FACCE VEDE`
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FACCE VEDE`
Anno V - Numero 151 - Giovedì 23 giugno 2016 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Politica La sentenza Euro 2016 Pd: Renzi difende il doppio incarico Adozioni gay: blitz della Cassazione Italia-Spagna vale già una finale Vignola a pag. 2 a pag. 3 Colosimo a pag. 12 IL NUOVO SINDACO DI ROMA SPINTO ALLA VITTORIA DALLA SPERANZA DI CAMBIAMENTO: STA A LEI DIMOSTRARE CAPACITÀ AMMINISTRATIVE di Francesco Storace irgi’, facce capi’. Virgi’, facce vede’. Virgi’, facce rifiata’. Da oggi si apre una nuova storia al Campidoglio, con il nuovo sindaco che entra nella pienezza dei poteri. Finisce Mafia capitale - speriamo - e comincia la stagione grillina. Virginia Raggi, trionfatrice del ballottaggio con oltre settecentomila voti (con Meloni e Marchini fermi al primo turno a poco più di quattrocentomila complessivi, a conferma delle chiacchiere a vuoto che si fanno...), è attesa alla prova dei fatti: con lei ci sono le ragioni del cambiamento, e sempre a lei sta la dimostrazione da offrire ai romani sulle sue capacità amministrative. Guidare la Capitale è un compito immane e farebbe tremare chiunque. Ma siccome la bicicletta ce l’ha, ci permettiamo di segnalare al nuovo primo cittadino di Roma alcuni dossier di assoluta urgenza e rilevanza. Sicuramente la Raggi sarà poco condizionabile dai malfattori e questo è un bene che sgombra il campo dai pregiudizi che l’attendono comunque al varco. Ma deve evitare di fare la stessa figura di Ignazio Marino: non la giudicheremo sugli scontrini, bensì sull’efficienza della macchina. La promessa di rinunciare alla carta di credito è la più facile da onorare se si ha un minimo di cervello e di buon senso. Ma poi c’è il resto. Virginia Raggi ha detto in campagna elettorale di voler puntare V FACCE VEDE’ Raggi entra in Campidoglio: i primi dossier riguarderanno buche, sicurezza, welfare, concorsi. E come far crescere il lavoro senza veti sui temi concreti. Bene: come intende affrontare, ora e non fra cinque anni, il problema delle IMMIGRAZIONE, COOP E CONTI TRUCCATI buche della città? Sicurezza: la lotta all’abusivismo commerciale, ad esempio, vedrà i suoi vigili urbani reprimere l’oscenità delle bancarelle non in regola davanti ai negozi oppure si continuerà ad opprimere la bottega tradizionale? Per liberarci dei campi rom che tempi intende dare all’amministrazione? La lotta alla delinquenza come vedrà impegnato il Comune di Roma? Welfare: il nuovo sindaco della città ha preso valanghe di voti in periferia. Lì ci sono i casermoni popolari e strutture sociali sempre più al servizio degli stranieri e sempre meno degli italiani. Per la Raggi questo è un problema o no? Campidoglio: il primo cittadino ha di fronte a se’ decine di migliaia di lavoratori, che sono suoi "dipendenti". Come intende ricucire il rapporto con la macchina amministrativa del Comune di Roma? Che cosa intende fare per rispondere alla domanda di giustizia sociale e di meritocrazia che sale da migliaia di persone che hanno vinto i concorsi e non vengono assunte a fronte di una carenza di organico spaventosa? E quelli che li stanno ancora espletando, come quelli per ispettori di polizia locale, che fine faranno? Poi le Olimpiadi. Poi lo stadio, gli stadi. Poi la metropolitana. Caro sindaco, a Roma bisogna fare tutto, ovviamente nella legalità. E ci mancherebbe altro. Ma se chi vuoi far entrare in giunta comincia con i veti contro il lavoro, non ci saranno ne’ occupazione ne’ case ne’ servizi. Perché da Roma scapperanno gli investitori. E questo non conviene nemmeno a chi sta sulla poltrona più importante del Campidoglio: lo diciamo perché colpiti dalla speranza di cambiamento che ti ha portato lassù. LA GIANNINI DÀ INFORMAZIONI ‘GREEN’ E POI SI VESTE DI VERDE PER SUGGERIRE UN TEMA Se il ministro gioca con la maturità di Igor Traboni on bastavano i temi del politicamente corretto, tracce per gli esami di maturità (come riferiamo a pagina 4) che in certi salotti radical-chic non avrebbero saputo fare di meglio. O di peggio, a seconda dei punti di vista. Adesso, infatti, ci tocca pure il ministro che lascia le tracce per le… tracce. Come se si trattasse di una caccia al tesoro, e non di una cosa seria. Il ministro in questione è la signora Stefania Giannini, già astro nascente del partito di Mario Monti e, quando questo si è sciolto come neve al sole, pronta a trasmigrare nel Pd, versione fedeltà assoluta al capo Renzi, mal digerita però da un ampio schieramento dem: ogni volta che c’è aria di rimpasto, in tanti sperano che tocchi proprio a lei trasmigrare di nuovo, per liberare un posto al governo. Fuor di politica, il ministro ora si diletta anche nel gioco del colore. Ci mancavano solo nomi di cose, fiori e città, ed eravamo a posto. L’altro ieri sera, infatti, alla vigilia della prima prova d’esame, Stefania Giannini, durante una videochat sul portale Skuola.net, aveva N CARA DI MINEO, TRUFFA MILIONARIA ALLO STATO Fruch a pag. 10 detto che “se la maturità fosse un colore, sarebbe verde”. E già questa dichiarazione bastava e avanzava per dare lo spessore, mica solo il colore, del ministro della Pubblica istruzione. Ma la signora, proprio come Pollicino, in realtà stava solo cercando di lasciare indizi come mollichine per aiutare i ragazzi, non essendo riuscita a farlo con scuole degne di questo nome, attrezzate e magari sicure, dotate di ogni confort e professori. E così, per tutta la notte, i ragazzi sui social si sono arrampicati sugli specchi e sui colori del ministro per cercare di in- terpretare quella frase. Ma niente. Finché la Giannini ieri si è materializzata a Uno Mattina, su Rai-Renzi. sorridente e di verde vestita, a pochi minuti dall’apertura delle buste telematiche. E infatti, tra i temi c’era anche “Il valore del paesaggio”. Ecco dunque il richiamo al verde, vestito compreso. Ma come prossimo colore il Ministro della Repubblica Stefania Giannini potrebbe scegliere il rosso: non tanto quello politico, che diamo per acquisito, ma quello che indora le gote di chi almeno un po’ di vergona, ogni tanto, la prova. 2 Giovedì 23 giugno 2016 AttUALItA’ IL POST BALLOTTAGGIO Renzi blinda il doppio incarico Alla vigilia della direzione nazionale, avverte: “Giusto che il Pd ascolti tutti, ma ora non si riapra la guerra per spartirsi le poltrone” di Robert Vignola ltra giornata di attesa in vista del regolamento di conti della direzione nazionale in casa Pd. Con Matteo Renzi che s’è svegliato potendo leggere due interviste assolutamente di rilievo sui giornali. La prima: sul Corriere della Sera Massimo D’Alema ha annunciato il suo no al referendum costituzionale di ottobre, svelando pure l’altarino di fondo di questi giorni, l’attacco al doppio incarico premier-segretario. Insomma, “baffino” vuole un’altra guida per il Pd. La seconda: la più sottile disamina di Romano Prodi su la Repubblica, in cui (lui, vecchio volpone democristiano) mette in risalto quanto il Pd sia poco di sinistra, ispirato a politiche che un tempo erano di Thatcher e Reagan e sulla esecrabile strada di un Partito della nazione. Normale che, davanti alle critiche incrociate, peraltro su due testate giornalistiche “pesanti”, di suoi così illustri predecessori, il presidente del consiglio abbia dovuto in qualche misura rispondere. E lo ha fatto con la sua enews, usando toni pacati e lontani dalla consueta prosopopea che lo contraddistingue. “I risultati delle amministrative hanno aperto una grande A discussione sulla stampa e dentro al Pd. Io penso che sia giusto dire la verità, sempre”, ha così esordito nelle personali riflessioni il premier. Ribadendo quanto già detto in precedenza: “I risultati nazionali sono a macchia di leopardo, con vittorie e sconfitte di tutti e tre gli schieramenti (Centrosinistra, Centrodestra, Cinque Stelle). Tuttavia l’eco dei successi dei Cinque Stelle è molto forte, non solo sui media. Perché se perdi a Roma dove è accaduto ciò che sappiamo, te lo aspetti. Se perdi anche a Torino dove per giudizio condiviso il sindaco uscente ha governato bene, scatta il campanello d’allarme. In alcuni comuni, dunque, i Cinque Stelle hanno interpretato meglio di noi la richiesta di cambiamento che proveniva dalla società. E hanno vinto, in modo netto”. UN fenomeno che però era già accaduto, sostiene Renzi, nel “ 2014, quindici giorni dopo il 41% delle Europee, il Pd perse per la prima volta dopo decenni Potenza, Perugia e Livorno. Perse Padova che aveva governato a lungo. E perse al ballottaggio, dopo aver vinto quasi sempre nettamente al primo turno”. Quindi, pur dicendosi pronto ad ascoltare il “territorio”, le “riflessioni” e le “critiche dei cittadini”, i “suggerimenti degli amministratori locali e dei circoli”, è passato al contrattacco. “Non credo però che questa discussione – seria e bella come tutte le discussioni vere – possa essere rimpiazzata dalla classica polemica sulle poltrone in segreteria o sul desiderio delle correnti di tornare a guidare il partito. Non credo ai caminetti: apriamo le finestre, spalanchiamole, altro che caminetti. Parliamo, certo: ma con gli italiani e degli italiani, non dei nostri equilibri congressuali. Il Pd deve caratterizzarsi per le cose che propone, non per le proprie divisioni interne, non di spartizioni interne alle correnti come avveniva in passato”. Il che, numeri alla mano (e statuti pure) lascia intendere che Renzi il doppio incarico non lo mollerà. Tutt’al più, se mai, lo farà dopo aver perso il referendum, dimettendosi da premier. Ma resterà segretario, a decidere quindi le liste bloccate delle prossime elezioni politiche. È ciò, a ben guardare, che lo rende inattaccabile. IL VECCHIO LEADER BOSSI ATTACCA SALVINI. DOMANI SARÀ UN CONSIGLIO FEDERALE TURBOLENTO Nella Lega c’è aria di resa dei conti È un attacco tripartito, un trittico d’interviste che ha il sapore di un regolamento di conti. Umberto Bossi ha rotto cosi il silenzio a pochi giorni dai risultati dei ballottaggi che hanno segnato una sostanziale frenata della crescita della Lega. E la lettura del senaùr è, come da copione, graffiante: “Se qualcuno pensa ancora di fare un micropartito al servizio di Berlusconi…”. Il titolo insomma è servito su un piatto d’argento, sotto il quale alberga un messaggio più ampio e una sfida al “capitano” Salvini: il congresso, da convocare per cambiare le radici stesse del partito. Inserendo “alcune regole che mancano nello statuto ma anche per “dare un mandato al segretario. Non è che siamo andati a letto una sera da federalisti e ci siamo svegliati un’altra cosa. La base non ha potuto votare, si è trovata addosso delle scelte che non avrebbe mai accettato”. E ancora: “Non è il congresso dove si cambia segretario, questo è secondario. Serve un congresso in cui la Lega possa diventare democratica davvero”. Con la possibilità di individuare un’altra leadership? Anche… “A me non piace la linea di Salvini. Non ho mai letto un programma per queste elezioni, va solo a raccattare un po’ di voti per poi scappare. Ma il cercare soltanto di prendere qualche sedia in più non porta da nessuna parte”, è la sentenza di Umberto Bossi. Chiaro che i risultati di domenica scorsa pesino: “La responsabilità del risultato elettorale leghista è di Salvini. Tutta di Salvini. Perché chi comanda ha la responsabilità. Salvini comanda e quindi lui ha tutta la responsabilità della sconfitta ai ballottaggi”. Che chiama in causa comunque anche gli alleati del centrodestra (“si son fatti vedere litigiosi. La gente non vota chi litiga”) ma boccia comunque un’altra traccia di novità del recente percorso leghista: “Una dichiarazione di voto a favore della Raggi a Roma io non l’avrei fatta. Ma noi siamo diversi, io metto al primo posto i valori come la libertà. In questo momento, invece, la Lega rischia di diventare un partito che perde peso agli occhi della gente, come del resto è avvenuto alle ultime elezioni”. CFanti account sui social network che fanno capo al leader del Carroccio non fanno cenno alle esternazioni di Bossi. Quel che è certo è che per venerdì è convocato un consiglio federale del partito. E le cartucce del “capitano”, reso più nervoso dalla decisione di smettere di fumare, potrebbero essere sparate in quell’occasione. R. V. BOLZANO Se la sinistra ha bisogno di Casa Pound La levata di scudi dei soliti noti contro possibili aperture della giunta cittadina verso i tre consiglieri di opposizione essera elettorale, schede, urna, voti, preferenze, elezioni. In una parola: democrazia. Quella che i figli della cosiddetta Liberazione dichiarano di voler difendere ad oltranza. Ma solo quando fa comodo a loro. L’ennesima prova di tale assunto è quanto sta accadendo a Bolzano. Una città i cui abitanti, recentemente recatisi alle urne per rinnovare l’amministrazione comunale, hanno scelto a rappresentarli anche tre consiglieri di Casa Pound. La vittoria conquistata (circa il 7% delle preferenze) già di per sé aveva scatenato polemiche a non finire. Rinfocolate in queste ore dal fatto T che il neo sindaco Renzo Caramaschi (Pd), riconfermato con poco più del 55% dei voti, ha dichiarato che nei confronti dei tre consiglieri di Cpi, pur se “distanti” non c’è “nessuna preclusione”. Anche perché “sono stati eletti”. Bontà sua. Ma non dei soliti “sinistorsi”, Anpi in testa che hanno espresso “allarme e sconcerto” per “l’apertura ad un movimento dichiaratamente neofascista”. Che potrebbe dunque essere “sdoganato”. In proposito il vicesindaco Baur (Svp) ha dichiarato tra l’altro di voler capire “la ragione del loro successo” e “parlare con loro per scambiarci impressioni”. Oltretutto – fatto questo che qualcuno ha descritto come sintomatico di possibili accordi sottobanco, prontamente smentiti da Caramaschi - i tre “fascisti del terzo millennio” si sono astenuti quando si è trattato di votare la nuova giunta. Apriti cielo. La levata di scudi di certa stampa e di certa sinistra non si è fatta attendere: “nella città che ha versato un doloroso contributo di vittime alle dittature l’aria sembra cambiata e se qualcuno propone di fare qualcosa perché non ascoltarlo anche se marcia sul Comune?” scrive qualcuno, ironizzando sulle possibili collaborazioni tra la nuova giunta e i tre consiglieri di opposizione.