Prezzi delle abitazioni. III trimestre 2015
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Prezzi delle abitazioni. III trimestre 2015
Peri Febbraio – 2 – Newsletter – POLITICHE ABITATIVE L'urgenza di intervenire negli ambiti più degradati delle città fa i conti con ritardi che rischiano di vanificare gli esiti del programma indirizzato alle periferie previsto dalla legge di Stabilità con uno stanziamento di 500 milioni di euro: del bando che doveva essere emanato entro il 31 gennaio non c'è traccia. Sul tema è stata presentata un'interpellanza parlamentare: nella risposta si evidenzia che “la redazione del bando è ormai conclusa. Manca esclusivamente della necessaria comunicazione alla Conferenza stato-Regioni. Poiché la scadenza per la presentazione dei progetti era stata fissata al 1° marzo, si provvederà di adeguarla per assicurare la massima partecipazione”. ................................. ...................... pag. 1 II ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha assegnato alle Regioni 105 milioni di euro per gli interventi previsti nel Programma di recupero e razionalizzazione degli immobili e degli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica. La necessità di ampliare il patrimonio ERP è confermato da un'indagine condotta da Nomisma e Federcasa, secondo la quale usufruiscono dell'edilizia pubblica circa 700mila famiglie, a fronte di 1,7 milioni in disagio abitativo, che corrono il rischio di scivolare verso forme di morosità e marginalizzazione sociale........... pag. 2 Il Piano Casa è nato nel 2009, quando il Governo Berlusconi cercò di spingere il settore dell’edilizia, già in crisi, consentendo alle Regioni di concedere premi volumetrici in caso di interventi di ristrutturazione e/o di demolizione e ricostruzione di immobili, anche con ampliamenti in deroga agli strumenti urbanistici vigenti. Inizialmente progettata come un’iniziativa dal ristretto arco temporale, la norma ha visto continue proroghe nelle Regioni, a volte con una certa attenzione nei confronti del territorio, a volte investendo anche ambiti oltre quelli strettamente edilizi e in qualche modo modificando la legislazione urbanistica regionale. …......... pag. 3 Notizie dalle categorie, dalle associazioni, dai territori..... SPI CGIL: protocollo d’intesa con l’Anci per la difesa e il miglioramento del sistema di welfare territoriale. SUNIA: Fondo per la morosità incolpevole: ripartite le risorse per il 2016. FEDERCONSUMATORI: legge di Stabilità, leasing abitativo. Dai territori: Emilia Romagna, Rom e Sinti, bando per soluzioni abitative; Lombardia, innalzamento ISEE per acquisto alloggi ERP; Friuli Venezia Giulia, consegnati lavori per alloggi ATER a Palmanova; Provincia di Bolzano, sussidio casa per lavoratori senza retribuzione; Puglia: alloggi per famiglie in condizioni di disagio abitativo a Bisceglie; Sicilia, beni confiscati alla mafia agli sfrattati; Toscana: consegna alloggi ERP a Calambrone; Veneto, progetto riconversione caserma ad ATER di Vicenza; 16 Il mercato immobiliare continua a migliorare, secondo Bankitalia, principalmente nelle aree urbane e nel Nord; al mutuo ipotecario ricorre quasi il 70% di chi ha acquistato casa, in media coprendo il 65% del prezzo (Sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni, gennaio 2016) ….................. ........ pag. 4 La crescita è confermata dall'Agenzia delle Entrate, secondo cui Milano e Palermo segnano l'incremento maggiore. L'Agenzia conferma anche il tasso di crescita delle abitazioni acquistate tramite mutuo (190mila unità nel 2015, +19,5%) e l'aumento di compravendite di nuda proprietà, specie nei capoluoghi (Andamento del mercato immobiliare, sintesi 2015) …..................................... pag. 4 Anche l'ABI registra un incremento di nuove erogazioni di mutui, ma alcuni osservatori documentano un mercato ancora condizionato dal rifinanziamento di mutui già in essere. E per l'Istat a gennaio, prima volta da inizio 2015, diminuiscono le intenzioni di comprare una casa; in aumento quelle di eseguire manutenzioni straordinarie della propria abitazione (Fiducia dei consumatori e delle imprese, febbraio 2016) ........................ pag. 5 Manutenzioni, recupero edilizio ed efficientamento energetico sono documentate da Fillea, Filca, Feneal e Legambiente nei vantaggi prodotti in termini di cantieri aperti e opportunità per lavoro e famiglie, grazie agli incentivi, da migliorare e rendere più efficaci (Rapporto OISE)...... pag. 6 Periodico mensile di informazione a cura di Laura Mariani - Area della Contrattazione Sociale - CGIL nazionale Notizie 1 Piano per le periferie nella Legge di Stabilità ritardi nell'emanazione del bando I Programmi recenti Il Piano per le Periferie previsto dalla Legge di Stabilità 2016, sembra riprendere un impegno sulle politiche urbane trascurato rispetto alla complessità che oggi si riscontra. Il Piano demanda, per le modalità ed i contenuti, ad un bando che doveva essere emanato entro il 31 gennaio 2016. Le proposte dovrebbero essere presentate entro il 31 marzo 2016. Del bando non c'è ancora traccia. Sul tema è stata presentata un'interpellanza parlamentare. Nella risposta si evidenzia che “la redazione del bando per la trasmissione alla presidenza del Consiglio dei progetti di riqualificazione urbana delle periferie è ormai conclusa. Manca esclusivamente della necessaria comunicazione alla Conferenza statoRegioni. Il bando prevede modalità di redazione e di esame dei progetti ammissibili al finanziamento notevolmente semplificate rispetto a precedente esperienze, nonché ambiti di intervento più ampi e meglio specificati. Poiché la scadenza per la presentazione dei progetti era stata fissata al 1° marzo scorso, si provvederà di adeguarla per assicurare la massima partecipazione”. Il fatto che a tutt'oggi nulla sia accaduto porta ad una serie di considerazioni da evidenziare. Innanzitutto questo ritardo denuncia una certa improvvisazione che ancora una volta condiziona l'attuazione di programmi di questo genere: si cambiano ogni volta procedure, contenuti delle proposte, responsabilità amministrative chiamate a gestire il programma. E questo si traduce in ritardi che hanno condizionato anche i precedenti programmi indirizzati alla riqualificazione delle città, con esiti negativi rispetto all'attuazione, e rispetto ai quali esiti è mancata completamente una verifica della loro operatività. Per raggiungere gli obiettivi che il Piano per le Periferie si propone, è necessario innanzitutto che siano ridotti ulteriori ritardi per l'emanazione del bando. Ma soprattutto è indispensabile che il bando stesso venga costruito in maniera tale, da una lato favorendo una rapida formulazione delle proposte da parte dei Comuni, dall'altro esplicitando criteri tali che la L'urgenza di intervenire negli ambiti urbani degradati fa i conti con ritardi che rischiano di vanificare gli esiti del programma indirizzato alle periferie previsto dalla legge di Stabilità con uno stanziamento di 500 milioni di euro. conseguente selezione delle proposte possa avvenire in tempi certi e con metodi chiari, tali da consentire alla Commissione di arrivare alla formulazione della graduatoria dei beneficiari delle risorse in tempi contenuti. In generale ciò che si ritiene fondamentale è il superamento di programmi, interventi e stanziamenti una tantum. Si dovrebbe, al contrario, mettere a regime un programma pluriennale con finanziamenti che convergono da più amministrazioni, e con modalità di funzionamento tali da recuperare quanto di positivo è emerso nei precedenti programmi, in modo da creare un sistema condiviso che non costringa gli enti locali a interpretazioni ed a messe a punto di proposte diversificate in funzione della diversità degli obiettivi proposti. PERIFERIE Piano Città: in riferimento al Piano Città, avviato a giugno 2012 dal primo Decreto Sviluppo e