Dizionario Lingerie della

Transcript

Dizionario Lingerie della
TL1/DG
Laura de Benedictis
Dizionario
della
Lingerie
Extrait de la publication
#%
(((' ! ((& & !
&#&!
! &!
) ) %
)+
& *! * & , " -& & &
!!)) '
& ! *+&&#! # #&
&*+ '
) & '
Extrait de la publication
Apodesmo
2
Apodesmo Nella Grecia antica reggiseno costituito da un bendaggio di stoffa che aveva soprattutto la funzione di contenere il seno
durante le prove sportive.
Autoreggente La calza autoreggente è un tipo particolare di cal-
za in nylon preferito da un numero sempre crescente di donne. Rappresenta l’evoluzione della calza che si sosteneva con reggicalze. È
caratterizzata dal fatto che può star su da sola grazie ad una fascia
elastica e siliconata, denominata balza, solitamente decorata da un
ricamo floreale o geometrico, della larghezza media di 8 cm. L’uso
delle calze autoreggenti si è intensificato alla fine degli anni ottanta, grazie all’interesse delle case produttrici a rilanciare questo capo
sul mercato, proponendolo in nuovi colori e modelli, da quelli con
trama elaborata, a quelli con balza di colore differente dalla calza, a
quelli con la riga nera, ad imitazione delle calze che si usavano con
il reggicalze.
Babydoll È uno dei capi più rappresentativi della lingerie sexy degli
ultimi cinquant’anni. Nata per sostituire il pigiama, questa camiciola
Extrait de la publication
3
Batista
corta, realizzata spesso con tessuti trasparenti e con forme vezzose, con o senza ornamenti e merletti, è diventato un simbolo della
sensualità fino ad essere considerato un elemento cult della lingerie
sexy. Estremamente versatile, sia nei i tessuti (il baby doll si presta,
infatti, al raso come alla seta, al cotone come allo chiffon), sia nello stile, che può essere raffinato o stravagante, romantico oppure
provocante. Sul nome di questo indumento intimo si possono avanzare varie interpretazioni: potrebbe derivare dal film Baby Doll del
1956, nel quale lo indossava l’attrice Carrol Baker, oppure potrebbe
dipendere dal fatto che il modello basic del baby doll ricorda molto i
vestitini delle bambole.
Batista Tessuto in lino o in cotone fine e trasparente, usato soprattutto per le camicie.
Blanchet Era un tipo di finissima camicia utilizzata nel Medioevo,
sotto gli abiti delle donne.
Body Il body è un indumento che aderisce al busto completamente, di solito realizzato in materiale elastico, che spesso presenta
l’abbottonatura all’inguine, con ganci o bottoncini, ma può essere
anche tutto cucito e chiuso. Proprio l’aderenza al corpo dà il nome
a questo capo, non necessariamente intimo: viene, infatti, larga-
Brachessa
4
mente adoperato nell’abbigliamento
sportivo o semplicemente per un look
a corpo, sotto giacche, gilet, camicie, o
da solo. Grazie alla sua praticità e versatilità è largamente usato di danzatori, atleti
del pattinaggio, della ginnastica artistica e
ritmica e, in generale, da chi pratica attività ginniche. Secondo il suo utilizzo può
essere molto sobrio, oppure coloratissimo e
sgargiante (si pensi alle tutine del pattinaggio artistico) e realizzato in stoffe opache,
lucide o velate. Il body inizia a diffondersi in modo massiccio nel mondo
dello spettacolo intorno agli anni
Settanta-Ottanta. Una variante
è la tuta a body, cioè un tipo di
tuta aderente a tutto il corpo indossata da artisti che amavano
“osare”, si pensi, ad esempio ai
costumi da ballo di Stefania Rotolo,
Heather Parisi o agli esordi stravaganti di Renato Zero.
Brachessa Tipico mutandone femminile che, dall’originaria funzione di coprire le gambe alle nobildonne
mentre cavalcavano, ha assunto, in seguito, un
carattere sempre più seduttivo, tanto da
attirarsi le condanne della Chiesa che lo
riteneva peccaminoso.
Brassiere Traduzione inglese
di reggiseno.
Extrait de la publication
5
Brasiliana
Brasiliana Tipo di mutanda si-
mile al perizoma, col quale viene
talvolta confuso, perché, molto
sgambato ai lati, lascia scoperta
buona parte dei glutei. Il perizoma, invece, differisce dal tanga
si caratterizza per la presenza
di sottili strisce laterali (meno
di un centimetro di altezza)
che uniscono le parti. La parte
posteriore del perizoma è un
semplice filo. Esistono varianti
in cui i diversi modelli si fondono e si contaminano reciprocamente: slip a brasiliana, in cui il
pannello anteriore è più piccolo
del posteriore, che è realizzato completamente in pizzo; il “perizoma a brasiliana”, in cui la fascia sotto i reni è tutta merlettata.
