Ricerche - Infanzia e Adolescenza

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Ricerche - Infanzia e Adolescenza
infanzia
e
adolescenza
Ricerche
Vol. 6, n. 3, 2007
Alessitimia e adolescenza: studio preliminare di validazione
della TAS-20 su un campione di 360 adolescenti italiani
VALERIA LA FERLITA, MARIA BONADIES, LUIGI SOLANO,
LUIGI DE GENNARO, PATRIZIA GONINI
Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica, Università di Roma La Sapienza
RIASSUNTO: Obiettivo: Effettuare una prima applicazione della TAS-20 per l’alessitimia su adolescenti
e verificare la sua eventuale associazione con distress psicologico, comportamento alimentare e stili di attaccamento. Metodo: A 360 studenti di scuola media superiore è stata somministrata la TAS-20; a 160 soggetti del campione totale sono stati inoltre somministrati: SCL-90, per il distress psicologico; EAT, per i disturbi alimentari; ASQ, per lo stile di attaccamento. Risultati: L’analisi fattoriale esplorativa ha evidenziato
la stabilità di 2 fattori della TAS-20 (Difficoltà di Identificazione e di Descrizione dei Sentimenti) e l’instabilità del terzo fattore che risulta diviso in due fattori che abbiamo denominato: “Difficoltà nel Contatto e nell’Utilizzo delle Emozioni” e “ Pensiero Orientato all’Esterno”. Nell’insieme i 4 fattori spiegano il 44,5% della
varianza totale. La TAS-20 è risultata correlata significativamente con l’SCL-90, l’EAT e lo stile di attaccamento insicuro (ASQ). Conclusioni: La struttura della TAS-20 è risultata parzialmente replicabile negli adolescenti. Coerentemente con la letteratura su adulti, nel campione di adolescenti esaminato l’alessitimia è risultata associata a problemi psicologici e comportamentali, nonché ad attaccamento insicuro. Ulteriori indagini
longitudinali sono necessarie per valutare la possibilità che tratti alessitimici adolescenziali possano predire forme cliniche di disagio in età adulta.
PAROLE CHIAVE: alessitimia, adolescenza, disturbi alimentari.
ABSTRACT: Objective: Applying the TAS-20 for alexithymia to adolescents and analyzing the associations
with psychological distress, eating behavior, and styles of attachment. Method: TAS-20 was administered to
360 secondary school students. SCL-90 (for psychological distress), EAT (for eating disorders) and ASQ (for
attachment styles) were administered to 160 students of the total sample. Results: Explorative factor analysis showed that two of the three factors of the TAS-20 (Difficulty Identifying and Describing Feelings) were
stable. The third factor, however, was unstable and was divided into two further factors, “Difficulty being in
Touch and Using Feelings” and “Externally Oriented Thinking.” The four factors explain the 44,5% of the
total variance. The TAS-20 showed significant correlations with psychological symptoms (SCL-90), eating disorders (EAT), and insecure attachment (ASQ). Conclusions: The factor structure of the TAS-20 was partially replicable on adolescents. Consistently with findings on adults, alexithymia was associated with psychological and behavioral problems as well as with insecure attachment. Further studies are needed to investigate whether alexithymic features in adolescence might be predictors of clinical disorders in adulthood.
KEY WORDS: Alexithymia, adolescence, eating disorders.
■ Introduzione
al costrutto dell’alessitimia
Il termine alessitimia (dal greco α= assenza, lexis =
linguaggio, thymos = emozioni, ossia “assenza di parole per le emozioni”), coniato da Nemiah e Sifneos
(1970), indica un disturbo affettivo-cognitivo caratteriz-
zato da una particolare difficoltà a identificare e comunicare le proprie emozioni.
Il soggetto alessitimico appare deficitario nella dimensione cognitiva ed esperienziale dell’emozione
(Taylor, 1994), a causa di una mancanza di collegamento tra questa dimensione e quella fisiologica e
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motoria-comportamentale (Taylor, Bagby e Parker,
1997). I livelli fisiologico e motorio-comportamentale
rimarrebbero quindi privi di riconoscimento e di regolazione da parte di una componente più cosciente,
simbolica e verbale; non vi sarebbe inoltre la possibilità, data la difficoltà di accedere alla funzione rappresentazionale degli affetti, di utilizzare l’attività immaginativa e i rapporti interpersonali nella modulazione e
nella regolazione delle emozioni.
L’alessitimia si manifesta dunque come una evidente incapacità a riconoscere e verbalizzare i propri stati emotivi e a distinguerli dalle sensazioni corporee;
una scarsa attività onirica e povertà di fantasia (Krystal,
1988); una gestualità ridotta ed espressioni facciali
molto limitate insieme ad una scarsa capacità di riconoscere le espressioni facciali delle emozioni e ad
uno stile cognitivo pragmatico orientato prevalentemente all’esterno (Nemiah, Freyberger e Sifneos,
1976).
Sebbene il costrutto di alessitimia nasca nell’ambito
dello studio del funzionamento mentale dei soggetti affetti da malattie somatiche e il soggetto alessitimico sia
risultato nei fatti più a rischio rispetto all’insorgenza di
numerose patologie somatiche (Kauhanen, Kaplan,
Cohen, Salonen e Salonen, 1994; Todarello, Casamassima, Daniele, Marinaccio, La Pesa e Caradonna, 1994;
Carta, Orru, Hardoy e Carpiniello, 2000; Waldstein,
Kauhanen, Neumann e Katzel, 2002), caratteristiche
alessitimiche sono state messe in evidenza in molte
problematiche non direttamente somatiche, soprattutto in quelle in cui si può teorizzare che un’emozione
non regolata, non elaborata, si esprima in agito piuttosto che nel corpo: disturbi del comportamento alimentare (Jimerson, Wolfe, Franko, Covino e Sifneos, 1994;
Cochrane, Brewerton, Wilson e Hodges, 1993; Bourke,
Taylor, Parker e Bagby, 1992), disturbi ansiosi e depressivi (Zeitlin e McNally, 1993; Honkalampi, Saarinen, Hintikka, Virtanen e Viinamaki, 1999), attacchi di
panico (Parker, Taylor, Bagby e Acklin, 1993; Sancassiani, Larocca, Di Trani e Solano, 2004), tossicodipendenze (Haviland, Hendrix, Shaw e Henry, 1994).
