, ci pare che la prova migliore
sia fomita, nel 1. VI, da una lunga glossa che nel codice del Niccoli
copre la pagina (79, in scrittura un poco pih piccola, tra due delle
grandi illustrazioni: U ex horologio colligitur terre amplitudo. .
in centum octoginta milia stadia non amplius crescunt s ( 9 , e
che nelle tre copie 6 entrata nel testo esattamente allo stesso
punto ( ~ )glossa
;
che b certamente tale, non foss'altro perchk Marziano vi 6 espressamente ricordato (77).
'-
-
.
ff. =SV, rsv, 64u, 88r,
le illuru~zionini 11. V1 E Y111 ai ff. 9rv. 9". W'. 96". ~33'. ~ 3 9 ~i4rr.
.
r43r. 1n q v d o
di Mattiz Coniioa Nm. Lai. XIV, 35). rirplYvunuite, U 8. *SV, ,+?V, 67". pov, x16v, IJSV, 156". e U
% 94". 9s. 975 99'. '37'. 1 4 ~ wsv,
.
147";nel codice di Lo-o (Lu.PI. 51, 13) le illurrraioni U I!. V1 e
V111 PM<> ai ü. 8 1 ~ .>>SC. 86". 88". XZIZ, 1 2 7 ~ .I Z ~ i3ov.
.
N d Mnrciano le k u r e delle arfi rano inserite
eluori ferfo., coli che in m eari esse s w finite. per ermm dell'impaginatore o per aus volonli d'inizio del
libm: r i s p i r i d'nntignfa la Gmmmtiea e i t prima e eosl In Geometria, m m u e di 3 ff. 10 e la Musica.
Ma an& qui wmc negli dtri Libri il w p i r e aveva lareiato in binm tvtw 1. pag. & il 101. dove nell'ui.
tipra(o
insetito il disegno. e neu. pag. ~gumfeaveva k e i a r o il p r t o p r una grande iniziale, cho
iI miniatore poi rcaliwb. NeIMareiano il 1. i3z (frn il 11. VII-VIII) e legafo a mvcrcio.
( 7 3 Clr. L~ao-~i. 1 rod&+ C ~ L ,XXXIII (1959). P. 456 18.
(74) A 1. 7*".
(75) Hoeditolaglmsain I I I w n ~ i o n i r g h s a c i i . ,P. 52; ma clr. an& I. Mone~~i,Bibliothaco
mnurm'p~~
Grmca af &tim, I, B&
1802. pp. 327-3991 il M o d i , e di cib solo ora mi avvulo. avevagü suppaslo che
ilMmiano, c h e a w ~
tralemani. c li Lau&ano,
mmc vedevaderctitm in Bandini, dipuiderruo da un unico
d i c e (P. 3l9).
(76) Clr. Urb. lar. 319. ff. prv-pav; L a u r w . PI. 51, 13. 8. 81"-8s";nel Marciano a 1. g ~ r u .In qucii'ultim0 uai m a w tarda avverte: Ha qwdscq,ri(ur u q w adproximrm r o p u l g l ~ s r a l a i r c nnox aw11riri.
'
'
(77) % . . . ~ n n i d r rarfiroio~i~ucrun
uidr»tibirr in 1-5 ipso msanlicnlib&. ul MMM&IZS
Tl~odoodoiiurio Exfiriliou S o n n i S r i p i i i i i , PIi#tiiuScnudwlh rm/o Natur& YwlIot*Iibro, MnrMiurqwruc i n Imc loro opprobar.. . duaxlu n e o lrup Pliil&i du;,rudiiilrllUudnd Me?*rn.r d<mUiii:
(72) Nel mdiee di Federieo (Urb. ht. 329) le mininture d d e nette arri wino ai
iisr,
,317, 1 4 g e
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NUOVE VOCI POETICHE TRA SECOLO IX E XI
affidate ad ~ t t a v a n t edegli Attavanti (9,che le esegui su fogli a
parte, a fondo pieno; venne cosi a mancare 10 spazio necessario per
i versi. Del resto si ha l'impressione che Alessandro non abbia curat0 a l m e parti del testo che gii apparivano estranee a Marziano:
oltre ai tihlli manca nelle sue copie anche la nota soscrizione di
Felice, presente invece nell'Urbinate (e con 10 stesso curioso, ma
facile, errore: portam Capenanam R per 4 portam Capenam (86).
Ecco dunque i 47 esametri, dati s d l a lezione del Laur. C.
Marco (E), con qualche necessario eniendamento; in apparato
vengono segnalati anche gli errori intervenuti nella copia (U),
evidentemente non con intenzioni critico-testuali, ma a solo scopo
di documentazione.
*
I.
Primo Grammaticam cognoscis in ordine pictam
intendis cautos ad me qui cordis oceilos.
Dirigitur verbo, qui me custodit amando, (')
s e r m o v leges nam pono famine sollers.
Magna Donatus me solvit parte peritus,
auctor Prescianus totam me scribit opimus.
11.
Ambiguum (U), lector, monstrans, Dialectica dicor,
per sillogisnum promens in aperta profundum.
