FACCE VEDE`

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FACCE VEDE`
Anno V - Numero 151 - Giovedì 23 giugno 2016
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Politica
La sentenza
Euro 2016
Pd: Renzi difende
il doppio incarico
Adozioni gay:
blitz della Cassazione
Italia-Spagna vale
già una finale
Vignola a pag. 2
a pag. 3
Colosimo a pag. 12
IL NUOVO SINDACO DI ROMA SPINTO ALLA VITTORIA DALLA SPERANZA DI CAMBIAMENTO: STA A LEI DIMOSTRARE CAPACITÀ AMMINISTRATIVE
di Francesco Storace
irgi’, facce capi’. Virgi’,
facce vede’. Virgi’, facce
rifiata’. Da oggi si apre
una nuova storia al Campidoglio, con il nuovo
sindaco che entra nella pienezza
dei poteri. Finisce Mafia capitale
- speriamo - e comincia la stagione
grillina. Virginia Raggi, trionfatrice
del ballottaggio con oltre settecentomila voti (con Meloni e Marchini fermi al primo turno a poco
più di quattrocentomila complessivi, a conferma delle chiacchiere
a vuoto che si fanno...), è attesa
alla prova dei fatti: con lei ci sono
le ragioni del cambiamento, e sempre a lei sta la dimostrazione da
offrire ai romani sulle sue capacità
amministrative.
Guidare la Capitale è un compito
immane e farebbe tremare chiunque. Ma siccome la bicicletta ce
l’ha, ci permettiamo di segnalare
al nuovo primo cittadino di Roma
alcuni dossier di assoluta urgenza
e rilevanza.
Sicuramente la Raggi sarà poco
condizionabile dai malfattori e
questo è un bene che sgombra il
campo dai pregiudizi che l’attendono comunque al varco. Ma deve
evitare di fare la stessa figura di
Ignazio Marino: non la giudicheremo sugli scontrini, bensì sull’efficienza della macchina. La
promessa di rinunciare alla carta
di credito è la più facile da onorare
se si ha un minimo di cervello e
di buon senso. Ma poi c’è il resto.
Virginia Raggi ha detto in campagna elettorale di voler puntare
V
FACCE VEDE’
Raggi entra in Campidoglio: i primi dossier riguarderanno buche,
sicurezza, welfare, concorsi. E come far crescere il lavoro senza veti
sui temi concreti. Bene: come intende affrontare, ora e non fra
cinque anni, il problema delle
IMMIGRAZIONE, COOP E CONTI TRUCCATI
buche della città?
Sicurezza: la lotta all’abusivismo
commerciale, ad esempio, vedrà i
suoi vigili urbani reprimere l’oscenità delle bancarelle non in regola davanti ai negozi oppure si
continuerà ad opprimere la bottega tradizionale? Per liberarci dei
campi rom che tempi intende dare
all’amministrazione? La lotta alla
delinquenza come vedrà impegnato il Comune di Roma?
Welfare: il nuovo sindaco della
città ha preso valanghe di voti in
periferia. Lì ci sono i casermoni
popolari e strutture sociali sempre
più al servizio degli stranieri e
sempre meno degli italiani. Per la
Raggi questo è un problema o no?
Campidoglio: il primo cittadino
ha di fronte a se’ decine di migliaia
di lavoratori, che sono suoi "dipendenti". Come intende ricucire
il rapporto con la macchina amministrativa del Comune di Roma?
Che cosa intende fare per rispondere alla domanda di giustizia sociale e di meritocrazia che sale
da migliaia di persone che hanno
vinto i concorsi e non vengono
assunte a fronte di una carenza di
organico spaventosa? E quelli che
li stanno ancora espletando, come
quelli per ispettori di polizia locale,
che fine faranno?
Poi le Olimpiadi. Poi lo stadio, gli
stadi. Poi la metropolitana.
Caro sindaco, a Roma bisogna fare
tutto, ovviamente nella legalità. E
ci mancherebbe altro. Ma se chi
vuoi far entrare in giunta comincia
con i veti contro il lavoro, non ci
saranno ne’ occupazione ne’ case
ne’ servizi. Perché da Roma scapperanno gli investitori. E questo
non conviene nemmeno a chi sta
sulla poltrona più importante del
Campidoglio: lo diciamo perché
colpiti dalla speranza di cambiamento che ti ha portato lassù.
LA GIANNINI DÀ INFORMAZIONI ‘GREEN’ E POI SI VESTE DI VERDE PER SUGGERIRE UN TEMA
Se il ministro gioca con la maturità
di Igor Traboni
on bastavano i temi del politicamente corretto, tracce
per gli esami di maturità
(come riferiamo a pagina 4) che
in certi salotti radical-chic non
avrebbero saputo fare di meglio.
O di peggio, a seconda dei punti
di vista. Adesso, infatti, ci tocca
pure il ministro che lascia le tracce
per le… tracce. Come se si trattasse
di una caccia al tesoro, e non di
una cosa seria.
Il ministro in questione è la signora
Stefania Giannini, già astro nascente
del partito di Mario Monti e, quando
questo si è sciolto come neve al
sole, pronta a trasmigrare nel Pd, versione
fedeltà assoluta al capo Renzi, mal digerita
però da un ampio schieramento dem: ogni
volta che c’è aria di rimpasto, in tanti sperano
che tocchi proprio a lei trasmigrare di nuovo,
per liberare un posto al governo.
Fuor di politica, il ministro ora si diletta
anche nel gioco del colore. Ci mancavano
solo nomi di cose, fiori e città, ed eravamo
a posto.
L’altro ieri sera, infatti, alla vigilia della prima
prova d’esame, Stefania Giannini, durante
una videochat sul portale Skuola.net, aveva
N
CARA DI MINEO, TRUFFA
MILIONARIA ALLO STATO
Fruch a pag. 10
detto che “se la maturità fosse un colore,
sarebbe verde”. E già questa dichiarazione
bastava e avanzava per dare lo spessore,
mica solo il colore, del ministro della Pubblica
istruzione. Ma la signora, proprio come Pollicino, in realtà stava solo cercando di
lasciare indizi come mollichine per aiutare i
ragazzi, non essendo riuscita a farlo con
scuole degne di questo nome, attrezzate e
magari sicure, dotate di ogni confort e professori. E così, per tutta la notte, i ragazzi
sui social si sono arrampicati sugli specchi
e sui colori del ministro per cercare di in-
terpretare quella frase. Ma niente.
Finché la Giannini ieri si è materializzata a
Uno Mattina, su Rai-Renzi. sorridente e di
verde vestita, a pochi minuti dall’apertura
delle buste telematiche. E infatti, tra i temi
c’era anche “Il valore del paesaggio”. Ecco
dunque il richiamo al verde, vestito compreso.
Ma come prossimo colore il Ministro della
Repubblica Stefania Giannini potrebbe scegliere il rosso: non tanto quello politico,
che diamo per acquisito, ma quello che
indora le gote di chi almeno un po’ di
vergona, ogni tanto, la prova.
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Giovedì 23 giugno 2016
AttUALItA’
IL POST BALLOTTAGGIO
Renzi blinda il doppio incarico
Alla vigilia della direzione nazionale, avverte: “Giusto che il Pd ascolti tutti, ma ora non si riapra la guerra per spartirsi le poltrone”
di Robert Vignola
ltra giornata di attesa in vista del regolamento di conti
della direzione nazionale in casa Pd.
Con Matteo Renzi che s’è
svegliato potendo leggere
due interviste assolutamente
di rilievo sui giornali. La prima: sul Corriere della Sera
Massimo D’Alema ha annunciato il suo no al referendum
costituzionale di ottobre, svelando pure l’altarino di fondo
di questi giorni, l’attacco al
doppio incarico premier-segretario. Insomma, “baffino”
vuole un’altra guida per il Pd.
La seconda: la più sottile disamina di Romano Prodi su
la Repubblica, in cui (lui, vecchio volpone democristiano)
mette in risalto quanto il Pd
sia poco di sinistra, ispirato a politiche che un
tempo erano di Thatcher e Reagan e sulla
esecrabile strada di un Partito della nazione.
Normale che, davanti alle critiche incrociate,
peraltro su due testate giornalistiche “pesanti”,
di suoi così illustri predecessori, il presidente
del consiglio abbia dovuto in qualche misura
rispondere. E lo ha fatto con la sua enews,
usando toni pacati e lontani dalla consueta
prosopopea che lo contraddistingue. “I risultati
delle amministrative hanno aperto una grande
A
discussione sulla stampa e dentro al Pd. Io
penso che sia giusto dire la verità, sempre”,
ha così esordito nelle personali riflessioni il
premier. Ribadendo quanto già detto in precedenza: “I risultati nazionali sono a macchia
di leopardo, con vittorie e sconfitte di tutti e
tre gli schieramenti (Centrosinistra, Centrodestra, Cinque Stelle). Tuttavia l’eco dei successi dei Cinque Stelle è molto forte, non
solo sui media. Perché se perdi a Roma dove
è accaduto ciò che sappiamo, te lo aspetti.
Se perdi anche a Torino dove per giudizio
condiviso il sindaco uscente ha governato
bene, scatta il campanello d’allarme. In alcuni
comuni, dunque, i Cinque Stelle hanno interpretato meglio di noi la richiesta di cambiamento che proveniva dalla società. E hanno
vinto, in modo netto”.
UN fenomeno che però era già accaduto, sostiene Renzi, nel “ 2014, quindici giorni dopo
il 41% delle Europee, il Pd perse per la prima
volta dopo decenni Potenza, Perugia e Livorno.
Perse Padova che aveva governato a lungo. E perse al
ballottaggio, dopo aver vinto
quasi sempre nettamente al
primo turno”. Quindi, pur dicendosi pronto ad ascoltare
il “territorio”, le “riflessioni”
e le “critiche dei cittadini”, i
“suggerimenti degli amministratori locali e dei circoli”,
è passato al contrattacco.
“Non credo però che questa
discussione – seria e bella
come tutte le discussioni vere
– possa essere rimpiazzata
dalla classica polemica sulle
poltrone in segreteria o sul
desiderio delle correnti di
tornare a guidare il partito.
Non credo ai caminetti: apriamo le finestre, spalanchiamole, altro che caminetti. Parliamo, certo: ma con gli italiani
e degli italiani, non dei nostri
equilibri congressuali. Il Pd
deve caratterizzarsi per le cose che propone,
non per le proprie divisioni interne, non di
spartizioni interne alle correnti come avveniva
in passato”. Il che, numeri alla mano (e statuti
pure) lascia intendere che Renzi il doppio incarico non lo mollerà. Tutt’al più, se mai, lo
farà dopo aver perso il referendum, dimettendosi da premier. Ma resterà segretario, a
decidere quindi le liste bloccate delle prossime
elezioni politiche. È ciò, a ben guardare, che
lo rende inattaccabile.
IL VECCHIO LEADER BOSSI ATTACCA SALVINI. DOMANI SARÀ UN CONSIGLIO FEDERALE TURBOLENTO
Nella Lega c’è aria di resa dei conti
È
un attacco tripartito, un trittico
d’interviste che ha il sapore di un
regolamento di conti. Umberto
Bossi ha rotto cosi il silenzio a pochi
giorni dai risultati dei ballottaggi che
hanno segnato una sostanziale frenata
della crescita della Lega. E la lettura
del senaùr è, come da copione, graffiante: “Se qualcuno pensa ancora di
fare un micropartito al servizio di Berlusconi…”. Il titolo insomma è servito
su un piatto d’argento, sotto il quale
alberga un messaggio più ampio e una
sfida al “capitano” Salvini: il congresso,
da convocare per cambiare le radici
stesse del partito. Inserendo “alcune
regole che mancano nello statuto ma
anche per “dare un mandato al segretario. Non è che siamo andati a letto
una sera da federalisti e ci siamo svegliati un’altra cosa. La base non ha
potuto votare, si è trovata addosso delle
scelte che non avrebbe mai accettato”.
E ancora: “Non è il congresso dove si
cambia segretario, questo è secondario.
Serve un congresso in cui la Lega possa
diventare democratica davvero”. Con
la possibilità di individuare un’altra
leadership? Anche… “A me non piace
la linea di Salvini. Non ho mai letto un
programma per queste elezioni, va solo
a raccattare un po’ di voti per poi scappare. Ma il cercare soltanto di prendere
qualche sedia in più non porta da nessuna parte”, è la sentenza di Umberto
Bossi. Chiaro che i risultati di domenica
scorsa pesino: “La responsabilità del
risultato elettorale leghista è di Salvini.
Tutta di Salvini. Perché chi comanda
ha la responsabilità. Salvini comanda
e quindi lui ha tutta la responsabilità
della sconfitta ai ballottaggi”. Che chiama in causa comunque anche gli alleati
del centrodestra (“si son fatti vedere
litigiosi. La gente non vota chi litiga”)
ma boccia comunque un’altra traccia
di novità del recente percorso leghista:
“Una dichiarazione di voto a favore
della Raggi a Roma io non l’avrei fatta.
Ma noi siamo diversi, io metto al primo
posto i valori come la libertà. In questo
momento, invece, la Lega rischia di
diventare un partito che perde peso
agli occhi della gente, come del resto
è avvenuto alle ultime elezioni”.
CFanti account sui social network che
fanno capo al leader del Carroccio non
fanno cenno alle esternazioni di Bossi.
Quel che è certo è che per venerdì è
convocato un consiglio federale del
partito. E le cartucce del “capitano”,
reso più nervoso dalla decisione di
smettere di fumare, potrebbero essere
sparate in quell’occasione.
R. V.
BOLZANO
Se la sinistra ha bisogno di Casa Pound
La levata di scudi dei soliti noti contro possibili aperture
della giunta cittadina verso i tre consiglieri di opposizione
essera elettorale, schede, urna,
voti, preferenze, elezioni. In una
parola: democrazia. Quella che
i figli della cosiddetta Liberazione
dichiarano di voler difendere ad oltranza. Ma solo quando fa comodo a
loro. L’ennesima prova di tale assunto
è quanto sta accadendo a Bolzano.
Una città i cui abitanti, recentemente
recatisi alle urne per rinnovare l’amministrazione comunale, hanno scelto
a rappresentarli anche tre consiglieri
di Casa Pound.
La vittoria conquistata (circa il 7%
delle preferenze) già di per sé aveva
scatenato polemiche a non finire.
