Prezzi delle abitazioni. III trimestre 2015

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Prezzi delle abitazioni. III trimestre 2015
Peri
Febbraio – 2 – Newsletter – POLITICHE ABITATIVE
L'urgenza di intervenire negli ambiti più degradati delle città
fa i conti con ritardi che rischiano di vanificare gli esiti del
programma indirizzato alle periferie previsto dalla legge di
Stabilità con uno stanziamento di 500 milioni di euro: del
bando che doveva essere emanato entro il 31 gennaio non c'è
traccia. Sul tema è stata presentata un'interpellanza
parlamentare: nella risposta si evidenzia che “la redazione del
bando è ormai conclusa. Manca esclusivamente della
necessaria comunicazione alla Conferenza stato-Regioni.
Poiché la scadenza per la presentazione dei progetti era stata
fissata al 1° marzo, si provvederà di adeguarla per assicurare
la massima partecipazione”. .................................
...................... pag. 1
II ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha assegnato alle
Regioni 105 milioni di euro per gli interventi previsti nel
Programma di recupero e razionalizzazione degli immobili e degli
alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica. La necessità di ampliare
il patrimonio ERP è confermato da un'indagine condotta da
Nomisma e Federcasa, secondo la quale usufruiscono
dell'edilizia pubblica circa 700mila famiglie, a fronte di 1,7
milioni in disagio abitativo, che corrono il rischio di scivolare
verso forme di morosità e marginalizzazione sociale........... pag. 2
Il Piano Casa è nato nel 2009, quando il Governo Berlusconi
cercò di spingere il settore dell’edilizia, già in crisi,
consentendo alle Regioni di concedere premi volumetrici in
caso di interventi di ristrutturazione e/o di demolizione e ricostruzione di immobili, anche con ampliamenti in deroga agli
strumenti urbanistici vigenti. Inizialmente progettata come
un’iniziativa dal ristretto arco temporale, la norma ha visto
continue proroghe nelle Regioni, a volte con una certa
attenzione nei confronti del territorio, a volte investendo anche
ambiti oltre quelli strettamente edilizi e in qualche modo
modificando la legislazione urbanistica regionale. …......... pag. 3
Notizie dalle categorie,
dalle associazioni, dai territori.....
SPI CGIL: protocollo d’intesa con l’Anci per la difesa e il miglioramento
del sistema di welfare territoriale.
SUNIA: Fondo per la morosità incolpevole: ripartite le risorse per il 2016.
FEDERCONSUMATORI: legge di Stabilità, leasing abitativo.
Dai territori: Emilia Romagna, Rom e Sinti, bando per soluzioni
abitative; Lombardia, innalzamento ISEE per acquisto alloggi ERP; Friuli
Venezia Giulia, consegnati lavori per alloggi ATER a Palmanova; Provincia
di Bolzano, sussidio casa per lavoratori senza retribuzione; Puglia: alloggi
per famiglie in condizioni di disagio abitativo a Bisceglie; Sicilia, beni
confiscati alla mafia agli sfrattati; Toscana: consegna alloggi ERP a
Calambrone; Veneto, progetto riconversione caserma ad ATER di Vicenza;
16
Il mercato immobiliare continua a
migliorare,
secondo
Bankitalia,
principalmente nelle aree urbane e nel
Nord; al mutuo ipotecario ricorre quasi il
70% di chi ha acquistato casa, in media
coprendo il 65% del prezzo (Sondaggio
congiunturale sul mercato delle abitazioni,
gennaio 2016) ….................. ........ pag. 4
La crescita è confermata dall'Agenzia
delle Entrate, secondo cui Milano e
Palermo segnano l'incremento maggiore.
L'Agenzia conferma anche il tasso di
crescita delle abitazioni acquistate
tramite mutuo (190mila unità nel 2015,
+19,5%) e l'aumento di compravendite di
nuda proprietà, specie nei capoluoghi
(Andamento del mercato immobiliare,
sintesi 2015) …..................................... pag. 4
Anche l'ABI registra un incremento di
nuove erogazioni di mutui, ma alcuni
osservatori documentano un mercato
ancora condizionato dal rifinanziamento
di mutui già in essere. E per l'Istat a
gennaio, prima volta da inizio 2015,
diminuiscono le intenzioni di comprare
una casa; in aumento quelle di eseguire
manutenzioni straordinarie della propria
abitazione (Fiducia dei consumatori e delle
imprese, febbraio 2016) ........................ pag. 5
Manutenzioni, recupero edilizio ed
efficientamento
energetico
sono
documentate da Fillea, Filca, Feneal e
Legambiente
nei
vantaggi prodotti in
termini di cantieri aperti
e opportunità per lavoro
e famiglie, grazie agli
incentivi, da migliorare e
rendere più efficaci
(Rapporto OISE)...... pag. 6
Periodico mensile di informazione a cura di Laura Mariani - Area della Contrattazione Sociale - CGIL nazionale
Notizie
1
Piano per le periferie
nella Legge di Stabilità
ritardi nell'emanazione del bando
I Programmi recenti
Il Piano per le Periferie previsto dalla
Legge di Stabilità 2016, sembra riprendere un impegno sulle politiche urbane
trascurato rispetto alla complessità che
oggi si riscontra.
Il Piano demanda, per le modalità ed i
contenuti, ad un bando che doveva essere emanato entro il 31 gennaio 2016.
Le proposte dovrebbero essere presentate entro il 31 marzo 2016. Del bando
non c'è ancora traccia.
Sul tema è stata presentata un'interpellanza parlamentare. Nella risposta si
evidenzia che “la redazione del bando
per la trasmissione alla presidenza del
Consiglio dei progetti di riqualificazione
urbana delle periferie è ormai conclusa.
Manca esclusivamente della necessaria
comunicazione alla Conferenza statoRegioni. Il bando prevede modalità di
redazione e di esame dei progetti ammissibili al finanziamento notevolmente
semplificate rispetto a precedente esperienze, nonché ambiti di intervento più
ampi e meglio specificati. Poiché la scadenza per la presentazione dei progetti
era stata fissata al 1° marzo scorso, si
provvederà di adeguarla per assicurare
la massima partecipazione”.
Il fatto che a tutt'oggi nulla sia accaduto porta ad una serie di considerazioni
da evidenziare.
Innanzitutto questo ritardo denuncia
una certa improvvisazione che ancora
una volta condiziona l'attuazione di
programmi di questo genere: si cambiano ogni volta procedure, contenuti
delle proposte, responsabilità amministrative chiamate a gestire il programma. E questo si traduce in ritardi
che hanno condizionato anche i precedenti programmi indirizzati alla riqualificazione delle città, con esiti negativi rispetto all'attuazione, e rispetto
ai quali esiti è mancata completamente una verifica della loro operatività.
Per raggiungere gli obiettivi che il
Piano per le Periferie si propone, è
necessario innanzitutto che siano ridotti ulteriori ritardi per l'emanazione
del bando. Ma soprattutto è indispensabile che il bando stesso venga costruito in maniera tale, da una lato favorendo una rapida formulazione delle
proposte da parte dei Comuni,
dall'altro esplicitando criteri tali che la
L'urgenza di intervenire
negli ambiti urbani degradati
fa i conti con ritardi
che rischiano di vanificare
gli esiti del programma
indirizzato alle periferie
previsto dalla legge di Stabilità
con uno stanziamento
di 500 milioni di euro.
conseguente selezione delle proposte
possa avvenire in tempi certi e con
metodi chiari, tali da consentire alla
Commissione di arrivare alla formulazione della graduatoria dei beneficiari delle
risorse in tempi contenuti.
In generale ciò che si ritiene fondamentale è il superamento di programmi, interventi e stanziamenti una tantum. Si
dovrebbe, al contrario, mettere a regime
un programma pluriennale con finanziamenti che convergono da più amministrazioni, e con modalità di funzionamento tali da recuperare quanto di positivo è emerso nei precedenti programmi,
in modo da creare un sistema condiviso
che non costringa gli enti locali a interpretazioni ed a messe a punto di proposte diversificate in funzione della
diversità degli obiettivi proposti.