Me qui contemnit, vel mentis sede repellit,
inter res nullum novit discrimen habendum.
Doctus Aristotiles hominum me vexit in aures
strictim bis quinas componens cathegorias.
Prebet ad has epulas Porphirius ast ysagogas.
Quis si vis topicam ?)'verbis cognoscere totam
investiga, hortor, quod scripsit Manlius (3) auctor.
I (f. 16": I. 75")
I1 (f. .V; f. 15")
(I) a
malo U.
C) tipicam EU (3) manibva
U.
(e)tlnMI rann. n d lziwwio dkidfio r ras&;
efr. T h .Iing. id..r. 6.
'
(8s) La bibliograha iu Attavant. (e quindi rul calice) C molio criera; cfr. pcr una prima informarionc
Leoaraoi. I C&
&L. XXXlV (1960). PP. 480-481 (N.222).
(86) Pm il icsio e h rtoria della soscriUone efr. ivi. XXXIlI (i959), P. 446 rs. c la bibliograha qui in, dicaia: I'cirare C*-m
(ca$anou~< nell'l ib.) per r a p l " n E irohto; sli dtri 2 1 d i e ; banno h lnionc corretm.
Rethonca gladio ceu pugnqs cemor (4) anito,
causas civiles dirimens hominum quoque lites,
oro veris callens interdum falsa.reDonens:
fraus in fraude latet, simplex in simplice claret.
Tullius in topicis (5) fert in (6) me (6) premia laudis
verbis astutus ceu tegmine lincis (b) opertus.
Suprascriptarum sum tercia quippe sororum:
Hg qug non promunt, per me cursim patefiunt.
IV.
Terrg mensuram doceo, Geometrica, totam,
arboribus magnis imponens montibus agris
iugeribus campis radioCs> (7) simul gdibus altis.
Insuper astrifici (C) non nescio culmen (d) olmpi,
dictu mirificum, nec non rimabor abissum.
Nunquam falluntur qui per me hgc scire videntur.
V.
Qui mathesis fontem vis, quadro culmine stantem,
memet Arithmeticsm dico primum capiendam,
(e) ieiunus oberras - (9)
ni prgbens escas porcis
ceu mater reliquis impendens Spermata natis.
Asseribus, cuneis nec non et in ordine cubis,
cuncta liquet numeris elementa Stare solutis.
VI.
Advena sum terris, vocor Astronomia caelis,
qui quam Co) terrenis malunt Curare supemis.
~ o l icio
a
stellas stantes septemque pla&tas,
Scorpius et Pisces Pistrix seniorque Bootes
quid sit. In hoc libro prgsenti ponitur ordo,
quattuor has, lector, describit Manlius auctor.
VII.
Prgbens solamen luctus (f) mihi Musica nomcn.
Me natura cupit, sine me qiiia vivere nescit.
Consona discretis producens (") carmina chordis,
divers0 tractu fero concordantia cantu.
Curas artifices per me solantur inanes, (g)
obliti fletus pueri dulcedine cantus.
I11 (f. 48"; 64") (4) ienor U (5) tropiOs U
IV (I. 697; f. 88r) C) radio EU.
6) imme U.
V (f. 857; t nsr) (8) ~ r t i EU
s @ o h n r E oberru
vi (t 97.; f. '3~") ("3 guiequam U.
V11 (f. iosv: f. r+w) (") p r d u c ~ ~U s(I2) cordi; U.
(b) mc+N1-
tegm;ie lyncis Am. r, 323.
cfr. m.G*.
11, p8; VI. 584.
(d) cfr. Vmx. 5, r. 9.
(4 cf~.LUC XV, 15-16.
( J ) ie""i 1ucti.m r.1mminc
V=. F m . 3. 3x9.
(P) spe solabor inani in Vs. F u c . c 578.
(C)
*
U,
NUOVE VOCI POETICHE TRA SfiCOLO I X E XI
159
La prima caratteristica da notare in questi versi 6 forse la loro
xisa destinazione: si tratta di versi composti espressamente per il
ito di Marziano, a illustrazione dei grandi disegni delle arti: solo
tal senso si pub intendere, nel primo esametro, pictam (U Primo
immaticam cognoscis in ordine pictam D) e l'esatto rinvio al liD VIII del de Nuptiis poco pih sotto: u In hoc libro presenti poiur ordon. Tale condizione 6 unica, per quanto si sa, nella trarione di Marziano. La decorazione finora conosciuta 6 data, in!ti, da disegni e miniature alle arti, ma senza fit& (87), e dalla cenonia nuziale tra Mercurio e Filologia (=), oltre a una serie di'
igramrni pih o meno complessi
Dunque nessun vincolo imdiato 6 documentabile all'interno della tradizione del de Nuptiis,
mtre un probabile rapporto si pub fissare con una tradizione leta n a e meno genericamente con una figurativa. Qualche grande
era dell1antichit&,infatti, si 6 arricchita lungo il cammino della
a trasmissione di preamboli in versi ad ogni libro (tetrusticka,
cmtidza, ecc.) (9,
come attorno al nome dell'autore - e cosi 6
che per Marziano - si 6 costruito un epitaffio (9'); si rammenti in
rticolare la tradizione dell'Eneide virgiliana. Ma non perfetto
risulta il parallel0 con il nostro caso. Qui, come si dir&, 6 minore il
riferimento al contenuto dei singoli trattati del de Nuptiis (e i
prirni due libri sono privi di h'tdi), mentre assumono rilievo le
caratteristiche riferite alle upersone'n delle Arti e la citazione delle
awtm'tates che hanno loro reso onore e data celebrita nel mondo
della cultura. Pi& pertinente appare pertanto il ricorso a una particolare testimonianza figurativa, quale I'esistenza, di cui si hanno
notizie soprattutto per il territorio franco, di decorazioni murali
delle sette arti accompagnate da tihZi, ed anche il ricorso alle testimonianze letterarie che descrivono il fatto artistico (9.In par(87) I d c i di MrNano mn Sl.smrioni delle arti aaoo in @or
m e r o di q m m ri Ga hm
ueduw,se nc mnormno infntti wtre, W Ni dc. L~poruaor,I &C
cit., in Amua<, XXXlII (igip). P. 477
e n.