Bretellina Il termine si riferisce, in genere, alle bretelle dei reggise-
ni, le quali hanno permesso di rivoluzionare, agli inizi del ‘900, l’intimo femminile. L’abbandono del corsetto, in favore del più pratico
reggiseno a bretelline restituito
finalmente, libertà di movimento alle donne. Nonostante ciò, le
bretelline risultano talvolta poco
eleganti da vedere, ad esempio
sotto i vestiti che lasciano scoperte le spalle, per cui le case
produttrici hanno elaborato diverse soluzioni: bretelline in silicone trasparente, oppure decorate con strass, ricami, fiorellini, per cercare di renderle più
gradevoli alla vista. Esistono anche modelli di corsetti o top rigidi
con bretelline, di solito cucite in funzione ornamentale, piuttosto
che di reale sostegno.
Broccato
6
Broccato Pregiato tessuto generalmente di seta, realizzato con
telaio jacquard prodotto a partire dal XIV secolo come elaborazione del damasco. A differenza del damasco, che è monocolore con
una differenziazione di armature che creano l’effetto lucido-opaco
e mettendo in risalto il disegno sullo sfondo, il broccato è di colori
diversi. Viene tessuto mettendo insieme più orditi, uno per il fondo
e un altro per tenere uniti i disegni. La laboriosità della sua produzione e i pregiati materiali impiegati per realizzarlo ne hanno fatto
un tessuto destinato in passato al clero e ai ceti nobiliari. I maggiori
centri di produzione in Italia furono Venezia, Firenze, Genova e Milano. Oggi è usato per lo più nell’arredamento: la moda se ne serve
per soluzioni particolarmente estrose ed eleganti di ogni genere, dai
corpetti ai foulard, dalle giacche ai pantaloni, spesso creazioni di celebri stilisti.
Busto Nell’ambito della lingerie è sinonimo di corsetto. L’uso del
busto è scomparso dalla moda femminile nel XX secolo per essere
ripreso negli anni Cinquanta in forme meno costrittive dal New Look
di Christian Dior. I primi busti, realizzati in ferro risalgono al XVI secolo e gli ultimi, costituiti da materiali più morbidi, all’età vittoriana.
Calza Rudimentali calze lavorate a maglia sono state trovate perfino nelle tombe dei faraoni egizi, mentre gli antichi Romani usavano
fasciare le gambe con lana o tela. Risale, però, al Medioevo l’origine
delle prime vere e proprie calze, in concomitanza con la lavorazione
della seta (XII secolo). Da notare che allora le calze erano indossate
più dagli uomini che dalle donne! E, in ogni caso,
il loro uso era riservato
necessariamente
alle
classi più agiate. La prima innovazione importante, in tal senso, si ha
solo nel 1920, quando,
con l’invenzione del rayon, denominato appunto “seta artificiale”, le
Extrait de la publication
7
Calza
calze divennero un prodotto accessibile a tutti. In quell’epoca inoltre la moda femminile iniziò a scoprire le gambe, per secoli relegate
sotto lunghe e ampie gonne. Dopo il rayon, una nuova fibra aprì definitivamente le porte ad una vera rivoluzione nel mondo delle calze.
In una piccola azienda familiare del Delaware, in America, nel 1938,
Wallace H. Carothers, inventò il nylon, definito la prima fibra sintetica “resistente come l’acciaio e delicata come una ragnatela”. Dai primi
negozi di Wilmington, man mano, la rete di distribuzione delle calze
si diramò in tutta l’America del Nord fino a toccare la soglia di 64
milioni di paia vendute solo nel primo anno. Con la seconda guerra
mondiale anche le fabbriche di
lingerie, come quelle di altri settori, furono costrette a riconvertirsi alla produzione di armi.
L’escalation del mercato delle
calze segnò così una momentanea battuta d’arresto ma, dopo
la fine del conflitto, riprese vertiginosa, con interminabili i file dinanzi ai negozi e risse per accaparrarsi l’agognato indumento.
