Giulio Cesare in Gallia

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Giulio Cesare in Gallia
Giulio Cesare in Gallia
MAAT – CONOSCERE LA STORIA PER CREARE IL FUTURO - MAAT
GIULIO CESARE IN GALLIA
"Così egli operò e creò, come mai nessun altro mortale prima e dopo di lui,
e come operatore e creatore Cesare vive ancora, dopo tanti secoli,
nel pensiero delle nazioni,
il primo e veramente unico imperatore"
(Th. Mommsen, Storia di Roma antica, Libro V, Cap. XI)
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Giulio Cesare in Gallia
MAPPA DELLA GALLIA NEL I SECOLO A.C.
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
INDICE
La situazione a Roma
La situazione in Gallia
Anno 58 - Primavera - Cesare nel territorio degli Edui invaso dagli Elvezi
Anno 58 - Estate - Cesare nel territorio dei Sequani invaso dai Germani
Anno 57 - Cesare nella Gallia Belgica
Anno 57 - Publio Crasso in Armorica
Inverno 57-56 - Nelle Alpi Pennine
Anno 56 - Sulla costa del nord e in Aquitania
Anno 55 - Usipetes e Tenctheri
Anno 55 - Ponte sul Reno
Anno 55 (agosto-settembre) - In Britannia
Anno 54 - Seconda campagna di Britannia
Inverno 54-53 - Rivolta dei Belgi
Inverno 54-53 - Rivolta di Indutiomarus
Anno 53 - Nervii
Anno 53 - Senones e Carnutes
Anno 53 - Menapii
Anno 53 - Treveri
Anno 53 - In Germania
Anno 53 - Eburones
Anno 52 (gennaio-febbraio) - Rivolta dei Carnutes
Anno 52 (gennaio-febbraio) - Rivolta di Vercingetorix
Anno 52 (febbraio) - Ritorno di Cesare
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Giulio Cesare in Gallia
Anno 52 (marzo-aprile) - Assedio di Avaricum
Anno 52 (maggio-giugno) - Assedio di Gergovia
Anno 52 (luglio) - Tradimento degli Haedui
Anno 52 (maggio-luglio) - Labienus a Lutetia
Anno 52 (agosto) - Battaglia di Digione
Anno 52 (settembre-ottobre) - Assedio di Alesia
Nomi di luoghi
Nomi di popoli
Nomi di persone
Sistemi di misura
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Giulio Cesare in Gallia
La situazione a Roma
Giulio Cesare
Nell'estate del 60 a.C. Giulio Cesare venne eletto console per l'anno 59.
Nella primavera del 59 a Giulio Cesare vennero assegnate le province che avrebbe governato in qualità di
proconsole a partire dal 58 per cinque anni. Nel 55 il proconsolato venne prolungato per altri cinque anni,
fino al 49.
Giulio Cesare ebbe tre province: la Gallia Cisalpina, la Gallia Narbonense e l'Illirico.
Gallia Cisalpina
La Gallia Cisalpina, corrispondente all'Italia settentrionale, era delimitata a sud dalla linea congiungente
Pisa con Rimini. Il confine era stabilito all'Arno e al Rubicone. Ne facevano parte Milano, Bologna, Piacenza,
Parma, Modena, Aquileia, Lucca e Ravenna.
Vi abitavano principalmente popolazioni celtiche e immigrati provenienti dal resto d'Italia.
Tre legioni, la VII, la VIII e la IX, avevano il loro campo invernale ad Aquileia.
La Gallia Cisalpina era suddivisa in Transpadana e Cispadana. Ai Transpadani era stata riconosciuta la
cittadinanza latina nell'89. I Cispadani (odierna Emilia) l'avevano ottenuta ai tempi di Silla. I Cisalpini erano
sostenitori del partito democratico di Cesare ed aspiravano ad ottenere il pieno riconoscimento della
cittadinanza romana.
Gallia Narbonense
La Gallia Narbonense comprendeva il meridione della Francia, tra la Spagna e l'Italia lungo la costa
mediterranea, e parte della Svizzera occidentale. Ne facevano parte Narbona, Tolosa, Vienna, Arles,
Ginevra. Vi abitavano popolazioni celtiche. Il presidio era assicurato dalla X legione.
La provincia era stata costituita nel 122. Conservava una sua autonomia il territorio della città greca di
Marsiglia, alleata da lungo tempo con i Romani. Nel 49 Marsiglia sarà annessa alla Gallia Narbonense
essendosi schierata contro Cesare durante la guerra civile.
A nord della Gallia Narbonense abitavano altre popolazioni celtiche. Il loro territorio era delimitato ad est
dal Reno, oltre il quale abitavano popolazioni germaniche che erano una continua minaccia. Il generale Caio
Mario aveva sconfitto i Teutoni e i Cimbri nel 102 ad Aquae Sextiae (Aix-en-Provence) e nel 101 ai Campi
Raudii, presso Vercelli, vanificando il tentativo germanico di conquistare l'Italia.
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Giulio Cesare in Gallia
Illirico
L'Illirico corrispondeva approssimativamente al territorio della ex Jugoslavia. Da sottolineare che dovevano
passare ancora cinque o sei secoli prima che gli slavi vi facessero la loro comparsa. Vi abitavano antiche
popolazioni illiriche. Il Danubio costituiva il confine orientale.
Difesa
Per mantenere l'ordine e per difendere le tre province dai nemici esterni Giulio Cesare aveva in totale
quattro legioni di fanteria. Teoricamente una legione comprendeva 5.000-6.000 uomini, ma molto spesso
era a ranghi ridotti, con 3.000 soldati. Pertanto Giulio Cesare aveva a sua disposizione circa 20.000 uomini
per difendere un fronte che andava dai Pirenei al Danubio passando per le Alpi. La cavalleria era composta
da Iberi, Celti, Germani e Numidi. Gli arcieri ed i frombolieri erano Numidi, Cretesi e Balearici.
Cesare parte da Roma
Nella primavera del 58 Cesare era a Roma in procinto di partire per la Gallia.
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Giulio Cesare in Gallia
La situazione in Gallia
Gallia
I Galli abitavano il territorio di Francia, Belgio e Svizzera francese. Ad est il confine era costituito dal fiume
Reno, oltre il quale erano i Germani.
I Galli o Celti erano arrivati a partire dal secolo VI.
Intorno allo stesso periodo i Greci avevano fondato la città di Marsiglia.
I Romani avevano creato la Provincia Narbonensis nel 122. Il territorio comprendeva la costa tra la Spagna e
l'Italia, tra i Pirenei e le Alpi. Marsiglia rimase incastonata al centro della Provincia.
Nel 118 venne fondata Narbona con il nome di Narbo Martius.
Nella Provincia, oggi ancora denominata Provenza, abitavano varie tribù celtiche: Allobrogi, Voconzi e
Tectosagi.
Un carattere particolare aveva l'Aquitania che, essendo al confine con la Spagna, aveva una popolazione
mista celtica ed iberica.
Analoga situazione si verificò al nord-est nella Gallia Belgica, dove si formò una popolazione mista di Celti e
di Germani.
Organizzazione politica
I Galli non costituirono uno Stato centralizzato e neppure una federazione. Rimasero divisi in Stati a
carattere tribale spesso in lotta tra loro e per la supremazia della Gallia.
Riuscirono a formare delle leghe che definivano obblighi di assistenza, soprattutto militare. Le leghe
avevano il difetto di funzionare per brevi periodi e con risultati che dipendevano in buona parte dalla
volontà dei partecipanti.
Intorno agli anni cinquanta le leghe più importanti erano:
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la Lega belga, tra la Senna ed il Reno, nel nord-est della Gallia;
la Lega armorica, comprendente le odierne Normandia e Bretagna, nel nord-ovest
della Gallia;
la Lega della Gallia centrale, dove si contendevano la supremazia Arverni, Edui e
Sequani.
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Religione
L'elemento religioso era il fattore unificante dei Celti. I druidi, i loro sacerdoti, avevano una organizzazione
nazionale che si estendeva anche ai Britanni. Avevano scuole ed eleggevano i loro capi. Erano esentati dal
servizio militare e dalle imposte. Il centro religioso era presso Chartres.
I Celti erano osservanti e rispettavano la volontà e le decisioni del loro clero.
I druidi avevano facoltà di intervento nelle questioni temporali. Dirigevano le elezioni dei politici,
emettevano sentenze sia in campo civile che penale, decidevano della pace e della guerra, escludevano
dalla comunità religiosa persone o tribù che non rispondevano alla loro volontà. In sostanza i druidi
facevano concorrenza alle autorità civili e ne indebolivano il potere.
I druidi tuttavia non riuscirono a costituire una teocrazia unitaria di tutti Celti.
Esercito
La cavalleria costituiva il nerbo dell'esercito celta.
Molto più debole era la fanteria, anche se dotata di grande coraggio. Mancava di addestramento e di
tattica.
Molto dannoso era il sistema di comando frammentato. Le tribù combattevano una accanto all'altra, ma
sotto i propri comandanti. Il consiglio di guerra coordinava, ma non riusciva ad assicurare l'unitarietà di
comando necessaria.
I Celti avevano coscienza di essere una nazione, volevano difendere la propria patria, combattevano
valorosamente, ma non avevano una struttura statale adeguata.
Economia
Paese di grande produzione agricola, favorita da fertili terreni e da un clima temperato, la Gallia aveva una
economia molto sviluppata.
Era dotata di strade e porti.
L'accesso al Mediterraneo avveniva tramite la Gallia Narbonense. Ottimi rapporti con i Romani
consentirono di sviluppare le relazioni commerciali verso l'area del Mediterraneo.
Molto più difficile lo scambio est-ovest. I rapporti con i Germani erano pessimi, a causa del loro continuo
tentativo di invasione.
Occorre distinguere tra la politica di conquista dei Romani, che non miravano ad asservire, né a scacciare né
ad annientare la popolazione locale, e la politica di invasione dei Germani, che, essendo alla ricerca di un
posto migliore dove abitare, costituivano una minaccia alla sopravvivenza stessa della popolazione celtica.
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Invasione germanica
Intorno agli anni 70 gli Edui ed i Sequani entrarono in guerra per una questione di dazi da prelevare sulla
Saona, il fiume che divideva i loro territori.
I Sequani, la cui città principale era Vesontio, odierna Besançon, chiamarono in aiuto i Germani.
Nel 71 il generale germanico Ariovisto passò il Reno con 15.000 soldati.
Nel 61 la guerra ebbe termine con la vittoria di Ariovisto. Con il trattato di pace gli Edui furono costretti a
pagare un tributo e ad impegnarsi a non chiedere l'intervento di Roma.
Diviziaco, il capo del partito filo-romano degli Edui, si recò a Roma per perorare l'intervento delle legioni.
Ma il Senato preferì accettare lo stato di fatto e nel 59 Ariovisto venne addirittura proclamato "amico del
popolo romano".
Forte di questo riconoscimento Ariovisto fondò in Gallia un proprio regno e nel 58 vi aveva già fatto
immigrare 120.000 suoi connazionali.
Non solo gli Edui, ma anche i Sequani dovettero subire l'invasione germanica e cedere parte del loro
territorio ad Ariovisto.
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Giulio Cesare in Gallia
Anno 58 - Primavera
Cesare nel territorio degli Edui invaso dagli Elvezi
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
Primavera 58 - Partenza degli Elvezi
Gli Elvezi, abitanti nella odierna Svizzera, erano fortemente pressati dalle popolazioni germaniche. Anche i
Rauraci, che abitavano nella zona di Basilea e nella Alsazia meridionale, si trovarono in gravi difficoltà. I Boi,
già privati dai Germani delle loro terre, decisero di unirsi agli Elvezi ed ai Rauraci per conquistare una patria
lontana dai Germani.
Per tre anni organizzarono la loro partenza.
Gli Elvezi decisero di andare ad occupare il territorio dei Santoni (Saintonge, la valle della Charente),
sull'Atlantico.
Per giungere alla loro meta gli Elvezi dovevano attraversare territori confinanti occupati da altre
popolazioni. La via più agevole venne giudicata quella attraverso la città di Ginevra e il territorio controllato
dai Romani.
Nella primavera del 58 bruciarono le loro case e con mogli e figli si diressero verso Ginevra per attraversare
il Rodano.
Il 28 marzo del 58 si riunirono 368.000 persone, di cui circa 92.000 uomini atti alle armi.
In particolare:
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duecentosessantatremila Elvezi
trentaseimila Tulingi
quattordicimila Latovici
ventitremila Rauraci
trentaduemila Boi.
Scenario politico
Gli Elvezi, abbandonando le loro terre ai Germani e andando alla conquista di altre terre in Gallia,
mettevano in crisi il quadro delle relazioni internazionali.
Se i Germani non potevano che vedere con favore l'avvenimento, i Galli e i Romani non potevano che
temere sia l'avanzata dei Germani, che la destabilizzazione della Gallia.
Pertanto si addivenne velocemente ad un accordo dei Galli e dei Romani per ristabilire lo status quo ante.
Le forze militari romane erano tuttavia assai esigue, all'inizio della guerra meno di cinquemila uomini, e alla
fine circa trentamila. Nettamente inferiori a quelle degli Elvezi. Solo l'addestramento e il carisma di Giulio
Cesare riuscirono a fare la differenza.
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Giulio Cesare in Gallia
Tentativo di passaggio sul Rodano
Giulio Cesare, informato, mentre era ancora a Roma, di quanto stava avvenendo, partì immediatamente. In
otto giorni raggiunse la Gallia Narbonense.
Cesare ordinò di tagliare il ponte sul Rodano e richiamò tutte le truppe disponibili. Inoltre ordinò
l'immediato arruolamento di due altre legioni.
Gli Elvezi, vista la rapida reazione di Cesare, avviarono trattative per avere il permesso di transito. Cesare
prese tempo e disse che avrebbe dato la risposta il 13 aprile.
Con i pochi soldati a disposizione, una sola legione, costruì in brevissimo tempo un muro ed un fossato tra il
lago Lemano e il monte Giura.
Quando gli Elvezi si ripresentarono, Cesare rifiutò il permesso di transito. Gli Elvezi allora tentarono il
passaggio con la forza, ma le truppe romane resistettero.
Nel territorio dei Sequani
Gli Elvezi decisero di percorrere un'altra strada attraverso il territorio dei Sequani. I Sequani concessero il
permesso. Da notare che i Sequani erano asserviti ai Germani di Ariovisto. La partenza degli Elvezi liberava
molte terre che sarebbero state facilmente occupate dai Germani.
Gli Elvezi attraversarono il territorio dei Sequani e poi si diressero verso quello degli Edui, alleati dei
Romani.
Nel territorio degli Edui
Gli Elvezi entrarono nel territorio degli Edui senza permesso, e lo misero a sacco. Gli Edui invocarono
l'intervento dei Romani.
Intanto Giulio Cesare, in Gallia Cisalpina, aveva completato l'arruolamento delle due nuove legioni e aveva
prelevato le tre disponibili nei quartieri invernali di Aquileia.
Con le cinque legioni Cesare rientrò in Gallia Narbonense e si diresse verso il territorio degli Edui.
Al passaggio del fiume Saona, Cesare attaccò e sconfisse la retroguardia degli Elvezi, costituita dai Tigurini.
Gli Elvezi avviarono delle trattative, ma le proposte di pace di Cesare non vennero accolte.
Gli Elvezi allora si diressero a nord, entrando sempre più all'interno del territorio degli Edui.
Cesare continuò nell'inseguimento. Gli Edui promisero ai Romani supporto logistico e militare. Inviarono
4.000 cavalieri al comando di Dumnorige, capo del partito anti-romano. E i cavalieri si fecero sconfiggere da
500 Elvezi. Inoltre i rifornimenti di grano promessi non arrivarono.
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Giulio Cesare in Gallia
Cesare allora convocò Diviziaco, capo del partito filo-romano e fratello di Dumnorige. Essendo non lontani
da Bibracte, capitale degli Edui, Cesare decise di abbandonare per il momento l'inseguimento degli Elvezi e
di dirigersi verso Bibracte per risolvere il problema logistico.