102.
(88) N d 4 . di Oxlord, Caooa mirc. rro: bfr. LBONARDI,
ibid. e XXXIV (I+).
P. (2% (nr. i 4 3 .
(89) Olm Y disgrammi Y 11. V1 e V111 di mi sopra ri b dem, C noto q v d o d a dialerrica (I. IV).
inrrrim dagli ultimi miditoti nel csro sleuo; alt" cmcsm in d i c i dal sec. ix in p i , rileriti o rileibili a
vrri libri (in particdaw al I1 e al VI).
(P)
Si elr., d EI.. i laeasiich, ~ U I IhIUh.
M , .., editi da A. Rihss, Anthologia U n o , 111.
Lipsire, 1906,PP. 83 SC.. 86 sgg., 149 sgg., ~ 7 .8(lg. err.
(93 Ur. LBONARDI,I mdYi eil., XXXllI ( ~ 9 5 ~P.
) . 45% P 82.
(9.) Pex u m qt~esmmerk si dr. (un;-eme
d a b i b l i o g h ivi &tarn) M.-Ta. D'ALYBRNY,
i5n
"%",%"%"%
d S 8 S l " % P I J I L s . R l i h c h s ,Y" Li( du#o&,U I. +hil.il.il.phl <Id>
. W
.,,
&.ZW
d" rx .Y xrr 12ik
ia M d ~ ~kdü.
i i d In n h o i r r <U R e G*d, I, Paris, 15-46;pp. 245-278; si cfr. nnmra J. von S c ~ r o s s ~ a ,
B&ez rur iYiyfp~&hra nui dm SdmftpIIn des/&
Milf&Zlwrr,, inSifmtfsMchlc d4lAccadußia
ticolare puo valere quello ad alcuni testi del sec010 in, qua11 i tetrmticka del codice Vaticano 341 (Y), il carme di Hibemicus exul(%),
e iniine ii de septem liberalibus arci6w in puadam pichwa depi&~
di Teodulfo d'orlbans ( 9 3 .
La struttura interna dei titdrz' sembra rispondere ad un medesimo intento e criterio compositivo (conferma, tra l'altro, della
presenza di un unico autore). L'arte, che appare come una figura
fernminile, dunque secondo uno scherna tradizionale caro a tutta
la cultura medievale e che ha le sue radici propcio nel de Nuptiis,
si rivolge direttamente al lettore, 10 chiama direttamente in Causa,
secondo una formula, del resto, piuttosto comune: U lector r (11, I:
U investiga, hortor ,,(II, 9). E l'esortazione si precisa, con una autorita
che ha spiegazione solo in un ambiente in cui l'insegnamento delle
arti sia tenuto in gran conto; dice infatti la Dialettica: t m e qui
contemnit vel mentis sede repellit, inter res nullum novit discrimen
habendum r; e la Geometria avverte: ununquam falluntur qui per
seguita subito dalllAritmetica: uni prebens
me hec scire videntur >>,
escas porcis ieiunus oberras - ceu mater reliquis impendens spermata natis r; iniine, ma con altro tono, pih disteso, laMusica ricorda:
ucuras artifices per me solantur inanes, obliti fletus pueri dulcedine cantus w. Inseriti in questo schema didattico i tituli non
hamo ad oggetto, immediat0 e diretto, come s'&.acc+ato, I'illu.
strazione del libro di Marziano Capella, ma verton? piuttosto sulla
figura della personificata arte (96); le -coincidenze tra le due direzioni
sono ovvie e non mancano, ma ci pare tuttavia c h e Sia qqest'ultima a costituire il richiamo di chi scrive, il suo centro d'interesse. Si crea in tal modo una parziale divergenza da1 de Nuptiis (91).