Rinfocolate in queste ore dal fatto
T
che il neo sindaco Renzo Caramaschi
(Pd), riconfermato con poco più del
55% dei voti, ha dichiarato che nei
confronti dei tre consiglieri di Cpi,
pur se “distanti” non c’è “nessuna
preclusione”. Anche perché “sono
stati eletti”. Bontà sua. Ma non dei
soliti “sinistorsi”, Anpi in testa che
hanno espresso “allarme e sconcerto”
per “l’apertura ad un movimento dichiaratamente neofascista”. Che potrebbe dunque essere “sdoganato”.
In proposito il vicesindaco Baur (Svp)
ha dichiarato tra l’altro di voler capire
“la ragione del loro successo” e “parlare con loro per scambiarci impressioni”. Oltretutto – fatto questo che
qualcuno ha descritto come sintomatico di possibili accordi sottobanco,
prontamente smentiti da Caramaschi
- i tre “fascisti del terzo millennio” si
sono astenuti quando si è trattato di
votare la nuova giunta. Apriti cielo.
La levata di scudi di certa stampa e
di certa sinistra non si è fatta attendere: “nella città che ha versato un
doloroso contributo di vittime alle
dittature l’aria sembra cambiata e
se qualcuno propone di fare qualcosa perché non ascoltarlo anche
se marcia sul Comune?” scrive qualcuno, ironizzando sulle possibili collaborazioni tra la nuova giunta e i
tre consiglieri di opposizione.“Vorrei
si mantenesse una discriminante
ideale più che ideologica verso questa destra e vorrei evitare che a Cpi
venisse assegnata la presidenza di
qualche commissione consiliare” ha
dichiarato un assessore. Su questa
linea ovviamente la locale sezione
dell’Anpi, secondo cui “nessuna intesa, ma anche nessun ipotetico dialogo con i neofascisti figli del populismo, perché si possono ricreare
mostri”. Verrebbe da rispondere
che i veri mostri sono coloro che
continuano a soffiare sul fuoco dell’odio ideologico. Meglio, però, lasciare che a parlare siano i fatti.
Come quelli che hanno consentito
ai ragazzi di Cpi Bolzano di conquistare la fiducia dei loro concittadini,
che li hanno visti al lavoro e hanno
quindi premiato il loro impegno. Il
resto sono chiacchiere. E lasciano –
almeno questo è l’augurio, per la
città altoatesina e non solo – il tempo
che trovano.
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Giovedì 23 giugno 2016
ATTUALITA’
MANCAVA SOLO LA SUPREMA CORTE A LEGITTIMARE IL PASSAGGIO NON PREVISTO DALLE UNIONI CIVILI
Adozioni gay, timbro della Cassazione
Fuochi d’artificio dalla solita sinistra. E torna a farsi sentire pure Monica Cirinnà:
“Finalmente arriva quello che purtroppo abbiamo dovuto stralciare”
“ACCORDO TRUFFA TRA RENZI E ALFANO”
Il fronte dei contrari:
adesso un referendum
di Igor Traboni
ancavano solo i giudici della Cassazione
a sostituirsi al legislatore, a ‘introdurre’ di
fatto la stepchild
adoption in Italia, anche se la legge
sulle unioni civili non contempla
questo passaggio. E probabilmente
ad anticipare le mosse del governo
di Matteo Renzi che proprio su
questo aspetto non si dà pace e,
dopo averlo stralciato per forza
di cose dall’impianto originario
del ddl Cirinnà, è pronto a ripro-
M
porlo quanto prima. Sulla spinta
della lobby gay e magari facendo
leva anche su queste decisioni dei
giudici.
Ora, come detto, entra in scena anche la Cassazione che dice sì alla
stepchild adoption, pur cercando
di indorare la pillola dell'adozione
del figliastro (il figlio del partner
dello stesso sesso) ammettendolo
in casi particolari. La prima sezione
civile della Suprema Corte si è infatti pronunciata sul tema, con la
sentenza 12962/16 del 22 giugno
2016, respingendo il ricorso del
procuratore generale e conferman-
do la sentenza della Corte di Appello di Roma con la quale è stata
accolta la domanda di adozione di
una minore proposta dalla partner
della madre.
Per la Cassazione, questa adozione
"non determina in astratto un conflitto di interessi tra il genitore biologico e il minore adottando, ma
richiede che l'eventuale conflitto
sia accertato in concreto dal giudice". In pratica l'adozione del figliastro potrebbe creare un problema con l'altro genitore biologico,
ma questo eventuale problema, secondo i giudici, va valutato caso
a sentenza della Cassazione sulla
stepchild adoption rende chiaro
l'accordo truffa tra Alfano e Renzi
sulla legge Cirinnà. Un accordo per
prendere in giro gli italiani, sbandierando
lo stralcio dell''adozione gay, mentre
con il comma 20 si delegava la questione
ai tribunali". Lo dichiarano in una nota
congiunta Eugenia Roccella e Gaetano
Quagliariello, parlamentari del movimento
Idea.
“Come era facile prevedere, la magistratura è intervenuta a gamba tesa, e
lo ha fatto in tempi brevissimi: a poche
settimane dall'approvazione della legge
la stepchild è ormai data per scontata,
e così l'utero in affitto, che ne è la
logica premessa. L'adozione del compagno, infatti, nel caso di coppie maschili,
include ovviamente il ricorso alla ma-
L
ternità surrogata a pagamento. Chi dichiarava che la frontiera da non superare
era l'omogenitorialità e l'utero in affitto,
raccoglie oggi i frutti di una colpevole
remissività nei confronti dell''arroganza
renziana. L'unico modo per frenare oggi
la deriva antropologica e il nuovo mercato
della filiazione - concludono Roccella e
Quagliariello – è il referendum per abrogare una parte della legge sulle unioni
civili, a partire dal comma 20".
L’ipotesi-referendum è sostenuta anche
dal Presidente della Commissione lavoro
del Senato Maurizio Sacconi, che ha dichiarato: “Continua il processo di sovversione antropologica incoraggiato dalla
sinistra al quale sarà necessario opporre
la possibilità per il popolo tutto di esprimersi attraverso un referendum sulla
genitorialità omosessuale".
per caso. Come se si trattasse di
un orpello.
Sempre secondo la Suprema Corte,
l'adozione in questi casi "prescinde
da un preesistente stato di abbandono del minore e può essere ammessa sempre che, alla luce di
una rigorosa indagine di fatto svolta dal giudice, realizzi effettivamente il preminente interesse del
minore".
Insomma, giudici e legislatori procedono di gran carriera verso il
vero obiettivo, neppure tanto velato, che è quello di arrivare a
dare legittimazione alla pratica
dell'utero in affitto, effettuata all'estero sia da coppie eterosessuali
che omosessuali, visto che in Italia
la legge comunque la vieta.
La sentenza ha ridato fiato a certa
sinistra: l’Arcigay parla addirittura
di “giorno di festa”, per il sottosegretario Della Vedova “si ristabiliscono diritti”, mentre torna a farsi
sentire l’immancabile Monica Cirinnà, secondo la quale “la Cassazione stabilisce finalmente che
quanto abbiamo sostenuto, e purtroppo dovuto stralciare, dal testo
delle unioni civili non soltanto è legittimo ma soprattutto è giusto".
ROVENTE CAMBIO DELLA GUARDIA, PROTAGONISTA L’ORMAI EX CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA
De Giorgi, bordate per conto del governo
L’ammiraglio uscente: “Su Tempa Rossa sono stato vilipeso
da fonti anonime, ma avrò la mia vendetta, in un modo o nell’altro”
chizzi di petrolio sull’immagine della marina. Un
passaggio delle consegne che avviene tra i veleni.
Quelli lanciati dall’ammiraglio
Giuseppe De Giorgi, coinvolto
nell’inchiesta di Tempa Rossa
e perciò defenestrato. “Offeso
dai media, vilipeso da fonti
anonime, avrò la mia vendetta,
in un modo o nell'altro”, il messaggio che il capo di Stato
Maggiore della Marina uscente
ha voluto lanciare a margine
della di avvicendamento con
il suo sostituto, ammiraglio di
squadra Valter Girardelli.
Per De Giorgi si è verificato
un “massacro ingiustificato”,
con ciò sparando ad alzo zero
sulla magistratura di Potenza
su presunte pressioni per attività legate alla Marina in Sicilia.
Anche se De Giorgi, che ha
parlato pure di “interessi oc-
S
L’ammiraglio De Giorgi bacia la mano al ministro Pinotti
culti”, ha voluto pure smentire
se stesso, dicendo che non ce
l’aveva con i magistrati (e allora
con chi?) esprimendo la fiducia
di rito sul fatto che “tutto si
chiarirà. Mi sono avvalso di
tutti gli elementi legali per tutelare la mia dignità”.
Andando più nel dettaglio, l’am-
miraglio non ha mancato di
mostrare una narrativa studiata
della sua vicenda, parlando di
navigazione che “non è stata
sempre calma: gli attacchi contro di me non meritano attenzione oggi, soprattutto non la
meritano i corvi e gli interessi
occulti che hanno diffuso dossier anonimi per tentare di
condizionare il futuro della Marina”. Il tutto sotto lo sguardo,
e per l’imbarazzo, del ministro
della Difesa Roberta Pinotti,
del Capo di Stato Maggiore
della Difesa, generale Claudio
Graziano, del ministro dell’Interno Angelino Alfano e delle
altre massime autorità militari
e dei servizi di intelligence
del Paese, oltre che di numerose autorità civili e ovviamente
di molti tra ufficiali, sottufficiali,
graduati e marinai che affollavano la piazza d’onore del Ministero della Marina.
De Giorgi ha quindi sottolineato
il “sostegno morale” che gli è
venuto in questi mesi dalla forza armata ed anche dal presidente della Repubblica e dal
“presidente del Consiglio che
ha avuto il coraggio di difendere pubblicamente la mia re-
putazione, all’apice della tempesta, quando altri hanno preferito defilarsi”.
Sempre riferendosi al premier,
ha scandito: “Sono grato e orgoglioso per il suo coraggio e
la sua leadership”. E poi il
messaggio più sentito, quello
per la moglie Elisabetta e il figlio Gabriele: “Senza di loro
sarei stato perduto infinite volte.
Il loro amore è stata la mia salvezza, la mia consolazione e il
porto sicuro da cui ripartire
nei momenti più difficili e duri
della mia vita”.
Un momento che umanamente
merita rispetto, ma che finisce
ancora una volta per confermare quanto si senta uomo di
Renzi: Gabriele De Giorgi è
infatti segretario particolare
del sottosegretario agli interni
Domenico Manzione, in sostanza uno del cosiddetto “giglio magico”. E messi insieme
tutti questi tasselli, le bordate
dell’ammiraglio acquisiscono
tutto un altro aspetto: quello di
una nuova schermaglia sul
fronte, segreto ma ormai caldo,
della neanche troppo sotterranea guerra tra governo e
magistratura.
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Giovedì 23 giugno 2016
ATTUALITA’
MATURITÀ 2016: TRACCE SCONTATISSIME. SONO MANCATE SOLO LE UNIONI CIVILI…
Eco, Padoan, immigrati: ecco
i temi del “politicamente corretto”
Renzi e la Boschi gongolano. Gasparri: “Una schifezza paracomunista”
REFERENDUM CONTRO IL DDL GIANNINI
Intanto gli insegnanti
raccolgono le firme
a campagna di raccolta delle firme per il
referendum sulla Buona scuola è agli sgoccioli:
invitiamo tutta la popolazione a recarsi nelle piazze
e nelle strade principali
d'Italia dove sono allestiti i
banchetti e sottoscrivere i quesiti referendari contro la legge 107/2015".
Così l’organizzazione sindacale della
Gilda degli Insegnanti esorta allo sprint
finale in vista del 5 luglio, quando le
firme dovranno essere consegnate in
Corte di Cassazione. "Non soltanto il
popolo della scuola, ma tutte le cittadine
L
di Igor Traboni
rosegue l’opera di ‘renzizzazione’ della scuola,
anche nella scelta delle
tracce per la prova di Italiano dell’esame di maturità. Ieri mattina, infatti, i circa
500mila studenti alle prese con la
maturità 2016 si sono trovati davanti
tracce per lo più nel segno del ‘politicamente corretto’, da dipanare
poi nel corso delle sei ore previste
per la prova, anche se al Gay Center
l’hanno presa male pure loro, lamentando la mancanza di una traccia
sulle unioni civili (magari protesteranno ancora nei prossimi giorni,
finché qualche anonimo funzionario
del Ministero non verrà riconosciuto
colpevole di un misfatto del genere
P
e destinato ad altro incarico).
Il tema ‘classico’ è stato imperniato
su Umberto Eco – lo scrittore scomparso da poco la cui produzione
non è difficile avvicinare a certi
salotti radical-chic – e su una citazione
dell’autore del ‘Nome della rosa’ a
proposito delle funzioni della letteratura. Per il saggio breve, quattro
le tracce proposte: una sul rapporto
padre e figlio in arte e letteratura.
La seconda, per il saggio economico,
ha come titolo: “Crescita, sviluppo
e progresso sociale. È il Pil misura
di tutto?”, ed è apparso un chiaro
invito a dissertare sulle misure economiche (non) messe in atto da questo governo. Insomma, mancava solo
il faccione di Pier Carlo Padoan a
dettare la traccia
Il terzo tema è stato invece un invito
a discettare sul “valore del paesaggio”. Quindi, come quarta traccia
“L'uomo e l'avventura dello spazio”,
che prendeva spunto dalle esperienze dei due astronauti italiani
Umberto Guidoni – poi candidato
ed eletto all’Europarlamento con i
comunisti italiani e quindi transitato
attraverso Sel - e Samantha Cristoforetti, autentica icona del duo Renzi-Boschi, anche se poi ha avuto il
coraggio di declinare l'invito alla
Leopolda (speriamo che a qualche
ragazzo non sia tornato in mente
questo passaggio, altrimenti potrebbero essere guai seri). Immancabile,
e anche ampiamente preventivato,
per il tema di storia, la riflessione
sulle donne al voto nel 1946.
Ed ecco poi l’altro, scontatissimo
omaggio al politicamente corretto
APPROVATA UNA LEGGE AD HOC
Arrivano gli “educatori”
con obbligo di laurea
a Camera ha approvato la
legge che regolamenta la professione di ‘educatore’, figura
cui è demandato di occuparsi di
chi ha bisogno di cura e sostegno,
con tanto di obbligo di laurea per
gli educatori professionali e i pedagogisti.