PERIFERIE
Piano Città: in riferimento al Piano Città, avviato a giugno 2012 dal primo Decreto Sviluppo e dedicato alla
rigenerazione delle aree urbane degradate, a tutt'oggi, secondo le informazioni di cui disponiamo, dei progetti
ammessi a finanziamento, in 28 casi sono state firmate le convenzioni. Il Piano Città prevedeva un cofinanziamento
nazionale di 318 milioni di euro (224 dal Fondo Piano Città e 94 dal Piano Azione Coesione per le Zone Franche
Urbane) per un investimento complessivo stimato allora dal Ministero in 4,4 miliardi di euro, tra fondi pubblici e
privati. Le erogazioni statali pare ammontino ad una quota irrisoria degli stanziamenti previsti, poco più di venti
milioni di euro, ed il Piano non ha quindi prodotto i risultati annunciati.
Piano per la “riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate”:
previsto dalla Legge di Stabilità 2015 ed il cui bando è stato pubblicato a ottobre 2015, non sembra ancora avere
avviato la fase attuativa. Peraltro la gestione è stata affidata al Dipartimento Delle Pari Opportunità, che nel settore
non ha esperienze precedenti. Considerando che non sono state poste soglie demografiche (il bando è rivolto a
tutti i Comuni, senza distinzione territoriale o dimensionale) e avendo ammesso proposte tra le più generiche,
peraltro da riscontrare in una griglia di particolare difficoltà interpretativa, anche in questo caso difficilmente si
potranno avere gli esiti sperati di “riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, miglioramento
della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale”. La conseguenza evidente della difficoltà di
gestione di un programma che ha una forte complessità e dovrebbe, al contrario, prevedere procedure più efficaci,
è che parte degli stanziamenti sembrerebbero essere confluiti nel recente programma per le periferie.
Notizie
2
Recupero alloggi di
edilizia pubblica
fondi assegnati alle Regioni
Dopo l'assegnazione dei primi 25
milioni di euro nel dicembre 2015, le
Regioni ora possono contare su una
disponibilità di oltre 130 milioni di euro
da trasferire a Comuni ed ex Iacp per il
recupero del patrimonio ERP.
Le risorse assegnate, si legge in una
nota del ministero, rientrano nel Programma finanziato con la legge
80/2014 che attiva due linee di intervento: interventi di ripristino di piccola
entità fino a 15.000 euro e interventi di
manutenzione straordinaria, compresi
quelli a carattere energetico, fino a
50.000 euro ad alloggio. Programma
che
complessivamente
prevede
nell'arco del suo svolgimento il recupero di oltre 25.000 alloggi. I primi alloggi,
circa 7.000, saranno recuperati entro il
2016.
Il governo sta accelerando la politica di
recupero degli alloggi ERP e le risposte
al disagio abitativo: la Legge di
Stabilità, infatti, ha anticipato per
questo Programma 170 milioni di euro
nel 2016-2017 originariamente previsti
per il 2019-2024 e 25 mln aggiuntivi
sono stati stanziati dal decreto legge
Il ministero delle Infrastrutture
e Trasporti ha assegnato
alle Regioni 105 milioni di euro
per gli interventi
previsti nel Programma
di recupero e razionalizzazione
di immobili e alloggi di Edilizia
Residenziale Pubblica
varato dal ministero.
185/2015. Si tratta quindi di circa 500
mln di euro che nei prossimi 2 anni
potranno essere trasferiti alle Regioni
se la spesa degli attuatori manterrà il
trend ipotizzato dal decreto ministeriale
attuativo.
EDILIZIA
PUBBLICA
La domanda di edilizia pubblica
Indagine Nomisma - Federcasa: l'edilizia pubblica non è più sufficiente, ne
usufruisce appena un terzo delle famiglie, circa 700mila. Al di fuori esiste un
disagio economico che nel 2014 ha coinvolto 1,7 milioni di famiglie in affitto.
Si tratta di famiglie che, versando oggi in una condizione di disagio abitativo (incidenza del canone sul reddito
familiare superiore al 30%), corrono un concreto rischio di scivolamento verso forme di morosità e di possibile
marginalizzazione sociale.
Se non vi sono dubbi che il fenomeno risulti più accentuato nei grandi centri, dall’analisi non sembrano emergere
zone franche, con una diffusione che interessa anche capoluoghi di medie dimensioni e centri minori. In tale
quadro, la dotazione di edilizia pubblica si conferma del tutto insufficiente consentendo di salvaguardare poco più di
700.000 nuclei familiari, vale a dire 1/3 di quelli che versano in una situazione problematica. Rispetto al totale degli
alloggi gestiti in locazione (circa 758 mila), nel 2013 risulta regolarmente assegnato l’86% degli alloggi su tutto il
territorio nazionale (circa 652mila alloggi), mentre la restante quota del 14% risulta non assegnata o perché sfitta o
perché occupata abusivamente.
Attraverso l’indagine realizzata nella seconda metà del 2015 da Nomisma con la collaborazione di Federcasa che ha
coinvolto un gruppo di Aziende per la Casa distribuite su tutto il territorio nazionale, la fotografia degli aventi diritto ad
un alloggio di edilizia residenziale pubblica vede una significativa presenza di cittadini italiani (88,3%) e la tipologia più
ricorrente è rappresentata da persone sole o nuclei di due componenti. L’età della persona di riferimento del nucleo
familiare è tendenzialmente alta (il 28,3% supera i 75 anni, il 19,6% è compreso tra 65 e 75 anni) e ha un reddito
molto basso (il 44,4% guadagna in un anno meno di 10.000 euro). I tempi di permanenza negli alloggi di ERP sono
abbastanza alti: il 49% vive lì da oltre 20 anni, il 28% da oltre 30 anni.
Da un confronto tra gli utenti ERP e la tipologia di domande accolte in graduatoria si evidenzia una domanda inevasa
più sbilanciata verso i nuclei stranieri (37,3%), i nuclei pluri-componente (la percentuale arriva al 34,5% se si
considerano le famiglie composte da 3-4 persone), i nuclei non anziani (con percentuali del 31,6% se si considerano le
persone di età compresa tra 35 e 45 anni).
Nomisma e Federcasa evidenziano che “a fronte della vastità del problema, le risposte pubbliche sono state fino
qui complessivamente inadeguate. Una risposta seria, convincente e necessariamente pubblica al tema del disagio
abitativo dovrebbe rappresentare un obiettivo ineludibile di un’azione di governo effettivamente riformatrice. A ciò si
aggiunga che, a conti fatti, le ricadute in termini di attivazione economica di un ipotetico piano casa potrebbero
rivelarsi meno deboli e labili di quelle destinate a scaturire dagli sgravi fiscali sull’abitazione principale, di cui
beneficeranno i proprietari a partire dall’anno prossimo. Ma se l’eventuale gap in fatto di crescita può essere tema
di discussione, la differenza in termini di equità delle due opzioni è di tutta evidenza”.
Notizie
3
Piano Casa,
una prassi ordinaria
la situazione delle Regioni
La situazione delle Regioni
Il Piano Casa è nato nel 2009, quando
il Governo Berlusconi cercò di spingere
il settore dell’edilizia, già in crisi, consentendo alle Regioni di concedere
premi volumetrici in caso di interventi di
ristrutturazione e/o di demolizione e ricostruzione di immobili, anche con ampliamenti volumetrici in deroga agli
strumenti urbanistici vigenti Era stata
inizialmente progettata come un’iniziativa dal ristretto arco temporale.
Il provvedimento 1 aprile 2009 ha sancito l'Intesa 31 marzo 2009 firmata da
Governo, Regioni ed Enti Locali. Le
Regioni si impegnavano ad approvare
leggi volte a migliorare la qualità architettonica e/o energetica degli edifici,
con interventi entro il limite del 20%
della volumetria esistente di edifici uni‐
bi familiari ed a disciplinare interventi
straordinari di demolizione e ricostruzione con ampliamento per edifici a destinazione residenziale entro il 35%
della volumetria esistente, con finalità
di miglioramento della qualità architet-
Con una distorta visione
si pensa che allentando le
regole la crisi edilizia sparisca,
si risolvano i problemi delle
imprese ed il problema
abitativo trovi soluzione,
teorie che conosciamo dagli
anni ottanta e che non hanno
prodotto risultati.
tonica, dell'efficienza energetica, utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e secondo criteri di sostenibilità ambientale.
L'intesa del 2009, seppure con dei punti criticabili, metteva vincoli molto stretti:
dati quantitativi, destinazione residenziale come esclusiva, termine entro il
quale questa normativa poteva esplicare il suo effetto ridotto a un anno e
mezzo. Ogni Regione si è attivata ad
adeguare il Piano Casa e sono scaturite una serie di normative molto varie.