I temi su cui le arti intratt.engono il lettore ,sono pressochb costanti, e molto semplici: riguardano i compiti e le funzioni di ogni
arte, e in un caso si accenna all'atteggiamento simbolico' che le
di Vi-,
CXXIIIIa ( 1 8 ~ ~P)P. rzBr51; e deuo r-,
~ # W / g & u n <s
u
r
& Kms4
Wien, ~ 8 9 6(Qudlenwhaten 1- Kuartge$~biditeund Kunsteehnik der MitWalund d u N-t,
N. F.,
IV), pp. 373-383; PH.ABRLW%I ~ ~ ~ ~ r n b ~ ~ d q i ~ &Bo~pd(zo46-1r30),
~diBo~d*i
Pa1k.1916, PP.%>
1353 147. 153.
(93) Si 1-2 il tcrm d.da E. D ü m ~ a a in
, M.G.H., PMII atvi CmoI., I!o,,Bemlini, r89h PP. 61963a
(9,) Cfr. ibid., P P ,08.,~".
(95) Cfr. ibid.. PP. 511-517.
(96) Cfr. Lmwoi, I r d i i cit., XXXIII (19~9).PP. +74.478
(97) Altti ver* enmlingi dedicati d e reite arti -1
rimrso a MarriCapelk ri CI<.qoclli cditi
dai mdiri di Bema 958 e di S. G d o 38,. da P. von W n m ~ ~ n . ~inoM.G.H..,PO~I.
'
C d . , N!.,
BemL'ni, 1899 PP. z)p*&. 3 3 ~ 0 ; P
' un 490 '&so, enrro il W. X!, "Ir. E. DWMLEE,
Gddhf8 mr das
ii. j a h ~ h d in
~ N.
, Av6hiv. 1 (1876). PP. z80-i81.
NUOVE VOCI POETICHE TRA SECOLO IX E XI
161
distingue @er la Retorica: agladio ceu pugnans cernor acuton),
per chiudere spesso con la citazionc degli azcctores (98).
La Grammatica, t famine sollers r, stabilisce le norme fondamentali del linguaggio (U sermonum leges n) e indica in Donato e in
Prisciano i propri cultori: siamo dunque entro la grande tradizione
'grammaticale tardo-classica e poi medievale. Piii disteso e interessante il ' discorso ' della Dialettica, t ambiguum monstrans. . .
per sillogismum promens in aperta profundumn, ma si prosegue:
& Aristotele che la fece conoscere agli uomini, che le diede cittadiianza e dignita nel sapere con le sue Categoriae, e sono Porfirio e Boezio i suoi grandi continuatori (W). Ora, senza volere
forzare i termini di un testo come questo, chiuso nel giro di pochi versi, ci pare che qualche deduzione possa essere fatta. Le
Categorie aristoteliche, ricordate qui come bis pinae, ci portano
a pensare che il riferimento possa essere alle Cafegmiae decem, l'opera attribuita erroneamente a s. Agostino, come versione da Aristotele. Altri due awtores infine: Cicerone per la retorica, e Manilio
(nella tradizione non solo grafica di Manlius) per l'astronomia.
Per cercare di fissare una datazione, il termine ante quem &
fornito dalla data stessa del codice, possiamo dire con qualche sicurezza alla meta del sec. XI. Ma & da scartare l'ipotesi che i tz'tali
siano di prima mano: la presenza di errori 10 impedisce. D'altro
ca$o tutte le caratteristiche di questi versi sono fuor di dubbio
comprensibili e giustificabili in un ambiente di cultura carolingia, in
.cui il rilievo scolastico e nun solo scolastico delle arti liberali 6 molto
preciso. Dunque, genericamente, il termine post qwm al sec010
v r I I a x . Ma la lontananza dei due termini pub essere di molto ridotta,
seppure congetturalmente, ed 6 qui in particolare che soccorrono i
M
i dedicati alla dialettica e all'astronomia. Ci sembra c i d che le
hdicazioni dell'lsqoge di Porfirio nella traduzione e forse con il
commento di Boezio, e forse quella delle C&goriae decem dello ps.
Agostino, ci debbano consigliare a portare indietro di non poco i1
termine ante qzum. Infatti, per quanto sappiamo, la ' riscoperta '
delle Categm'a decem, operata da Alcuino, restera per tutto il
sec. IX e parte del X, soppiantata solo nelta seconda meta del X dalla
(98) Cli anlmer m o eiiati nnchc da H~bvnicvrcr3: cb. pui. pib sopra. n 94.
(W) Pci i h m mnccximi medicval; suU'a oripine della d'ialctticn. d r . R. &ia*nuu. Th Rod o / P m
n n z ä e s . . H d i d i d i l v u u r m , h ~ a . ~ a / D i i l uio~ M
, r d i d o n d R n n i s i a ~ e S n d i i il, (i9,i.r3).
PP. i 7 8 - i 8 h
,
.
.. ,,!,
i
,^
i:.