La legge introduce anche il principio
per cui, nell’ambito della professione
educativa, esisteranno due tipi di
educatore, inquadrati per la prima
volta nel livello di conoscenze stabilite dal Quadro europeo delle
qualificazioni professionali (Qec)
e ognuno coi suoi ambiti di azione:
socio-pedagogico e socio-sanitario.
L’attività di quest’ultimo resta disciplinata come professione sanitaria, per l’area della riabilitazione
(alle aree della disabilità, delle dipendenze, delle patologie).
La formazione di questo educatore
professionale avviene presso le
L
strutture del Sistema sanitario nazionale e le strutture di assistenza
socio-sanitaria degli enti pubblici,
individuate con protocolli di intesa
tra regioni e università.
Per quanto riguarda invece l’educatore professionale socio-pedagogico, questi, come detto,
dovrà invece conseguire il diploma di laurea in Scienze della formazione e dell’educazione. Tutto
questo potrebbe ingenerare della
confusione, anche se gli ambiti
di intervento sono diversi: l’educatore professionale sociopedagogico andrà ad agire nei servizi
e presidi socioeducativi e socioassistenziali, nonché nei servizi
e presidi sociosanitari, mentre
quello sociosanitario opererà nei
soli presidi e nei servizi sanitari
e sociosanitari.
in materia di immigrazione e accoglienza, con una citazione di Piero
Zanini (architetto, autore di un libro
di vent’anni fa da cui appunto la
frase) sul tema del “confine”. In particolare la traccia riguarda:“Confini,
muri reticolati, costruzione e superamento dei confini, le guerre per i
confini”.
A parte i soliti tg allineati al Renzipensiero, tutti quindi ad intervistare
ragazzi estasiati dai temi scelti che
neanche davanti a un gol di Messi,
sui social i commenti sono stati tutt’altro che positivi.
E anche a livello politico, i commenti
sono stati ovviamente diversi.
Appena sono uscite le tracce, il premier Renzi ha immancabilmente
twittato: “Le tracce della maturità
2016 prima prova mi sembrano belle,
e i cittadini, hanno dimostrato finora una viva partecipazione – fa sapere ancora la Gilda - Adesso bisogna sfruttare questi ultimi
giorni, e in particolare il
prossimo week end, per
superare la soglia delle
500mila sottoscrizioni. Firmare contro
la chiamata diretta dei docenti da parte
dei dirigenti scolastici e per abrogare le
maggiori storture della riforma - conclude
la nota la Gilda - è un impegno che non
riguarda solo gli insegnanti ma tutto il
Paese, perché si tratta di una battaglia
di democrazia".
ricche di spunti #inboccaallupo".
Per il ministro Stefania Giannini,
“gli argomenti sono stimolanti e
sono fiduciosa sul felice esito di
questo esame".
Da twitter ha detto la sua anche il
ministro Maria Elena Boschi: "Chissà
quanti studenti oggi hanno scelto di
scrivere dei 70 anni del voto alle
donne. Davvero un bellissimo argomento! #inboccaallupo".
Di ben altro avviso Maurizio Gasparri, di Forza Italia, peraltro con
una figlia alle prese con questi esami: “La scuola italiana è ''comunistizzata'' come lo era 40 anni fa. Le
tracce di oggi sono schifezza paracomunista: quel ''trombone'' di Eco,
pace all'anima sua, o il tema sui
confini per ammiccare alle questioni
dell'immigrazione".
5
Giovedì 23 giugno 2016
ESTERI
FRANCIA: SCOPPIA LA POLEMICA SUL DIVIETO DI MANIFESTARE CONTRO IL JOBS ACT
Ancora in piazza? Il prefetto dice no
I sindacati: “Svolta autoritaria. sfileremo lo stesso”. Anche la destra e i socialisti contrari al provvedimento
COREA DEL NORD
Pyongyang insiste
con i test missilistici
a Corea del Nord ha effettuato un
nuovo test missilistico: ieri mattina
– la notizia è stata diffusa da fonti
della Difesa sudcoreana – sono stati
lanciati due razzi a medio raggio: il primo
test sarebbe fallito mentre il secondo
missile sembra abbia percorso una distanza di 400 chilometri.
Stando alle informazioni rese note, si
tratta di razzi di modello Musudun, che
hanno una gittata tra i 2500 e i 4000km,
capace dunque di minacciare sia Giappone e Corea del Sud, sia le basi americane dell'isola di Guam, nel Pacifico. Il
primo lancio – riferiscono le agenzie – è
L
di Cristina Di Giorgi
l prefetto di Parigi ha vietato
la manifestazione prevista
per oggi (la decima in tre
mesi) convocata dal coordinamento di sette sindacati
che guida la lotta contro la riforma
del lavoro. In seguito ai gravi incidenti
accaduti nel corso della protesta
del 14 giugno (40 feriti e 58 arresti
e scene di vera e propria guerriglia
urbana), le autorità avevano proposto
un “raduno statico” (più semplice
da controllare) invece del corteo in
una piazza parigina. Gli organizzatori
I
avevano però rifiutato, ipotizzando
due itinerari alternativi per il corteo.
Ma la risposta delle autorità che,
sottolinea la stampa, si è fatta attendere a lungo, è stata negativa. Quindi,
anche in conseguenza dell’interruzione del dialogo tra governo e sindacati, il divieto.“Non ho avuto scelta” ha dichiarato il prefetto.
Si realizza dunque lo scenario ipotizzato dall’inquilino dell’Eliseo, che
aveva parlato di stop alle agitazioni
nei giorni in cui la Francia si sarebbe trovata sotto i riflettori per
via degli Europei di calcio, onde
dare la prevalenza, quanto all’attività
delle forze dell’ordine, alla prevenzione e contrasto del terrorismo.
E aveva nel contempo dichiarato
che non ci sarebbero state più “autorizzazioni a manifestare se non
viene garantita la protezione dei
beni e delle persone”.
Una decisione, quella delle autorità
francesi, il cui ultimo precedente
risale al 1962, quando si protestava
per l’Algeria. Inevitabile e forse anche prevedibile il mare di proteste
scatenatesi. Paradossalmente il divieto è infatti riuscito a mettere d’accordo tutti: sia a destra che a sinistra,
sono infatti stati molti quelli che
hanno commentato negativamente
il provvedimento prefettizio. Tra loro
anche la fronda del Partito socialista
(contraria all’eccessivo liberismo
della riforma) e diversi movimenti
sindacali schierati su posizioni favorevoli al jobs act.
Gli organizzatori della mobilitazione,
secondo i quali le ragioni del divieto
sono di natura politica più che dettate da motivi di ordine pubblico,
hanno comunque chiesto un incontro
urgente con il ministro dell’Interno
Cazeneuve, che sembra abbia accettato di ricevere una delegazione.
Nel frattempo, su internet, volano
le adesioni alla petizione on line
“Non rispetterò il divieto a manifestare”: l’appello alla disobbedienza
avvenuto alle 5.58 ora locale e dalle
prime indicazioni (confermate anche da
fonti Usa) sembrerebbe che il missile si
sia disintegrato nel mare del Giappone.
Il secondo lancio è stato effettuato circa
due ore dopo il primo.
Condanne per il nuovo esperimento balistico nordcoreano sono giunte dal Giappone (che ha presentato protesta formale), da Seul e dagli Stati Uniti, il cui
Dipartimento di Stato ha dichiarato che
i due lanci di ieri costituiscono una
“chiara violazione delle risoluzione Onu
che vietano a Pyongyang l'uso di ogni
CdG
tecnologia balistica”.
in poche ore ha infatti già ottenuto
oltre 130mila adesioni.
E se il leader sindacale Mailly, poco
prima dell’annuncio del divieto, aveva addossato la responsabilità del
fallimento del dialogo sociale all’autoritarismo del premier Valls “rigido oltre il possibile”, aggiungendo
che in caso di stop “la Francia entrerebbe nella categoria dei Paesi
che non si qualificano per democrazia”, a proibizione acquisita gli
organizzatori hanno fatto sapere di
ritenerla inaccettabile e che comunque tenteranno ugualmente di
sfilare per le vie di Parigi. Che si
trova ancora una volta al centro di
un vortice di tensione dagli esiti
imprevedibili.
STATI UNITI
CLIMA DA GUERRA FREDDA
Il Senato boccia la stretta sulle armi
Tensioni tra Nato e Russia
Respinte quattro proposte di legge. Durissima la critica della Casa Bianca: “È vergognoso”
epubblicani e democratici
hanno presentato, al Senato
americano, quattro proposte
di legge in materia di rafforzamento
del controllo sulla vendita e detenzione di armi da fuoco. Che, in
seguito a veti incrociati, sono state
tutte respinte. Non è stato infatti
raggiunto, su nessuno degli emendamenti discussi, il quorum di 60
voti su 100 necessario per far
proseguire l’iter normativo (il risultato è stato di 53 a favore e 47
contrari). Nonostante una maratona
di interventi di quasi 15 ore e il
tentativo di trovare intese bipartisan,
sul contestatissimo tema è dunque
ancora nulla di fatto. E questo nonostante quasi ogni giorno le pagine di cronaca si riempiono di
episodi connessi alla diffusione
incontrollata di armi da fuoco (ultimo ma non unico, la recente
strage di Orlando). Episodi che
dovrebbero indurre le forze politiche a trovare un accordo su un
argomento che sembra però restare un tabù.
Tra l’altro due delle proposte in
votazione (una repubblicana e una
democratica) avevano entrambe
R
come obiettivo quello di impedire
l’acquisto di armi a persone coinvolte in vicende legate al terrorismo,
ma lasciavano rispettivamente ai
giudici e al governo il compito di
attuare la limitazione suddetta. La
terza proposta (repubblicana) riguardava in particolare il tentativo
di impedire che le armi possano
essere acquistate da persone affette
da infermità mentale e chiedeva
di aumentare la disponibilità finanziaria destinata al controllo dei
precedenti dei potenziali acquirenti.
L’ultimo documento, a firma democratica, richiedeva che tutti coloro che intendessero comprare
armi fossero sottoposti ad un test
dei precedenti.
In tutto questo, i due partiti si
sono annullati a vicenda, sbarrando reciprocamente la strada
alle proposte presentate. Nelle
prossime ore – riferiscono le
agenzie – arriverà in aula una
quinta proposta: le previsioni
però, nonostante tutto, sono tutt’altro che ottimistiche.
Durissimo, in proposito, il commento della Casa Bianca, che per
bocca del portavoce Josh Earnest
ha descritto l’accaduto come una
“vergognosa dimostrazione di viltà”. Parlando alla Cnn, Earnest
ha sottolineato il fatto che andando
avanti in questo modo si continua
“a mantenere una scappatoia che
permette a persone sospettate di
terrorismo di comprare un'arma.
E’ una cosa che non ha senso”.
Da registrare poi sul punto, oltre
all’appello dello stesso presidente
Obama che, all’indomani della
strage di Orlando, aveva parlato
di armi “troppo facili da ottenere”,
una nota in cui la National Rifle
Association, espressione della potente lobby che si batte per il
diritto costituzionale a detenere e
portare armi, ricorda che “gli
alleati del presidente Obama hanno
dimostrato di essere più interessati
ai giochi politici che ad affrontare
la mancata capacità di tenere gli
americani al sicuro dalla minaccia
del terrorismo islamico”.
Stella Spada
ontinuano le frizioni tra
Nato e Russia sui numerosi
spostamenti e posizionamenti militari nell’Europa dell’Est.
Dal 7 al 17 giugno la Nato ha
condotto sedici esercitazioni nominate “Anaconda” sul territorio
polacco, a cui hanno partecipato
più di 31mila uomini provenienti
da 24 Stati membri. Stando alle
dichiarazioni di figure d’alto rilievo
interne all’ambiente dell'Alleanza
Atlantica, il maggior timore degli
Stati membri è la capacità russa
nel collocare, in maniera rapida
ed efficace, un numero così elevato di truppe al confine con
Paesi facenti parte dell’Alleanza
e con l’Ucraina. Le esercitazioni
militari russe iniziate dal momento
dell’annessione della Crimea nel
2014 continuano a suscitare polemiche.
L’Alleanza atlantica interpreta le
decisioni strategiche del governo
di Putin come una minaccia all’integrità territoriale dei Paesi
confinanti con la Russia. Allo
stesso tempo, l’amministrazione
russa percepisce la Nato - e le
sue manovre militari - come un
aggressore da cui diffidare. Il
caso della Russia rimarrà sull’agenda politica dell’alleanza an-
C
che durante il summit di Varsavia
del prossimo mese. Nel frattempo, la Nato sta pianificando un’iniziativa finalizzata allo schieramento
di circa 4.000 uomini da spartire
tra la Polonia e gli Stati baltici di
Estonia, Lituania e Lettonia. Il
generale delle truppe americane
in Europa, Ben Hodges, ha lanciato una proposta per creare
un’area Schengen militare che
faciliti i movimenti delle forze
Nato all’interno del Vecchio continente al fine di poter eguagliare
l’efficacia delle truppe russe.
Durante un momento storico delicato in cui la sicurezza europea
è profondamente minacciata dal
terrorismo islamico, e la stabilità
politica del Medio Oriente e dell’Africa del Nord rimane un’assoluta priorità, Usa e Ue non riescono - per interessi personali o
per una politica estera miope - a
rafforzare la cooperazione con
la Russia. L’aria che si respira è
simile a quella della Guerra Fredda, una guerra che diversi storici
non considerano mai realmente
terminata. Invece di dialogare si
continua ad alimentare la tensione
tra Paesi che dovrebbero essere
alleati. Il gioco del Risiko è ricoC.P.P.
minciato.
6
Giovedì 23 giugno 2016
DA ROMA E DAL LAzIO
ANCORA INCERTEZZA SULLA GIUNTA, MENTRE FA DISCUTERE IL CODICE ETICO CON MULTA
Raggi apre la porta del Campidoglio
Intanto la procura ha avviato un fascicolo sugli incarichi legali all’Asl Rm F
di Giuseppe Sarra
irginia Raggi è ufficialmente il nuovo
sindaco di Roma. Oggi pomeriggio, intorno alle 18, ci sarà l’ultimo scoglio: il
passaggio di consegne con il commissario Francesco Paolo Tronca. Sono comunque ore tese in casa 5 Stelle: dalla designazione
della giunta comunale al codice etico con tanto di
multa firmato dal neo sindaco, che ieri ha incontrato
il direttorio del movimento per fare il punto sulla
situazione.