Dall’iniziale distinzione tra alessitimia primaria e
secondaria (Freyberger, 1977) e di alessitimia come
tratto di personalità stabile, oppure dipendente da
uno stato momentaneo (Taylor et al., 1997), si è progressivamente giunti ad una concezione evolutiva e
adattiva di questo costrutto come dimensione clinica
trasversale “transnosografica”. Questo spostamento di
prospettiva è stato possibile grazie all’interesse crescente del ruolo svolto dagli affetti nello sviluppo infantile precoce (Infant Research: Stern, 1985; Emde,
1988) e alla contestualizzazione del costrutto all’interno del modello della Regolazione Affettiva (Taylor et
al., 1997), intesa come funzione strettamente legata,
nella specie umana, al rapporto con l’accudente.
Grotstein (1986, 1987, 1990, 1991) ha posto il concetto di regolazione affettiva e fisiologica, realizzata
inizialmente nel rapporto con il caregiver e successivamente in via autonoma, alla base della salute e della patologia. I diversi disturbi fisici e mentali, all’interno del modello della regolazione degli affetti, vengono interpretati dunque come carenze di regolazione e,
allo stesso tempo, come tentativi di ristabilirla.
Infatti, numerose ricerche sugli stili di attaccamento nell’infanzia hanno confermato che la sensibilità e
la reattività del caregiver principale agli stati emotivi
del bambino svolgono un ruolo determinante nel modo in cui il bambino, e poi l’adolescente, impara a regolare gli affetti disturbanti e ad entrare in relazione
con gli altri. Le esperienze di attaccamento nella prima infanzia influenzano dunque lo sviluppo degli
schemi emotivi, l’immaginazione ed altre abilità cognitive implicate nella regolazione affettiva (Cassidy,
1994; Fonagy e Target, 1997). Infatti come l’alessitimia,
uno stile di attaccamento insicuro è risultato essere un
fattore di rischio per l’insorgenza di patologie somatiche (Kotler, Buzwell e Romeo, 1994; Fowler, 2002;
Schmidt, Nachtigall, Wuethrich e Strauss, 2002).
Ricerche condotte su adolescenti e adulti mostrano
che soggetti con stile di attaccamento sicuro riferiscono livelli modesti di affetti negativi e formano delle relazioni forti con gli altri, ai quali si rivolgono per cercare conforto quando si trovano in situazioni di disagio emotivo (Kobak e Sceery, 1988; Schaffer, 1993;
Mikulincher e Orbach, 1995; Priel e Shamai, 1995;
Pecci, De Gennaro e Solano, 2002). Adolescenti con
stile di attaccamento insicuro-preoccupato mostrano
invece una maggiore espressione di emozioni negative sul piano non verbale e manifestano anche dei deficit nella capacità di regolare l’ansia, la depressione e
altri affetti negativi (Zimmermann, 1999).
L’adolescenza negli ultimi anni sta attirando sempre
più l’attenzione degli studiosi: è il periodo in cui entrano in crisi molti significati connessi alla propria immagine e alla costituzione di una propria identità, anche rispetto al contesto sociale e familiare, generando
confusione nel Sé e nel contesto di appartenenza (Nicolò e Zavattini, 2003).
Con il termine di adolescenza si intende, in senso
strettamente cronologico, quella fase complessa della
vita compresa tra la pubertà e la maturità, un periodo
di transizione dalla dipendenza dell’infanzia all’indi-
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pendenza dell’età adulta. È molto difficile essere specifici sull’inizio di questo periodo e sulla sua fine, poiché gli avvenimenti che segnano il passaggio da una
fase all’altra cambiano anche rispetto all’epoca storica
e alla cultura di appartenenza. Tuttavia, nella nostra
cultura, il periodo adolescenziale viene considerato in
genere compreso tra i dodici e i venti anni (Nicolò e
Zavattini, 2003).
L’aspetto più evidente di tale periodo è la profonda trasformazione che interessa l’adolescente a diversi livelli: biologico-sessuale, sociale e psicologico, tutti strettamente interconnessi.
A livello biologico, i cambiamenti somatici della
pubertà, che danno inizio al periodo adolescenziale,
costituiscono un momento di vera e propria trasformazione che porta alla comparsa dei caratteri sessuali secondari e della capacità riproduttiva. L’inizio di una
nuova fase dello sviluppo psico-sessuale comporta sia
la perdita dell’immagine del proprio corpo infantile,
sia la progressiva identificazione con il proprio ruolo
sessuale. La conseguenza di questa “metamorfosi” è la
comparsa di ansie, insicurezze e frustrazioni, dovute
all’accettazione della nuova immagine di sé e all’abbandono delle figure genitoriali come unico referente
affettivo.
A livello sociale Erikson (1968, 1982) colloca l’adolescenza all’interno di un periodo, che ha inizio con
l’infanzia, in cui l’identità finale è il risultato di un’elaborazione delle identificazioni con le figure del passato integrate con figure significative del presente. Questo delicato processo è strettamente legato alla cultura sociale di appartenenza, elemento che secondo
Erikson influenza in modo particolare l’adolescenza rispetto ad altre tappe del ciclo vitale, poiché proprio in
questa fase della vita la società conferma l’individuo
inserendolo in strutture ideologiche in cui egli può riconoscersi e sentirsi riconosciuto.
Inoltre sul piano cognitivo si assiste in questa fase
della vita all’acquisizione della capacità di ragionamento astratto che consente all’adolescente di riflettere sul proprio pensiero e su quello degli altri. Piaget
(1936) definisce l’ultimo stadio dello sviluppo cognitivo, che si consegue circa a 15 anni, “pensiero operativo formale” per la capacità acquisita di capire e
creare principi generali o regole formali che consentono di spiegare in astratto molti aspetti dell’esperienza umana.
Dal punto di vista psicologico, per lungo tempo lo
studio sull’adolescenza è rimasto ancorato alle teorie
e alle osservazioni cliniche della psicoanalisi. L’aspetto su cui è stata focalizzata l’attenzione è stato quello
inerente alle trasformazioni intrapsichiche, sollecitate
dalla maturazione corporea e sessuale e dall’emergere delle pulsioni sessuali.
Nell’adolescenza infatti, forse più che nelle altre fasi del ciclo di vita, il mondo emozionale gioca un ruolo fondamentale. L’ambivalenza emotiva degli adolescenti, inevitabile in un percorso di crescita in cui la
personalità e l’identità non si sono ancora strutturate,
si riflette in tutti gli aspetti del loro percorso evolutivo. Gli studi psicoanalitici hanno messo in rilievo l’estrema permeabilità emotiva che caratterizza l’adolescenza, dovuta al riacutizzarsi della conflittualità edipica, all’incremento delle spinte libidiche e aggressive,
alla riedizione del processo di separazione–individuazione, alla ristrutturazione del sé corporeo e fisico. Anna Freud (1936), riallacciandosi al modello strutturale
delle pulsioni di Freud e quindi sottolineando l’importanza nella pubertà, dei cambiamenti somatici e dei loro effetti sul piano mentale, considera l’adolescenza
come una “lotta emotiva” contro le emozioni all’insegna dell’“estrema urgenza e immediatezza”.
