POLITECNICO DI TORINO
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POLITECNICO DI TORINO
POLITECNICO DI TORINO Facoltà di Ingegneria Corso di Laurea in Ingegneria Civile TESI DI LAUREA Correlazione tra i parametri litologico strutturali e le condizioni di stabilità di versanti rocciosi e definizione delle aree a rischio per caduta blocchi Relatori Prof. Giampiero Barisone Prof. Giannantonio Bottino Candidato Domenico Gabriele Luglio 1995 2 INDICE Pag. Cap. 1 Introduzione 1.1 Finalità dello studio 1.2 Scelta del sito 1.3 Struttura della tesi Cap. 2 Inquadramento geologico 2.1 Inquadramento geografico e morfologico 2.2 Inquadramento geologico 1 6 2.2.1 Premessa 2.2.2 La zona Piemontese 2.2.3 La falda della Dent-Blanche Cap. 3 3.1 Rilevamento geologico tecnico 16 Premessa 3.1.1 Limiti geografici del rilievo 3.2 La carta litologico-tecnica 3.3 Fenomeni di instabilità 3.4 Tettonica e lineazioni 3.5 Acque superficiali e sotterranee I Cap. 4 Rilievi strutturali 4.1 Premessa 4.2 Modalità esecutive 4.3 Elaborazione dati dei rilievi strutturali Cap. 5 5.1 Prove in situ 34 50 Misure sclerometriche 5.1.1 Premessa 5.1.2 Modalità esecutive 5.1.3 Elaborazione dati 5.1.4 Limiti della prova 5.2 Misura dell’indice di resistenza Is 5.2.1 Premessa 5.2.2 Modalità esecutive della prova 5.2.3 Raccolta ed elaborazione dei dati 5.2.4 Limiti della prova 5.3 Cap. 6 Indagini geofisiche Prove di laboratorio 69 6.1 Velocità delle onde elastiche 6.1.1 Taratura della strumentazione 6.1.2 Misure sui campioni 6.1.3 Correlazioni con i moduli elastici 6.1.4 Conclusioni 6.2 Sezioni sottili 6.3 Tilt test 6.4 Prove di compressione II 6.4.1 Monoassiale con estensimetri 6.4.2 Triassiale 6.5 Prove di taglio diretto 6.5.1 Taglio diretto su frattura preesistente 6.5.2 Taglio diretto su campione integro 6.6 Cap. 7 Conclusioni Classificazione dell’ammasso roccioso 7.1 Classificazione di Bieniawsky 7.2 Classificazione di Barton Cap. 8 Verifiche di stabilità 8.1 Introduzione 8.2 Il programma di calcolo “Tridi” 8.3 Elaborazione dati 8.4 Conclusioni Cap. 9 Elaborazione caduta blocchi 9.1 Introduzione 9.2 Programma utilizzato per le simulazioni 9.3 Scelta delle traiettorie 9.4 Verifica plano-altimetrica delle sezioni Cap. 10 Conclusioni 110 125 145 157 III Bibliografia 164 Allegati: 166 Allegato 1 Tabelle dei rilievi strutturali Allegato 2 Dati ricavati dal Piont Load Test Allegato 3 Reticoli di Schmidt Allegato 4 Dati ottenuti dalle prove di laboratorio Tavola 1 Carta geologico-tecnica Tavola 2 Carta dei potenziali cinematismi Tavola 3 Carta della stabilità dei versanti Tavole: IV Capitolo 1 Introduzione 1.1 - Finalità dello studio 1.2 - Scelta del sito 1.3 - Struttura della tesi 1 - Introduzione 1.1 - Finalità dello studio La tesi si propone l’analisi dei molteplici aspetti legati alla valutazione della stabilità dei versanti ed alla elaborazione di una cartografia tematica che metta in evidenza le zone a maggior pericolosità e/o a rischio. Per il raggiungimento del fine preposto si sono dovuti fissare degli obbiettivi intermedi, quali un attento studio della geologia e litologia della zona e l’esecuzione di adeguati rilievi strutturali, il tutto eseguito su una buona carta topografica verificata in situ nei suoi punti fondamentali. 1.2 - Scelta del sito La Valle d'Aosta é una regione interessata da un elevato numero di eventi franosi, caratterizzati da una grande variabilità sia nella tipologia che nelle dimensioni. Una delle principali cause dell' instabilità dei versanti, per quanto riguarda sia la valle principale che le valli laterali è legata alla fine dell’era glaciale ed alla scomparsa dei grandi ghiacciai Wurmiani. La loro presenza aveva infatti comportato considerevoli fenomeni di erosione dei versanti e di approfondimento del solco vallivo, con una diminuzione del carico litostatico in parte compensato dal peso della massa di ghiaccio. Al ritiro dei ghiacciai verificatosi negli ultimi 10000 anni ha fatto seguito una decompressione, che ha provocato nelle zone di maggior debolezza, una fratturazione sub-parallela al pendio (tension cracks) causa di molti fenomeni di crollo che, 2 particolarmente intensi durante il fluvio-glaciale, proseguono tuttavia anche ai nostri giorni. Questa tesi studia una zona in cui sono già avvenuti degli eventi franosi in un lontano passato, proprio per i motivi sopra esposti, ma che "recentemente" non ha più visto verificarsi cospicui fenomeni di crollo, permettendo così la nascita di due piccole borgate situate subito a ridosso della parte terminale delle vecchie frane, le frazioni di Torille e Riverolle in comune di Verres. Inoltre accanto alle borgate scorre la strada statale 26, l'unica via di comunicazione, insieme all'autostrada, che colleghi la media e l' alta Valle d'Aosta con il resto d'Italia, qiundi una strada di enorme importanza per questa regione. La zona studiata rientra nel territorio del Comune di Verres sul lato orografico sinistro della valle ed esattamente nelle frazioni di Torille e Riverolle. La scelta di questa località è avvenuta quindi per la presenza contemporanea di borgate abitate e di una via di comunicazione molto importante su cui incombe una situazione che questo studio permetterà di affermare se di pericolo oppure no. Nella Foto 1.1 sono inquadrati i versanti studiati. 1.3 - Struttura della tesi L'elaborazione di una cartografia tematica che riguardi la stabilità dei versanti e le zone di possibili espansioni dei massi staccatisi dalle pareti rocciose, ha comportato una serie di passaggi obbligati, sia per la conoscenza dettagliata del territorio sia per l' elaborazione dei dati successivi. In una prima fase si è proceduto ad un rilievo geologico-tecnico di dettaglio di tutti i versanti incombenti sulle frazioni Torille e Riverolle, onde identificare i principali litotipi presenti e riportarli sulla carta tecnica 1:5000 redatta dalla Regione Valle D’Aosta. I risultati dei rilievi condotti sul terreno sono stati 3 successivamente integrati tramite l’aereofotointerpretazione, che ha permesso tra l’altro di evidenziare alcune grosse discontinuità tettoniche. Si è quindi proceduto ad ulteriori studi sul terreno per giungere ad una classificazione geomeccanica dell' ammasso roccioso. Per questo,individuate le pareti più significative, sono stati fatti dei rilievi geostrutturali in tutti i posti accessibili, pur se in alcune zone è stato necessario effettuare, in considerazione degli scopi dello studio e dell’estrema variabilità litologica della zona in esame, stendimenti relativamente brevi per le enormi difficoltà morfologiche dell’area (pareti rocciose subverticali e fitti roveti alla base). Si sono poi eseguite prove di resistenza a compressione della roccia in sito (tipo Point Load Test), non tanto per ricavare i parametri di resistenza ma per valutare l'omogeneità geomeccanica delle pareti. Con le prove di laboratorio si sono voluti invece ottenere i parametri di resistenza della matrice rocciosa, effettuando delle prove di compressione, di taglio diretto e, in modo indiretto, della resistenza a trazione con la prova Brasiliana. Si è altresì cercato di analizzare il grado di fratturazione della roccia, oltre che con i metodi tradizionali, anche effettuando delle prove basate sulla trasmissione delle onde elastiche, sia in laboratorio (Pundit) che sul terreno (piccola sismica) per ottenere una correlazione tra i parametri di resistenza ottenuti con le prove di laboratorio ed i parametri relativi all’ammasso roccioso in situ. Il modulo elastico statico è stato determinato tramite correlazioni con il modulo elastico dinamico e l'attendibilità di queste correlazioni è stata verificata tramite prove di compressione monoassiale strumentate con opportuni estensimetri (solo però sulle metabasiti, per l'eccessiva costo degli estensimetri). Si è poi proceduto ad una classificazione dell'ammasso roccioso utilizzando la classificazione di Bieniawsky, e si è proceduto infine alle verifiche di stabilità, e dei possibili percorsi dei blocchi, sintetizzando questi dati in opportune carte tematiche. 4 Foto 1.1 composizione 5 Capitolo 2 Inquadramento geologico 2.1 - Inquadramento geografico e morfologico 2.2 - Inquadramento geologico 2.2.1 - Premessa 2.2.2 - La zona Piemontese 2.2.3 - La falda della Dent-Blanche 2.1 Inquadramento geografico e morfologico L’area studiata è interamente compresa nel comune di Verres, come indicato nelle Fig 2.1 e 2.2 e più precisamente comprende le frazioni Torille e Riverolle.Queste borgate sono facilmente raggiungibili da Torino percorrendo l`autostrada A5 della Valle d’Aosta sino al casello di Verres, da dove si prosegue sulla SS 26 in direzione Aosta per circa trecento metri. Fig. 2.1 - Inquadramento geografico dell’area in studio 7 La zona, situata nella bassa Valle d’Aosta in sinistra orografica della Dora Baltea, è delimitata a nord-est dalle località di Nache e Lac, a sud-est dalla località Baraccon, a sud-ovest dalla SS 26 e a nord-ovest dalla località Villa Agosti. Le due frazioni di Torille e Riverolle sono ubicate ad una quota media di 380 m s.l.m ai piedi di una piccola valletta nella quale scorre un torrente, il Torille, che presenta per la maggior parte dell’anno portate decisamente ridotte. Iversanti disposti a semicerchio attorno alle borgate, sono decisamente acclivi, con frequenti pareti subverticali alte sino a 200 m ed interrotte, nella zona centrale da dei pianori che si sviluppano tra i 500 e i 700 m s.l.m. Le massime altezze raggiunte dalle creste rocciose dei versanti studiati non superano i 1000 m s.l.m. Fig. 2.2 - Porzione di territorio del comune di Verres 8 2 - INQUADRAMENTO GEOLOGICO 2.1 - Premessa Dal punto di vista geologico, la zona in studio ricade, in gran parte, all'interno della Zona Piemontese, con l’eccezione di alcune porzioni dell’area che sono costituite da litotipi appartenenti al lembo del Pillonet e la scaglia di Etirol-Levaz (fig. 2.3). La Zona Piemontese, altrimenti detta Falda dei Calcescisti con Pietre Verdi o, per la scuola francese, Zones des Schistes Lustrés, corrisponde ad un insieme di rocce metamorfiche, fra le quali prevalgono calcescisti e le metafioliti (Pietre Verdi), originatesi nel bacino oceanico presente nel Mesozoico tra la placca europea e quella insubrica. Questa falda, non unitaria ma suddivisa al suo interno in varie unità, risulta sovrascorsa sulla crosta Penninica continentale costituita, a sua volta, da parte della Zona Brianzonese e dalla falda dei Massicci Cristallini Interni (Monte Rosa, Gran Paradiso e Dora-Maira). La Falda della Dent-Blanche rappresenta, invece, parte della crosta continentale Austoalpina, costituita da rocce mono e polimetamorfiche caratterizzata da paragenesi a pirosseno giadeitico, quarzo e granato presenti nei parascisti e nei metagranitoidi (Biino & Compagnoni, 1988). Il Dominio Australpino nelle Alpi occidentali è, in effetti, rappresentato dalla Zona Sesia-Lanzo, che sta in posizione geometricamente superiore alla Zona Piemontese, e da un insieme di klippe che costituiscono la Falda della DentBlanche (Compagnoni et al., 1977). 