Sono ancora un paio le incognite sulla squadra di
governo. A partire dal suo braccio destro, nodo
che sarà sciolto molto probabilmente all’ultimo
momento. Il papabile Daniele Frongia, infatti, ha
smentito senza se e senza ma. Non resterà comunque a boccia asciutta perché “il neo sindaco
vuole farmi capo di gabinetto, un incarico tecnico,
ma sicuramente né assessore né vicesindaco”.
E’ quasi fatta, invece, per il ritorno di Francesca
Danese, già assessore alle Politiche sociali e
abitative della giunta Marino, nota nel mondo del
volontariato. Il bilancio dovrebbe essere affidato a
Marcello Minemma, mentre Alberta Parissi si occuperà delle Attività produttive. Partita chiusa
anche per Cristina Pronello ai Trasporti, cresciuta
al Politecnico di Torino. Per il resto Paolo Berdini
all’Urbanistica, che fa tremare il comitato per Roma
2024, Paola Muraro all’Ambiente, Luca Bergamo
alla Cultura e Andrea Lo Cicero allo Sport. Vacante
il delegato alla Scuola.
Fa discutere però il codice etico con multa firmato
dal primo cittadino grillino, che, insieme agli assessori
e i consiglieri, “dovrà rispettare”. Dovranno quindi,
V
si legge, “operare in sintonia con le indicazioni date
dallo staff”, altrimenti scatta la multa per danno di
immagine di almeno 150mila euro.
Ma anche gli assessori dovranno coordinarsi con i
responsabili della Comunicazione del M5s nel
Parlamento (Gruppo Comunicazione) e dovranno
informarsi ai principi di “trasparenza”. Non è tutto,
la squadra di governo dovrà dimettersi se una
consultazione in rete o i garanti “decidano per
tale soluzione nel superiore interesse del preservazione dell’integrità del M5s”.
Intanto la procura di Roma ha aperto un fascicolo,
attualmente senza indagati e senza ipotesi di reato,
ad una settimana dal caso sugli incarichi legali
della Raggi all’Asl Roma F di Civitavecchia. L’apertura è stata decisa dopo la presentazione di un
esposto da parte dell’associazione Anlep, che ipotizza il reato di falso ideologico.
A lanciare la notizia è stato il Fatto quotidiano, secondo cui l’azienda sanitaria, almeno stando alla
ricostruzione, si sarebbe avvalsa della collaborazione di Raggi nella causa contro il dottor Giuseppe
Crocchianti: l’imprenditore, morto lo scorso febbraio,
avrebbe fatturato prestazioni mai effettuate alla
Regione per centinaia di migliaia di euro.
Il primo incarico è giunto nel luglio 2012, il secondo,
invece, due anni più tardi e sarebbe stato affidato
bypassando il regolamento. In pratica la Raggi,
che già sedeva sugli scranni di Palazzo Senatorio,
non era iscritta all’albo dell’Asl creato nel novembre
2012. Ciò nonostante l’attuale primo cittadino ha
ricevuto il delicato caso in virtù del precedente
incarico. Non solo, i riflettori si sono accesi anche
sulla dichiarazione della Raggi dell’epoca, che
ammontava a 17.287 euro.
Pronta la replica del sindaco di Roma: “Mi è stato
conferito un incarico nel 2012, ho effettuato una
serie di attività, ho messo una fattura di acconto
nel 2014 che è entrata nella contabilità dell’azienda.
Poi ha fatto una serie di giri come in tutte le
aziende medio-grandi, è stato emesso un mandato
di pagamento nel 2015. E questa fattura mi è stata
liquidata nel 2015 e quindi - ha spiegato in un’intervista ad Euronews - è entrata in tutte le mie dichiarazioni nello stesso anno, esattamente come è
previsto per i liberi professionisti che debbono
dichiarare secondo il principio di cassa e non
quello di competenza”.
IL CASO
Ama, il cda
si azzera
ra stato ventilato nei giorni
scorsi. Alla fine il Cda di
Ama ha presentato le dimissioni, rimettendo il proprio
mandato nelle mani del neo sindaco Virginia Raggi. Nel corso
dell’ultima riunione, il CdA ha
acquisito agli atti il rapporto di
sintesi sulle attività consiliari, le
azioni intraprese dall’azienda e i
risultati conseguiti nei 28 mesi
dall’insediamento, avvenuto nel
gennaio 2014.
Quattro gli ambiti fondamentali
di intervento individuati nel report:
“razionalizzazione economica ed
organizzativa, sviluppo della raccolta differenziata, miglioramento
e completamento dei servizi erogati e progettazione per l’evoluzione del ciclo impiantistico dei
rifiuti”, si legge.
L’obiettivo finale del Piano Industriale pluriennale dell’azienda è
“la realizzazione, con progettazione
già definita, di 4 Ecodistretti (uno
per ogni quadrante della città)
per ottenere in proprio il massimo
recupero dei materiali”.
E
MAFIA CAPITALE, IL MINISTRO ASCOLTATO COME TESTIMONE PER I FATTI DI QUANDO ERA A CAPO DELLA LEGA COOP
Poletti e il rapporto con Buzzi
“Lo conoscevo: era presidente di una realtà
importante, forse ho sollecitato i pagamenti”
n teste speciale è stato ascoltato
nell’aula bunker di Rebibbia dove
va in scena il maxiprocesso di
Mafia Capitale. Ad entrare dalla porta
principale è stato il ministro del Lavoro
del governo Renzi, Giuliano Poletti, ex
U
presidente di Lega Coop.
Il ministro ha subito chiarito il suo rapporto con il ras delle coop Salvatore
Buzzi, ritenuto a capo della cupola di
Mafia Capitale.
“Ho conosciuto Buzzi. L’ho incontrato
perché era presidente della coop 29
giugno, una coop importante anche per
dimensione, ed era componente della
lega coop del Lazio”, ha precisato.
Rispondendo a una domanda sulla possibilità che Buzzi gli abbia chiesto di
fare pressioni sull’amministrazione locale,
Poletti - che nel 2008 era presidente
della Lega Coop Nazionale - ha spiegato:
“L’unica cosa che considero ragionevole
possa essere accaduta riguarda i tempi
dei pagamenti alle cooperative sociali,
perché in quel periodo erano lunghi e
rappresentavano un problema per i fornitori che faticavano a pagare gli stipendi.
Era una richiesta che mi arrivava da
tutte le cooperative”.
Insomma, questioni di normale amministrazione. Riguardo alla cena alla quale
ha partecipato, nel 2010, presso il centro
per migranti Baobab, Poletti ha detto:
“Ho partecipato alla cena della foto uscita
sui giornali, il 20 settembre 2010 al
Baobab. Ricordo Alemanno, Buzzi, i rappresentanti delle cooperative e altri rappresentanti istituzionali ma l’ho rivisto
dopo leggendo i giornali e guardando le
foto. Sono stato invitato a visitare Baobab
almeno 10 volte prima di quella sera,
perché era un centro che rappresentava
positivamente il lavoro delle cooperative
sugli immigrati”, successivamente chiuso
nel dicembre scorso.
GRAVE UN UOMO, FERITE DUE RAGAZZE. LA POLIZIA È AL LAVORO PER RICOSTRUIRE LA DINAMICA DELLA SPARATORIA
Far west al campo rom
Intanto il neo sindaco frena lo smantellamento, propone un censimento e misure stringenti
ar west al campo rom di via
Candoni. Una violenta sparatoria si è consumata mercoledì sera nel corso della quale
sono rimaste ferite tre persone,
due delle quali raggiunte da colpi
di arma da fuoco. Un ennesimo
episodio di violenza che conferma
l’alta pericolosità del cosiddetto
“Villaggio della solidarità”, noto
alle cronache anche per le tante
inchieste e i reati commessi da
alcuni residenti della struttura: dai
borseggi ai furti, dai roghi tossici
al racket alla prostituzione.
F
L’allarme è giunto poco dopo le
21 e 30 al centralino del 113, con
il conseguente intervento delle
volanti della polizia e successivamente delle ambulanze del 118.
Il più grave è un uomo di 48 anni,
raggiunto al petto da un colpo di
arma da fuoco, che è stato sottoposto nella notte a un delicato intervento chirurgico e non sarebbe
in pericolo di vita.
Ferita ad una gamba, invece, una
ragazza di 26 anni, curata al pronto
soccorso con una prognosi di 10
giorni. Mentre un’altra ragazza è
stata soccorsa dal personale del
118 per una contusione a una
coscia e la frattura a un dito della
mano, se la caverà con una prognosi di 26 giorni.
Gli agenti del commissariato San
Paolo proseguono senza sosta le
indagini per stabilire la dinamica
della sparatoria e rintracciare eventuali altri soggetti.
Sicurezza, salute e legalità: questioni prioritarie per i romani,
che chiedono l’immediato smantellamento dei campi alla nuova
amministrazione capitolina, che
però frena.
“L’Europa non ci chiede lo smantellamento - ha precisato il neo
sindaco Raggi, intervistata da Euronews - ci chiede il superamento,
una cosa diversa. Lo smantellamento presuppone che dall'oggi
al domani si chiudano i campi. È
evidente che un’operazione così
netta implica semplicemente lo
spostamento delle persone”.
Quindi i grillini propongono un
superamento graduale che passa
per un censimento: dalle condizioni socio-economiche, patri-
moniali e reddituali degli abitanti,
ma anche i controlli incrociati
sui conti bancari.
“I bambini devono andare a scuola,
i giovani devono essere avviati al
lavoro e gli adulti devono lavorare
e pagare le tass”, ha aggiunto
Raggi, promettendo: “Chi ha la
possibilità di comprarsi o di affit-
tarsi una casa lo farà, esattamente
come fanno tutte le altre persone
in Italia, anche perché non è tollerabile vedere all’esterno dei
campi rom macchine di grossa
cilindrata, sapendo che molte persone che abitano nei campi hanno
giá una casa di proprietá altrove.
Questo deve cessare”.
7
Giovedì 23 giugno 2016
DA ROMA E DAL LAzIO
APERTURA DEL PAPABILE ASSESSORE GRILLINO BERDINI
Roma 2024, la cultura del “ni”
Intanto anche Mattarella promuove i giochi olimpici
di Marco Compagnoni
ossibile dietrofront dei grillini sulla
candidatura di Roma alle Olimpiadi
del 2024. Al termine di una campagna elettorale ricca di bocciature e
di perplessità sui giochi olimpici,
dal possibile assessore Paolo Berdini arriva
un’apertura al progetto che piace tanto ai romani, sostenuto con forza da Giovanni Malagò
(Coni) e da Luca Cordero di Montezemolo
(Comitato Roma 2024).
Dalla cultura del “no” a quella del “ni”, insomma.
Un’opportunità per Roma, che beneficerebbe
di 188mila posti di lavoro oltre alla crescita
del pil, in quel periodo, del 2,4% grazie agli
importanti investimenti, a suon di miliardi, in
cantiere: dal sostegno al turismo alle infrastrutture di trasporti al restyling delle strutture
sportive.
E proprio su questo punto l’aspirante assessore
grillino ha chiarito ai microfoni di Radio 24:
“Io contrario alle Olimpiadi? No, assolutamente.
Se noi costruiamo tre nuovi centri sportivi per
le Olimpiadi all’interno di zone dove non c’è
nulla, e ci abitano anche 30mila persone, allora
in quel caso facciamo un’operazione che ha
una nuova ottica nel vedere i grandi eventi”.
Aggiungendo che “non bisogna essere contrari
ai grandi eventi a priori, ma capire se portano
benefici. Abbiamo ancora sotto gli occhi la vicenda di Torino dove abbiamo lasciato gli impianti alla malora”.
P
Un spunta decisiva è giunta dal capo dello
Stato Mattarella, che ha sostenuto: “Se le Olimpiadi del 2024 si svolgeranno in Italia, potranno
rappresentare un’occasione anche di rilievo
sociale, come accadde nel 1960, quando Roma
ospitò le prime Paralimpiadi”.
“Nel 1960 - ha ricordato il capo dello Stato,
consegnando al Quirinale la bandiera italiana
agli atleti azzurri che parteciperanno alle prossime Olimpiadi e Paralimpiadi di Rio de Janeiro
- Roma ha lasciato un segno, un’impronta
nello sport mondiale, e che tra i giochi e il
luogo in cui si svolgono c'è una forte integrazione”.
Perché, ha sostenuto Mattarella, “incidono sul
territorio e il luogo in cui si svolgono. Anche
per questo mi auguro che l’orizzonte di Roma
2024, se avrà le occasioni per realizzarsi,
possa perseguire obiettivi di questo prelievo
sociale”.
Raggi e grillini permettendo. Un clima che
non fa dormire affatto sonni tranquilli Malagò
e Montezemolo, fortemente preoccupati dal
rifiuto dei pentastellati.
L’OMICIDIO ALL’APPIO LATINO
“Non mi voleva rivelare
l’identità di mio padre”
Arrestato il figlio 24enne. La Borghi trovata semivestita e riversa
sul pavimento con una molletta al naso e un cuscino sul viso
a squadra mobile e i poliziotti del
commissariato Appio hanno chiuso
in poche ore l’omicidio di Paola
Borghi, la 65enne trovata morta ieri all’alba nel suo appartamento nel quartiere
Appio Latino, nella Capitale. In manette
è finito il figlio L. B., di 24 anni, accusato
L
di aver ucciso la madre, al termine di
un lungo interrogatorio tenuto sin dalle
prime ore del mattino dal pubblico ministero di turno.
La vittima è stata trovata semivestitata
e riversa sul pavimento della sua camera
da letto e soprattutto con una molletta
sul naso e un cuscino sul viso. Elementi
chiari che lasciano intuire la dinamica
dell’omicidio.
A contattare il 118 è stato proprio il
figlio intorno alle 5 di questa mattina.
Poco dopo sia i sanitari che la polizia
sono piombati nell’appartamento di via
Enea.