La concezione dell’adolescenza sviluppata nel quadro della “life-span developmental psychology” (Baltes, Reese e Lipsitt, 1980; Rutter e Rutter, 1992) e all’interno del “modello focale” dell’adolescenza (Coleman,
1974; Coleman e Hendry, 1990) fa rientrare questa fase del ciclo di vita nella normale dinamica di continuità-cambiamento che contrassegna l’intero ciclo di
vita, attenuandone i caratteri di rottura e di problematicità e, conseguentemente, mitigando l’enfasi sulla instabilità e turbolenza emotiva, pone l’accento sui differenti compiti di sviluppo che in questa età si devono affrontare. Tale visione smussa gli aspetti
drammatici di questa fase e ne traccia un quadro più
composito e meno travagliato, in cui a momenti di intenso coinvolgimento emotivo fanno seguito periodi
di calma e assestamento delle posizioni acquisite.
Le ricerche empiriche condotte sulla rappresentazione che gli adolescenti hanno di sé e della propria
vita emotiva, mostrano un panorama variegato e contrastante: da alcune di esse emerge che generalmente
gli adolescenti si percepiscono sereni, sicuri, ben integrati nell’ambito familiare e sociale e fiduciosi rispetto alle prospettive future, mentre i conflitti o i disturbi relazionali ed affettivi sono circoscritti ad una
minoranza che presenta difficoltà a fronteggiare i compiti di sviluppo (Offer, Ostrov, Kennet e Howard,
1989; Offer e Schonert-Reichl, 1992; Siddique e
D’Arcy, 1984).
Altre indagini hanno invece avvalorato la tesi del
conflitto emozionale, evidenziando che gli adolescen-
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ti manifestano un’accentuazione delle emozioni negative e disforiche, una marcata ambivalenza emotiva, e
un elevato livello di intensità e labilità affettiva, a testimonianza delle difficoltà connesse alla strutturazione del senso di identità e alla costruzione di una rappresentazione di sé in cui integrare aspetti differenziati e discordanti (Flannery, Montemayor, Eberly e
Torquati, 1993).
Un’ulteriore linea di ricerca, ha focalizzato l’attenzione sulle modificazioni delle esperienze emotive
che avvengono nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza e nel corso stesso dell’adolescenza, mostrando
che, col progredire dell’età e col diversificarsi degli interessi di vita, e con l’acquisizione di più mature competenze cognitive, mutano le tipologie degli eventi
emozionali, si acuiscono la percezione delle reazioni
emozionali proprie e altrui e la capacità di denominarle e comunicarle, si accresce la gamma delle emozioni provate (Labouvie-Vief, De Voe e Bulka, 1998; Haviland-Jones, Gebelt e Stapley, 1997).
Negli ultimi anni la ricerca nell’ambito del modello
della regolazione affettiva e dell’alessitimia ha evidenziato la presenza di tale dimensione anche tra gli adolescenti. Negli studi finora effettuati sulla popolazione
adolescenziale è stata utilizzata la Twenty-items Toronto Alexithymia Scale (TAS-20) (Bagby, Parker e
Taylor, 1994a), lo strumento attualmente più efficace
per la misurazione del costrutto, nella versione validata sulla popolazione adulta. Da tali ricerche sono
emerse interessanti associazioni con: tendenze dissociative (Sayar e Kose, 2003; Sayar, Kose, Grabe e Topbas, 2005), disturbi del comportamento alimentare
(Greenberg, 1999; Merino, Godès e Pombo, 2002;
Zonnevylle-Bender, Van Goozen, Cohen-Kettenis, Van
Elburg e Van Engeland, 2004), disturbo post traumatico da stress (Ledouc, 2002), intelligenza emotiva (Coffey, Berenbaum e Kerns, 2003), abusi e maltrattamenti (Paivio e McCulloch, 2004).
Le suddette ricerche sottolineano e confermano
l’importanza delle emozioni nello strutturare le rappresentazioni interne di sé e delle interazioni (Emde,1999), avendo queste effetti di integrazione, organizzazione, sostegno allo sviluppo, soprattutto nella
fase adolescenziale. Le emozioni rappresentano dunque una “fonte di informazione” sulla propria identità,
i propri bisogni personali e sulle azioni necessarie a
soddisfare tali bisogni (Dafter, 1996).
È proprio partendo da queste premesse teoriche
che emerge la necessità di porre in risalto l’importanza dello sviluppo della capacità di identificare e descrivere le emozioni oltre che dei fattori che possono fa-
vorire o ostacolare tale sviluppo nella fase adolescenziale. L’alessitimia nell’adolescenza va considerata
dunque come possibile fattore predisponente ad una
patologia adolescenziale o adulta, come mediatore
degli effetti di situazioni traumatiche o comunque sfavorite, ma anche e soprattutto come indice evolutivo,
di sviluppo della capacità di regolazione affettiva.
La dimensione alessitimica, all’interno di questa ricerca, viene intesa come dimensione ideale per una
valutazione diagnostica che vada al di là del sintomo,
o lungo la quale valutare l’efficacia di interventi clinici, sebbene sia stata finora utilizzata, salvo rare eccezioni, essenzialmente nell’ambito della psicosomatica, e soprattutto in soggetti adulti (Solano, Capozzi,
Bonadies e Di Trani, 2006).
Avendo quindi valutato quelli che sono stati finora
gli impieghi del costrutto dell’alessitimia in età adolescenziale, appare utile di proporne un impiego valutativo che vada al di là della possibilità di predire il rischio di disturbi somatici ma soprattutto cerchi di individuare in età adolescenziale fattori favorenti e
protettivi della salute psicofisica dell’adolescente e del
futuro adulto.
■ La
misura dell’alessitimia negli adulti
L’ideazione della Toronto Alexithymia Scale (Taylor,
1994) e della successiva forma a 20 items (TAS-20) ad
opera del gruppo di ricerca di Toronto (Bagby, Taylor,
Parker e Loiselle, 1990; Bagby et al., 1994a, 1994b),
che è attualmente lo strumento più usato per la misurazione dell’alessitimia, è stata determinante per l’evoluzione del costrutto. In particolare è stato grazie all’utilizzo della TAS-20, considerata univocamente dai ricercatori una misura affidabile e valida, che si è potuto
uniformare e sistematizzare la raccolta dei dati e renderli confrontabili fra loro.