La norma, attraverso ulteriori norme
nella legislazione nazionale e con autonoma decisione regionale, è stata resa
nel tempo più larga nell'applicazione e
si è proceduto a continue proroghe. Alcune regioni hanno legiferato più volte,
allargando l'efficacia della norma, diventata sempre più derogatoria rispetto
alla legislazione attuale.
In alcune regioni la norma è stata resa
strutturale: nella Provincia autonoma di
Bolzano, in Valle d’Aosta e, recentemente, in Liguria ed Umbria.
Una misura straordinaria si è quindi trasformata in prassi ordinaria, a volte con
una certa attenzione nei confronti del
territorio e contenendo l'efficacia dei
contenuti dell'Intesa, a volte investendo
anche ambiti oltre quelli strettamente
edilizi e in qualche modo modificando
la legislazione urbanistica regionale.
Programmi per rilanciare l’edilizia con
misure sempre più permissive, incentivi
per demolizione e ricostruzione, semplificazione dei titoli abitativi, non incidono sul miglioramento della qualità urbana. Le deroghe spesso rappresentano un brusco arretramento rispetto alle
normative che garantiscono tutela del
territorio, rispetto del paesaggio e della
qualità degli edifici.
■ I Piani Casa strutturali
Il Piano Casa, già indeterminato nella Provincia di Bolzano dal 2010
(legge provinciale 1/2009) e in Valle d’Aosta dal 2011 (LR 24/2009) è
stato reso strutturale in Umbria (LR 1/ 2015) ed in Liguria (LR. 22/2015).
IL Piano Casa Liguria
impugnato dal Governo
In Liguria il Piano Casa è stato impugnato dal Governo "in quanto alcune
disposizioni, consentendo interventi
edilizi in aree tutelate senza prevedere
il necessario rispetto delle procedure
previste dalla legge statale e dall’ordinamento comunitario, violano la competenza legislativa esclusiva statale in
materia di tutela dell’ambiente e di tutela del paesaggio, di cui all’art 117,
primo e secondo comma, lett. s), della
Costituzione. Altre disposizioni, riguardanti l’approvazione di varianti da parte della Regione senza le prescritte autorizzazioni paesaggistiche, violano
l’art. 117, secondo comma, lettera s),
della Costituzione, che riserva allo Stato la potestà legislativa in materia di tutela del paesaggio".
■ I Piani Casa scaduti
L'Emilia Romagna non rinnovò la legge alla prima scadenza nel 2010; in
Lombardia il Piano scaduto nel 2013 non è stato prorogato.
■ I Piani Casa prorogati al 2016
Alcune Regioni hanno prorogato i propri Piani al 31 dicembre 2016:
Abruzzo (LR 5/2016); Piemonte (LR 26/2015); Marche (LR 33/2014);
Toscana (LR 79 2015. Basilicata (LR 4/2015); Sicilia LR 9/2015; Puglia
LR 33/2015; Calabria (legge regionale 40/2015); Sardegna (LR 8/2015).
■ I Piani Casa prorogati al 2017
In Veneto la scadenza è fissata al 17 maggio 2017 anche se la Regione
ha manifestato l’intenzione di stabilizzare le misure (LR32/2013). In
Friuli Venezia Giulia il termine è fissato al 19 novembre 2017 (LR
5/2013). Nel Lazio la scadenza è il 31 gennaio 2017 (LR
10/2011).Proroga della validità del Piano Casa al 31 dicembre 2017 per
Molise (LR 7/2015) e Campania (LR 1/2016).
PIANO CASA
Studi e ricerche
4
Banca d'Italia: mercato delle abitazioni
Il settore delle abitazioni continua a
migliorare, gradualmente. È quanto
emerge dal sondaggio
congiunturale effettuato dalla
Banca d'Italia su un campione di
1.247 agenzie immobiliari.
Il 46,4% degli operatori intervistati riporta una diminuzione dei prezzi di
vendita, una quota in forte calo rispetto allo stesso periodo dello scorso
anno (67,6%) e, per la prima volta dalla primavera 2011, in minoranza. Il
52,3% prevede invece una stabilità
dei prezzi, percentuale in aumento da
31,6%.
"Il miglioramento riflette - si legge nel
documento di Bankitalia - principalmente gli andamenti riscontrati nelle
aree urbane e nel Nord Italia".
Sale anche il numero degli agenti che
hanno effettuato almeno una vendita
mentre si riduce il margine medio di
sconto rispetto alla richiesta iniziale.
Il 77,8% degli intervistati ha venduto
almeno un'abitazione contro il 71,6%
del sondaggio 2015 mentre lo sconto
scende al 14,2% in media dal 16%
circa di gennaio 2015.
Il mutuo ipotecario rimane la modalità
di acquisto preferita. Vi ricorre il
68,5% degli italiani che ha acquistato
casa. In media la frazione del prezzo
coperta dal mutuo è stata del 64,7%
stabile rispetto a un anno fa.
Migliorano le aspettative degli agenti
immobiliari. "Il saldo fra attese di miglioramento e di peggioramento nel
trimestre in corso è salito a 15,9 punti
percentuali da 7,4 per cento della
precedente e anche le prospettive
per nuovi incarichi a vendere sono
migliorate rispetto alla scorsa rileva-
zione". Inoltre, per la prima volta dal
terzo trimestre il saldo relativo alle attese circa l'evoluzione del mercato immobiliare nazionale è risultato significativamente positivo (8,1 punti percentuali contro valori sostanzialmente
nulli nella precedente indagine.
Agenzie delle Entrate: le compravendite in Italia
Nel 2015 il mercato immobiliare, con
963.903 compravendite,cresce del
4,7% rispetto al 2014. A fare da traino
soprattutto comparto residenziale
(+6,5%) e pertinenze (+4,3%).
da persone fisiche tramite mutuo
ipotecario mostrano un tasso di crescita
pari al 19,5%, per un totale di circa
190mila unità, oltre 30mila in più
rispetto all’anno precedente.
In aumento anche le compravendite di
nuda proprietà (+1,8%), che crescono
maggiormente nei comuni capoluogo
(+3,7%) rispetto ai comuni minori, che si
fermano sotto l’1%.
Compravendite – Settore residenziale – Anno 2015
Milano e Palermo segnano il maggiore
I trim 2015 II trim 2015 III trim 2015 IV trim 2015
incremento di compravendite di
abitazioni, seguono Firenze, Torino, Compravendite 95.455
116.523
105.105
127.553
Napoli. Crescono anche le abitazioni Variazione %
-3,0%
+8,2%
+10,8%
+9,4%
acquistate tramite mutuo ipotecario e le
compravendite di nuda proprietà, specie
Nord
Capoluoghi
72.648
9,4
nei comuni capoluogo.
Non capoluoghi
157.819
7,8
Le abitazioni nelle metropoli: il mercato
Totale
230.467
8,0
residenziale nelle grandi città vede una
Centro
Capoluoghi
45.425
4,5
crescita a doppia cifra per Milano, che
Non capoluoghi
49.041
6,1
grazie agli ultimi due trimestri dell’anno
Totale
94.466
5,3
particolarmente positivi fa registrare un +
Sud
Capoluoghi
33.931
8,1
13,4%, e Palermo, che cresce del 13%.
Non capoluoghi
85.771
3,3
Seguono
Firenze (+8,9%), Torino
Totale
119.703
4,6
(+7,9%), Napoli (+6,6%), Bologna
Italia
Capoluoghi
152.004
7,1
(+4,2%) e Genova (+1,1%). Mercato
Non capoluoghi
292.632
6,2
sostanzialmente stabile quello della
Totale
444.636
6,5
Capitale, che rispetto al 2014 cresce
solo dello 0,8%.
Rispetto al 2014 le abitazioni acquistate
Anno2015
444.636
+6,5%
Studi e ricerche
5
ISTAT: Fiducia dei consumatori
Secondo l'analisi sulla fiducia dei
consumatori e delle imprese
dell'Istat, a gennaio per la prima
volta dall'inizio dello scorso anno
diminuiscono le intenzioni di
comprare casa; in aumento quelle di
eseguire manutenzioni straordinarie
sulla propria abitazione.