Il ragazzo avrebbe raccontato che stava
dormendo in una stanza vicina e di non
aver sentito nulla. Avrebbe detto inoltre
che la madre qualche giorno fa aveva
perso le chiavi di casa. Invece, secondo
una prima ricostruzione, il 24enne avrebbe simultato una rapina mettendo in disordine la casa. Tanto da ipotizzare l’ingresso in casa di un ladro. Una tesi che
non ha convinto gli inquirenti: l’appartamento era chiuso da dentro, senza
segni di effrazione sulla porta o sulle finestre.
Il ragazzo avrebbe ceduto durante l’interrogatorio e avrebbe ammesso: “L’ho
uccisa perchè non voleva rilevarmi chi
è mio padre”, parlando addirittura di
“un profondo astio” che durava da anni.
Sempre davanti al Pubblico Ministero
titolare delle indagini, il 24enne avrebbe
dichiarato di aver pensato più volte negli
ultimi anni di uccidere la madre. Così
gli investigatori hanno proceduto all’arresto in flagranza di reato del giovane.
La Borghi aveva lavorato a lungo in una
Asl capitolina ed era molto nota nel suo
quartiere, che la ricorda come una donna
“discreta e molto colta”.
M.C.
VERSO IL NUOVO BANDO
Rifiuti, le grane diViterbo
è
senza dubbio un compito difficile
quello che si trova ad affrontare il
neoeletto assessore Maurizio tofani,
con una delega, quella all'igiene urbana,
che lo pone già ora al centro di un ciclone
di polemiche legate al profondo degrado
che, da tempo, colpisce le strade del Viterbese. Non è quindi una sorpresa che l'assessore abbia dedicato il suo primo intervento come membro della giunta alla questione dei rifiuti, cercando di tracciare il
percorso che l'amministrazione dovrà seguire
nel corso dei prossimi mesi. “Ero tra coloro
che ritenevano che la rescissione del contratto con la società incaricata della gestione
dei rifiuti fosse l'opzione migliore – ha spiegato tofani – Ma ormai è troppo tardi. Il
contratto scade nel 2018 e per predisporre
un nuovo bando adeguato ci vogliono due
anni. Fino ad allora, resta la stessa società. Il
mio impegno è per individuare le scelte
del prossimo bando, insieme all’intero consiglio”. L'assessore della lista civica Oltre le
Mura ha chiarito che il suo compito, in quanto
politico, sarà quello di offrire indirizzo e supervisione all'opera dei tecnici comunali.
“Predisporre il bando non è compito dell'assessore, non è il ruolo che mi compete –
ha detto tofani - Per questo ci sono i tecnici,
che auspico lavorino ad un bando adeguato,
in grado di rispondere alle esigenze dei
cittadini. teniamo presente che la raccolta
dei rifiuti non è una questione di maggioranza, ma riguarda l’intera città”. L'assessore
è poi passato al problema più urgente, quello
dei disagi – ulteriori – causati dallo sciopero
nazionale degli operatori ecologici. A tal
proposito, tofani ha dichiarato di aver già
parlato con la dirigenza di Viterbo Ambiente,
per concordare soluzioni che, pur lasciando
inalterata la turnazione degli operatori, permettano di limitare al minimo i disagi a
carico dei cittadini. La speranza è che il
nuovo membro della giunta riesca a piazzare
le giuste “toppe” per arginare i problemi
dell'attuale gestione, lavorando al contempo
per far sì che la prossima eviti ai viterbesi
di annegare nei rifiuti.
Alessandro Bruni
8
Giovedì 23 giugno 2016
STORIA
IL FIGLIO DEL MARESCIALLO DELL’ARIA, PAOLO, CONSEGNA IL CARTEGGIO DI FAMIGLIA ALLO STATO
L’Archivio privato di Italo Balbo all’Acs
Una straordinaria documentazione che ora sarà catalogata e poi messa a disposizione degli studiosi
di Emma Moriconi
i è svolta martedì scorso
presso l’Archivio Centrale
dello Stato di Roma la presentazione dell’Archivio di
Italo Balbo a seguito dell’acquisizione da parte dell’Archivio centrale dello Stato delle carte
private di Italo Balbo, donate dal
figlio Paolo.
Un carteggio importante, che permetterà un’indagine ancora più
approfondita delle vicende storiche dalla Prima guerra mondiale
alla nascita del Fascismo, dalla nascita del Ministero dell’Aeronautica
alle trasvolate atlantiche fino al
Governatorato italiano in Libia.
Parliamo di trent'anni della nostra
storia, dal 1911 al 1940 (anno in
cui Italo Balbo morì tragicamente
a Tobruk), che dopo un lungo lavoro archivistico e di catalogazione
sarà possibile esaminare alla luce
di questa importantissima documentazione che comprende " corrispondenza, relazioni e appunti,
giornali, riviste, foto e pellicole
che testimoniano i molteplici interessi e relazioni di una personalità poliedrica", dice lo stesso ACS,
che aggiunge: "La documentazione
S
c'è la sua firma, e questo amico è il figlio
del dentista che aveva curato Italo Balbo,
probabilmente Balbo
lo omaggiò con quel
piatto. Lo stesso dentista purtroppo che
dovette riconoscere
il corpo dell'aviatore
caduto. L'amico è anche uno dei fondatori
del pci quindi il rispetto della figura di
Balbo prescinde dalla
collocazione politica.
Evidentemente parliamo di un uomo che
si è fatto amare e stimare da personalità
di diverso tipo".
Paolo Balbo all’Archivio di Stato durante la conferenza stampa; sotto, Italo Balbo con Lindbergh
A seguire ha portato
il suo saluto il dottor
dell’Archivio Balbo, non appena
A fare un saluto introduttivo il SoRavenna, che ha riferito il saluto
sarà resa fruibile al pubblico, renvrintendente dell'Archivio Centrale
del Ministero all'avvocato Paolo
derà possibile approfondimenti e
dello Stato Eugenio Lo Sardo, che
Balbo e alla signora Paola per queintegrazioni delle carte istituzionali,
ha detto tra l'altro: "Ricordo un
sto atto di fiducia nei confronti del
già conservate dall’Istituto, tra cui
aspetto, un episodio che mi lega
Ministero, "fiducia - ha detto - che
quelle del Ministero dell’Africa
alla memoria di Balbo: un amico
compie nei confronti dello Stato
Italiana, della Presidenza del Conconserva in casa un piatto d'araffidandogli questo materiale, cusiglio dei Ministri, del Ministero
gento la cui cesellatura ricorda
stodito proprio dall'avvocato Balbo
dell’Aeronautica e degli archivi
motivi africani. Probabilmente Balcon devozione filiale e alto senso
fascisti".
bo lo compro a tripodi, al centro
civico".
Ha parlato di questo Archivio come
di "un archivio che è importante
per l'Italia e che avrebbe potuto
essere valorizzato fuori dall'Italia.
Quante Università americane sarebbero state onorate di accoglierlo? Ebbene l'avvocato Balbo adesso
compie questo atto di fiducia e lo
Stato se ne fa carico assumendosi
la responsabilità di curarlo e di
metterlo a disposizione degli studiosi. In questo modo si può prendere conoscenza della figura di
Italo balbo. Le questioni culturali
- ha poi voluto sottolineare - sono
fondate sull'imparzialità e sul rigore
scientifico. L'impegno che ci assumiamo è quello di promuovere
un ciclo di studi sul personaggio
quando si sarà effettuato un primo
lavoro di 'scavo' su questo Archivio.
L'avvocato Balbo - ha detto ancora
Ravenna - nella sua generosità ha
donato al Comune di Ferrara la
raccolta completa del quotidiano
fondato da suo padre, nel quale si
trova preziosissima la memoria di
quei decenni. Il sindaco di Ferrara
- ha quindi concluso - mi ha incaricato di esprimere ringraziamento
all'avvocato Balbo e l'auspicio che
in una sua prossima visita a Ferrara
sia possibile un incontro".
DA PRIMA DELLA GRANDE GUERRA ALLO SCHIANTO DI TOBRUK, UNA VITA INTENSA, UN TALENTO POLIEDRICO, UN PERSONAGGIO STRAORDINARIO
Cinquantasette anni di storia
Lettere di Bottai, Gentile, Marconi; fotografie e scritti che immortalano momenti cruciali della nostra vicenda patria
a poi preso la parola
Margherita Martelli: "Riordinare un archivio privato
è sempre un'emozione grandissima - ha detto - e una opportunità come archivista. Indagare un archivio, studiarlo,
è una cosa bellissima, ma presenta anche certe difficoltà perché parliamo di un archivio
sterminato. È stato difficile scegliere i documenti da mostrare
oggi, credo però che essi possano darvi almeno un'idea del
materiale che abbiamo a disposizione. La documentazione
va dal 1910 al 1967 e poi ci
sono tutti gli studi successivi,
119 faldoni, migliaia di fogli.
120 volumi di rassegna stampa
dedicata alle crociere aeree,
per esempio. Anche prima della prima guerra mondiale Italo
Balbo si interessa di molte cose,
abbiamo anche la sua tesi di
laurea, due medaglie d'oro e
una di bronzo al valore. Era
iscritto al partito mazziniano,
c'è un manifestino del 1920
dedicato ad un suo comizio,
c'è poi una lettera di Armando
Lodolini, archiviata mazziniano,
in cui si legge tra l'altro che il
mazzinianesimo è padre del
Fascismo. Altra parte di documentazione è tutto ciò che c'è
stato prima della Marcia su
Roma, ed è molto interessante.
Poi ci sono eventi importantissimi della sua vita, materiale
sulle crociere, foto, carteggio
del periodo in cui diventa Mi-
H
nistro dell'Aeronautica il 12 settembre del 1929. Una lettera
di Guglielmo Marconi è interessante perché Marconi sembra avere un rapporto molto
intimo con Balbo. Ancora, c'è
una cartolina con l'Elettra inviata
a Balbo, e dalla corrispondenza
emerge che sia la crociera del
'30 che quella del '33 hanno
avuto una grande importanza.
Abbiamo testimonianza della
valenza non solo tecnica ma
anche sotto il punto di vista
dell'Italia e degli italiani all'estero, Italo Balbo era molto vitale
e intrattenne rapporti con molte
realtà oltre i confini nazionali.
C'è una lettera di Bottai, relativa
a quando Balbo lascia il Ministero e sono molte le missive
che esprimono sentimenti di
dispiacere. E ancora, una lettera
di Romeo Gallenga da Londra,
una di Paolo Monelli del 25
gennaio 1934, su carta intestata
della Gazzetta del Popolo, ancora una lettera di Ellery Stone.
E poi Antoine de Saint Exupery,
noto trasvolatore, che chiede
di incontrare Balbo a Tripoli: è
una lettera del 10 ottobre 1935.
C'è una missiva di Giovanni
gentile, del 29 luglio 1937, con
nota a margine, su carta intestata dell'Enciclopedia Italiana.
Una di Petrolini del 18 febbraio
1934".
Come si può vedere, molto diversificati sono i documenti
giunti all'Archivio Centrale dello
Stato dalle carte di famiglia, e
in quantità notevole. Si tratta di
un carteggio che costituirà presto oggetto di studio per storici,
storiografi, studenti, scrittori,
giornalisti e appassionati. "Balbo
considera la Libia non come
colonia ma come territorio nazionale", dice ancora Margherita Martelli mostrando una foto
della visita di Mussolini e del
Re in Libia. Quindi sullo schermo che con un powerpoint ci
racconta questa straordinaria
raccolta documentale appare
una lettera di Gianni Caproni
del 1940, "persona che gli fu
vicinissima, un inventore, una
persona che ha avuto un'amicizia e che ha costruito con lui
molte evoluzioni in materia",
racconta la Martelli. Caproni
in questo scritto ringrazia Balbo
per le felicitazioni espresse e
gli riconosce di averlo guidato
per lungo tempo. "Questo archivio è una scommessa - dice
la studiosa -, perché è un archivio importante, complesso,
in cui le serie sono assai complicate perché ogni lettera, ogni
fascicolo è collegato ad altro.
C'è una sterminata documentazione. Ringrazio l'avvocato
Balbo - conclude - perché è
sempre stato gentile e affettuoso. Ringrazio la mie colleghe
che mi hanno aiutato in questa
realizzazione del powerpoint.
Nei prossimi mesi organizzeremo sistematicamente questo
fondo per renderlo fruibile".
Quindi saluta mostrando an-
cora un documento affascinante: "Vediamo in questa foto
paesaggi dell'Africa con aerei
e palme, parliamo di una documentazione che mostra un
accordo con le realtà libiche
per capire anche la religione,
insomma si costruivano scuole,
e non solo".
L'intervento che segue è affidato a Cristina Mosillo, che riferisce circa la figura di Italo
Balbo nelle carte dell'Archivio:
"La documentazione che abbiamo all'Archivio Centrale
dello stato su Balbo è molto
ricco di documenti, grosso
modo la documentazione che
abbiamo si può dividere in
una documentazione biografica, composta di fascicoli personali del Ministero dell'aeronautica, e poi quello del suo
agire politico e amministrativo.
Abbiamo predisposto un opuscolo con un primo schema,
sulla sinistra ci sono le cariche
istituzionali, sulla destra un primo censimento della documentazione su Balbo conservata in Archivio. Abbiamo cose
belle e importanti ma mi aspetto molto dall'incastro di questi
tasselli di puzzle. Ringrazio la
famiglia in nome della storia,
della cultura, della civiltà italiana, che ne escono sicuramente molto arricchite. Adesso
comincia il lavoro di inventariazione - ha quindi aggiunto
-, sarà lungo perché lavoro
molto complesso".
9
Giovedì 23 giugno 2016
STORIA
FOCUS SUL MATERIALE CUSTODITO PRESSO L’UFFICIO STORICO DELL’AERONAUTICA: NE HA PARLATO MASSIMILIANO BARLATTANI
Il grande Aviatore
La corrispondenza con Stefano Cagna e con il generale Briganti, lo stato di servizio e il libretto personale
rende così il via la seconda parte della conferenza,
il ricordo di Balbo attraverso la sua esperienza
di grande aviatore. Massimiliano Barlattani, dell'Ufficio Storico del Ministero dell'Aeronautica,
riferisce sulla documentazione tenuta
presso l'Ufficio".