Vi sono solide prove empiriche secondo cui la TAS20 è dotata di affidabilità e validità fattoriale nelle sue
varie traduzioni linguistiche (Taylor, Parker e Bagby,
2003). Ciò consente sia il confronto che la generalizzazione dei risultati di lavori effettuati in paesi differenti. Attraverso la TAS-20, l’alessitimia è stata indagata più volte, soprattutto tra gli adulti, al fine di studiarne la presenza nella popolazione generale e la sua
effettiva influenza sulle condizioni fisiche e psicologiche di salute.
Nella sua prima elaborazione (Taylor, Ryan e
Bagby, 1985) la scala consisteva di un insieme di 41
item finalizzati a misurare cinque aree tematiche del
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costrutto: 1) Difficoltà nel descrivere i sentimenti; 2)
Difficoltà nel distinguere tra i sentimenti e le sensazioni fisiche che li accompagnano; 3) Mancanza di introspezione; 4) Conformismo sociale; 5) Scarsa vita immaginativa e difficoltà nel ricordare i sogni.
Successivamente si arrivò a una scala di 26 item, in
cui vennero esclusi quelli inerenti al conformismo sociale, considerato un elemento non presente in tutti i
soggetti alessitimici. Questa versione della scala comprendeva 4 fattori: 1) Difficoltà nell’identificare e distinguere tra sentimenti e sensazioni; 2) Difficoltà nel
descrivere i sentimenti; 3) Ridotta tendenza a sognare a occhi aperti; 4) Pensiero orientato all’esterno.
Con la progressiva definizione del costrutto, vennero esclusi dalle caratteristiche fondamentali anche la ridotta capacità di ricordare sogni e la tendenza all’azione piuttosto che alla riflessione. Vennero dunque apportate ulteriori modifiche, con l’aggiunta di nuovi
item ai 23 originari, ottenendo così un totale di 43 item
da cui venne elaborata la TAS-R a 23 item (Taylor,
Bagby e Parker, 1992). I fattori di questa scala erano
due: 1) Capacità di distinguere tra i sentimenti e le
sensazioni fisiche associate all’attivazione emotiva; 2)
Capacità di descrivere i sentimenti degli altri.
Studi successivi suggerirono che una struttura a tre
fattori era più adeguata al costrutto di alessitimia, e ciò
condusse a una nuova elaborazione della scala, che ha
dato vita alla più recente TAS- 20 (Bagby et al., 1994a,
1994b).
La TAS-20 è un questionario di autovalutazione di
20 item cui i soggetti rispondono attraverso una scala
Likert a 5 punti, da “per niente d’accordo” a “molto
d’accordo”. Dall’analisi fattoriale emergono 3 fattori,
che corrispondono strettamente al costrutto, e che riportiamo assieme ad alcuni esempi di item che li saturano:
Fattore 1): Difficoltà ad Identificare i Sentimenti;
Fattore 2): Difficoltà a Descrivere i Sentimenti;
Fattore 3) Pensiero Orientato all’Esterno.
I soggetti con punteggio uguale o maggiore di 61
sono considerati chiaramente alessitimici, quelli con
punteggio uguale o minore di 50 non alessitimici, con
un’area intermedia tra 50 e 60.
La scala ha mostrato una buona coerenza interna
(Alfa di Cronbach =.81) e una buona affidabilità testretest su un intervallo di tre mesi (r = .77) .
Per la traduzione italiana della TAS-20, sono state
curate separatamente due versioni da ricercatori di
Milano e di Bari e somministrate a campioni clinici e
non clinici delle due città. Ogni item è stato valutato
da un esperto bilingue, in termini di contenuto, signi-
ficato e chiarezza rispetto all’item originale. Sulla base dei dati empirici e delle valutazioni degli esperti di
lingue, è stata sviluppata una traduzione finale. Bressi, Taylor, Parker, Brambilla, Aguglia, Allegranti, Buongiorno, Giberti, Bucca, Todarello, Callegrari, Vender,
Gala e Invernizzi (1996) ne hanno verificato l’attendibilità e la validità.
■ Obiettivo
L’obiettivo prioritario di questo lavoro è stato quello di verificare l’applicabilità della Twenty-item
Alexithymia Scale (TAS-20) su soggetti normali in età
adolescenziale e se la struttura fattoriale della TAS-20
è simile in questa fascia d’età rispetto alla popolazione adulta per la quale è stata elaborata in origine.
Si è inoltre voluto osservare l’effettiva presenza, anche tra gli adolescenti, della relazione tra l’alessitimia
e le variabili correlate con maggior frequenza nella popolazione adulta:
• Lo stile di attaccamento
• Il comportamento alimentare
• Il benessere psico-fisico percepito (ansia, stress, depressione e tendenza alla somatizzazione).
■ Metodo
Campione
Il campione della ricerca è costituito da 360 studenti: 104 studenti delle classi III, IV e V dell’Istituto Tecnico per Ragionieri e geometri “Giacomo Medici del
Vascello” della città di Roma; 96 studenti delle classi II
e III degli Istituti Agrari e Alberghieri inseriti nel “Progetto Regionale pilota per la Sana Alimentazione in
Calabria” promosso dal Ministero delle Politiche Agricole e dall’Assessorato all’Agricoltura della regione Calabria; 160 studenti delle classi V Ginnasio e I liceo del
Liceo Classico “Nicola Spedalieri” e delle classi II e III
del Liceo Scientifico “Boggio Lera” della città di Catania.
Sono stati inclusi nella ricerca studenti di entrambi
i sessi, 195 maschi e 165 femmine, di età compresa tra
i 13 e i 20 anni (m=16,13 anni).
Solo sul campione siciliano (160 soggetti) è stata effettuata un’analisi di regressione unilineare tra alessitimia e le variabili inserite nel disegno di ricerca.
La ricerca è stata condotta durante lo svolgimento
dell’anno scolastico 2004-2005.
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■ Strumenti
■ Procedura
Per la misurazione dell’alessitimia è stata utilizzata la
Twenty-item Toronto Alexithymia Scale (TAS-20)
(Bagby et al., 1994a), nella versione italiana (Bressi et
al., 1996) standardizzata nella popolazione adulta.