dedicato alla rigenerazione delle aree urbane degradate, a tutt'oggi, secondo le informazioni di cui disponiamo, dei progetti ammessi a finanziamento, in 28 casi sono state firmate le convenzioni. Il Piano Città prevedeva un cofinanziamento nazionale di 318 milioni di euro (224 dal Fondo Piano Città e 94 dal Piano Azione Coesione per le Zone Franche Urbane) per un investimento complessivo stimato allora dal Ministero in 4,4 miliardi di euro, tra fondi pubblici e privati. Le erogazioni statali pare ammontino ad una quota irrisoria degli stanziamenti previsti, poco più di venti milioni di euro, ed il Piano non ha quindi prodotto i risultati annunciati. Piano per la “riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate”: previsto dalla Legge di Stabilità 2015 ed il cui bando è stato pubblicato a ottobre 2015, non sembra ancora avere avviato la fase attuativa. Peraltro la gestione è stata affidata al Dipartimento Delle Pari Opportunità, che nel settore non ha esperienze precedenti. Considerando che non sono state poste soglie demografiche (il bando è rivolto a tutti i Comuni, senza distinzione territoriale o dimensionale) e avendo ammesso proposte tra le più generiche, peraltro da riscontrare in una griglia di particolare difficoltà interpretativa, anche in questo caso difficilmente si potranno avere gli esiti sperati di “riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale”. La conseguenza evidente della difficoltà di gestione di un programma che ha una forte complessità e dovrebbe, al contrario, prevedere procedure più efficaci, è che parte degli stanziamenti sembrerebbero essere confluiti nel recente programma per le periferie. Notizie 2 Recupero alloggi di edilizia pubblica fondi assegnati alle Regioni Dopo l'assegnazione dei primi 25 milioni di euro nel dicembre 2015, le Regioni ora possono contare su una disponibilità di oltre 130 milioni di euro da trasferire a Comuni ed ex Iacp per il recupero del patrimonio ERP. Le risorse assegnate, si legge in una nota del ministero, rientrano nel Programma finanziato con la legge 80/2014 che attiva due linee di intervento: interventi di ripristino di piccola entità fino a 15.000 euro e interventi di manutenzione straordinaria, compresi quelli a carattere energetico, fino a 50.000 euro ad alloggio. Programma che complessivamente prevede nell'arco del suo svolgimento il recupero di oltre 25.000 alloggi. I primi alloggi, circa 7.000, saranno recuperati entro il 2016. Il governo sta accelerando la politica di recupero degli alloggi ERP e le risposte al disagio abitativo: la Legge di Stabilità, infatti, ha anticipato per questo Programma 170 milioni di euro nel 2016-2017 originariamente previsti per il 2019-2024 e 25 mln aggiuntivi sono stati stanziati dal decreto legge Il ministero delle Infrastrutture e Trasporti ha assegnato alle Regioni 105 milioni di euro per gli interventi previsti nel Programma di recupero e razionalizzazione di immobili e alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica varato dal ministero. 185/2015. Si tratta quindi di circa 500 mln di euro che nei prossimi 2 anni potranno essere trasferiti alle Regioni se la spesa degli attuatori manterrà il trend ipotizzato dal decreto ministeriale attuativo. EDILIZIA PUBBLICA La domanda di edilizia pubblica Indagine Nomisma - Federcasa: l'edilizia pubblica non è più sufficiente, ne usufruisce appena un terzo delle famiglie, circa 700mila. Al di fuori esiste un disagio economico che nel 2014 ha coinvolto 1,7 milioni di famiglie in affitto. Si tratta di famiglie che, versando oggi in una condizione di disagio abitativo (incidenza del canone sul reddito familiare superiore al 30%), corrono un concreto rischio di scivolamento verso forme di morosità e di possibile marginalizzazione sociale. Se non vi sono dubbi che il fenomeno risulti più accentuato nei grandi centri, dall’analisi non sembrano emergere zone franche, con una diffusione che interessa anche capoluoghi di medie dimensioni e centri minori. In tale quadro, la dotazione di edilizia pubblica si conferma del tutto insufficiente consentendo di salvaguardare poco più di 700.000 nuclei familiari, vale a dire 1/3 di quelli che versano in una situazione problematica. Rispetto al totale degli alloggi gestiti in locazione (circa 758 mila), nel 2013 risulta regolarmente assegnato l’86% degli alloggi su tutto il territorio nazionale (circa 652mila alloggi), mentre la restante quota del 14% risulta non assegnata o perché sfitta o perché occupata abusivamente. Attraverso l’indagine realizzata nella seconda metà del 2015 da Nomisma con la collaborazione di Federcasa che ha coinvolto un gruppo di Aziende per la Casa distribuite su tutto il territorio nazionale, la fotografia degli aventi diritto ad un alloggio di edilizia residenziale pubblica vede una significativa presenza di cittadini italiani (88,3%) e la tipologia più ricorrente è rappresentata da persone sole o nuclei di due componenti. L’età della persona di riferimento del nucleo familiare è tendenzialmente alta (il 28,3% supera i 75 anni, il 19,6% è compreso tra 65 e 75 anni) e ha un reddito molto basso (il 44,4% guadagna in un anno meno di 10.000 euro). I tempi di permanenza negli alloggi di ERP sono abbastanza alti: il 49% vive lì da oltre 20 anni, il 28% da oltre 30 anni. Da un confronto tra gli utenti ERP e la tipologia di domande accolte in graduatoria si evidenzia una domanda inevasa più sbilanciata verso i nuclei stranieri (37,3%), i nuclei pluri-componente (la percentuale arriva al 34,5% se si considerano le famiglie composte da 3-4 persone), i nuclei non anziani (con percentuali del 31,6% se si considerano le persone di età compresa tra 35 e 45 anni). Nomisma e Federcasa evidenziano che “a fronte della vastità del problema, le risposte pubbliche sono state fino qui complessivamente inadeguate. Una risposta seria, convincente e necessariamente pubblica al tema del disagio abitativo dovrebbe rappresentare un obiettivo ineludibile di un’azione di governo effettivamente riformatrice. A ciò si aggiunga che, a conti fatti, le ricadute in termini di attivazione economica di un ipotetico piano casa potrebbero rivelarsi meno deboli e labili di quelle destinate a scaturire dagli sgravi fiscali sull’abitazione principale, di cui beneficeranno i proprietari a partire dall’anno prossimo. Ma se l’eventuale gap in fatto di crescita può essere tema di discussione, la differenza in termini di equità delle due opzioni è di tutta evidenza”. Notizie 3 Piano Casa, una prassi ordinaria la situazione delle Regioni La situazione delle Regioni Il Piano Casa è nato nel 2009, quando il Governo Berlusconi cercò di spingere il settore dell’edilizia, già in crisi, consentendo alle Regioni di concedere premi volumetrici in caso di interventi di ristrutturazione e/o di demolizione e ricostruzione di immobili, anche con ampliamenti volumetrici in deroga agli strumenti urbanistici vigenti Era stata inizialmente progettata come un’iniziativa dal ristretto arco temporale. Il provvedimento 1 aprile 2009 ha sancito l'Intesa 31 marzo 2009 firmata da Governo, Regioni ed Enti Locali. Le Regioni si impegnavano ad approvare leggi volte a migliorare la qualità architettonica e/o energetica degli edifici, con interventi entro il limite del 20% della volumetria esistente di edifici uni‐ bi familiari ed a disciplinare interventi straordinari di demolizione e ricostruzione con ampliamento per edifici a destinazione residenziale entro il 35% della volumetria esistente, con finalità di miglioramento della qualità architet- Con una distorta visione si pensa che allentando le regole la crisi edilizia sparisca, si risolvano i problemi delle imprese ed il problema abitativo trovi soluzione, teorie che conosciamo dagli anni ottanta e che non hanno prodotto risultati. tonica, dell'efficienza energetica, utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e secondo