Durante la forzata astinenza, alcune donne, non volendo rinunciare alla sensualità della calza,
si disegnavano addirittura sulle
gambe la riga della cucitura posteriore che caratterizzava le
calze dell’epoca. La riga cominciò a scomparire nei modelli degli anni Cinquanta, quando le
calze si arricchirono di nuove trame, di velature e di disegni famtasia, mentre incontravano sempre di più il favore delle donne accessori come giarrettiere e reggicalze. Negli anni Sessanta, la Dupont,
inventò l’elastam lycra e, anche il collant. Nell’industria delle calze la
ricerca continua di tessuti sempre più innovativi e tecnologici, variegati nei colori, nelle trame e nei modelli, fa sì che le principali case
Extrait de la publication
Camicia
8
produttrici offrano sempre maggiore varietà di scelta, creando addirittura degli store dedicati solo alle calze.
Camicia La camicia è il risultato di un’evoluzione della tunica: dal
XVIII secolo, a differenza dell’uso che se ne fa attualmente, era l’indumento intimo “fondamentale” dei ceti più elevati, che
si portava sotto gli abiti a
contatto con la pelle. Nei ritratti dei nobili del Rinascimento la camicia traspare
candida e pulita, da scollature, spacchi nelle gonne, dalle
attaccature delle maniche,
dalle aperture fra le abbottonature. La camicia era unisex, la usavano, infatti, sia
uomini che donne. Da almeno dodici secoli la camicia riveste, a seconda dei periodi
storici e delle circostanze, diversi ruoli e significati: segno
di eleganza, simbolo di nobiltà o appartenenza ad uno
schieramento politico, dono
galante o diplomatico. L’uso
quotidiano l’ha resa una costante dell’abbigliamento,
sia “sotto” che “sopra”.
Quest’indumento ha conosciuto tanti e diversi, tessuti,
dal lino alla seta, dal popeline al twill e così via. Anche nella foggia,
la moda ne ha fatto, spesso, oggetto di interesse per studiare tagli
sempre più funzionali ed, al contempo, eleganti o di impatto, essendo un capo che si presta bene, tanto ad una moda classica e
sobria che originale ed estrosa.
9
Canotta (o canottiera)
Canotta (o canottiera) La canotta nasce maglietta intima priva
di maniche, con bretelle più o meno ampie, liscia o a
costine, realizzata in diversi tessuti dal cotone elastico alla lycra, solo in lana o lana e cotone insieme,
ecc. Dalla classica canottiera bianca c’è stata una
corposa evoluzione nei modelli, nei filati e nei
colori, che hanno reso la canotta un capo sempre più allegro e moderno, spesso adornato da
merletti e ricami. Oggi la canotta non è esclusivamente un indumento intimo, ma viene usata
sempre più spesso come sottogiacca, o da sola,
nella stagione estiva, sia al mare che in città.
Cestus Nell’antica Roma il cestus era una
guaina che le donne indossavano per stringere la vita, con l’evidente obiettivo di comprimere le rotondità.
Chantilly Tessuto di pizzo in seta con lavorazione a tombolo. il
nome deriva dalla cittadina francese dove viene prodotto.
Charleston Col nome di questo ballo, veloce e brioso, che si ispira
ai ritmi del jazz e del ragtime, si suole identificare un’epoca, gli anni
Venti, che rappresentò per la donna un importante momento di protagonismo. Dal 1913 fino al 1930 la stilista francese Coco Chanel rivoluzionò il modo di vestire delle donne: portò la lunghezza delle gonne sotto il ginocchio, abbassò il punto vita, promosse l’utilizzo del
jersey e dello stile alla marinara, e per finire introdusse l’utilizzo dei
pantaloni femminili. Nel 1921 presentò il più famoso profumo di tutti
i tempi, Chanel n. 5 e nel 1922, per la prima volta, a Parigi, furono
celebrate le prime olimpiadi femminili. Il sempre maggiore coinvolgimento delle donne nelle attività sportive comportò un adeguamento anche degli indumenti intimi, che dovevano render le atlete
più libere nei movimenti. Cominciarono, infatti, ad essere impiegati
tessuti sempre più leggeri e sottili: vennero studiate le prime stoffe
sintetiche (chiffon, marabou, satin cangiante, ecc.) La donna degli
Extrait de la publication
Chiffon
10
anni Venti, stanca di essere considerata un semplice “oggetto” del
desiderio maschile, non metteva in mostra curve prorompenti, non
era appariscente e il suo intimo iniziava ad essere molto
più pratico: nacquero gli
“stepins”, indumenti intimi
privi di bottoni o allacciature, facili sia da indossare che
da togliere. Lo stile “charleston” era caratterizzato da
abitini semplici, seppure
confezionati con raffinate
sete luccicanti e decorato da
paillettes e perline: il vestito
scendeva morbido sul corpo,
lasciandolo libero di compiere qualsiasi movimento ed
era fermato solo lievemente
da una fascia, sui fianchi o più
giù. Il tutto era completato
da lunghe collane di grosse
perle e da accessori come i cerchi di brillantini attorno al capo o sulla
fronte, fermagli con piume o fiocchi di seta, che rendevano più femminile la sobria ed asciutta figura delle donne, mettendo in evidenza le
gambe, finalmente scoperte e fasciate da calze arrotolate sopra al ginocchio o sorrette da giarrettiere che venivano esibite durante i balli.