9 2.2 - La Zona Piemontese La Zona Piemontese può essere schematicamente suddivisa in due unità tettoniche composite, distinguibili sulla base delle litologie, della posizione paleogeografica, delle associazioni metamorfiche e dell'evoluzione tettonica subita. Entrambe le unità, comunque, si sono originate durante il Mesozoico nel bacino oceanico tra l'Europa e la Placca Insubrica (Dal Piaz & Ernst, 1978). Le unità di provenienza esterna (Zona Piemontese occidentale o Zona del Combin) sono costituite da sequenze in prevalenza triassiche, da marmi scistosi liassici e da un complesso eterogeneo di calcescisti ofiolitiferi. Una caratteristica tipica della Zona del Combin è la regolare ripetizione di intercalazioni tra calcescisti e prasiniti; in essa sono presenti, inoltre, rari metagabbri e serpentiniti. 10 Fig.2.3. - Schema tettonico delle Alpi occidentali, tratto da Compagnoni et al. (1977). 11 Le sequenze del Combin non costituiscono crosta oceanica vera e propria in quanto deriverebbero da sedimenti depositati sulla crosta continentale assottigliata del margine Penninico (europeo). Le unità di provenienza interna (Zona Piemontese orientale o Zona di Zermatt-Saas Fee) mostrano invece caratteristiche di crosta oceanica (tipo Mar Rosso). Esse sono costituite essenzialmente da metaofioliti rappresentate da grosse scaglie ultramafiche di mantello (fino a 2-3 km di spessore), da gabbri talvolta con strutture di cumulo, e basalti a pillow, di età probabile Giurassica sovrastati da sedimenti mesozoici, rappresentati da carbonati impuri, grovacche e chert. L'intero bacino oceanico piemontese è stato completamente tettonizzato durante la collisione Alpina tra l'Europa e la Placca Insubrica: in un primo momento esso è stato portato in subduzione e successivamente è parzialmente sovrascorso verso il lato esterno della catena. Attualmente la Zona di Zermatt-Saas Fee costituisce l'unità inferiore in contatto tettonico sui massicci cristallini interni, mentre in posizione superiore, sempre in contatto tettonico, c'è la Zona del Combin. Dal punto di vista dell'evoluzione metamorfica, l'unità inferiore mostra chiare tracce di un evento metamorfico eoalpino in facies eclogitica (Cretaceo sup.), mentre quella superiore ha raggiunto la facies scisti blu per poi subire una forte riequilibrazione in facies scisti verdi (evento lepontino, 40 m.a. circa). Studi recenti (Polino et al, 1990) portano a considerare tutto il problema alla luce di un nuovo modello tettonico, caratterizzato da metamorfismo di alta pressione e bassa temperatura (fig. 2.4). 12 Fig.2.4. - Profilo schematico NW-SE in corrispondenza del Cervino, tratto da Polino et al. 1990. 13 2.3 - La Falda della Dent-Blanche Dal confronto dei litotipi rilevati nei diversi klippe che costituiscono la Falda della Dent-Blanche si può osservare come essa risulti costituita da uno zoccolo paleozoico e una copertura mesozoica (fig. 2.5). Lo zoccolo prealpino comprende la Serie di Arolla e la Serie della Valpelline (Argand, 1909): la prima è essenzialmente costituita da ortoderivati incassati in scisti e gneiss paraderivati, mentre la seconda comprende paragneiss, marmi e metabasiti, tutti accomunati dalla presenza di paragenesi in facies granulitica o anfibolitica di alto grado e, perciò, correlabili alla Zona di Ivrea e alla II Zona Diorito-kinzigitica (Novarese, 1929). La copertura mesozoica, (Dal Piaz, 1976), è a sua volta suddivisibile in due serie sedimentarie: la Serie di Mont Dolin e la Zona di Roissan. La prima è contraddistinta da un livello di scollamento di base costituito da carniole, da carbonati triassici e liassici e da un forte spessore di brecce monogeniche e poligeniche (in questi casi alle dolomie triassiche si aggiungono gli gneiss della Serie di Arolla). La seconda è, invece, caratterizzata dall'assenza, alla base della serie, dei livelli evaporitici. In questo caso, al Trias carbonatico seguono dei calcescisti liassici con rari livelli di brecce monogeniche a clasti dolomitici. Fig. 2.5 - Profili interpretativi tratti da Ballevre et al. (1987). 14 In un recente lavoro della scuola francese (Ballevre et al., 1986) viene messo in evidenza come la Falda della Dent-Blance sia suddivisa in due unità indipendenti, che differiscono fondamentalmente per la storia tettonica e metamorfica alpina (fig. 2.6). L'unità superiore (klippe della Dent-Blanche, del Mont Mary e del Pillonet) risulta in contatto tettonico sulla Zona del Combin ed è composta sia dalla Serie di Arolla che dalla Serie della Valpelline. Invece, l'unità inferiore (scaglia di Etirol-Levaz, klippe del Mont Emilius, del Glacier-Rafray e di Torre Ponton) è in contatto tettonico sulle unità eclogitiche della Zona Zermatt-Saas Fee ed è costituita, esclusivamente, da materiale granulitico o anfibolitico prealpino che ha subito metamorfismo eclogitico. Fig. 2.6 (Schema tettonico della parte interna delle alpi Nord-occidentali tratto da Compagnoni et al. 1977). 15 Capitolo 3 Rilevamento geologico tecnico 3.1 - Premessa 3.1.1 - Limiti geografici del rilievo 3.2 - La carta litologico-tecnica 3.3 - Fenomeni di instabilità 3.4 - Tettonica e lineazioni 3.5 - Acque superficiali e sotterranee 3 - Rilevamento Geologico-Tecnico 3.1 - Premessa Al fine di poter effettuare una attendibile valutazione del grado di stabilità dei versanti, e delle dimensioni dei blocchi che potrebbero staccarsi dalle pareti rocciose è indispensabile lo studio del grado di fratturazione dell'ammasso roccioso, generalmente variabile in funzione soprattutto dell’esposizione, della quota e delle caratteristiche litologiche degli ammassi stessi. Il rilevamento geologico-tecnico dell'area in oggetto è stato quindi condotto con la finalità di poter disporre di una conoscenza dei litotipi presenti, sia da un punto di vista geologico che sotto l’aspetto di una sia pur sommaria caratterizzazione geomeccanica; esso è stato pertanto basato, oltre che sulla classica rilevazione degli affioramenti dei diversi litotipi, anche su numerosi rilievi strutturali e sull’esecuzione di prove in situ (Point Load Test, Martello di Schimdt, piccola sismica) onde poter valutare il grado di fratturazione e di alterazione della roccia e la potenza della coltre detritica di copertura. 3.1.1 - Limiti geografici del rilevamento Il rilevamento è stato esteso ad una zona leggermente più vasta di quella di effettivo interesse, onde avere una visione globale dei litotipi presenti e capire i rapporti giaciturali intercorrenti tra le diverse formazioni rocciose. 17 La zona rilevata si estende in complesso per poco più di un chilometro quadrato, coprendo i versanti per un tratto compreso tra il fondo valle (quota 370 m s.l.m.) e una quota di circa 800 m s.l.m.. 18 3.2 - La carta litologico-tecnica La denominazione di questa carta, piuttosto inusuale, vuole indicare come essa sia stata redatta in modo tale da riunire i vari litotipi in gruppi relativamente omogenei sotto l’aspetto geomeccanico, tenendo conto solo parzialmente della composizione mineralogica, che pure è stata controllata, oltre che macroscopicamente , anche attraverso l’esame al microscopio petrografico, di alcune sezioni sottili. In particolare, i litotipi rilevati sono stati raggruppati sotto le seguenti denominazioni: Calcescisti; sotto questa dizione sono stati raggruppati, oltre ai calcescisti propriamente detti (foto 3.1), anche locali ma talora estese differenziazioni a componente quarzosa assai marcata (foto 3.2) e lenti carbonatiche relativamente massicce. Essi affiorano principalmente nei versanti che si innalzano dalla borgata di Riverolle quindi a nord-ovest della zona in esame. Possiedono, nella parte più vicina all'abitato, la colorazione grigio-marroncina tipica di questa roccia metamorfica, mentre nelle zone più alte e più esposte assumono una colorazione decisamente più scura a causa dell’alterazione superficiale. I versanti costituiti essenzialmente da calcescisti risultano interessati da famiglie di fratture assai irregolari; la scistosità non è particolarmente marcata ma emerge in modo evidente attorno a quota 450 m ove, su una parete subverticale, si dispone con un andamento a pieghe caratterizzate da un elevato raggio di curvatura. Metabasiti; sono state indicate con questa generica dizione diverse rocce metamorfiche a prevalenti femici (anfiboliti, metagabbri, serpentiniti, ecc.) affioranti in masse irregolari e reciprocamente interconnesse nella parte nord-est della zona studiata, ove si presentano generalmente in forma massiccia, praticamente prive di scistosità (foto 3.3 - 3.4). 