criteri di sostenibilità ambientale. L'intesa del 2009, seppure con dei punti criticabili, metteva vincoli molto stretti: dati quantitativi, destinazione residenziale come esclusiva, termine entro il quale questa normativa poteva esplicare il suo effetto ridotto a un anno e mezzo. Ogni Regione si è attivata ad adeguare il Piano Casa e sono scaturite una serie di normative molto varie. La norma, attraverso ulteriori norme nella legislazione nazionale e con autonoma decisione regionale, è stata resa nel tempo più larga nell'applicazione e si è proceduto a continue proroghe. Alcune regioni hanno legiferato più volte, allargando l'efficacia della norma, diventata sempre più derogatoria rispetto alla legislazione attuale. In alcune regioni la norma è stata resa strutturale: nella Provincia autonoma di Bolzano, in Valle d’Aosta e, recentemente, in Liguria ed Umbria. Una misura straordinaria si è quindi trasformata in prassi ordinaria, a volte con una certa attenzione nei confronti del territorio e contenendo l'efficacia dei contenuti dell'Intesa, a volte investendo anche ambiti oltre quelli strettamente edilizi e in qualche modo modificando la legislazione urbanistica regionale. Programmi per rilanciare l’edilizia con misure sempre più permissive, incentivi per demolizione e ricostruzione, semplificazione dei titoli abitativi, non incidono sul miglioramento della qualità urbana. Le deroghe spesso rappresentano un brusco arretramento rispetto alle normative che garantiscono tutela del territorio, rispetto del paesaggio e della qualità degli edifici. ■ I Piani Casa strutturali Il Piano Casa, già indeterminato nella Provincia di Bolzano dal 2010 (legge provinciale 1/2009) e in Valle d’Aosta dal 2011 (LR 24/2009) è stato reso strutturale in Umbria (LR 1/ 2015) ed in Liguria (LR. 22/2015). IL Piano Casa Liguria impugnato dal Governo In Liguria il Piano Casa è stato impugnato dal Governo "in quanto alcune disposizioni, consentendo interventi edilizi in aree tutelate senza prevedere il necessario rispetto delle procedure previste dalla legge statale e dall’ordinamento comunitario, violano la competenza legislativa esclusiva statale in materia di tutela dell’ambiente e di tutela del paesaggio, di cui all’art 117, primo e secondo comma, lett. s), della Costituzione. Altre disposizioni, riguardanti l’approvazione di varianti da parte della Regione senza le prescritte autorizzazioni paesaggistiche, violano l’art. 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione, che riserva allo Stato la potestà legislativa in materia di tutela del paesaggio". ■ I Piani Casa scaduti L'Emilia Romagna non rinnovò la legge alla prima scadenza nel 2010; in Lombardia il Piano scaduto nel 2013 non è stato prorogato. ■ I Piani Casa prorogati al 2016 Alcune Regioni hanno prorogato i propri Piani al 31 dicembre 2016: Abruzzo (LR 5/2016); Piemonte (LR 26/2015); Marche (LR 33/2014); Toscana (LR 79 2015. Basilicata (LR 4/2015); Sicilia LR 9/2015; Puglia LR 33/2015; Calabria (legge regionale 40/2015); Sardegna (LR 8/2015). ■ I Piani Casa prorogati al 2017 In Veneto la scadenza è fissata al 17 maggio 2017 anche se la Regione ha manifestato l’intenzione di stabilizzare le misure (LR32/2013). In Friuli Venezia Giulia il termine è fissato al 19 novembre 2017 (LR 5/2013). Nel Lazio la scadenza è il 31 gennaio 2017 (LR 10/2011).Proroga della validità del Piano Casa al 31 dicembre 2017 per Molise (LR 7/2015) e Campania (LR 1/2016). PIANO CASA Studi e ricerche 4 Banca d'Italia: mercato delle abitazioni Il settore delle abitazioni continua a migliorare, gradualmente. È quanto emerge dal sondaggio congiunturale effettuato dalla Banca d'Italia su un campione di 1.247 agenzie immobiliari. Il 46,4% degli operatori intervistati riporta una diminuzione dei prezzi di vendita, una quota in forte calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (67,6%) e, per la prima volta dalla primavera 2011, in minoranza. Il 52,3% prevede invece una stabilità dei prezzi, percentuale in aumento da 31,6%. "Il miglioramento riflette - si legge nel documento di Bankitalia - principalmente gli andamenti riscontrati nelle aree urbane e nel Nord Italia". Sale anche il numero degli agenti che hanno effettuato almeno una vendita mentre si riduce il margine medio di sconto rispetto alla richiesta iniziale. Il 77,8% degli intervistati ha venduto almeno un'abitazione contro il 71,6% del sondaggio 2015 mentre lo sconto scende al 14,2% in media dal 16% circa di gennaio 2015. Il mutuo ipotecario rimane la modalità di acquisto preferita. Vi ricorre il 68,5% degli italiani che ha acquistato casa. In media la frazione del prezzo coperta dal mutuo è stata del 64,7% stabile rispetto a un anno fa. Migliorano le aspettative degli agenti immobiliari. "Il saldo fra attese di miglioramento e di peggioramento nel trimestre in corso è salito a 15,9 punti percentuali da 7,4 per cento della precedente e anche le prospettive per nuovi incarichi a vendere sono migliorate rispetto alla scorsa rileva- zione". Inoltre, per la prima volta dal terzo trimestre il saldo relativo alle attese circa l'evoluzione del mercato immobiliare nazionale è risultato significativamente positivo (8,1 punti percentuali contro valori sostanzialmente nulli nella precedente indagine. Agenzie delle Entrate: le compravendite in Italia Nel 2015 il mercato immobiliare, con 963.903 compravendite,cresce del 4,7% rispetto al 2014. A fare da traino soprattutto comparto residenziale (+6,5%) e pertinenze (+4,3%). da persone fisiche tramite mutuo ipotecario mostrano un tasso di crescita pari al 19,5%, per un totale di circa 190mila unità, oltre 30mila in più rispetto all’anno precedente. In aumento anche le compravendite di nuda proprietà (+1,8%), che crescono maggiormente nei comuni capoluogo (+3,7%) rispetto ai comuni minori, che si fermano sotto l’1%. Compravendite – Settore residenziale – Anno 2015 Milano e Palermo segnano il maggiore I trim 2015 II trim 2015 III trim 2015 IV trim 2015 incremento di compravendite di abitazioni, seguono Firenze, Torino, Compravendite 95.455 116.523 105.105 127.553 Napoli. Crescono anche le abitazioni Variazione % -3,0% +8,2% +10,8% +9,4% acquistate tramite mutuo ipotecario e le compravendite di nuda proprietà, specie Nord Capoluoghi 72.648 9,4 nei comuni capoluogo. Non capoluoghi 157.819 7,8 Le abitazioni nelle metropoli: il mercato Totale 230.467 8,0 residenziale nelle grandi città vede una Centro Capoluoghi 45.425 4,5 crescita a doppia cifra per Milano, che Non capoluoghi 49.041 6,1 grazie agli ultimi due trimestri dell’anno Totale 94.466 5,3 particolarmente positivi fa registrare un + Sud Capoluoghi 33.931 8,1 13,4%, e Palermo, che cresce del 13%. Non capoluoghi 85.771 3,3 Seguono Firenze (+8,9%), Torino Totale 119.703 4,6 (+7,9%), Napoli (+6,6%), Bologna Italia Capoluoghi 152.004 7,1 (+4,2%) e Genova (+1,1%). Mercato Non capoluoghi 292.632 6,2 sostanzialmente stabile quello della Totale 444.636 6,5 Capitale, che rispetto al 2014 cresce solo dello 0,8%. Rispetto al 2014 le abitazioni acquistate Anno2015 444.636 +6,5% Studi e ricerche 5 ISTAT: Fiducia dei consumatori Secondo l'analisi sulla fiducia dei consumatori e delle imprese dell'Istat, a gennaio per la prima volta dall'inizio dello scorso anno diminuiscono le intenzioni di comprare casa; in aumento quelle di eseguire manutenzioni straordinarie sulla propria abitazione. Le intenzioni di comprare casa diminuiscono a gennaio per la prima volta dall'inizio dello scorso anno. Il saldo, nelle domande trimestrali dell'Istat, passa a -190 da -188. Migliorano intanto le intenzioni di spesa per la manutenzione straordinaria della propria abitazione (da -142 a -137 il saldo). Il 15,9% dei consumatori, quasi uno su sei, ritiene che probabilmente o certamente effettuerà lavori straordinari nella propria casa nei prossimi 12 mesi a fronte del 2,3% che pensa di acquistare una nuova abitazione