Gli Elvezi, interpretando il comportamento di Cesare come un cedimento, da inseguiti si trasformarono in
inseguitori. E Cesare venne costretto ad accettare battaglia.
Si combatté da mezzogiorno fino a tarda notte. Gli Elvezi furono sconfitti e se ne salvarono solo
centotrentamila, che fuggirono verso il territorio dei Lingoni.
Cesare scrisse ai Lingoni di non dare aiuti agli Elvezi, altrimenti sarebbero stati considerati anch'essi nemici.
Il ritorno
Vennero avviate trattative di pace. Cesare ordinò a Elvezi, Tulingi e Latovici di ritornare nei loro territori e
comandò agli Allobrogi di rifornirli del frumento necessario per sopravvivere e poter iniziare la ricostruzione
delle loro case. Rientrarono in centodiecimila.
Concesse agli Edui, che ne avevano fatta richiesta, di accogliere nel loro paese i Boi.
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Giulio Cesare in Gallia
Anno 58 - Estate
Cesare nel territorio dei Sequani invaso dai Germani
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
Richiesta di aiuto contro i Germani
Terminata la guerra i notabili della Gallia si recarono da Cesare per congratularsi del successo e ringraziarlo
di aver salvato la Gallia dalla invasione degli Elvezi.
I Galli gli esposero anche la difficile situazione in cui si trovavano nei riguardi dei Germani di Ariovisto.
Inizialmente chiamato dai Sequani come mercenario per combattere gli Edui, Ariovisto aveva finito per
impadronirsi di gran parte del territorio dei Sequani ed aveva imposto ostaggi e tributi agli Edui. Inoltre una
continua immigrazione germanica minacciava sia Edui che Sequani.
Nel 59 Ariovisto aveva saputo destreggiarsi accortamente con il Senato di Roma, al quale si erano rivolti i
Galli per aiuto. Ariovisto nella contesa diplomatica era riuscito vincitore ed aveva perfino ottenuto il titolo
di "rex et socius", re ed alleato del popolo romano.
La richiesta dei Galli di combattere Ariovisto poneva Cesare in una difficile posizione. Doveva smentire in
sostanza la decisione presa dal Senato nell'anno precedente, quando lui stesso ricopriva la suprema carica
di console.
Trattative
Cesare tentò di avviare trattative con Ariovisto per trovare una via d'uscita non militare. Ma la posizione del
generale germanico, forte del recente giudizio di Roma, fu irremovibile.
Quando i due eserciti si trovarono uno di fronte all'altro, Cesare ed Ariovisto si incontrarono per un
estremo tentativo di accordo. L'incontro avvenne in condizioni difficili. I due generali erano a cavallo e alle
loro spalle erano pronte ad intervenire le due cavallerie, composte da alcune migliaia di uomini. L'incontro
si svolgeva in gallico, lingua ben conosciuta da Ariovisto, ma non da Cesare che doveva ricorrere ad un
interprete. Cesare interruppe l'incontro, anche per alcune sospette manovre dei soldati germanici.
Nei giorni successivi Ariovisto richiese di riprendere i contatti.
Cesare inviò due ambasciatori:
-
Gaio Valerio Procillo, figlio di Gaio Valerio Carburo, divenuto cittadino romano per
concessione di Gaio Valerio Flacco; Procillo parlava molto bene il gallico;
Marco Mettio, legato da vincolo di ospitalità con Ariovisto.
Ariovisto mise in prigione i due inviati violando sia il diritto degli ambasciatori, sia il diritto di ospitalità. E
nello stesso giorno portò il suo campo a circa nove chilometri da quello romano.
La battaglia
Il giorno seguente Ariovisto aggirò le posizioni romane e si portò a tre chilometri. L'aggiramento mirava ad
interrompere le comunicazioni logistiche tra Galli e Romani.
Per cinque giorni Cesare inutilmente schierò le sue truppe. Ariovisto rifiutava il combattimento sperando
che la mancanza di rifornimenti mettesse in crisi l'esercito romano.
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Giulio Cesare in Gallia
Cesare pose allora un secondo campo alle spalle dei Germani, alla distanza di circa novecento metri. In tal
modo ripristinò le comunicazioni logistiche e pose tra due fuochi i Germani.
Ariovisto tentò inutilmente di distruggere il secondo campo.
Quando il 18 settembre si ebbe la luna nuova, Ariovisto accettò di combattere.
Lo schieramento germanico comprendeva: Arudi, Marcomanni, Triboci, Vangioni, Nemeti, Sedusi e Svevi.
I Germani vennero sconfitti e furono inseguiti fino al Reno, oltre il quale i sopravvissuti, compreso Ariovisto,
trovarono salvezza. Durante la fuga morirono le due mogli di Ariovisto e una delle due sue figlie. Ariovisto,
probabilmente a causa delle ferite riportate in battaglia, morì poco tempo dopo.
I due ambasciatori romani furono tratti in salvo.
Quartieri d'inverno
A presidio della zona in cui si era combattuto i quartieri d'inverno dei legionari furono stabiliti nel territorio
dei Sequani.
Cesare rientrò in Italia.
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Giulio Cesare in Gallia
Anno 57
Cesare nella Gallia Belgica
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
La Lega dei Belgi
Gli abitanti della Gallia Belgica erano un misto di popolazioni celte e germaniche.
La notizia della sconfitta di Ariovisto e dello stabilimento di truppe romane nel territorio dei Sequani aveva
allarmato i Belgi. Temendo di venire sottomessi dai Romani si organizzarono in una Lega militare a cui
aderirono:
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i Bellovaci, con sessantamila soldati scelti nel loro esercito forte di centomila
uomini; avevano richiesto il comando della Lega;
i Suessioni, con cinquantamila uomini;
i Nervi, con cinquantamila uomini;
gli Atrebati, con quindicimila uomini;
gli Ambiani con diecimila;
i Morini con venticinquemila;
i Menapi con settemila;
i Caleti con diecimila;
i Veliocassi con diecimila;
i Viromandui con diecimila;
gli Atuatuci, con diciannovemila;
i Condrusi, gli Eburoni, i Ceresi, i Pemani, con quarantamila.
Solo i Remi, confinanti con gli Edui, non aderirono alla Lega e si schierarono con i Romani.
L'immenso esercito della Lega si riunì in un solo luogo ed iniziò la marcia verso sud entrando nel territorio
dei Remi.
La guerra
Avuta notizia del pericolo che si andava addensando nella Gallia Belgica, Cesare decise di arruolare due
nuove legioni, portando il complesso delle forze romane a otto legioni per un totale di circa quarantamila
uomini.
Rientrato in Gallia concluse l'accordo con i Remi e con gli Edui. Poi avanzò con le truppe fino a porre il
campo sul fiume Aisne a circa dodici chilometri da Bibracte, città dei Remi.
Agli Edui fu affidato il compito di devastare il territorio dei Bellovaci per creare un diversivo.
Bibracte
I Belgi intanto avevano posto l'assedio a Bibracte, che rischiava di cadere.
Cesare inviò rinforzi a Bibracte.
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Giulio Cesare in Gallia
Aisne
I Belgi abbandonarono l'assedio per rivolgersi direttamente contro i Romani. Posero il loro campo a circa
tre chilometri da quello di Cesare. Il campo belga si estendeva per circa 12 chilometri.
Nei giorni successivi si ebbero scontri tra le due parti, ma senza attaccare battaglia.
Intanto gli Edui avevano cominciato a devastare il territorio dei Bellovaci. Questi allora abbandonarono la
Lega. La loro defezione comportò il crollo della alleanza belga. Ognuno decise di andare a difendere la
propria patria.
La partenza dei Belgi avvenne in maniera disordinata, più simile ad una fuga che a una ritirata.
I romani attaccarono l'esercito in movimento, che subì numerose perdite.
Suessioni - Noviodunum
Il giorno seguente Cesare, per non dar tempo ai Belgi di riprendersi, entrò nel territorio dei Suessioni e pose
l'assedio alla loro capitale Noviodunum, che si arrese in pochi giorni.
Bellovaci - Bratuspantium
Cesare si diresse verso il territorio dei Bellovaci. Gli abitanti della città di Bratuspantium, loro capitale, si
arresero.
Gli Edui intervennero in favore dei Bellovaci, che erano sempre stati loro alleati. La fazione anti-romana
venne allontanata. Le armi furono consegnate. Cesare richiese ed ottenne seicento ostaggi.
Ambiani
L'esercito romano entrò nel territorio degli Ambiani che si arresero immediatamente.
Nervi, Atrebati, Viromandui
Cesare si diresse verso il paese dei Nervi. Questi avevano costituito una linea di difesa presso il fiume Sabi
insieme agli Atrebati e ai Viromandui. Inoltre aspettavano l'arrivo degli Atuatuci.
Mentre i Romani ponevano il campo, i Belgi attaccarono di sorpesa. Solo l'esperienza e l'addestramento
permisero ai Romani di riorganizzarsi e contrattaccare.
La nona e la decima legione respinsero gli Atrebati e li inseguirono al di là del fiume.
L'ottava e l'undicesima sconfissero i Viromandui.
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Giulio Cesare in Gallia
La dodicesima e la settima ebbero maggiori difficoltà con il grosso dell'esercito dei Nervi, guidati da
Boduognato.
Anche i soldati a guardia del campo ebbero problemi. I Nervi entrarono per impadronirsi delle salmerie.
I cavalieri dei Treviri, che avevano accompagnato Cesare, fuggirono spargendo la voce che i Romani erano
stati vinti.
Intanto arrivavano la tredicesima e la quattordicesima legione.
La decima legione, accortasi delle difficoltà nel campo romano, abbandonò l'inseguimento degli Atrebati e
portò soccorso alla dodicesima e alla settima.
I Nervi cominciarono a cedere, ma continuarono a combattere subendo gravi perdite. Alla fine prevalsero i
Romani.
I Nervi superstiti chiesero la pace e l'ottennero. Cesare ordinò che abitassero nel loro paese e nelle loro
città e ordinò ai loro vicini di non portar loro danno.
Atuatuci
Gli Atuatuci, avuta notizia della battaglia mentre stavano accorrendo al fianco dei Nervi, si ritirarono per
organizzare la loro difesa.
Cesare pose l'assedio alla loro capitale.
Gli Atuatuci intavolarono trattative per la resa, che venne concessa con condizioni simili a quelle dei Nervi.
Ma nella notte tentarono una disperata sortita. I Romani riuscirono a reagire in tempo.
La popolazione venne ridotta in schiavitù e la città depredata.
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Giulio Cesare in Gallia
Anno 57
Publio Crasso in Armorica
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
Publio Crasso in Armorica
Intanto la legione VII, guidata da Publio Crasso, aveva raggiunto l'Oceanus Britannicus, ossia il Canale della
Manica, e aveva accettato la sottomissione delle seguenti popolazioni abitanti nell'Armorica, Gallia del
nord-ovest:
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Veneti
Unelli
Osismi
Coriosoliti
Esuvi
Aulerci
Redoni.
Quartieri d'inverno 57-56
Le truppe per l'inverno vennero acquartierate presso:
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i Carnuti
gli Andi
i Turoni
e i popoli presso i quali si era svolta la guerra.
Cesare rientrò in Italia.
Il Senato romano decretò quindici giorni di ringraziamento agli dèi.
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Giulio Cesare in Gallia
Inverno 57-56 - Quartieri d’inverno
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
Inverno 57-56 - Nelle Alpi Pennine
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
Missione di Servio Galba nelle Alpi
All'inizio dell'inverno, prima di partire per l'Italia, Cesare affidò a Servio Galba il compito di rendere sicuro il
passaggio delle Alpi attraverso il Gran San Bernardo (Alpis Poenina) nella zona dell'odierno Vallese.
Galba ebbe a disposizione la XII legione e parte della cavalleria.
Il territorio interessato era compreso tra il lago Lemano e le Alpi.
Vi abitavano tre popoli celtici: i Nantuates, i Veragri e i Seduni.
I Nantuates confinavano con gli Allobroges, e con gli Helvetii. Erano i più vicini al lago Lemano.
I Veragri abitavano lungo il Rodano e avevano la loro capitale a Octoduros, che divenne in seguito Forum
Claudii Vallensium, odierna Martigny.
I Seduni abitavano più a monte. La odierna città di Sion, in francese, e Sitten, in tedesco, ricorda il loro
nome.
Gli abitanti della valle obbligavano i viaggiatori a pagare dei pedaggi e molto spesso li depredavano.
Le operazioni militari
In breve tempo Galba sottomise tutti gli abitanti della valle, ottenne degli ostaggi e concluse la pace.
Per il periodo invernale lascò due coorti nel paese dei Nantuates e con il resto delle truppe si stabilì a
Octoduros.
All'improvviso i Veragri e i Seduni, contravvenendo ai patti, insorsero circondando la legione di Octoduros.
Galba riuscì a sconfiggere gli assedianti e poi a portare in salvo la legione presso il paese degli Allobroges,
facente parte della Provincia Narbonensis.
Non si hanno notizie di ulteriori operazioni nella zona del Vallese.
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Giulio Cesare in Gallia
Anno 56 - Sulla costa del nord e in Aquitania
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
La rivolta dei Veneti
Publio Crasso con la VII legione aveva posto i quartieri d'inverno nel paese degli Andi.
Allo scopo di raccogliere rifornimenti per la legione inviò Titus Terrasidius presso gli Esuvii, Marcus
Trebonius Gallus presso i Coriosolites, Quintus Velanius e Titus Sillius presso i Veneti.
I Veneti avevano una potente flotta e controllavano gli scambi commerciali tra la Gallia e la Britannia,
ricavando ingenti pedaggi dai mercanti. La presenza dei Romani nell'area diminuiva il loro monopolio
marittimo.
I Veneti decisero di trattenere Quintus Velanius e Titus Sillius allo scopo di scambiarli con gli ostaggi che
avevano dato a Publius Crassus nell'autunno del 57. In pratica rifiutavano l'accordo con Roma, firmato nel
58, e rivendicavano il completo controllo sui collegamenti marittimi con la Britannia.
L'esempio dei Veneti venne seguito dagli Esuvii e dai Coriosolites, che imprigionarono Titus Terrasidius e
Marcus Trebonius Gallus.
In breve tempo si formò una Lega dei popoli sul mare con la partecipazione anche di Osismi, Lexovii,
Namnetes, Ambiliati, Morini, Aulerci Diablintes e Menapii. Truppe ausiliarie vennero inviate anche dalla
Britannia.
La reazione di Cesare
Cesare, informato da Publius Crassus della rivolta che si stava diffondendo, ordinò l'allestimento di una
flotta per poter affrontare sul mare le popolazioni rivierasche e contemporaneamente ordinò alle truppe di
porre sotto maggior controllo l'intero territorio della Gallia.
Titus Labienus con la cavalleria venne inviato nel paese dei Treveri, al confine con i Germani, per impedire
che questi potessero superare il Reno. A Labienus venne anche affidato il compito di consolidare l'alleanza
con le popolazioni del centro della Gallia, in particolare con i Remi.
Publius Crassus si recò in Aquitania con dodici coorti per impedire che soccorsi ai Veneti arrivassero dal sud
della Gallia.
Quintus Titurius Sabinus con tre legioni giunse nei territori dei Venelli, dei Coriosolites e dei Lexovii per
impedire che si unissero ai Veneti.
A Decimus Iunius Brutus Albinus venne affidata la flotta mista romana e gallica, allestita con l'aiuto dei
Pictones e dei Santones.
Con le legioni rimanenti Cesare si diresse verso il territorio dei Veneti.