Chiffon Lo chiffon è un tessuto mor-
bido, finissimo e molto delicato, velato e leggermente crespato in orizzontale ricavato da filati di seta piuttosto
ritorti oppure da materiali sintetici.
11
Cinema
Cinema Il cinema ha sempre svolto un ruolo importante nella con-
sacrazione della lingerie. Celebri attrici hanno fatto della biancheria
intima un mezzo di seduzione ineguagliabile, attraverso scene e immagini che sono entrate nell’immaginario collettivo. Come dimenticare, ad esempio, il baby doll di Marylin Monroe, le calze nere Marlene Dietrich, il pigiama di Carole Lombard, le sottovesti di seta di
Elizabeth Taylor, la lingerie di pizzo nero di Sophia Loren nello strip
tease di Ieri, oggi e domani.
Extrait de la publication
Cinema
12
Ogni diva ha interpretato la lingerie attraverso il proprio stile, imprimendo un personale contrassegno ai capi indossati. Sono celebri il
modo in cui i tessuti morbidi, setosi, le trasparenze ed i merletti, si
sposano con la bellezza ingenua e dolce di Marilyn Monroe, prorompente di Yvonne Sanson o Anita Ekberg, delicata e perfetta di
Elizabeth Taylor, irresistibile e magnetica di Ava Gardner o Rita
Hayworth, provocante ma “innocente” di Brigitte Bardot, esplosiva
e “mediterranea” di Sophia Loren e Gina Lollobrigida. ”. Il cinema
rilancia seduzione e lingerie negli anni ’50, quando l’immagine della
donna torna ad essere procace e burrosa: dopo il “buio” che le
aziende di biancheria intima avevano necessariamente attraversato, durante la Seconda Guerra Mondiale, dovendo far posto alla
produzione di armi. Spesso è accaduto che il cinema abbia riportato
in auge, capi che sembravano superati, come la sottogonna rilan-
Extrait de la publication
13
Collant
ciata da alcuni film degli negli anni Cinquanta , e che tornò ad usarsi,
con una forma a corolla che esaltava la vita stretta ed il busto generoso. Per citare esempi più recenti, si pensi alla sottoveste di Kim
Basinger in Nove settimane e mezzo, oppure al corsetto e reggicalze
che Nicole Kidman rispolvera in Moulin rouge. In alcuni casi il cinema
ha contribuito ad “inventare” capi della moda intima: si pensi al
produttore Howard Hughes che, durante le riprese del film Il bandito, creò un reggiseno per l’esplosiva Jane Russell, servendosi delle
sue conoscenzein materia di aerodinamica. In tema di lingerie il cinema ha sempre lanciato stili e dettato mode, per fare alcuni esempi, si pensi ai reggiseni appuntiti (tipo Kestos) messi in evidenza dalla moda dei maglioncini corti alla Lana Turner, imitata da molte
ragazze; le guepiere aderenti alla Christian Dior che, indossata con
abiti attillati e guanti lunghi, aveva reso famosa Ava Gardner; ancora, Marlene Dietrich, Lea Padovani, fra le tante, consolidarono la
moda del reggicalze.
Collant Erede di calzamaglie indossate nel Medioevo e nel Rinascimento dagli uomini eleganti e
più tardi utilizzate per lo sport, il
collant ha segnato la fine di giarrettiere e reggicalze e da allora non
ha conosciuto crisi. Questo tipo
di calza (vedi ➔) fu inventato nel
1959 da Allan Gant negli Stati Uniti
e, nello stesso anno, la Glen Raven
Mills Company iniziò la produzione
di massa. Solitamente il collant viene indossato sopra la biancheria intima, oppure, in ambito artistico o
sportivo, sotto i body. Inizialmente
in nylon, oggi i collant sono realizzati in diversi materiali, fantasie e
colori.