nello stesso arco di tempo. A gennaio l’indice del clima di fiducia dei consumatori, espresso in base 2010=100, aumenta a 118,9 da 117,7. I giudizi sulla situazione economica familiare migliorano (a -31 da -35) e le attese sul quadro familiare restano stabili a -2. I giudizi sulle opportunità di risparmio migliorano (a 133 da 125), non mutano i pareri riguardo alle attese sulla possibilità di risparmiare (a -28); migliorano anche i giudizi sul bilancio familiare (a 3 da -3) e sull’opportunità di acquisto di beni durevoli (a -21 da -36), mentre diminuisce lievemente il saldo riferito alle intenzioni future di spesa per questi beni (a -73 da -72). ABI: Mutui per l'acquisto di immobili Secondo dati diffusi dall'ABI, nel 2015 le nuove erogazioni di mutui per l'acquisto di immobili da parte delle famiglie hanno registrato un incremento annuale del +97,1%. Alcuni osservatori sull'andamento dei mutui documentano tuttavia un mercato ancora fortemente condizionato dal rifinanziamento di mutui già in essere. Secondo i dati diffusi dall'ABI, nel periodo gennaio-dicembre del 2015 l’ammontare delle erogazioni di nuovi mutui è stato pari a 49,826 miliardi di euro rispetto ai 25,283 dello stesso periodo del 2014. L’incremento su base annua è del 97,1%. L’ammontare delle nuove erogazioni nel 2015 è anche superiore di più del doppio sia al dato del 2013 (19,085 miliardi di euro), sia al valore del 2012 (20,712 miliardi). I mutui a tasso variabile rappresentano, nel 2015, il 42,8% delle nuove erogazioni complessive; nei mesi più recenti sono in forte incremento i mutui a tasso fisso che hanno raggiunto a dicembre 2015 i 2/3 delle nuove erogazioni, erano il 25% dodici mesi prima. La ripresa delle nuove erogazioni si riflette anche sul totale dei mutui in essere delle famiglie. Sulla base degli ultimi dati disponibili, relativi a fine novembre 2015, l’ammontare complessivo dei mutui in essere delle famiglie ha registrato un variazione positiva dello 0,5% nei confronti di fine novembre 2014. L’incidenza delle surroghe sul totale dei nuovi finanziamenti è pari, secondo i dati dell'ABI, nel 2015 a circa il 31%. Alcuni osservatori sull'andamento dei mutui documentano un mercato dei mutui maggiormente condizionato dal flusso di credito bancario destinato al rifinanziamento di mutui già in essere piuttosto che al finanziamento delle reali intenzioni di acquisto di una casa da parte delle famiglie. In particolare, secondo l’analisi diffusa dall’Osservatorio di MutuiOnline, il 67% dei mutui erogati nell’ultimo semestre del 2015 sarebbero destinati alla surroga, mentre solo il 27% risulterebbero mutui accesi per l’acquisto della prima casa, una percentuale in diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2014. Questa dato rivelerebbe che le vere intenzioni di chi chiede un mutuo oggi in banca, in realtà, non sono quelle legate all’acquisto di un immobile, ma quelle di “migliorare” le condizioni contrattuali del proprio mutuo già acceso in precedenza; una esigenza che, a tutti gli effetti, non alimenta il mercato del credito bancario e immobiliare. Studi e ricerche 6 Fillea, Filca, Feneal e Legambiente: Rapporto OISE Dal 1998 ad oggi sono stati realizzati oltre 9 milioni di interventi di recupero edilizio grazie alle detrazioni fiscali e dal 2007 circa 2,5 di efficientamento energetico I contenuti del rapporto Oise, dicono che i vantaggi sono stati straordinari in termini di cantieri aperti e opportunità per le famiglie e per il lavoro. Ma anche che gli incentivi possono essere migliorati e resi più efficaci nell'applicazione. La sfida, che deve essere accompagnata con forza da governo e regioni, è di tornare a creare lavoro attraverso migliaia di cantieri di messa in sicurezza del territorio e riqualificazione del patri- monio edilizio in tutta Italia, con obiettivi energetici e di sicurezza statica e sismica. Le innovazioni in edifici, cantieri, materiali e tecnologie dimostrano come questa visione sia già a portata di mano. L’impegno comune di Fillea, Filca, Feneal e Legambiente è di lavorare perché questa prospettiva prenda piede e permetta di invertire la curva dell’occupazione, arrivando a recuperare gli 800mila posti di lavoro persi nel settore, attraverso la riqualificazione e manutenzione dell’enorme patrimonio edilizio italiano. Occorre poi definire norme più stringenti per garantire che il lavoro prodotto attraverso le politiche di incentivazione sia qualificato e regolare, cosa finora non sempre garantita. Per sindacati e Legambiente ci sono tutte le condizioni per uscire dalla crisi del settore, mettendo al centro delle politiche le città e la rigenerazione energetica e statica del patrimonio esistente. Ma serve che il governo scelga sul serio questa prospettiva, dando certezze agli investimenti, concentrando le risorse europee, garantendo controlli sulle certificazioni energetiche degli edifici per tutelare le famiglie. Il dossier di Fillea, Filca, Feneal e Legambiente Il dossier sottolinea come, dopo una pesante crisi durata otto anni, questo sia il momento per accompagnare il settore delle costruzioni verso un nuovo ciclo industriale incentrato sulla rigenerazione urbana, cogliendo i tanti segnali positivi già esistenti, e per tornare a creare lavoro. La terapia della rigenerazione può funzionare in Italia proprio perché sono notevoli i cambiamenti già avvenuti: in questi anni difficili il settore non si è infatti solo ridimensionato ma ha anche spostato il proprio baricentro verso il recupero, che oggi rappresenta circa il 70% del mercato complessivo. Sono le politiche europee, oggi, ad aiutarci a individuare la rotta per i prossimi anni. Una strada, peraltro, tracciata chiaramente dall’accordo sulla riduzione delle emissioni di CO2 uscito dalla COP21, che porterà l’Unione Europea a rivedere obiettivi e strumenti per accelerare la transizione. A motivare il cambio radicale delle priorità e l’idea che l’edilizia rappresenti davvero oggi un settore strategico per l’economia e lo sviluppo e che il suo profilo debba essere ridefinito per migliorare non solo qualità e prestazioni degli edifici, ma anche per scongiurare i rischi crescenti per le persone e il territorio legati ai cambiamenti climatici. E’ inoltre sempre più evidente come intervenire sulle prestazioni energetiche degli edifici sia una scelta che produce vantaggi locali, in termini di minore inquinamento, e per l’economia attraverso la riduzione della spesa energetica delle famiglie che mediamente tra elettricità e riscaldamento si aggira in Italia tra i 1500 e i 2000 euro all’anno. La vera grande questione è la confusione di responsabilità rispetto a chi si debba occupare di guidare questa transizione; il problema fondamentale non è quello delle risorse economiche, perché le opportunità di investimento risultano significative. E’ paradossale, ma di efficienza energetica si occupano, in teoria, il Ministero delle Infrastrutture, quello dello Sviluppo economico, quello dell’Ambiente, oltre all’Enea a cui sono stati affidati sempre più importanti compiti. Nella realtà non c’è alcuna regia che permetta di comprendere come il nostro Paese si muoverà nei prossimi anni per superare tutte le barriere burocratiche e normative. Superare gli ostacoli alla riqualificazione del patrimonio edilizio, spingere la riqualificazione dei condomini, promuovere un progetto industriale per il settore delle costruzioni sono i tre punti chiave messi in evidenza nel rapporto Oise per cambiare il futuro delle costruzioni. In particolare, occorre semplificare gli interventi, dare certezze agli investimenti e rendere strutturali le detrazioni fiscali legandole alla classe energetica degli edifici, premiare il miglioramento delle prestazioni, introdurre controlli e sanzioni per garantire i cittadini sulle prestazioni energetiche e la sicurezza degli edifici. E’ nell’interesse delle famiglie che ogni edificio si