Le intenzioni di comprare casa
diminuiscono a gennaio per la prima
volta dall'inizio dello scorso anno. Il
saldo, nelle domande trimestrali
dell'Istat, passa a -190 da -188.
Migliorano intanto le intenzioni di
spesa
per
la
manutenzione
straordinaria della propria abitazione
(da -142 a -137 il saldo).
Il 15,9% dei consumatori, quasi uno su
sei, ritiene che probabilmente o
certamente effettuerà lavori straordinari
nella propria casa nei prossimi 12 mesi
a fronte del 2,3% che pensa di
acquistare una nuova abitazione nello
stesso arco di tempo.
A gennaio l’indice del clima di fiducia
dei consumatori, espresso in base
2010=100, aumenta a 118,9 da 117,7.
I giudizi sulla situazione economica familiare migliorano (a -31 da -35) e le attese sul quadro familiare restano stabili
a -2. I giudizi sulle opportunità di risparmio migliorano (a 133 da 125), non
mutano i pareri riguardo alle attese sulla possibilità di risparmiare (a -28); migliorano anche i giudizi sul bilancio familiare (a 3 da -3) e sull’opportunità di
acquisto di beni durevoli (a -21 da -36),
mentre diminuisce lievemente il saldo
riferito alle intenzioni future di spesa
per questi beni (a -73 da -72).
ABI: Mutui per l'acquisto di immobili
Secondo dati diffusi dall'ABI, nel
2015 le nuove erogazioni di mutui
per l'acquisto di immobili da parte
delle famiglie hanno registrato un
incremento annuale del +97,1%.
Alcuni osservatori sull'andamento
dei mutui documentano tuttavia un
mercato ancora fortemente
condizionato dal rifinanziamento di
mutui già in essere.
Secondo i dati diffusi dall'ABI, nel periodo
gennaio-dicembre del 2015 l’ammontare
delle erogazioni di nuovi mutui è stato
pari a 49,826 miliardi di euro rispetto ai
25,283 dello stesso periodo del 2014.
L’incremento su base annua è del 97,1%.
L’ammontare delle nuove erogazioni nel
2015 è anche superiore di più del doppio
sia al dato del 2013 (19,085 miliardi di
euro), sia al valore del 2012 (20,712
miliardi).
I mutui a tasso variabile rappresentano,
nel 2015, il 42,8% delle nuove erogazioni
complessive; nei mesi più recenti sono in
forte incremento i mutui a tasso fisso che
hanno raggiunto a dicembre 2015 i 2/3
delle nuove erogazioni, erano il 25% dodici mesi prima.
La ripresa delle nuove erogazioni si
riflette anche sul totale dei mutui in
essere delle famiglie. Sulla base degli
ultimi dati disponibili, relativi a fine
novembre 2015, l’ammontare complessivo dei mutui in essere delle famiglie ha
registrato un variazione positiva dello
0,5% nei confronti di fine novembre 2014.
L’incidenza delle surroghe sul totale dei
nuovi finanziamenti è pari, secondo i dati
dell'ABI, nel 2015 a circa il 31%.
Alcuni osservatori sull'andamento dei
mutui documentano un mercato dei mutui
maggiormente condizionato dal flusso di
credito bancario destinato al rifinanziamento di mutui già in essere piuttosto che
al finanziamento delle reali intenzioni di
acquisto di una casa da parte delle famiglie. In particolare, secondo l’analisi diffusa dall’Osservatorio di MutuiOnline, il
67% dei mutui erogati nell’ultimo semestre del 2015 sarebbero destinati alla surroga, mentre solo il 27% risulterebbero
mutui accesi per l’acquisto della prima
casa, una percentuale in diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2014.
Questa dato rivelerebbe che le vere
intenzioni di chi chiede un mutuo oggi in
banca, in realtà, non sono quelle legate
all’acquisto di un immobile, ma quelle di
“migliorare” le condizioni contrattuali del
proprio mutuo già acceso in precedenza;
una esigenza che, a tutti gli effetti, non
alimenta il mercato del credito bancario e
immobiliare.
Studi e ricerche
6
Fillea, Filca, Feneal e Legambiente: Rapporto OISE
Dal 1998 ad oggi sono stati
realizzati oltre 9 milioni di interventi
di recupero edilizio grazie alle
detrazioni fiscali e dal 2007 circa 2,5
di efficientamento energetico
I contenuti del rapporto Oise, dicono
che i vantaggi sono stati straordinari in
termini di cantieri aperti e opportunità
per le famiglie e per il lavoro. Ma anche
che gli incentivi possono essere migliorati e resi più efficaci nell'applicazione.
La sfida, che deve essere accompagnata con forza da governo e regioni, è
di tornare a creare lavoro attraverso migliaia di cantieri di messa in sicurezza
del territorio e riqualificazione del patri-
monio edilizio in tutta Italia, con obiettivi energetici e di sicurezza statica e sismica. Le innovazioni in edifici, cantieri,
materiali e tecnologie dimostrano come
questa visione sia già a portata di
mano. L’impegno comune di Fillea, Filca, Feneal e Legambiente è di lavorare
perché questa prospettiva prenda piede e permetta di invertire la curva
dell’occupazione, arrivando a recuperare gli 800mila posti di lavoro persi nel
settore, attraverso la riqualificazione e
manutenzione dell’enorme patrimonio
edilizio italiano. Occorre poi definire
norme più stringenti per garantire che il
lavoro prodotto attraverso le politiche di
incentivazione sia qualificato e regolare, cosa finora non sempre garantita.
Per sindacati e Legambiente ci sono
tutte le condizioni per uscire dalla crisi
del settore, mettendo al centro delle
politiche le città e la rigenerazione
energetica e statica del patrimonio esistente. Ma serve che il governo scelga
sul serio questa prospettiva, dando certezze agli investimenti, concentrando le
risorse europee, garantendo controlli
sulle certificazioni energetiche degli
edifici per tutelare le famiglie.
Il dossier di Fillea, Filca, Feneal e Legambiente
Il dossier sottolinea come, dopo una pesante crisi durata otto anni, questo sia il momento per accompagnare il settore delle
costruzioni verso un nuovo ciclo industriale incentrato sulla rigenerazione urbana, cogliendo i tanti segnali positivi già
esistenti, e per tornare a creare lavoro. La terapia della rigenerazione può funzionare in Italia proprio perché sono notevoli i
cambiamenti già avvenuti: in questi anni difficili il settore non si è infatti solo ridimensionato ma ha anche spostato il proprio
baricentro verso il recupero, che oggi rappresenta circa il 70% del mercato complessivo.
Sono le politiche europee, oggi, ad aiutarci a individuare la rotta per i prossimi anni. Una strada, peraltro, tracciata
chiaramente dall’accordo sulla riduzione delle emissioni di CO2 uscito dalla COP21, che porterà l’Unione Europea a rivedere
obiettivi e strumenti per accelerare la transizione. A motivare il cambio radicale delle priorità e l’idea che l’edilizia rappresenti
davvero oggi un settore strategico per l’economia e lo sviluppo e che il suo profilo debba essere ridefinito per migliorare non
solo qualità e prestazioni degli edifici, ma anche per scongiurare i rischi crescenti per le persone e il territorio legati ai
cambiamenti climatici. E’ inoltre sempre più evidente come intervenire sulle prestazioni energetiche degli edifici sia una scelta
che produce vantaggi locali, in termini di minore inquinamento, e per l’economia attraverso la riduzione della spesa energetica
delle famiglie che mediamente tra elettricità e riscaldamento si aggira in Italia tra i 1500 e i 2000 euro all’anno.
La vera grande questione è la confusione di responsabilità rispetto a chi si debba occupare di guidare questa transizione; il
problema fondamentale non è quello delle risorse economiche, perché le opportunità di investimento risultano significative. E’
paradossale, ma di efficienza energetica si occupano, in teoria, il Ministero delle Infrastrutture, quello dello Sviluppo
economico, quello dell’Ambiente, oltre all’Enea a cui sono stati affidati sempre più importanti compiti. Nella realtà non c’è
alcuna regia che permetta di comprendere come il nostro Paese si muoverà nei prossimi anni per superare tutte le barriere
burocratiche e normative. Superare gli ostacoli alla riqualificazione del patrimonio edilizio, spingere la riqualificazione dei
condomini, promuovere un progetto industriale per il settore delle costruzioni sono i tre punti chiave messi in evidenza nel
rapporto Oise per cambiare il futuro delle costruzioni.