Extrait de la publication
Corpetto
14
Corpetto Solitamente questo indumento viene indossato sopra
la camicetta dalle donne. Tipico di molti costumi popolari, sia italiani che stranieri, può essere dotato
di maniche staccabili o essere del tutto smanicato. Questo capo ha avuto la
sua massima diffusione nel XVII e nel
XVIII secolo, ed è visibile ancor oggi nei
costumi folcloristici delle varie regioni.
Anche l’abbigliamento “comune” ha
adottato il corpetto, proponendone
modelli più moderni e adatti al look
quotidiano. Talvolta il corpetto viene
confuso con il corsetto che è, invece,
un indumento di biancheria intima. Il
corpetto si poteva indossare sopra un
corsetto o, più di frequente, in alternativa a questo.
Corsage Viene così definito un corpetto dotato di maniche.
Corsetto
Il corsetto nasce nel Seicento, l’età del Barocco, e consiste in
una guaina che avvolge il corpo della donna dal ventre fin sotto il seno.
La sua forma non è molto cambiata
nel tempo, nonostante il succedersi
delle mode e dei diversi stili. In ogni
sua reinterpretazione si è sempre riconfermato un capo fra i più sensuali
dell’abbigliamento femminile, rivelandosi, in ogni epoca, immancabile
complice della seduzione femminile. I
primi corsetti, risalenti al XVI secolo,
erano in metallo con una lunga punta sul davanti, chiusi sulla schiena con
una molla o una chiave, un esemplare
Extrait de la publication
15
Cotone
di questo periodo è conservato a Parigi al Musée de Cluny. Considerato il più seduttivo degli indumenti intimi, il corsetto è stato anche
un vero strumento di tortura perché i bustini di stecche di balena
che fasciavano le donne hanno, talvolta, provocato malori e addirittura alcuni casi di morti improvvise, causate dalla compressione
eccessiva, dall’asfissia, o dalla rottura delle costole che provocava la
perforazione di organi vitali.
Il corsetto conobbe la massima diffusione nell’’Ottocento, quando
contribuiva a conferire alle donne il classico “vitino da vespa”. Tutti
ricordano la scena di Via col vento, in cui Rossella, preparandosi per
il ballo, si fa stringere il corsetto dalla mamy nera reggendosi a una
colonna del letto per reggere alle manovre di tensione.
Cotone La fibra di cotone ha origini molto anti-
che: già nell’Antico Egitto i geroglifici attestano
una conoscenza delle tecniche della sua realizzazione ed Erodoto, nel V secolo a.C., riferisce
molte notizie sul suo uso. Attualmente i maggiori produttori di cotone sono: Cina, Stati Uniti
d’America, Pakistan, Uzbekistan e Brasile. La fibra del cotone è anelastica, resistente, dotata di
buona stabilità all’aria, fresca e molto versatile
nei tessuti a cui può dar vita (il denim, la spugna,
la tela bandiera, il chintz, il fustagno, ecc.), ha il
difetto di indebolirsi ed ingiallirsi con l’asciugatura alla luce diretta del sole. La biancheria intima utilizza il cotone in quasi tutti i e capi che la costituiscono, anche
in tessuto elastico.
Crinolina La crinolina era un accessorio della gonna che ha fatto
“storia”, in quanto fu una costante dell’Ottocento vittoriano: grazie
alla sua struttura rigida poteva conferire alle gonne la caratteristica
forma “a campana”.
Il termine crinolina, (col quale si intende spesso anche il materiale
con cui questo supporto era fabbricato), trae origine dal crine di
cavallo, il primo materiale con cui fu realizzato, scelto perché resistente, più rigido del tessuto, ma più flessibile delle listarelle di legno che creavano una “gabbia”
la gonna. L’introduzione di
Extrait de lasotto
publication
Crinolina
16
questo materiale ha permesso alle donne di sedersi e muoversi con
disinvoltura, senza il cruccio di poter rompere tutta l’imbracatura.
La sua struttura ricalcava quella del guardinfante (vedi sopra), sostegno utilizzato durante il Cinquecento per tenere scostate le vesti
dal pancione delle donne incinte e cautelare, quindi, il bambino che
portavano in grembo.