doti di un libretto unico del fabbricato antisismico, energetico, del rumore. Per un uso efficace delle risorse europee per l’efficienza energetica previste nella programmazione 2014-2020, va reso subito operativo il fondo per l’efficienza energetica introdotto con il decreto legislativo 102/2014. Bisogna inoltre escludere dal patto di stabilità gli interventi sul patrimonio pubblico certificati e verificati di riduzione dei consumi energetici degli edifici. Al secondo punto, la riqualificazione dei condomini, grande assente finora degli interventi edilizi in Italia nonostante oltre 20 milioni di persone vivano in edifici condominiali. Per promuoverne la riqualificazione occorre semplificare gli interventi e introdurre specifici incentivi, perché la complessità dei lavori e le difficoltà di accesso alle detrazioni fiscali sono le ragioni fondamentali di questo stallo. E’ sottolineata, al terzo punto, la necessità di un vero e proprio progetto industriale per il settore, per aprire i cantieri della rigenerazione edilizia attraverso soluzioni standardizzate e replicabili di retrofit che permettano di ridurre tempi e costi a fronte di prestazioni garantite in termini energetici e di sicurezza antisismica. Una sfida che incrocia ricerca sui materiali e tecniche di intervento con l’organizzazione delle imprese e la formazione dei lavoratori. 7 protocollo d’intesa con l'ANCI per la difesa e il miglioramento del sistema di welfare territoriale. Un percorso comune per la difesa e il miglioramento della condizione degli anziani. Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, hanno firmato un Notizie dalle categorie e dalle associazioni Più tutele per gli anziani, politiche di sostegno al reddito, maggiore equità fiscale, estensione di agevolazioni ed esenzioni per i pensionati con redditi medio-bassi, lotta alla povertà e all’emarginazione sociale. E ancora, potenziamento delle politiche per l’inclusione sociale degli anziani più poveri - e soprattutto di quelli che vivono soli - più attenzione alle politiche abitative e al benessere sociale. Non solo linee guida. Ma traguardi precisi che lo Spi-Cgil, insieme all'ANCI e agli altri sindacati dei pensionati, intende raggiungere giorno dopo giorno sul territorio attraverso la contrattazione sociale. Di seguito il protocollo. Premesso che: ■ le Parti condividono la profonda preoccupazione per il perdurare della crisi economica nel nostro Paese che mette a rischio la sicurezza sociale ed i diritti di cittadinanza, nonché per la complessiva inadeguatezza delle risorse destinate alla spesa per i servizi alla persona - risorse derivanti dal Fondo nazionale per le politiche sociali, dal Fondo per le non autosufficienze e dagli altri Fondi comunque destinati al sostegno dei diritti sociali e della famiglia - appesantita dal ripetersi delle riduzioni dei trasferimenti erariali a favore degli Enti locali e delle Regioni, ritenendo pertanto necessario avviare un percorso condiviso per la difesa del Welfare territoriale, con particolare riguardo ai servizi e agli interventi sociali per i pensionati e la popolazione anziana in generale, partendo dal rilancio e dallo sviluppo del confronto nei territori che ha consentito, negli ultimi anni, di siglare numerosissimi accordi locali inerenti il Welfare; ■ le Parti condividono altresì l'idea che sia necessario, soprattutto in un periodo di crisi, investire risorse per la promozione e la tutela sociale al fine di garantire un sistema di Welfare universale, attivo, efficace ed inclusivo per le persone e le famiglie; ■ le Parti concordano nel ritenere utile l'avvio di un confronto e una collaborazione a livello locale sulle seguenti tematiche: ■ la spesa sociale locale: a fronte del progressivo ridimensionamento degli interventi statali a sostegno del Welfare, gli enti territoriali sono infatti divenuti il principale centro di programmazione e di erogazione di servizi (ed in particolare servizi sociali, servizi integrati socio-sanitari, strutture residenziali); in questo contesto, l'ISEE assume particolare rilevanza come strumento equitativo che deve garantire l'accesso ai servizi ed agevolazioni alle fasce sociali più deboli e l'adozione di protocolli d'intesa specifici tra amministrazioni locali e sindacati pensionati può certamente rafforzare il ruolo dell'ente locale di regia del sistema integrato di servizi e prestazioni sociali e qualificare ulteriormente la spesa sociale, potenziando l'efficacia e l'efficienza dell'azione programmatoria dei Comuni. ■ le politiche tributarie: l'attuale livello del prelievo fiscale centrale e degli enti territoriali pone con urgenza il problema della difesa dei redditi da pensione, da realizzare attraverso strategie basate su di una maggiore equità, una più ampia progressività nel prelievo, l'estensione di esenzioni ed agevolazioni ai pensionati con bassi e medi redditi, con particolare attenzione alle persone che vivono sole. Il rafforzamento ed il miglioramento della capacità dei comuni di partecipare alle politiche di contrasto all'evasione fiscale e contributiva, attraverso la stipula dei Patti anti evasione tra comuni ed Agenzia delle Entrate, potrà inoltre portare importanti risorse aggiuntive da destinare al Welfare territoriale. ■ la programmazione locale a favore della popolazione anziana: ammortizzare gli effetti negativi dei progressivi tagli dei trasferimenti e delle rigidità imposte dal patto di stabilità interno e dalla spending review può essere possibile anche attraverso la definizione di protocolli regionali di indirizzo ai fini dell'individuazione delle misure necessarie a garantire un quadro di servizi efficaci ed efficienti adeguato ai bisogni della popolazione, nonché attraverso la piena attuazione dei Piani di Zona, in un costante coordinamento tra programmazione regionale ed enti locali. Occorre altresì garantire il pieno utilizzo delle risorse derivanti dai Fondi strutturali europei per gli interventi di inclusione sociale (che, attraverso lo sviluppo di servizi, possono anche sostenere la crescita di nuova occupazione). ■ La lotta alla povertà e all'emarginazione sociale, il potenziamento di politiche per l'inclusione ed una maggiore attenzione alle politiche abitative, alla qualità del contesto urbano ed al benessere sociale: tra gli strumenti per combattere la povertà più fragile va e rafforzata con maggiore anche difficoltà l'informazione di accesso capillare alle reti a sostegno di comunicazione; della popolazione occorre inoltre sviluppare politiche abitative innovative, accompagnandole con un costante monitoraggio della situazione, soprattutto nelle aree a più alta tensione abitativa. Attenzione va anche riservata alle problematiche della sicurezza. Tutto ciò premesso, le Parti convengono e stipulano quanto segue: Articolo 1 – Premesse. Le premesse formano parte integrante, essenziale e sostanziale del presente Protocollo di intesa. Articolo 2 – Oggetto. Le Parti si impegnano a promuovere la sottoscrizione di "protocolli di relazioni" rispettivamente presso le ANCI regionali e le corrispondenti rappresentanze sindacali di Spi-CGIL, Fnp-CISL e Uilp-UIL al fine di porre in essere intese locali sulle tematiche indicate nelle premesse. Articolo 3 - Oneri tra le Parti. Il presente Protocollo d'Intesa non comporta oneri economici a carico delle Parti. Articolo 4 - Decorrenza e Durata. Il presente Protocollo ha la durata di 12 mesi dalla data di sottoscrizione. Alla scadenza, le Parti valuteranno gli effetti raggiunti nei territori. E' escluso il rinnovo tacito. 