“Vorrei si mantenesse una discriminante ideale più che ideologica verso questa destra e vorrei evitare che a Cpi venisse assegnata la presidenza di qualche commissione consiliare” ha dichiarato un assessore. Su questa linea ovviamente la locale sezione dell’Anpi, secondo cui “nessuna intesa, ma anche nessun ipotetico dialogo con i neofascisti figli del populismo, perché si possono ricreare mostri”. Verrebbe da rispondere che i veri mostri sono coloro che continuano a soffiare sul fuoco dell’odio ideologico. Meglio, però, lasciare che a parlare siano i fatti. Come quelli che hanno consentito ai ragazzi di Cpi Bolzano di conquistare la fiducia dei loro concittadini, che li hanno visti al lavoro e hanno quindi premiato il loro impegno. Il resto sono chiacchiere. E lasciano – almeno questo è l’augurio, per la città altoatesina e non solo – il tempo che trovano. CdG Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Giovedì 23 giugno 2016 ATTUALITA’ MANCAVA SOLO LA SUPREMA CORTE A LEGITTIMARE IL PASSAGGIO NON PREVISTO DALLE UNIONI CIVILI Adozioni gay, timbro della Cassazione Fuochi d’artificio dalla solita sinistra. E torna a farsi sentire pure Monica Cirinnà: “Finalmente arriva quello che purtroppo abbiamo dovuto stralciare” “ACCORDO TRUFFA TRA RENZI E ALFANO” Il fronte dei contrari: adesso un referendum di Igor Traboni ancavano solo i giudici della Cassazione a sostituirsi al legislatore, a ‘introdurre’ di fatto la stepchild adoption in Italia, anche se la legge sulle unioni civili non contempla questo passaggio. E probabilmente ad anticipare le mosse del governo di Matteo Renzi che proprio su questo aspetto non si dà pace e, dopo averlo stralciato per forza di cose dall’impianto originario del ddl Cirinnà, è pronto a ripro- M porlo quanto prima. Sulla spinta della lobby gay e magari facendo leva anche su queste decisioni dei giudici. Ora, come detto, entra in scena anche la Cassazione che dice sì alla stepchild adoption, pur cercando di indorare la pillola dell'adozione del figliastro (il figlio del partner dello stesso sesso) ammettendolo in casi particolari. La prima sezione civile della Suprema Corte si è infatti pronunciata sul tema, con la sentenza 12962/16 del 22 giugno 2016, respingendo il ricorso del procuratore generale e conferman- do la sentenza della Corte di Appello di Roma con la quale è stata accolta la domanda di adozione di una minore proposta dalla partner della madre. Per la Cassazione, questa adozione "non determina in astratto un conflitto di interessi tra il genitore biologico e il minore adottando, ma richiede che l'eventuale conflitto sia accertato in concreto dal giudice". In pratica l'adozione del figliastro potrebbe creare un problema con l'altro genitore biologico, ma questo eventuale problema, secondo i giudici, va valutato caso a sentenza della Cassazione sulla stepchild adoption rende chiaro l'accordo truffa tra Alfano e Renzi sulla legge Cirinnà. Un accordo per prendere in giro gli italiani, sbandierando lo stralcio dell''adozione gay, mentre con il comma 20 si delegava la questione ai tribunali". Lo dichiarano in una nota congiunta Eugenia Roccella e Gaetano Quagliariello, parlamentari del movimento Idea. “Come era facile prevedere, la magistratura è intervenuta a gamba tesa, e lo ha fatto in tempi brevissimi: a poche settimane dall'approvazione della legge la stepchild è ormai data per scontata, e così l'utero in affitto, che ne è la logica premessa. L'adozione del compagno, infatti, nel caso di coppie maschili, include ovviamente il ricorso alla ma- L ternità surrogata a pagamento. Chi dichiarava che la frontiera da non superare era l'omogenitorialità e l'utero in affitto, raccoglie oggi i frutti di una colpevole remissività nei confronti dell''arroganza renziana. L'unico modo per frenare oggi la deriva antropologica e il nuovo mercato della filiazione - concludono Roccella e Quagliariello – è il referendum per abrogare una parte della legge sulle unioni civili, a partire dal comma 20". L’ipotesi-referendum è sostenuta anche dal Presidente della Commissione lavoro del Senato Maurizio Sacconi, che ha dichiarato: “Continua il processo di sovversione antropologica incoraggiato dalla sinistra al quale sarà necessario opporre la possibilità per il popolo tutto di esprimersi attraverso un referendum sulla genitorialità omosessuale". per caso. Come se si trattasse di un orpello. Sempre secondo la Suprema Corte, l'adozione in questi casi "prescinde da un preesistente stato di abbandono del minore e può essere ammessa sempre che, alla luce di una rigorosa indagine di fatto svolta dal giudice, realizzi effettivamente il preminente interesse del minore". Insomma, giudici e legislatori procedono di gran carriera verso il vero obiettivo, neppure tanto velato, che è quello di arrivare a dare legittimazione alla pratica dell'utero in affitto, effettuata all'estero sia da coppie eterosessuali che omosessuali, visto che in Italia la legge comunque la vieta. La sentenza ha ridato fiato a certa sinistra: l’Arcigay parla addirittura di “giorno di festa”, per il sottosegretario Della Vedova “si ristabiliscono diritti”, mentre torna a farsi sentire l’immancabile Monica Cirinnà, secondo la quale “la Cassazione stabilisce finalmente che quanto abbiamo sostenuto, e purtroppo dovuto stralciare, dal testo delle unioni civili non soltanto è legittimo ma soprattutto è giusto". ROVENTE CAMBIO DELLA GUARDIA, PROTAGONISTA L’ORMAI EX CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA De Giorgi, bordate per conto del governo L’ammiraglio uscente: “Su Tempa Rossa sono stato vilipeso da fonti anonime, ma avrò la mia vendetta, in un modo o nell’altro” chizzi di petrolio sull’immagine della marina. Un passaggio delle consegne che avviene tra i veleni. Quelli lanciati dall’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, coinvolto nell’inchiesta di Tempa Rossa e perciò defenestrato. “Offeso dai media, vilipeso da fonti anonime, avrò la mia vendetta, in un modo o nell'altro”, il messaggio che il capo di Stato Maggiore della Marina uscente ha voluto lanciare a margine della di avvicendamento con il suo sostituto, ammiraglio di squadra Valter Girardelli. Per De Giorgi si è verificato un “massacro ingiustificato”, con ciò sparando ad alzo zero sulla magistratura di Potenza su presunte pressioni per attività legate alla Marina in Sicilia. Anche se De Giorgi, che ha parlato pure di “interessi oc- S L’ammiraglio De Giorgi bacia la mano al ministro Pinotti culti”, ha voluto pure smentire se stesso, dicendo che non ce l’aveva con i magistrati (e allora con chi?) esprimendo la fiducia di rito sul fatto che “tutto si chiarirà. Mi sono avvalso di tutti gli elementi legali per tutelare la mia dignità”. Andando più nel dettaglio, l’am- miraglio non ha mancato di mostrare una narrativa studiata della sua vicenda, parlando di navigazione che “non è stata sempre calma: gli attacchi contro di me non meritano attenzione oggi, soprattutto non la meritano i corvi e gli interessi occulti che hanno diffuso dossier anonimi per tentare di condizionare il futuro della Marina”. Il tutto sotto lo sguardo, e per l’imbarazzo, del ministro della Difesa Roberta Pinotti, del Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano, del ministro dell’Interno Angelino Alfano e delle altre massime autorità militari e dei servizi di intelligence del Paese, oltre che di numerose autorità civili e ovviamente di molti tra ufficiali, sottufficiali, graduati e marinai che affollavano la piazza d’onore del Ministero della Marina. De Giorgi ha quindi sottolineato il “sostegno morale” che gli è venuto in questi mesi dalla forza armata ed anche dal presidente della Repubblica e dal “presidente del Consiglio che ha avuto il coraggio di difendere pubblicamente la mia re- putazione, all’apice della tempesta, quando altri hanno preferito defilarsi”. Sempre riferendosi al premier, ha scandito: “Sono grato e orgoglioso per il suo coraggio e la sua leadership”. E poi il messaggio più sentito, quello per la moglie Elisabetta e il figlio Gabriele: “Senza di loro sarei stato perduto infinite volte. Il loro amore è stata la mia salvezza, la mia consolazione e il porto sicuro da cui ripartire nei momenti più difficili e duri della mia vita”. Un momento che umanamente merita rispetto, ma che finisce ancora una volta per confermare quanto si senta uomo di Renzi: Gabriele De Giorgi è infatti segretario particolare del sottosegretario agli interni Domenico Manzione, in sostanza uno del cosiddetto “giglio magico”. E messi insieme tutti questi tasselli, le bordate dell’ammiraglio acquisiscono tutto un altro aspetto: quello di una nuova schermaglia sul fronte, segreto ma ormai caldo, della neanche troppo sotterranea guerra tra governo e magistratura. 4 8 Giovedì 23 giugno 2016 ATTUALITA’ MATURITÀ 2016: TRACCE SCONTATISSIME. SONO MANCATE SOLO LE UNIONI CIVILI… Eco, Padoan, immigrati: ecco i temi del “politicamente corretto” Renzi e la Boschi gongolano. Gasparri: “Una schifezza paracomunista” REFERENDUM CONTRO IL DDL GIANNINI Intanto gli insegnanti raccolgono le firme a campagna di raccolta delle firme per il referendum sulla Buona scuola è agli sgoccioli: invitiamo tutta la popolazione a recarsi nelle piazze e nelle strade principali d'Italia dove sono allestiti i banchetti e sottoscrivere i quesiti referendari contro la legge 107/2015". Così l’organizzazione sindacale della Gilda degli Insegnanti esorta allo sprint finale in vista del 5 luglio, quando le firme dovranno essere consegnate in Corte di Cassazione. "Non soltanto il popolo della scuola, ma tutte le cittadine L di Igor Traboni rosegue l’opera di ‘renzizzazione’ della scuola, anche nella scelta delle tracce per la prova di Italiano dell’esame di maturità. Ieri mattina, infatti, i circa 500mila studenti alle prese con la maturità 2016 si sono trovati davanti tracce per lo più nel segno del ‘politicamente corretto’, da dipanare poi nel corso delle sei ore previste per la prova, anche se al Gay Center l’hanno presa male pure loro, lamentando la mancanza di una traccia sulle unioni civili (magari protesteranno ancora nei prossimi giorni, finché qualche anonimo funzionario del Ministero non verrà riconosciuto colpevole di un misfatto del genere P e destinato ad altro incarico). Il tema ‘classico’ è stato imperniato su Umberto Eco – lo scrittore scomparso da poco la cui produzione non è difficile avvicinare a certi salotti radical-chic – e su una citazione dell’autore del ‘Nome della rosa’ a proposito delle funzioni della letteratura. Per il saggio breve, quattro le tracce proposte: una sul rapporto padre e figlio in arte e letteratura. La seconda, per il saggio economico, ha come titolo: “Crescita, sviluppo e progresso sociale. È il Pil misura di tutto?”, ed è apparso un chiaro invito a dissertare sulle misure economiche (non) messe in atto da questo governo. Insomma, mancava solo il faccione di Pier Carlo Padoan a dettare la traccia Il terzo tema è stato invece un invito a discettare sul “valore del paesaggio”. Quindi, come quarta traccia “L'uomo e l'avventura dello spazio”, che prendeva spunto dalle esperienze dei due astronauti italiani Umberto Guidoni – poi candidato ed eletto all’Europarlamento con i comunisti italiani e quindi transitato attraverso Sel - e Samantha Cristoforetti, autentica icona del duo Renzi-Boschi, anche se poi ha avuto il coraggio di declinare l'invito alla Leopolda (speriamo che a qualche ragazzo non sia tornato in mente questo passaggio, altrimenti potrebbero essere guai seri). Immancabile, e anche ampiamente preventivato, per il tema di storia, la riflessione sulle donne al voto nel 1946. Ed ecco poi l’altro, scontatissimo omaggio al politicamente corretto APPROVATA UNA LEGGE AD HOC Arrivano gli “educatori” con obbligo di laurea a Camera ha