La operazioni militari contro i Veneti
Nonostante alcuni successi sulla terraferma risultò impossibile conquistare stabilmente le città costiere che
erano isolate su dei promontori e difese lato terra da lagune che l'alta marea riempiva regolarmente.
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Giulio Cesare in Gallia
Inoltre la flotta dei Veneti era molto potente e perfettamente adeguata all'ambiente, mentre le navi
romane mal si adattavano all'Atlantico.
Le navi romane erano a remi e molto basse, mentre quelle venete erano a vela e molto alte.
L'unico modo per attaccare le navi venete risultò essere quello di tagliare le sartie, riducendone o
annullandone la capacità di manovra. In tal modo riusciva facile ai Romani effettuare l'abbordaggio e
combattere come sulla terraferma.
Con questa tattica in una sola battaglia navale la flotta veneta venne distrutta.
Cesare, contrariamente a quanto era solito, volle dare un esempio e ridusse in schiavitù i ribelli.
La operazioni militari contro i Venelli
Mentre Cesare affrontava i Veneti, Titurius Sabinus con tre legioni si trovava nel paese dei Venelli. Capo dei
Venelli era Viridovix. A lui si unirono gli Aulerci Eburovices e i Lexovii.
I Venelli attaccarono il campo romano, ma furono sconfitti. I loro alleati furono pronti a sottomettersi a
Titurius.
La operazioni militari in Aquitania - Sotiati
Publius Crassus, dopo avere aggiunto alle dodici coorti le truppe ausiliarie e la cavalleria, entrò nel territorio
dei Sotiati in Aquitania.
Vinti in battaglia, i Sotiati iniziarono la trattavia per la resa. Mentre la loro capitale Sotium veniva
consegnata ai Romani, Adiatuanos, capo dei Sotiati, tentò una disperata sortita ma venne ancora una volta
sconfitto.
La operazioni militari in Aquitania - Vocati e Tarusati
I Vocati e i Tarusati alla notizia dell'avanzata romana schierarono il loro esercito. Publius Crassus vinse di
nuovo e la lega aquitanica si sciolse.
Tarbelli, Bigerriones, Ptianii, Vocates, Tarusates, Elusati, Gates, Ausci, Garunni, Sibuzates, Cocosates
inviarono ambasciatori per chiedere la pace.
La operazioni militari contro i Morini e i Menapii
Nel nord della Gallia rimanevano in armi solo i Morini e i Messapii. Cesare si diresse nel loro territorio. Ma
questa volta i Galli si ritirarono nei boschi e non affrontarono le legioni.
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Giulio Cesare in Gallia
Cesare li circondò e cominciò le operazioni di rastrellamento nei boschi, ma il maltempo impedì la
prosecuzione delle operazioni militari.
Quartieri invernali
I quartieri invernali vennero posti nel territorio degli Aulerci, dei Lexovii e nelle altre zone dove si era
combattuto.
Cesare rientrò in Italia.
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Giulio Cesare in Gallia
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
Anno 55 - Usipetes e Tenctheri
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
Usipetes e Tenctheri contro i Menapii
Due popoli germanici, gli Usipetes e i Tenctheri, vennero cacciati dalle loro terre da un altro popolo
germanico: i Suebi.
Cercando una terra dove vivere arrivarono sulle sponde del Reno dove abitava una popolazione gallica: i
Menapii.
I Germani costrinsero i Menapii ad abbandonare i territori sulla riva destra del Reno e poi cominciarono ad
impossessarsi anche delle terre sulla riva sinistra.
Alcuni Galli videro positivamente l'arrivo dell'esercito germanico pensando di poterlo usare contro i
Romani.
E' stata anche avanzata l'ipotesi che i Menapii, ancora in guerra con i Romani, avessero chiamato i Germani
come loro alleati, ma che poi la situazione fosse sfuggita al loro controllo.
Intanto i Germani invasero anche il territorio degli Eburones e dei Condrusii, clienti dei Treveri.
La reazione di Cesare
Cesare, avuta notizia dell'avanzata dei Germani, riunì le legioni, convocò i capi dei Galli e richiese il loro
sostegno per respingere gli invasori oltre il Reno. Ottenne l'appoggio logistico e la cavalleria gallica.
Trattative
Vennero avviate trattative con i Germani. Cesare propose che abbandonassero il territorio gallico e si
stabilissero vicino agli Ubii, anch'essi in guerra con i Suebi. Insieme avrebbero avuto maggiori probabilità di
resistere.
I Germani cercarono di prolungare le trattative in quanto attendevano il ritorno del grosso della cavalleria
che era stata inviata al di là della Mosa a raccogliere vettovaglie.
Le operazioni militari
La cavalleria gallica, circa cinquemila uomini, venne all'improvviso attaccata e messa in rotta da ottocento
cavalieri germanici. Si ripeteva l'episodio sospetto di Dumnorige, i cui quattromila cavalieri erano stati
sconfitti da cinquecento Elvezi.
Il giorno dopo i Germani chiesero scusa per l'incidente e tentarono di riprendere la trattativa.
Cesare ordinò di trattenere gli ambasciatori germanici e schierò l'esercito.
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Giulio Cesare in Gallia
Poi attaccò e travolse gli Usipetes e i Tenctheri. I superstiti, raggiunto il Reno, si posero in salvo sulla riva
destra.
La cavalleria degli Usipetes e dei Tenctheri, che non aveva potuto prendere parte alla battaglia, attraversò il
Reno ed entrò nel paese dei Sugambri, con i quali concluse una alleanza.
Cesare chiese ai Sugambri la consegna degli Usipetes e dei Tenctheri. I Sugambri rifiutarono.
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Giulio Cesare in Gallia
Anno 55 - Ponte sul Reno
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
Richiesta d'aiuto degli Ubii
Gli Ubii, che non riuscivano più a contrastare l'avanzata dei Suebi, chiesero a Cesare di accorrere in loro
aiuto sulla riva destra del Reno.
Il ponte
Cesare, in dieci giorni, fece costruire un ponte per entrare nel territorio degli Ubii. Non si conosce
l'ubicazione esatta del ponte, ma si ritiene che sia stato costruito nel tratto del Reno compreso tra Coblenza
e Bonn.
Attraversato il Reno Cesare si diresse a nord per entrare nel territorio dei Sugambri, che non accettarono
battaglia, e si ritirarono nei boschi.
Anche i Suebi si ritirarono allentando la pressione sugli Ubii.
La dimostrazione di forza aveva ottenuto il suo effetto.
Ritorno
Dopo diciotto giorni di permanenza in territorio germanico, Cesare riattraversò il ponte e diede ordine di
tagliarlo.
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Giulio Cesare in Gallia
Anno 55 (agosto-settembre) - In Britannia
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
Verso la Britannia
Durante le guerre galliche molti aiuti alla fazione anti-romana erano arrivati dalla Britannia, terra
scarsamente conosciuta dai Romani.
Cesare decise di portare le sue truppe in Britannia in missione esplorativa.
Le truppe vennero raccolte nel territorio dei Morini, che era il più vicino alla Britannia. I Morini, che l'anno
precedente erano stati in guerra contro Roma, mandarono ambasciatori a chiedere la pace. Cesare la
concesse.
Venne adunata la flotta che l'anno precedente era stata utilizzata contro i Veneti, e ad essa vennero
aggiunte molte navi dei paesi rivieraschi.
Ottanta navi da carico furono usate per il trasporto di due legioni, la VII e la X.
Diciotto navi da carico furono destinate ai cavalieri.
Le truppe rimanenti furono affidate a Titurius Sabinus e a Lucius Arunculeius Cotta per sottomettere i
Menapii e quella parte di Morini che non avevano inviato ambasciatori.
A Publius Sulpicius Rufus venne dato il compito di mantenere il controllo del porto.
Lo sbarco
Il 27 agosto la flotta partì verso mezzanotte. Alle nove del mattino le prime navi raggiunsero le coste della
Britannia. Verso le tre del pomeriggio tutta la flotta era riunita, ad eccezione della cavalleria.
Venne ricercata una spiaggia dove sbarcare. L'esercito britannico arrivò a contrastare lo sbarco.
Le navi da guerra fornirono la copertura. I marinai con armi da getto, fionde, archi, balestre costrinsero i
Britanni ad allontanarsi, anche se di poco, dalla spiaggia, in modo che i legionari potessero immergersi in
acqua e raggiungere la riva.
Appena costituita una testa di ponte, i legionari si disposero nel consueto ordine e sconfissero i Britanni.
Al campo di Cesare arrivarono ambasciatori a richiedere la pace.
La tempesta
Il 31 agosto si concludeva malamente il viaggio della cavalleria, la cui flotta, dopo diverse traversie, era
costretta a riprendere il largo di notte verso il continente.
Nella stessa notte una tempesta distruggeva gran parte della flotta di Cesare.
Rifornimenti e materiali andarono perduti.
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Giulio Cesare in Gallia
I Britanni assediano il campo romano
I Britanni vennero a sapere che i Romani erano senza cavalleria, senza navi e senza frumento. Inoltre
scoprirono che i legionari non erano più di diecimila.
L'esercito britannico riprese vigore e attaccò i legionari della VII che erano andati alla ricerca di frumento.
Cesare intervenne e riuscì a porre in salvo le sue truppe.
I Britanni posero l'assedio al campo romano, ma Cesare portò i legionari all'assalto e disperse le truppe
britanniche.
Trattative
Vennero avviate trattative.
Approssimandosi l'equinozio di autunno, Cesare rischiava di rimanere in Britannia per tutto l'inverno.
Ritorno in Gallia
I Britanni promisero un numero elevato di ostaggi, Cesare accettò la proposta e ritornò in Gallia.
Due navi con trecento uomini approdarono distanti dal resto della flotta. I Morini li attaccarono. Cesare
mandò la cavalleria che mise in fuga gli attaccanti.
Il giorno dopo Titus Labienus catturò i Morini ribelli.
Intanto Quintus Titurius e Lucius Cotta avevano compiuto la loro missione tra i Menapii, che ancora una
volta si erano rifugiati nei boschi.
Quartieri d'inverno 55-54
I quartieri invernali vennero stabiliti nella Gallia Belgica.
Due sole città inviarono dalla Britannia gli ostaggi.
Il Senato romano decretò venti giorni di ringraziamento agli dèi.
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Giulio Cesare in Gallia
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
Anno 54 - Seconda campagna di Britannia
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
Allestimento della flotta
All'inizio dell'inverno 55-54, prima di partire per l'Italia, Cesare aveva ordinato l'allestimento di una flotta
per la campagna in Britannia che aveva intenzione di fare nel 54.
Rientrato in Gallia nella primavera del 54, trovò che erano state preparate seicento navi leggere e ventotto
pesanti.
Diede ordine di radunare la flotta a Portus Itius.
Nel frattempo Cesare decise di recarsi nel territorio dei Treveri con quattro legioni ed ottocento cavalieri.
Nel territorio dei Treveri
I Treveri non partecipavano alle assemblee dei Galli indette da Cesare, non osservavano i suoi
ordini e girava voce che avessero avviato delle trattative con i Germani per ottenere il loro aiuto
militare.
La fazione filo-romana era diretta da Cingetorix, che si affrettò a recarsi presso il campo di Cesare
per confermare la propria fedeltà.
La fazione anti-romana era capeggiata da Indutiomarus, che radunò fanti e cavalieri, come se
volesse combattere. Ma, vedendo lo scarso seguito che la sua iniziativa raccoglieva, decise di
recarsi a rendere omaggio a Cesare.
Indutiomarus consegnò duecento ostaggi, tra cui il figlio e altri parenti. Cesare, che non voleva
ritardare la partenza della spedizione in Britannia, accettò la falsa sottomissione di Indutiomarus.
Prima di lasciare il paese dei Treveri convocò i nobili e rafforzò la posizione di Cingetorix.
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Giulio Cesare in Gallia
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
Dumnorix
Raggiunto Portus Itius, Cesare controllò l'approntamento della flotta e l'arrivo delle forze che
dovevano accompagnarlo in Britannia.
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Giulio Cesare in Gallia
Si presentarono quattromila cavalieri e molti nobili gallici. Infatti Cesare aveva richiesto alla nobiltà
della Gallia, di cui non si fidava molto, di seguirlo nell'impresa.
La partenza venne fissata ai primi di luglio.
Il giorno prima della partenza Dumnorix, capo della cavalleria degli Edui, si allontanò dal porto con
la sua milizia. Cesare fece sospendere le operazioni di partenza e lanciò il resto della cavalleria
all'inseguimento.
Dumnorix venne raggiunto, ma rifiutò di tornare a Portus Itius. I suoi cavalieri lo abbandonarono.
Venne messo a morte. Gli Edui tornarono a Portus Itius.
Portus Itius
A sorvegliare il porto e a provvedere ai rifornimenti venne preposto Titus Labienus con tre legioni e duemila
cavalieri.
La partenza
Al tramonto del 6 luglio del 54 Cesare partì con cinque legioni e duemila cavalieri in direzione di Dover.
Verso mezzanotte, caduto il vento, la flotta cominciò ad andare alla deriva a causa della marea.
All'alba ci si avvide che la Britannia si allontanava sulla sinistra. Allora i soldati si posero ai remi e riuscirono
a riportare verso riva le navi.
Lo sbarco
Lo sbarco fu effettuato il 7 luglio, intorno a mezzogiorno, nella stessa spiaggia dove era avvenuto quello
dell'anno precedente, nella regione di Walmer-Deal. Ma questa volta i Britanni, impressionati dalla quantità
delle navi, non cercarono di fermare i legionari.
Verso l'interno
A presidio delle navi vennero lasciate dieci coorti e trecento cavalieri sotto il comando di Quintus Atrius.
L'8 luglio il resto dell'esercito, alle prime luci, prese ad avanzare nel Kent in direzione nord-ovest.
Sul Little-Stour, a 18 chilometri da Walmer-Deal, i Britanni tentarono di fermare i Romani, ma
furono sconfitti.
Il mattino dopo i Romani si lanciarono all'inseguimento dei superstiti.
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Giulio Cesare in Gallia
La tempesta
Improvvisamente arrivò la notizia che una tempesta aveva danneggiato gravemente gran parte
della flotta.
Cesare diede l'ordine di ritornare immediatamente alla spiaggia.
Quaranta navi risultarono irreparabilmente danneggiate. Venne richiesto a Labienus di
approntarne di nuove.
Le altre vennero tirate in secco e riparate. I lavori proseguirono per dieci giorni.
Di nuovo verso l'interno
Intorno al 20 luglio Cesare riprese la via dell'interno.
I Britanni intanto si erano organizzati.
Era stato costituito un comando unico sotto la guida di Cassivellaunus, re dei Catuvellauni,
stanziati a nord del fiume Tamesis, Tamigi, a circa 120 chilometri dal mare.
I Catuvellauni abitavano il Middlesex, lo Hertfordshire e l'Oxfordshire. La loro capitale è stata
identificata in Wheathampstead, a nord di St. Albans.
Resistenza dei Britanni
Nonostante la forte resistenza dei Britanni, i Romani riuscirono ad avanzare e a stabilire un campo
fortificato.
I Britanni attaccarono le tre legioni e la cavalleria, in totale circa ventimila uomini, che Cesare aveva inviato
alla ricerca di foraggio. Ancora una volta furono respinti.
Battaglia sul Tamigi
Cassivellaunus organizzò una forte linea di difesa sulla riva sinistra del Tamigi.
I Romani superarono il fiume di slancio e misero in fuga i Britanni.
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Giulio Cesare in Gallia
Ritirata di Cassivellaunus
Avendo verificato la superiorità dei Romani in campo aperto, Cassivellaunus cambiò strategia.
Faceva terra bruciata di fronte all'avanzare delle legioni e operava rapide azioni di guerriglia.
Colpiva i legionari che si allontanavano dalla colonna in marcia o dall'accampamento.