In particolare, occorre semplificare gli interventi, dare certezze agli investimenti e rendere strutturali le detrazioni fiscali
legandole alla classe energetica degli edifici, premiare il miglioramento delle prestazioni, introdurre controlli e sanzioni per
garantire i cittadini sulle prestazioni energetiche e la sicurezza degli edifici. E’ nell’interesse delle famiglie che ogni edificio si
doti di un libretto unico del fabbricato antisismico, energetico, del rumore. Per un uso efficace delle risorse europee per
l’efficienza energetica previste nella programmazione 2014-2020, va reso subito operativo il fondo per l’efficienza energetica
introdotto con il decreto legislativo 102/2014. Bisogna inoltre escludere dal patto di stabilità gli interventi sul patrimonio
pubblico certificati e verificati di riduzione dei consumi energetici degli edifici.
Al secondo punto, la riqualificazione dei condomini, grande assente finora degli interventi edilizi in Italia nonostante oltre 20
milioni di persone vivano in edifici condominiali. Per promuoverne la riqualificazione occorre semplificare gli interventi e
introdurre specifici incentivi, perché la complessità dei lavori e le difficoltà di accesso alle detrazioni fiscali sono le ragioni
fondamentali di questo stallo. E’ sottolineata, al terzo punto, la necessità di un vero e proprio progetto industriale per il settore,
per aprire i cantieri della rigenerazione edilizia attraverso soluzioni standardizzate e replicabili di retrofit che permettano di
ridurre tempi e costi a fronte di prestazioni garantite in termini energetici e di sicurezza antisismica. Una sfida che incrocia
ricerca sui materiali e tecniche di intervento con l’organizzazione delle imprese e la formazione dei lavoratori.
7
protocollo
d’intesa con l'ANCI per la difesa e il miglioramento
del sistema di welfare territoriale. Un percorso comune per la
difesa e il miglioramento della condizione degli anziani.
Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, hanno firmato un
Notizie dalle categorie e dalle associazioni
Più tutele per gli anziani, politiche di sostegno al reddito, maggiore equità fiscale, estensione di agevolazioni ed esenzioni per
i pensionati con redditi medio-bassi, lotta alla povertà e all’emarginazione sociale. E ancora, potenziamento delle politiche per
l’inclusione sociale degli anziani più poveri - e soprattutto di quelli che vivono soli - più attenzione alle politiche abitative e al
benessere sociale. Non solo linee guida. Ma traguardi precisi che lo Spi-Cgil, insieme all'ANCI e agli altri sindacati dei
pensionati, intende raggiungere giorno dopo giorno sul territorio attraverso la contrattazione sociale. Di seguito il protocollo.
Premesso che:
■ le Parti condividono la profonda preoccupazione per il perdurare della crisi economica nel nostro Paese che mette a rischio
la sicurezza sociale ed i diritti di cittadinanza, nonché per la complessiva inadeguatezza delle risorse destinate alla spesa per
i servizi alla persona - risorse derivanti dal Fondo nazionale per le politiche sociali, dal Fondo per le non autosufficienze e
dagli altri Fondi comunque destinati al sostegno dei diritti sociali e della famiglia - appesantita dal ripetersi delle riduzioni dei
trasferimenti erariali a favore degli Enti locali e delle Regioni, ritenendo pertanto necessario avviare un percorso condiviso per
la difesa del Welfare territoriale, con particolare riguardo ai servizi e agli interventi sociali per i pensionati e la popolazione
anziana in generale, partendo dal rilancio e dallo sviluppo del confronto nei territori che ha consentito, negli ultimi anni, di
siglare numerosissimi accordi locali inerenti il Welfare; ■ le Parti condividono altresì l'idea che sia necessario, soprattutto in
un periodo di crisi, investire risorse per la promozione e la tutela sociale al fine di garantire un sistema di Welfare universale,
attivo, efficace ed inclusivo per le persone e le famiglie; ■ le Parti concordano nel ritenere utile l'avvio di un confronto e una
collaborazione a livello locale sulle seguenti tematiche:
■ la spesa sociale locale: a fronte del progressivo ridimensionamento degli interventi statali a sostegno del Welfare, gli enti
territoriali sono infatti divenuti il principale centro di programmazione e di erogazione di servizi (ed in particolare servizi sociali,
servizi integrati socio-sanitari, strutture residenziali); in questo contesto, l'ISEE assume particolare rilevanza come strumento
equitativo che deve garantire l'accesso ai servizi ed agevolazioni alle fasce sociali più deboli e l'adozione di protocolli d'intesa
specifici tra amministrazioni locali e sindacati pensionati può certamente rafforzare il ruolo dell'ente locale di regia del sistema
integrato di servizi e prestazioni sociali e qualificare ulteriormente la spesa sociale, potenziando l'efficacia e l'efficienza
dell'azione programmatoria dei Comuni.
■ le politiche tributarie: l'attuale livello del prelievo fiscale centrale e degli enti territoriali pone con urgenza il problema della
difesa dei redditi da pensione, da realizzare attraverso strategie basate su di una maggiore equità, una più ampia
progressività nel prelievo, l'estensione di esenzioni ed agevolazioni ai pensionati con bassi e medi redditi, con particolare
attenzione alle persone che vivono sole. Il rafforzamento ed il miglioramento della capacità dei comuni di partecipare alle
politiche di contrasto all'evasione fiscale e contributiva, attraverso la stipula dei Patti anti evasione tra comuni ed Agenzia
delle Entrate, potrà inoltre portare importanti risorse aggiuntive da destinare al Welfare territoriale.
■ la programmazione locale a favore della popolazione anziana: ammortizzare gli effetti negativi dei progressivi tagli dei
trasferimenti e delle rigidità imposte dal patto di stabilità interno e dalla spending review può essere possibile anche
attraverso la definizione di protocolli regionali di indirizzo ai fini dell'individuazione delle misure necessarie a garantire un
quadro di servizi efficaci ed efficienti adeguato ai bisogni della popolazione, nonché attraverso la piena attuazione dei Piani di
Zona, in un costante coordinamento tra programmazione regionale ed enti locali. Occorre altresì garantire il pieno utilizzo
delle risorse derivanti dai Fondi strutturali europei per gli interventi di inclusione sociale (che, attraverso lo sviluppo di servizi,
possono anche sostenere la crescita di nuova occupazione).
■ La lotta alla povertà e all'emarginazione sociale, il potenziamento di politiche per l'inclusione ed una maggiore attenzione
alle politiche abitative, alla qualità del contesto urbano ed al benessere sociale: tra gli strumenti per combattere la povertà più
fragile va e rafforzata con maggiore anche difficoltà l'informazione di accesso capillare alle reti a sostegno di comunicazione;
della popolazione occorre inoltre sviluppare politiche abitative innovative, accompagnandole con un costante monitoraggio
della situazione, soprattutto nelle aree a più alta tensione abitativa. Attenzione va anche riservata alle problematiche della
sicurezza.
Tutto ciò premesso, le Parti convengono e stipulano quanto segue:
Articolo 1 – Premesse. Le premesse formano parte integrante, essenziale e sostanziale del presente Protocollo di intesa.
Articolo 2 – Oggetto. Le Parti si impegnano a promuovere la sottoscrizione di "protocolli di relazioni" rispettivamente presso
le ANCI regionali e le corrispondenti rappresentanze sindacali di Spi-CGIL, Fnp-CISL e Uilp-UIL al fine di porre in essere
intese locali sulle tematiche indicate nelle premesse.
Articolo 3 - Oneri tra le Parti. Il presente Protocollo d'Intesa non comporta oneri economici a carico delle Parti.
Articolo 4 - Decorrenza e Durata. Il presente Protocollo ha la durata di 12 mesi dalla data di sottoscrizione. Alla scadenza, le
Parti valuteranno gli effetti raggiunti nei territori. E' escluso il rinnovo tacito.
8
La conferenza delle Regioni ha dato il via libera al D.M. di ripartizione del fondo
di sostegno per la morosità incolpevole per il 2016 che in parte
modifica i criteri per l’erogazione. Il Fondo istituito dal Governo Letta
Notizie dalle categorie e dalle associazioni
non ha prodotto i risultati attesi.