Nell’Ottocento l’originaria funzione si perse: rispetto al guardinfante, infatti, la crinolina si portava molto più bassa ed aveva una funzione puramente estetica, rispecchiando così o la nuova moda. Allo
stile impero, che aveva predominato negli ultimi anni del Settecento
e i primi dell’Ottocento, seguì una moda che ridiede nuovo splendore alla gonna sempre più ampia, detta a campana, portata più bassa,
sull’ombelico e molto svasata, talvolta di dimensioni eccessive grazie a sette o otto strati di sottogonne e sottovesti. La crinolina era il
Extrait de la publication
17
Culotte
supporto perfetto per tutta quest’impalcatura: si indossava sopra
un primo strato di una o due gonne, che non dovevano assolutamente apparire ed erano, per questo, più corte; poi veniva fissata la
crinolina che si chiudeva in vita con una cintura di cuoio o di tessuto
regolabile. Al di sopra si ponevano i rimanenti strati di gonne dal profilo finemente merlettato e ricamato, che comparivano dal bordo
della gonna e, sopra tutto, la gonna stessa o l’abito. Le gonne voluminose e svolazzanti di Vivien Leigh nel film Via col vento sono esemplari famosi di crinolina. Il materiale con cui fu realizzata si è evoluto,
nel tempo: dal crine di cavallo si è passati al tessuto rigido e imbottito e poi al legno o acciaio, che fu l’ultimo stadio prima del definitivo
tramonto di questo accessorio che era diventato a tutti gli effetti
una gabbia rigida che sollevava le gonne creando non pochi disagi:
per sedersi bisognava raccogliere i cerchi della gonna all’altezza del
bordo della sedia, esattamente alla piegatura delle ginocchia, in
modo che questa non si sollevasse sul davanti, mostrando le sottogonne, che erano considerate biancheria intima. Non solo sedersi,
ma anche muoversi era problematico, specie in passaggi angusti,
corridoi, creando imbarazzi perché si sollevavano le gonne mostrando scandalosamente caviglie e sottovesti. La moda della crinolina fu
lanciata dall’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, sotto suggerimento del grande stilista Charles Frederick Worth, lo stesso che
ne decretò successivamente, anche il declino, intorno al 1860. Secondo una leggenda che circolava nei palazzi reali di Francia ed Austria Eugenia e l’Imperatrice Elisabetta d’Austria, la celebre Sissi, facevano a gara a chi possedeva la gonna di dimensioni maggiori.
Culotte Tipo di mutanda femminile che copre completamente fian-
chi e glutei. L’etimologia del termine è francese e deriva da “cul”
(sedere). In francese, però, per “culotte” si intende più ampiamente qualsiasi capo che copre separatamente le gambe, come anche il polpe,
cioè quella tipologia di pantaloni che
arriva al ginocchio, un tempo tipica
degli aristocratici, a cui i sanculotti
(lett. senza culotte), per contrapposizione, preferivano i pantaloni lunghi.
Den (denari)
18
Den (denari)
Abbreviazione di danatura, unità di misura con
cui è classificato il diametro del filo di nylon. Con questo termine
si suole indicare il grado di spessore delle calze femminili. Man
mano che il numero dei den aumenta cresce anche la consistenza
della calza.
Direttorio La moda del Direttorio prende il nome dall’organo
politico che governò la Francianell’ultima fase della Rivoluzione,
fra il 1795 ed il 1799, dopo il periodo della Convenzione. Questo
stile attraversò gli anni a cavallo tra i due secoli e rappresentò,
nella moda, un momento di rivendicazione della libertà delle donne, che, per la prima volta, venivano “liberate” dalla prigionia di
busti, abiti pesanti e potevano “respirare” con le fresche tuniche
della Merveilleuses. Questi abiti, che si ispiravano all’antica Grecia,
erano molto scollati, trasparenti e bizzarri. La loro linea anticipava
lo “stile Impero”, con la cucitura e cintura sotto il seno. L’abbigliamento in stile Direttorio si coordinava con un tipo di stivaletti
ispirata ai coturni, la tipica calzatura, fatta di strisce intrecciate di
cuoio, che si usava nell’antica Grecia e con ampi cappelli coi nastri
pendenti.
Eros Eros e lingerie sono strettamente collegati, vista la natura della
biancheria intima, da sempre strumento di seduzione da parte delle
donne. Basti pensare agli articoli particolarmente arditi di lingerie
19
Giarrettiera
venduti nei sexy shop o addirittura ai capi
intimi “da mangiare”. Le mutandine al gusto di fragola o limone hanno addirittura
sfilato al Salon de la lingerie, grande mostra
internazionale di biancheria intima francese, lanciando un’iniziativa che evoca più un
senso di ironico divertimento che un omaggio all’eleganza e alla bellezza.