I Trinovantes
Non tutti i Britanni erano contro i Romani. Mandubracius, il cui padre era stato re dei Trinovantes, aveva
anzi sollecitato l'intervento armato di Roma. Cassivellaunus aveva combattuto contro i Trinovantes ed
aveva ucciso il padre di Mandubracius.
I Trinovantes mandarono ostaggi e rifornimenti. E Cesare rimise sul trono Mandubracius.
Visto il comportamento di Cesare anche tutte le altre popolazioni oppresse da Cassivellaunus passarono
dalla parte dei Romani.
Inviarono ambasciatori i Cenimagni, i Segontiaci, gli Ancalites, i Bibroci e i Cassi.
Rifornimenti
Avuta notizia di una fortificazione di Cassivellaunus nella quale erano raccolte provviste e bestiame, Cesare
l'assediò e in breve tempo ne scacciò la guarnigione.
I rifornimenti erano essenziali per il proseguimento della campagna.
La distruzione di parte della flotta e la tattica della terra bruciata di Cassivellaunus rendevano difficile
l'approvvigionamento.
Cantium
Cassivellaunus, in un estremo tentativo di creare un diversivo per allontanare Cesare dal suo territorio,
chiese aiuto alle popolazioni del Cantium, odierno Kent.
Il Cantium era governato da quattro re: Cingetorix, Carvilius, Taximagulus e Segovax.
Questi unirono le proprie forze ed attaccarono il campo navale dei Romani, ma furono respinti.
Trattative
Cassivellaunus, abbandonato dagli alleati, persa ogni speranza, inviò l'atrebate Commius per avviare
trattative di pace.
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Giulio Cesare in Gallia
Cesare accettò la sottomissione del re britanno a cui impose le seguenti condizioni:
-
la consegna di ostaggi
il pagamento di un tributo annuale
l'osservanza della pace con i popoli che si erano schierati con i Romani.
Ricevuti gli ostaggi, Cesare ritornò verso il campo navale.
Partenza
In prossimità dell'equinozio d'autunno Cesare rientrò in Gallia.
Quartieri d'inverno 54-53
In autunno l'assemblea dei Galli venne convocata da Cesare a Samarobriva, odierna Amiens.
A causa della penuria di frumento venne deciso di non stabilire i quartieri d'inverno in una sola
regione, ma di distribuirli sul territorio della Gallia:
-
-
presso i Morini Gaius Fabius con una legione (nelle vicinanze di Saint-Pol tra Calais e Arras);
presso i Nervii Quintus Cicero con una legione (nelle vicinanze di Namur);
presso gli Esuvii Lucius Roscius Fabatus con una legione (nelle vicinanze di Sées in
Normandia);
presso i Remi, al confine con i Treveri, Titus Labienus con una legione (nelle vicinanze di
Lavacherie sur Couthe);
presso i Belgi tre legioni, comandate da Marcus Crassus (nelle vicinanze di Montdidier),
Lucius Munatius Plancus (nelle vicinanze di Compiègne sur l'Oise) e Gaius Trebonius (nelle
vicinanze di Amiens);
presso gli Eburones, tra la Mosa e il Reno, una legione e cinque coorti, al comando di
Quintus Titurius Sabinus e Lucius Arunculeius Cotta (nelle vicinanze di Tongres). Capi degli
Eburones erano Catuvolcus e Ambiorix.
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Giulio Cesare in Gallia
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
Tasgetius e i Carnutes
Cesare aveva favorito l'ascesa di Tasgetius al trono dei Carnutes. Dopo due anni di regno Tasgetius venne
detronizzato ed ucciso.
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Giulio Cesare in Gallia
Avuta notizia dell'evento Cesare ordinò a Lucius Munatius Plancus di trasferirsi dal Belgio nel paese dei
Carnutes con una legione.
Inizio dell'inverno 54-53
Le legioni raggiunsero le loro destinazioni invernali.
Cesare rimase in Gallia.
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Giulio Cesare in Gallia
Inverno 54-53 - Rivolta dei Belgi
La rivolta di Ambiorix e Catuvolcus contro Quintus Titurius Sabinus e Lucius Arunculeius Cotta
Quintus Titurius Sabinus e Lucius Arunculeius Cotta, che comandavano insieme circa settemilacinquecento
soldati, si ritirarono nei loro quartieri invernali nel territorio degli Eburones.
Pochi giorni dopo Ambiorix e Catuvolcus, capi degli Eburones, sobillati dal treviro Indutiomarus, posero
l'assedio al campo romano.
Ambiorix comunicò ai generali romani:
-
che tutte le popolazioni galliche si erano ribellate insieme a loro;
che anche gli altri accampamenti erano stati messi sotto assedio;
che mercenari germanici avevano superato il Reno e stavano avvicinandosi, entro due giorni
sarebbero arrivati;
che ai Romani veniva offerta la salvezza se avessero lasciato il campo di loro volontà.
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Giulio Cesare in Gallia
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
La strage della legione
Quintus Titurius Sabinus cadde nella trappola e propose di accettare le condizioni di Ambiorix. Lucius
Arunculeius Cotta si batté invece per rimanere nel campo e aspettare gli aiuti che Cesare avrebbe
certamente inviato.
Alla fine prevalse il parere di Quintus Titurius Sabinus. I Romani uscirono dal campo. Appena giunti in una
valle, ad un miglio dal loro castrum, vennero attaccati.
Quintus Titurius Sabinus chiese di poter parlare con Ambiorix. Accolto presso i Galli iniziò a trattare, ma
venne circondato e trucidato.
Intanto Lucius Arunculeius Cotta veniva ucciso in combattimento.
I superstiti si ritirarono nel campo e, durante la notte, per non cadere nelle mani dei Galli si uccisero.
I pochi sfuggiti alla strage raggiunsero il quartiere d'inverno di Titus Labienus presso i Remi, alleati dei
Romani.
I Nervii assediano il campo di Quintus Cicero
Ambiorix, forte per la vittoria conseguita, raggiunse con la cavalleria il territorio degli Atuatuci e li convinse
ad unirsi alla rivolta.
Il giorno dopo si presentò ai Nervii e trascinò anche loro dalla sua parte.
I Nervii mandarono messi ai Grudii, ai Levaci, ai Pleumoxii, ai Geidumni, che erano popolazioni a loro
sottomesse. Venne radunato l'esercito e posto l'assedio al quartiere invernale di Quintus Cicero, che
comandava circa cinquemila uomini.
I Nervii, gli Eburones e gli Atuatuci avviarono trattative sperando di far cadere in trappola anche Quintus
Cicero. Ma Cicero rispose che i Romani non erano abituati ad accettare le condizioni imposte da un nemico
in armi.
Cicero tentò di mandare messaggeri a Cesare, ma furono tutti intercettati. Finalmente Vortico, un nervio
amico del popolo romano, riuscì a far passare un proprio servo.
La reazione di Cesare
Appena informato della situazione, Cesare, che era a Samarobriva, prese i seguenti provvedimenti:
-
mandò l'ordine a Marcus Crassus, che era nel paese dei Bellovaci con una legione, di raggiungerlo
immediatamente a Samarobriva;
ordinò a Gaius Fabius, che era presso i Morini, di portare la legione nel paese degli Atrebates, dove
pensava di passare andando in soccorso di Quintus Cicero;
scrisse a Titus Labienus, che era presso i Remi con una legione, di portarsi alla frontiera con i Nervii;
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Giulio Cesare in Gallia
-
partì con una legione verso il paese dei Nervii.
Marcus Crassus prese il posto di Cesare a Samarobriva, dove vennero lasciati i rifornimenti, gli ostaggi e i
bagagli dell'esercito.
Gaius Fabius si incontrò per via con Cesare portando gli effettivi della spedizione di soccorso a circa
diecimila soldati.
Titus Labienus fece sapere di non poter intervenire perché assediato dai Treveri di Indutiomarus.
Quintus Cicero venne informato dell'arrivo dei rinforzi.
I Galli contro Cesare
Abbandonato l'assedio di Quintus Cicero, i Galli si diressero contro Cesare. Erano sessantamila. Vennero
sconfitti.
Liberazione di Quintus Cicero
I Belgi messi in fuga non vennero inseguiti, Cesare preferì andare a liberare Quintus Cicero con la sua
legione.
Liberazione di Titus Labienus
La notizia della vittoria di Cesare venne rapidamente trasmessa ai Remi che ne informarono Titus Labienus.
Indutiomarus decise di togliere l'assedio e di ritirarsi nel suo territorio.
Quartieri invernali
Cesare decise di rimanere a Samarobriva con tre legioni.
Gaius Fabius fece ritorno presso i Morini.
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52
Giulio Cesare in Gallia
Inverno 54-53 - Rivolta di Indutiomarus
-
-
In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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53
Giulio Cesare in Gallia
I Senones detronizzano Cavarinus
Cesare aveva assegnato il trono dei Senones a Cavarinus, fratello di Moristagus, già re dello stesso popolo.
I Senones si ribellarono e constrinsero alla fuga Cavarinus.
Cesare convocò il senato dei Senones, ma i senatori rifiutarono di presentarsi al suo cospetto.
Rivolta di Indutiomarus
Indutiomarus tentò inutilmente di convincere i Germani a superare il Reno e a schierarsi al suo fianco
contro i Romani.
Per trovare nuovi alleati convocò una riunione dei Galli.
Cingetorix, il capo della fazione filo-romana dei Treveri, venne dichiarato nemico e i suoi beni vennero
confiscati.
Indutiomarus affermò che i Senones e i Carnutes, che erano in contrasto con Cesare, lo avevano chiamato
in soccorso. Si sarebbe recato presso di loro passando nel territorio dei Remi, ma prima avrebbe distrutto il
campo di Titus Labienus.
Reazione di Titus Labienus
Titus Labienus, informato da Cingetorix, raccolse nascostamente nel campo invernale la cavalleria gallica.
Quando Indutiomarus si avvicinò al campo Labienus ordinò una sortita. I cavalieri avevano un solo
obiettivo: uccidere Indutiomarus. Lo trovarono e per lui fu la fine.
La morte di Indutiomarus mise fine alla rivolta sul nascere. Gli Eburones ed i Nervii che si apprestavano a
combattere si dispersero.
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54
Giulio Cesare in Gallia
Anno 53 - Nervii
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
Dieci legioni
Allo scopo di rimediare alla perdita di 15 coorti e temendo nuove insurrezioni dei Galli, Cesare affidò a
Marcus Iunius Silanus, Gaius Antistius e Titus Sextius l'incarico di arruolare due legioni. Inoltre chiese al
proconsole Gneus Pompeius di mandargli la legione che aveva arruolato nella Gallia Cisalpina.
La legione di Pompeius ebbe il numero VI. Le due legioni arruolate ebbero i numeri XIV e XV. La legione XIV
riprendeva il numero di quella distrutta.
In totale le truppe a disposizione di Cesare salirono a dieci legioni, per un totale di circa cinquantamila
uomini.
I Galli si preparano alla guerra
La morte di Indutiomarus non mise fine alle trame dei Treveri, che strinsero una alleanza con altre
popolazioni galliche e cercarono di convincere i Germani ad intervenire in Gallia.
Durante l'inverno si prepararono alla guerra i Nervii, gli Atuatuci, i Menapii, i Senones, i Carnutes.
Nel territorio dei Nervii
Cesare, prima della fine dell'inverno, prese l'iniziativa e con quattro legioni entrò nel territorio dei Nervii,
che, colti di sorpresa, furono costretti alla resa in breve tempo.
Quartieri d'inverno
Dopo l'operazione le legioni vennero ricondotte nei quartieri d'inverno.
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56
Giulio Cesare in Gallia
Anno 53 - Senones e Carnutes
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
Assemblea dei Galli
In primavera Cesare convocò l'assemblea dei Galli. Parteciparono tutti ad eccezione dei Senones, dei
Carnutes e dei Treveri.
Il rifiuto di partecipare ai lavori dell'assemblea venne considerato un atto di ribellione.
Cesare spostò l'assemblea a Lutetia Parisiorum, in prossimità del territorio dei Senones.
Proclamò lo stato di guerra contro i Senones e partì immediatamente con le sue legioni.
Nel territorio dei Senones
Acco, il principale sostenitore del partito anti-romano presso i Senones, non fece in tempo a predisporre le
difese.
I Senones avviarono trattative. Tramite la mediazione degli Haedui, venne raggiunta la pace con i Romani.
Carnutes
I Carnutes, con la mediazione dei Remi, riuscirono anch'essi ad ottenere un accordo con i Romani.
Assemblea dei Galli
Risolto il dissidio con i Senones ed i Carnutes, Cesare concluse i lavori dell'assemblea dei Galli.
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Giulio Cesare in Gallia
Anno 53 - Menapii
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
Menapii
I Menapii, unici tra i Galli, non avevano mai concluso un accordo con i Romani.
Cesare, con cinque legioni, si diresse verso il loro territorio.
Per impedire che i Treveri ed i Germani accorressero in aiuto dei Menapii, due legioni vennero inviate a
Titus Labienus, che era nel territorio dei Treveri con una legione.
Operazioni militari
L'avanzata nell'area dei Menapii avvenne su tre colonne guidate rispettivamente da Cesare, dal legato
Gaius Fabius e dal questore Marcus Crassus.
I Menapii inviarono ambasciatori per chiedere la pace. Cesare acconsentì a patto che non dessero più
accoglienza ad Ambiorix.
L'atrebate Commius venne lasciato a presidiare il paese con la cavalleria.
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Giulio Cesare in Gallia
Anno 53 - Treveri
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
Operazioni militari
Titus Labienus, rinforzato dall'arrivo delle due legioni, poteva disporre di circa quindicimila uomini.
Lasciate cinque coorti a presidio del campo, con le altre forze e con la cavalleria si avviò verso il campo dei
Treveri che stavano aspettando l'arrivo dei Germani.
Giunto a meno di due chilometri dai Treveri, Labienus pose il campo. Riunì il consiglio e dichiarò che,
temendo l'arrivo dei Germani, il giorno dopo avrebbe ordinato la ritirata.
Qualche Gallo, che aveva assistito alla riunione, riferì ai Treveri che l'esercito romano stava per mettersi in
marcia.
Labienus, nella notte, riunì un consiglio ristretto, solo con gli ufficiali romani, e organizzò la partenza in
modo che sembrasse una fuga.
Appena i Romani uscirono dal campo, i Galli presero ad inseguirli attaccando la retroguardia.
Raggiunta una posizione favorevole Labienus fermò le legioni e le schierò in formazione di combattimento.
I Treveri, presi alla sprovvista, furono sconfitti. I Germani, avuta notizia dell'evento, decisero di ritornare
nelle loro terre.
La pace
Dopo pochi giorni i Treveri chiesero la pace. Il potere passò alla fazione filo-romana di Cingetorix. I parenti
di Indutiomarus furono mandati in esilio.
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Giulio Cesare in Gallia
Anno 53 - In Germania
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In corsivo i nomi dei popoli.
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In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
Operazioni militari
Cesare, dopo la vittoria sui Menapii, attraversò il paese dei Treveri per andare in Germania.
Intendeva punire i Germani per il tentativo di soccorso verso i Treveri e per l'accoglienza che
avevano dato ad Ambiorix.
Costruì un ponte sul Reno in una località non molto distante da dove era passato nel 55.
Le legioni e la cavalleria entrarono in territorio germanico.
Ubii
Gli Ubii, che si erano sempre dimostrati fedeli a Roma, mandarono ambasciatori.
Suebi
Venne appurato che l'aiuto ai Treveri era stato fornito dai Suebi, tradizionali nemici degli Ubii.
I Suebi si ritirarono nei boschi e non accettarono di combattere.
Rientro in Gallia
Per mancanza di rifornimenti Cesare non era in grado di rimanere a lungo in Germania. Decise
pertanto di tornare in Gallia e di tagliare il ponte dal lato germanico. Inoltre fece costruire una
torre e lasciò un presidio di dodici coorti, sotto il comando di Gaius Volcacius Tullus.