)
,
'
1 62
CLAUDIO LEONARDI
nuova traduzione e dai trattati boeziani di logica Cm). Saremmo cosi
indotti a escludere il sec. Xi,, e forse anche a risalire pih indietro se
& ver0 che l'lsugoge 6 tra i primi testi della tradizione aristotelica
latina ad avere difhsione e notorietb, alla fme del sec. IX o all'inizio
del X C"). Ma non sarebbe pmdente fissare senz'altro a quc
data, al ternpo di Rernigio di Auxerre, la composizione dei sette pe--.
perche a meno che non si tratti di ti6icines o di consumate for
mule, qui corne per gli altri uuctores, la conoscenza della to#ica,
di tutta la topeCa, 6 afiidata a &zio. Ed P not0 come solo a sec. X
avanzato e particolarmente con Gerberto di Reims, il coi+
I'opera boeziana abbia avuto l'autorita di imporsi CO"). I1 nor
Gerberto parrebbe suggerire ed indicare anche un altro riferimento:
l'uuctom2ar citata per l'astronornia. Manlizls non pub voler diie
che Boezio, ma Boezio non lascib alcun lavoro dedicato all'astro
nomia; facile dunque pensare a Manilio e correggere di coAseguenz;
il verso. Tuttavia le testirnonianze medievali sull'autore delllA
stimomicon consigliano di lasciare intatta la lezione. Le pih antiche tra esse riportano esclusivarnente a Gerberto, e su di esse C'&
stata a lungo discussione e disaccordo Cm). A Bobbio colui che sari
poi Papa Silvestro I1 rintraccib verso il 983 G octo volumina Boetii
de astrologia » ('W) e ne chiederb piii tardi una copia: urnihi scribantur M. Manlius de astrologia B r 5 ) ; aveva con ogni probabilitb
trovato un codice di Manilio, rna riteneva trattarsi di un'opera del
l'arnato Boezio, Ca) il maestro principe del quadn'veulm, che ri*"
..
.
(zoo) Si cfr. p r queste IO~~IN~~~L.MIN~O-P*LUFLLO,
T k ~ m ~ V l z t b ~ 1 d B m t h i ~doA~NTf o~. m 1 ~
tu, cntqoni*,in ~ d i n r o aMI~ ~ a < n * r m r rSM;<*,I
pp. r51.x71; deuo sniro. ~ k tczt
r dth
C ~ ~ ~T k
i rot°<
u . , r , i m . in Th rIm"rd qmteIly,XXXXl ( ~ 9 ~ s pp.
) . 63-74 A~rgmrausC e m ' b e
81 Lisrr & V<fmp~tntMz,Ld. L. MINIO-PUUQLLO,
Ormü. ,949, PP. ix-xiv.
..
(rox) Cfr. A. VA"
~ ~ d f a ~ ~ d u d i u i u I o j p ~anmHnwtM~ybn-&z,
~ j ~ ~ s ~ ~ i+R-.auled
h y ~
& philol. rf d'hi~f..,VVI ( ~ ~ 9 pp.
) , 435. 451.
(14
Cir. ibid., PP. 4ap4sz. Va anehe d e m che biragnoebbe -t
mnfo, re f o u e mrsiäle, in iuati
tentativi, diurulodiParioncddclclclritfo, puehedaunaocuola, dann. pu~onnlit8all'dtm,mmcdaeenti
a p"ferie. lo rviluppo cultvnrk pub esseremoltedivem (si d r . in VA" os Vvwa, m RUGallo).
( ~ 0 3 )Ur.al-0
M. M~Nmius,Phibbgirgirh, .ur nlrm B a l i o I ~ $ i ) n l d O 8 8(649 ZgOO), in ~ ~ ~ ' s c E E I
Musaun, N. F., XLVII (~892). ErgHnruwsheft, P. 36; H. W.Guiaoo, ManiIim o-fim,
in T k rh"rzl
~uirlsly,111(1909)~P. 56 sg.;M.M&"mb% H a n d n h n f l n n n t i ~ A u ~ine m
~ i i t ~ I d t ~ I i i kBibIiOth&ßibn
gm, Leipzig, ,935. P. 71 rg.; P. T ~ r s ~ r c ~ 1st
= a<
, M .Mmilii A8irmornYm lidri Y I richtig?. in H m 8 s .
LXXXIV (x956), PP. 353-371.
(X.+)
G s n s e m j o ~ t e s S i r v h n . iI l & j b e o w o m u h r i r n , e d . N. Busliov, Buolini, 1899, PP. 9 ~ : r o ~
(LOS)ibid., P. 103; c si ~ i r m
. la terzimoiliunica6no AKC.XI,. ne1 c a t A ~ g odi Bebbio, inG. Bscrsn,
Cuobs' dibIii~kcanrm an*-',
Bomae, ~ 8 8 5 , p. 69 (nr. 3 1 , 387) e M*Niriur, HondondondhmYlen eit., r
(qui ri V. anche le pp. 285, 089).
(~$6)
CC. T ~ i = ~ s c cii.,
~ s app. 360.365.
~svvvea.
es.