8 La conferenza delle Regioni ha dato il via libera al D.M. di ripartizione del fondo di sostegno per la morosità incolpevole per il 2016 che in parte modifica i criteri per l’erogazione. Il Fondo istituito dal Governo Letta Notizie dalle categorie e dalle associazioni non ha prodotto i risultati attesi. Il Decreto, che attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per essere operativo, prevede infatti che siano le Regioni a stabilire le motivazioni con le quali si definisce incolpevole la morosità, allargando così le maglie stabilite dal precedente decreto che, alla prova dei fatti, si sono dimostrate troppo rigide per funzionare. Il fondo, istituito dal Governo Letta e successivamente integrato con ulteriori fondi dall’attuale Governo, non ha prodotto i risultati attesi. Pochissime le domande presentate ed ancor meno i contributi, effettivamente erogati. 230 domande a Roma, 120 a Milano, 100 a Napoli, 50 a Palermo ed altrettante a Catania , sono i numeri di un fallimento; soprattutto se confrontati con quelli del Ministero dell’Interno relativi agli sfratti per morosità convalidati negli ultimi anni. Basti pensare che dal 2012 al 2014, ultimo anno disponibile, le sentenze emesse sono state circa 200.000. Una differenza così rilevante può avere molteplici motivazioni tra le quali la rigidità dei criteri di erogazione del fondo ha sicuramente un posto rilevante, ma non può essere l’unica. In realtà il fondo per la morosità incolpevole, fortemente voluto anche dal SUNIA, può avere una funzione importante per affrontare questo tipo di emergenza se inserito all’interno di una strategia per ridurre complessivamente il disagio abitativo. Non si può intervenire solo sugli effetti senza mettere in campo gli strumenti necessari per rimuovere nel breve medio periodo le cause che li determinano. Non si può pensare di affrontare il problema del costo dell’abitare per una parte consistente del popolo dei conduttori (il 37% ha una incidenza dell’affitto sul reddito superiore al 30%) solo nel momento in cui questo si manifesta con uno sfratto per morosità. Se non si garantisce a quelle famiglie un canone sostenibile per il loro reddito il problema si riproporrà continuamente ed in maniera crescente. La scelta di non rifinanziare il fondo di sostegno all’affitto per il 2016 è l’esempio lampante di questa miopia politica. Quel fondo, nelle intenzioni del legislatore del 1998, doveva avere l’obiettivo di sostenere i conduttori più deboli nel pagamento di un affitto troppo oneroso per il loro reddito e quindi prevenire una possibile morosità. Quel principio ora è stato ribaltato nei fatti con un sostegno pubblico che dovrebbe intervenire, con scarse risorse, solo con la morosità conclamata. Troppo tardi nella maggioranza dei casi anche a causa delle troppo lunghe procedure di erogazione che confliggono con la evidente necessità di un intervento rapido. Le vicissitudini del fondo di sostegno all’affitto sono il paradigma dell’assenza di una politica abitativa che manca nel nostro paese dalla fine degli anni ’70. I 330 milioni di euro stanziati nel 2000, già insufficienti all’epoca, si sono progressivamente ridotti negli anni sino ad azzerarsi per il 2016 dopo un parziale rifinanziamento per il 2014 e 2015. Tutto questo a fronte di un innalzamento del livello degli affitti fino al 2007 solo in minima parte compensato con la parziale discesa degli anni successivi segnati da una crisi economica con pochi precedenti che ha aggravato ancora di più la situazione dei conduttori più deboli. Una colpevole sottovalutazione del disagio abitativo che rischia, in assenza di un cambiamento di rotta, di aggravare ulteriormente l’emergenza ormai cronica. Gli ultimi dati diffusi dal Ministero dell'Interno sui provvedimenti di sfratto sono relativi al 2014 ed hanno confermato il trend in aumento rispetto agli ultimi anni. I provvedimenti emessi passano dai 67.790 del 2012 ai 73.385 del 2013 e raggiungono i 77.278 nel 2014 (+5,3% rispetto al 2013). L'incremento risulta più rilevante in Molise (+86,1%), Puglia (+57,9%), Marche (+37,2%), Trentino (+32,2%), Sardegna (+23,5%), Liguria (+19,8%), estendendo il fenomeno anche a realtà tipicamente poco coinvolte da questo tipo di problema. La maggior parte degli sfratti emessi si concentra in Lombardia (14.533, il 18,8% del totale nazionale), seguita da Lazio (9.648, il 12,5% del totale) e Piemonte (8.266, 10,7%). Continua inarrestabile l’aumento degli sfratti per morosità che raggiungono l’89% del totale di quelli emessi con un aumento del 5,7%. sul 2013. Sfratti emessi e morosità Sfratti emessi (di cui per Richieste di morosità) esecuzione Sfratti eseguiti 2001 40.500 26.937 98.068 20.608 2002 40.130 27.154 91.574 20.389 2003 39.284 27.781 83.748 23.000 2004 46.193 32.578 78.099 25.267 2005 45.815 33.768 106.335 25.671 2006 45.526 34.309 100.821 22.278 2007 43.869 33.959 109.446 22.468 2008 52.291 41.203 139.193 25.108 2009 61.484 51.576 116.573 27.584 2010 65.664 56.269 111.260 29.889 2011 63.846 55.543 123.914 28.641 2012 67.790 60.244 120.903 27.695 2013 73.385 65.302 129.577 31.399 2014 77.278 69.015 150.076 36.083 Ultimi 5 anni 347.7963 306.373 635.730 153.70 9 Notizie dalle categorie e dalle associazioni La legge di stabilità per il 2016 (208/15) ha introdotto una particolare tipologia di leasing : il leasing abitativo. Si tratta di un sistema che gode di alcuni vantaggi fiscali. L'intento è quello di rimettere in moto il mercato immobiliare, fornendo uno strumento in più ai potenziali acquirenti, specialmente a coloro che hanno difficoltà ad ottenere un mutuo ipotecario o, viste le nuove norme sui pignoramenti in discussione in questi giorni, non hanno alcuna intenzione di contrarne uno. L'art. 1 , comma 76, della legge di stabilità specifica che il leasing abitativo è un contratto con cui il soggetto concedente (una banca o un altro intermediario iscritto all'albo di cui all'art. 106 del Testo Unico Bancario) si obbliga verso il cliente ad acquistare o a far costruire un'abitazione e a metterla a disposizione dell'utilizzatore a fronte del pagamento di un canone correlato al prezzo di acquisto (o al costo di costruzione) e alla durata del periodo di godimento del bene da parte dell'utilizzatore. L'edificio va destinato dall'utilizzatore a scopo di "abitazione principale", in mancanza di questo requisito il contratto di leasing resta valido, ma si applica la normativa relativa al "normale" contratto di leasing. La platea dei beneficiari: secondo le stime effettuate dal Dipartimento delle Finanze il numero dei possibili beneficiari con un reddito massimo di 55.000 Euro (uno dei requisiti richiesti per l'applicazione dei benefici fiscali) è di oltre 1 milione di contribuenti, di cui 200.000 giovani tra i 25 ed i 34 anni che fruirebbero al 100% delle agevolazioni di carattere fiscale. Gli over 35 potenziali beneficiari sarebbero, invece, oltre 830.000 contribuenti, per i quali i limiti di detraibilità si applicano nella misura del 50%. Il ruolo dell'utilizzatore: la stipula del contratto comporta per l'utilizzatore gli stessi rischi che correrebbe se fosse il diretto acquirente del bene. Oltre alla manutenzione ordinaria, inoltre, all'utilizzatore spetta in questo caso anche la manutenzione straordinaria. Facoltà di acquisto (riscatto): la legge prevede che alla scadenza del contratto l'utilizzatore ha facoltà di acquistare la proprietà del bene al prezzo prestabilito nel contratto. L'utilizzatore è libero di decidere se procedere o meno all'acquisto alla scadenza del termine convenuto. La sospensione del pagamento dei canoni: in base all'art, 1, comma 79, legge 208/2015, l'utilizzatore ha il diritto di domandare la sospensione del pagamento dei corrispettivi periodici in caso di: ■ cessazione del suo rapporto di lavoro subordinato (fatta eccezione per le ipotesi di risoluzione consensuale, di risoluzione per limiti di età con diritto a pensione di vecchiaia o di anzianità, di licenziamento per giusta causa o per ingiustificato motivo soggettivo, di dimissioni del lavoratore non per giusta causa); ■ cessazione dei rapporti di lavoro per controversie inerenti contratti di agenzia, di rappresentanza commerciale e di altri rapporti di collaborazione, anche se non