Gli altri strumenti utilizzati sono:
1. Scheda di raccolta dati per individuare le caratteristiche socio-demografiche degli studenti.
2. Symptom Check List (SCL-90) Revised (Derogatis,
1977), nella versione italiana (Magni, Messina, De
Leo, Mosconi e Carli, 1983), per la valutazione del
benessere psico-fisico percepito. L’SCL-90 è un questionario composto di 90 item e costituito da 9 sottoscale, che riflettono altrettante dimensioni sintomatiche di disagio: Somatizzazione (SOM), Ossessività Compulsiva (OC), Relazioni Interpersonali
(INT), Depressione (DEP), Ansia (ANX), Ostilità
(HOS), Ansia Fobica (PHOB), Ideazione Paranoica
(PAR), Psicoticismo (PSY). La scala fornisce un Indice Globale di Disagio (GSI) e dei punteggi relativi ad ogni singola scala.
3. Attachment Style Questionnaire (Feeney, Noller e
Hanrafahan, 1994) nella versione italiana (Fossati,
Donati, Donini, Novella, Bagnato, Acquarini e Maffei, 2003) per la valutazione degli stili di attaccamento. È costituito da 40 item che descrivono una
serie di atteggiamenti, opinioni, sentimenti verso
se stessi e verso gli altri, cui si risponde tramite una
scala che va da 1 (totalmente in disaccordo) a 6 (totalmente d’accordo). Lo strumento permette di individuare 5 dimensioni relazionali: Fiducia (riconducibili allo stile di attaccamento Sicuro), Disagio
per l’Intimità e Secondarietà delle Relazioni (riconducibili allo stile di attaccamento Insicuro-Distanziante), Bisogno di Approvazione e Preoccupazione per le Relazioni (riconducibili allo stile di attaccamento Insicuro-Preoccupato).
4. Eating Attitude Test (EAT), (Garner e Garfinkel,
1979; Garner, Olmsted, Bohr e Garfinkel, 1982) per
la valutazione di eventuali disturbi del comportamento alimentare presenti nel campione preso in
esame. Il questionario è costituito da 40 item, con
affermazioni riguardanti il rapporto con il cibo e
con la nutrizione, nonché la percezione della propria immagine. I soggetti hanno cinque possibilità
di scelta, da “sempre” a “mai”. I punteggi maggiori
di 30 sono considerati indicativi di disturbi del comportamento alimentare.
Al fine di motivare gli studenti alla collaborazione
e di suscitare il loro interesse è stata loro sottolineata
l’importanza di partecipare a un progetto di ricerca alla loro età.
Sono stati contattati precedentemente i dirigenti
scolastici delle rispettive scuole implicate nella ricerca,
al fine di ottenere l’autorizzazione alla somministrazione dei questionari. Non sono stati richiesti elementi atti ad identificare i singoli soggetti, nel rispetto delle
norme vigenti sulla privacy.
■ Analisi
statistiche
È stata effettuata in primo luogo un’analisi descrittiva del campione, per le variabili età, sesso, composizione del nucleo familiare, profitto scolastico e professione dei genitori.
Successivamente è stata effettuata un’analisi fattoriale (componenti principali) di tipo esplorativo per verificare l’applicabilità della scala su tutto il campione
adolescenziale.
È stato in seguito effettuato un confronto tra gli studenti maschi e femmine rispetto alle medie dei punteggi ottenuti ai questionari somministrati: rispetto alle
variabili continue si è utilizzata la tecnica statistica della t di Student e in merito alle variabili categoriali la tecnica del χ2. È stata valutata l’associazione tra alessitimia
e le altre variabili esaminate attraverso una correlazione lineare solo nel campione siciliano di 160 soggetti.
■ Risultati
Analisi fattoriale
Un obiettivo prioritario di questo lavoro è stato
quello di verificare l’applicabilità della TAS-20 su una
popolazione adolescenziale, su cui non erano ancora
stati effettuati degli studi specifici.
A questo scopo, è stata effettuata un’analisi fattoriale esplorativa su 360 soggetti.
Sulla base dello scree-test (vedi Tabella 1) , è emersa una soluzione a 4 fattori, che spiega il 44.5% della varianza totale, rispetto al 31% di varianza totale
spiegata nella TAS-20 negli adulti in Canada (Bagby,
Parker e Taylor, 1993) .
Dalla rotazione Varimax (Tabella 2) e dalle relative
saturazioni fattoriali nel campione di adolescenti esaminato emerge una soluzione a 4 fattori.
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Tabella 1 – Analisi fattoriale esplorativa.
Autovalori e percentuale di varianza spiegata
Autovalori
% Varianza
% Varianza
Componenti
spiegata
cumulata
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
3,747
2,099
1,560
1,469
1,074
1,003
.911
.880
.826
810
18,734
10,496
7,799
7,481
5,371
5,015
4,557
4,339
4,128
4,050
18,734
29,230
37,030
44,511
49,882
54,897
59,454
63,853
67,981
72,032
Tabella 2 – Rotazione Varimax: saturazione dei fattori.