approvato la legge che regolamenta la professione di ‘educatore’, figura cui è demandato di occuparsi di chi ha bisogno di cura e sostegno, con tanto di obbligo di laurea per gli educatori professionali e i pedagogisti. La legge introduce anche il principio per cui, nell’ambito della professione educativa, esisteranno due tipi di educatore, inquadrati per la prima volta nel livello di conoscenze stabilite dal Quadro europeo delle qualificazioni professionali (Qec) e ognuno coi suoi ambiti di azione: socio-pedagogico e socio-sanitario. L’attività di quest’ultimo resta disciplinata come professione sanitaria, per l’area della riabilitazione (alle aree della disabilità, delle dipendenze, delle patologie). La formazione di questo educatore professionale avviene presso le L strutture del Sistema sanitario nazionale e le strutture di assistenza socio-sanitaria degli enti pubblici, individuate con protocolli di intesa tra regioni e università. Per quanto riguarda invece l’educatore professionale socio-pedagogico, questi, come detto, dovrà invece conseguire il diploma di laurea in Scienze della formazione e dell’educazione. Tutto questo potrebbe ingenerare della confusione, anche se gli ambiti di intervento sono diversi: l’educatore professionale sociopedagogico andrà ad agire nei servizi e presidi socioeducativi e socioassistenziali, nonché nei servizi e presidi sociosanitari, mentre quello sociosanitario opererà nei soli presidi e nei servizi sanitari e sociosanitari. in materia di immigrazione e accoglienza, con una citazione di Piero Zanini (architetto, autore di un libro di vent’anni fa da cui appunto la frase) sul tema del “confine”. In particolare la traccia riguarda:“Confini, muri reticolati, costruzione e superamento dei confini, le guerre per i confini”. A parte i soliti tg allineati al Renzipensiero, tutti quindi ad intervistare ragazzi estasiati dai temi scelti che neanche davanti a un gol di Messi, sui social i commenti sono stati tutt’altro che positivi. E anche a livello politico, i commenti sono stati ovviamente diversi. Appena sono uscite le tracce, il premier Renzi ha immancabilmente twittato: “Le tracce della maturità 2016 prima prova mi sembrano belle, e i cittadini, hanno dimostrato finora una viva partecipazione – fa sapere ancora la Gilda - Adesso bisogna sfruttare questi ultimi giorni, e in particolare il prossimo week end, per superare la soglia delle 500mila sottoscrizioni. Firmare contro la chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici e per abrogare le maggiori storture della riforma - conclude la nota la Gilda - è un impegno che non riguarda solo gli insegnanti ma tutto il Paese, perché si tratta di una battaglia di democrazia". ricche di spunti #inboccaallupo". Per il ministro Stefania Giannini, “gli argomenti sono stimolanti e sono fiduciosa sul felice esito di questo esame". Da twitter ha detto la sua anche il ministro Maria Elena Boschi: "Chissà quanti studenti oggi hanno scelto di scrivere dei 70 anni del voto alle donne. Davvero un bellissimo argomento! #inboccaallupo". Di ben altro avviso Maurizio Gasparri, di Forza Italia, peraltro con una figlia alle prese con questi esami: “La scuola italiana è ''comunistizzata'' come lo era 40 anni fa. Le tracce di oggi sono schifezza paracomunista: quel ''trombone'' di Eco, pace all'anima sua, o il tema sui confini per ammiccare alle questioni dell'immigrazione". 5 Giovedì 23 giugno 2016 ESTERI FRANCIA: SCOPPIA LA POLEMICA SUL DIVIETO DI MANIFESTARE CONTRO IL JOBS ACT Ancora in piazza? Il prefetto dice no I sindacati: “Svolta autoritaria. sfileremo lo stesso”. Anche la destra e i socialisti contrari al provvedimento COREA DEL NORD Pyongyang insiste con i test missilistici a Corea del Nord ha effettuato un nuovo test missilistico: ieri mattina – la notizia è stata diffusa da fonti della Difesa sudcoreana – sono stati lanciati due razzi a medio raggio: il primo test sarebbe fallito mentre il secondo missile sembra abbia percorso una distanza di 400 chilometri. Stando alle informazioni rese note, si tratta di razzi di modello Musudun, che hanno una gittata tra i 2500 e i 4000km, capace dunque di minacciare sia Giappone e Corea del Sud, sia le basi americane dell'isola di Guam, nel Pacifico. Il primo lancio – riferiscono le agenzie – è L di Cristina Di Giorgi l prefetto di Parigi ha vietato la manifestazione prevista per oggi (la decima in tre mesi) convocata dal coordinamento di sette sindacati che guida la lotta contro la riforma del lavoro. In seguito ai gravi incidenti accaduti nel corso della protesta del 14 giugno (40 feriti e 58 arresti e scene di vera e propria guerriglia urbana), le autorità avevano proposto un “raduno statico” (più semplice da controllare) invece del corteo in una piazza parigina. Gli organizzatori I avevano però rifiutato, ipotizzando due itinerari alternativi per il corteo. Ma la risposta delle autorità che, sottolinea la stampa, si è fatta attendere a lungo, è stata negativa. Quindi, anche in conseguenza dell’interruzione del dialogo tra governo e sindacati, il divieto.“Non ho avuto scelta” ha dichiarato il prefetto. Si realizza dunque lo scenario ipotizzato dall’inquilino dell’Eliseo, che aveva parlato di stop alle agitazioni nei giorni in cui la Francia si sarebbe trovata sotto i riflettori per via degli Europei di calcio, onde dare la prevalenza, quanto all’attività delle forze dell’ordine, alla prevenzione e contrasto del terrorismo. E aveva nel contempo dichiarato che non ci sarebbero state più “autorizzazioni a manifestare se non viene garantita la protezione dei beni e delle persone”. Una decisione, quella delle autorità francesi, il cui ultimo precedente risale al 1962, quando si protestava per l’Algeria. Inevitabile e forse anche prevedibile il mare di proteste scatenatesi. Paradossalmente il divieto è infatti riuscito a mettere d’accordo tutti: sia a destra che a sinistra, sono infatti stati molti quelli che hanno commentato negativamente il provvedimento prefettizio. Tra loro anche la fronda del Partito socialista (contraria all’eccessivo liberismo della riforma) e diversi movimenti sindacali schierati su posizioni favorevoli al jobs act. Gli organizzatori della mobilitazione, secondo i quali le ragioni del divieto sono di natura politica più che dettate da motivi di ordine pubblico, hanno comunque chiesto un incontro urgente con il ministro dell’Interno Cazeneuve, che sembra abbia accettato di ricevere una delegazione. Nel frattempo, su internet, volano le adesioni alla petizione on line “Non rispetterò il divieto a manifestare”: l’appello alla disobbedienza avvenuto alle 5.58 ora locale e dalle prime indicazioni (confermate anche da fonti Usa) sembrerebbe che il missile si sia disintegrato nel mare del Giappone. Il secondo lancio è stato effettuato circa due ore dopo il primo. Condanne per il nuovo esperimento balistico nordcoreano sono giunte dal Giappone (che ha presentato protesta formale), da Seul e dagli Stati Uniti, il cui Dipartimento di Stato ha dichiarato che i due lanci di ieri costituiscono una “chiara violazione delle risoluzione Onu che vietano a Pyongyang l'uso di ogni CdG tecnologia balistica”. in poche ore ha infatti già ottenuto oltre 130mila adesioni. E se il leader sindacale Mailly, poco prima dell’annuncio del divieto, aveva addossato la responsabilità del fallimento del dialogo sociale all’autoritarismo del premier Valls “rigido oltre il possibile”, aggiungendo che in caso di stop “la Francia entrerebbe nella categoria dei Paesi che non si qualificano per democrazia”, a proibizione acquisita gli organizzatori hanno fatto sapere di ritenerla inaccettabile e che comunque tenteranno ugualmente di sfilare per le vie di Parigi. Che si trova ancora una volta al centro di un vortice di tensione dagli esiti imprevedibili. STATI UNITI CLIMA DA GUERRA FREDDA Il Senato boccia la stretta sulle armi Tensioni tra Nato e Russia Respinte quattro proposte di legge. Durissima la critica della Casa Bianca: “È vergognoso” epubblicani e democratici hanno presentato, al Senato americano, quattro proposte di legge in materia di rafforzamento del controllo sulla vendita e detenzione di armi da fuoco. Che, in seguito a veti incrociati, sono state tutte respinte. Non è stato infatti raggiunto, su nessuno degli emendamenti discussi, il quorum di 60 voti su 100 necessario per far proseguire l’iter normativo (il risultato è stato di 53 a favore e 47 contrari). Nonostante una maratona di interventi di quasi 15 ore e il tentativo di trovare intese bipartisan, sul contestatissimo tema è dunque ancora nulla di fatto. E questo nonostante quasi ogni giorno le pagine di cronaca si riempiono di episodi connessi alla diffusione incontrollata di armi da fuoco (ultimo ma non unico, la recente strage di Orlando). Episodi che dovrebbero indurre le forze politiche a trovare un accordo su un argomento che sembra però restare un tabù. Tra l’altro due delle proposte in votazione (una repubblicana e una democratica) avevano entrambe R come obiettivo quello di impedire l’acquisto di armi a persone coinvolte in vicende legate al terrorismo, ma lasciavano rispettivamente ai giudici e al governo il compito di attuare la limitazione suddetta. La terza proposta (repubblicana) riguardava in particolare il tentativo di impedire che le armi possano essere acquistate da persone affette da infermità mentale e chiedeva di aumentare la disponibilità finanziaria destinata al controllo dei precedenti dei potenziali acquirenti. L’ultimo documento, a firma democratica, richiedeva che tutti coloro che intendessero comprare armi fossero sottoposti ad un test dei precedenti. In tutto questo, i due partiti si sono annullati a vicenda, sbarrando reciprocamente la strada alle proposte presentate. Nelle prossime ore – riferiscono le agenzie – arriverà in aula una quinta proposta: le previsioni però, nonostante tutto, sono tutt’altro che ottimistiche. Durissimo, in proposito, il commento della Casa Bianca, che per bocca del portavoce Josh Earnest ha descritto l’accaduto come una “vergognosa dimostrazione di viltà”. Parlando alla Cnn, Earnest ha sottolineato il fatto che andando avanti in questo modo si continua “a mantenere una scappatoia che permette a persone sospettate di terrorismo di comprare un'arma. E’ una cosa che non ha senso”. Da registrare poi sul punto, oltre all’appello dello stesso presidente Obama che, all’indomani della strage di Orlando, aveva parlato di armi “troppo facili da ottenere”, una nota in cui la National Rifle Association, espressione della potente lobby che si batte per il diritto costituzionale a detenere e portare armi, ricorda che “gli alleati del presidente Obama hanno dimostrato di essere più interessati ai giochi politici che ad affrontare la mancata capacità di tenere gli americani al sicuro dalla minaccia del terrorismo islamico”. Stella Spada ontinuano le frizioni tra Nato e Russia sui numerosi spostamenti e posizionamenti militari nell’Europa dell’Est. Dal 7 al 17 giugno la Nato ha condotto sedici esercitazioni nominate “Anaconda” sul territorio polacco, a cui hanno partecipato più di 31mila uomini provenienti da 24 Stati membri. Stando alle dichiarazioni di figure d’alto rilievo interne all’ambiente dell'Alleanza Atlantica, il maggior timore degli Stati membri è la capacità russa nel collocare, in maniera rapida ed efficace, un numero così elevato di truppe al confine con Paesi facenti parte dell’Alleanza e con l’Ucraina. Le esercitazioni militari russe iniziate dal momento dell’annessione della Crimea nel 2014 continuano a suscitare polemiche. L’Alleanza atlantica interpreta le decisioni strategiche del governo di Putin come una minaccia all’integrità territoriale dei Paesi confinanti con la Russia. Allo stesso tempo, l’amministrazione russa percepisce la Nato - e le sue manovre militari - come un aggressore da cui diffidare. Il caso della Russia rimarrà sull’agenda politica dell’alleanza an- C che durante il summit di Varsavia del prossimo mese. Nel frattempo, la Nato sta pianificando un’iniziativa finalizzata allo schieramento di circa 4.000 uomini da spartire tra la Polonia e gli Stati baltici di Estonia, Lituania e Lettonia. Il generale delle truppe americane in Europa, Ben Hodges, ha lanciato una proposta per creare un’area Schengen militare che faciliti i movimenti delle forze Nato all’interno del Vecchio continente al fine di poter eguagliare l’efficacia delle truppe russe. Durante un momento storico delicato in cui la sicurezza europea è profondamente minacciata dal terrorismo islamico, e la stabilità politica del Medio Oriente e dell’Africa del Nord rimane un’assoluta priorità, Usa e Ue non riescono - per interessi personali o per una politica estera miope - a rafforzare la cooperazione con la Russia. L’aria che si respira è simile a quella della Guerra Fredda, una guerra che diversi storici non considerano mai realmente terminata. Invece di dialogare si continua ad alimentare la tensione tra Paesi che dovrebbero essere alleati. Il gioco del Risiko è ricoC.P.P. minciato. 