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Giulio Cesare in Gallia
Anno 53 - Eburones
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65
Giulio Cesare in Gallia
Operazioni militari
Cesare si diresse immediatamente contro Ambiorix, nel paese degli Eburones.
Mandò avanti la cavalleria al comando di Lucius Minucius Basilus.
Basilus raggiunse Ambiorix, che non si aspettava assolutamente l'attacco, sapendo Cesare tra i Germani.
Ambiorix riuscì tuttavia a fuggire. Il suo esercito si disperse. Una parte si rifugiò nelle Ardenne e una parte
raggiunse la costa.
Catuvolcus, re di una parte degli Eburones, si uccise col veleno.
Segni e Condrusi
I Segni e i Condrusi, popolazioni germaniche che vivevano tra gli Eburones, mandarono ambasciatori
affermando che non avevano dato alcun supporto ad Ambiorix. Cesare chiese la consegna degli Eburones
che si fossero rifugiati tra di loro.
Inseguimento degli Eburones
Cesare raccolse i bagagli delle legioni ad Atuatuca, sotto la sorveglianza di duecento cavalieri e della legione
XIV comandata da Quintus Tullius Cicero. Si trattava di una delle legioni recentemente arruolate.
Tre legioni, comandate da Titus Labienus, vennero mandate in direzione della costa nelle regioni confinanti
con i Menapii.
Tre legioni, comandate da Gaius Trebonius, vennero mandate nei territori contigui alla regione degli
Atuatuci.
Tre legioni, al comando di Cesare, andarono verso il fiume Schelda e verso le Ardenne.
Venne stabilito che tutti rientrassero ad Atuatuca entro sette giorni dopo aver portato a termine il piano di
inseguimento degli Eburones superstiti.
I popoli della Gallia vennero invitati a perseguire ovunque gli Eburones.
Sugambri
Anche i Germani seppero della fine che stavano facendo gli Eburones. I Sugambri radunarono duemila
cavalieri per organizzare una razzia a spese degli ultimi Eburones. Superarono il Reno ed entrarono nel
territorio degli Eburones.
Seppero dai Galli che Cesare si era allontanato da Atuatuca, scarsamente difesa da una sola legione. Inoltre
vennero a sapere che nella città erano radunati tutti i bagagli dei Romani.
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66
Giulio Cesare in Gallia
Smisero di razziare il territorio e si diressero ad Atuatuca.
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
Attacco dei Sugambri
Quintus Cicero, sentendosi al sicuro visto che ben nove legioni erano a poca distanza, fece uscire cinque
coorti per raccogliere frumento nel raggio di sei chilometri dal campo. Ad esse si unirono trecento veterani
che erano in convalescenza.
A difesa del castrum rimasero cinque coorti, circa duemila uomini.
I Germani attaccarono di sorpresa l'accampamento. La coorte di guardia respinse a stento l'assalto. Con
grande fatica venne organizzata la difesa.
I legionari intenti alla mietitura si accorsero di quanto stava avvenendo, ma essendo in maggioranza
inesperti, rischiarono di sbandarsi.
I cavalieri germanici, accortisi dei soldati sparsi per la campagna, si lanciarono su di loro.
I veterani fecero cuneo e riuscirono a rientrare al campo. I cavalieri li seguirono e si misero in salvo.
I meno esperti si rifugiarono su di una collina. Poi, vedendosi in difficoltà, decisero anch'essi di rientrare, ma
molti perirono.
I Germani compresero che ormai l'attacco di sorpresa era fallito e decisero di superare il Reno e ritornare
nelle loro terre.
Durante la notte arrivò la cavalleria, guidata da Gaius Volusenus, che preannunciava il ritorno di Cesare.
Due coorti erano state perdute.
Ricerca di Ambiorix
Venne ripresa la ricerca di Ambiorix, ma tutto fu inutile: era scomparso.
Assemblea dei Galli
Cessato l'inutile inseguimento e finito di devastare il paese degli Eburones, Cesare condusse l'esercito a
Durocortorum nel paese dei Remi.
Venne convocata l'assemblea dei Galli.
Fu condotta una inchiesta sulla congiura dei Senones e dei Carnutes. Acco ne fu ritenuto il promotore e
riconosciuto colpevole venne messo a morte. Altri, per tema di essere accusati di aver partecipato anch'essi
alla cospirazione, fuggirono.
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68
Giulio Cesare in Gallia
Quartieri invernali
Due legioni vennero poste al confine del paese dei Treveri.
Due nel paese dei Lingones.
Sei legioni vennero stabilite ad Agedincum nel territorio dei Senones.
Cesare rientrò in Italia.
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69
Giulio Cesare in Gallia
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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70
Giulio Cesare in Gallia
Anno 52 (gennaio-febbraio) - Rivolta dei Carnutes
Le legioni romane in Gallia
All'inizio dell'inverno 53-52 Cesare, prima di rientrare in Italia, aveva ripartito le legioni nel seguente modo:
-
due legioni nel paese dei Treveri;
due nel paese dei Lingones;
sei ad Agedincum nel territorio dei Senones.
Situazione politica a Roma
All'inizio del 52 il triumvirato costituito da Cesare, Pompeo e Crasso non esisteva più.
Crasso era morto combattendo in Mesopotamia, odierno Iraq, contro i Parti.
La figlia di Giulio Cesare, sposa di Pompeo, era deceduta. I rapporti tra Cesare e Pompeo si erano indeboliti.
Il partito conservatore, capeggiato da Catone e da Cicerone, tentava di allacciare rapporti con Pompeo.
La vita politica di Roma era turbata da gruppi violenti che si affrontavano nelle strade e turbavano le
elezioni.
Il 18 gennaio del 52, Milone, seguace di Pompeo, uccise in uno scontro Clodio, nemico di Cicerone.
Il senato romano dichiarò lo stato di emergenza.
Il 5 febbraio Pompeo venne nominato consul sine collega, e riportò l'ordine in città.
Verso la rivolta in Gallia
Le notizie provenienti da Roma incoraggiarono la fazione antiromana dei Galli.
In occasione della grande festività religiosa che si teneva nella foresta dei Carnutes il sesto giorno della luna
nuova dopo il solstizio d'inverno, corrispondente per il 52 al 22 gennaio, si radunarono molti esponenti
della nobiltà gallica.
Venne deciso di approfittare della situazione politica romana che molto probabilmente avrebbe impedito a
Cesare di rientrare in Gallia.
Le legioni, senza Cesare, non sarebbero uscite dagli accampamenti invernali.
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Giulio Cesare in Gallia
Si poteva dare inizio alla rivolta riunendo le forze anti-romane della Gallia Celtica. Le popolazioni della Gallia
Belgica e quelle al confine con la Germania, dopo gli eventi dell'anno precedente, non erano in grado di
riprendere i combattimenti.
La strage di Cenabum
I primi a muoversi furono i Carnutes, uno dei cui capi, Acco, era stato condannato a morte per tradimento e
cospirazione nell'anno precedente.
I Carnutes, guidati da Gutruatus e Conconnetodumnus, catturarono e misero a morte tutti i cittadini romani
che trovarono nella loro capitale Cenabum, odierna Orléans.
La notizia in poche ore si diffuse in tutta la Gallia. Verso sera arrivò a Gergovia, capitale degli Arverni.
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72
Giulio Cesare in Gallia
Anno 52 (gennaio-febbraio) - Rivolta di Vercingetorix
Vercingetorix
Vercingetorix, figlio di Celtillus, era uno dei capi degli Arverni. Suo padre era stato messo a morte dagli altri
nobili per aver aspirato a farsi re dell'Arvernia.
Vergingetorix, avuta notizia della ribellione dei Carnutes, chiamò alle armi gli Arverni.
Gobannitio, zio di Vercingetorix, e gli altri nobili si opposero. L'Arvernia era da molto tempo alleata di Roma
e non aveva subito alcun danno da Cesare. Vercingetorix venne espulso da Gergovia.
Raccolte truppe nelle campagne, Vercingetorix rientrò in Gergovia e cacciò via gli esponenti del partito
filoromano. I suoi seguaci lo proclamarono re dell'Arvernia.
La coalizione dei Galli
Vercingetorix riuscì a costituire una alleanza con:
-
i Senones, che avevano avuto problemi con Cesare l'anno precedente;
i Parisii, fino ad allora alleati di Roma;
i Pictones, fino ad allora alleati di Roma;
i Cadurci, stanziati tra la Garumna e la Dordogna, con capitale Divona, odierna Cahors;
i Turones, stanziati ad occidente dei Carnutes;
gli Aulerci, vicini occidentali dei Carnutes;
i Lemovices, tra gli Arverni e i Santones, con capitale Augustoritum, odierna Limoges;
gli Andi, vicini occidentali degli Aulerci;
e gli altri popoli che abitano sulle coste dell'Oceano, ossia la lega dell'Armorica capeggiata dai
Veneti.
Il comando militare della coalizione venne affidato allo stesso Vergingetorix.
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73
Giulio Cesare in Gallia
In marcia
L'esercito gallico venne suddiviso in due colonne.
Vercingetorix si avviò verso il territorio dei Bituriges Cubi, a nord, e il cadurco Lucterius verso il paese dei
Ruteni, a sud.
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
Bituriges
Vercingetorix, entrato nel paese dei Bituriges Cubi, che non avevano aderito alla coalizione, chiese la
modifica della loro posizione politica.
I Bituriges si rivolsero per aiuto agli Haedui, di cui erano clienti.
Gli Haedui inviarono rinforzi ai Bituriges, ma le truppe, per motivi non ben chiariti, si arrestarono sulla Loira,
che segnava il confine tra le due popolazioni.
I Bituriges, abbandonati dai loro alleati, accettarono di entrare nella coalizione di Vercingetorix.
Ruteni, Nitiobroges, Gabali
Lucterius ottenne l'alleanza dei Ruteni, dei Nitiobroges e dei Gabali, popolazioni abitanti in prossimità del
confine della Provincia Narbonensis. Si temette una invasione del territorio romano.
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Giulio Cesare in Gallia
Anno 52 (febbraio) - Ritorno di Cesare
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In corsivo i nomi dei popoli.
In grassetto i nomi delle città.
In verde i nomi dei fiumi.
In marrone i nomi dei monti.
In rosso i territori dei Romani.
In azzurro i territori dei Celti.
In viola i territori dei Germani.
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Giulio Cesare in Gallia
Il ritorno di Cesare
Avuta notizia degli eventi, Cesare, convinto che la crisi politica romana si stesse risolvendo, rientrò
velocemente nella Gallia Narbonensis.
In Arvernia
Predisposta la difesa di Narbona e delle altre città della Provincia, raccolse le truppe nel paese degli Helvii,
attraversò le Cevenne ancora sotto una coltre di quasi due metri di neve ed entrò nel territorio degli
Arverni.
La cavalleria romana prese a depredare l'Arvernia e Vercingetorix fu obbligato a lasciare la zona dei
Bituriges per correre a difendere il proprio territorio.
Ad Agedincum
Cesare, affidate le truppe site in Arvernia a Decimus Iunius Brutus Albinus, si recò a marce forzate a Vienna.
Con alcuni reparti di cavalleria ripartì per raggiungere, attraverso il territorio dei Haedui, il paese dei
Lingones, dove erano acquartierate due legioni. Non essendo sicuro della fedeltà degli Haedui, la marcia
venne fatta alla massima velocità di notte e di giorno.
Arrivato presso i Lingones, prese il comando delle due legioni e le condusse ad Agedincum, dove erano altre
sei legioni. Vennero richiamate anche le due legioni che erano presso i Treveri.
Vercingetorix assedia Gorgobina
Vercingetorix, avvertito dei movimenti di Cesare, ritornò nel paese dei Bituriges e poi andò ad assediare
Gorgobina, capitale dei Boi, alleati dei Romani e clienti degli Haedui.
Cesare, lasciate due legioni ad Agedincum, si mosse per portare soccorso ai Boi. Ma anziché puntare a sud,
si diresse ad ovest.
Vellaunodunum
Allo scopo di non lasciarsi nemici alle spalle pose l'assedio a Vellaunodunum, città dei Senones.
Al terzo giorno la città si arrese e il legato Gaius Trebonius rimase a gestire le operazioni di resa.
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77
Giulio Cesare in Gallia
Cenabum
Cesare si indirizzò verso Cenabum, dove giunse in due giorni.
Cenabum, capitale dei Carnutes, era la città dove aveva avuto inizio la rivolta con la strage di tutti i cittadini
romani.
Essendo arrivato di sera Cesare non fece in tempo a porre l'assedio. Durante la notte la popolazione
cominciò a fuggire dalla città. Ma i soldati si accorsero del movimento, attaccarono ed entrarono in città.
I cittadini vennero uccisi o ridotti in schiavitù. Cesare regalò ai soldati il bottino.
Noviodunum
I Romani superarono il fiume Loira, entrarono nel territorio dei Bituriges e posero l'assedio a Noviodunum.
Vercingetorix, abbandonato l'assedio di Gorgobina, si mosse verso Noviodunum.
La cavalleria gallica arrivò mentre Noviodunum si stava arrendendo.
I cavalieri germanici, che Cesare aveva assunto come mercenari, sbaragliarono i Galli. Noviodunum si
arrese.
Cesare ripartì alla volta di Avaricum, la capitale dei Bituriges.
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Giulio Cesare in Gallia
Anno 52 (marzo-aprile) - Assedio di Avaricum
Terra bruciata
Vercingetorix, visto il fallimento delle operazioni militari, decise di cambiare tattica e di passare alla terra
bruciata. Cesare non avrebbe trovato più rifornimenti e avrebbe dovuto abbandonare il campo.
Si cominciarono a bruciare villaggi e città che non si era in grado di difendere dall'avanzata dei Romani.
Ma la tattica della terra bruciata era dolorosa per le popolazioni locali e i Bituriges non vollero bruciare
Avaricum.
Vercingetorix dovette abbandonare la sua strategia e predisporre la difesa della città. Decise tuttavia di
continuare a seguire gli spostamenti di Cesare con il suo esercito.
Assedio di Avaricum
Cesare pose l'assedio ad Avaricum. Vercingetorix si attestò a circa 25 chilometri.
L'esercito romano contava otto legioni per un totale di circa quarantamila soldati. La cavalleria germanica
aveva sostituito quella gallica.
La battaglia mancata
Gli Haedui e i Boi avrebbero dovuto provvedere ai rifornimenti. Ma i Boi erano una piccola tribù e gli Haedui
non si dimostrarono buoni alleati. I Romani furono costretti ad allontanarsi da Avaricum alla ricerca di
foraggio e frumento.
Vercingetorix avvicinò il suo campo a quello romano per meglio controllare gli eventi. Avvedutosi delle
difficoltà di approvvigionamento dei Romani, si allontanò con la cavalleria per tendere un agguato ai
legionari in cerca di rifornimenti.
Cesare, informato della partenza di Vercingetorix, si mosse di notte e al mattino giunse in vista del campo
gallico. I due eserciti si schierarono, ma non si giunse a battaglia. Infatti Cesare giudicò sfavorevole la
posizione che aveva raggiunto sul terreno e preferì non rischiare.
Al suo ritorno al campo Vercingetorix venne accusato di tradimento dai suoi. Troppe circostanze
sembravano a suo sfavore. Si parlò addirittura di un accordo con Cesare affinché lo riconoscesse re della
Gallia. Ma Vercingetorix riuscì abilmente a difendersi.
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79
Giulio Cesare in Gallia
Conquista di Avaricum
Avaricum era difesa internamente solo dai Bituriges. Vercingetorix decise di inviarvi diecimila uomini del
suo esercito per rafforzare il presidio.
L'assedio continuò con le consuete operazioni dalle due parti.
Quando la difesa dei Galli cominciò ad indebolirsi, Vercingetorix ordinò l'evacuazione della città. Non venne
eseguita.