Il Decreto, che attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per essere operativo, prevede infatti che siano le Regioni a stabilire
le motivazioni con le quali si definisce incolpevole la morosità, allargando così le maglie stabilite dal precedente decreto che, alla
prova dei fatti, si sono dimostrate troppo rigide per funzionare.
Il fondo, istituito dal Governo Letta e successivamente integrato con ulteriori fondi dall’attuale Governo, non ha prodotto i risultati
attesi. Pochissime le domande presentate ed ancor meno i contributi, effettivamente erogati. 230 domande a Roma, 120 a
Milano, 100 a Napoli, 50 a Palermo ed altrettante a Catania , sono i numeri di un fallimento; soprattutto se confrontati con quelli
del Ministero dell’Interno relativi agli sfratti per morosità convalidati negli ultimi anni. Basti pensare che dal 2012 al 2014, ultimo
anno disponibile, le sentenze emesse sono state circa 200.000.
Una differenza così rilevante può avere molteplici motivazioni tra le quali la rigidità dei criteri di erogazione del fondo ha
sicuramente un posto rilevante, ma non può essere l’unica. In realtà il fondo per la morosità incolpevole, fortemente voluto anche
dal SUNIA, può avere una funzione importante per affrontare questo tipo di emergenza se inserito all’interno di una strategia per
ridurre complessivamente il disagio abitativo.
Non si può intervenire solo sugli effetti senza mettere in campo gli strumenti necessari per rimuovere nel breve medio periodo le
cause che li determinano. Non si può pensare di affrontare il problema del costo dell’abitare per una parte consistente del popolo
dei conduttori (il 37% ha una incidenza dell’affitto sul reddito superiore al 30%) solo nel momento in cui questo si manifesta con
uno sfratto per morosità. Se non si garantisce a quelle famiglie un canone sostenibile per il loro reddito il problema si riproporrà
continuamente ed in maniera crescente.
La scelta di non rifinanziare il fondo di sostegno all’affitto per il 2016 è l’esempio lampante di questa miopia politica. Quel fondo,
nelle intenzioni del legislatore del 1998, doveva avere l’obiettivo di sostenere i conduttori più deboli nel pagamento di un affitto
troppo oneroso per il loro reddito e quindi prevenire una possibile morosità. Quel principio ora è stato ribaltato nei fatti con un
sostegno pubblico che dovrebbe intervenire, con scarse risorse, solo con la morosità conclamata. Troppo tardi nella
maggioranza dei casi anche a causa delle troppo lunghe procedure di erogazione che confliggono con la evidente necessità di
un intervento rapido.
Le vicissitudini del fondo di sostegno all’affitto sono il paradigma dell’assenza di una politica abitativa che manca nel nostro
paese dalla fine degli anni ’70.
I 330 milioni di euro stanziati nel 2000, già insufficienti all’epoca, si sono progressivamente ridotti negli anni sino ad azzerarsi per
il 2016 dopo un parziale rifinanziamento per il 2014 e 2015. Tutto questo a fronte di un innalzamento del livello degli affitti fino al
2007 solo in minima parte compensato con la parziale discesa degli anni successivi segnati da una crisi economica con pochi
precedenti che ha aggravato ancora di più la situazione dei conduttori più deboli.
Una colpevole sottovalutazione del disagio abitativo che rischia, in assenza di un cambiamento di rotta, di aggravare
ulteriormente l’emergenza ormai cronica.
Gli ultimi dati diffusi dal Ministero dell'Interno sui
provvedimenti di sfratto sono relativi al 2014 ed
hanno confermato il trend in aumento rispetto
agli ultimi anni.
I provvedimenti emessi passano dai 67.790 del
2012 ai 73.385 del 2013 e raggiungono i 77.278
nel 2014 (+5,3% rispetto al 2013). L'incremento
risulta più rilevante in Molise (+86,1%), Puglia
(+57,9%), Marche (+37,2%), Trentino (+32,2%),
Sardegna
(+23,5%), Liguria (+19,8%),
estendendo il fenomeno anche a realtà
tipicamente poco coinvolte da questo tipo di
problema.
La maggior parte degli sfratti emessi si
concentra in Lombardia (14.533, il 18,8% del
totale nazionale), seguita da Lazio (9.648, il
12,5% del totale) e Piemonte (8.266, 10,7%).
Continua inarrestabile l’aumento degli sfratti per
morosità che raggiungono l’89% del totale di
quelli emessi con un aumento del 5,7%. sul
2013.
Sfratti emessi e morosità
Sfratti
emessi
(di cui per Richieste di
morosità) esecuzione
Sfratti
eseguiti
2001
40.500
26.937
98.068
20.608
2002
40.130
27.154
91.574
20.389
2003
39.284
27.781
83.748
23.000
2004
46.193
32.578
78.099
25.267
2005
45.815
33.768
106.335
25.671
2006
45.526
34.309
100.821
22.278
2007
43.869
33.959
109.446
22.468
2008
52.291
41.203
139.193
25.108
2009
61.484
51.576
116.573
27.584
2010
65.664
56.269
111.260
29.889
2011
63.846
55.543
123.914
28.641
2012
67.790
60.244
120.903
27.695
2013
73.385
65.302
129.577
31.399
2014
77.278
69.015
150.076
36.083
Ultimi 5 anni
347.7963
306.373
635.730
153.70
9
Notizie dalle categorie e dalle associazioni
La legge di stabilità per il 2016 (208/15) ha
introdotto una particolare tipologia di leasing : il
leasing abitativo. Si tratta di un sistema che gode
di alcuni vantaggi fiscali.
L'intento è quello di rimettere in moto il mercato immobiliare, fornendo uno strumento in più ai potenziali acquirenti,
specialmente a coloro che hanno difficoltà ad ottenere un mutuo ipotecario o, viste le nuove norme sui pignoramenti in
discussione in questi giorni, non hanno alcuna intenzione di contrarne uno.
L'art. 1 , comma 76, della legge di stabilità specifica che il leasing abitativo è un contratto con cui il soggetto concedente
(una banca o un altro intermediario iscritto all'albo di cui all'art. 106 del Testo Unico Bancario) si obbliga verso il cliente ad
acquistare o a far costruire un'abitazione e a metterla a disposizione dell'utilizzatore a fronte del pagamento di un canone
correlato al prezzo di acquisto (o al costo di costruzione) e alla durata del periodo di godimento del bene da parte
dell'utilizzatore. L'edificio va destinato dall'utilizzatore a scopo di "abitazione principale", in mancanza di questo requisito il
contratto di leasing resta valido, ma si applica la normativa relativa al "normale" contratto di leasing.
La platea dei beneficiari: secondo le stime effettuate dal Dipartimento delle Finanze il numero dei possibili beneficiari con
un reddito massimo di 55.000 Euro (uno dei requisiti richiesti per l'applicazione dei benefici fiscali) è di oltre 1 milione di
contribuenti, di cui 200.000 giovani tra i 25 ed i 34 anni che fruirebbero al 100% delle agevolazioni di carattere fiscale. Gli
over 35 potenziali beneficiari sarebbero, invece, oltre 830.000 contribuenti, per i quali i limiti di detraibilità si applicano nella
misura del 50%.
Il ruolo dell'utilizzatore: la stipula del contratto comporta per l'utilizzatore gli stessi rischi che correrebbe se fosse il diretto
acquirente del bene. Oltre alla manutenzione ordinaria, inoltre, all'utilizzatore spetta in questo caso anche la manutenzione
straordinaria.
Facoltà di acquisto (riscatto): la legge prevede che alla scadenza del contratto l'utilizzatore ha facoltà di acquistare la
proprietà del bene al prezzo prestabilito nel contratto. L'utilizzatore è libero di decidere se procedere o meno all'acquisto
alla scadenza del termine convenuto.
La sospensione del pagamento dei canoni: in base all'art, 1, comma 79, legge 208/2015, l'utilizzatore ha il diritto di
domandare la sospensione del pagamento dei corrispettivi periodici in caso di: ■ cessazione del suo rapporto di lavoro
subordinato (fatta eccezione per le ipotesi di risoluzione consensuale, di risoluzione per limiti di età con diritto a pensione di
vecchiaia o di anzianità, di licenziamento per giusta causa o per ingiustificato motivo soggettivo, di dimissioni del lavoratore
non per giusta causa); ■ cessazione dei rapporti di lavoro per controversie inerenti contratti di agenzia, di rappresentanza
commerciale e di altri rapporti di collaborazione, anche se non a carattere subordinato. Il diritto alla sospensione del
pagamento dei canoni può essere esercitato per una sola volta e per un periodo massimo complessivo non superiore ai 12
mesi. Durante il periodo di sospensione non matureranno interessi sul debito residuo alla data di sospensione e l'opzione
finale di acquisto verrò di conseguenza posticipata.