6 Giovedì 23 giugno 2016 DA ROMA E DAL LAzIO ANCORA INCERTEZZA SULLA GIUNTA, MENTRE FA DISCUTERE IL CODICE ETICO CON MULTA Raggi apre la porta del Campidoglio Intanto la procura ha avviato un fascicolo sugli incarichi legali all’Asl Rm F di Giuseppe Sarra irginia Raggi è ufficialmente il nuovo sindaco di Roma. Oggi pomeriggio, intorno alle 18, ci sarà l’ultimo scoglio: il passaggio di consegne con il commissario Francesco Paolo Tronca. Sono comunque ore tese in casa 5 Stelle: dalla designazione della giunta comunale al codice etico con tanto di multa firmato dal neo sindaco, che ieri ha incontrato il direttorio del movimento per fare il punto sulla situazione. Sono ancora un paio le incognite sulla squadra di governo. A partire dal suo braccio destro, nodo che sarà sciolto molto probabilmente all’ultimo momento. Il papabile Daniele Frongia, infatti, ha smentito senza se e senza ma. Non resterà comunque a boccia asciutta perché “il neo sindaco vuole farmi capo di gabinetto, un incarico tecnico, ma sicuramente né assessore né vicesindaco”. E’ quasi fatta, invece, per il ritorno di Francesca Danese, già assessore alle Politiche sociali e abitative della giunta Marino, nota nel mondo del volontariato. Il bilancio dovrebbe essere affidato a Marcello Minemma, mentre Alberta Parissi si occuperà delle Attività produttive. Partita chiusa anche per Cristina Pronello ai Trasporti, cresciuta al Politecnico di Torino. Per il resto Paolo Berdini all’Urbanistica, che fa tremare il comitato per Roma 2024, Paola Muraro all’Ambiente, Luca Bergamo alla Cultura e Andrea Lo Cicero allo Sport. Vacante il delegato alla Scuola. Fa discutere però il codice etico con multa firmato dal primo cittadino grillino, che, insieme agli assessori e i consiglieri, “dovrà rispettare”. Dovranno quindi, V si legge, “operare in sintonia con le indicazioni date dallo staff”, altrimenti scatta la multa per danno di immagine di almeno 150mila euro. Ma anche gli assessori dovranno coordinarsi con i responsabili della Comunicazione del M5s nel Parlamento (Gruppo Comunicazione) e dovranno informarsi ai principi di “trasparenza”. Non è tutto, la squadra di governo dovrà dimettersi se una consultazione in rete o i garanti “decidano per tale soluzione nel superiore interesse del preservazione dell’integrità del M5s”. Intanto la procura di Roma ha aperto un fascicolo, attualmente senza indagati e senza ipotesi di reato, ad una settimana dal caso sugli incarichi legali della Raggi all’Asl Roma F di Civitavecchia. L’apertura è stata decisa dopo la presentazione di un esposto da parte dell’associazione Anlep, che ipotizza il reato di falso ideologico. A lanciare la notizia è stato il Fatto quotidiano, secondo cui l’azienda sanitaria, almeno stando alla ricostruzione, si sarebbe avvalsa della collaborazione di Raggi nella causa contro il dottor Giuseppe Crocchianti: l’imprenditore, morto lo scorso febbraio, avrebbe fatturato prestazioni mai effettuate alla Regione per centinaia di migliaia di euro. Il primo incarico è giunto nel luglio 2012, il secondo, invece, due anni più tardi e sarebbe stato affidato bypassando il regolamento. In pratica la Raggi, che già sedeva sugli scranni di Palazzo Senatorio, non era iscritta all’albo dell’Asl creato nel novembre 2012. Ciò nonostante l’attuale primo cittadino ha ricevuto il delicato caso in virtù del precedente incarico. Non solo, i riflettori si sono accesi anche sulla dichiarazione della Raggi dell’epoca, che ammontava a 17.287 euro. Pronta la replica del sindaco di Roma: “Mi è stato conferito un incarico nel 2012, ho effettuato una serie di attività, ho messo una fattura di acconto nel 2014 che è entrata nella contabilità dell’azienda. Poi ha fatto una serie di giri come in tutte le aziende medio-grandi, è stato emesso un mandato di pagamento nel 2015. E questa fattura mi è stata liquidata nel 2015 e quindi - ha spiegato in un’intervista ad Euronews - è entrata in tutte le mie dichiarazioni nello stesso anno, esattamente come è previsto per i liberi professionisti che debbono dichiarare secondo il principio di cassa e non quello di competenza”. IL CASO Ama, il cda si azzera ra stato ventilato nei giorni scorsi. Alla fine il Cda di Ama ha presentato le dimissioni, rimettendo il proprio mandato nelle mani del neo sindaco Virginia Raggi. Nel corso dell’ultima riunione, il CdA ha acquisito agli atti il rapporto di sintesi sulle attività consiliari, le azioni intraprese dall’azienda e i risultati conseguiti nei 28 mesi dall’insediamento, avvenuto nel gennaio 2014. Quattro gli ambiti fondamentali di intervento individuati nel report: “razionalizzazione economica ed organizzativa, sviluppo della raccolta differenziata, miglioramento e completamento dei servizi erogati e progettazione per l’evoluzione del ciclo impiantistico dei rifiuti”, si legge. L’obiettivo finale del Piano Industriale pluriennale dell’azienda è “la realizzazione, con progettazione già definita, di 4 Ecodistretti (uno per ogni quadrante della città) per ottenere in proprio il massimo recupero dei materiali”. E MAFIA CAPITALE, IL MINISTRO ASCOLTATO COME TESTIMONE PER I FATTI DI QUANDO ERA A CAPO DELLA LEGA COOP Poletti e il rapporto con Buzzi “Lo conoscevo: era presidente di una realtà importante, forse ho sollecitato i pagamenti” n teste speciale è stato ascoltato nell’aula bunker di Rebibbia dove va in scena il maxiprocesso di Mafia Capitale. Ad entrare dalla porta principale è stato il ministro del Lavoro del governo Renzi, Giuliano Poletti, ex U presidente di Lega Coop. Il ministro ha subito chiarito il suo rapporto con il ras delle coop Salvatore Buzzi, ritenuto a capo della cupola di Mafia Capitale. “Ho conosciuto Buzzi. L’ho incontrato perché era presidente della coop 29 giugno, una coop importante anche per dimensione, ed era componente della lega coop del Lazio”, ha precisato. Rispondendo a una domanda sulla possibilità che Buzzi gli abbia chiesto di fare pressioni sull’amministrazione locale, Poletti - che nel 2008 era presidente della Lega Coop Nazionale - ha spiegato: “L’unica cosa che considero ragionevole possa essere accaduta riguarda i tempi dei pagamenti alle cooperative sociali, perché in quel periodo erano lunghi e rappresentavano un problema per i fornitori che faticavano a pagare gli stipendi. Era una richiesta che mi arrivava da tutte le cooperative”. Insomma, questioni di normale amministrazione. Riguardo alla cena alla quale ha partecipato, nel 2010, presso il centro per migranti Baobab, Poletti ha detto: “Ho partecipato alla cena della foto uscita sui giornali, il 20 settembre 2010 al Baobab. Ricordo Alemanno, Buzzi, i rappresentanti delle cooperative e altri rappresentanti istituzionali ma l’ho rivisto dopo leggendo i giornali e guardando le foto. Sono stato invitato a visitare Baobab almeno 10 volte prima di quella sera, perché era un centro che rappresentava positivamente il lavoro delle cooperative sugli immigrati”, successivamente chiuso nel dicembre scorso. GRAVE UN UOMO, FERITE DUE RAGAZZE. LA POLIZIA È AL LAVORO PER RICOSTRUIRE LA DINAMICA DELLA SPARATORIA Far west al campo rom Intanto il neo sindaco frena lo smantellamento, propone un censimento e misure stringenti ar west al campo rom di via Candoni. Una violenta sparatoria si è consumata mercoledì sera nel corso della quale sono rimaste ferite tre persone, due delle quali raggiunte da colpi di arma da fuoco. Un ennesimo episodio di violenza che conferma l’alta pericolosità del cosiddetto “Villaggio della solidarità”, noto alle cronache anche per le tante inchieste e i reati commessi da alcuni residenti della struttura: dai borseggi ai furti, dai roghi tossici al racket alla prostituzione. F L’allarme è giunto poco dopo le 21 e 30 al centralino del 113, con il conseguente intervento delle volanti della polizia e successivamente delle ambulanze del 118. Il più grave è un uomo di 48 anni, raggiunto al petto da un colpo di arma da fuoco, che è stato sottoposto nella notte a un delicato intervento chirurgico e non sarebbe in pericolo di vita. Ferita ad una gamba, invece, una ragazza di 26 anni, curata al pronto soccorso con una prognosi di 10 giorni. Mentre un’altra ragazza è stata soccorsa dal personale del 118 per una contusione a una coscia e la frattura a un dito della mano, se la caverà con una prognosi di 26 giorni. Gli agenti del commissariato San Paolo proseguono senza sosta le indagini per stabilire la dinamica della sparatoria e rintracciare eventuali altri soggetti. Sicurezza, salute e legalità: questioni prioritarie per i romani, che chiedono l’immediato smantellamento dei campi alla nuova amministrazione capitolina, che però frena. “L’Europa non ci chiede lo smantellamento - ha precisato il neo sindaco Raggi, intervistata da Euronews - ci chiede il superamento, una cosa diversa. Lo smantellamento presuppone che dall'oggi al domani si chiudano i campi. È evidente che un’operazione così netta implica semplicemente lo spostamento delle persone”. Quindi i grillini propongono un superamento graduale che passa per un censimento: dalle condizioni socio-economiche, patri- moniali e reddituali degli abitanti, ma anche i controlli incrociati sui conti bancari. “I bambini devono andare a scuola, i giovani devono essere avviati al lavoro e gli adulti devono lavorare e pagare le tass”, ha aggiunto Raggi, promettendo: “Chi ha la possibilità di comprarsi o di affit- tarsi una casa lo farà, esattamente come fanno tutte le altre persone in Italia, anche perché non è tollerabile vedere all’esterno dei campi rom macchine di grossa cilindrata, sapendo che molte persone che abitano nei campi hanno giá una casa di proprietá altrove. Questo deve cessare”. 7 Giovedì 23 giugno 2016 DA ROMA E DAL LAzIO APERTURA DEL PAPABILE ASSESSORE GRILLINO BERDINI Roma 2024, la cultura del “ni” Intanto anche Mattarella promuove i giochi olimpici di Marco Compagnoni ossibile dietrofront dei grillini sulla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024. Al termine di una campagna elettorale ricca di bocciature e di perplessità sui giochi olimpici, dal possibile assessore Paolo Berdini arriva un’apertura al progetto che piace tanto ai romani, sostenuto con forza da Giovanni Malagò (Coni) e da Luca Cordero di Montezemolo (Comitato Roma 2024). Dalla cultura del “no” a quella del “ni”, insomma. Un’opportunità per Roma, che beneficerebbe di 188mila posti di lavoro oltre alla crescita del pil, in quel periodo, del 2,4% grazie agli importanti investimenti, a suon di miliardi, in cantiere: dal sostegno al turismo alle infrastrutture di trasporti al restyling delle strutture sportive. E proprio su questo punto l’aspirante assessore grillino ha chiarito ai microfoni di Radio 24: “Io contrario alle Olimpiadi? No, assolutamente. Se noi costruiamo tre nuovi centri sportivi per le Olimpiadi all’interno di zone dove non c’è nulla, e ci abitano anche 30mila persone, allora in quel caso facciamo un’operazione che ha una nuova ottica nel vedere i grandi eventi”. Aggiungendo che “non bisogna essere contrari ai grandi eventi a priori, ma capire se portano benefici. Abbiamo ancora sotto gli occhi la vicenda di Torino dove abbiamo lasciato gli impianti alla malora”. P Un spunta decisiva è giunta dal capo dello Stato Mattarella, che ha sostenuto: “Se le Olimpiadi del 2024 si svolgeranno in Italia, potranno rappresentare un’occasione anche di rilievo sociale, come accadde nel 1960, quando Roma ospitò le prime Paralimpiadi”. “Nel 1960 - ha ricordato il capo dello Stato, consegnando al Quirinale la bandiera italiana agli atleti azzurri che parteciperanno alle prossime Olimpiadi e Paralimpiadi di Rio de Janeiro - Roma ha lasciato un segno, un’impronta nello sport mondiale, e che tra i giochi e il luogo in cui si svolgono c'è una forte integrazione”. Perché, ha sostenuto Mattarella, “incidono sul territorio e il luogo in cui si svolgono. Anche per questo mi auguro che l’orizzonte di Roma 2024, se avrà le occasioni per realizzarsi, possa perseguire obiettivi di questo prelievo sociale”. Raggi e grillini permettendo. Un clima che non fa dormire affatto sonni tranquilli Malagò e Montezemolo, fortemente preoccupati dal rifiuto dei pentastellati. L’OMICIDIO ALL’APPIO LATINO “Non mi voleva rivelare l’identità di mio padre” Arrestato il figlio 24enne. La Borghi trovata semivestita e riversa sul pavimento con una molletta al naso e un cuscino sul viso a squadra mobile e i poliziotti del commissariato Appio hanno chiuso in poche ore l’omicidio di Paola Borghi, la 65enne trovata morta ieri all’alba nel suo appartamento nel quartiere Appio Latino, nella Capitale. In manette è finito il figlio L. B., di 24 anni, accusato L di aver ucciso la madre, al termine di un lungo interrogatorio tenuto sin dalle prime ore del mattino dal pubblico ministero di turno. La vittima è stata trovata semivestitata e riversa sul pavimento della sua camera da letto e soprattutto con una molletta sul naso e un cuscino sul viso. Elementi chiari che lasciano intuire la dinamica dell’omicidio. A