ITEMS
Fattore 1
Fattore 2
Fattore 3
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
.373
.0914
.689
.00606
-.0218
.515
.725
-.0573
.597
.0202
.234
.108
.596
.513
.0662
.0803
.116
-.0446
.184
.107
.507
.696
-.253
.592
.0845
.171
.108
.129
.225
.0728
.650
.541
.370
.180
.133
.000712
.513
.0146
-.143
-.00580
.119
.0164
.0414
.0694
.698
-.0387
.0355
.0723
-.0187
.810
-.113
.0699
-.0444
.0691
-.191
-.0367
-.106
.757
.459
.270
Fattore 4
.0040
.0924
.0516
-.0885
-.0562
-.0325
-.0718
.498
.287
-.0567
.253
.0336
-.0428
.166
.670
.685
.334
.0388
.322
.467
Alpha di Cronbach = 0.74
Alpha di Cronbach Standardizzato = 0.74
Split Half - Part 1:
Media = 27.28; sd = 6.40; Varianza = 40.85
Split Half - Part 2:
Mean = 28.08; sd = 6.83; Varianza: 46.61
Guttman Split Half = 0.73
Per quanto riguarda il Fattore 1 (Difficoltà ad Identificare i Sentimenti) il risultato è in accordo con il Fattore 1 isolato nel lavoro di Bagby et al. (1994a), tranne per l’item 1 che satura il fattore 2. Gli item corrispondenti sono:
Item 3 Provo delle sensazioni fisiche che neanche
i medici capiscono
Item 6 Quando sono sconvolto non so se sono triste, spaventato o arrabbiato
Item 7 Sono spesso disorientato dalle sensazioni
che provo nel mio corpo
Item 9 Provo sentimenti che non riesco a identificare
Item 13 Non riesco a capire cosa stia accadendo
dentro di me
Item 14 Spesso non so perché mi arrabbio
Anche per il Fattore 2 (Difficoltà a Descrivere i Sentimenti) il risultato è in accordo con la versione precedente, fatta eccezione, come evidenziato in precedenza, per l’Item 1 che ha una maggiore saturazione
in questo fattore. Gli item inclusi sono i seguenti:
Item 1 Sono spesso confuso circa le emozioni che
provo
Item 2 Mi è difficile trovare le parole giuste per
esprimere i miei sentimenti
Item 4 Riesco facilmente a descrivere i miei sentimenti
Item 11 Mi è difficile descrivere ciò che provo per
gli altri
Item 12 Gli altri mi chiedono di parlare di più dei
miei sentimenti
Item 17 Mi è difficile rivelare i miei sentimenti più
profondi anche agli amici più intimi
Per quanto concerne invece l’originario Fattore 3
(Pensiero Orientato all’Esterno) in questo campione risulta scomposto in due fattori distinti. Il primo comprende item che evidenziano un disinteresse a utilizzare le
emozioni come segnale e guida nel rapporto con se
stessi e con gli altri. Per tale motivo è stato denominato
“Difficoltà nel Contatto e nell’Utilizzo delle Emozioni” e
include i seguenti item, tutti con lo scoring invertito:
Item 5 Preferisco approfondire i problemi piuttosto
che descriverli semplicemente
Item 9 È essenziale essere in contatto con le proprie emozioni
Item 18 Posso sentirmi vicino a una persona anche
se stiamo in silenzio
Item 19 Trovo che l’esame dei miei sentimenti mi
serve a risolvere i miei problemi personali
Infine il Fattore 4 (Pensiero orientato all’esterno) risulta conforme a quello originale (Bagby et al.,
1994a). Include infatti i seguenti item:
Item 6 Preferisco lasciare che le cose seguano il loro corso piuttosto che capire perché sono andate in
quel modo
Item 13 Con le persone preferisco parlare delle
cose di tutti i giorni piuttosto che delle loro emozioni
Item 14 Preferisco vedere spettacoli leggeri piuttosto che a sfondo psicologico
137
Infanzia e adolescenza, 6, 3, 2007
Item 20 Cercare significati nascosti in films o commedie distoglie dal piacere dello spettacolo.
lastico), ma non è stata riscontrata alcuna differenza statisticamente significativa fra i differenti gruppi considerati. Questo dato conferma i risultati di una delle poche ricerche epidemiologiche effettuate in età adolescenziale
(Joukamaa, Taanila, Veijola, Karvonen e Koskinen, 2004).
L’alessitimia nel campione di adolescenti
Come evidenziato nella Tabella 3, nel campione di
adolescenti esaminato la media di alessitimia rilevata
è più alta (m = 51,73) di quella degli adulti italiani (m
= 44.7) (Bressi et al., 1996). Nella tabella vengono anche riportate le medie dei 4 Fattori. Non è stata rilevata una differenza significativa tra le medie nei due
sessi, fatta eccezione per il fattore F4 (Pensiero Orientato all’Esterno), il cui punteggio risulta significativamente più alto nei maschi. Il risultato è in accordo con
altri studi (Parker, Taylor e Bagby, 2002).
Sono state anche effettuati confronti sulle medie dei
punteggi alla TAS-20 per le altre variabili socio-demografiche considerate (genitori divorziati, numero dei
fratelli/sorelle, professione dei genitori, rendimento sco-
Correlazioni dei punteggi di alessitimia con le
variabili psicologiche esaminate
Dai risultati emerge che l’alessitimia correla significativamente e positivamente con un maggior rischio di
comportamenti alimentari disturbati (EAT) e con tutte
le dimensioni dell’attaccamento insicuro, in particolare con le scale Disagio per Intimità e Secondarietà delle Relazioni (stile di attaccamento Evitante) e Bisogno
di Approvazione e Preoccupazione per le Relazioni
(stile di attaccamento Ansioso). (Vedi Tabella 4)
Come si può vedere nella Tabella 5 i punteggi di
alessitimia, nel campione di adolescenti preso in esa-
Tabella 3 – Medie e deviazioni standard dei punteggi della TAS-20 e dei 4 Fattori, divisi per campione totale, maschi e femmine.
Totale
(N = 360)
TAS-20
F1
F2
F3
F4
Maschi
(N = 195)
Femmine
(N = 165)
media
ds
media
ds
media
ds
t
p
51.73
17.96
14.97
8.50
10.28
10.81
5.71
4.87
2.80
3.76
51.36
17.04
14.38
8.68
11.26
11.37
5.64
4.70
2.78
3.86
52.05
18.74
15.48
8.35
9.43
10.36
5.68
4.97
2.32
3.47
0.40
1.90
1.43
0.74
3.15
0,687
0,06
0,155
0,463
0,002
Tabella 4 – Correlazioni unilineari fra i punteggi della TAS-20 totale e dei rispettivi fattori con il questionario sulle abitudini alimentari (EAT) e sugli stili di Attaccamento (mediante coefficiente di correlazione r di Pearson).
TAS-20
EAT
Fiducia
Disagio intimità
Secondarietà
delle Relazioni
Bisogno di
Approvazione
Preoccupazione
per le Relazioni
.309
-.078
.531
.271
.573
.389
In grassetto le correlazioni significative a livello di p<0.01
Tabella 5 – Correlazioni unilineari fra TAS-20 e SCL-90-R (mediante coefficiente di correlazione r di Pearson).
ANX
Ansia
TAS20
.416.
DEP
HOS
Depressione Ostilità
482
.348
INT
OC
PAR
PHOB
PSY
SOM
GSI
Ossessività Ideazione Ansia Psicoticismo Somatizz. Indice
Relazioni
Globale
Interpersonali Compulsiva Paranoica Fobica
Disagio
.531
.335
Tutte le correlazioni della tabella sono significative a livello di p<0.01
138
.437
.317
.469
.259
.449
V. La Ferlita et al: Alessitimia e adolescenza: studio preliminare di validazione della TAS-20
me, correlano significativamente e positivamente con
i punteggi di tutte le scale di distress psicologico del
questionario SCL-90.
