Sono malata, ho bisogno di una casa
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Sono malata, ho bisogno di una casa
14 Verbania 13 aprile 2016 Emergenza Nel mirino gli alloggi popolari non utilizzati e i controlli sul reddito. Ma per l’amministrazione il problema più grosso è Atc «Sono malata, ho bisogno di una casa» L’ennesimo appello di una verbanese di 67 anni VERBANIA - Torniamo a raccontare la storia di C.D., verbanese di 67 anni che qualche settimana fa si era rivolta al nostro giornale per fare un appello: «Ho bisogno di una casa - ci racconta ancora disperata - sono vecchia e malata, ho il diabete e sto sempre peggio. Ho chiesto aiuto al Comune qualche mese fa e mi avevano risposto che a marzo sarebbe uscito un bando per avere un alloggio popolare. Siamo ad aprile e per ora non è uscito nulla. La situazione, però, per me sta diventando sempre più insostenibile. In questo momento vivo in un appartamento di una persona disabile ma la convivenza non può più durare. Ho bisogno di aiuto. Le case popolari ci sono, ci sono tanti alloggi chiusi e non utilizzati, il Comune deve fare qualcosa». UN NUOVO BANDO ENTRO GIUGNO «Il bando di cui parla la signora uscirà tra poco, entro giugno» ci risponde l’assessore ai Servizi sociali e vicesindaco Marinella Franzetti che precisa: «E’ vero che il bando per l’edilizia convenzionata avrebbe dovuto uscire prima ma nel frattempo l’Atc (Agenzia territoriale per la casa) ha emesso il suo per il cambio di alloggi e fino alla conclusione di questa procedura il nostro è fermo». Sono in totale 600 gli alloggi popolari in dotazione al Comune di Verbania: la metà (circa 300) sono case del Comune, l’altra metà invece vengono gestite dall’Atc. «Gli appartamenti chiusi di cui parla la signora - precisa ancora Franzetti - non vengono utilizzati perché negli anni hanno subi- Il dormitorio (maschile) comunale; dall’alto Franzetti e Minore 600 Gli alloggi popolari di Verbania: metà circa sono del Comune to danneggiamenti, sono locali disastrati che vanno sistemati. Per quanto ci compete interveniamo ma per le case Atc la situazione è più complessa». QUALCOSA CON ATC NON FUNZIONA A prendere posizione contro Atc è il sindaco di Verbania Silvia Marchionini: «L’ufficio Erp (alloggi popolari) del Comune di Verbania funziona. Quello che non funziona è invece il rapporto con l’Atc. L’Agenzia per la casa ha troppe province da seguire, troppe situazioni complesse e i ritardi negli interventi, nella sistemazione e assegnazione di alloggi sono all’ordine del giorno. La nostra idea è quella di riuscire ad equipaggiarci per gestire in futuro in modo autonomo gli alloggi popolari: per mantenerci in proprio». Giugno Entro l’inizio dell’estate uscirà il nuovo bando per l’edilizia convenzionata MINORE (LEGA) CHIEDE UNA COMMISSIONE «La situazione delle case popolari a Verbania è complessa e ci sono molti punti da chiarire: per questo ho chiesto al presidente del consiglio comunale Pier Giorgio Varini l’istituzione di una commissione». Prende posizione e attacca l’amministrazione la capogruppo della Lega nord Stefania Minore: «Gli alloggi Erp e quelli d’emergenza sono gestiti e assegnati da più uffici creando un servizio frammentato e caotico che risulta difficile tenere sotto controllo. Sto effettuando verifiche sugli alloggi Erp ed è emerso che non vengono fatti controlli sul reddito degli occupanti, oppure risultano esserci all’interno inquilini entrati senza una graduatoria di riferimento. Esiste una convenzione con la Guardia di finan- za per attuare i dovuti controlli sulle persone che usufruiscono di un affitto agevolato, ho chiesto di poter visionare i dati, ma ad oggi non è stato possibile poiché il faldone con le risposte della Guardia di finanza sembra smarrito». «Sinceramente non ero a conoscenza di questa convenzione di cui parla Minore - risponde l’assessore Franzetti sulla questione - ma posso dire con certezza che i controlli sui redditi vengono effettuati, a partire dalle persone che dichiarano di non avere reddito, con un Isee pari a zero». «Quando vengono fatte delle segnalazioni particolari i controlli sugli inquilini degli alloggi vengono effettuati - precisa il sindaco - e comunque mi sembra che qualcuno stia strumentalizzando qualche episodio particolare per dire che l’ufficio Erp non funziona». Di certo, e lo possiamo confermare anche noi che a Eco Risveglio quasi tutte le settimane riceviamo segnalazioni di persone e intere famiglie in difficoltà, l’emergenza povertà (e dunque casa) è sempre più d’attualità. «Non nego che ci siano situazioni difficili - chiude il sindaco - ma i casi limite, quelli di persone disperate che spaccano porte e occupano case sono pochissimi, si contano sulle dite di una mano. Questo significa che nel complesso la gestione delle case popolari e dei sostegni alla casa funziona a Verbania. Ricordo che in un anno siamo riusciti ad aprire un dormitorio per le persone in difficoltà ed è il primo progetto di questo tipo realizzato sul territorio. E comunque i casi difficili non vengono abbandonati». Patrizia Salari L’INTERVENTO Come sono cambiate le case operaie «Mantengo il ricordo di un bambino di 10-11 anni alla metà degli anni ‘50, quando andavo nelle case operaie del Cotonificio, dove abitavano i genitori di mio zio. Ho l’immagine di stabili piuttosto malridotti che, ciò non di meno, formavano un piccolo villaggio, con tanto di osteria con campo di bocce e di negozio di alimentari. L’attuale via Case nuove non esisteva di fatto, perché terminava esattamente nel campo di bocce». Il ricordo, per l’associazione VerbaniaDocumenti, è di Bruno Lo Duca che prosegue: «Ci sono ritornato alla fine degli anni ‘50, quando le case erano state ristrutturate (mantenendo grosso modo la struttura originaria); ci abitava un mio compagno di classe, il cui padre era assistente al Cotonificio che, quando rincasava, era sempre “vestito da capo a piedi” di fiocchi di cotone. Dietro le case si stendeva una sorta di brughiera e c’era pure uno strano stagno, né fermo né mobile; ci facevamo il bagno d’estate, con la compa- gnia dei tafani, che ci torturavano a loro piacimento. Tra quelle case ho fatto amicizia con una “giovanissima” Maria Paola Bisoglio, che molti anni dopo sarebbe diventata segretaria provinciale della Cisl, mentre io avrei assunto l’incarico di segretario provinciale della Cgil. Un destino originale e un’esperienza straordinaria, che ci hanno sempre consentito di dialogare con reciproca concreta disponibilità e con piacevole frequentazione, fino a che lei purtroppo ci ha prematuramente lasciato». Nella fotografia grande in alto di Enzo Azzoni le case operaie del cotonificio nel 1900 e le case come appaiono invece oggi.