contattare il 118 è stato proprio il figlio intorno alle 5 di questa mattina. Poco dopo sia i sanitari che la polizia sono piombati nell’appartamento di via Enea. Il ragazzo avrebbe raccontato che stava dormendo in una stanza vicina e di non aver sentito nulla. Avrebbe detto inoltre che la madre qualche giorno fa aveva perso le chiavi di casa. Invece, secondo una prima ricostruzione, il 24enne avrebbe simultato una rapina mettendo in disordine la casa. Tanto da ipotizzare l’ingresso in casa di un ladro. Una tesi che non ha convinto gli inquirenti: l’appartamento era chiuso da dentro, senza segni di effrazione sulla porta o sulle finestre. Il ragazzo avrebbe ceduto durante l’interrogatorio e avrebbe ammesso: “L’ho uccisa perchè non voleva rilevarmi chi è mio padre”, parlando addirittura di “un profondo astio” che durava da anni. Sempre davanti al Pubblico Ministero titolare delle indagini, il 24enne avrebbe dichiarato di aver pensato più volte negli ultimi anni di uccidere la madre. Così gli investigatori hanno proceduto all’arresto in flagranza di reato del giovane. La Borghi aveva lavorato a lungo in una Asl capitolina ed era molto nota nel suo quartiere, che la ricorda come una donna “discreta e molto colta”. M.C. VERSO IL NUOVO BANDO Rifiuti, le grane diViterbo è senza dubbio un compito difficile quello che si trova ad affrontare il neoeletto assessore Maurizio tofani, con una delega, quella all'igiene urbana, che lo pone già ora al centro di un ciclone di polemiche legate al profondo degrado che, da tempo, colpisce le strade del Viterbese. Non è quindi una sorpresa che l'assessore abbia dedicato il suo primo intervento come membro della giunta alla questione dei rifiuti, cercando di tracciare il percorso che l'amministrazione dovrà seguire nel corso dei prossimi mesi. “Ero tra coloro che ritenevano che la rescissione del contratto con la società incaricata della gestione dei rifiuti fosse l'opzione migliore – ha spiegato tofani – Ma ormai è troppo tardi. Il contratto scade nel 2018 e per predisporre un nuovo bando adeguato ci vogliono due anni. Fino ad allora, resta la stessa società. Il mio impegno è per individuare le scelte del prossimo bando, insieme all’intero consiglio”. L'assessore della lista civica Oltre le Mura ha chiarito che il suo compito, in quanto politico, sarà quello di offrire indirizzo e supervisione all'opera dei tecnici comunali. “Predisporre il bando non è compito dell'assessore, non è il ruolo che mi compete – ha detto tofani - Per questo ci sono i tecnici, che auspico lavorino ad un bando adeguato, in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini. teniamo presente che la raccolta dei rifiuti non è una questione di maggioranza, ma riguarda l’intera città”. L'assessore è poi passato al problema più urgente, quello dei disagi – ulteriori – causati dallo sciopero nazionale degli operatori ecologici. A tal proposito, tofani ha dichiarato di aver già parlato con la dirigenza di Viterbo Ambiente, per concordare soluzioni che, pur lasciando inalterata la turnazione degli operatori, permettano di limitare al minimo i disagi a carico dei cittadini. La speranza è che il nuovo membro della giunta riesca a piazzare le giuste “toppe” per arginare i problemi dell'attuale gestione, lavorando al contempo per far sì che la prossima eviti ai viterbesi di annegare nei rifiuti. Alessandro Bruni 8 Giovedì 23 giugno 2016 STORIA IL FIGLIO DEL MARESCIALLO DELL’ARIA, PAOLO, CONSEGNA IL CARTEGGIO DI FAMIGLIA ALLO STATO L’Archivio privato di Italo Balbo all’Acs Una straordinaria documentazione che ora sarà catalogata e poi messa a disposizione degli studiosi di Emma Moriconi i è svolta martedì scorso presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma la presentazione dell’Archivio di Italo Balbo a seguito dell’acquisizione da parte dell’Archivio centrale dello Stato delle carte private di Italo Balbo, donate dal figlio Paolo. Un carteggio importante, che permetterà un’indagine ancora più approfondita delle vicende storiche dalla Prima guerra mondiale alla nascita del Fascismo, dalla nascita del Ministero dell’Aeronautica alle trasvolate atlantiche fino al Governatorato italiano in Libia. Parliamo di trent'anni della nostra storia, dal 1911 al 1940 (anno in cui Italo Balbo morì tragicamente a Tobruk), che dopo un lungo lavoro archivistico e di catalogazione sarà possibile esaminare alla luce di questa importantissima documentazione che comprende " corrispondenza, relazioni e appunti, giornali, riviste, foto e pellicole che testimoniano i molteplici interessi e relazioni di una personalità poliedrica", dice lo stesso ACS, che aggiunge: "La documentazione S c'è la sua firma, e questo amico è il figlio del dentista che aveva curato Italo Balbo, probabilmente Balbo lo omaggiò con quel piatto. Lo stesso dentista purtroppo che dovette riconoscere il corpo dell'aviatore caduto. L'amico è anche uno dei fondatori del pci quindi il rispetto della figura di Balbo prescinde dalla collocazione politica. Evidentemente parliamo di un uomo che si è fatto amare e stimare da personalità di diverso tipo". Paolo Balbo all’Archivio di Stato durante la conferenza stampa; sotto, Italo Balbo con Lindbergh A seguire ha portato il suo saluto il dottor dell’Archivio Balbo, non appena A fare un saluto introduttivo il SoRavenna, che ha riferito il saluto sarà resa fruibile al pubblico, renvrintendente dell'Archivio Centrale del Ministero all'avvocato Paolo derà possibile approfondimenti e dello Stato Eugenio Lo Sardo, che Balbo e alla signora Paola per queintegrazioni delle carte istituzionali, ha detto tra l'altro: "Ricordo un sto atto di fiducia nei confronti del già conservate dall’Istituto, tra cui aspetto, un episodio che mi lega Ministero, "fiducia - ha detto - che quelle del Ministero dell’Africa alla memoria di Balbo: un amico compie nei confronti dello Stato Italiana, della Presidenza del Conconserva in casa un piatto d'araffidandogli questo materiale, cusiglio dei Ministri, del Ministero gento la cui cesellatura ricorda stodito proprio dall'avvocato Balbo dell’Aeronautica e degli archivi motivi africani. Probabilmente Balcon devozione filiale e alto senso fascisti". bo lo compro a tripodi, al centro civico". Ha parlato di questo Archivio come di "un archivio che è importante per l'Italia e che avrebbe potuto essere valorizzato fuori dall'Italia. Quante Università americane sarebbero state onorate di accoglierlo? Ebbene l'avvocato Balbo adesso compie questo atto di fiducia e lo Stato se ne fa carico assumendosi la responsabilità di curarlo e di metterlo a disposizione degli studiosi. In questo modo si può prendere conoscenza della figura di Italo balbo. Le questioni culturali - ha poi voluto sottolineare - sono fondate sull'imparzialità e sul rigore scientifico. L'impegno che ci assumiamo è quello di promuovere un ciclo di studi sul personaggio quando si sarà effettuato un primo lavoro di 'scavo' su questo Archivio. L'avvocato Balbo - ha detto ancora Ravenna - nella sua generosità ha donato al Comune di Ferrara la raccolta completa del quotidiano fondato da suo padre, nel quale si trova preziosissima la memoria di quei decenni. Il sindaco di Ferrara - ha quindi concluso - mi ha incaricato di esprimere ringraziamento all'avvocato Balbo e l'auspicio che in una sua prossima visita a Ferrara sia possibile un incontro". DA PRIMA DELLA GRANDE GUERRA ALLO SCHIANTO DI TOBRUK, UNA VITA INTENSA, UN TALENTO POLIEDRICO, UN PERSONAGGIO STRAORDINARIO Cinquantasette anni di storia Lettere di Bottai, Gentile, Marconi; fotografie e scritti che immortalano momenti cruciali della nostra vicenda patria a poi preso la parola Margherita Martelli: "Riordinare un archivio privato è sempre un'emozione grandissima - ha detto - e una opportunità come archivista. Indagare un archivio, studiarlo, è una cosa bellissima, ma presenta anche certe difficoltà perché parliamo di un archivio sterminato. È stato difficile scegliere i documenti da mostrare oggi, credo però che essi possano darvi almeno un'idea del materiale che abbiamo a disposizione. La documentazione va dal 1910 al 1967 e poi ci sono tutti gli studi successivi, 119 faldoni, migliaia di fogli. 120 volumi di rassegna stampa dedicata alle crociere aeree, per esempio. Anche prima della prima guerra mondiale Italo Balbo si interessa di molte cose, abbiamo anche la sua tesi di laurea, due medaglie d'oro e una di bronzo al valore. Era iscritto al partito mazziniano, c'è un manifestino del 1920 dedicato ad un suo comizio, c'è poi una lettera di Armando Lodolini, archiviata mazziniano, in cui si legge tra l'altro che il mazzinianesimo è padre del Fascismo. Altra parte di documentazione è tutto ciò che c'è stato prima della Marcia su Roma, ed è molto interessante. Poi ci sono eventi importantissimi della sua vita, materiale sulle crociere, foto, carteggio del periodo in cui diventa Mi- H nistro dell'Aeronautica il 12 settembre del 1929. Una lettera di Guglielmo Marconi è interessante perché Marconi sembra avere un rapporto molto intimo con Balbo. Ancora, c'è una cartolina con l'Elettra inviata a Balbo, e dalla corrispondenza emerge che sia la crociera del '30 che quella del '33 hanno avuto una grande importanza. Abbiamo testimonianza della valenza non solo tecnica ma anche sotto il punto di vista dell'Italia e degli italiani all'estero, Italo Balbo era molto vitale e intrattenne rapporti con molte realtà oltre i confini nazionali. C'è una lettera di Bottai, relativa a quando Balbo lascia il Ministero e sono molte le missive che esprimono sentimenti di dispiacere. E ancora, una lettera di Romeo Gallenga da Londra, una di Paolo Monelli del 25 gennaio 1934, su carta intestata della Gazzetta del Popolo, ancora una lettera di Ellery Stone. E poi Antoine de Saint Exupery, noto trasvolatore, che chiede di incontrare Balbo a Tripoli: è una lettera del 10 ottobre 1935. C'è una missiva di Giovanni gentile, del 29 luglio 1937, con nota a margine, su carta intestata dell'Enciclopedia Italiana. Una di Petrolini del 18 febbraio 1934". Come si può vedere, molto diversificati sono i documenti giunti all'Archivio Centrale dello Stato dalle carte di famiglia, e in quantità notevole. Si tratta di un carteggio che costituirà presto oggetto di studio per storici, storiografi, studenti, scrittori, giornalisti e appassionati. "Balbo considera la Libia non come colonia ma come territorio nazionale", dice ancora Margherita Martelli mostrando una foto della visita di Mussolini e del Re in Libia. Quindi sullo schermo che con un powerpoint ci racconta questa straordinaria raccolta documentale appare una lettera di Gianni Caproni del 1940, "persona che gli fu vicinissima, un inventore, una persona che ha avuto un'amicizia e che ha costruito con lui molte evoluzioni in materia", racconta la Martelli. Caproni in questo scritto ringrazia Balbo per le felicitazioni espresse e gli riconosce di averlo guidato per lungo tempo. "Questo archivio è una scommessa - dice la studiosa -, perché è un archivio importante, complesso, in cui le serie sono assai complicate perché ogni lettera, ogni fascicolo è collegato ad altro. C'è una sterminata documentazione. Ringrazio l'avvocato Balbo - conclude - perché è sempre stato gentile e affettuoso. Ringrazio la mie colleghe che mi hanno aiutato in questa realizzazione del powerpoint. Nei prossimi mesi organizzeremo sistematicamente questo fondo per renderlo fruibile". Quindi saluta mostrando an- cora un documento affascinante: "Vediamo in questa foto paesaggi dell'Africa con aerei e palme, parliamo di una documentazione che mostra un accordo con le realtà libiche per capire anche la religione, insomma si costruivano scuole, e non solo". L'intervento che segue è affidato a Cristina Mosillo, che riferisce circa la figura di Italo Balbo nelle carte dell'Archivio: "La documentazione che abbiamo all'Archivio Centrale dello stato su Balbo è molto ricco di documenti, grosso modo la documentazione che abbiamo si può dividere in una documentazione biografica, composta di fascicoli personali del Ministero dell'aeronautica, e poi quello del suo agire politico e amministrativo. Abbiamo predisposto un opuscolo con un primo schema, sulla sinistra ci sono le cariche istituzionali, sulla destra un primo censimento della documentazione su Balbo conservata in Archivio. Abbiamo cose belle e importanti ma mi aspetto molto dall'incastro di questi tasselli di puzzle. Ringrazio la famiglia in nome della storia, della cultura, della civiltà italiana, che ne escono sicuramente molto arricchite. Adesso comincia il lavoro di inventariazione - ha quindi aggiunto -, sarà lungo perché lavoro molto complesso". 