Tutte le caratteristiche psicologiche misurate nel
campione di adolescenti vengono riassunte nella Tabella 6.
■ Discussione
La verifica dell’applicabilità della TAS-20 sugli adolescenti da noi analizzati ha evidenziato che differentemente dalla tradizionale soluzione trifattoriale, il terzo fattore si scompone in ulteriori due fattori.
L’instabilità del terzo fattore, evidenziata in questo
studio in una popolazione diversa da quella adulta
normale, conferma i dati emersi in alcune ricerche effettuate sulla popolazione adulta in cui la soluzione
fattoriale varia a seconda dei campioni studiati (Haviland e Reise 1996; Muller, Buhner e Ellring, 2003).
Un altro dato rilevante emerso è che nel campione
esaminato la scala, a prescindere dall’instabilità del
terzo fattore, ha una validità fattoriale anche migliore
di quella riscontrata sugli adulti. In questo campione
la soluzione a quattro fattori sembra funzionare meglio
rispetto a quella trifattoriale mettendo in luce come,
nei soggetti esaminati, una difficoltà nel contatto e
nell’utilizzo della vita emozionale si correli a marcate
difficoltà intrapsichiche e nell’ambito dei comportamenti.
Prima di proseguire con la discussione, ci sembra
opportuno sottolineare i limiti dell’utilizzo della TAS20 e in generale degli strumenti self-report, ovvero
l’opportunità di misurare con un questionario autosomministrato dimensioni complesse come quella dell’alessitimia. Infatti “la valutazione del tratto psicologico che si intende misurare è inevitabilmente dipendente dalla volontà o possibilità del soggetto di riferire
ciò che sente. Paradossalmente è proprio questa la capacità che dovrebbe essere deficitaria negli alessitimici” (Porcelli e Todarello, 2005)
Sulla base di queste critiche, sono state recentemente sviluppate alcune misure alternative alla TAS20, in cui si utilizzano modalità diverse di misurazione, cioè la valutazione e l’attribuzione del punteggio
da parte di un esaminatore esterno. Dopo le diverse
versioni del Beth Israel Questionnaire (Sifneos, 1973;
Martinez-Sanchez, 1996), ormai poco usato, è stata recentemente costruita la “Toronto Structured Interview
for Alexithymia” (Bagby, Taylor, Parker, Dickens,
2006). Si tratta di un’intervista strutturata a 24 item, tuttora in corso di validazione. Il test, oltre a mostrare
promettenti caratteristiche di validità e affidabilità in
proprio, mostra discrete correlazioni con la TAS 20.
I limiti propri delle scale self-report, potrebbero
però stimolare una riflessione: oltre che a migliorarli
Tabella 6 – Caratteristiche psicologiche del campione di adolescenti
Totale
(N = 160)
media
ds
Maschi
(N = 74)
media ds
Femmine
(N = 86)
media
ds
EAT
17.61
10.98
14.40
8.99
20.38
ATTACCAMENTO
Fiducia
Disagio intimità
Secondarietà delle relazioni
Bisogno di approvazione
Preoccupazione per le relazioni
28.67
32.55
18.73
23.82
28.94
5.39
6.18
5.10
4.96
5.71
28.23
32.82
19.78
23.08
28.00
5.34
5.60
4.68
4.47
5.71
0.91
0.97
0.98
1.15
1.11
1.13
0.50
0.80
0.89
0.95
0.67
0.72
0.78
0.70
0.65
0.67
0.57
0.68
0.68
0.55
0.67
0.78
1.01
1.02
0.98
1.03
0.39
0.80
0.69
0.83
0.46
0.53
0.79
0.58
0.55
0.53
0.45
0.57
0.44
0.39
SCL-90-R
ANX (Ansia)
DEP (Depressione)
HOS (Ostilità)
INT (Sensibilità interpers.)
OC (Ossessività)
PAR (Sospettosità)
PHOB (Ansia fobica)
PSY (Psicoticismo)
SOM (Somatizzazione)
GSI (Distress generale)
139
t
p
11.81
3.55
0.001
29.04
32.31
17.82
24.45
29.76
5.44
6.66
5.30
5.29
5.62
0.95
0.52
2.46
1.75
1.96
0,341
0,604
0.01
0,081
0.05
1.12
1.15
0.95
1.27
1.23
1.22
0.60
0.81
1.06
1.06
0.79
0.82
0.77
0.77
0.71
0.76
0.64
0.62
0.80
0.64
4.29
3.36
0.52
2.22
2.40
1.82
2.31
0.04
3.60
2.67
<0.001
0.001
0,606
0.03
0.02
0,071
0.02
0,965
<0.001
0.008
Infanzia e adolescenza, 6, 3, 2007
sul piano psicometrico al fine di renderli più affidabili, sarebbe utile considerarli come strumenti il cui risultato va esaminato anche in relazione alla popolazione
e al contesto in cui vengono somministrati.
Riprendendo dunque i risultati del nostro studio, ci
sembra che le variazioni della struttura fattoriale della
TAS-20 secondo la popolazione esaminata, non vadano necessariamente considerate solo come un “difetto” dello strumento, ma possano indicare la presenza
di differenze, anche qualitative, tra una popolazione e
l’altra, rispetto ad un fenomeno così complesso come
il contatto con le emozioni.
Possiamo ipotizzare che questo si verifichi anche tra
fasce di età diverse: l’instabilità del terzo fattore nel
campione esaminato, potrebbe indicare una caratteristica propria della popolazione presa in considerazione.
Il dato che ci sembra interessante, infatti, è che gli
item contenuti nel fattore individuato, sembrano essere in relazione con una particolare difficoltà nell’utilizzo delle emozioni come segnale e guida nel rapporto con se stessi e con gli altri. Rispetto ai motivi
di questa differenza tra adulti e adolescenti possiamo
ipotizzare che nell’adolescente la difficoltà nel contatto con le emozioni sia ancora vissuta in uno stato
“puro”, mentre nell’adulto finisca per connettersi più
strettamente alle difese adottate per fronteggiarla,
quali quelle sottese dal concetto di pensiero orientato all’esterno.
I risultati ottenuti nelle diverse scale dei questionari somministrati nel campione di adolescenti esaminato confermano gli studi effettuati sulla popolazione
adulta.
Non è stata rilevata alcuna differenza significativa di
genere nel punteggio di alessitimia (Bressi et al., 1996)
tranne che relativamente al Fattore 4 (Pensiero Orientato all’Esterno) i cui punteggi risultano significativamente più alti nei maschi, confermando i dati sulla popolazione adulta (Salminem, Saarijarvi, Aarela, Toikka
e Kahunen, 1998; Parker et al., 2002).