NUOVE VOCI POETICHE TRA SECOLO I X E XI
$63
M. verosimilmente nei suoi programmi Cs). Le iscrizioni nei
:hi codici antichi confermano l'oscillazione e l'incertezza C*),
:h.4 il Poggio non accrediteri il nome di Manilio CW). Sari perto da ritenere, nel nostro verso, Manlius e da intendervi Manie sari anche opportun0 tener presente I'attiviti letteraria di
.berto durante gli ultimi decenni del secolo come la fonte piu
pria a chiarire iI richiamo culturale che il &'&W presenta. Sul
di queste lievi supposizioni una datazione pub precisarsi entro i
nini approssimativi degli ultimi quindici anni del secolo X e la
t i del stcolo successivo, e non pare impossibile una collocazione
tituli in interessi immediatamente vicini a quelli di Gerberto.
Del resto, per quello che pub valere, un loro accostamento
ambiente gerbertiano parrebbe suggerito da1 not0 passo della
.toria di Richero, dove si riferisce dell'insegnamento di Gerberto;
ieno si potri riscontrare nei due testi una certa vicinanza, anche
non vogliamo aggrapparci ad alcune coincidenze verbali:
Dialecticam ergo ordine l i b r o m percurrens, dilucidis sententiamm
ver~isenodavit, inprimis enim Porphirii Ysagogas, id est introductiones secundum Victorini rhethoris translationem, inde etiam easdem secundum
Mawiium explanavit; Cathegoriarum id est praedicamentom librum Aristotelis cohsequenter emdeans. Peri ermenias vero, id est de interpretatione
l i b m , cuius laboris sit aptissime monstravit; inde etiam topica id est argumentorum sedes, a ~ u l l i ode greco in latinum translata, et a Manlio consule sex commentariorum libris diluudata. suis auditoribus intimavit. Necnon et quatuor de topicis differentiis libros, de sillogisnis cathegoricis duos,
de pbtheticis tres, diffinitionumquel i b m unum, divisionum aeque unum
utiliter legit et expressit. Post quorum laborem, cum ad rhethoricam suos
provehere vellet . . . V).
I1 divario tra i due testi, se sono comparabili, & notevole, ma
si pub, crediamo, inferirne che l'ambiente da cui i tituli possono
provenire risente, direttamente o meno, dell'insegnamento di Gerberto. -A cib gli altri riferimenti culturali non fanno difficoltk
semrnai una generica conferma pub venire da un ulteriore indizio,
per quanto lieve ne sia la forza dimostrativa. L'aritmetica, presentandosi al lettore, 10 avverte di essere la prima arte del quadrivio:
(107) Cf,. Cssioooai S ~ ~ n r o nYmGe
is
I, 45, 4, ed. Tb. Mo~hiraw, Bemlini. ~894,ioM.G.H., A u l .
xr1, P. 40.
(108) Ce. THIBLKH&R
cil., P. 367 X.
(-9) U
r: R. S*aanoiiri, i.e rco@rfs dsi rodici l&i a man' M' s c d i XIY d XV, Firn-,
1p05-ro11,
1, p. 80,11. P. i9i.
(ZXO) RICIIBR,
HUIoii & F~GI.KC
(888-995). 111, 46-47, ed. R. tamucea, 11, Paris, ,937 (Les clirsigues de I'histoire de Fmcc, XVII), pp. 54, 56.
Am*.,
CLAUDIO LEONARDI
164
qqui mathesis fontem vis, quadro culmine stantem, memet Arith,
meticam dico primum capiendam r, senza tener conto dunque che 1;
geometria l'ha preceduta nell'ordine della tradizione di Marziano
e quindi nel codice. E come si vede, I'insieme delle quattro art
U scientifiche r, il pwldrimurn boeziano, si definisce qui con d h e s i s
Non 6 termine nuovo e lo rintracciamo proprio negli autori che s
collocano agli inizi di molte tradizioni medievali: in Boezio stec
so ("') e nella nota lettera, a questi, di Cassiodoro
ma quest;
tradizione non & larghissima, se non andiamo errati, e Ie testimo
nianze piU note si riferiscono a Rabano Mauro - ma non esatta:
mente (9- e piU a Gerberto e al suo ambiente r3; e si legga an'
cora Richero:
..
,
. '~,~:-.
In mathesi vero quantus sudor dxpdn$us $11 non i
detur; arithmeticam enim quae est mathesis prima,
comodavit ("5)
P);
~
'
Ci pare dunque di poter confermare, sia pu
una nostra supposizione, ad altro proposito avanzata, che tende a
porre il sigiificato del codice laurenziano in una tradizione cultu
rale raccolta tra i nomi di Giovanni Sco
e a collocarlo poi piU vicino agli interess
A tali conclusioni non pare contraddica
grandi disegni delle arti, attribuiti ad una mano del Nord della
;9 ' (
n6 un esame della tecnica letteraria. I versi sono
Francia
gli esametri leonini, costruiti con estrema regolariti (solo a I,4 una
assonanza; Leges - sollers), con la rima sull'
la cesura pentemimera 6 sempre rispettata.
zione assoluta della rima al mezzo porta ad escludere, di regola, il
secolo IX per la data di composizione. Ma si noti ancora: in due casi
(VI, 2; VII, 4) la rima 6 bisillaba; e non manca il ricorso ad altre
rtituliou muira, I,
'PS. 374.
(,'J)
I.
ibid.. P.