a carattere subordinato. Il diritto alla sospensione del pagamento dei canoni può essere esercitato per una sola volta e per un periodo massimo complessivo non superiore ai 12 mesi. Durante il periodo di sospensione non matureranno interessi sul debito residuo alla data di sospensione e l'opzione finale di acquisto verrò di conseguenza posticipata. Le detrazioni per i giovani utilizzatori: l'articolo 1, comma 82, della legge 208/2015 concede per i periodi di imposta dal 2016 al 2020 il beneficio di alcune detrazioni Irpef. Se l'utilizzatore ha un'età inferiore ai 35 anni, non ha un reddito superiore ai 55.000 euro e non è titolare di diritti di proprietà su immobili ad uso abitativo può beneficiare di una detrazione Irpef lorda pari al 19% dell'importo dei canoni e dei relativi oneri accessori, applicata a un importo non superiore a 8.000 Euro e sul costo di acquisto a fronte dell'esercizio dell'opzione finale (applicata a un importo non superiore a 20.000 Euro).All'utilizzatore di età non inferiore ai 35 anni, con un reddito non superiore a 55.000 Euro e non titolare di diritti di proprietà su immobili a destinazione abitativa compete, invece, una detrazione lorda pari al 19% dei relativi canoni e oneri accessori, applicata fino ad un importo non superiore a 4.000 Euro e, sul costo di acquisto a fronte dell'esercizio dell'opzione finale, applicata ad un importo non superiore a 10.000 Euro Applicazione dell'agevolazione "prima casa": all'acquisto della società concedente (tra il 1 gennaio 2016 e il 31 dicembre 2020) si applica l'agevolazione "prima casa" se ricorrono i requisiti soggettivi in base ai quali tale agevolazione sarebbe concessa se l'utilizzatore ne fosse il diretto acquirente. L'agevolazione nei contratti di leasing consiste nell'applicazione dell'aliquota di imposta di registro pari all'1,5%, con un minimo di 1.000 Euro qualora il contratto di acquisto non sia imponibile a IVA. In caso contrario l'aliquota IVA applicabile è del 4%. Inadempimento dell'utilizzatore: se il contratto si risolve per inadempimento dell'utilizzatore la banca (o la società di leasing) ha il diritto alla restituzione del bene. È consentito alla società di leasing di agire con il procedimento per la convalida di sfratto, ossia con lo stesso procedimento previsto per le locazioni ordinarie in caso di morosità dell'inquilino. Se decide di vendere il bene (o assegnarlo in godimento ad altri) la società concedente è obbligata a corrispondere all'utilizzatore quanto ricavato dalla vendita o ricollocazione, al netto della somma dei canoni scaduti e non pagati fino alla data della risoluzione; della somma dei canoni successivi alla risoluzione attualizzati; delle spese condominiali eventualmente sostenute, assicurazioni, costi tecnico/legali, ecc.; del prezzo pattuito per l'esercizio dell'opzione finale di acquisto. Se per affetto di tali sottrazioni si ottenga un risultato negativo, è l'utilizzatore a dover corrispondere alla società la differenza negativa. 10 Emilia Romagna: Rom e Sinti, un bando per piccole soluzioni abitative La Giunta regionale ha approvato un bando, rivolto ai Comuni e alle Unioni, per la realizzazione di progetti abitativi alternativi alle aree sosta di grandi dimensioni, a rischio di degrado, insicurezza, tensione sociale e condizioni igienico-sanitarie non accettabili. Il bando attua la legge regionale sull’inclusione sociale di Rom e Sinti (16 luglio 2015, n. 11) che recepisce le norme europee di settore, fissando un nuovo patto tra diritti e doveri di queste comunità. Sul finanziamento complessivo di un milione di euro, 700mila sono per gli interventi in conto capitale, 300mila per gli interventi in spesa corrente. Saranno ammessi al contributo i progetti che prevedono, in conto capitale, l’acquisto nell’ambito del territorio comunale di appezzamenti da destinare alla realizzazione di micro-aree familiari pubbliche (o all’adeguamento di quelle già esistenti) da parte dei Comuni o delle Unioni. I progetti potranno anche riguardare, per la parte d’interventi di spesa corrente, il supporto economico per l’accesso o la gestione di abitazioni tradizionali (alloggi sul mercato, oppure gli alloggi popolari, laddove ci siano i requisiti validi, previsti per tutti i cittadini), forme di sostegno sociale ed educativo (scolarizzazione, formazione professionale, inserimento lavorativo) per l’autonomia dei nuclei familiari, interventi di mediazione sociale e dei conflitti. Ogni progetto verrà finanziato per l’80% del costo complessivo dell’intervento ammesso al contributo, con un limite di 250mila euro per gli interventi in conto capitale e di 70mila euro per gli interventi di spesa corrente. Notizie dai territori Lombardia: ISEE alzato a 14.000 euro per sostegno acquisto alloggi ERP La Giunta regionale ha annunciato la decisione di rivedere al rialzo i criteri per l'accesso al sostegno destinato agli inquilini Aler della provincia di Milano che desiderino acquistare gli alloggi Erp, rivedendo l'Isee al rialzo fino a 14.000 euro, rispetto ai 9.000 previsti nella deliberazione dello scorso anno". In questo modo si estende a una fascia maggiore di popolazione l'accesso a questo fondo di sostegno, che la giunta auspica possa favorire il processo di acquisto degli alloggi da parte di quegli assegnatari che possono e vogliono stabilizzare il proprio domicilio. Il beneficiario delle misure di sostegno, risulta, come dalla Dgr n. X/3576 del 14 maqgio 2015, sempre l'assegnatario dell'alloggio sociale o il familiare convivente, ma l'incremento della fascia Isee e' ora possibile grazie all'estensione dell'area di appartenenza, rispetto alla sola fascia di "protezione", anche alle fasce di "accesso" e "permanenza". La misura si inserisce inoltre nel contesto delle misure regionali di supporto al risanamento di Aler Milano, con riferimento alla legge regionale di assestamento al bilancio regionale 2014-2016. Friuli Venezia Giulia: a Palmanova consegnati i lavori per 50 alloggi ATER Cinquanta nuovi alloggi a canone sostenibile sorgeranno alle porte di Palmanova. Sono stati infatti consegnati i lavori di avvio del cantiere per la realizzazione delle abitazioni e delle relative opere di urbanizzazione del "Programma di riqualificazione urbana per alloggi a canone sostenibile" nel quartiere Santa Giustina. L'opera è stata incorniciata tra gli "interventi che si rivolgono alla fascia grigia della popolazione, ovvero a quei cittadini che non rientrano nei parametri di accesso ad alloggi popolari Ater, ma non hanno nemmeno la possibilità di accedere ad abitazioni a prezzo di mercato". L'area, che copre una superficie di oltre 3.000 metri quadrati, sorge tra Porta Udine e Porta Aquileia, nelle adiacenze di viale Stazione, dove c'era il precedente quartiere di case popolari abbattute l'anno scorso per far posto al nuovo complesso. Il nuovo quartiere residenziale vedrà affacciarsi su una corte interna 2 alloggi di tipo duplex con soggiorno, cucina, 3 camere, 2 bagni (con una media di 96,5 mq); 12 alloggi con soggiorno, cucina, 2 camere e 1 bagno (media di 67.80 mq); e 36 alloggi con soggiorno ed angolo cottura, 1 camera, 1 bagno (media di 51.50 mq). Il costo medio per alloggio (iva compresa) è di 116.400,00 euro al netto dell'area, equivalente a circa 2.035,00 euro al metro quadrato. L'opera rientra nel PRAUCS, il "Piano nazionale di riqualificazione urbana per alloggi a canone sostenibile" avviato nel 2008, che prevede un finanziamento iniziale di 8.790.000,00 euro, ripartiti tra Stato per il 65%, Regione per il 21% e Comune di Palmanova per il 14%. Il Comune ha provveduto ad investire ulteriori 300 mila euro per predisporre opere di collegamento tra il nuovo quartiere e il vecchio abitato ad ovest, al fine di integrare le abitazioni con i servizi vicini, in particolare con l'area della stazione ferroviaria. L'appalto è stato aggiudicato dall'Ater di Udine con un