Le detrazioni per i giovani utilizzatori: l'articolo 1, comma 82, della legge 208/2015 concede per i periodi di imposta dal
2016 al 2020 il beneficio di alcune detrazioni Irpef. Se l'utilizzatore ha un'età inferiore ai 35 anni, non ha un reddito
superiore ai 55.000 euro e non è titolare di diritti di proprietà su immobili ad uso abitativo può beneficiare di una detrazione
Irpef lorda pari al 19% dell'importo dei canoni e dei relativi oneri accessori, applicata a un importo non superiore a 8.000
Euro e sul costo di acquisto a fronte dell'esercizio dell'opzione finale (applicata a un importo non superiore a 20.000
Euro).All'utilizzatore di età non inferiore ai 35 anni, con un reddito non superiore a 55.000 Euro e non titolare di diritti di
proprietà su immobili a destinazione abitativa compete, invece, una detrazione lorda pari al 19% dei relativi canoni e oneri
accessori, applicata fino ad un importo non superiore a 4.000 Euro e, sul costo di acquisto a fronte dell'esercizio
dell'opzione finale, applicata ad un importo non superiore a 10.000 Euro
Applicazione dell'agevolazione "prima casa": all'acquisto della società concedente (tra il 1 gennaio 2016 e il 31
dicembre 2020) si applica l'agevolazione "prima casa" se ricorrono i requisiti soggettivi in base ai quali tale agevolazione
sarebbe concessa se l'utilizzatore ne fosse il diretto acquirente. L'agevolazione nei contratti di leasing consiste
nell'applicazione dell'aliquota di imposta di registro pari all'1,5%, con un minimo di 1.000 Euro qualora il contratto di
acquisto non sia imponibile a IVA. In caso contrario l'aliquota IVA applicabile è del 4%.
Inadempimento dell'utilizzatore: se il contratto si risolve per inadempimento dell'utilizzatore la banca (o la società di
leasing) ha il diritto alla restituzione del bene. È consentito alla società di leasing di agire con il procedimento per la
convalida di sfratto, ossia con lo stesso procedimento previsto per le locazioni ordinarie in caso di morosità dell'inquilino.
Se decide di vendere il bene (o assegnarlo in godimento ad altri) la società concedente è obbligata a corrispondere
all'utilizzatore quanto ricavato dalla vendita o ricollocazione, al netto della somma dei canoni scaduti e non pagati fino alla
data della risoluzione; della somma dei canoni successivi alla risoluzione attualizzati; delle spese condominiali
eventualmente sostenute, assicurazioni, costi tecnico/legali, ecc.; del prezzo pattuito per l'esercizio dell'opzione finale di
acquisto. Se per affetto di tali sottrazioni si ottenga un risultato negativo, è l'utilizzatore a dover corrispondere alla società
la differenza negativa.
10
Emilia Romagna: Rom e Sinti, un bando per piccole soluzioni abitative
La Giunta regionale ha approvato un bando, rivolto ai Comuni e alle Unioni, per la realizzazione di progetti abitativi alternativi
alle aree sosta di grandi dimensioni, a rischio di degrado, insicurezza, tensione sociale e condizioni igienico-sanitarie non
accettabili. Il bando attua la legge regionale sull’inclusione sociale di Rom e Sinti (16 luglio 2015, n. 11) che recepisce le
norme europee di settore, fissando un nuovo patto tra diritti e doveri di queste comunità. Sul finanziamento complessivo di un
milione di euro, 700mila sono per gli interventi in conto capitale, 300mila per gli interventi in spesa corrente. Saranno
ammessi al contributo i progetti che prevedono, in conto capitale, l’acquisto nell’ambito del territorio comunale di
appezzamenti da destinare alla realizzazione di micro-aree familiari pubbliche (o all’adeguamento di quelle già esistenti) da
parte dei Comuni o delle Unioni. I progetti potranno anche riguardare, per la parte d’interventi di spesa corrente, il supporto
economico per l’accesso o la gestione di abitazioni tradizionali (alloggi sul mercato, oppure gli alloggi popolari, laddove ci
siano i requisiti validi, previsti per tutti i cittadini), forme di sostegno sociale ed educativo (scolarizzazione, formazione
professionale, inserimento lavorativo) per l’autonomia dei nuclei familiari, interventi di mediazione sociale e dei conflitti. Ogni
progetto verrà finanziato per l’80% del costo complessivo dell’intervento ammesso al contributo, con un limite di 250mila euro
per gli interventi in conto capitale e di 70mila euro per gli interventi di spesa corrente.
Notizie dai territori
Lombardia: ISEE alzato a 14.000 euro per sostegno acquisto alloggi ERP
La Giunta regionale ha annunciato la decisione di rivedere al rialzo i criteri per l'accesso al sostegno destinato agli inquilini
Aler della provincia di Milano che desiderino acquistare gli alloggi Erp, rivedendo l'Isee al rialzo fino a 14.000 euro, rispetto
ai 9.000 previsti nella deliberazione dello scorso anno". In questo modo si estende a una fascia maggiore di popolazione
l'accesso a questo fondo di sostegno, che la giunta auspica possa favorire il processo di acquisto degli alloggi da parte di
quegli assegnatari che possono e vogliono stabilizzare il proprio domicilio. Il beneficiario delle misure di sostegno, risulta,
come dalla Dgr n. X/3576 del 14 maqgio 2015, sempre l'assegnatario dell'alloggio sociale o il familiare convivente, ma
l'incremento della fascia Isee e' ora possibile grazie all'estensione dell'area di appartenenza, rispetto alla sola fascia di
"protezione", anche alle fasce di "accesso" e "permanenza". La misura si inserisce inoltre nel contesto delle misure
regionali di supporto al risanamento di Aler Milano, con riferimento alla legge regionale di assestamento al bilancio
regionale 2014-2016.
Friuli Venezia Giulia: a Palmanova consegnati i lavori per 50 alloggi ATER
Cinquanta nuovi alloggi a canone sostenibile sorgeranno alle porte di Palmanova. Sono stati infatti consegnati i lavori di avvio
del cantiere per la realizzazione delle abitazioni e delle relative opere di urbanizzazione del "Programma di riqualificazione
urbana per alloggi a canone sostenibile" nel quartiere Santa Giustina. L'opera è stata incorniciata tra gli "interventi che si
rivolgono alla fascia grigia della popolazione, ovvero a quei cittadini che non rientrano nei parametri di accesso ad alloggi
popolari Ater, ma non hanno nemmeno la possibilità di accedere ad abitazioni a prezzo di mercato". L'area, che copre una
superficie di oltre 3.000 metri quadrati, sorge tra Porta Udine e Porta Aquileia, nelle adiacenze di viale Stazione, dove c'era il
precedente quartiere di case popolari abbattute l'anno scorso per far posto al nuovo complesso. Il nuovo quartiere
residenziale vedrà affacciarsi su una corte interna 2 alloggi di tipo duplex con soggiorno, cucina, 3 camere, 2 bagni (con una
media di 96,5 mq); 12 alloggi con soggiorno, cucina, 2 camere e 1 bagno (media di 67.80 mq); e 36 alloggi con soggiorno ed
angolo cottura, 1 camera, 1 bagno (media di 51.50 mq). Il costo medio per alloggio (iva compresa) è di 116.400,00 euro al
netto dell'area, equivalente a circa 2.035,00 euro al metro quadrato. L'opera rientra nel PRAUCS, il "Piano nazionale di
riqualificazione urbana per alloggi a canone sostenibile" avviato nel 2008, che prevede un finanziamento iniziale di
8.790.000,00 euro, ripartiti tra Stato per il 65%, Regione per il 21% e Comune di Palmanova per il 14%. Il Comune ha
provveduto ad investire ulteriori 300 mila euro per predisporre opere di collegamento tra il nuovo quartiere e il vecchio abitato
ad ovest, al fine di integrare le abitazioni con i servizi vicini, in particolare con l'area della stazione ferroviaria. L'appalto è
stato aggiudicato dall'Ater di Udine con un ribasso che porterà il costo finale complessivo dell''opera a 5.820.000 euro. Il
progetto verrà cantierato nelle prossime settimane.