Sono emerse inoltre correlazioni significative tra i
punteggi della TAS-20 e i punteggi relativi alle altre variabili esaminate. In particolare, sul piano del disagio
è emersa una correlazione tra alessitimia e rischio di
disturbi del comportamento alimentare, a conferma
dei risultati ottenuti sulla popolazione adulta. L’esame
degli stili di attaccamento evidenzia una correlazione
significativa tra l’alessitimia e tutte le scale dell’ASQ,
fatta eccezione per Fiducia. Le correlazioni significative rilevate sono quelle con le sottoscale relative allo
stile di attaccamento Insicuro (Evitante e Ansioso).
Nel campione totale l’alessitimia risulta significativa-
mente correlata anche con l’Indice Globale di Disagio
psicologico e con tutte le sottoscale dell’SCL -90, a
conferma, ancora una volta, dei dati rilevati negli adulti. L’associazione tra alessitimia e distress psicologico
è stata infatti verificata ripetutamente tra gli adulti e
numerosi studi hanno trovato una elevata proporzione di soggetti alessitimici in pazienti con diagnosi di
psicopatologia di diverso tipo.
Il dato di una associazione tra punteggi alla TAS-20
e tutte le scale dell’SCL-90 fornisce un’ulteriore sostegno alla concezione di Taylor (Taylor et al., 1997) dell’alessitimia come dimensione psicologica “transnosografica”, rispetto a patologie sia somatiche che psichiatriche accomunate dalla disregolazione affettiva.
A questo proposito ci sembra importante citare due
studi italiani in cui è stata utilizzata la TAS-20 su una
popolazione adolescenziale, nell’ipotesi di una correlazione tra alessitimia e alcuni comportamenti patologici, nello specifico i disturbi del comportamento alimentare e l’assunzione di sostanze psicotrope. Nel
primo lavoro, Caretti, Franzoni, Craparo, Pellegrini e
Schimmenti (2007) focalizzano l’attenzione sui disturbi del comportamento alimentare nell’ottica di una
mancata regolazione affettiva. È stato indagato su un
campione clinico di 73 donne di età media 18.27 anni, affette da anoressia e bulimia, il ruolo della disregolazione affettiva, dei processi dissociativi e dei vissuti traumatici nello sviluppo dei DCA. Anche in questo studio l’incapacità di identificare e simbolizzare i
propri stati emotivi, esito di relazioni primarie deficitarie, è correlato in modo significativo con comportamenti patologici, in linea con le ricerche sulla disregolazione affettiva (Taylor et al., 1997).
L’alessitimia, soprattutto come “Difficoltà ad identificare le emozioni”(Fattore 1 della TAS-20), presenta
un’elevata correlazione con le variabili esaminate, e insieme alle esperienze dissociative predice significativamente i vissuti traumatici dei soggetti. Anche in questo caso, come nel nostro studio, il punteggio medio
della TAS-20 è abbastanza elevato (54.11), e questo ci
sembra un riscontro importante su questa fascia d’età.
Il campione esaminato però, a differenza del nostro, è un campione clinico, in cui dunque la patologia è già evidente. Nel 2006 Caretti, Craparo e Schimmenti avevano esaminato un campione non clinico di
soggetti adolescenti di scuola media superiore, di età
media 17.5 anni, che dichiaravano di fare uso di sostanze psicotrope. Lo scopo era quello di valutare se
l’alessitimia (sempre nell’ottica della disregolazione affettiva), insieme alla dissociazione e alla presenza di
vissuti traumatici, sia un fattore di rischio per lo svilup-
140
V. La Ferlita et al: Alessitimia e adolescenza: studio preliminare di validazione della TAS-20
po di dipendenza da sostanze. Anche in questo caso
l’alessitimia correla positivamente, specie nel fattore
F1, con le esperienze dissociative e con le condizioni
traumatiche percepite dai soggetti, confermando dunque l’ipotesi degli autori. In entrambi gli studi la media dell’età è più alta rispetto al nostro campione,
mantenendosi tuttavia nella fascia di età che viene
considerata adolescenziale.
Le analogie con i risultati da noi ottenuti, sia nella
media dell’alessitimia che nella correlazione con le
variabili considerate, costituiscono un dato interessante su cui riflettere: gli studi sull’età adolescenziale sembrano infatti indicare da più parti come l’individuazione della dimensione alessitimica già nell’adolescenza
dia indicazioni importanti sul ruolo che essa riveste
nell’insorgenza della patologia.
L’incapacità di elaborazione cognitiva delle emozioni tra gli adolescenti, così come nella popolazione
adulta, è strettamente associata a comportamenti in cui
il vissuto emozionale non simbolizzato viene agito attraverso il comportamento patologico, in diverse forme, e di certo approfondire questo filone di ricerca
potrebbe essere utile anche in termini predittivi per
evidenziare una difficoltà che inizia a manifestarsi precocemente. L’adolescenza è un’età di transizione in cui
la personalità non è ancora stabile e crediamo sia rischioso dare definizioni certe, dunque riteniamo che
siano necessari studi ulteriori, anche di tipo longitudinale, per capire se le associazioni riscontrate su questa fascia d’età possano costituire un fattore di rischio
per la manifestazione e la stabilizzazione di disturbi
clinicamente rilevanti in età adulta.
Il nostro studio si propone inoltre come preliminare rispetto alla validazione della scala: il prossimo
obiettivo sarà quello di effettuare un’analisi confermatoria sui dati ottenuti.
In conclusione, dunque, la validazione della TAS-20
in adolescenza richiede ulteriori approfondimenti al fine di verificare l’affidabilità del test, ampliando anche
la numerosità del campione e utilizzando le variabili
sociodemografiche per un’adeguata stratificazione, in
modo che sia più rappresentativo. Tuttavia riteniamo
che la misura della dimensione alessitimica su questa
fascia d’età costituisca un’opportunità per meglio comprendere il rapporto esistente tra emozioni, parole e
pensieri nello sviluppo psichico normale e patologico
dell’adolescente, per evidenziare un fattore di rischio
per lo sviluppo di malattie psicosomatiche e disturbi
psicopatologici in età adolescenziale e adulta, infine
per comprendere maggiormente il legame tra sviluppo emotivo e stile di attaccamento.
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Indirizzo per la corrispondenza:
Dott.ssa Valeria La Ferlita
Via F. Corridoni, 3
95129 Catania
E-mail: [email protected]
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