19 Gli affioramenti di metabasiti sono caratterizzati da versanti molto acclivi, con pareti subverticali alte anche più di 100 m, ai cui piedi si è accumulato un imponente detrito di falda, con blocchi di dimensioni variabili dal mezzo metro cubo alla decina di metri cubi. Parte di questo materiale franato si sta ricoprendo di una coltre di terreno, di spessore però molto ridotto, sulla quale inizia a ricrescere una discontinua coltre vegetale. Le metabasiti compaiono anche, come inclusi di dimensioni decametriche, nei calcescisti della fascia nord-ovest, ove si presentano in forma massiccia quasi priva di scistosità ma non paiono avere influenza sul comportamento geomeccanico del versante. Le fratture interessanti le metabasiti hanno un andamento decisamente più regolare rispetto a quelle dei calcescisti, ed appaiono tendenzialmente rettilinee e raggruppabili in famiglie ben delimitate. Gneiss; sotto questa dizione sono stati raggruppati sia i termini relativamente massicci che quelli più propriamente micascistosi, spesso granatiferi (foto 3.5 - 3.6). Si tratta comunque sempre di rocce metamorfiche di tipo acido, più o meno scistose, affioranti in maniera sporadica nella parte nord-est della zona studiata ove appaiono come masse irregolari incluse nelle metabasiti, verso le quali sfumano in spazi più o meno brevi. Sono state cartografate solo le due masse principali: la prima posta ad una quota di 575 m s.l.m., ha forma grosso modo piramidale ed è caratterizzata da una scistosità non molto marcata; la seconda si trova ad una quota inferiore (circa 500 m s.l.m.) rispetto alla precedente, e presenta una scistosità più marcata unita alla presenza di granati di dimensioni anche più che millimetriche. 20 Foto 3.1 - Calcescisti, zona bassa, settore W. Sezione sottile, nicols perpendicolari, circa 30 x. Struttura pavimentata costituita in netta prevalenza da cristalli di calcite di varie dimensioni (rossi, gialli, azzurri), in cui appaiono evidenti le tracce dei piani di sfaldatura. Rari cristalli di muscovite; minuti cristalli di quarzo (grigi) in basso a sinistra; accessori granati, ematite e zircone. Notare la quasi totale mancanza di isoorientazione dei cristalli, indice di una struttura relativamente massiccia che contrasta con la marcata scistosità a scala macroscopica. 21 Foto 3.2 - Calcescisti, zona alta, settore centrale. Sezione sottile, nicols perpendicolari, circa 80 x. Predomina la calcite in grossi cristalli (verde, rosa, azzurro) con evidenti tracce dei piani di sfaldatura. Relativamente abbondante la muscovite, in lamine isoorientate; accessori ematite e granati (neri). In basso e a destra ampia zona a grossi cristalli di quarzo (bianco e grigio). 22 Foto 3.3 - Metabasiti, zona bassa, settore E. Sezione sottile, nicols perpendicolari, circa 80 x. Al centro, grosso cristallo grigio-verde corroso di pirosseno (tipo giadeite); nella massa di fondo pirosseni e anfiboli (grigi), clorite (marrone), granato e magnetite (neri). Notare la mancanza di isoorientamento dei cristalli, con lastruttura a livello microscopico che conferma la tessitura massiccia a livello macroscopico. 23 Foto 3.4 - Metabasiti, zona alta, settore E. Sezione sottile, nicols perpendicolari, circa 30 x. Aggregato disordinato di cristalli piuttosto deformati, con prevalenti pirosseni e anfiboli (grigio e grigio-verdi), clorite (marrone-giallo), magnetite e granati (neri), in alto a sinistra un cristallo corroso di titanite (multicolore). Non ci sono segni di isoorientazione dei cristalli a conferma della tessitura massiccia e del comportamento relativamente isotropo della roccia. 24 Foto 3.5 - “Gneiss” granatiferi, zona alta, settore centrale. Sezione sottile, nicols perpendicolari, circa 30 x. Fitto gregato di lamine di muscovite (blu, giallo, rosso) e cristalli di quarzo (bianchi e grigi). In alto a sinistra e in basso a destra due granati (neri). Notare la mancanza di isoorientazione delle lamine muscovitiche, a conferma della scarsa scistosità della roccia. 25 Foto 3.6 - “Gneiss” (micascistosi) granatifere, zona bassa settore E. Sezione sottile, nicols perpendicolari, circa 80 x. Aggregato pavimentoso di cristalli di quarzo (bianchi e grigi) con abbondanti granati, in parte alterati (nero con zone giallo-rosa); in basso a sinistra una lamina di muscovite. Quì appare un certo “allineamento”dei cristalli secondo una direzione preferenziale, confermata ad ingrandimenti minori dalla isoorientazione delle lamine di mica. 26 3.3 - Fenomeni di instabilità Durante l'esecuzione del rilievo geologico tecnico di base sono state altresì evidenziate le zone di versante che presentano evidenti aspetti di instabilità; in queste zone è stato poi concentrato il lavoro di rilevamento geostrutturale, con un numero maggiore di stendimenti rispetto a quelle aree che invece non risultavano critiche. Le indagini preliminari hanno portato ad evidenziare due differenti fenomenologie di instabilità, legate a diversi aspetti litologici e tettonici dei versanti: da un lato l'instabilità delle pareti rocciose strictu sensu, dall’altro i fenomeni riscontrati in alcuni punti della copertura detritico-terrigena presente in alcune parti dell' area in esame. Quest'ultima fenomenologia si manifesta prevalentemente in connessione con precipitazioni piovose di entità elevata, assumendo le caratteristiche di colamento di terra e di detrito(“earth flow” e “debris flow”); fortunatamente questi colamenti non hanno mai raggiunto le due borgate in fondovalle perdendo velocità ed arrestandosi in genere su di un pianoro posto alla quota di circa 500 m, in una zona ormai disabitata e raggiungibile solamente percorrendo una ripida mulattiera (foto 3.7). Nella carta tematica relativa alla stabilità dei versanti sono stati segnalati i percorsi dei fenomeni più rilevanti di questo tipo verificatisi negli ultimi decenni, anche se non riguardanti direttamente i versanti in roccia, in quanto comunque di una certa importanza ai fini di una caratterizzazione della stabilità generale della zona. Per quanto riguarda invece i versanti rocciosi veri e propri, l' area in studio presenta due zone caratterizzate da fenomeni di instabilità molto rilevanti. Nel settore a NW dell’area studiata è presente, ad una quota di circa 400 m una parete rocciosa a pianta curvilinea, sviluppantesi per circa 100 m in lunghezza e 25 m in altezza. Si tratta della nicchia di distacco di una paleofrana ( foto 3.8) verificatasi, presumibilmente durante il tardo fluvioglaciale Wurm, nei calcescisti intensamente fratturati (vedi rilievi strutturali n. 27 7,8,10). La zona di accumulo della frana è costituita da materiale detritico con pezzatura estremamente variabile, ormai totalmente coperto da una serie di terrazzamenti formati da muri a secco ancora ottimamente mantenuti, che contribuiscono alla protezione dell’azione erosiva delle acque ruscellanti e pertanto alla stabilità del materiale franato. Un’altra importante zona di instabilità, ricollegabile sia alla fratturazione di origine tettonica che alla “distensione” dei versanti in conseguenza del ritiro dei ghiacciai Wurmiani, si manifesta su tutto il versante nord-est, nel quale è riscontrabile una marcata famiglia di fratture parallele al fronte e con lunghezze notevoli (70-90 m), ben visibili dalle foto aeree; a questa si aggiunge una fratturazione meno estesa, ma più frequente, che determina la formazione di blocchi di 3 - 10 m.3. Foto 3.7. - Pianoro situato a quota 670 m s.l.m. 28 Foto 3.8. - Nicchia di distacco della Paleofrana 29 3.4 - Tettonica e lineazioni Lo studio della tettonica e delle lineazioni presenti nella zona in esame è stato condotto per evidenziare le eventuali correlazioni tra, disposizione e frequenza delle macro strutture e delle micro fratture, cioè per valutare la connessione tra fratture a grande scala e fratture rilevate nei rilievi strutturali. Si è iniziato con un rilievo sommario sul terreno, nel corso del rilevamento geologico di base, delle lineazioni visibili a piccola scala, quali avvallamenti, contropendenze, giacitura di pareti e sistemi di fratture di dimensioni decametriche. In particolare, sono state rilevate quelle famiglie di fratture evidenziabili a prima vista su affioramenti di roccia senza necessità di un rilievo strutturale sistematico; questo anche perchè in molti affioramenti le dimensioni delle pareti non erano sufficienti grandi per consentire l'esecuzione di misure in numero adeguato ad una valida elaborazione statistica. In un secondo tempo si è proceduto all' esame delle grandi fratture tramite aereofotointerpretazione operando su fotografie aeree a colori eseguite nel 1991 dalla Compagnia Generale Riprese aeree di Parma (foto 3.9.). Questo metodo di studio consiste, come è noto, nella osservazione di un immagine stereoscopica ottenuta tramite due fotografie di una medesima zona scattate da due differenti punti; tale immagine esalta enormemente la dimensione verticale, accentuando le differenze di altezza presenti sul terreno. In questo modo è possibile evidenziare con discreta facilità gli allineamenti di particolari strutture, quali possono essere incisioni fluviali, faglie, fratture, avvallamenti e contropendenze. Inoltre la scala elevata consente l' osservazione contemporanea di una vasta zona, il che permette di segnalare anche quelle lineazioni difficili da notare sul terreno, pur risultando talora dubbia l'interpretazione della natura delle lineazioni individuate. Generalmente i corsi d'acqua e le incisioni vallive si impostano infatti su zone di minor resistenza, connesse quasi sempre con zone fratturate o con vere e propie faglie; in altri casi si nota semplicemente il 30 ripetersi di strutture parallele o sub-parallele, che possono essere pareti di roccia, fratture, serie di rilievi o di depressioni. Nella zona in esame sono state evidenziate tutte le lineazioni osservate, distinguendole in due classi e riportandole su carta con simboli grafici differenti a seconda della loro estensione più che della loro natura. Sono state indicate con tratto spesso quelle lineazioni aventi grande lunghezza, almeno superiore ai 50 m. La linea continua rappresenta la discontinuità visibile da foto aerea, mentre il tratto discontinuo indica la presunta continuazione della discontinuità anche dove essa non è direttamente visibile, per esempio nel tratto compreso fra due zone in cui la struttura è evidente. Le lineazioni di entità inferiore sono state invece indicate con un tratto più sottile, e generalmente si tratta di allineamenti di pareti di roccia, di avvallamenti e contropendenze già evidenziati dal rilievo sul terreno. Anche in questo caso il tratto continuo indica la presenza visibile della discontinuità, mentre il tratto interrotto indica la presunta continuazione della frattura. E' da segnalare infine l' ultima fase dello studio delle lineazioni a grande scala, condotta nuovamente sul terreno: sulla base della cartografia preparata in laboratorio con l' osservazione delle aereofoto, si è proceduto ad un ulteriore controllo delle lineazioni, onde valutarne in modo più preciso la natura e l’eventuale appartenenza alle famiglie individuate tramite i rilievi strutturali. 