I legionari lanciarono l'assalto finale, entrarono in Avaricum e fecero strage della popolazione. Di
quarantamila persone, solo ottocento riuscirono a porsi in salvo nel campo di Vercingetorix.
Ripresa di Vercingetorix
Vercingetorix tramutò la sconfitta in successo, in quanto poté dimostrare che solo il non aver seguito la
tattica della terra bruciata, da lui fortemente consigliata, aveva provocato la vittoria dei Romani.
La sconfitta indusse anche alla ripresa della politica delle alleanze, per cui ambasciatori vennero inviati
presso tutti i popoli della Gallia alla ricerca di aiuti.
In Avaricum
Le truppe romane si fermarono alcuni giorni in Avaricum, dove avevano trovato abbondanti rifornimenti.
Convictolitavis e Cotus
Presso gli Haedui due contendenti si disputavano la suprema carica dello Stato: Convictolitavis, appoggiato
dai druidi, e Cotus.
Cesare, chiamato a dirimere la controversia, si recò nel loro paese e assegnò il potere a Convictolitavis,
anche se sospettato di essere esponente della fazione antiromana. Cotus, filoromano, non poté essere
confermato a causa di una legge che ne impediva l'elezione. Infatti il fratello di Cotus, Valetiacus, l'anno
precedente aveva ricoperto la stessa carica.
Cesare, prima di rientrare ad Avaricum, richiese che la cavalleria edua e diecimila fanti lo seguissero nella
guerra contro Vercingetorix.
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Giulio Cesare in Gallia
Anno 52 (maggio-giugno) - Assedio di Gergovia
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In corsivo i nomi dei popoli.
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Giulio Cesare in Gallia
Verso Gergovia
Cesare divise il suo esercito in due componenti:
-
una, affidata a Labienus, con quattro legioni, ventimila uomini, doveva combattere i Senones e i
Parisii;
una, comandata dallo stesso Cesare, con sei legioni, trentamila uomini, doveva combattere gli
Arverni.
Cesare, lasciata Avaricum, prese la strada per Gergovia, la capitale degli Arverni.
Vercingetorix interruppe tutti i ponti sul fiume Elaver, odierno Allier, affluente di sinistra del Liger, odierna
Loira. I Romani avrebbero dovuto attraversare l'Elaver per raggiungere Gergovia.
L'esercito gallico si schierò sulla riva opposta a quella dove si trovava l'esercito romano. I due eserciti
avanzarono lungo le rive del fiume in direzione sud. Con uno stratagemma, Cesare riuscì a ricostruire uno
dei ponti distrutti e a far attraversare il fiume alle legioni.
Vercingetorix non accettò il combattimento in campo aperto e raggiunse velocemente Gergovia.
Lo schieramento dei Galli
L'esercito dei Galli si schierò a ridosso di Gergovia, che era sulla cima di un monte alto circa 740 metri.
Un muro di circa due metri di altezza venne costruito a difesa dei soldati a quota 700.
Un altro campo venne costituito ad ovest in località Risolles, a quota 720, a circa cinquecento metri di
distanza.
Un terzo presidio fu stabilito in località La Roche-Blanche a sud, a quota 400, ma i Romani riuscirono a
scacciarne la guarnigione.
Lo schieramento dei Romani
Cesare attestò le sue truppe vicino a Gergovia in due campi.
Il campo maggiore con quattro legioni era a sud-est della città, a quota 400, a oltre due chilometri.
Il campo minore con due legioni era a sud in località La Roche-Blanche, alla distanza di circa un chilometro
dal muro dei Galli.
I due campi erano connessi da una doppia fossa della lunghezza di oltre due chilometri. I legionari usavano
le fosse per comunicare tra i due campi senza pericolo.
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Giulio Cesare in Gallia
Litaviccus
Convictolitavis aveva affidato a Litaviccus il comando dei diecimila soldati edui che dovevano affiancarsi alle
truppe romane.
Quando le milizie giunsero a circa quarantacinque chilometri da Gergovia, Litaviccus uccise i cittadini
romani che lo accompagnavano e sobillò i soldati alla ribellione contro Cesare.
La reazione di Cesare
Il nobile cavaliere eduo Eporedorix, che era presso il comando dell'esercito romano, verso mezzanotte
avvisò Cesare.
Gaius Fabius con due legioni venne lasciato a guardia del campo.
Cesare, con quattro legioni e tutta la cavalleria, partì immediatamente per domare la ribellione.
Dopo circa 35 chilometri la cavalleria romana incontrò gli Haedui. Eporedorix e Viridomarus riportarono
l'ordine nell'esercito eduo, che tornò dalla parte dei Romani. Litaviccus fuggì a Gergovia.
Attacco al campo romano
Gli Arverni, avendo saputo dell'assenza delle legioni, ne avevano approfittato per aggredire il campo
romano.
Cesare fece in tempo a rientrare all'alba e a sventare l'attacco.
Bibracte
A Bibracte gli Haedui, che avevano ricevuto le notizie della ribellione di Litaviccus ma non del fallimento
della stessa, presero a perseguitare, derubare e uccidere i cittadini romani. Convictolitavis si schierò con i
ribelli antiromani.
Poi giunse la notizia che Eporedorix e Viridomarus avevano riportato all'obbedienza i diecimila ribelli. Allora
i governanti edui confiscarono il patrimonio di Litaviccus e dei suoi fratelli, fecero una inchiesta sul
saccheggio, mandarono ambasciatori a Cesare, spiegarono al tribuno Aristius che tutto era accaduto senza
l'approvazione delle autorità.
La battaglia
Cesare decise di assalire Gergovia dal campo minore.
I legionari dovevano risalire di corsa un chilometro con un dislivello di circa trecento metri.
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Giulio Cesare in Gallia
Cesare precisò che scopo dell'operazione era l'occupazione di alcune posizioni più vicine alle mura e non la
conquista di Gergovia, data la evidente inferiorità della posizione di partenza dell'esercito romano.
I legionari riuscirono a sorprendere i nemici e ad occupare alcune postazioni tra il muro e la città, ma
trascinati dall'entusiasmo, non obbedirono al suono di tromba che ordinava la ritirata e cercarono di
entrare in Gergovia.
I Galli, dopo un iniziale cedimento, ripresero il controllo della situazione e respinsero l'attacco.
Intanto sulla destra dello schieramento romano erano arrivati anche gli Haedui. I legionari li scambiarono
per nemici e credettero di essere attaccati su due fronti.
Cominciarono a cedere e ridiscesero il pendio inseguiti dai Galli.
Cesare, che aveva disposto la decima legione di riserva, intervenne e riuscì a fermare gli Arverni. Anche il
legato Titus Sextius riuscì a intervenire con le coorti che erano rimaste di guardia al campo minore.
Giunti alla fine della discesa i legionari ripresero il normale schieramento di battaglia e fermarono i Galli,
che furono costretti a ritornare nelle loro posizioni iniziali a protezione di Gergovia.
Quel giorno morirono quarantasei centurioni. L'organico di una legione ne prevedeva sessanta.
Morirono anche settecento legionari. L'organico di una legione era di circa cinquemila uomini.
Le perdite furono gravi, ma ancora più grave fu il fatto che per la prima volta i Galli avevano battuto i
Romani. L'effetto psicologico minacciava di minare il morale delle truppe. Inoltre la notizia della sconfitta di
Cesare poteva innescare la rivolta in tutta la Gallia.
Fine dell'assedio
Cesare, il giorno dopo, per rinfrancare le sue truppe e far vedere ai Celti che l'insuccesso era stato solo un
incidente, ricondusse i legionari davanti a Gergovia dando la possibilità ai Galli di battersi in campo aperto,
ma questi non accettarono il combattimento.
La scena venne ripetuta anche il giorno dopo. Poi i Romani abbandonarono l'assedio e cominciarono ad
allontanarsi da Gergovia.
Cesare si diresse verso il paese degli Haedui. Dopo due giorni giunse al fiume Elaver, ricostruì il ponte e
passò dall'altra parte.
Vercingetorix decise di non porsi all'inseguimento dell'esercito romano.
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Giulio Cesare in Gallia
Anno 52 (luglio) - Tradimento degli Haedui
Viridomarus e Eporedorix
Viridomarus e Eporedorix informarono Cesare che il traditore Litaviccus con la cavalleria edua stava
andando a Bibracte, la capitale, per sollevare la popolazione.
I due nobili edui chiesero a Cesare il permesso di precedere Litaviccus per impedire il colpo di stato e il
conseguente cambiamento di alleanze.
Cesare concesse ai due nobili edui il permesso di raggiungere immediatamente Bibracte.
Noviodunum
A Noviodunum, sulle rive della Loira, nel territorio degli Haedui, i Romani avevano costituito la loro base
logistica. Vi si trovavano:
-
tutti gli ostaggi dati a Cesare, come atto di sottomissione e garanzia, dalle popolazioni galliche;
le riserve di grano per il mantenimento dell'esercito;
i fondi pubblici per le spese della campagna militare;
i bagagli e gli averi dei legionari e di Cesare;
i cavalli acquistati per la guerra e fatti venire dall'Italia e dalla Spagna.
Viridomarus e Eporedorix, giunti a Noviodunum, vennero a sapere che Litaviccus era già arrivato a Bibracte
e che Convictolitavis e il senato erano favorevoli a Vercingetorix, a cui avevano mandato ambasciatori per
concludere la nuova alleanza.
I due nobili decisero di passare dalla parte di Vercingetorix. Uccisero i pochi cittadini romani, civili e militari,
residenti a Noviodunum, e si impossessarono della città. Gli ostaggi vennero mandati a Bibracte. Il denaro e
i cavalli se li divisero. Portarono via tutto il frumento che poterono, il resto lo bruciarono. Infine si misero
ad arruolare truppe e a stabilire presidi lungo il Liger per impedire ai Romani di raccogliere gli
approvvigionamenti necessari.
Noviodunum venne data alle fiamme, in quanto i due nobili non avevano truppe a sufficienza per poterla
difendere da un eventuale attacco romano.
Sulla destra del Liger
Cesare, dopo aver superato l'Elaver, si diresse verso il Liger a tappe forzate. Intendeva riunire le proprie
forze con quelle di Labienus.
Venne trovato un guado e l'esercito riuscì a transitare sulla riva destra del Liger prima che gli Haedui
potessero ostacolarlo.
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Giulio Cesare in Gallia
Contrariamente alle previsioni dei Galli Cesare si diresse a nord, verso il paese dei Senones, per
ricongiungere le sue forze a quelle di Labienus, anziché puntare a sud, dove avrebbe potuto raggiungere il
territorio sicuro della Provincia romana della Gallia Narbonensis.
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Giulio Cesare in Gallia
Anno 52 (maggio-luglio) - Labienus a Lutetia
Lutetia
A maggio, quando era ancora ad Avaricum, Cesare aveva diviso il suo esercito in due parti. Cesare con sei
legioni si era diretto a sud per porre l'assedio a Gergovia, mentre le altre quattro legioni erano state
affidate a Labienus che doveva dirigersi verso nord nel territorio dei Parisii.
Titus Labienus aveva marciato sulla riva sinistra della Sequana, ma il territorio paludoso era divenuto un
ostacolo insuperabile e quindi aveva attraversato il fiume a Metlosedum, portandosi sulla riva destra.
Giunto a Lutetia, capitale dei Parisii, trovò i ponti tagliati e l'esercito dei Galli schierato sulla riva sinistra del
fiume.
Mentre i due eserciti, separati dal fiume, con la città di Lutetia in mezzo, si fronteggiavano, giunse la notizia
degli avvenimenti di Gergovia.
Un'altra popolazione gallica giunse a dar man forte ai Parisii. I Bellovaci si mossero da nord per chiudere in
una morsa l'esercito romano. A sud i Parisii, a nord i Bellovaci.
Titus Labienus decise allora di interrompere le operazioni e di ritornare verso Agedincum. Riattraversò la
Sequana, tornando sulla riva destra dove l'attendeva il potente esercito dei Parisii guidato dal generale
Camulogenus.
I Parisii, dopo una dura battaglia, vennero sconfitti. Camulogenus morì combattendo.
Titus Labienus ricondusse le sue truppe ad Agedincum, nel territorio dei Senones.
Riunione delle forze romane
Contemporaneamente anche Cesare giungeva nel territorio dei Senones, provenendo da sud.
Titus Labienus gli andò incontro. Dopo tre giorni l'esercito romano era di nuovo riunito sotto il comando di
Cesare.
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Giulio Cesare in Gallia
Anno 52 (agosto) - Battaglia di Digione
Assemblea di Bibracte (luglio)
Gli Haedui tentarono di prendere il controllo della ribellione antiromana.
Inviarono ambasciatori presso le altre popolazioni e, minacciando di uccidere gli ostaggi di cui si erano
impossessati a Noviodunum, cercarono di convincerli a schierarsi al loro fianco.
Tentarono anche di assumere il comando dell'esercito. Convocarono una riunione di tutti i Galli a Bibracte,
ma l'assemblea confermò l'arverno Vercingetorix come comandante supremo di tutte le forze.
Alla riunione di Bibracte non parteciparono:
-
i Remi, fedeli alleati dei Romani;
i Lingones, fedeli alleati;
i Treveri, minacciati dai Germani, loro confinanti.
Gli Haedui rimasero delusi dall'esito dell'assemblea, che li aveva sostanzialmente esclusi da compiti
direttivi, assegnati agli Arverni, ma non osarono dissociarsi.
Strategia di Vercingetorix
Vercingetorix radunò quindicimila cavalieri, che, insieme alla fanteria che aveva raccolto in precedenza,
dovevano costituire un esercito sufficiente per combattere Cesare non in campo aperto, ma secondo la
strategia della terra bruciata.
Vercingetorix decise anche di portare la guerra in territorio romano, nella Provincia Narbonensis.
Gli Haedui e i Segusiavi, con diecimila fanti e ottocento cavalieri, sotto la guida di Eporedorix, fratello di
Vercingetorix, attaccarono i Galli Allobroges, abitanti nella zona romana.
I Gabali e gli Arverni attaccarono gli Helvii, altra popolazione gallica abitante in territorio romano.
Ruteni e Cadurci attaccarono i Volci Arecomici, anch'essi Galli romanizzati.
Tentativi di corruzione vennero fatti in special modo verso gli Allobroges, a cui venne promesso il dominio
della intera Provincia Narbonensis.
Lucius Caesar
Giulio Cesare aveva previsto la manovra di Vercingetorix. Ventidue coorti, guidate da Lucius Caesar, erano
pronte a reagire agli attacchi dei Galli.
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Giulio Cesare in Gallia
Gli Helvii subirono delle sconfitte e furono costretti a ritirarsi nelle città cinte di mura. Il loro capo, Gaius
Valerius Domitianus, figlio di Caburus, morì combattendo.
Gli Allobroges ottennero ottimi risultati e impedirono ai Galli di superare il Rhodanus.
Rinforzi dalla Germania
Cesare, dopo la defezione degli Haedui, era rimasto senza cavalleria.
Dall'Italia non era possibile che arrivassero rinforzi perché i Galli controllavano tutti i valichi.
Messi vennero mandati in Germania, presso i popoli che negli anni precedenti Cesare aveva sottomesso, ad
arruolare cavalieri e fanti armati alla leggera.
Gli ufficiali romani cedettero le loro cavalcature ai Germani. Vi era infatti carenza di cavalli dopo la perdita
di Noviodunum.
L'esercito romano, rinforzato dai Germani, si mise in movimento verso sud, per portare aiuto alla Provincia
Narbonensis.
Cesare si diresse verso il territorio dei Sequani, lasciando quello dei Lingones.
Battaglia di Digione (agosto)
Il campo romano venne posto in una località nei pressi dell'attuale Digione.
Vercingetorix, che aveva spostato le sue forze per bloccare la discesa verso sud di Cesare, pose il suo campo
a quindici chilometri da quello romano.