Si pone subito una domanda: "È
l'Ufficio Storico un po' geloso che
questo materiale sia finito all'Archivio dello Stato? No, perché parliamo dell'ACS, che sicuramente
soffre della mancanza di fondi eccetera, ma rimane pur sempre
l'ACS. La seconda ragione è legata
alla figura di Italo Balbo. Quelli che
ebbe Balbo furono incarichi politici
e amministrativi, e questo è un altro
dei motivi per cui è giusto che l'Archivio sia qui. La famiglia avrebbe
potuto tenerselo, donarlo a una Università, fare una fondazione. Questa
scelta invece rivela una istanza
chiara della famiglia, non si affida
a cuore leggero un archivio familiare che è stato per lunghi anni
custodito con cura, ci deve essere
tanta fiducia, costruita nel tempo,
ma anche la volontà di non far disperdere questo materiale e anche
quella di tenere viva la memoria.
C'è una foto di Paolo Balbo da piccolo che guarda il padre mentre
pilota il suo aereo, sono gli stessi
occhi di quella persona che oggi
affida allo Stato quelle carte.
“Anche l'Archivio dell'Aeronautica
conserva moltissime tracce della
vicenda di Balbo, ci sono moltissimi
fondi che parlano di lui, istituzionali,
di persona, fotografici. Tra quelli
istituzionali ci sono raid e crociere
- dice ancora Barlattani-, memorie
e diari storici, Medaglie d'Oro; personaggi, cartella personale, libretto
personale. A proposito di raid e
crociere ci sono 13 fascicoli che
contengono tutti i telegrammi che
Balbo spediva a ogni tappa. C'è lo
Stato di Servizio che è un documento
P
l'Associazione degli
Avieri Atlantici, ci
sono immagini con didascalie narrative, è
un fondo importante
perché grazie a esso
si può vedere l'assoluta modernità delle
comunicazioni. Balbo
gestì la cosa come lavoro di squadra, non
siamo nella propaganda occulta, il livello
della documentazione
fotografica è decisamente migliorata, direi che foto come queste che vedete dimostra la assoluta moItalo Balbo con gli “Atlantici” a Derry, nel luglio 1933, prima di partire per l’Islanda
dernità e direi anzi
contemporaneità.
preziosissimo per ricostruire la bioprestare il fianco a dietrologie circa
“È un’operazione che era riuscita
grafia di un personaggio. Il libretto
il passaggio di Balbo tra l'aeronausolo alla grande arte, quella di porpersonale è interessante , ci sono i
tica e Tripoli", ha precisato Barlattare lo spettatore come protagonista
giudizi dei suoi superiori e molte
tani, quindi ha proseguito: "Poi ci
all'interno. L'uso che qui Balbo fa
informazioni utili. Molte foto fanno
sono gli archivi di persona, per
dei mezzi di comunicazione è inarparte del fondo fotografico dell'Ufesempio la donazione De Vito, c'è
rivabile , siamo nel '33. Balbo era
ficio Storico. Un'immagine della
il libretto dei voli che questo Caanche un bravo caricaturista. Poi
mensa, e sullo sfondo un Dudovich.
rabiniere quando aveva dieci anni
c'è la donazione Valle, 25 album e
“Ci sono anche le dolorose foto
recuperò mentre i Tedeschi in ritidiverse scatole di foto sciolte.Valle
dell'aereo distrutto, mostriamo una
rata bruciavano le carte. Il libretto
è personaggio di spiccato interesse,
delle 36 foto dell'incidente mortale
personale è interessante e racconta
la loro amicizia fa sì che nel '28
in cui morì Italo Balbo, questo rullino
molto, è un documento prezioso.
Balbo lo vuole all'Ufficio del Deci fu dato dall'Ufficio del Capo di
“Ancora, l'Archivio di Fiorenzo De
manio. E insieme fanno Italia-Brasile,
Stato Maggiore che lo rinvenne e
Bernardi, che si incrocia spesso
la trasvolata del '31. Il generale
lo consegnò all'ufficio storico. Quecon Balbo, grande aviatore, collauValle va spesso in avanscoperta, è
sto rullino rimase per decenni neldatore, inventore, il primo a speriun personaggio interessante. Poi
l'armadio del capo, solo nel 1968
mentare un paracadute che gli
c'è la donazione di Stefano Cagna,
venne dato all'Ufficio Storico. L'avsalvò poi la vita . E poi c'è la donal'Archivio era rimasto intatto. Sievocato Paolo Balbo non intende
zione Aramu, che faceva parte deldono accanto, Cagna e Balbo, nelle
crociere atlantiche, Cagna diventa
il suo assistente di volo.
“Per esempio c'è una cartolina che
consente di valutare la modestia
di Balbo, che scrive al giovane tenente inviando saluti 'al mio maestro
pilota'. Sempre dal fondo Cagna
c'è un'altra lettera che Balbo scrive
al giovane nell'agosto del '40. Cagna
aveva da poco assunto l'incarico
di recarsi in America per vedere
lo stato dell'Aeronautica USA. Dopo
una prima accoglienza capisce che
l'epoca delle trasvolate è finita a
causa della guerra. Balbo lo sconsiglia di andare, rispondendo a una
precedente missiva di Cagna. Balbo
gli scrive rimproverandolo per aver
lasciato l'Aviazione Militare per
quella Civile, ma è anche molto affettuoso con lui. Balbo dice così
per via della guerra, non certo perché ritenga di poco conto l'Aviazione Civile, naturalmente. Poi continua - c'è la donazione Briganti.
Il figlio del Generale Briganti ci ha
donato molto materiale che abbiamo inventariato in gran parte, le
foto che hanno attirato l'attenzione
del mondo accademico sono quelle
della Libia.
“Il generale Briganti è personaggio
importante perché è il primo aiutante
di volo di Italo balbo e poi lascerà il
posto a Cagna. Si ritroveranno in
Africa, Briganti sarà il Comandante
delle forze aeree della Libia tra il
'38 e il '40. C'è una lettera di Balbo a
Briganti, cordiale, in occasione della
nascita del figlio del Generale”. em
LO STORICO GREGORY ALEGI CI RACCONTA DI UN “PROTAGONISTA SENZA DIARIO”
Oltre le trasvolate
Lo scrittore, l’editore, le dinamiche interne, l’organizzazione della Mvsn,
il Gran Consiglio, le scelte cruciali, i rapporti personali, il rapporto con Ferrara
ltre le trasvolate - Dall'Archivio Balbo alla
storia nazionale" è il
tema dell'ultimo settore della conferenza. Se ne occupa Gregory
Alegi: "L'Aeronautica - dice - è
una parte della vita di Balbo, che
è troppo schiacciata sulle trasvolate.
Come storici continuiamo a farci
domande che nascono dal pettegolissimo diario di Ciano, per
esempio, mentre nel caso di Balbo
non abbiamo un diario, nonostante
la sua straordinariamente moderna
attuazione della comunicazione.
Soprattutto nella nostra società
l'immagine sembra dire tutto ma
non è così. Servono le carte. Un
protagonista senza diario: l'uomo,
il politico,l'aviatore, il colonizzatore.
Ci sono le maggiori biografie di
Balbo (tra cui quella di Giordano
Bruno Guerri, Ndr). Questo Archivio
“O
ci aiuterà a supplire l'assenza di
un diario. La sua personalità si
può capire dalle azioni perché più
che parlare egli agiva. Le trasvolate
sono solo la punta dell'iceberg,
c'è molto di più - dice ancora
Alegi -. Quanto all'uomo: il liceale,
l'alpino, l'universitario, la famiglia.
Quanto all'autore: Balbo fu un autore di best sellers; ci interessa
sapere come Balbo lo scriveva,
altri particolari che ancora non
sappiamo; e che speriamo di scoprire mettendo a posto questo
straordinario Archivio; i libri di
Balbo in quel tempo fanno vedere
il mondo a chi non aveva certo
internet per scoprirlo. La filologia,
la cronologia, i rapporti con Mondadori, le vendite . Poi l'editore: il
Corriere Padano, Nello Quilici, la
censura. Ancora, c'è poi il politico:
il Movimento, le dinamiche interne,
l'organizzazione della MVSN, il
Gran Consiglio. Le scelte cruciali,
i rapporti personali, il rapporto
con Ferrara.
Per esempio abbiamo pochissimi
documenti originali sulla nascita
del Fascismo e infatti speriamo
di trovare in questo fondo qualcosa
anche di questo ambito, quelle
che abbiamo sono per lo più riproduzioni. Una parte che ci riserva
sicuramente interessanti sorprese
è quella sul Gran Consiglio, perché
prima della costituzione ufficiale
del '28 i verbali del Gran Consiglio
sono spariti, abbiamo visto qualche
verbale, convocazioni, quindi questo è di interesse per la storia in
generale. Sappiamo che Balbo
era contrario alle leggi razziali
perché ce lo hanno detto altri, qui
potremo trovare invece qualcosa
in più e di più diretto. Poi ci sono
i rapporti con Mussolini: qualche
battibecco, le lettere anonime contro Balbo eccetera, manca però
la roba politica. È una lacuna dell'Archivio, del resto molte carte
sono sparite. Poi c'è la politica
aeronautica. Mussolini decide di
mettere un politico a fare il Sottosegretario dell'Aeronautica e
potremo in merito scoprire qualcosa di più su come Balbo organizzò il tutto. I giudizi internazionali
ci permetteranno di andare oltre
la propaganda italiana. E gli osservatori internazionali lo ricoprono
di stima oltre che di onori. C'è
anche un questione di rapporti
interforze e l'Aeronautica era la
più giovane e la più piccola tra le
Forze Armate. Non abbiamo un'immagine collettiva di questi aviatori,
abbiamo poche testimonianze dirette. Complesso il rapporto tra
Una lettera di Marconi a Balbo (a destra, con Mussolini in AOI)
Balbo e gli Aviatori, rapporti personali bellissimi, anche umani
spesso, molti i telegrammi di aviatori che dicono di avere chiamato
il figlio Italo, in suo onore. Ancora,
c'è il Balbo colonizzatore. C'è una
foto in cui si vede anche Paolo
Balbo che è un bambino molto
piccolo. Anche sui diritti che Balbo
volle per gli Africani dall'archivio
familiare potrebbero emergere
fatti interessanti. Poi il 28 giugno
1940 e l'inchiesta. Anche di questo,
cioè dell'inchiesta, essa non è
nella Segreteria Particolare del
Duce, quindi si potrà verificare
studiando quelle carte ciò che rimase comunque nel dubbio. Sulle
trasvolate certo c'è materiale infinito, ci sono faldoni interi di previsioni meteo, di studi di rotta,
utili per capire al meglio le dimensioni dell'impresa. Che non
fu certo facile. Capiremo quindi
anche la dimensione d'azzardo".
[email protected]
(Le foto - di Marco Buonasorte - sono
state scattate nel corso della conferenza
stampa del 21 giugno 2016)
10
Giovedì 23 giugno 2016
DALL’ItALIA
BUFERA SUL CENTRO DI ACCOGLIENZA DEI MIGRANTI IN PROVINCIA DI CATANIA
Cara di Mineo, più migranti per far soldi
I responsabili del centro gonfiavano il numero degli ospiti per far lievitare i compensi
Si sospetta una truffa da un milione di euro nella contabilità. Notificati sei avvisi di garanzia
di Barbara Fruch
umeri gonfiati per anni al fine di
fare più soldi con i sedicenti profughi.
È l’ennesimo business dietro l’emergenza immigrazione quello scoperto al Cara di Mineo (Catania).
Sono sei le persone raggiunte da avvisi di garanzia emessi dalla procura di Caltagirone
per una presunta truffa da un milione di euro
nella contabilità sulle presenze di migranti. Si
tratta di dirigenti e funzionari della struttura di
accoglienza dei richiedenti asilo, nonché i
vertici delle cooperative coinvolte. Le accuse
nei loro confronti, più precisamente, vanno da
falsità ideologica in atti pubblici a truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni
pubbliche ai danni dello Stato e dell'Unione
Europea.
Le indagini sono state avviate su risultanze
dell’inchiesta “Mafia Capitale”, anche se non
N
riguardano il filone principale sulla gara complessiva, ritenuta illegittima dal presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, di cui è titolare la
Procura di Catania.
Al centro delle indagini, come anticipato, la
contabilità relativa alle presenze giornaliere
dei migranti ospiti di uno dei più grandi centri
europei per rifugiati in provincia di Catania.
Secondo la Procura di Caltagirone sarebbero
stati rendicontati e corrisposti, negli anni 2012,
2013, 2014 e 2015, importi superiori a quelli
dovuti, per un ammontare di circa un milione
di euro.
Per anni quindi ci sarebbe stato un numero
‘gonfiato’ di presenze di migranti per far
lievitare i compensi alle ditte impegnate nei
servizi del centro di accoglienza.
Quando i migranti vengono condotti al Cara
viene loro consegnato un badge per usufruire
di tutti i servizi e per entrare ed uscire dal
centro. Per ogni ospite la prefettura paga 35
euro al giorno.
Gli indagati sono accusati di avere gonfiato il
numero dei migranti, anche mediante la certificazione della loro presenza laddove invece
si erano allontanati da tempo.
Le assenze, attraverso i badge, sono registrate
in via informatica nel sistema del Cara e l’incoerenza dei dati forniti spesso in forma cartacea alla prefettura, è apparsa evidente incrociando la documentazione.
Agenti della Squadra mobile di Catania e del
commissariato di Caltagirone, guidati dal questore Marcello Cardona, stanno eseguendo
nei confronti dei sei indagati, in diverse regioni,
un decreto di perquisizione e sequestro e contemporaneamente stanno notificando le informazioni di garanzia.
Il provvedimento della procura calatina scaturisce, come detto, dagli esiti delle investigazioni
della polizia allo scopo di accertare presunti
illeciti nella gara d’appalto, indetta il 24 aprile
del 2014 per un importo stratosferico di quasi
97 milioni di euro per la gestione triennale dei
servizi del Cara, Gara che fu ritenuta illegittima
dall’Autorità Nazionale Anticorruzione guidata
da Raffaele Cantone il 15 febbraio del 2015.
IL GIALLO DI SAN SALVATORE TELESINO
Bambina stuprata e uccisa:
aveva graffi sulla schiena
Indagato un amico di famiglia
che si difende: ‘Sono innocente’
ontinuano ad emergere elementi agghiaccianti sulla morte di Maria Ungureanu, la ragazzina di nove anni
trovata cadavere domenica sera in una
piscina a San Salvatore Telesino, in provincia di Benevento. “Dall’autopsia sono
stati rilevati dei graffi sulla schiena della
bimba” ha detto Michele D’Occhio, avvocato
della famiglia della piccola vittima.