31 Foto aerea 32 3.5 - Acque superficiali e sotterranee Nel corso del rilevamento in situ sono state evidenziate anche alcune situazioni particolari, concernenti il reticolato idrografico e le venute a giorno di acque sotterranee. La zona esaminata possiede infatti un reticolo idrografico poco ramificato ma relativamente complesso da studiare, caratterizzato da piccoli corsi in cui l'acqua superficiale scompare spesso totalmente, per scorrere nel detrito come corrente subalvea e tornare a giorno nei tratti più a valle. Per quanto concerne le acque sotterranee, sono state distinte le venute localizzate (sorgenti puntiformi) da quelle diffuse (percolazione attraverso i terreni di copertura); queste ultime, localizzate all'altezza dei due pianori, sono probabilmente dovute alla presenza di un laghetto posto a quota 800 m, con fondale prevalentemente argilloso (quindi poco permeabile) ma delimitato verso valle da una soglia costituita dall’ammasso roccioso fratturato (foto 3.10 ). Foto 3.10. - Zona rocciosa di probabile infiltrazione dell’acqua 33 Capitolo 4 Rilievi strutturali 4.1 - Premessa 4.2 - Modalità esecutive 4.3 - Elaborazione dati dei rilievi strutturali 4 - Rilievi strutturali 4.1 - Premessa Il rilievo geostrutturale è stato utilizzato, nel corso di questo lavoro, quale base di partenza per la determinazione e lo studio dei sistemi di fratture caratteristici dell' ammasso roccioso in esame. Il metodo di studio utilizzato è stato trattato dalla normativa esistente (ISRM 1975), pur con qualche adattamento ai singoli casi; tali variazioni verranno specificate di volta in volta nel seguito del presente capitolo. Perchè i dati raccolti con i rilievi strutturali risultino significativi a livello statistico, è ovviamente necessario, un gran numero di dati e di misure da elaborare. Nel presente caso non è stato possibile effettuare degli stendimenti di lunghezza elevata a causa del limitato numero ed estensione degli affioramenti accessibili. Per questo motivo si è preferito far seguire i rilievi e la loro elaborazione da un secondo controllo in sito con cui valutare la validità e l'attendibilità dei risultati dei rilievi stessi. 35 4.2 - Modalità esecutive Secondo la normativa internazionale e le raccomandazioni tecniche in materia, il rilievo strutturale dovrebbe essere condotto raccogliendo i seguenti dati. Codice di identificazione. Secondo la normativa dovrebbe essere una sigla alfanumerica composta da cinque caratteri seguiti da due numeri. Tuttavia nel corso del seguente studio, data la limitata estensione del territorio in esame e dato il modesto numero di rilevamenti eseguiti (circa una quindicina) , si è preferito semplificare la procedura utilizzando semplicemente una numerazione progressiva preceduta dalla lettera "R", per differenziare nella cartografia i punti dei rilievi da altri dati riprodotti. Inoltre si è tenuta anche in conto la relativa semplicità delle formazioni geologiche in studio, tale da non richiedere una ulteriore differenzazione sui singoli rilevamenti. Formazione. Anzichè utilizzare un codice mnemonico per l'identificazione della formazione geologica in cui è stato eseguito il rilevamento si è più semplicemente riportato il nome del litotipo in esame. E’ da notare infatti che la zona di studio è caratterizzata da un numero di formazioni litologiche affioranti relativamente ridotto, che non richiede quindi ulteriori semplificazionei Data. Viene evidenziato il giorno in cui è stato eseguito quel particolare stendimento. Quota. Si intende la quota assoluta del punto di partenza dello stendimento. Essa è stata riportata, ma a livello puramente indicativo, in quanto dalla cartografia a disposizione non si sono potuti ricavare dei dati molto precisi (errori di +/- 5 m.). Del resto il tipo di studio, a carattere territoriale, non è tale da giustificare l’esecuzione di complesse misure 36 topografiche per ottenere maggior accuratezza in un dato la cui utilità sarebbe fondamentale solo nel caso, ad esempio, di più rilievi eseguiti a quote diverse sulla stessa parete. Coordinate del punto di partenza. Come per la quota non si è ritenuto necessario procedere a delle triangolazioni la determinare con attendibilità le coordinate dei punti di partenza dei rilevamenti. Anche tale dato infatti assume in uno studio di questo tipo un significato puramente formale. Traversa (stendimento). E' definito mediante tre parametri che esprimono la giacitura del piano in cui è situato lo stendimento, ossia immersione e inclinazione, e lunghezza dello stendimento stesso. Immersione ed inclinazione vengono rilevati mediante una bussola da geologo, mentre la lunghezza, espressa in metri, viene rilevata con la stessa rotella metrica utilizzata come riferimento per il rilievo strutturale. Per completezza, nei presenti rilevamenti si è preferito riportare sia la direzione della linea di rilievo e la sua inclinazione, che la giacitura (immersione e inclinazione) della parete su cui lo stendimento è stato eseguito, in modo da disporre, in sede di elaborazione, dei dati relativi alla giacitura media dei fronti, per le analisi di stabilità. Nella seconda parte della scheda vengono riportati i dati riguardanti le discontinuità ed in particolare: Progressiva. E' la distanza progressiva lungo lo stendimento in cui si rileva la traccia della discontinuità. Nel rilievo può capitare talora che il nastro rimanga discosto dalla parete per alcuni tratti. In questo caso si è riportata la distanza del punto ipotetico in cui l'estensione del piano della discontinuità avrebbe intersecato la linea dello stendimento. 37 Giacitura. Per la determinazione della giacitura di un piano nello spazio si può fare riferimento a due metodologie di misura. Un primo metodo consiste nel misurare la direzione del piano, ossia l'angolo formato da una linea orizzontale del piano e la direzione del Nord (generalmente ci si riferisce al Nord Magnetico, in quanto questi dati vengono ricavati con una bussola da geologo). Si determina quindi la posizione del piano indicandone l'inclinazione, ossia l'angolo formato dalla retta di massima pendenza sul piano e della sua proiezione su un piano orizzontale. Poichè la direzione non identifica univocamente il piano, utilizzando questo tipo di notazione occorre specificare anche la direzione di immersione, indicare cioè la direzione della linea di massima pendenza. Più comodo e più rapido è invece il secondo metodo di misura in cui si identifica il piano indicandone semplicemente l'immersione, ossia l'angolo formato dalla direzione della linea di massima pendenza e la direzione del Nord e l'inclinazione. Convenzionalmente l'immersione viene misurata a partire dalla direzione del Nord procedendo in senso antiorario. Questo secondo tipo di notazione, utilizzato dallo scrivente nel corso del seguente lavoro, risulta più semplice, in quanto richiede una sola coppia di dati per ogni piano (anzichè i tre della notazione precedente). Lunghezza. Si intende la lunghezza della traccia della discontinuità intersecata dallo stendimento. Normalmente tale parametro viene riportato mediante un codice letterale che caratterizza diverse classi di lunghezza. Viene riportata di seguito quella utilizzata in questo lavoro: A inferiore a 2 cm B 2 - 5 cm C 10 - 50 cm D 50 - 200 cm 38 E 200 - 500 cm F superiore ai 500 cm Apertura. Si intende la distanza tra i due bordi della discontinuità, anche quando questa sia riempita completamente da un altro materiale. Secondo la normativa essa viene catalogata entro tre intervalli standard identificati con una sigla letterale. Nel seguente studio si è preferito aggiungere un intevallo, per megio discriminare l’elevato numero di dati che si localizzavano in questo particolare spazio. La classificazione utilizzata è quindi la seguente: CH inferiore a 0,5 mm SC 0,5 - 2 mm AC 2 - 5 mm AP superiore ai 5 mm Rugosità (scabrezza). Viene misurata mediante il "pettine di Barton", con il quale si rileva un profilo tipo, da confrontare con dei profili standard onde ricavarne il relativo indice di rugosità JRC. Sono state previste, per un rilievo speditivo o per l'impossibilità di utilizzare il pettine di Barton, quattro categorie possibili di rugosità: LEV levigata (superfici di faglia a "specchio") LIS liscia, con valori di JRC compresi tra 0 - 10 RUG rugosa, con valori di JRC compresi tra 10 - 20 SEG segmentata Nel corso del rilevamento si è tenuto conto del fatto che questo parametro è variabile con la direzione di misura, effettuando le misure di scabrezza secondo la linea di massima pendenza o direzioni poco discoste. 