Z?Q,
zr.
RICHBR~ i f . ,111. 49, Cd. L * ~ V S HP.
B ,56. 58: dr.
51).
(1~6)Cfr. L~ornxoi.IiI~~hnrionrio
cgbsrr
i
cii., pp. J P . ~
(1x1) Cfr. H a u o s ~ ~ a i c "
Kinr
.
iiix~niih
eit.. p 59 sgg.
45 (8.
NUOVE VOCI POETICHE TRA SECOLO IX E XI
165
' tecniche ' per arricchire di rime I'esametro: alla rima interna, del
tipo U obliti fletus pueri dulcedine cantus >) (cfr. 11, 8; VII, 6) o alla
rima sull'arsi del secondo e terzo piede, la cosiddetta ' rima piena '
(cfr. 11, 7 e l'assonanza in 111, 2) o a forme piu complesse che porteranno agli esametri collaterali (cfr. IV, 2-3). E si ricorre, ancora, all'alliterazione: U sola scio stellas stantes septemque planetas B (VI, 3;
e cfr. anche 111, 7 oltre a casi meno evidenti); e soprattutto e con
insistenza alla rima finale (I, 5-6; 11, 6-7; IV, 2-3; V, 4-6; VI, 1-2).
Le sette poesie presentano dunque uno stadio molto sviluppato di
esametro leonino, per quanto conosciamo della sua storia
la regolaritk nella costnizione, l'insistenza nella ricerca della rima,
la cura con cui sono evitati 10 iato e l'elisione (usata solo due volte)
orientano verso una datazione alla tarda etk carolingia e ci d h o
una conferma sulla possibiliti di collocare i tihli tra il secolo X
e il successivo; per 10 meno potremo dire che la loro tecnica letteraria non costituisce a cib un ostacolo. Certo, il non poter localizzare i versi in modo sicuro impedisce di avanzare approssimazioni
meno generiche e di mettere nel conto anche altri indizi, quali l'eco
limitata che vi hanno gli autori dell'antichiti (e I'uso non rar0 di
tibicznes, particolarmente nella costnizione del quinto e sesto piede): perchd non crediamo che la fedelti o meno ai classici possa
far decidere da sola sulla datazione e localizzazione di un testo.
I titllli sono dunque una testirnonianza della tradizione marzianea ed ancora pia della funzione, nella cultura carolingia e postcarolingia, delle sette arti liberali; testimonianza di un interesse
culturale e di un modo letterario, che riscopriamo attorno al de
Nuptiis. Entro la loro faticosa regolariti e con I'aiuto dei grandi
disegni, in una scuola franca tra X e XI secolo, ci si poteva render
subito conto delle funzioni e delle caratteristiche delle sette arti.
r8);
Che giova ai cristiani conoscere il de Nuptiis Philologiae et
Mermnii ? L ' O ~ i p ~ t e n perdoni
te
chi si decide a leggere e studiare
il libro di Marziano. Ma oltre il senso letterale, un altro significato vi
& contenuto, pih profondo e mirabiie. Dietro la favola delle nozze
pagane, & la saggezza che nasce dall'insegnamento congiunto del
semzo con la ratio. Cosi viene legittimata, sulla scorta dell'una e
dell'altra chiave interpretativa
Nzptiis:
(U
alterna lux V ) )a lettura
L
Omnipotens miro q& cunctis numine parcit,
Talia discenti det veniam misero.
Nam christianis quid prodest, Philologie
Mercuriique simul discere coniugia ?
Sed latet (') interior sensus (") mirabilis alter
In quo sermo decens iungitur et ratio.
Qui tarnen his libris inquiret rite duobus,
Nunc senswn lucis indiget alterne (3).
- Un'altra voce contraddittoria su Marziano ? Solo apparente
mente. Essa concerne, & vero, il problema che ha per molti secoli
di fronte a s6 la cultura stessa medievale: legittimita e modalita'
di una lettura dei testi non qistiani; questi distici ne sono un',aLtra
testimonianza. Ma contrariamente a quella che pih sopra ci & riuscito di riportare ad un ambiente come quello di Laon e,quindi
ad una situazione storica e culturale che ne mettevano in rilievoi'
peso e il significato, non siamo ora in grado di indicare, per quest'al
tra testimonianza, alcun punto di riferimento piausibile, e di giun:
gere, dunque, per questa via, a chiarire del tutto il testo e a rendere
conto dei significati che vi sono racchiusi. Tuttavia qui, se si parte
da un interiore contrasto, si arriva ad una sua soluzione mediante..
il ricorso all'interpretazione allegorica; & una testimonianza, per
tanto, di consenso al de Nuptiis.