Giarrettiera
Accessorio nato, in forma
embrionale nel Rinascimento: era costituita da lacci che reggevano e stringevano le
calze sulle gambe. In forme via via sempre
più finemente decorate, erano, in realtà,
già presenti nell’abbigliamento maschile da
secoli. Già nel IX secolo d.C., Eginardo, biografo di Carlo Magno, in uno dei suoi scritti, descrivendo gli abiti
dell’Imperatore, parlò di giarrettiere che sostenevano le sue calze. Ma
fu dal XIII secolo che divennero parte integrante dell’abbigliamento
maschile. Il più simpatico aneddoto riguardante questo accessorio è
legato a Edoardo d’Inghilterra: durante un ballo di corte in cui la sua
amante, la Contessa di Salisbury, perse la giarrettiera, nel raccoglierla
ed aiutare la speciale ospite ad indossarla di nuovo, di fronte a bisbiglii
e risatine maliziose, pronunciò la celeberrima frase “Honni soit qui mal
y pense” (motto presente ancora oggi sullo stemma reale, a lettere
dorate su velluto blu, che significa “sia vituperato chi ne pensa male!”).
In seguito a quest’episodio egli designò, addirittura, la giarrettiera
come simbolo dell’onorificenza più prestigiosa della corona inglese,
fondando l’Ordine della Giarrettiera. In realtà, secondo un’altra leggenda, quest’Ordine sarebbe nato come omaggio di Edoardo III al suo
antenato Riccardo Cuor di Leone il quale, durante una crociata, pare
abbia fatto indossare una giarrettiera ai suoi soldati, prima di una
battaglia, come ordinatogli da San
Giorgio, in sogno, al fine di vincere
la battaglia.
Guaina
20
Guaina Dai primi decenni del Novecento la guai-
na intima ha assolto la funzione contenitiva che un
tempo era propria del corsetto. Il suo scopo era ed
è quello di comprimere le curve per snellire la figura, soprattutto relativamente ad addome, cosce,
fianchi. Solitamente di tessuto elastico, la guaina è
disponibile in diversi modelli: da quella “a mutandina” (esiste perfino la guaina “a perizoma”) a quella che abbraccia anche la pancia fin sotto il seno,
da quella tipo body, con le spalline, per modellare
il busto, fino a quella che avvolge anche le gambe,
come un pantalone da “ciclista”. In base ai difetti
da mascherare o correggere, c’è un’ampia scelta di
varianti. Tuttavia, la caratteristica comune a tutti i
modelli di guaine contenitive è, necessariamente,
un’intrinseca scomodità alla quale hanno cercato
di sopperire capi più moderni, quali mutandine elastiche contenitive, sottovesti o sottogonne elasticizzate, collant col corpino elasticizzato e modellante. Ma c’è da dire
che nessuna di queste soluzioni più confortevoli abbia mai raggiunto la medesima efficacia delle classiche guaine.
Guardinfante Questa struttura era molto in uso in Europa nel XVI
e XVII secolo e nacque con lo scopo principale di scostare le vesti dal
pancione delle donne incinte per salvaguardare il bambino che portavano in grembo. Era costituita, generalmente, da cerchi di metallo
di misura crescente, ma poteva essere
anche in vimini. Il periodo di maggiore
diffusione fu il XVIII secolo. Nello stile
Rococò il guardinfante era diverso rispetto a quello seicentesco e assunse il
nome di panier (paniere, poiché ricordava i grandi cesti per il pane). Tra i personaggi che ne hanno fatto elemento imprescindibile del proprio look vi furono:
Maria Antonietta, Rose Bertin, Caterina
la Grande, Maria Luisa di Borbone, ecc.
21
Guepiére
Guepiére Questo capo è stato inventato nel 1945 da Marcel Ro-
chas ed è fra i più sensuali della biancheria intima femminile. È costituito da un bustino chiuso dietro la schiena, con ganci o laccetti
a cui, sotto, è cucito un reggicalze. Il nome trae origine dal francese
“guepe”, cioè “vespa”, a sottolineare la funzione snellente e contenitiva della vita delle donne che la indossavano e speravano di ottenerne un “vitino da vespa”. Le varianti di guepiere offrono modelli
con o senza spalline, con o senza ferretti per sostenere il seno, lisce
od operate, comunque fascianti e decisamente sexy. La più nota testimonial della guepiére è Madonna (sono passati alla storia i corsetti e le guepiere realizzati per la rock-star negli anni ottanta dagli
stilisti italiani Dolce & Gabbana).
Latex
22
Latex Tessuto in lattice utilizza-
to per un particolare tipo di abbigliamento, intimo e non, particolarmente attillato, lucido e sexy,
sia maschile che femminile. Caratteristiche le tute aderenti
in latex, tipo Cat woman o
diavoletto sexy. Rappresenta una delle tendenze
più trasgressive e spregiudicate degli ultimi decenni, perché mette in mostra la sinuosità delle curve esaltandola in modo molto vistoso ed esasperato.