39 Forma. Si intende l'andamento della discontinuità su scala metrica. Essa può essere assai varia e nelle raccomandazioni ne esiste una classificazione con relativi codici. Nel lavoro in oggetto, non sono state rilevate grandi differenze, sotto questo punto di vista, tra le varie famiglie di fratture, e si è quindi preferito non inserire nella tabella questa voce. Riempimenti. Si intende la natura e la specie del materiale che talora riempie delle fratture aperte. Anche per questo dato la casistica è molto ampia. Per il presente studio ci si è limitati ad indicare la presenza dei seguenti materiali: Q - quarzo o quarziti bianche, spesso presenti in piccoli "filoncelli" di origine idrotermale (ricementazione) A - riempimenti in argilla o in terreno vegetale (humus) B - riempimenti detritici costituiti generalmente da frantumi della roccia stessa presente ai bordi della frattura. Alterazione. Si intende lo stato di alterazione in cui si presenta la superficie di una discontinuità. Si indica SI se è presente una qualunque alterazione, specificando nelle note il tipo e le caratteristiche con cui si presenta; NO se la superficie non è alterata. Acqua. Si intendono segnalare eventuali infiltrazioni d'acqua lungo i giunti. Tale parametro è di estrema importanza ai fini della stabilità del pendio. Non si utilizzerà per questo lavoro nessuna classificazione sul grado di infiltrazione ma sarà solo segnalata la presenza d'acqua, con un SI, riservando alla nota a piè di pagina ulteriori informazioni. Va segnalato che tutti i rilevamenti effettuati sono avvenuti in periodi non particolarmente piovosi; non è non pertanto da escludere che da alcune fratture esaminate possano verificarsi venute d' acqua nei giorni successivi ad eventi piovosi. 40 Nelle pagine seguenti è riportata la tabella utilizzata; tutti i dati rilevati sono riportati nell'allegato N° . 41 4.3 - Elaborazione dei dati dei rilievi strutturali L'esecuzione dei rilievi é stata condotta su tutte le pareti di roccia che per frequenza di fratture e per giacitura risultassero rappresentative della situazione del versante. Ovviamente ci si è dovuti limitare ad eseguire tali misure là dove era possibile accedere, sia pur con qualche difficoltà. In totale sono stati eseguiti tredici rilievi strutturali con lunghezze variabili da alcuni metri alla ventina di metri rilevando complessivamente i dati relativi a quasi trecento discontinuità. Per l'elaborazione dei dati raccolti nel corso del rilievi strutturali si è iniziato con la costruzione dei reticoli stereografici polari (per ogni rilievo), utilizzando il reticolo di Schmidt. Come prescritto (Hoek e Bray - 1974), si è fatto riferimento alla proiezione sull'emisfero inferiore della sfera di riferimento. Successivamente si è proceduto ad un conteggio di densità dei poli, secondo il metodo tradizionale di Schmidt, utilizzando come cerchio contatore una area di indagine corrispondente all'1% dell'area del reticolo. La restituzione delle nubi di addensamento dei poli, riportate di seguito allle tabelle dei rilievi, ha consentito l'individuazione dei principali sistemi di fratture. Questa elaborazione è stata condotta con Personal Computer. Sono così stati evidenziati otto sistemi di fratturazione abbastanza ben delineati. Essi sono: SISTEMA K1: ha una inclinazione che si condensa su valori compresi tra i 40 - 50 gradi, con immersione trai 120 - 130 gradi. Compare in modo molto evidente nella zona di Riverolle dove è stato condotto il rilievo N.1 SISTEMA K2: ha una inclinazione che si condensa su valori compresi tra i 30 - 40 gradi, con immersione trai 310 - 320 gradi. Compare in modo molto evidente nella zona dove è stato condotto il rilievo N. 2 42 SISTEMA K3: ha una inclinazione che si condensa su valori compresi tra i 85 - 90 gradi, con immersione trai 220 - 230 gradi. Compare in modo molto evidente nella zona dove è stato condotto il rilievo N. 13 ed è sicuramente il sistema che fa il maggoir numero di comparse sul versante studiato. SISTEMA K4: ha una inclinazione che si condensa su valori compresi tra i 35 - 40 gradi, con immersione trai 10 - 20 gradi. Compare in modo molto evidente nella zona dove è stato condotto il rilievo N. 5 SISTEMA K5: ha una inclinazione che si condensa su valori compresi tra i 70 - 80 gradi, con immersione trai 190 - 200 gradi. Compare in modo molto evidente nella zona dove è stato condotto il rilievo N. 4 SISTEMA K6: ha una inclinazione che si condensa su valoricompresi tra i 50 - 60 gradi, con immersione trai 220 - 230 gradi. Compare in modo molto evidente nella zona dove è stato condotto il rilievo N. 2 SISTEMA K7: ha una inclinazione che si condensa su valori compresi tra i 60 - 70 gradi, con immersione trai 250 - 260 gradi. Compare in modo molto evidente nella zona dove è stato condotto il rilievo N. 13 SISTEMA K8: ha una inclinazione che si condensa su valori compresi tra i 60 - 70 gradi, con immersione trai 160 - 170 gradi. Compare in modo molto evidente nella zona dove è stato condotto il rilievo N. 9 Quanto sopra esposto è sintetizzato nelle tabelle che seguono in cui sono stati riportati i valori medi di persistenza e di frequenza (Tab. 3.1). Nel seguito si riportano le foto in cui sono stati effettuati i rilievi 3 e 13 (fig4.1 4.2) . 43 Foto 4.1. - Zona in cui è stato eseguito il rilievo strutturale n 3 44 Foto 4.2. - Zona in cui è stato eseguito il rilievo strutturale n 13 45 Per quanto riguarda gli altri dati raccolti nel corso dei rilievi strutturali, essi sono stati riordinati in una tabella riepilogativa (Tab. ), in cui si è riportato : - Numero del rilevamento - Giacitura del fronte sul quale è stato eseguito il rilievo strutturale - I sistemi evidenziati nel rilevamento - La percentuale di giunti appartenenti a ciascun sistema, calcolata sul totale dei giunti rilevati in ogni singolo rilievo - La giacitura media di ogni sistema - La spaziatura media apparente, calcolata come rapporto fra lunghezze dello stendimento e numero di fratture rilevate appartenenti allo stesso sistema - Il fattore correttivo, ossia il coefficiente di correzione della spaziatura apparente in funzione della giacitura del giunto rispetto alla giacitura del fronte. Va infatti ricordato che la spaziatura reale è la distanza minima tra due fratture appartenenti allo stesso sistema, e quindi va misurata in senso ortogonale al piano del giunto. Da un semplice calcolo geometrico si può ricavare come tale distanza corretta si ottenga con la relazione: d = d' * sin (f - g) * sin dove: d = spaziatura corretta d' = spaziatura apparente f = angolo di immersione del fronte g = angolo di immersione del giunto = angolo di inclinazione del giunto - La spaziatura corretta, secondo quanto sopra - La persistenza del sistema, calcolata come rapporto fra la spaziatura media e la sommatoria della spaziatura media più lunghezza media 46 - Il valore di RQD (Rock Quality Designation), da utilizzare nella classifica di Bieniawsky, funzione diretta della spaziatura corretta, secondo relazione del tipo: RQD = A - B Jv Il valore di Jv corrisponde al numero di giunti presenti in un metro cubo di roccia, e può essere calcolato come somma delle frequenze (spaziature corrette alla -1) dei vari sistemi presenti. I coefficienti A e B sono invece dipendenti dalla natura della roccia: - per rocce compatte o poco scistose (Palstrom 1975) RQD = 115 - 3,3 * Jv - per rocce scistose (Barisone et Al., 1980) RQD = 100 - 4,5 * Jv Nel caso in esame, tenendo conto del fatto che in quasi tutti i rilievi strutturali la roccia manifesta comunque una certa scistosità, si è preferito adottare la seconda relazione. Tab. 3.1 . Sintesi delle informazioni tratte dai rilievi strutturali 47 N. Ril. R1 R2 R3 R4 R5 R6 R7 R8 R9 N. Ril. Fro nte Sistem % Fami glie Imm. Inclin. . Disco. Imm. Incl. 150 320 270 300 310 310 130 230 290 80 Lunghezza media RQD K1 58 130 50 0.15 0.30 K2 19 315 30 0.20 1.20 K3 23 230 85 0.60 0.60 K2 19 310 35 0.60 1.50 K3 45 230 80 0.40 3.10 K4 13 20 40 1.10 0.20 K6 23 220 60 0.65 4.30 70 K3 K7 76 24 225 250 85 70 0.30 0.35 0.90 1.50 72 K1 K3 35 46 125 220 45 80 0.60 0.85 3.40 1.10 K5 19 200 75 0.80 0.60 K1 K4 50 42 130 20 50 40 0.30 0.65 2.00 0.90 K6 8 220 65 2.20 0.30 K1 K4 1 15 125 20 50 40 2.30 1.50 0.20 4.80 K5 74 200 75 0.35 5.00 K7 10 255 75 1.00 4.50 K5 K6 30 10 200 220 70 60 0.45 0.10 0.40 0.60 K8 60 165 65 1.75 3.00 K1 K5 35 25 130 195 50 75 0.25 1.00 0.30 2.30 K8 40 165 70 0.60 1.30 K3 K5 9 37 230 200 85 70 0.55 0.30 1.10 0.50 K8 54 165 65 0.60 0.80 Sistem % Fami glie 85 75 88 88 88 80 50 85 Fro nte Spaz. media corretta Spaz. media Persistenza 40 82 76 78 42 70 69 RQD . 48 Imm. Inclin. R10 R13 210 300 85 80 Disco. Imm. Incl. corretta media K1 K2 18 22 125 310 45 35 0.50 0.38 1.00 1.50 K3 17 225 85 1.70 3.00 K5 15 200 75 0.60 0.20 K6 28 220 65 1.65 0.50 K3 24 230 85 1.30 2.60 K5 22 200 70 0.65 0.70 K6 30 220 60 0.40 0.70 K7 14 255 74 0.95 1.30 K8 10 165 65 0.60 0.30 67 66 49 Capitolo 5 Prove in situ 5.1 - Misure sclerometriche 5.2 - Misura dell’indice di resistenza Is 5.3 - Indagini geofisiche 5.1 - Misure sclerometriche 5.1.1 - Premessa Queste misure che vengono correntemente indicate anche con il nome di "Prove al martello di Schmidt", forniscono indicazioni sul valore di resistenza a compressione monoassiale del materiale e sull’eventuale grado di alterazione delle superfici delle fratture , grazie a correlazioni empiriche funzione della resistenza superficiale del materiale stesso. La prova consiste nel percuotere con una massa battente azionata da una molla, un'asta metallica appoggiata alla superficie della roccia; misurando il ritorno della massa battente dopo l'urto si è in grado di stimare l'assorbimento anelastico della roccia e quindi la sua resistenza. 5.1.2 - Modalità esecutive Le misure vengono condotte sulla superficie della roccia, possibilmente in punti dove questa si presenta libera da incrostazioni o da ricoprimenti di altra natura (muschi, licheni). La superficie di prova deve inoltre essere per quanto possibile liscia, priva di piccole asperità, che ridurrebbero eccessivamente la superficie di contatto asta-roccia con la possibilità che l'energia d'urto possa produrre la frantumazione della roccia nel punto di contatto, falsando il risultato della prova. Per tale motivo occorre preparare la superficie di prova lisciandola con una pietra abrasiva (generalmente fornita unitamente allo strumento). La media viene fatta su una serie di diverse misure, almeno cinque sul singolo punto preparato; i primi due valori ottenuti vanno in genere scartati, in 51 quanto falsati dalla presenza di asperità residue. Nel conteggio dovranno comunque essere scartati quei valori anomali, che cioè si discostano eccessivamente dalla media. La stima della resistenza a compressione monoassiale per i diversi affioramenti, è stata fatta procedendo ad una serie di queste misure in più punti dell' affioramento stesso. 