9 Giovedì 23 giugno 2016 STORIA FOCUS SUL MATERIALE CUSTODITO PRESSO L’UFFICIO STORICO DELL’AERONAUTICA: NE HA PARLATO MASSIMILIANO BARLATTANI Il grande Aviatore La corrispondenza con Stefano Cagna e con il generale Briganti, lo stato di servizio e il libretto personale rende così il via la seconda parte della conferenza, il ricordo di Balbo attraverso la sua esperienza di grande aviatore. Massimiliano Barlattani, dell'Ufficio Storico del Ministero dell'Aeronautica, riferisce sulla documentazione tenuta presso l'Ufficio". Si pone subito una domanda: "È l'Ufficio Storico un po' geloso che questo materiale sia finito all'Archivio dello Stato? No, perché parliamo dell'ACS, che sicuramente soffre della mancanza di fondi eccetera, ma rimane pur sempre l'ACS. La seconda ragione è legata alla figura di Italo Balbo. Quelli che ebbe Balbo furono incarichi politici e amministrativi, e questo è un altro dei motivi per cui è giusto che l'Archivio sia qui. La famiglia avrebbe potuto tenerselo, donarlo a una Università, fare una fondazione. Questa scelta invece rivela una istanza chiara della famiglia, non si affida a cuore leggero un archivio familiare che è stato per lunghi anni custodito con cura, ci deve essere tanta fiducia, costruita nel tempo, ma anche la volontà di non far disperdere questo materiale e anche quella di tenere viva la memoria. C'è una foto di Paolo Balbo da piccolo che guarda il padre mentre pilota il suo aereo, sono gli stessi occhi di quella persona che oggi affida allo Stato quelle carte. “Anche l'Archivio dell'Aeronautica conserva moltissime tracce della vicenda di Balbo, ci sono moltissimi fondi che parlano di lui, istituzionali, di persona, fotografici. Tra quelli istituzionali ci sono raid e crociere - dice ancora Barlattani-, memorie e diari storici, Medaglie d'Oro; personaggi, cartella personale, libretto personale. A proposito di raid e crociere ci sono 13 fascicoli che contengono tutti i telegrammi che Balbo spediva a ogni tappa. C'è lo Stato di Servizio che è un documento P l'Associazione degli Avieri Atlantici, ci sono immagini con didascalie narrative, è un fondo importante perché grazie a esso si può vedere l'assoluta modernità delle comunicazioni. Balbo gestì la cosa come lavoro di squadra, non siamo nella propaganda occulta, il livello della documentazione fotografica è decisamente migliorata, direi che foto come queste che vedete dimostra la assoluta moItalo Balbo con gli “Atlantici” a Derry, nel luglio 1933, prima di partire per l’Islanda dernità e direi anzi contemporaneità. preziosissimo per ricostruire la bioprestare il fianco a dietrologie circa “È un’operazione che era riuscita grafia di un personaggio. Il libretto il passaggio di Balbo tra l'aeronausolo alla grande arte, quella di porpersonale è interessante , ci sono i tica e Tripoli", ha precisato Barlattare lo spettatore come protagonista giudizi dei suoi superiori e molte tani, quindi ha proseguito: "Poi ci all'interno. L'uso che qui Balbo fa informazioni utili. Molte foto fanno sono gli archivi di persona, per dei mezzi di comunicazione è inarparte del fondo fotografico dell'Ufesempio la donazione De Vito, c'è rivabile , siamo nel '33. Balbo era ficio Storico. Un'immagine della il libretto dei voli che questo Caanche un bravo caricaturista. Poi mensa, e sullo sfondo un Dudovich. rabiniere quando aveva dieci anni c'è la donazione Valle, 25 album e “Ci sono anche le dolorose foto recuperò mentre i Tedeschi in ritidiverse scatole di foto sciolte.Valle dell'aereo distrutto, mostriamo una rata bruciavano le carte. Il libretto è personaggio di spiccato interesse, delle 36 foto dell'incidente mortale personale è interessante e racconta la loro amicizia fa sì che nel '28 in cui morì Italo Balbo, questo rullino molto, è un documento prezioso. Balbo lo vuole all'Ufficio del Deci fu dato dall'Ufficio del Capo di “Ancora, l'Archivio di Fiorenzo De manio. E insieme fanno Italia-Brasile, Stato Maggiore che lo rinvenne e Bernardi, che si incrocia spesso la trasvolata del '31. Il generale lo consegnò all'ufficio storico. Quecon Balbo, grande aviatore, collauValle va spesso in avanscoperta, è sto rullino rimase per decenni neldatore, inventore, il primo a speriun personaggio interessante. Poi l'armadio del capo, solo nel 1968 mentare un paracadute che gli c'è la donazione di Stefano Cagna, venne dato all'Ufficio Storico. L'avsalvò poi la vita . E poi c'è la donal'Archivio era rimasto intatto. Sievocato Paolo Balbo non intende zione Aramu, che faceva parte deldono accanto, Cagna e Balbo, nelle crociere atlantiche, Cagna diventa il suo assistente di volo. “Per esempio c'è una cartolina che consente di valutare la modestia di Balbo, che scrive al giovane tenente inviando saluti 'al mio maestro pilota'. Sempre dal fondo Cagna c'è un'altra lettera che Balbo scrive al giovane nell'agosto del '40. Cagna aveva da poco assunto l'incarico di recarsi in America per vedere lo stato dell'Aeronautica USA. Dopo una prima accoglienza capisce che l'epoca delle trasvolate è finita a causa della guerra. Balbo lo sconsiglia di andare, rispondendo a una precedente missiva di Cagna. Balbo gli scrive rimproverandolo per aver lasciato l'Aviazione Militare per quella Civile, ma è anche molto affettuoso con lui. Balbo dice così per via della guerra, non certo perché ritenga di poco conto l'Aviazione Civile, naturalmente. Poi continua - c'è la donazione Briganti. Il figlio del Generale Briganti ci ha donato molto materiale che abbiamo inventariato in gran parte, le foto che hanno attirato l'attenzione del mondo accademico sono quelle della Libia. “Il generale Briganti è personaggio importante perché è il primo aiutante di volo di Italo balbo e poi lascerà il posto a Cagna. Si ritroveranno in Africa, Briganti sarà il Comandante delle forze aeree della Libia tra il '38 e il '40. C'è una lettera di Balbo a Briganti, cordiale, in occasione della nascita del figlio del Generale”. em LO STORICO GREGORY ALEGI CI RACCONTA DI UN “PROTAGONISTA SENZA DIARIO” Oltre le trasvolate Lo scrittore, l’editore, le dinamiche interne, l’organizzazione della Mvsn, il Gran Consiglio, le scelte cruciali, i rapporti personali, il rapporto con Ferrara ltre le trasvolate - Dall'Archivio Balbo alla storia nazionale" è il tema dell'ultimo settore della conferenza. Se ne occupa Gregory Alegi: "L'Aeronautica - dice - è una parte della vita di Balbo, che è troppo schiacciata sulle trasvolate. Come storici continuiamo a farci domande che nascono dal pettegolissimo diario di Ciano, per esempio, mentre nel caso di Balbo non abbiamo un diario, nonostante la sua straordinariamente moderna attuazione della comunicazione. Soprattutto nella nostra società l'immagine sembra dire tutto ma non è così. Servono le carte. Un protagonista senza diario: l'uomo, il politico,l'aviatore, il colonizzatore. Ci sono le maggiori biografie di Balbo (tra cui quella di Giordano Bruno Guerri, Ndr). Questo Archivio “O ci aiuterà a supplire l'assenza di un diario. La sua personalità si può capire dalle azioni perché più che parlare egli agiva. Le trasvolate sono solo la punta dell'iceberg, c'è molto di più - dice ancora Alegi -. Quanto all'uomo: il liceale, l'alpino, l'universitario, la famiglia. Quanto all'autore: Balbo fu un autore di best sellers; ci interessa sapere come Balbo lo scriveva, altri particolari che ancora non sappiamo; e che speriamo di scoprire mettendo a posto questo straordinario Archivio; i libri di Balbo in quel tempo fanno vedere il mondo a chi non aveva certo internet per scoprirlo. La filologia, la cronologia, i rapporti con Mondadori, le vendite . Poi l'editore: il Corriere Padano, Nello Quilici, la censura. Ancora, c'è poi il politico: il Movimento, le dinamiche interne, l'organizzazione della MVSN, il Gran Consiglio. Le scelte cruciali, i rapporti personali, il rapporto con Ferrara. Per esempio abbiamo pochissimi documenti originali sulla nascita del Fascismo e infatti speriamo di trovare in questo fondo qualcosa anche di questo ambito, quelle che abbiamo sono per lo più riproduzioni. Una parte che ci riserva sicuramente interessanti sorprese è quella sul Gran Consiglio, perché prima della costituzione ufficiale del '28 i verbali del Gran Consiglio sono spariti, abbiamo visto qualche verbale, convocazioni, quindi questo è di interesse per la storia in generale. Sappiamo che Balbo era contrario alle leggi razziali perché ce lo hanno detto altri, qui potremo trovare invece qualcosa in più e di più diretto. Poi ci sono i rapporti con Mussolini: qualche battibecco, le lettere anonime contro Balbo eccetera, manca però la roba politica. È una lacuna dell'Archivio, del resto molte carte sono sparite. Poi c'è la politica aeronautica. Mussolini decide di mettere un politico a fare il Sottosegretario dell'Aeronautica e potremo in merito scoprire qualcosa di più su come Balbo organizzò il tutto. I giudizi internazionali ci permetteranno di andare oltre la propaganda italiana. E gli osservatori internazionali lo ricoprono di stima oltre che di onori. C'è anche un questione di rapporti interforze e l'Aeronautica era la più giovane e la più piccola tra le Forze Armate. Non abbiamo un'immagine collettiva di questi aviatori, abbiamo poche testimonianze dirette. Complesso il rapporto tra Una lettera di Marconi a Balbo (a destra, con Mussolini in AOI) Balbo e gli Aviatori, rapporti personali bellissimi, anche umani spesso, molti i telegrammi di aviatori che dicono di avere chiamato il figlio Italo, in suo onore. Ancora, c'è il Balbo colonizzatore. C'è una foto in cui si vede anche Paolo Balbo che è un bambino molto piccolo. Anche sui diritti che Balbo volle per gli Africani dall'archivio familiare potrebbero emergere fatti interessanti. Poi il 28 giugno 1940 e l'inchiesta. Anche di questo, cioè dell'inchiesta, essa non è nella Segreteria Particolare del Duce, quindi si potrà verificare studiando quelle carte ciò che rimase comunque nel dubbio. Sulle trasvolate certo c'è materiale infinito, ci sono faldoni interi di previsioni meteo, di studi di rotta, utili per capire al meglio le dimensioni dell'impresa. Che non fu certo facile. Capiremo quindi anche la dimensione d'azzardo". [email protected] (Le foto - di Marco Buonasorte - sono state scattate nel corso della conferenza stampa del 21 giugno 2016) 10 Giovedì 23 giugno 2016 DALL’ItALIA BUFERA SUL CENTRO DI ACCOGLIENZA DEI MIGRANTI IN PROVINCIA DI CATANIA Cara di Mineo, più migranti per far soldi I responsabili del centro gonfiavano il numero degli ospiti per far lievitare i compensi Si sospetta una truffa da un milione di euro nella contabilità. Notificati sei avvisi di garanzia di Barbara Fruch umeri gonfiati per anni al fine di fare più soldi con i sedicenti profughi. È l’ennesimo business dietro l’emergenza immigrazione quello scoperto al Cara di Mineo (Catania). Sono sei le persone raggiunte da avvisi di garanzia emessi dalla procura di Caltagirone per una presunta truffa da un milione di euro nella contabilità sulle presenze di migranti. Si tratta di dirigenti e funzionari della struttura di accoglienza dei richiedenti asilo, nonché i vertici delle cooperative coinvolte. Le accuse nei loro confronti, più precisamente, vanno da falsità ideologica in atti pubblici a truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato e dell'Unione Europea. Le indagini sono state avviate su risultanze dell’inchiesta “Mafia Capitale”, anche se non N riguardano il filone principale sulla gara complessiva, ritenuta illegittima dal presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, di cui è titolare la Procura di Catania. Al centro delle indagini, come anticipato, la contabilità relativa alle presenze giornaliere dei migranti ospiti di uno dei più grandi centri europei per rifugiati in provincia di Catania. Secondo la Procura di Caltagirone sarebbero stati rendicontati e corrisposti, negli anni 2012, 2013, 2014 e 2015, importi superiori a quelli dovuti, per un ammontare di circa un milione di euro. Per anni quindi ci sarebbe stato un numero ‘gonfiato’ di presenze di migranti per far lievitare i compensi alle ditte impegnate nei servizi del centro di accoglienza. Quando i migranti vengono condotti al Cara viene loro consegnato un badge per usufruire di tutti i servizi e per entrare ed uscire dal centro. Per ogni ospite la prefettura paga 35 euro al giorno. Gli indagati sono accusati di avere gonfiato il numero dei migranti, anche mediante la certificazione della loro presenza laddove invece si erano allontanati da tempo. Le assenze, attraverso i badge, sono registrate in via informatica nel sistema del Cara e l’incoerenza dei dati forniti spesso in forma cartacea alla prefettura, è apparsa evidente incrociando la documentazione. Agenti della Squadra mobile di Catania e del commissariato di Caltagirone, guidati dal questore Marcello Cardona, stanno eseguendo nei confronti dei sei indagati, in diverse regioni, un decreto di perquisizione e sequestro e contemporaneamente stanno notificando le informazioni di garanzia. Il provvedimento della procura calatina scaturisce, come detto, dagli esiti delle investigazioni della polizia allo scopo di accertare presunti illeciti nella gara d’appalto, indetta il 24 aprile del 2014 per un importo stratosferico di quasi 97 milioni di euro per la gestione triennale dei servizi del Cara, Gara che fu ritenuta illegittima dall’Autorità