Provincia di Bolzano: sussidio casa per lavoratori senza retribuzione
Aggiornando la tipologia dei soggetti legittimati a fruire di sussidi di emergenza per gravi casi sociali nel settore della casa, la
Giunta provinciale ha deliberato il 16 febbraio di ampliare il beneficio anche ai lavoratori di aziende in crisi che non
percepiscono la retribuzione da almeno 3 mesi. La legge provinciale prevede interventi d’emergenza per gravi casi sociali nel
settore dell’edilizia abitativa. L’agevolazione intende tutelare le persone che si trovano in un particolare stato di necessità,
compreso chi è in mobilità o in cassa integrazione. Considerando che oggi le conseguenze della crisi economica provocano
anche un nuovo stato di necessità: quello dettato dal mancato pagamento delle retribuzioni al personale di imprese in
difficoltà. Il sussidio di emergenza consiste nella concessione di un contributo a fondo perduto o di al massimo tre contributi
annuali costanti. Può essere concesso se grazie al sussidio si presume di assicurare stabilmente alla famiglia la proprietà
dell’alloggio. L’entità del sussidio di emergenza non può superare il 10% del valore convenzionale dell’alloggio.
11
Puglia: alloggi per famiglie in condizioni di disagio abitativo a Bisceglie
70 alloggi popolari tra PIRP, PRUaCS e Contratto di Quartiere, più altri 10 che, nell’ambito di una lottizazione privata, il
Comune di Bisceglie acquisirà per cedere alle famiglie in condizioni di disagio abitativo, a fronte di una richiesta di
sostegni al canone di locazione che conta 1200 famiglie. Il capogruppo in consiglio comunale del PD, ha presentato
un’interrogazione sull’emergenza abitativa, chiedendo se ci sarà un nuovo bando per aggiornare la graduatoria degli
aventi diritto all’assegnazione di alloggi ERP; a che punto sono i lavori degli alloggi in corso di realizzazione nel centro
storico finanziati dal programma “Contratto di Quartiere” e come saranno individuati gli assegnatari; se il comune intende
attivare l’Agenzia Comunale per la Casa; se sarà data attuazione al Piano Casa comunale, a seguito del protocollo
d’intesa sottoscritto nel a maggio 2015 con la Regione Puglia e l’ARCA Puglia Centrale «anche nell’ottica di una seria
riqualificazione del patrimonio immobiliare comunale esistente che è in gran parte degradato?» Alle domande sarà data
risposta con una seduta di consiglio comunale straordinario del tipo “question time”, che il presidente del Consiglio
Comunale dovrà convocare appositamente.
Notizie dai territori
Sicilia: beni confiscati alla mafia agli sfrattati
A Catania si è svolto un incontro al Consorzio legalità e sviluppo per analizzare e fare propria la proposta della CGIL e del
SUNIA sull'utilizzo dei beni confiscati alla mafia. Il bene confiscato, secondo il decreto legislativo 159/2011, viene dato in uso
per finalità sociali o istituzionali, quindi, prima, viene assegnato all'Agenzia nazionale dei beni confiscati alla criminalità
organizzata, dopodiché viene dato al Comune dove il bene stesso si trova L'amministrazione destina l'immobile per gli usi
previsti dalla legge. Come dichiarato dal presidente del Cda nel consorzio per la legalità e lo sviluppo “in questo contesto
stiamo cercando di inserire l'emergenza abitativa un percorso con Iacp, amministrazioni comunali e sindacato per fare
destinare il bene confiscato ad uso abitativo, attingendo alle graduatorie già esistenti, un argomento nuovo che, in sinergia
con tutte le parti sociali, cercheremo di far inserire nella normativa dei sequestri di beni immobili alla mafia".
I dati ufficiali forniti dal Ministero dell'Interno, nel 2014, indicano il capoluogo etneo a quota 667 sfratti eseguiti e a quota 3.112
le richieste. I dati del 2015, elaborati dal Sunia, fanno lievitare quest’ultima cifra del 10%.
Toscana: consegnati alloggi di edilizia popolare
Sono state consegnate il 20 febbraio a Calambrone venti nuovi alloggi di edilizia popolare ad altrettante famiglie in difficoltà,
sfrattate o a rischio sfratto. Uno stabile altamente tecnologico, realizzato da Apes con un investimento di 2,2 milioni di euro
(113.000 euro per appartamento) su un terreno ceduto al Comune di Pisa in via Fabrizio De Andrè. Gli appartamenti hanno
una superficie tra i 46 e i 76 metri quadrati e prevedono un canone mensile medio di 100 euro, calcolato in base al reddito
familiare. L’utilizzo di moderni sistemi impiantistici e gli accorgimenti progettuali hanno consegnato uno stabile ad alto
risparmio energetico. Quella di Calambrone è la prima realizzazione nazionale in ambito residenziale pubblico che consente
la produzione non solo di acqua calda ad uso sanitario e di riscaldamento, ma anche di energia elettrica. L’involucro esterno
è costituito da un cappotto, con infissi a taglio termico ed un sistema di oscuramento in grado di proteggere in modo naturale
sia dal freddo che dal caldo, che consente di ottenere elevate prestazioni energetiche (è stata calcolata una spesa media di
250 euro all’anno per il riscaldamento). Con un innovativo sistema di controllo, gli inquilini riceveranno su pc, smartphone e
tablet tutte le informazioni e i consigli per ottenere maggiori risparmi energetici e per gli inquilini sprovvisti di strumenti
informatici è a disposizione il tablet di scala. Lo stabile è totalmente cablato e su ogni scala è attivo un hotspot wi-fi per
l’accesso gratuito al web. Delle 20 case, cinque sono state assegnate a famiglie sfrattate, due ad anziani, una ad una
giovane coppia, cinque a famiglie che abitavano in sovraffollamento e altri sette attributi in base alla nuova graduatoria Erp.
L’intervento fa parte del piano di recupero dell’area dell’ex ospedale americano. L’edificio sorge accanto ai fabbricati “Le Navi”
che comprendono 43 alloggi realizzati dalla Cooper 2000 per i propri soci, ai quali si aggiungono 20 appartamenti in affitto a
canone agevolato, nove in vendita a prezzo convenzionato e il teatro all’aperto realizzato con il contributo della Regione.
Veneto: progetto riconversione caserma ad ATER di Vicenza
Sarà l’Ater di Vicenza a progettare e guidare i lavori di riconversione dell’ex caserma Montegrappa di Bassano su incarico
della Regione. La delibera approvata dalla Giunta segna il primo passo operativo nel percorso disegnato dal protocollo
d’intesa siglato a fine 2014 tra Agenzia del Demanio, ministero dell’Interno, Guardia di Finanza e Regione Veneto per
trasformare il complesso militare in sede del commissariato di Polizia e della Polstrada bassanese. Con l’incarico affidato
all’Ater vicentina, braccio operativo della Regione per l’edilizia diamo il ‘la’ all’articolato intervento di riconversione del
complesso demaniale, che continuerà ad essere presidio di sicurezza peri cittadini, e al tempo stesso acquisterà anche una
nuova funzione residenziale. L’incarico progettuale prevede, infatti, che i tecnici dell’Ater progettino e realizzino i lavori
necessari per ospitare nell’ex caserma il Commissariato di Polizia e la sede della Polstrada, reperendo nel complesso
immobiliare anche la possibilità di realizzarvi 48 alloggi di edilizia residenziale pubblica. La trasformazione della caserma in
commissariato conferma l’impegno prioritari di questa amministrazione per supportare le forze dell’ordine nel loro prezioso
compito di presidio e controllo del territorio”.
Fonti e utilizzate per questo numero:
ABI, ANCI, Adnkronos, Agenzia delle entrate, ANSA, Banca d'Italia, Federcasa, ISTAT, Legambiente, Nomisma,
Siti internet:
edilizia e urbanistica, edilizia e territorio, Governo, Regioni.
Contributi di:
SPI CGIL, SUNIA, Federconsumatori.
Febbraio - 2 Newsletter - POLITICHE ABITATIVE
Periodico mensile di informazione e approfondimento
Area della Contrattazione Sociale - CGIL nazionale
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