5.1.3 - Elaborazione dati I dati raccolti devono essere corretti per tenere conto della posizione dello strumento al momento della prova. Infatti la diversa inclinazione dello sclerometro influenza il ritorno della massa battente e varia quindi il risultato della prova; la correzione dei dati viene effettuata secondo i valori riportati in Tab. 5.1. Tab. 5.1 . Correzione delle misure rispetto alla inclinazione dello strumento Verso l’alto Verso il basso Misura = + 90 = + 45 = - 45 = - 90 10 - - +2.4 +3.2 20 -5.4 -3.5 +2.5 +3.4 30 -4.7 -3.1 +2.3 +3.1 40 -3.9 -2.6 +2.0 +2.7 50 -3.1 -2.1 +1.6 +2.2 60 -2.3 -1.6 +1.3 +1.7 52 La correlazione tra i valori corretti ottenuti allo sclerometro e la resistenza a compressione della roccia viene effettuata tramite le tabelle semiempiriche riportate nel seguito, mentre i risultati finali delle misure sono indicati nelle Tab. 5.2. Tab. 5.2.Correlazione tra Is e resistenza a compressione in funzione dell’inclinazione dello strumento 53 Tab. 5.3.Correlazione tra Is e JCS in funzione del peso in volume 54 Tab.5.4 .Risultati finali delle misure Stendim. Parallelo Resist. Alterazione Kg/cm2 1 2 3 4 Resist. Zone strat. Kg/ cm2 Resist. Kg/ cm2 40 480 - - 36 400 41 480 - - 35 395 48 660 - - 42 480 59 >700 - - 28 285 48 660 - - 14 - 32 340 - - 12 - 50 660 - - 28 285 44 550 - - 20 150 - - - - 34 385 - - - - 32 340 36 400 20 150 28 285 40 480 20 150 25 240 50 660 10 - 28 285 40 480 - - - - 50 660 - - - - 40 480 - - - - 48 660 16 - - - 48 660 18 - - - 32 340 10 - - - 48 660 10 - - - 46 660 - - - - 26 240 - - - - 28 285 - - - - 20 150 - - - - 18 - - - - - 51 660 - - 32 340 51 660 - - 31 330 48 660 - - 31 330 - - - - 42 480 55 5 6 7 8 - - - - 32 340 - - - - 30 300 46 660 - - 28 285 46 660 - - 26 240 47 620 - - 24 200 40 480 - - - - 51 660 - - 26 240 50 660 - - 36 400 49 660 - - 26 240 - - - - 22 180 - - - - 32 340 - - - - 22 180 - - - - 26 240 - - - - 34 385 - - - - 18 - - - - - 34 385 46 620 - - - - 44 550 - - - - 48 660 - - - - 30 300 - - - - 42 480 - - - - 44 550 - - - - 30 300 - - 40 480 - - - - 30 300 - - - - 32 340 - - - - 30 300 - - - - 30 300 - - - - 48 660 - - 32 340 40 480 - - 28 285 40 480 - - 30 300 - - - - 28 285 28 285 16 - - - - 56 9 10 13 30 300 10 - - - - - 10 - - - - - 10 - - - - - 14 - - - 34 385 14 - - - 32 340 18 - 28 285 24 200 - - 28 285 22 180 - - 31 340 18 - - - - - 21 160 - - 30 300 17 - - - 32 340 18 - - - 34 385 22 180 - - 33 350 15 - - - 30 300 14 - - - - - 22 180 - - 18 - <10 - - - 28 285 <10 - - - 20 150 <10 - - - 26 240 30 300 - - 36 400 28 260 - - 32 340 <10 - - - - - 16 - - - - 57 5.1.4 - Limiti della prova Questo tipo di prova è di valore puramente indicativo, in quanto interessa aree molto ridotte della superficie della roccia. Proprio per questa sua caratteristica essa non è in grado di rilevare le variazioni di resistenza, per esempio in funzione della scistosità. Nel corso delle misure si è infatti riscontrato come per le roccie scistose la prova desse risultati quasi identici sia che fosse eseguita in direzione parallela alla scistosità che in direzione perpendicolare. Il valore di queste misure è pertanto essenzialmente collegabile alla rapidità e facilità di esecuzione, il che permette di verificare su base statistica l'omogeneità della resistenza alla compressione di un affioramento, grazie al rilevante numero di dati che si possono ottenere. 5.2 - Misura dell'indice di resistenza Is (Point Load Test) 5.2.1 - Premessa Questo parametro di resistenza viene sovente utilizzato, in quanto facilmente acquisibile, nello studio e nella caratterizzazione meccanica degli ammassi rocciosi. Data la semplicità operativa è infatti possibile raccogliere direttamente in sito un rilevante numero di dati. Si ha così a disposizione una serie di misure, sufficientemente attendibili, con le quali stimare la resistenza della roccia. 58 In particolare la prova del Point Load viene normalmente correlata alla resistenza a compressione monoassiale. Il rapporto tra l'indice di Franklin (Is) e il valore di resistenza a compressione (Co) varia generalmente fra 15 e 25. 5.2.2 - Modalità esecutive La misura dell' indice di resistenza viene condotta con un apposito strumento di relativa semplicità, costituito da un martinetto idraulico che comprime il provino contro una struttura di contrasto. In pratica il provino viene serrato fra due punte coniche di dimensioni unificate e, azionando una pompa idraulica, si porta a rottura il campione. 5.2.3 - Raccolta ed elaborazione dati Nel corso della prova occorre misurare: - la dimensione trasversale minore del provino (W [mm]) - la distanza tra le punte quando queste sono a contatto del campione (D [mm]) - la pressione raggiunta all'istante di rottura (q [MPa]) Il valore del carico applicato a rottura viene calcolato con la semplice relazione: P=q*A 59 dove A rappresenta l' area del pistone di carico (nel caso dello strumento utilizzato, A= 14.426 cm.2). L'indice di resistenza che viene utilizzato nelle classificazioni degli ammassi rocciosi (Barton, Bieniawsky) fa riferimento alla misura effettuata su uno spezzone di carota avente diametro di 50 mm (I50). Esso è definito come il rapporto tra il carico applicato a rottura (P [N]) e il diametro del provino al quadrato (D2 [mm.2]). I50 = P / D2 Per le misure in sito si possono invece utilizzare campioni aventi forma qualunque. Per risalire all'indice convenzionale occorre compiere alcune correzioni. In primo luogo occorre fare riferimento a un diametro equivalente del provino, calcolato con la relazione De = ( 4 * W * D / P )0.5 Si può calcolare in tal modo un indice di resistenza non corretto (Is) definito dal rapporto Is = P / D2e Per giungere al valore di Is corretto si può sfruttare una relazione numerica del tipo I50 = F * Is dove il fattore correttivo F viene ricavato dal rapporto: F = ( De / 50 )0.45 60 (Gremingher 1982). I valori così ricavati possono essere tra loro confrontati. Essi sono riportati nelle tabelle allegate. Da ricordare inoltre che nel caso di roccie scistose o con tessiture lineari, come per i litotipi in esame (Calcescisti e Gneiss) è utili disporre di valori dell'indice di Franklin misurato in direzione parallela e in direzione perpendicolare alla scistosità. Si definisce allora in questo caso un ulteriore indice, detto Indice di anisotropia (Ia) dato dal rapporto fra gli indici di resistenza ottenuti nelle due direzioni : Ia = Is50par / Is50perp Si riporta di seguito una tabella riassuntiva dei risultati ottenuti Tab. 5.5. Dati conclusivi della prova PLT Litotipi Is mas. Is perp. Is par. Ia Gneiss 1 - 7.5 4.5 0.6 Metab. 2 6,3 - - 1 Calces. 3 - 7.2 6.1 0.85 Metab. 4 9.3 - - 1 Co mas. Co perp. Co par. 61 5.2.3 - Limiti della prova Questo tipo di misura consente una stima abbastanza attendibile della resistenza a compressione della roccia, sopprattutto se è poi possibile confrontare i risultati ottenuti con i valori reali di resistenza misurati in laboratorio. Inoltre, essendo possibile effettuare un elevato numero di misure, esso permette di estrapolare anche per le aree non campionate i valori di Co. Potendo eseguire le prove su campioni di vario tipo è possibile anche stimare quali possono essere le variazioni di resistenza a seguito di alterazioni superficiali o simili. 5.3 - Indagini geofisiche E’ stata eseguita una prova di tipo geofisico, utilizzando il metodo della piccola sismica a massa battente, ed operando con ricevitore monocanale. Questo metodo unisce la facilità di trasporto ed esecuzione della prova ad una sufficente precisione della misura ed una discreta capacità di ispezione del sottosuolo, e ciò ne ha consigliato l’utilizzo nel caso in esame. Esso permette il calcolo della velocità di propagazione dell’onda elastica all’interno della massa rocciosa, con una profondità di indagine proporzionale alla distanza tra punto di battuta e geofono. Si sono così calcolate le velocità di propagazione dell’onda elastica all’interno degli strati più superficiali, eseguendo le misure lungo due allineamenti, subparalleli alle curve di livello e con distanze tra geofono e punto di battuta variabili fra 1 e 15 m. Tali diagrammi, hanno permesso di valutare il modulo elastico dinamico. Il modulo elastico dinamico è stato calcolato con la formula: 62 E V2 1 1 2 1 Noto il modulo elastico dinamico si è potuto calcolare quello statico tramite correlazioni empiriche. In bibliografia sono presenti numerose formule, nel nostro caso si è utilizzata la relazione tra il modulo di Young dinamico e quello statico riportata da RZHEVSKY e NOVIK (1971) : Edin 8.3 Estat 0.97 Questa relazione ha permesso di calcolare il modulo elastico statico; i risultati sono stati diagrammati in fig. , in funzione della distanza dal punto di partenza dell’ onda, permettendo di valutare il modulo Estat alla profondità di interesse, e ricordando che la profondità raggiunta dalle onde, e quindi quella ispezionabile, è di circa 1/4 1/5 della distanza fra punto di battuta e geofono. 63 Tab.5.6. Misure e risultati della prova effuttuata in regione Riverolle Stendimento VS1 ( Calcescisti ) Gamma = 2700 kg/mc Posiz. = 0.40 Distanza Tempo Velocità Edin Estat [m] [ms] [m/s] [MPa] [MPa] 1 oriz. 5 1.7 2941 10900 1310 2 oriz. 10 5.8 1724 3750 450 3 oriz. 15 13 1153 1680 210 4 oriz. 16 14.6 1095 1510 190 5 oriz. 19 16.6 1144 1650 200 6 vertic. 