Nazionale Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone il 15 febbraio del 2015. IL GIALLO DI SAN SALVATORE TELESINO Bambina stuprata e uccisa: aveva graffi sulla schiena Indagato un amico di famiglia che si difende: ‘Sono innocente’ ontinuano ad emergere elementi agghiaccianti sulla morte di Maria Ungureanu, la ragazzina di nove anni trovata cadavere domenica sera in una piscina a San Salvatore Telesino, in provincia di Benevento. “Dall’autopsia sono stati rilevati dei graffi sulla schiena della bimba” ha detto Michele D’Occhio, avvocato della famiglia della piccola vittima. Dai primi accertamenti dell’esame autoptico, si ricorda, era emerso come la bimba, morta per asfissia da annegamento,era stata violentata. I graffi, secondo quanto ha appreso il C legale, si troverebbero sulla schiena e sulle spalle. “Bisognerà ora vedere – spiega l’avvocato all'Adnkronos - se sono compatibili con la recinzione o sono stati provocati da altro”. La recinzione alla quale fa riferimento è quella del centro ricevimenti con la piscina nella quale è stato trovato il corpo senza vita della bambina, e che domenica scorsa era chiuso. Al momento sul registro degli indagati è finito un operaio romeno 21enne, un atto dovuto avevano spiegato gli inquirenti per permettergli la nomina di un perito in vista dell’autopsia sul corpo della piccola. “I genitori di Maria - ha aggiunto il legale - sono profondamente turbati perché l’indagato era considerato persona di famiglia”. Il ragazzo oltre a frequentare la casa degli Ungureanu, spesso veniva aiutato dai coniugi anche a cercare lavoro, sottolinea ancora il legale, che aggiunge: “Mi sarei aspettato altri rilievi sulla scena del ritrovamento, magari impronte visto che domenica pioveva. Si vede che i carabinieri hanno completato il lavoro”. Intanto il padre Mario e la madre Andrea hanno momentaneamente lasciato la loro abitazione nel piccolo centro in provincia di Benevento per evitare “l'assedio” dei cronisti all'esterno della casa. “I genitori di Maria - continua - mi hanno raccontato che la bambina è tornata a casa dalla chiesa, è uscita per partecipare alla processione e poi è scomparsa. Quando ho saputo della morte, ho sentito subito che sarebbe stata in ogni caso una tragedia. Ma una cosa più sopportabile se fosse stato un incidente”. Le indagini continuano. Si dovrà infatti stabilire a quando risale la violenza e a verificare se si sia trattato o meno di un episodio isolato. Intanto l’indagato si difende. “Sono innocente, non avrei mai potuto farle del male, per me era come se fosse una sorella” ha detto il giovane, uno tra le ultime persone ad aver visto Maria, con la quale avrebbe fatto un giro in macchina fino alla vicina Telese. Poi i due sarebbero tornati a San Salvatore Telesino e la piccola, che faceva la chirichetta ed era molto conosciuta in paese, si è recata in parrocchia per prendere parte ai festeggiamenti di Sant’Anselmo (poi sospesi per un improvviso temporale) dove è stata vista da diverse persone. B.F. TORINO AMMETTE LE SUE RESPONSABILITÀ DAVANTI AL PROCURATORE CAPO DI IVREA, GIUSEPPE FERRANDO Nigeriano bastona bimba in strada Caso Rosboch: Defilippi confessa l’omicidio o ha fatto senza una ragione, proprio come Adam Kabobo (il ghanese che nel maggio 2013 uccise tre persone a picconate a Milano). Un nigeriano di 38 anni, senza fissa dimora, ha aggredito a colpi di bastone, senza motivo, una bambina che passeggiava per strada. La vittima, di appena otto anni, si trovava insieme alla zia, alla sorellina gemella e a un fratello più piccolo. Dopo l’aggressione è stata portata in ospedale, ha riportato contusioni in diverse parti del corpo. L'uomo, in evidente stato di alterazione psicofisica, è stato bloccato dai carabinieri di Torino e arrestato per lesioni aggravate. A quanto si è appreso dal racconto delle vittime, il nigeriano sarebbe uscito all'improvviso da un chiosco abbandonato e, alla vista dei bambini, avrebbe raccolto un ramo con cui avrebbe cominciato a colpire la bimba di otto anni che nel tentativo di scappare è caduta. A richiamare l’attenzione di un militare che si trovava nella vicina caserma, la zia dei bambini. Il carabiniere, si è subito avvicinato all'uomo, che nel frattempo aveva già raccolto un grosso bastone, lo ha disarmato e condotto in caserma. I tre fratellini hanno poi inviato una lettera per ringraziare le forze dell'ordine: “Cari carabinieri - ha scritto il più piccolo vi ringrazio per aver salvato mia sorella”. B.F. L opo quattro mesi in carcere è crollato, Gabriele Defilippi, il giovane accusato di aver truffato e poi ucciso Gloria Rosboch, l’insegnante di Castellamonte ammazzata lo scorso 13 gennaio e il cui cadavere è stato ritrovato un mese dopo nella cisterna di una discarica abbandonata del Torinese. “Sono colpevole, voglio l'ergastolo” ha detto ammettendo le sue responsabilità, davanti agli investigatori guidati dal procuratore capo di Ivrea, Giuseppe Ferrando. L’ex studente della Rosboch, 22 anni, è rinchiuso nel carcere delle Vallette a Torino ed è accusato del delitto con la complicità di sua madre Caterina Abbatista e del suo ex amante Roberto Obert. “Io e Obert abbiamo sbagliato, siamo entrambi colpevoli, se devo prendere l'ergastolo è giusto così, ma mia madre in questa storia non c'entra nulla” ha detto agli inquirenti. “Non voglio più uscire dal carcere. Fuori ci devono stare gli innocenti, non i colpevoli come me”, ha aggiunto. L'incontro con il pm Ferrando è stato chiesto dallo stesso 23enne. “Grazie agli psichiatri che lo stanno seguendo – ha spiegato il legale del giovane Pier Franco Bertolino – Gabriele ha in- D trapreso un percorso importante, prendendo coscienza di quello che ha fatto e ora è più lucido”. L'interrogatorio, che è stato secretato, è durato diverse ore e il ragazzo ha continuato a difendere la madre Caterina Abbattista, in carcere così come l’amico-amante 55enne Roberto Obert dal 18 febbraio scorso. La Rosboch era sparita dalla sua casa di Castellamonte, nel Torinese, a gennaio. Il 19 febbraio il suo corpo, strangolato, era stato ritrovato in bosco. B.F. 11 Giovedì 23 giugno 2016 DALL’ITALIA DUE CASI A FIRENZE E LIVORNO ACCENDONO I RIFLETTORI SULL’EMERGENZA Escono di casa e la ritrovano occupata A Impruneta, la badante ha approfittato dell’assenza dell’anziana e della figlia disabile per impossessarsi dell’abitazione. Nella città portuale, vittima una mamma che ha dovuto assistere il padre malato di Barbara Fruch ontane da casa per pochi giorni. Al loro rientro però quelle abitazioni non erano più come l’avevano lasciate: erano state occupate. È successo a Tavarnuzze, frazione del comune di Impruneta (Firenze), e a Livorno. Nel primo caso le vittime sono mamma Rosetta, 80 anni, e sua figlia Lucia, disabile cinquantenne, seguite da tempo da tanti volontari del Comune. L’anziana si è dovuta allontanare dalla sua casa un paio di mesi fa dopo la rottura del femore per la riabilitazione e con lei si è trasferita anche la figlia. Per la prima si sono aperte le porte di una struttura specializzata, mentre per la seconda quelle di una casa gestita da suore. Ad approfittare della loro assenza è stata l’ex badante, colei con cui le due donne prima del ricovero avevano chiuso il rapporto. La donna, nonostante la lettera di licenziamento, è rimasta nell’abitazione e l’ha occupata insieme alla figlia di 25 anni e al nipotino di otto mesi. Motivo? Ha spiegato che la figlia non ha un tetto dove stare. Al loro ritorno quindi le legittime proprietarie dell’appartamento non hanno potuto entrare in casa loro. A fianco della signora Rosetta è scesa in piazza con un flash mob l’intera Tavarnuzze e la stessa iniziativa, dicono i cittadini, sarà ripetuta fino a che le due donne non rientreranno nell’alloggio. Come riporta il “Corriere fiorentino”, martedì nella piazza don Giovanni Chellini è infatti spuntato un cartello con i nomi di Rosetta e Lucia circondati da cuori e la scritta “Tavarnuzze è con voi”. riesco a capacitarmi di quel che ho appena ascoltato”. Immediatamente la donna sporge denuncia ai carabinieri, i quali fanno un sopralluogo in casa e identificano i due occupanti, una coppia. “Scoprono - spiega ancora la mamma che un paio di giorni prima la polizia municipale ha già fatto un blitz in casa, accertando l’effettiva occupazione da parte delle stesse persone. A quel punto, penso che nel giro di poco potrò risolvere la situazione e rincasare, ma non è così facile come dovrebbe essere”. Per la donna infatti inizia un calvario, tra uffici e burocrazia.“Dopo essere stata da carabinieri e vigili, mi hanno mandato prima dall’emergenza abitativa, poi all’ufficio Casa del Comune, poi a Casalp - spiega amareggiata - In tutti questi sportelli ho portato copia della denuncia perché altrimenti, essendo io assegnataria dell’alloggio, sarei stata anche responsabile di eventuali danni fatti dagli occupanti abusivi. Una cosa assurda. Mi hanno detto persino che avrei dovuto ripresentare domanda all’emergenza abitativa: io? Da nove anni ho casa mia: dovrei rifare tutta la trafila delle assegnazioni perché degli abusivi si sono piazzati nel mio alloggio? Non esiste un diritto per me?”. Dopo aver dormito in camper la donna si è trasferita dal padre a Cascina. Ma tutti i suoi effetti personali sono ancora in quell’alloggio, occupato, non è ancora chiaro come, dalla coppia. “E se la scuola fosse stata ancora aperta - conclude - io come avrei fatto per i miei figli, che frequentano tre istituti a Livorno? E poi mi domando, ma come è possibile che due estranei possano occupare una casa senza che nessuno intervenga per mandarli via?”. L La manifestazione dei concittadini di Rosetta e Lucia, a Tavarnuzze Un centinaio circa i manifestanti che hanno puntato il dito contro il Comune, al momento privo di un assessore al Sociale, che non ha ancora trovato una soluzione, complice anche la burocrazia che di certo non aiuta le due vittime. “Gli uffici controlleranno se si tratta di una residenza legittima - ha detto il sindaco di Impruneta, Alessio Calamandrei - e manderemo una lettera alla prefettura per chiedere un intervento”. Intanto il primo luglio un giudice sarà chiamato a decidere se procedere con lo sgombero della casa occupata. Caso analogo a Livorno, dove invece protagonista della storia è una donna, madre di tre figli minorenni. La quarantatreeenne per qualche giorno si era trasferita a Cascina per occuparsi del padre malato. Ma quando è tornata in casa sua, un alloggio popolare, ha trovato una coppia. La donna, madre di tre figli che frequentano la scuola a Livorno, si è trovata anche a dormire in un camper e adesso si chiede quale soluzione sarà trovata per il suo caso. È lei stessa a raccontare al “Il Tirreno” la brutta avventura che le è capitata, chiedendo riserbo sulla sua identità per tutelare i figli. Separata, la donna è assegnataria di quell’alloggio popolare da nove anni. Proprio a Cascina, dove si era spostata per assi- BARI stere il genitore, la mamma ha trovato un lavoro, ulteriore motivo che l’ha portata a fermarsi a dormire a casa del papà. Ma, come ha raccontato, solo per qualche giorno (e non per lunghi periodi). È stato un vicino ad allertare la donna.“Mi trovo sul mare a mangiare un gelato - spiega la donna - quando incrocio un inquilino del mio palazzo: ‘Che ci fai qui, non sai nulla?’