ribasso che porterà il costo finale complessivo dell''opera a 5.820.000 euro. Il progetto verrà cantierato nelle prossime settimane. Provincia di Bolzano: sussidio casa per lavoratori senza retribuzione Aggiornando la tipologia dei soggetti legittimati a fruire di sussidi di emergenza per gravi casi sociali nel settore della casa, la Giunta provinciale ha deliberato il 16 febbraio di ampliare il beneficio anche ai lavoratori di aziende in crisi che non percepiscono la retribuzione da almeno 3 mesi. La legge provinciale prevede interventi d’emergenza per gravi casi sociali nel settore dell’edilizia abitativa. L’agevolazione intende tutelare le persone che si trovano in un particolare stato di necessità, compreso chi è in mobilità o in cassa integrazione. Considerando che oggi le conseguenze della crisi economica provocano anche un nuovo stato di necessità: quello dettato dal mancato pagamento delle retribuzioni al personale di imprese in difficoltà. Il sussidio di emergenza consiste nella concessione di un contributo a fondo perduto o di al massimo tre contributi annuali costanti. Può essere concesso se grazie al sussidio si presume di assicurare stabilmente alla famiglia la proprietà dell’alloggio. L’entità del sussidio di emergenza non può superare il 10% del valore convenzionale dell’alloggio. 11 Puglia: alloggi per famiglie in condizioni di disagio abitativo a Bisceglie 70 alloggi popolari tra PIRP, PRUaCS e Contratto di Quartiere, più altri 10 che, nell’ambito di una lottizazione privata, il Comune di Bisceglie acquisirà per cedere alle famiglie in condizioni di disagio abitativo, a fronte di una richiesta di sostegni al canone di locazione che conta 1200 famiglie. Il capogruppo in consiglio comunale del PD, ha presentato un’interrogazione sull’emergenza abitativa, chiedendo se ci sarà un nuovo bando per aggiornare la graduatoria degli aventi diritto all’assegnazione di alloggi ERP; a che punto sono i lavori degli alloggi in corso di realizzazione nel centro storico finanziati dal programma “Contratto di Quartiere” e come saranno individuati gli assegnatari; se il comune intende attivare l’Agenzia Comunale per la Casa; se sarà data attuazione al Piano Casa comunale, a seguito del protocollo d’intesa sottoscritto nel a maggio 2015 con la Regione Puglia e l’ARCA Puglia Centrale «anche nell’ottica di una seria riqualificazione del patrimonio immobiliare comunale esistente che è in gran parte degradato?» Alle domande sarà data risposta con una seduta di consiglio comunale straordinario del tipo “question time”, che il presidente del Consiglio Comunale dovrà convocare appositamente. Notizie dai territori Sicilia: beni confiscati alla mafia agli sfrattati A Catania si è svolto un incontro al Consorzio legalità e sviluppo per analizzare e fare propria la proposta della CGIL e del SUNIA sull'utilizzo dei beni confiscati alla mafia. Il bene confiscato, secondo il decreto legislativo 159/2011, viene dato in uso per finalità sociali o istituzionali, quindi, prima, viene assegnato all'Agenzia nazionale dei beni confiscati alla criminalità organizzata, dopodiché viene dato al Comune dove il bene stesso si trova L'amministrazione destina l'immobile per gli usi previsti dalla legge. Come dichiarato dal presidente del Cda nel consorzio per la legalità e lo sviluppo “in questo contesto stiamo cercando di inserire l'emergenza abitativa un percorso con Iacp, amministrazioni comunali e sindacato per fare destinare il bene confiscato ad uso abitativo, attingendo alle graduatorie già esistenti, un argomento nuovo che, in sinergia con tutte le parti sociali, cercheremo di far inserire nella normativa dei sequestri di beni immobili alla mafia". I dati ufficiali forniti dal Ministero dell'Interno, nel 2014, indicano il capoluogo etneo a quota 667 sfratti eseguiti e a quota 3.112 le richieste. I dati del 2015, elaborati dal Sunia, fanno lievitare quest’ultima cifra del 10%. Toscana: consegnati alloggi di edilizia popolare Sono state consegnate il 20 febbraio a Calambrone venti nuovi alloggi di edilizia popolare ad altrettante famiglie in difficoltà, sfrattate o a rischio sfratto. Uno stabile altamente tecnologico, realizzato da Apes con un investimento di 2,2 milioni di euro (113.000 euro per appartamento) su un terreno ceduto al Comune di Pisa in via Fabrizio De Andrè. Gli appartamenti hanno una superficie tra i 46 e i 76 metri quadrati e prevedono un canone mensile medio di 100 euro, calcolato in base al reddito familiare. L’utilizzo di moderni sistemi impiantistici e gli accorgimenti progettuali hanno consegnato uno stabile ad alto risparmio energetico. Quella di Calambrone è la prima realizzazione nazionale in ambito residenziale pubblico che consente la produzione non solo di acqua calda ad uso sanitario e di riscaldamento, ma anche di energia elettrica. L’involucro esterno è costituito da un cappotto, con infissi a taglio termico ed un sistema di oscuramento in grado di proteggere in modo naturale sia dal freddo che dal caldo, che consente di ottenere elevate prestazioni energetiche (è stata calcolata una spesa media di 250 euro all’anno per il riscaldamento). Con un innovativo sistema di controllo, gli inquilini riceveranno su pc, smartphone e tablet tutte le informazioni e i consigli per ottenere maggiori risparmi energetici e per gli inquilini sprovvisti di strumenti informatici è a disposizione il tablet di scala. Lo stabile è totalmente cablato e su ogni scala è attivo un hotspot wi-fi per l’accesso gratuito al web. Delle 20 case, cinque sono state assegnate a famiglie sfrattate, due ad anziani, una ad una giovane coppia, cinque a famiglie che abitavano in sovraffollamento e altri sette attributi in base alla nuova graduatoria Erp. L’intervento fa parte del piano di recupero dell’area dell’ex ospedale americano. L’edificio sorge accanto ai fabbricati “Le Navi” che comprendono 43 alloggi realizzati dalla Cooper 2000 per i propri soci, ai quali si aggiungono 20 appartamenti in affitto a canone agevolato, nove in vendita a prezzo convenzionato e il teatro all’aperto realizzato con il contributo della Regione. Veneto: progetto riconversione caserma ad ATER di Vicenza Sarà l’Ater di Vicenza a progettare e guidare i lavori di riconversione dell’ex caserma Montegrappa di Bassano su incarico della Regione. La delibera approvata dalla Giunta segna il primo passo operativo nel percorso disegnato dal protocollo d’intesa siglato a fine 2014 tra Agenzia del Demanio, ministero dell’Interno, Guardia di Finanza e Regione Veneto per trasformare il complesso militare in sede del commissariato di Polizia e della Polstrada bassanese. Con l’incarico affidato all’Ater vicentina, braccio operativo della Regione per l’edilizia diamo il ‘la’ all’articolato intervento di riconversione del complesso demaniale, che continuerà ad essere presidio di sicurezza peri cittadini, e al tempo stesso acquisterà anche una nuova funzione residenziale. L’incarico progettuale prevede, infatti, che i tecnici dell’Ater progettino e realizzino i lavori necessari per ospitare nell’ex caserma il Commissariato di Polizia e la sede della Polstrada, reperendo nel complesso immobiliare anche la possibilità di realizzarvi 48 alloggi di edilizia residenziale pubblica. La trasformazione della caserma in commissariato conferma l’impegno prioritari di questa amministrazione per supportare le forze dell’ordine nel loro prezioso compito di presidio e controllo del territorio”. Fonti e utilizzate per questo numero: ABI, ANCI, Adnkronos, Agenzia delle entrate, ANSA, Banca d'Italia, Federcasa, ISTAT, Legambiente, Nomisma, Siti internet: edilizia e urbanistica, edilizia e territorio, Governo, Regioni. Contributi di: SPI CGIL, SUNIA, Federconsumatori. Febbraio - 2 Newsletter - POLITICHE ABITATIVE Periodico mensile di informazione e approfondimento Area della Contrattazione Sociale - CGIL nazionale [email protected]