12 5.8 2068 5390 650 Stendimento "VS1" 18 16 14 12 10 8 Tempi (msec) 6 4 2 0 0 5 10 15 20 Distanze (m) Figura 5.1. Elaborazione dei dati 64 Tab. 5.7. Misure e risultati della prova effuttuata in regione Torille Stendimento VS2 ( Metabasiti ) Gamma = 2900 kg/mc Posiz. = 0.30 Distanza Tempo Velocità Edin Estat [m] [ms] [m/s] [MPa] [MPa] 1 5 1.7 2941 18640 2250 2 10 4.2 2380 12210 1470 3 11 4.9 2244 10860 1310 4 13 6.6 1969 8360 1010 5 13 6.7 1940 8110 980 6 16 7.2 2222 10640 1280 Stendimento "VS2" 8 7 6 5 Tempi 4 (msec) 3 2 1 0 0 5 10 Distanze (m) 15 20 Figura 5.2. Elaborazione dei dati 65 66 67 68 Capitolo 6 Prove di laboratorio 6.1 - Velocità delle onde elastiche 6.2 - Sezioni sottili 6.3 - Tilt Test 6.4 - Prove di compressione 6.5 - Prove di taglio diretto 6.6 - Conclusioni 6 - ANALISI DI LABORATORIO La necessità di caratterizzare da un punto di vista geomeccanico i vari litotipi che costituiscono i versanti che sovrastano le borgate, ha condotto all’esecuzione di numerose prove di laboratorio al fine di ricavare il modulo elastico, l’angolo di attrito residuo e la coesione delle diverse rocce. Si è cercato di effettuare più prove di diverso tipo, al fine di caratterizzare nel modo migliore possibile i vari litotipi e allo stesso tempo di verificare l’attendibilità dei risultati ottenuti. 70 6.1 - Velocità delle onde elastiche La necessità di ottenere dei valori attendibili del modulo elastico, rappresentativi delle condizioni esistenti in situ (fratturazione, litologia, alterazione, ecc.), mantenendo facilità e velocità di esecuzione della prova (nell’ottica della esecuzione di un numero statisticamente significativo di misure), ha fatto convergere l’attenzione sulle possibilità di utilizzo di una strumentazione di laboratorio per la misura della velocità delle onde elastiche. Il ricorso a questo tipo di prova ha permesso di evitare l’esecuzione di una serie di prove triassiali strumentate, che sarebbe stato assai problematico realizzare per la scarsa disponibilità di materiale da cui ricavare provini di dimensioni adatte ad una prova triassiale e per i costi elevati degli estensimetri elettrici necessari. 6.1.1 Taratura della strumentazione L’utilizzo dell’apparecchiatura di laboratorio per la misura delle velocità delle onde elastiche su campioni di forma alquanto irregolare ha presentato un problema, dovuto alla necessità di utilizzare un ricevitore e un trasmettitore con terminale a punta. Questo puntale, al contrario del più consueto puntale a facce piane, introduce un errore strumentale non facilmente determinabile. Non essendo disponibile bibliografia al riguardo, si è reso necessario elaborare una tabella tramite il confronto di numerose misure effettuate, su campioni di materiali diversi, con i due tipi di puntale citati. Lo studio di tali dati ha permesso di correlare l’errore strumentale sia alla lunghezza del provino sia al tipo di materiale. Sono quindi stati riportati i dati in un diagramma che permette, noti materiale e lunghezza del provino, di ricavare un coefficiente correttivo da applicare ai valori delle velocità misurate con i terminali a punta, 71 rendendole così confrontabili con quelle ottenute con i normali puntali a facce piane. L’apparecchiatura disponibile poneva poi la scelta tra due possibili alternative per la lettura dei tempi di percorrenza dell’onda elastica nel materiale. Il primo metodo prevede l’uso accoppiato di un oscilloscopio e di uno strumento automatico detto “Pundit “. La lettura dei tempi viene effettuata con lo studio attento della forma d’ onda, riportata sull’oscilloscopio, per individuare l’istante in cui il ricevitore capta l’onda. Questo metodo, come si può vedere dai diagrammi allegati, prevede a sua volta due alternative: l’utilizzo delle sole punte , o l’ interposizione di due dischetti di gomma tra punte e campione per migliorare la trasmissione delle onde. Il secondo metodo consiste nell’effettuare la misura con il solo “Pundit “, affidando la lettura al circuito interno alla macchina, non potendo quindi effettuare alcun controllo. Si conserva comunque la possibilità dell’utilizzo delle sole punte oppure dell’interposizione dei dischetti di gomma. La scelta del metodo di misura è stata fatta dopo l’ attenta analisi dei risultati delle misure con i quattro metodi predetti su una serie di campioni standard , (Tab. 6.1-6.2) e i relativi diagrammi delle fig. 6.1-6.2 -6.3 -6.4. Dai risultati non emergono grosse differenze tra un metodo piuttosto e l’altro; da sottolineare solamente la maggiore flessibilità che permette l’uso dell’ oscilloscopio, a prezzo però di un dispendio di tempo notevolmente superiore e di una “potenza” disponibile (leggasi possibilità di effettuare letture sui campioni piuttosto lunghi di materiali a basso modulo elastico) assai ridotta. Si è quindi ritenuto più idoneo, nel nostro caso, l’utilizzo del solo “Pundit “ con le punte d’acciaio, raggiungendo comunque lo scopo prefissato di effettuare un numero elevato di misure, sicuramente accettabili, in tempi ragionevoli. Scelto il metodo di misura, si è reso necessario creare un infittimento dei punti per la definizione della curva dei cefficienti correttivi, ottenendo il risultato visibile in fig. 6.5, che ci ha permesso di ottenere i valori definitivi riportati 72 nel paragrafo successivo, dove si illustra l’ elaborazione effettuata per ottenere il parametro ricercato ( modulo elastico ). Tab.6.1. - Misure effettuate su materiali qualsiasi Campi one Mis. dischi Punte + gom. Mis. punte Rap porto Materiale Mis. con: Lung. Temp. Veloc. Temp. Veloc. Tem. Velo. Vd/Vp+g Vd/Vp Acciaio Oscillos. 198,1 33,9 5843 99,3 1995,0 158,5 25,6 6191 148,6 25,4 97,1 46,9 2,9 - 64,7 2449,8 73,1 2168 2,5 2,9 5850 82,7 1796,9 3,3 - 17,0 5711 47,8 2031,4 59,2 1640 2,8 3,5 8,2 5719 44,0 1065,9 48,1 975,1 5,4 5,9 198,1 33,9 5843 69,4 2854,5 78,2 2533 2,0 2,3 158,5 25,6 6191 63,4 2500,0 72,5 2186 2,5 2,8 148,6 26,2 5671 58,7 2531,5 68,5 2169 2,2 2,6 97,1 17,8 5455 49,2 1973,6 58,3 1665 2,8 3,3 46,9 8,6 5453 36,8 1274,5 48,0 977 4,3 5,6 Oscillos. 197,6 33,1 5968 66,7 2961,8 58,0 3406 2,0 1,8 147,7 22,2 6653 53,5 2760,7 46,7 3162 2,4 2,1 97,6 14,7 6636 47,1 2071,1 40,4 2414 3,2 2,7 47,7 7,5 6353 30,1 1583,1 30,1 1583 4,0 4,0 197,6 33,1 5968 67,2 2939,7 77,6 2545 2,0 2,3 147,7 21,9 5968 54,5 3624,8 64,5 3062 1,6 1,9 97,6 14,8 6744 47,0 3142,6 56,8 2600 2,1 2,6 47,7 7,6 6591 36,0 2709,7 46,3 2106 2,4 3,1 1330 110,8 1028,9 109,7 1039 1,3 1,3 1175 149,3 763,6 125,7 906 1,5 1,3 Pundit - - Marmo Pundit Pomice Oscillos. 114,0 85,7 Pundit 114,0 97,0 73 Legno Oscillos. 256,0 53,4 Pundit 4794 76,4 3350,8 77,6 3299 1,4 1,5 4961 85,0 3011,8 87,3 2932 1,6 1,7 13,4 2298 35,1 877,5 35,3 872 2,6 2,6 13,0 2369 42,5 724,7 50,1 614 3,3 3,9 5604 109,6 4494,5 111,8 4406 1,2 1,3 1,4 1,5 256,0 51,6 Resina Oscillos. 30,8 Pundit 30,8 Argillite Oscillos. 492,6 87,9 Pundit 492,6 83,8 5878 118,4 4160,5 127,4 3866 Pundit 89,6 20,5 4370 - - 55,1 1626 - 2,7 194,8 70,2 2774 - - 115,5 1686 - 1,6 491,0 103,4 4748 - - 144,1 3407 - 1,4 Calcestr. 74 Tab. 6.2. -Misure effettuate con il solo pundit Campione Mis. dischi Mis. punte Rapporto Lung. Tempo Veloc. Tempo Veloc. Vd/Vp 96 29,1 3299,0 68,3 1405,6 2,3 118 34,6 3410,4 78,4 1505,1 2,3 75 20,5 3658,5 59,4 1262,6 2,9 74 22,2 3333,3 61,9 1195,5 2,8 104 29,8 3489,9 67,7 1536,2 2,3 119 34,3 3469,4 75,3 1580,3 2,2 74 16,4 4512,2 56,4 1312,1 3,4 94 20,7 4541,1 61,5 1528,5 3,0 120 25,5 4705,9 68,3 1757,0 2,7 28 6,9 4058,0 41 682,9 5,9 93 20,3 4581,3 61,2 1519,6 3,0 31 6,1 5082,0 43,3 715,9 7,1 120 30,5 3934,4 82,4 1456,3 2,7 29 5,6 5178,6 43,5 666,7 7,8 118 23,4 5042,7 65,1 1812,6 2,8 118 25,1 4701,2 64,4 1832,3 2,6 119 24,4 4877,0 66,1 1800,3 2,7 121 25 4840 66 1833,3 2,6 128 22,6 5663,7 63,4 2018,9 2,8 102 37,6 2712,8 85,5 1193,0 2,3 119 35,2 3380,7 78,8 1510,2 2,2 100 34,5 2898,6 76,5 1307,2 2,2 100 30 3333,3 71,7 1394,7 2,4 118 37,6 3138,3 83,6 1411,5 2,2 Gneiss ( 1 ) Metabasiti ( 2 ) Calcescisti ( 3 ) 63 16,5 3818,2 55,7 1131,1 3,4 100 17,4 5747,1 56,4 1773,0 3,2 98 16,6 5903,6 53,8 1821,6 3,2 90 16,5 5454,5 55,5 1621,6 3,4 97 17 5705,9 56,9 1704,7 3,3 120 21 5714,3 61 1967,2 2,9 67 11,5 5826,1 50,2 1334,7 4,4 117 21,7 5391,7 61,8 1893,2 2,8 98 24,7 3967,6 72,2 1357,3 2,9 86 25 3440 68,6 1253,6 2,7 93 27,2 3419,1 72,8 1277,5 2,7 Metabasiti ( 4 ) Gneiss ( 6 ) 76 OSCILLOSCOPIO (punta+gomma) 6 5 4 Acciaio 3 Vd/Vp+g Marmo 2 Pomice 1 Legno 0 Resina 0 100 200 300 400 500 Argillite Lunghezza mm Fig.6.1. - Risultati delle misurazioni effettuate OSCILLOSCOPIO (punta) 6 5 Vd/Vp 4 Acciaio 3 Marmo 2 Pomice 1 Legno Resina 0 Argillite 0 100 200 300 400 500 Lunghezza mm Fig. 6.2. - Risultati delle misurazioni effettuate 77 PUNDIT (punta+gomma) 4.5 4 Vd/Vp+g 3.5 3 2.5 2 Acciaio 1.5 Marmo 1 Pomice 0.5 Legno 0 Resina 0 100 200 300 400 500 Argillite Lunghezza mm Fig. 6.3. - Risultati delle misurazioni effettuate PUNDIT (punta) 6 Acciaio 5 Marmo Vd/Vp 4 Pomice Legno 3 Resina Argillite 2 Calcestruzzo 1 0 0 100 200 300 Lunghezza mm 400 500 Fig. 6.4. - Risultati delle misurazioni effettuate 78 79 Si noti come sia possibile racchiudere tutti i dati del grafico entro due curve di tipo iperbolico, che rappresentano rispettivamente il limite superiore e quello inferiore. Una ulteriore suddivisione può essere fatta per fascie verticali così da creare 4 zone distinte; la prima a sinistra rappresenta i provini di lunghezza inferiore ai 25 mm sui quali è praticamente impossibile una misura certa delle velocità, essendo gli errori altissimi, al limite tendenti ad infinito; la seconda che comprende i provini tra i 25 mm ed i 75 mm permette le misure, ma con una notevole probabilità di errore in quanto i coefficenti correttivi sono ancora piuttosto elevati, seppur maggiormente definiti; la terza include i campioni dai 75 mm ai 150 mm, ed è la fascia di maggior utilizzo, perchè permette di effettuare le misure con i terminali a punta su campioni di dimensioni ridotte e di forma qualsiasi, senza rendere neccessario il carotaggio, che su campioni di queste dimensioni è estremamente difficoltoso, garantendo una buona precisione nella correlazione con le velocità effettive del materiale e permettendo di risalire ad una valutazione del modulo elastico; la quarta ed ultima zona per lunghezze dei provini superiori ai 150 mm, evidenzia come, superata questa soglia, l’errore si riduca sino quasi ad annullarsi. 