. Mi spiega che il mio alloggio mercoledì 15 è stato occupato da estranei. Mi dice che i coinquilini hanno sentito trambusto: poi si sono resi conto che c’era stata un’occupazione. Quella notte, ovviamente, sarei tornata a casa a dormire, con i bambini. Non GELA Omicidi, estorsioni e traffico d’armi: Droga nei locali: arrestato boss colpo al clan Misceo-Telegrafo L’ ssociazione mafiosa, omicidi, tentati omicidi, traffico di droga, armi, estorsioni e rapine. Sono i reati che hanno portato all’arresto arresto di 41 presunti affiliati al clan Misceo-Telegrafo (35 in carcere e 6 ai domiciliari) al culmine di una vasta operazione antimafia condotta a Bari dalla Guardia di Finanza. Sono stati sequestrati a titolo preventivo beni mobili e immobili e disponibilità finanziarie per 3 milioni di euro. Le indagini riguardano fatti risalenti agli anni 2013-2014 e hanno documentato la forza intimidatoria del clan grazie ad intercettazioni e pedinamenti. Ci sono, ad esempio, pestaggi a volto scoperto e sparatorie in pieno giorno, con arma da guerra e la sicurezza di rimanere impuniti. Perché nessuno avrebbe mai parlato contro i boss. Poi ancora macchine rubate dai vetri oscurati e il boss scortato ad ogni passo da vedette, anche minorenni. Sentinelle addestrate pere presidiare il territorio e sorvegliare il capoclan, A impedendo ai rivali di avvicinarsi a lui e alla sua famiglia. Tra gli arrestati il presunto referente del clan a Noicattaro (Bari), Umberto Fraddosio, detto “'Piccolino”, che è stato catturato l’altra notte nascosto sotto una botola ricavata all'interno del suo appartamento. Un vero e proprio bunker, il cui ingresso era coperto da una pianta e dalla ciotola di un cane. Tra i dieci provvedimenti in carcere ci sono il capoclan Giuseppe Misceo, soprannominato “'il fantasma”, e il pregiudicato Arcangelo Telegrafo, detto “'Angioletto”, ritenuti ai vertici dell'organizzazione mafiosa. I fatti contestati, risalenti agli anni 2013 e 2014, riguardano i territorio di Bari (quartiere San Paolo), Noicattaro e Palo del Colle. Tra le imputazioni ci sono tre agguati a esponenti del clan rivale dei Mercante, le lesioni ai fratelli Carlo e Giuseppe Loiodice, nel dicembre 2013, e il tentato omicidio di un mese prima ai danni di Donato Sifanno, poi ucciso a febbraio 2014. Sono stati documentati anche episodi di pestaggi nei confronti di affiliati sorpresi a spacciare fuori zona senza permesso. ombra della mafia negli affari della movida. È quanto scoperto nell’ ambito dell’operazione “Falco”, dalla Squadra Mobile di Caltanissetta, in collaborazione con gli agenti del commissariato di Gela, che ha portato all’arresto, tra gli altri, di Gianluca Pellegrino, 32enne ritenuto il nuovo reggente del clan Emmanuello di Cosa nostra. Sedici in tutto le misure di custodia cautelare eseguite, una delle quali in carcere, 9 ai domiciliari e altre 6 con obbligo di firma. Pellegrino è l’unico accusato di associazione mafiosa mentre tutti gli altri rispondono, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Sgominato un vasto traffico di droga che arrivava soprattutto da Catania e Palermo ed era destinata ai luoghi della movida gelese. Veniva immessa sul mercato grazie anche ad alcuni buttafuori che lavoravano nei locali notturni della città. A capo dell associazione c era il 32enne gelese che a partire dal 2003 risultava orga- nicamente inserito nella cosca, di cui avrebbe preso le redini già a partire dalla sua scarcerazione, avvenuta nel maggio 2011. L’uomo, secondo gli investigatori, sarebbe arrivato ai vertici del clan mafioso forte di capacità criminali riscontrate sin dall adolescenza, quali il commercio di droga, i danneggiamenti, le estorsioni ai danni dei commercianti gelesi. Le indagini hanno preso avvio dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, individuando inoltre le vittime di molte delle estorsioni: ben 12 commercianti gelesi titolari di esercizi commerciali. 12 Giovedì 23 giugno 2016 LA SELEZIONE IBERICA VUOLE CONQUISTARE IL TERZO CAMPIONATO EUROPEO DI FILA E adesso la Spagna, forte ma non imbattibile Iniesta e Morata i pericoli principali. I punti deboli rappresentati dalla scarsa tenuta fisica e da una difesa lenta di Federico Colosimo una finale anticipata. Una sfida che doveva proporsi nell’ultimo atto di questo Europeo e che invece si presenterà agli ottavi. Troppo presto, sicuramente. Tant’è, il verdetto del campo ha sancito questo verdetto. Lunedì pomeriggio (ore 18:00) quella tra Italia-Spagna rappresenterà la rivincita della finalissima di quattro anni fa. E la speranza è di non assistere in tutto e per tutto al remake di Euro 2012. Il sogno è che l’epilogo possa essere finalmente diverso. Sarà un match pazzesco quello che andrà in scena allo Stade de France. Di fronte, il carattere e l’unione degli Azzurri contro l’estro e il genio degli iberici. Che vogliono confermarsi campioni d’Europa per la quarta volta nella loro meravigliosa storia sportiva. Le Furie Rosse hanno trionfato l’ultima volta in Polonia e Ucraina e intendono portare avanti una tradizione vincente. Tantissimi i campioni ma la stella più luminosa nello scacchiere di Del Bosque è senza ombra di dubbio quella di Iniesta. Il fuoriclasse dei fuoriclasse, il “profes- È sore” che disegna geometrie perfette e fa sembrare facile pure l’impossibile. La Spagna è una compagine che non presenta molti punti deboli. E’ una squadra abituata a vincere e soprattutto a gestire la tensione nel migliore dei modi negli appuntamenti che più contano. Ma non è imbattibile, anzi. Contro la Croazia gli ex campioni del mondo hanno dimostrato quelli che sono i suoi limiti più grandi. Una squadra che attacca alla perfezione ma fatica a difendersi. E soprattutto, soffre le ripartenze degli avversari e le galoppate letali degli esterni offensivi rapidi e instancabili. Vengono dunque in mente le nostre spine nel fianco: Candreva, Giaccherini e Florenzi. Elementi che fanno della corsa e delle progressioni la loro principale forza. Queste, le nostre migliori armi a disposizione. E un altro punto di speranza, forse il più importante, è rappresentato dalla scarsa condizione fisica degli spagnoli. Abituati a comandare il gioco ma a soffrire tremendamente i contropiedi delle squadre avversarie. Con giocatori, Iniesta in primis, poco adatti a fronteggiare le nostre scorribande. E una difesa esperta ma lenta. Il centrocampo è certamente il loro punto di forza. Il gioco della selezione spagnola passa dai loro piedi. Mentre Morata (tre gol fino a questo momento) sarà ancora una volta il terminale offensivo. Uno spauracchio da tenere d’occhio, bravo di testa e con i piedi. Tra i primi obiettivi di Conte (ora che è ritornato al Real Madrid) per il Chelsea. Il countdown è partito. Riuscirà la Spagna a centrare il terzo campionato europeo di fila? All’Italia il compito di interrompere un dominio che dura ormai da troppo tempo. Per vendicare pure quella batosta rimediata nel 2012 in finale (0-4). Un poker mai digerito da far inghiottire alle Furie Rosse. Dopo la rivincita sulla Svezia gli Azzurri sognano un altro sgambetto. Che avrebbe il sapore del trionfo. SPORT L’Italia delude e perde... pure l’imbattibilità L’Irlanda vince meritatamente e si qualifica grazie a una rete nel finale di Brady atica, tanta fatica per l'Italia B contro una mai arrendevole Irlanda, che vince di misura grazie a una rete nei minuti finali di Brady e passa il turno buttando fuori la Svezia (battuta pure dal Belgio) di Ibrahimovic. Una sconfitta che non ci permette di conservare l'imbattibilità in questo sorprendente inizio d'Europeo. Gli Azzurri costruiscono poco e nella ripresa sfiorano il gol con Insigne, fermato solo dal palo. Mentre i biancoverdi nel primo tempo recriminano per un rigore sacrosanto non concesso e nel finale vengono prima fermati da una prodezza di Sirigu salvo poi salire in Paradiso con Brady. F La cronaca - Allo stadio Pierre Mauroy di Lille va in scena l'ultimo atto azzurro del girone E. Passerella per l'Italia, già qualificata e certa del primo posto. Conte attua un robusto turn over e conferma, rispetto alla sfida vinta con la Svezia, solo Barzagli, Bonucci e Florenzi. Chance per chi ha giocato meno. Si comincia. Ritmi subito frenetici in avvio con l'Irlanda pericolosa al decimo con Hendrick, che si costruisce un buon sinistro e da trenta metri spara a lato di poco, con la sfera che sfiora l'incrocio. Ma l'Italia fatica a creare ed è costretta a difendersi. Al ventunesimo, miracolo di Sirigu sullo stacco di Murphy. Il primo tiro dei nostri arriva quando mancano due minuti dal duplice fischio dell'arbitro Hategan, con Immobile che prova una conclusione dal limite: fuori di un soffio. I biancoverdi si rifanno sotto e allo scadere reclamano per un rigore netto (e non concesso) su McClean, atterratto in area da uno spento Bernardeschi. Sospiro di sollievo e tutti sotto la doccia. Conte scuota la testa. Si riparte. Ma la musica inizialmente non cambia nonostante la strigliata del Ct azzurro che prova a rimescolare le carte. Dentro Darmian per uno spento Bernardeschi. Poi, la sorpresa. Insigne prende il posto di Immobile e appena entrato in campo, con una straordinaria azione personale, scarica la palla sul secondo: palo pieno. Sirigu salva l'Italia ma all'85° è costretto ad arrendersi al colpo di testa di Brady. Finisce qui. Prima delusione per gli azzurri con la testa già alla Spagna. Lunedì pomeriggio (ore 18:00), la super sfida. Chi vince approda ai quarti. F.Co. NEI GIARDINI DEL QUIRINALE PELLEGRINI E CAIRONI HANNO RICEVUTO LA BANDIERA TRICOLORE DA MATTARELLA Il caso Schwazer rovina la festa olimpica La nuotatrice: “Onorata ed emozionata, ho il cuore a mille” - Dopo il giallo circa la nuova positività a un controllo antidoping, il marciatore grida quasi al complotto: “Sono pulito, qualcuno non mi vuole ai Giochi” ei meravigliosi giardini del Quirinale è ufficialmente iniziata l’avventura olimpica per la nutrita flotta della spedizione italiana per Rio 2016. Nel maxischermo allestito per l’occasione, dopo l’inno di Mameli, scorrono subito le immagini delle medaglie azzurre a Londra 2012. L’ultimo fotogramma è tutto per lei, Federica Pellegrini, che con una meravigliosa rimonta va a conquistare l’ennesima medaglia d’oro della sua fantascientifica carriera. Sarà lei la nostra portabandiera in Brasile. Alla Fede nazionale e a Martina Caironi (l’alfiere dei diversamente abili) il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha consegnato il tricolore. Saranno queste due formidabili campionesse a rappresentare l’Italia nella rassegna più importante al mondo. Una nuotatrice sensazionale e una saltatrice fenomenale. Non poteva essere scelta più azzeccata quella del presidente del Coni Giovanni Malagò. Che ha ringraziato il Capo dello Stato per la meravigliosa opportunità di “poter rappresentare questo meraviglioso mondo. Per noi è una giornata importante e diversa dalle altre dove le ragazze e i ragazzi qui presenti hanno la possibilità di sentire quanto l’istituzione che lei rappresenta gli è vicino. A Londra abbiamo conquistato 28 medaglie, tre di queste purtroppo non fanno parte del programma olimpico. Sappiamo benissimo che fare questo raffronto numerico è azzardato, ma faremo di tutto per onorare la maglia azzurra”. Dopo gli interventi di Luca Pancalli, presidente del comitato italiano paralimpico, e Luca Lotti, in rap- N presentanza del governo, la parola è passata alle nostre due ambasciatrici. “Sono onorata ed emozionata, le prime parole della Pellegrini, ho il cuore a mille. Questo giorno per me rappresenta il coronamento di tanti anni di carriera. Si fatica e poi ci si gioca tutto in pochi minuti, è il bello dello sport. Per me sarà la quarta Olimpiade. Ormai ho perso il conto delle bracciate che ho fatto e qui siamo in tanti ad aver collezionato sacrifici. I Giochi muovono i nostri cuori, i nostri sogni più grandi, le nostre menti. Andiamo a Rio con la voglia di combattere fino alla fine, soffriremo e ci faremo il tifo a vicenda, con la prospettiva comune di migliorare come donne e uomini. Grazie all’Italia per avermi dato la possibilità di essere il suo alfiere”. Commossa anche la Caironi: “C’è un grande augurio che vorrei fare, che il comitato paralimpico possa continuare ad emozionare e far battere i cuori, come sta battendo ora a me, di tutti gli atleti e gli spettatori. Perché lo sport ha il potere di saper muovere certe emozioni dal profondo”. Durante la consegna del tricolore, Mattarella ha espresso parole di orgoglio e stima profonda verso la spedizione azzurra che dal 5 al 21 agosto incanterà (la speranza) a Rio: “Vi auguro di raccogliere molte medaglie, ma sono i vostri comportamenti e le vostre prestazioni che daranno onore e terranno alto il nome dell’Italia alle Olimpiadi. Sono comunque sicuro che voi lo saprete fare e che la bandiera che riconsegnerete sarà onorata dalle vostre performance”. Una giornata di festa ma pure di rabbia e delusione. Per la sconvolgente notizia rilanciata dalla Gazzetta dello Sport che travolge nuovamente Alex Schwazer. Il marciatore azzurro sarebbe risultato positivo al controllo antidoping effettuato l’1 gennaio 2016 a Vipiteno (Bolzano). Clamorosa la dinamica dei fatti: il campione di urina e sangue prelevatogli a Capodanno è risultato ricco di steroidi (11 volte sopra la norma) solo dopo dei controlli successivi compiuti il 12 maggio. Ora non solo la sua partecipazione a Rio è improbabile, ma l’altoatesino rischia la radiazione (richiesta pure dalla Pellegrini) a vita. Il legale del marciatore, Gerhard Brandstaetter, durante la conferenza stampa organizzata appositamente ieri nel tardo pomeriggio, è passato però al contrattacco. Annunciando che l’esito del test è stato già contestato, gridando addirittura al complotto: “Si tratta di accuse false e mostruose. E’ successo quello che Alex ha sempre temuto. Ma noi ci di- fenderemo e faremo causa. Perché lui in questa vicenda non c’entra nulla. Vogliamo giustizia e verità”. Sulla stessa lunghezza d’onda, il suo assistito: “Questa volta, al contrario di quattro anni fa, non devo scusarmi di nulla. Io non ho fatto alcun errore. Da due anni, con molta fatica, mi alleno duramente e senza alcuna ombra. Si tratta di un incubo ma posso giurare che andremo in fondo alla vicenda. Perché io ho investito troppo in questa vicenda. C’è ostilità nei miei confronti, qualcuno non vuole che vada alle Olimpiadi”. Un vero e proprio giallo. Perché tra quel prelievo e le controanalisi, Schwazer è risultato negativo ad altri 15 test, compresi quelli relativi al passaporto biologico e le analisi effettuate volontariamente all’ospedale San Giovanni di Roma. Dai contorni assurdi, che rischia di compromettere per sempre la F.Co. carriera del corridore.