Dai primi accertamenti dell’esame autoptico, si ricorda, era emerso come la
bimba, morta per asfissia da annegamento,era stata violentata.
I graffi, secondo quanto ha appreso il
C
legale, si troverebbero sulla schiena e
sulle spalle. “Bisognerà ora vedere –
spiega l’avvocato all'Adnkronos - se
sono compatibili con la recinzione o
sono stati provocati da altro”. La recinzione alla quale fa riferimento è quella
del centro ricevimenti con la piscina
nella quale è stato trovato il corpo senza
vita della bambina, e che domenica
scorsa era chiuso.
Al momento sul registro degli indagati è
finito un operaio romeno 21enne, un
atto dovuto avevano spiegato gli inquirenti
per permettergli la nomina di un perito
in vista dell’autopsia sul corpo della piccola. “I genitori di Maria - ha aggiunto
il legale - sono profondamente turbati
perché l’indagato era considerato persona
di famiglia”.
Il ragazzo oltre a frequentare la casa
degli Ungureanu, spesso veniva aiutato
dai coniugi anche a cercare lavoro, sottolinea ancora il legale, che aggiunge:
“Mi sarei aspettato altri rilievi sulla scena
del ritrovamento, magari impronte visto
che domenica pioveva. Si vede che i carabinieri hanno completato il lavoro”.
Intanto il padre Mario e la madre Andrea
hanno momentaneamente lasciato la
loro abitazione nel piccolo centro in provincia di Benevento per evitare “l'assedio”
dei cronisti all'esterno della casa. “I genitori di Maria - continua - mi hanno
raccontato che la bambina è tornata a
casa dalla chiesa, è uscita per partecipare
alla processione e poi è scomparsa.
Quando ho saputo della morte, ho sentito
subito che sarebbe stata in ogni caso
una tragedia. Ma una cosa più sopportabile se fosse stato un incidente”.
Le indagini continuano. Si dovrà infatti
stabilire a quando risale la violenza e a
verificare se si sia trattato o meno di un
episodio isolato.
Intanto l’indagato si difende. “Sono innocente, non avrei mai potuto farle del
male, per me era come se fosse una sorella” ha detto il giovane, uno tra le
ultime persone ad aver visto Maria, con
la quale avrebbe fatto un giro in macchina
fino alla vicina Telese. Poi i due sarebbero
tornati a San Salvatore Telesino e la piccola, che faceva la chirichetta ed era
molto conosciuta in paese, si è recata in
parrocchia per prendere parte ai festeggiamenti di Sant’Anselmo (poi sospesi
per un improvviso temporale) dove è
stata vista da diverse persone.
B.F.
TORINO
AMMETTE LE SUE RESPONSABILITÀ DAVANTI AL PROCURATORE CAPO DI IVREA, GIUSEPPE FERRANDO
Nigeriano bastona
bimba in strada
Caso Rosboch: Defilippi confessa l’omicidio
o ha fatto senza una ragione, proprio come Adam
Kabobo (il ghanese che nel maggio 2013 uccise tre
persone a picconate a Milano). Un nigeriano di 38 anni,
senza fissa dimora, ha aggredito a colpi di bastone, senza
motivo, una bambina che passeggiava per strada.
La vittima, di appena otto anni, si trovava insieme alla zia,
alla sorellina gemella e a un fratello più piccolo. Dopo l’aggressione è stata portata in ospedale, ha riportato contusioni
in diverse parti del corpo. L'uomo, in evidente stato di alterazione psicofisica, è stato bloccato dai carabinieri di Torino
e arrestato per lesioni aggravate.
A quanto si è appreso dal racconto delle vittime, il nigeriano
sarebbe uscito all'improvviso da un chiosco abbandonato e,
alla vista dei bambini, avrebbe raccolto un ramo con cui
avrebbe cominciato a colpire la bimba di otto anni che nel
tentativo di scappare è caduta. A richiamare l’attenzione di
un militare che si trovava nella vicina caserma, la zia dei
bambini. Il carabiniere, si è subito avvicinato all'uomo, che
nel frattempo aveva già raccolto un grosso bastone, lo ha
disarmato e condotto in caserma.
I tre fratellini hanno poi inviato una lettera per ringraziare le
forze dell'ordine: “Cari carabinieri - ha scritto il più piccolo vi ringrazio per aver salvato mia sorella”.
B.F.
L
opo quattro mesi in carcere è crollato,
Gabriele Defilippi, il giovane accusato di
aver truffato e poi ucciso Gloria Rosboch,
l’insegnante di Castellamonte ammazzata lo
scorso 13 gennaio e il cui cadavere è stato ritrovato un mese dopo nella cisterna di una discarica abbandonata del Torinese. “Sono colpevole, voglio l'ergastolo” ha detto ammettendo
le sue responsabilità, davanti agli investigatori
guidati dal procuratore capo di Ivrea, Giuseppe
Ferrando.
L’ex studente della Rosboch, 22 anni, è rinchiuso
nel carcere delle Vallette a Torino ed è accusato
del delitto con la complicità di sua madre Caterina
Abbatista e del suo ex amante Roberto Obert.
“Io e Obert abbiamo sbagliato, siamo entrambi
colpevoli, se devo prendere l'ergastolo è giusto
così, ma mia madre in questa storia non c'entra
nulla” ha detto agli inquirenti. “Non voglio più
uscire dal carcere. Fuori ci devono stare gli innocenti, non i colpevoli come me”, ha aggiunto.
L'incontro con il pm Ferrando è stato chiesto
dallo stesso 23enne. “Grazie agli psichiatri che
lo stanno seguendo – ha spiegato il legale del
giovane Pier Franco Bertolino – Gabriele ha in-
D
trapreso un percorso importante, prendendo
coscienza di quello che ha fatto e ora è più
lucido”.
L'interrogatorio, che è stato secretato, è durato
diverse ore e il ragazzo ha continuato a difendere
la madre Caterina Abbattista, in carcere così
come l’amico-amante 55enne Roberto Obert
dal 18 febbraio scorso.
La Rosboch era sparita dalla sua casa di Castellamonte, nel Torinese, a gennaio. Il 19 febbraio
il suo corpo, strangolato, era stato ritrovato in
bosco.
B.F.
11
Giovedì 23 giugno 2016
DALL’ITALIA
DUE CASI A FIRENZE E LIVORNO ACCENDONO I RIFLETTORI SULL’EMERGENZA
Escono di casa e la ritrovano occupata
A Impruneta, la badante ha approfittato dell’assenza dell’anziana e della figlia disabile per impossessarsi
dell’abitazione. Nella città portuale, vittima una mamma che ha dovuto assistere il padre malato
di Barbara Fruch
ontane da casa per pochi
giorni. Al loro rientro
però quelle abitazioni
non erano più come
l’avevano lasciate: erano
state occupate.
È successo a Tavarnuzze, frazione
del comune di Impruneta (Firenze),
e a Livorno.
Nel primo caso le vittime sono mamma Rosetta, 80 anni, e sua figlia Lucia,
disabile cinquantenne, seguite da
tempo da tanti volontari del Comune.
L’anziana si è dovuta allontanare
dalla sua casa un paio di mesi fa
dopo la rottura del femore per la
riabilitazione e con lei si è trasferita
anche la figlia. Per la prima si sono
aperte le porte di una struttura specializzata, mentre per la seconda
quelle di una casa gestita da suore.
Ad approfittare della loro assenza è
stata l’ex badante, colei con cui le
due donne prima del ricovero avevano chiuso il rapporto. La donna,
nonostante la lettera di licenziamento,
è rimasta nell’abitazione e l’ha occupata insieme alla figlia di 25 anni
e al nipotino di otto mesi. Motivo?
Ha spiegato che la figlia non ha un
tetto dove stare.
Al loro ritorno quindi le legittime
proprietarie dell’appartamento non
hanno potuto entrare in casa loro. A
fianco della signora Rosetta è scesa
in piazza con un flash mob l’intera
Tavarnuzze e la stessa iniziativa, dicono i cittadini, sarà ripetuta fino a
che le due donne non rientreranno
nell’alloggio.
Come riporta il “Corriere fiorentino”,
martedì nella piazza don Giovanni
Chellini è infatti spuntato un cartello
con i nomi di Rosetta e Lucia circondati da cuori e la scritta “Tavarnuzze è con voi”.
riesco a capacitarmi di quel che ho
appena ascoltato”.
Immediatamente la donna sporge
denuncia ai carabinieri, i quali fanno
un sopralluogo in casa e identificano
i due occupanti, una coppia. “Scoprono - spiega ancora la mamma che un paio di giorni prima la polizia
municipale ha già fatto un blitz in
casa, accertando l’effettiva occupazione da parte delle stesse persone.
A quel punto, penso che nel giro di
poco potrò risolvere la situazione e
rincasare, ma non è così facile come
dovrebbe essere”.
Per la donna infatti inizia un calvario,
tra uffici e burocrazia.“Dopo essere
stata da carabinieri e vigili, mi hanno
mandato prima dall’emergenza abitativa, poi all’ufficio Casa del Comune, poi a Casalp - spiega amareggiata - In tutti questi sportelli ho
portato copia della denuncia perché
altrimenti, essendo io assegnataria
dell’alloggio, sarei stata anche responsabile di eventuali danni fatti
dagli occupanti abusivi. Una cosa
assurda. Mi hanno detto persino che
avrei dovuto ripresentare domanda
all’emergenza abitativa: io? Da nove
anni ho casa mia: dovrei rifare tutta
la trafila delle assegnazioni perché
degli abusivi si sono piazzati nel
mio alloggio? Non esiste un diritto
per me?”.
Dopo aver dormito in camper la
donna si è trasferita dal padre a Cascina. Ma tutti i suoi effetti personali
sono ancora in quell’alloggio, occupato, non è ancora chiaro come,
dalla coppia. “E se la scuola fosse
stata ancora aperta - conclude - io
come avrei fatto per i miei figli, che
frequentano tre istituti a Livorno? E
poi mi domando, ma come è possibile che due estranei possano occupare una casa senza che nessuno
intervenga per mandarli via?”.
L
La manifestazione dei concittadini di Rosetta e Lucia, a Tavarnuzze
Un centinaio circa i manifestanti che
hanno puntato il dito contro il Comune, al momento privo di un assessore al Sociale, che non ha ancora
trovato una soluzione, complice anche la burocrazia che di certo non
aiuta le due vittime. “Gli uffici controlleranno se si tratta di una residenza legittima - ha detto il sindaco
di Impruneta, Alessio Calamandrei
- e manderemo una lettera alla prefettura per chiedere un intervento”.
Intanto il primo luglio un giudice
sarà chiamato a decidere se procedere con lo sgombero della casa
occupata.
Caso analogo a Livorno, dove invece
protagonista della storia è una donna,
madre di tre figli minorenni. La quarantatreeenne per qualche giorno
si era trasferita a Cascina per occuparsi del padre malato. Ma quando
è tornata in casa sua, un alloggio
popolare, ha trovato una coppia. La
donna, madre di tre figli che frequentano la scuola a Livorno, si è
trovata anche a dormire in un camper
e adesso si chiede quale soluzione
sarà trovata per il suo caso.
È lei stessa a raccontare al “Il Tirreno”
la brutta avventura che le è capitata,
chiedendo riserbo sulla sua identità
per tutelare i figli. Separata, la donna
è assegnataria di quell’alloggio popolare da nove anni. Proprio a Cascina, dove si era spostata per assi-
BARI
stere il genitore, la mamma ha trovato
un lavoro, ulteriore motivo che l’ha
portata a fermarsi a dormire a casa
del papà. Ma, come ha raccontato,
solo per qualche giorno (e non per
lunghi periodi).
È stato un vicino ad allertare la
donna.“Mi trovo sul mare a mangiare
un gelato - spiega la donna - quando
incrocio un inquilino del mio palazzo:
‘Che ci fai qui, non sai nulla?’. Mi
spiega che il mio alloggio mercoledì
15 è stato occupato da estranei. Mi
dice che i coinquilini hanno sentito
trambusto: poi si sono resi conto
che c’era stata un’occupazione. Quella notte, ovviamente, sarei tornata a
casa a dormire, con i bambini. Non
GELA
Omicidi, estorsioni e traffico d’armi: Droga nei locali: arrestato boss
colpo al clan Misceo-Telegrafo
L’
ssociazione mafiosa, omicidi,
tentati omicidi, traffico di droga,
armi, estorsioni e rapine. Sono
i reati che hanno portato all’arresto
arresto di 41 presunti affiliati al clan
Misceo-Telegrafo (35 in carcere e 6
ai domiciliari) al culmine di una vasta
operazione antimafia condotta a Bari
dalla Guardia di Finanza.
Sono stati sequestrati a titolo preventivo
beni mobili e immobili e disponibilità
finanziarie per 3 milioni di euro.
Le indagini riguardano fatti risalenti
agli anni 2013-2014 e hanno documentato la forza intimidatoria del clan
grazie ad intercettazioni e pedinamenti.
Ci sono, ad esempio, pestaggi a volto
scoperto e sparatorie in pieno giorno,
con arma da guerra e la sicurezza di
rimanere impuniti. Perché nessuno
avrebbe mai parlato contro i boss.
Poi ancora macchine rubate dai vetri
oscurati e il boss scortato ad ogni
passo da vedette, anche minorenni.
Sentinelle addestrate pere presidiare
il territorio e sorvegliare il capoclan,
A
impedendo ai rivali di avvicinarsi a lui
e alla sua famiglia.
Tra gli arrestati il presunto referente
del clan a Noicattaro (Bari), Umberto
Fraddosio, detto “'Piccolino”, che è
stato catturato l’altra notte nascosto
sotto una botola ricavata all'interno
del suo appartamento. Un vero e
proprio bunker, il cui ingresso era
coperto da una pianta e dalla ciotola
di un cane.
Tra i dieci provvedimenti
in carcere ci sono il capoclan Giuseppe Misceo,
soprannominato “'il fantasma”, e il pregiudicato
Arcangelo Telegrafo, detto “'Angioletto”, ritenuti
ai vertici dell'organizzazione mafiosa.