L'attacco gallico venne sferrato solo con la cavalleria. Due colonne circondarono i Romani sui fianchi ed una
sbarrò loro la strada.
Anche Cesare organizzò la cavalleria su tre schiere e la lanciò al contrattacco.
I cavalieri germanici riuscirono a respingere la cavalleria gallica. La inseguirono fino al fiume e la misero in
fuga.
Furono fatti prigionieri tre nobili edui:
-
Cotus, comandante della cavalleria, avversario politico di Convictolitavis;
Cavarillus, comandante della fanteria;
Eporedorix, il generale che aveva guidato gli Haedui contro i Sequani.
Il mancato impegno della fanteria gallica, agli ordini di Vercingetorix, e l'attacco della cavalleria
principalmente edua, fanno ipotizzare una difficoltà nell'unità di comando nello schieramento gallico.
Inoltre la battaglia in campo aperto era in contrasto con la strategia seguita da Vercingetorix.
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Giulio Cesare in Gallia
Fuga di Vercingetorix ad Alesia
A seguito della sconfitta Vercingetorix fu costretto a ritirarsi. Si diresse verso Alesia, città dei Mandubii.
Cesare, lasciate due legioni di guardia, inseguì i Galli per l'intera giornata.
Il giorno seguente pose il campo davanti ad Alesia, dove Vercingetorix si era rinchiuso.
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Giulio Cesare in Gallia
Anno 52 (settembre-ottobre) - Assedio di Alesia
Alesia
Alesia, nei pressi della odierna Alise-St-Reine, è situata sul monte Auxois, alto circa 400 metri. Intorno
scorrono due fiumi: l'Oze e l'Ozerain. Alcune colline, che si elevano fino a 400-450 metri, circondano Alesia.
Una pianura, Laumes, alta circa 250 metri sul livello del mare, si estende per 4-5 chilometri tra i colli.
Vercingetorix si accampò accanto alle mura della città sul lato est. Costruì un muro a secco alto circa 2
metri ed un fossato. A disposizione aveva 80.000 fanti e i resti della cavalleria sconfitta nella battaglia di
Digione.
Cesare circondò la città con una linea fortificata lunga circa quindici chilometri. La linea era sostenuta da 23
fortini presidiati giorno e notte. Gli accampamenti dei soldati romani vennero collocati lungo la linea
fortificata. Le forze romane consistevano in dieci legioni, circa cinquantamila fanti, e nella cavalleria
germanica.
Battaglia tra cavalieri
Uno scontro tra cavalieri si tramutò in una vera battaglia equestre. I Germani posero in fuga la cavalleria
gallica che si ritirò al riparo della fortificazione, subendo numerose perdite.
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Giulio Cesare in Gallia
Richiesta di aiuto
Vercingetorix decise di inviare la cavalleria a chiedere aiuto al popolo della Gallia:
-
tutti gli uomini atti alle armi dovevano accorrere ad Alesia;
l'esercito di soccorso doveva arrivare nel tempo più breve possibile perché le riserve alimentari a
disposizione erano sufficienti solo per trenta giorni.
Vercingetorix abbandonò il campo fortificato e si ritirò all'interno della città.
La linea di fortificazione esterna
Venuto a conoscenza delle decisioni di Vercingetorix, Cesare ordinò la costruzione di una linea di
fortificazione esterna per proteggere le legioni dagli attacchi che sarebbero venuti dall'esercito gallico di
soccorso. La nuova cinta fortificata era lunga circa venti chilometri.
L'esercito di soccorso
I Galli si riunirono e decisero, contrariamente a quanto richiesto da Vercingetorix, di impegnare solo dei
contingenti prefissati per ogni popolazione.
L'esercito gallico venne formato da:
-
35.000 Haeduii con i loro alleati (Segusiavi, Ambivareti, Aulerci, Brannovici, Blannovii);
35.000 Arverni con i loro alleati (Eleuteti, Cadurci, Gabali, Vellavii);
12.000 Sequani;
12.000 Senones;
12.000 Bituriges;
12.000 Santoni;
12.000 Ruteni;
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Giulio Cesare in Gallia
-
12.000 Carnutes;
10.000 Bellovaci;
10.000 Lemovices;
8.000 Pictones;
8.000 Turones;
8.000 Parisii;
8.000 Helvetii;
5.000 Suessiones;
5.000 Ambiani;
5.000 Mediomatrici;
5.000 Petrocorii;
5.000 Nervi;
5.000 Morini;
5.000 Nitiobrogi;
5.000 Aulerci Cenomani;
4.000 Atrebates;
3.000 Veliocassi;
3.000 Viromandui;
3.000 Andes;
3.000 Aulerci Eburovici;
2.000 Rauraci;
2.000 Boi;
10.000 dalle popolazioni della Armorica (Coriosolites, Redones, Ambibarii, Caletes, Osismi, Veneti,
Lexovii, Venelli).
In totale oltre 240.000 fanti e 8.000 cavalieri.
Il comando supremo venne affidato ad un quadrumvirato:
-
Commius, che Cesare aveva fatto re degli Atrebates;
Viridomarus e Eporedorix, i nobili edui che avevano accompagnato Cesare all'assedio di Gergovia;
Vercassivellaunus, un arverno, cugino di Vercingetorix.
Espulsione dei non combattenti da Alesia
Per risparmiare le vettovaglie, il consiglio dei Galli ad Alesia decise di espellere dalla città tutti coloro che
non erano atti al combattimento. Anche i Mandubii, che li avevano accolti nelle loro case, furono espulsi
con le mogli e i figli.
Gli espulsi chiesero ai Romani di diventare loro schiavi pur di venire sfamati, ma Cesare vietò di accoglierli.
Arrivo dell'esercito di soccorso
L'esercito di soccorso stabilì il campo ad un chilometro e mezzo dalle fortificazioni esterne romane.
I Galli uscirono dalla città e disposero le truppe nella piana davanti alle fortificazioni interne romane.
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Giulio Cesare in Gallia
L'assediato diventò Cesare che con cinquantamila uomini doveva difendersi dagli ottantamila di Alesia e dai
duecentocinquantamila dell'esercito di soccorso.
La prima battaglia
La battaglia ebbe inizio a mezzogiorno con l'attacco della cavalleria gallica dall'esterno e terminò al
tramonto. L'esito fu a lungo incerto. Poi i Germani concentrarono il loro attacco in un solo punto e
riuscirono a respingere e a porre in fuga i Galli. Vercingetorix rientrò in città.
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Giulio Cesare in Gallia
La seconda battaglia
Dopo un giorno di intervallo, i Celti ripresero l'iniziativa. A mezzanotte i Galli sferrarono l'attacco
dall'esterno. Immediatamente Vercingetorix fece una sortita. La battaglia continuò fino all'alba quando i
Galli esterni si ritirarono. Vercingetorix fu costretto a rientrare in Alesia.
La terza battaglia
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Giulio Cesare in Gallia
I Romani avevano dovuto lasciare fuori delle loro fortificazioni il Mont Rea a causa della grandezza del suo
perimetro. Alla base del colle, in discesa, correva la linea fortificata dove era stato posto un campo. Il
presidio era costituito da due legioni guidate da Gaius Antistius Reginus e da Gaius Caninius Rebilus.
Sessantamila Galli furono scelti tra i migliori soldati e posti al comando di Vercassivellaunus per attaccare il
colle. Durante la notte i Galli si avvicinarono al monte.
Verso mezzogiorno i Celti scatenarono l'attacco in diversi punti contro la linea fortificata dai Romani. La
cavalleria gallica entrò nella piana. Vercingetorix uscì da Alesia.
La battaglia si estese lungo tutta la linea fortificata. Cesare si pose in una posizione alta per avere una
visione complessiva del campo di battaglia.
Il punto più debole era la zona attaccata da Vercassivellaunus. Sei coorti, sotto il comando di Labienus,
vennero mandate a sostenere Reginus e Rebilus.
Anche altre zone erano in difficoltà a causa del numero dei Galli. Cesare inviò in soccorso ai presidi le coorti
di riserva prima con Decimus Iunius Brutus Albinus e poi con Gaius Fabius.
La cavalleria gallica nella piana venne respinta.
Labienus era sempre sottoposto agli attacchi delle forze preponderanti di Vercassivellaunus.
Cesare comandò alla cavalleria di aggirare le posizioni di Vercassivellaunus. Poi scese in campo per guidare
il contrattacco. I legionari videro il suo mantello rosso. Uscirono dalle fortificazioni con la spada in mano. I
Galli si difesero ma improvvisamente la cavalleria irruppe alle loro spalle. I Celti volsero in fuga proprio nel
settore principale del combattimento. Vercassivellaunus venne catturato. Sedullus, capo dei Lemovices,
venne ucciso.
I Galli avevano perso per la terza volta.
Vercingetorix, vedendo ormai l'inutilità di continuare a combattere, si ritirò in Alesia.
L'esercito di soccorso iniziò una disordinata ritirata. La cavalleria si lanciò all'inseguimento.
Verso mezzanotte la cavalleria raggiunse e travolse la retroguardia dei Galli in fuga.
L'esercito gallico cessò di esistere. I sopravvissuti tornarono nei loro territori.
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Giulio Cesare in Gallia
Dopo la vittoria
Il giorno dopo Vercingetorix si consegnò a Cesare. Anche gli altri capi e i difensori di Alesia si arresero.
Ad ogni soldato venne dato un prigioniero come preda di guerra.
Poi Cesare si diresse nel paese degli Haedui, che fecero atto di sottomissione. Anche gli Arverni mandarono
ambasciatori. Ventimila prigionieri arverni ed edui vennero liberati.
I quartieri d'inverno vennero così stabiliti:
-
Labienus con due legioni e la cavalleria nel paese dei Sequani;
Gaius Fabius e Lucius Minucius Basilus con due legioni nel paese dei Remi;
Gaius Antistius Reginus con una legione nel paese degli Ambivareti;
Titus Sextius con una legione nel paese dei Bituriges;
Gaius Caninius Reginus con una legione nel paese dei Ruteni;
Quintus Tullius Cicero a Cavillo, odierna Chalons-sur-Saône, nel paese degli Haedui;
Publius Sulpicius a Matisco, odierna Maçon, nel paese degli Haedui;
Cesare a Bibracte, capitale degli Haedui.
Avuta notizia della vittoria di Cesare, a Roma vennero indette celebrazioni per venti giorni.
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Giulio Cesare in Gallia
Nomi di luoghi
Agedincum Senonum - Città della Gallia Celtica. Abitata dai Senones. Sens.
Albingaunum - Città. Albenga.
Albintimilium - Città. Ventimiglia.
Alesia - Città della Gallia Celtica. Alise-Sainte-Reine. Capitale dei Mandubi.
Alpis Cottia - Monte. Monginevro. Alpi Cozie. Alpes Cottiennes.
Alpis Poenina - Monte. Gran San Bernardo. Alpi Pennine. Tra il Piemonte e il Vallese.
Aquae Sextiae - Città della Gallia Narbonese. Aix-en-Provence. Nel 102 a.C. il generale romano Mario vi
sconfisse i Teutoni che tentavano di invadere l'Italia.
Aquae Tarbellicae - Città della Aquitania. Dax.
Arausio - Città. Orange.
Arar - Fiume. Saona. Saône.
Arduenna - Foresta. Ardenne.
Arelate - Città della Gallia Narbonense. Arles.
Argentorate - Città. Strasburgo. Strasbourg.
Armorica - Nord-ovest della Gallia.
Argentomagus - Città della Gallia Celtica. Argenton-Saint-Marcel.
Atuatuca - Città della Gallia Belgica. Tongres. Tongeren.
Augusta Nemetum - Città. Vedi Noviomagus. Spira. Speyer.
Augusta Rauricorum - Città della Helvetia. Vedi Raurica.
Augusta Taurinorum - Città della Gallia Cisalpina. Fondata nel 28 a.C. dall'imperatore Augusto su un
precedente insediamento dei Galli Taurini. Torino.
Augusta Treverorum - Città. Treviri. Trier.
Augusta Vindelicorum o Vindelicum - Città della Germania. Augusta.
Augustaritum - Città della Gallia. Limoges.
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Giulio Cesare in Gallia
Augustobona - Città della Gallia. Troyes.
Augustodunum - Città della Gallia. Capitale degli Haedui. Autun.
Augustodurum - Città della Gallia. Bayeux.
Augustonemetum - Città della Gallia. Capitale degli Arverni. Clermont-Ferrand.
Augustoritum - Città della Gallia Celtica. Capitale dei Lemovices. Limoges.
Autricum - Città della Gallia Celtica. Abitata dai Carnuti. Chartres.
Aureliani - Città della Gallia. Orléans.
Avaricum - Città della Gallia Celtica. Capitale dei Bituriges Cubi. Bourges.
Aventicum - Città della Gallia. Avenches.
Axona - Fiume. Aisne.
Basilia - Città. Basilea. Basel. Bâle.
Bibracte - Città della Gallia. Capitale degli Haedui. Mont-Beuvray?. Sostituita da Augustodunum.
Bituriges - Città della Gallia Celtica. Capitale dei Bituriges Cubi. Bourges. Vedi Avaricum.
Bonna - Città della Germania . Bonn.
Borbetomagus - Città della Germania. Worms.
Bratuspantium - Città della Gallia Belgica. Capitale dei Bellovaci. Beauvais?
Brigantio - Città della Gallia. Briançon.
Burdigala - Città e porto della Aquitania. Bordeaux.
Cabillonum - Città. Chalon-sur-Saône.
Caesarodunum - Città della Gallia. Tours.
Camulodunum - Città della Britannia. Fondata dai Catuvellauni nel territorio dei Trinovantes. Lexden, presso
Colchester.
Cantium - Regione della Britannia. Kent.
Calleva Atrebatum - Città della Britannia. Capitale degli Atrebates. Silchester.
Carcaso - Città della Gallia Narbonensis. Carcassonne.
Cenabum Carnutum - Città della Gallia Celtica. Capitale dei Carnuti. Orléans. Il nome attuale deriva da
quello dell'imperatore Aureliano.
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Giulio Cesare in Gallia
Cenabum Aureliani - Città. Vedi Cenabum Carnutum.
Colonia Agrippinensium - Città nel territorio degli Ubii. Colonia. Köln.
Colonia Ulpia Traiana - Città della Germania. Xanten.
Condate Redonum - Città della Gallia Celtica. Capitale dei Redones. Rennes.
Confluentes - Città della Germania. Coblenza. Koblenz.
Darioritum - Città della Gallia. Capitale dei Veneti. Vannes.
Divodurum - Città della Gallia. Metz.
Divona - Città della Gallia. Capitale dei Cadurci. Cahors.
Druentia - Città della Gallia. Durance.
Durcortorum - Città della Gallia belgica. Capitale dei Remi. Reims.
Elavier - Fiume. Allier.
Excingomagus - Città della Gallia. Exilles.
Forum Iulii - Città e porto della Gallia Narbonense. Nel 50 a.C. venne fondata da Giulio Cesare. Fréjus.
Gallia Cisalpina - Provincia romana. Italia settentrionale (Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia,
Trentino, Istria).
Gallia Narbonensis - Provincia romana. Gallia meridionale. Provence.
Garumna - Fiume. Garonna. Garonne.
Geneva - Città della Gallia Narbonense. Abitata dagli Allobroges. Ginevra. Genève.
Genua - Città della Gallia Cisalpina. Genova.
Gergovia - Città della Gallia Celtica. Capitale degli Arverni. Venne sostituita da Augustonenemetum (odierna
Clermont-Ferrand).
Gorgobina - Città della Gallia Celtica. Abitata dai Boi.
Iuliobona - Città della Gallia Celtica. Lillebonne.
Iuliomagus Andecavorum - Città della Gallia Celtica. Angers.
Lemannus Lacus - Lago. Lago di Ginevra. Lac Léman.
Liger - Fiume. Loira. Loire.