La poesia & nel codice di Londra, British Museum, Add. 27.321
\
un manoscritto in minuscola umanistica italiana; a f. ggr si trova
la soscrizione del copista: a Jacobus Springenti de Feraria habitator Creme presentem operam et librum descripsit B. I1 codice pre
senta il de Nuptiis di Marziano, ma il prima foglio & stato strappat(
o si & perduto (e percib il testo & acefalo: I,7), y9)e al suo posto &
ora un foglio con la lettera di Guarino Veronese a Lionello d'Este
de pingendis Mmis C"). Non C'& nessuna prova per affermarlo
ma si pub forse supporre che questo primo foglio sia stato appostb
da1 copista stesso, di Ferrara, o che il codice sia rimasto in ambiente
ferrarese o in rapporto con esso. Ma si possono datare al Quattro
cento i quattro distici? I? poco probabile: il copista infatti li scriv,
(1x9)W.Dicr. p. 8. 6.
Lila) Unr descriizionc C in
LBUNARDI.
I i d k i cif., XXXlV (~969)~
P. 70 (nr.
Q~).
.
.'
.
,.
'.
~
NUOVE VOCI FQETICHE TRA SECOLO IX E XI
alJi fine del dz NiPiriis senza alcuna soluzione di continuita, cos
ehe sembrano fare esattamentc corpo con i versi che chiudonc
.l'opera di Marziano, e tali deve averli considerati I'amanuense
uioibe i versi non mancano di errori, come si pub vedere dall'ap
parato.. Si tratta dunque di una copia. E se kis li69-i~duo62ls de
penultimo verso si deve riferire, come sembra, a Marziano, bisogna
intendere i primi due libri del de Nwptiis, quelli appunto dove si
narrano le vicende delle nozze tra ,Filologia e .Mercurio, e quind
,bisogierebbe pensare i versi come originariamente apposti alla fini
del .secondo libro, od anche all'inizio del primo; tutto cib porterebbi
anche piu lontana da1 copista l'eth di composizione. Ma detto que,
sto, non ci sembra che altri elementi di datazione possano emergere
se non forse un generico termine post W m , da1 sesto verso, dovt
si ?ccenna in che cosa consiste il senso nascosto del de Nuph'is
quale sia dunque la chiaqe' che legittima la letturae da un signi,
ficato all'opera nel piano della cultura esistente: ((sermo decenr
iungitur et ratio r. Qui s&bra richiamata l'interpretazione che
della favola marzianea avevano dato i tre commentatori carolingi.
~iov-i
Scoto ha: 'u Philologia 4uippe studium rationis, Mercu' riusve facundiam sermonis insinuat r ('*); Martino di Laon: U Philologia amor rationis, Mercurius ver0 in significatione sermonis
ponatur r C=); e infine Remigio: ( i Philologia er& id est rationis
.war iuncta est Mercurio id est sermoni.. . igitur amor rationis
et s m o significatur Mercurius et PhiloLogi+ r ('Y). Dunque po,
tr-0
d i e , lasciando vasto margine di indeterminazione, Pos,
sec. IX-X,ante sec. xv. E potremmo anche avanzare l'ipotesi di
una origine carolkia, poich.4 ci sembra che entro questa civilta ha
, piena cittadinanza il problema che la poesia pone e il modo con cui
in essa viene risolto.
Da un punto di vista generale crediamo infatti plausibile e legittimo affermare che questi testimoni pih o meno contraddittori del.
l'opera diMarziano, acquistano minore peso di cultura dopo che si si:
bperato il secolo XI, ,o al pih tarhi, rna diremmo solo per alcuni am.
b h t i e situazioni particolari, il secolo successivo; perch.4 solo fino
questi anni il de Nuptiis svolge un molo e mantiene un significato importante, nella cultura medievale, quelle legato alla tradizione delle
. .
(X.)
Amf&e,
;s M m k n ~ m ,ed. C. E. L w , Camhndgc, Mars.. 1939 (The Mdirevd Academy
ol Amuiea, Publiearims. XXXIV), p. 3, 19.10.
(xze) Mnrmunis C*wru, ed. Dicx{ cir., P. xv.
(~23)Cito da1 Vat. Lar 3428, f. ir.
I 68
U A U D I O LEONARDf
.
.
.. :.
.,...;,?*$
&
,&,
L
sette arti C*)'). Si veda, tra le molte che si possono citare, la posif-assunta da Alano di Lilla, che pure di Marziano 6 conoscitore e
tatore P?;nel suo ritmo sulle sette arti tutto i1 bagaglio tra,
nale che ad ogni arte egli cerca di attribuire gli vien meno, la
tura r non pub nulla da sola, ogni sua regola si rompe e ognistrofe
si chiude con il trionfatore e inveratore di essa: t In hac Verbi CO-'
pula stupet omnis regula u C*). Solo entro un dibattito simile pub
avere rilievo il contrasto, sia per protestare che per assentire. Pifi
tardi dunque queste testimonianze, gqericamente, possono a s s m
mere un aspetto meramente letterario, di accessw di un particol
rissimo genere a Marziano, ('17) quando non siano l'espressio
vorremmo dire privata di un lettore, ch6 allora vanno ascritte a
storia di quest'ultimo, di cui possono anche essere sintomo e doc
mento di rilievo. Ma non sono piu il sintomo e la voce di una prc
blematica culturale riferibile al de Nuptiis.
IizA Cb. Lsoil~aoi.I r d * i eir.. XXXIII lroio).
W.
461-rr8.
I'.