I fatti contestati, risalenti
agli anni 2013 e 2014,
riguardano i territorio di
Bari (quartiere San Paolo), Noicattaro e Palo del
Colle.
Tra le imputazioni ci sono tre agguati
a esponenti del clan rivale dei Mercante,
le lesioni ai fratelli Carlo e Giuseppe
Loiodice, nel dicembre 2013, e il
tentato omicidio di un mese prima ai
danni di Donato Sifanno, poi ucciso a
febbraio 2014. Sono stati documentati
anche episodi di pestaggi nei confronti
di affiliati sorpresi a spacciare fuori
zona senza permesso.
ombra della mafia negli
affari della movida. È
quanto scoperto nell’
ambito dell’operazione “Falco”,
dalla Squadra Mobile di Caltanissetta, in collaborazione con
gli agenti del commissariato
di Gela, che ha portato all’arresto, tra gli altri, di Gianluca
Pellegrino, 32enne ritenuto il
nuovo reggente del clan Emmanuello di Cosa nostra.
Sedici in tutto le misure di custodia cautelare eseguite, una
delle quali in carcere, 9 ai domiciliari e altre 6 con obbligo
di firma.
Pellegrino è l’unico accusato di associazione
mafiosa mentre tutti gli altri rispondono, a
vario titolo, di associazione finalizzata al
traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Sgominato un vasto traffico di droga che
arrivava soprattutto da Catania e Palermo
ed era destinata ai luoghi della movida
gelese. Veniva immessa sul mercato grazie
anche ad alcuni buttafuori che lavoravano
nei locali notturni della città.
A capo dell associazione c era il 32enne
gelese che a partire dal 2003 risultava orga-
nicamente inserito nella cosca, di cui avrebbe
preso le redini già a partire dalla sua scarcerazione, avvenuta nel maggio 2011. L’uomo,
secondo gli investigatori, sarebbe arrivato
ai vertici del clan mafioso forte di capacità
criminali riscontrate sin dall adolescenza,
quali il commercio di droga, i danneggiamenti,
le estorsioni ai danni dei commercianti
gelesi. Le indagini hanno preso avvio dalle
dichiarazioni dei collaboratori di giustizia,
individuando inoltre le vittime di molte delle
estorsioni: ben 12 commercianti gelesi titolari
di esercizi commerciali.
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Giovedì 23 giugno 2016
LA SELEZIONE IBERICA VUOLE CONQUISTARE IL TERZO CAMPIONATO EUROPEO DI FILA
E adesso la Spagna,
forte ma non imbattibile
Iniesta e Morata i pericoli principali. I punti deboli
rappresentati dalla scarsa tenuta fisica e da una difesa lenta
di Federico Colosimo
una finale anticipata. Una sfida
che doveva proporsi nell’ultimo
atto di questo
Europeo e che invece si
presenterà agli ottavi. Troppo presto, sicuramente.
Tant’è, il verdetto del campo
ha sancito questo verdetto.
Lunedì pomeriggio (ore
18:00) quella tra Italia-Spagna rappresenterà la rivincita della finalissima di quattro anni fa. E la speranza
è di non assistere in tutto e per tutto al
remake di Euro 2012. Il sogno è che l’epilogo possa essere finalmente diverso.
Sarà un match pazzesco quello che
andrà in scena allo Stade de France. Di
fronte, il carattere e l’unione degli Azzurri
contro l’estro e il genio degli iberici.
Che vogliono confermarsi campioni
d’Europa per la quarta volta nella loro
meravigliosa storia sportiva. Le Furie
Rosse hanno trionfato l’ultima volta in
Polonia e Ucraina e intendono portare
avanti una tradizione vincente.
Tantissimi i campioni ma la stella più luminosa nello scacchiere di Del Bosque
è senza ombra di dubbio quella di Iniesta.
Il fuoriclasse dei fuoriclasse, il “profes-
È
sore” che disegna geometrie perfette e
fa sembrare facile pure l’impossibile.
La Spagna è una compagine che non
presenta molti punti deboli. E’ una squadra abituata a vincere e soprattutto a
gestire la tensione nel migliore dei modi
negli appuntamenti che più contano. Ma
non è imbattibile, anzi. Contro la Croazia
gli ex campioni del mondo hanno dimostrato quelli che sono i suoi limiti più
grandi. Una squadra che attacca alla
perfezione ma fatica a difendersi. E soprattutto, soffre le ripartenze degli avversari e le galoppate letali degli esterni
offensivi rapidi e instancabili. Vengono
dunque in mente le nostre spine nel
fianco: Candreva, Giaccherini e Florenzi.
Elementi che fanno della corsa e delle
progressioni la loro principale forza.
Queste, le nostre migliori
armi a disposizione. E un
altro punto di speranza,
forse il più importante, è
rappresentato dalla scarsa
condizione fisica degli
spagnoli. Abituati a comandare il gioco ma a
soffrire tremendamente i
contropiedi delle squadre
avversarie. Con giocatori,
Iniesta in primis, poco
adatti a fronteggiare le
nostre scorribande. E una
difesa esperta ma lenta.
Il centrocampo è certamente il loro
punto di forza. Il gioco della selezione
spagnola passa dai loro piedi. Mentre
Morata (tre gol fino a questo momento)
sarà ancora una volta il terminale offensivo. Uno spauracchio da tenere d’occhio,
bravo di testa e con i piedi. Tra i primi
obiettivi di Conte (ora che è ritornato al
Real Madrid) per il Chelsea.
Il countdown è partito. Riuscirà la Spagna
a centrare il terzo campionato europeo
di fila? All’Italia il compito di interrompere
un dominio che dura ormai da troppo
tempo. Per vendicare pure quella batosta
rimediata nel 2012 in finale (0-4). Un
poker mai digerito da far inghiottire alle
Furie Rosse. Dopo la rivincita sulla Svezia
gli Azzurri sognano un altro sgambetto.
Che avrebbe il sapore del trionfo.
SPORT
L’Italia delude e perde...
pure l’imbattibilità
L’Irlanda vince meritatamente e si qualifica
grazie a una rete nel finale di Brady
atica, tanta fatica per l'Italia B contro una mai arrendevole Irlanda, che
vince di misura grazie a una
rete nei minuti finali di Brady
e passa il turno buttando fuori
la Svezia (battuta pure dal Belgio) di Ibrahimovic. Una sconfitta che non ci permette di
conservare l'imbattibilità in
questo sorprendente inizio d'Europeo. Gli Azzurri costruiscono
poco e nella ripresa sfiorano
il gol con Insigne, fermato solo
dal palo. Mentre i biancoverdi
nel primo tempo recriminano
per un rigore sacrosanto non
concesso e nel finale vengono
prima fermati da una prodezza
di Sirigu salvo poi salire in
Paradiso con Brady.
F
La cronaca - Allo stadio
Pierre Mauroy di Lille va in
scena l'ultimo atto azzurro del
girone E. Passerella per l'Italia,
già qualificata e certa del primo
posto. Conte attua un robusto
turn over e conferma, rispetto
alla sfida vinta con la Svezia,
solo Barzagli, Bonucci e Florenzi. Chance per chi ha giocato
meno. Si comincia. Ritmi subito frenetici in avvio con l'Irlanda pericolosa al decimo con
Hendrick, che si costruisce un
buon sinistro e da trenta metri
spara a lato di poco, con la
sfera che sfiora l'incrocio. Ma
l'Italia fatica a creare ed è costretta a difendersi. Al ventunesimo, miracolo di Sirigu
sullo stacco di Murphy. Il primo
tiro dei nostri arriva quando
mancano due minuti dal duplice
fischio dell'arbitro Hategan,
con Immobile che prova una
conclusione dal limite: fuori
di un soffio. I biancoverdi si
rifanno sotto e allo scadere
reclamano per un rigore netto
(e non concesso) su McClean,
atterratto in area da uno spento
Bernardeschi. Sospiro di sollievo e tutti sotto la doccia.
Conte scuota la testa.
Si riparte. Ma la musica inizialmente non cambia nonostante la strigliata del Ct azzurro
che prova a rimescolare le carte. Dentro Darmian per uno
spento Bernardeschi. Poi, la
sorpresa. Insigne prende il posto di Immobile e appena entrato in campo, con una straordinaria azione personale, scarica la palla sul secondo: palo
pieno. Sirigu salva l'Italia ma
all'85° è costretto ad arrendersi
al colpo di testa di Brady.
Finisce qui. Prima delusione
per gli azzurri con la testa già
alla Spagna. Lunedì pomeriggio (ore 18:00), la super sfida.
Chi vince approda ai quarti.
F.Co.
NEI GIARDINI DEL QUIRINALE PELLEGRINI E CAIRONI HANNO RICEVUTO LA BANDIERA TRICOLORE DA MATTARELLA
Il caso Schwazer rovina
la festa olimpica
La nuotatrice: “Onorata ed emozionata, ho il cuore a mille” - Dopo
il giallo circa la nuova positività a un controllo antidoping, il marciatore
grida quasi al complotto: “Sono pulito, qualcuno non mi vuole ai Giochi”
ei meravigliosi giardini del Quirinale è ufficialmente iniziata l’avventura olimpica per la
nutrita flotta della spedizione italiana per
Rio 2016. Nel maxischermo allestito per l’occasione,
dopo l’inno di Mameli, scorrono subito le immagini
delle medaglie azzurre a Londra 2012. L’ultimo fotogramma è tutto per lei, Federica Pellegrini, che
con una meravigliosa rimonta va a conquistare
l’ennesima medaglia d’oro della sua fantascientifica
carriera. Sarà lei la nostra portabandiera in Brasile.
Alla Fede nazionale e a Martina Caironi (l’alfiere
dei diversamente abili) il presidente della Repubblica
Sergio Mattarella ha consegnato il tricolore. Saranno
queste due formidabili campionesse a rappresentare
l’Italia nella rassegna più importante al mondo.
Una nuotatrice sensazionale e una saltatrice fenomenale. Non poteva essere scelta più azzeccata
quella del presidente del Coni Giovanni Malagò.
Che ha ringraziato il Capo dello Stato per la meravigliosa opportunità di “poter rappresentare questo
meraviglioso mondo. Per noi è una giornata importante e diversa dalle altre dove le ragazze e i ragazzi qui presenti hanno la possibilità di sentire
quanto l’istituzione che lei rappresenta gli è vicino.
A Londra abbiamo conquistato 28 medaglie, tre di
queste purtroppo non fanno parte del programma
olimpico. Sappiamo benissimo che fare questo
raffronto numerico è azzardato, ma faremo di tutto
per onorare la maglia azzurra”.
Dopo gli interventi di Luca Pancalli, presidente del
comitato italiano paralimpico, e Luca Lotti, in rap-
N
presentanza del governo, la parola è passata alle
nostre due ambasciatrici. “Sono onorata ed emozionata, le prime parole della Pellegrini, ho il cuore
a mille. Questo giorno per me rappresenta il coronamento di tanti anni di carriera. Si fatica e poi ci
si gioca tutto in pochi minuti, è il bello dello sport.
Per me sarà la quarta Olimpiade. Ormai ho perso il
conto delle bracciate che ho fatto e qui siamo in
tanti ad aver collezionato sacrifici. I Giochi muovono
i nostri cuori, i nostri sogni più grandi, le nostre
menti. Andiamo a Rio con la voglia di combattere
fino alla fine, soffriremo e ci faremo il tifo a vicenda,
con la prospettiva comune di migliorare come
donne e uomini. Grazie all’Italia per avermi dato la
possibilità di essere il suo alfiere”.
Commossa anche la Caironi: “C’è un grande augurio
che vorrei fare, che il comitato paralimpico possa
continuare ad emozionare e far battere i cuori,
come sta battendo ora a me, di tutti gli atleti e gli
spettatori. Perché lo sport ha il potere di saper
muovere certe emozioni dal profondo”.
Durante la consegna del tricolore, Mattarella ha
espresso parole di orgoglio e stima profonda verso
la spedizione azzurra che dal 5 al 21 agosto incanterà
(la speranza) a Rio: “Vi auguro di raccogliere molte
medaglie, ma sono i vostri comportamenti e le vostre
prestazioni che daranno onore e terranno alto il
nome dell’Italia alle Olimpiadi. Sono comunque sicuro
che voi lo saprete fare e che la bandiera che riconsegnerete sarà onorata dalle vostre performance”.
Una giornata di festa ma pure di rabbia e delusione.
Per la sconvolgente notizia rilanciata dalla Gazzetta
dello Sport che travolge nuovamente Alex Schwazer.
Il marciatore azzurro sarebbe risultato positivo al
controllo antidoping effettuato l’1 gennaio 2016 a
Vipiteno (Bolzano). Clamorosa la dinamica dei fatti:
il campione di urina e sangue prelevatogli a Capodanno è risultato ricco di steroidi (11 volte sopra
la norma) solo dopo dei controlli successivi compiuti
il 12 maggio. Ora non solo la sua partecipazione a
Rio è improbabile, ma l’altoatesino rischia la radiazione (richiesta pure dalla Pellegrini) a vita. Il
legale del marciatore, Gerhard Brandstaetter, durante
la conferenza stampa organizzata appositamente
ieri nel tardo pomeriggio, è passato però al contrattacco. Annunciando che l’esito del test è stato
già contestato, gridando addirittura al complotto:
“Si tratta di accuse false e mostruose. E’ successo
quello che Alex ha sempre temuto. Ma noi ci di-
fenderemo e faremo causa. Perché lui in questa
vicenda non c’entra nulla. Vogliamo giustizia e
verità”. Sulla stessa lunghezza d’onda, il suo
assistito: “Questa volta, al contrario di quattro
anni fa, non devo scusarmi di nulla. Io non ho
fatto alcun errore. Da due anni, con molta fatica,
mi alleno duramente e senza alcuna ombra. Si
tratta di un incubo ma posso giurare che andremo
in fondo alla vicenda. Perché io ho investito troppo
in questa vicenda. C’è ostilità nei miei confronti,
qualcuno non vuole che vada alle Olimpiadi”.
Un vero e proprio giallo. Perché tra quel prelievo e
le controanalisi, Schwazer è risultato negativo ad
altri 15 test, compresi quelli relativi al passaporto
biologico e le analisi effettuate volontariamente all’ospedale San Giovanni di Roma. Dai contorni assurdi, che rischia di compromettere per sempre la
F.Co.
carriera del corridore.