Limonum - Città della Gallia Celtica. Poitiers.
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Giulio Cesare in Gallia
Lingones - Città della Gallia Celtica. Langres.
Lugdunum - Città della Gallia. Fondata nel 43 a.C. da Lucius Munatius Plancus. Lione. Vi nacque l'imperatore
Claudio.
Lutetia Parisiorum - Città della Gallia Celtica. Parigi. Paris.
Massalia - Città greca. Marsiglia. Marseille.
Matrona - Fiume. Marna. Marne.
Mediolanum - Città della Gallia Cisalpina. Milano.
Mediolanum Santonum - Città della Gallia Celtica. Capitale dei Santoni.
Mogontiacum - Città della Germania. Magonza. Mainz.
Mosa - Fiume. Mosa. Meuse.
Narbo Martius - Città della Gallia Narbonense. Narbona. Narbonne.
Nemausus - Città della Gallia Narbonense. Nîmes.
Nicaea - Città della Gallia Cisalpina. Nizza. Nice.
Noviodunum - Città della Gallia Belgica. Capitale dei Suessiones. Trasferita ad Augusta Suessionum
sull'Axona. Soissons.
Noviodunum - Città della Gallia Celtica. Abitata dai Bituriges. Sancerre,
Noviodunum - Città della Helvetia. Nyon.
Noviodunum - Città della Gallia Celtica. Abitata dagli Haedui. Nevers.
Noviomagus - Città. Capitale dei Batavi. Nimega. Nijmegen.
Noviomagus - Città della Germania. Vedi Augusta Nemetum. Spira. Speyer.
Noviomagus Regesium - Città della Britannia. Chichester.
Octoduros - Città del Vallese. Capitale dei Veragri. Forum Claudii Vallensium. Martigny.
Petrocorii - Città della Gallia. Périgeux.
Portus Itius - Porto sul Canale della Manica. Punto di partenza verso la Britannia. Boulogne? Wissant?
Portus Namnetum - Città della Gallia. Nantes.
Pyrenaei - Monti. Pirenei.
Raurica - Città della Helvetia. Fondata nel 43 a.C. da Lucius Munatius Plancus. Basilea.
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Giulio Cesare in Gallia
Rhenus - Fiume. Reno. Rhin.
Rhodanus - Fiume. Rodano. Rhône.
Rigomagus - Città della Germania. Remagen.
Rotomagus - Città della Gallia. Rouen.
Sabis - Fiume. Sambre o Selle.
Samarobriva - Città. Capitale degli Ambiani. "Ponte sulla Samara". Amiens.
Samara - Fiume. Somme.
Segontium - Città della Britannia. Caernarvon.
Sequana - Fiume. Senna. Seine.
Sion - Città del Vallese. Capitale dei Seduni.
Sotium - Città dell'Aquitania. Capitale dei Sotiati.
Tamesis - Fiume della Britannia. Tamigi.
Tolosa - Città della Gallia Narbonense. Tolosa. Toulouse.
Turicum - Città. Zurigo. Zürich.
Turones - Città della Gallia. Tours. Vedi Caesarodunum.
Uxellodunum - Città della Gallia. Puy d'Issoloud.
Vellaunodunum - Città della Gallia Celtica.
Venta Belgarum - Città della Britannia. Capitale dei Belgae. Winchester, Hampshire.
Verulamium - Città della Britannia. Capitale dei Catuvellauni. St. Albans.
Vienna - Città della Gallia Narbonense. Capitale degli Allobroges. Vienne.
Vindonissa - Città della Svizzera. Windish. Non lontano da Zurigo.
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Giulio Cesare in Gallia
Nomi di popoli
Abricantui - Popolo celta. Armorica.
Allobroges - Popolo celta.
Ambiani - Popolo celta. Gallia Belgica.
Ambibarii - Popolo celta.
Ambiliati - Popolo celta.
Ambivareti - Popolo celta.
Ancalites- Popolo celta. Britannia.
Andes - Popolo celta.
Arverni - Popolo celta.
Atrebates - Popolo celta. Gallia Belgica.
Atrebates - Popolo celta. Britannia. Capitale Calleva Atrebatum. Silchester.
Atuatuci - Popolo celta. Gallia Belgica.
Aulerci - Popolo celta. Armorica.
Aulerci Eburovices - Popolo celta. Armorica.
Aulerci Diablintes - Popolo celta. Armorica.
Ausci - Popolo celta. Aquitania.
Batavi - Popolo germanico.
Belgae - Popolo celta. Britannia. Capitale Venta Belgarum.
Bellovaci - Popolo celta. Gallia Belgica.
Bibroci - Popolo celta. Britannia.
Bigerriones - Popolo celta. Aquitania.
Bituriges Cubi - Popolo celta.
Bituriges Vivisci - Popolo celta.
Blannovii - Popolo celta.
Boi - Popolo celta.
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Giulio Cesare in Gallia
Brannovici - Popolo celta.
Britanni - Popolo celta.
Cadurci - Popolo celta. Gallia Celtica.
Caleti - Popolo celta. Gallia Belgica.
Carnutes - Popolo celta.
Cassi - Popolo celta. Britannia.
Catuvellauni - Popolo celta. Britannia. Capitale Verulamium.
Cenimagni - Popolo celta. Britannia.
Cenomani - Popolo celta.
Ceresi - Popolo celta. Gallia Belgica.
Cimbri - Popolo germanico.
Cocosates - Popolo celta. Aquitania.
Condrusi - Popolo germanico. Gallia Belgica.
Coriosolites - Popolo celta. Armorica.
Eburones - Popolo celta. Gallia Belgica.
Eleuteti - Popolo celta.
Elusati - Popolo celta. Aquitania.
Eudosii - Popolo germanico. Sedusi.
Esuvii - Popolo celta.
Gabali - Popolo celta. Gallia Celtica.
Garunni - Popolo celta. Aquitania.
Gates - Popolo celta. Aquitania.
Haedui - Popolo celta. Edui.
Harudi - Popolo germanico. Arudi.
Helvetii - Popolo celta. Elvezi.
Latovici - Popolo celta.
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Giulio Cesare in Gallia
Lemovices - Popolo celta. Capitale in età imperiale Augustoritum. Limoges.
Lexovii - Popolo celta. Noviomagus Lexiovorum. Lisieux.
Lingones - Popolo celta. Abitanti nel terriorio dell'odierna Langres.
Mandubii - Popolo celta. Aveva per capitale Alesia.
Marcomanni - Popolo germanico.
Mediomatrici - Popolo celta. Gallia Belgica.
Meldi - Popolo celta.
Menapii - Popolo celta. Gallia Belgica. Abitanti del Brabante.
Morini - Popolo celta. Gallia Belgica.
Nantuates - Popolo celta.
Nemetes - Popolo celta. Abitanti nel territorio dell'odierna Speier.
Namnetes - Popolo celta. Armorica. Nantes.
Nervii - Popolo celta. Gallia Belgica.
Nitiobroges - Popolo celta. Gallia Celtica.
Osismii - Popolo celta. Armorica.
Parisii - Popolo celta. Gallia.
Parisii - Popolo celta. Britannia. Abitanti nell'attuale Yorkshire.
Pemani - Popolo celta. Gallia Belgica.
Petrocorii - Popolo celta.
Pictones - Popolo celta. Poitou.
Ptianii - Popolo celta. Aquitania.
Rauraci seu Raurici - Popolo celta.
Redones - Popolo celta.
Remi - Popolo celta. Gallia Belgica.
Ruteni - Popolo celta. Gallia Celtica.
Santoni seu Santones - Popolo celta.
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Giulio Cesare in Gallia
Seduni - Popolo celta.
Segni - Popolo germanico. Gallia Belgica.
Segontiaci - Popolo celta. Britannia. Esisteva una città di nome Segontium (Caernarvon, nel Galles).
Segusiavi - Popolo celta.
Sequani - Popolo celta.
Sibuzates - Popolo celta. Aquitania.
Sotiati - Popolo celta. Aquitania.
Suebi - Popolo germanico. Svevi.
Suessiones - Popolo celta. Gallia Belgica.
Sugambri - Popolo germanico.
Tarbelli - Popolo celta. Aquitania.
Tarusati - Popolo celta. Aquitania.
Tectosages - Popolo celta.
Tenctheri - Popolo germanico.
Teutoni - Popolo germanico.
Tigurini - Popolo celta.
Treveri - Popolo celta misto con elementi germanici.
Triboci - Popolo germanico.
Trinovantes - Popolo celta della Britannia.
Tulingi - Popolo celta.
Tungri - Popolo celta. Gallia Belgica. Abitanti nel territorio dell'odierna Tongres, Tongeren.
Turoni - Popolo celta.
Ubii - Popolo germanico.
Unelli - Popolo celta. Vedi Venelli. Armorica.
Usipetes - Popolo germanico.
Vangiones - Popolo germanico. Abitanti nel territorio dell'odierna Worms.
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Giulio Cesare in Gallia
Vellavii - Popolo celta.
Veragri - Popolo celta.
Venelli - Popolo celta. Vedi Unelli. Armorica.
Veliocassi - Popolo celta. Gallia Belgica.
Veneti - Popolo celta. Armorica.
Viromandui - Popolo celta. Gallia Belgica.
Vocati - Popolo celta. Aquitania.
Vocontii - Popolo celta.
Volci Arecomici - Popolo celta.
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Giulio Cesare in Gallia
Nomi di persone
Accius - Ambasciatore dei Remi.
Acco - Capo della fazione antiromana dei Senones.
Adiatuanos - Capo dei Sotiates.
Ambiorix - Capo degli Eburones.
Andecomborius- Ambasciatore dei Remi.
Ariovistus - Generale germanico della tribù degli Svevi.
Boduognatus - Generale dei Nervi.
Camulogenus - Generale dei Parisii.
Carvilius - Uno dei quattro re del Cantium.
Cassivellaunus - Capo dei Britanni.
Catuvolcus - Capo degli Eburones.
Cavarillus - Nobile eduo. Capo della fanteria.
Cavarinus - Re dei Senones. Amico dei Romani.
Celtillus - Capo degli Arverni. Padre di Vercingetorix.
Cingetorix - Capo della fazione filo-romana dei Treveri.
Cingetorix - Uno dei quattro re del Cantium.
Commius - Capo degli Atrebates. Inizialmente filoromano, poi passò nel partito avverso.
Conconnetodumnus - Capo dei Carnutes. Antiromano.
Convictolitavis - Capo degli Haedui. Antiromano.
Cotus - Capo degli Haedui. Rivale di Convictolitavis.
Decimus Iunius Brutus Albinus - Legato di Cesare. Sarà uno dei congiurati che uccideranno Cesare.
Diviciacus - Capo della fazione filo-romana degli Edui. Fratello di Dumnorix.
Dumnorix - Capo della fazione antiromana degli Edui. Fratello di Diviciacus.
Eporedorix - Nobile eduo. Inizialmente amico di Cesare, poi antiromano.
Eporedorix - Generale eduo antiromano. Fratello di Vercingetorix.
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Giulio Cesare in Gallia
Gaius Antistius Reginus - Legato di Cesare.
Gaius Caninius Rebilus - Legato di Cesare.
Gaius Fabius - Legato di Cesare.
Gaius Trebonius - Legato di Cesare.
Gaius Valerius Domitianus - Figlio di Caburus. Comandante degli Helvii.
Gaius Valerius Procillus - Ambasciatore di Cesare presso Ariovisto. Figlio di Gaio Valerio Carburo, divenuto
cittadino romano per concessione di Gaio Valerio Flacco.
Gaius Volcacius Tullus - Ufficiale di Cesare.
Gneus Pompeius - Triumviro.
Gutruatus - Capo dei Carnutes. Antiromano.
Indutiomarus - Capo della fazione antiromana dei Treveri.
Litaviccus - Generale degli Haedui. Antiromano.
Lucius Arunculeius Cotta - Legato di Cesare.
Lucius Minucius Basilus - Ufficiale di Cesare.
Lucius Munatius Plancus - Legato di Cesare. Appoggiò i congiurati del 44.
Lucius Roscius Fabatus - Legato di Cesare.
Lucterius - Generale di Vercingetorix. Cadurco.
Mandubracius - Figlio del re dei Trinovantes.
Marcus Iunius Silanus- Legato di Cesare.
Marcus Licinius Crassus - Questore di Cesare. Figlio maggiore del triumviro Marcus Licinius Crassus.
Marcus Maecius - Ambasciatore di Cesare presso Ariovisto. Legato da vincolo di ospitalità con Ariovisto.
Marcus Trebonius Gallus - Ufficiale di Cesare.
Moristagus - Re dei Senones. Fratello di Cavarinus.
Publius Crassus - Legato di Cesare. Figlio del triumviro Marcus Licinius Crassus. Morirà con il padre
combattendo in Mesopotamia.
Publius Sulpicius Rufus - Legato di Cesare.
Quintus Atrius - Ufficiale di Cesare.
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Giulio Cesare in Gallia
Quintus Cicero - Legato di Cesare. Fratello di Marcus Tullius Cicero. Sarà suo avversario nella guerra civile
con Pompeo. Approverà l'assassinio di Cesare.
Quintus Pedius - Legato di Cesare.
Quintus Titurius Sabinus - Legato di Cesare.
Quintus Velanius - Ufficiale di Cesare.
Sedullus - Capo dei Lemovices.
Segovax - Uno dei quattro re del Cantium.
Servius Galba - Legato di Cesare.
Tasgetius - Re dei Carnutes.
Taximagulus - Uno dei quattro re del Cantium.
Titus Labienus - Legato di Cesare. Sarà suo avversario nella guerra civile con Pompeo.
Titus Sextius - Legato di Cesare.
Titurius Sabinus - Legato di Cesare.
Titus Sillius - Ufficiale di Cesare.
Titus Terrasidius - Ufficiale di Cesare.
Valetiacus - Capo degli Haedui. Padre di Cotus.
Vercassivellaunus - Nobile arverno. Cugino di Vercingetorix.
Viridomarus - Nobile eduo.
Viridovix - Capo dei Venelli.
Vortico - Nobile dei Nervii. Amico dei Romani.
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Giulio Cesare in Gallia
Sistemi di misura
1 miliarum spatium = 1,479 Km
1 passus = 1,479 metri
1 pes = 29,6 centimetri
1 digitus = 1,84 centimetri
Miglia
KM
1
1,479
2
2,958
3
4,437
4
5,916
5
7,395
6
8,874
7
10,353
8
11,832
9
13,311
10
14,79
Passi
Metri
1
1,479
10
14,79
100
147,9
200
295,8
300
443,7
400
591,6
500
739,5
600
887,4
700
1035,3
800
1183,2
900
1331,1
1000
1479
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Giulio Cesare in Gallia
Riferimenti bibliografici
Caio Velleio Patercolo
Storia romana
Rizzoli
Cassio Dione
Storia romana
Rizzoli
Floro
Epitome di storia romana
Rusconi
Giulio Cesare
De bello gallico
Bompiani
Giulio Cesare
Le guerre in Gallia
Mondadori
Giulio Cesare
La guerra gallica
Einaudi
Plutarco
Vite parallele
Mondadori
Strabone
Geografia - Iberia e Gallia (libri III e IV)
Rizzoli
Svetonio
Vite dei Cesari
Rizzoli
Canfora L.
Giulio Cesare - Il dittatore democratico
Laterza
Carcopino J.
Giulio Cesare
Rusconi
Ellis P. B.
L'impero dei Celti
Piemme
Jehne M.
Giulio Cesare
Il Mulino
Michelet J.
Storia di Roma
Rusconi
Mommsen Th.
Storia di Roma antica
Sansoni
Mommsen Th.
Le Provincie romane - Da Cesare a Diocleziano
Sansoni
Piganiol A.
Le conquiste dei Romani
EST
Scullard H. H.
Storia del mondo romano
Rizzoli
Zecchini G.
Vercingetorige
Laterza
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