Oltre che per l’abbigliamento, questo materiale
è usato anche per dei particolari stivali alti fin sopra al ginocchio, che,
lucidi ed aderenti, mettono in risalto le gambe affusolate.
Lino Il lino, tra le fibre tessili, è quella che ha più tradizione storca, visto che il suo utilizzo è attestato presso Egiziani, Babilonesi, Fenici ed
altri popoli del Medio Oriente. Fino al Trecento
fu il tessuto più usato sia per la biancheria che
per l’abbigliamento. Anche dopo l’introduzione del cotone da parte degli Arabi il lino ha conservato, nei secoli, un ruolo preminente nell’abbigliamento intimo e
non solo, per la sua resistenza, per
l’eleganza che lo contraddistingue e
la freschezza che conferisce al corpo, anche con le alte
temperature. Ogni stilista ha dedicato modelli o intere
collezioni al lino, sia per un look elegante che casual.
Lycra Il famoso tessuto in cui oggi sono realizzate ca-
notte, top, mutandine, leggins, shorts, ecc. non è altro che
una delle fibre sintetiche in cui si identifica lo “spandex”, tessuto elastico il cui nome è anagramma di “expands”, proprio
per la sua straordinaria capacità di espandersi, cedere e, contestualmente, essere resistente.
Extrait de la publication
23
Macramè
Macramè Con questo nome di origine araba si suole intendere un
tipo di ricamo, realizzato “a nodi”, quindi abbastanza complesso e
molto raffinato. La lavorazione del macramè fu introdotta in Italia
nel Quattrocento dai marinai che ne avevano appreso la tecnica in
Arabia e l’avevano messa in pratica nelle lunghe ore di ozio forzate
durante i viaggi. Questo tipo di lavorazione divenne, così, patrimonio artigianale delle donne liguri, fu tramandato di generazione in
generazione, per lungo tempo ha impreziosito corredi da sposa e
arredi ecclesiastici. Purtroppo, oggi quest’arte è andata quasi perduta, non essendo una tecnica industrializzabile e sono rare le mani
ancora capaci di perpetuarla.
Mamillare Il mamillare fu il primo vero reggise-
no della storia. Il costume romano, riflettendo
una mentalità ben lontana da quella libera e culturalmente più aperta dei Greci, tendeva a mortificare le forme della donna, specie se troppo
abbondanti, attraverso queste fasce di cuoio
che appiattivano il seno. Ma aveva anche la funzione di contenere il seno durante le attività ginniche, come si può vedere dalle celebri “ragazze
in bikini” dei mosaici di Piazza Armerina.
Marabou (Marabù) Quest’accessorio, molto
particolare, prende il nome dall’uccello africano
e asiatico con le cui piume viene realizzato. Oggi
è riservato a un abbigliamento stravagante per
feste o esibizioni nel mondo dello spettacolo, a
differenza degli esordi, negli anni Venti,
quando era parte integrante del look
elegante
dello stile
“charleston”.
Extrait de la publication
Medioevo
24
Medioevo L’epoca medievale fu caratterizzata da una atmosfera
cupa, severa e da una spiritualità che esaltava la castità e l’astensione dai piaceri materiali, per cui anche la
visione della donna
e, quindi, il suo look,
rifletteva
questo
spirito. L’ideale femminile era un essere
angelicato ed etereo, di una bellezza
delicata, non appariscente, in modo da
non turbare gli animi. In linea col gusto architettonico gotico, anche la figura femminile
si preferiva slanciata e sottile. Dal momento che era considerato
sconveniente mostrare polpacci e caviglie, gli abiti dovevano essere
molto lunghi; al contrario, il seno non evocava alcun richiamo erotico, poteva essere, e difatti era, ben scoperto, attraverso le profonde
scollature degli abiti.
Merveilleuses Le tuniche delle Merveilleuses (letteralmente “mera-
vigliosa” in francese), in auge attorno al 1800, rappresentavano la
moda femminile che, per prima, donava alle donne libertà dai rigori
dei busti e dagli ingombranti volumi degli abiti delle
epoche precedenti. Queste
tuniche, leggere e diritte, ricordavano molto l’abbigliamento della donna greca
dell’antichità, rivisitata in
modo stravagante, e venivano portate con i caratteristici sandali intrecciati ispirati a quelli dell’antica
Roma. La linea semplice e
diritta di queste tuniche riExtrait de la publication