80 PUNDIT (punta) 8 7 Acciaio Marmo Pomice 6 Legno Resina 5 Argillite Calcestruzzo Gneiss-1 4 Pietre verdi-2 Vd/Vp Micascisto-3 Pietre verdi-4 3 Gneiss-6 2 1 0 0 50 100 150 200 250 Lunghezza (mm) 300 350 400 450 500 6.1.2 Misure sui campioni Si è proceduto alla misura con i terminali a punta ovviamente meno esigenti per quanto concerne la “qualità” delle superfici di contatto; le misure sono state effettuate, quando il caso, sia parallelamente sia ortogonalmente alla carota, per ottenere una caratterizzazione del materiale in entrambe le direzioni, utilizzando tutti i campioni a disposizione, sia a faccie piane sia a superfici irregolari. Per ogni lettura sono stati annotati il tempo di percorrenza dell’onda nell’attraversare il campione, la lunghezza del medesimo (misurata utilizzando un calibro con nonio che garantisce la precisione al decimo di millimetro) ed il luogo di prelievo. La correzione è stata effettuata su tutte le velocità singolarmente, moltiplicandole per un fattore correttivo letto sul grafico di fig. 6.5. La lettura si ha entrando in ascisse con il valore della lunghezza del provino, intersecando la curva propria del materiale in esame ed uscendo in ordinate con il valore richiesto. Si riportano in tabella 6.3 i dati ed i risultati ottenuti. 6.1.3 - Correlazione con i moduli elastici Per ricavare il modulo elastico statico si è operato per passi successivi, calcolando dapprima il modulo elastico dinamico. Tale calcolo richiede, come è noto, la conoscenza del coefficiente di Poisson , nel caso in esame ricavato successivamente e posto uguale a 0.40 per i calcescisti e 0.30 per le metabasiti e gli gneiss. E V 2 1 1 2 1 82 Noto il modulo elastico dinamico si è potuto calcolare quello statico tramite correlazioni empiriche. In bibliografia sono presenti numerose formule, nel nostro caso si è utilizzata la relazione tra il modulo di Young dinamico e quello statico riportata da RZHEVSKY e NOVIK (1971) : Edin 8.3 Estat 0.97 Questa relazione, utilizzata qui in maniera inversa, ha permesso di risalire ai valori del modulo elastico statico in maniera semplice ed attendibile. Il risultato dei calcoli è riportato nella tabella 6.3. Tab.6.3. - Dati e risultati ottenuti dalle prove Num. Lung. (mm) Fattore Tempo correttivo (Micros.) Velocità (m/s) Gamma Edin Estat (kg/mc) (MPa) (MPa) 1 1 1 2 2 2 248 338 189 255 274 232 1,70 1,60 2,00 1,7 1,65 1,9 116 196 120 87 91 98 3634 2759 3150 4982 4968 4497 0,30 0,30 0,30 0,30 0,30 0,30 2670 2670 2670 2900 2900 2900 26200 15100 19681 53486 53173 43585 3157 1819 2371 6444 6406 5251 3 3 3 4 121 228 376 247 2,5 1,9 1,6 1,7 66 148 134 83 4583 2927 4489 5059 0,40 0,40 0,40 0,30 2700 2700 2700 2970 42134 17184 40427 56467 5076 2070 4871 6803 4 4 5 5 5 320 222 131 542 300 1,6 1,9 2,4 1,5 1,8 136 126 97 188 105 3764 3347 3241 4324 5142 0,30 0,30 0,40 0,40 0,40 2970 2970 2700 2700 2700 31270 24725 21071 37509 53049 3767 2979 2539 4519 6391 Num. Lung. Fattore Tempo Velocità Gamma Edin Estat 83 (mm) correttivo (Micros.) (m/s) (kg/mc) (MPa) (MPa) 6 200 2 89 4494 0,30 2670 40064 4827 6 7 7 7 8 363 224 331 120 171 1,6 2,2 1,6 2,5 2,1 125 112 133 90 112 4646 4400 3981 3333 3206 0,30 0,30 0,30 0,30 0,40 2670 2670 2670 2670 2700 42820 38399 31449 22038 20619 5159 4626 3789 2655 2484 8 8 9 9 120 120 246 95 2,5 2,5 1,7 3,2 69 322 84 57 4347 931 4978 5333 0,40 0,40 0,30 0,30 2700 2700 2700 2700 37915 1741 49714 57051 4568 2100 5990 6874 9 10 10 10 11 169 143 236 131 394 2,1 2,4 1,7 2,4 1,55 95 67 92 75 152 3735 5122 4360 4192 4017 0,30 0,30 0,30 0,30 0,30 2700 2700 2700 2700 2700 27992 52628 38143 35246 32377 3372 6341 4595 4246 3901 11 11 12 12 12 120 154 410 177 136 2,5 2,4 1,5 2,1 2,4 62 75 323 120 84 4838 4928 1904 3097 3885 0,30 0,30 0,40 0,40 0,40 2700 2700 2700 2700 2700 46960 48709 7271 19244 30284 5658 5868 876 2318 3649 13 13 211 366 2 1,6 98 160 4306 3660 0,30 0,30 2900 2900 39946 28858 4813 3477 84 6.1.4 - Conclusioni Questo tipo di prova, come si è potuto vedere ha condotto al calcolo del modulo elastico statico e dinamico partendo dalla conoscenza della velocità di propagazione dell’onda elastica nel materiale. La cosa però più importante da sottolineare è l’avere eseguito una prova in laboratorio assai simile concettualmente ad una prova fatta in situ. In effetti con il “Pundit” si è misurata la velocità di propagazione dell’onda all’interno di una matrice rocciosa, ottenendo un valore variabile a seconda del litotipo preso in esame. Con lo stesso criterio funziona la piccola sismica fatta in situ, in cui viene misurata la velocità di propagazione all’interno dell’ammasso roccioso. Questo parametro però, oltre a variare per il diverso tipo di materiale con cui si lavora, varia per la presenza delle fratture presenti all’interno dell’ammasso roccioso. Paragonando tra loro i moduli elastici ottenuti in laboratorio e in situ è possibile ottenere un coefficiente di “qualità” dell’ammasso roccioso, ricollegabile essenzialmente al grado di fratturazione ed al tipo e stato delle fratture interessanti l’ammasso (apertura, alterazione,ecc.). I valori ottenuti da questo confronto sono riportati in tabella. Litotipo Mod. Elastico laboratorio Mod. Elastico situ Coefficiente di qualità Calcescisto Metabasiti 4900 6030 260 1200 19 5 Paragonando i valori ottenuti con l’altro indice di qualità già calcolato e cioè l’RQD troviamo una buona conferma dell’attendibilità dei dati calcolati. 85 6.3 Tilt test Secondo Barton, l' angolo di attrito di base (b) può essere ricavato mediante prove di taglio diretto lungo superfici levigate artificialmente e sabbiate; la preparazione delle due superfici deve essere tale che non si verifichino nel corso delle prove fenomeni del tipo "stick-slip"(ovvero una distorsione di scorrimento), oppure incrementi della resistenza al taglio col procedere dello spostamento tangenziale. La determinazione dell' angolo di attrito di base ( ritenuto, per bassi livelli di sollecitazione, un valore caratteristico del litotipo ) può avvenire sia su superfici sature che su superfici secche. E' consigliabile, per avere un valore rappresentativo, effettuare un certo numero di prove su diversi campioni variando la direzione di applicazione della forza di taglio. Qualora la roccia da analizzare presenti alcune peculiarità strutturali (piani di foliazione, di sedimentazione, di scistosità, o tendenze all' orientamento dei principali minerali costituenti) è conveniente, nel caso non sia stata definita la geometria del problema, avere a disposizione più campioni, con superfici diversamente sezionate, per tener conto dell' eventuale variabilità dell' angolo di attrito di base. Anche se non esistono precise indicazioni sulle modalità operative di esecuzione delle prove, si consiglia di pulire le superfici a scorrimento avvenuto, eliminando l'eventuale materiale di frizione. La soluzione più semplice ed economica per determinare il valore dell' angolo di attrito di base consiste nell' eseguire un certo numero di prove (1015) di "tilt-test" lungo superfici piane e lisce (eventualmente rettificate e sabbiate). Ogni campione, separato dalla superficie di discontinuità, viene inclinato sino al verificarsi dello scivolamento della parte superiore rispetto a quella inferiore ( Figura 6.5 ), registrandone l' angolo. 86 Figura 6.5 -Tilt test di laboratorio In particolare, è ancora controverso il problema relativo a quale valore di inclinazione registrare; quello per cui si produce il primo scorrimento ( anche di entità minima ), oppure quello per cui continua lo scorrimento tra le due parti sino al suo completo esaurimento. Gli Autori affermano che quando si manifesta tale evidenza sperimentale ( non presente in tutti i litotipi per l' assenza di fenomeni di microindentazione, osservabile invece in alcune rocce nonostante l' accurata preparazione delle superfici ) può essere conveniente mediare i valori ottenuti. Un modo più rapido di eseguire la prova lungo superfici rettificate è quello di impiegare tre cilindri di roccia. Infatti, le superfici delle carote estratte dai sondaggi sono solitamente lisce e praticamente prive di asperità; la semplice prova di scorrimento del cilindro superiore lungo due generatrici comuni ai due cilindri sottostanti ( Figura 6.17 ), permette di determinare l'angolo critico d'inclinazione (). E’ possibile ricavare la seguente relazione con l' angolo di attrito di base: 87 b = atan (1.155*tan ()) Si consiglia di pulire i campioni cilindrici dopo ogni prova per rimuovere l' eventuale materiale di frizione prodottosi durante lo scivolamento e di effettuare un elevato numero di determinazioni, ruotando attorno al propio asse i cilindri in modo che l' area di contatto non sia sempre la medesima; ciò al fine di tener conto del grado di eterogeneità della roccia. Figura 6.6 - Tilt test su cilindri 88 Tab.6.4. Risultati finali della prova Campione n° 1 Campione n° 2 Campione n° 3 alfa Fb alfa Fb alfa Fb 35,1 37,2 35,8 35,9 35,8 35,9 33,4 35 36,8 33,9 36 35,1 35,7 35,6 36 39,1 41,2 39,8 39,9 39,8 39,9 37,3 39,0 40,8 37,8 40,0 39,1 39,7 39,6 40,0 34,8 36,9 37,8 38,4 37,2 38,2 35,9 38,7 35,8 35,9 37,9 36 36,5 35,8 36,1 38,8 40,9 41,9 42,5 41,2 42,3 39,9 42,8 39,8 39,9 42,0 40,0 40,5 39,8 40,1 33,8 36 35,9 35,7 36 34,2 36,8 36,8 35,2 38 35,9 35,2 35,8 36 35,9 37,7 40,0 39,9 39,7 40,0 38,1 40,8 40,8 39,2 42,1 39,9 39,2 39,8 40,0 39,9 Campione n° 4 Campione n° 5 Campione n° 6 alfa Fb alfa Fb alfa Fb 38,7 35,4 37,8 35,8 36,7 35,7 35,7 37,8 35 37 32 37,2 36 36,1 35,8 42,8 39,4 41,9 39,8 40,7 39,7 39,7 41,9 39,0 41,0 35,8 41,2 40,0 40,1 39,8 36,8 34,3 38 33,9 34,8 34,7 34 35,9 34,3 34,1 34 34 34,7 35,1 36 40,8 38,2 42,1 37,8 38,8 38,7 37,9 39,9 38,2 38,0 37,9 37,9 38,7 39,1 40,0 32,4 34,2 33,9 32,9 35,9 34 33,8 31 31,1 31,8 31,9 30 33 32,5 31,2 36,2 38,1 37,8 36,8 39,9 37,9 37,7 34,8 34,9 35,6 35,7 33,7 36,9 36,3 35,0 89 Conclusioni Analizzando i valori ricavati si può osservare una certa uniformità dell’angolo di attrito di base ricavato. Questo ha fatto sorgere qualche dubbio sull’attendibilità della prova, in quanto i campioni esaminati avevano caratteristiche litologiche, strutturali e meccaniche assai diverse tra loro. A conferma di ciò si rimanda ai capitoli che seguono, ove sono illustrate le prove a taglio diretto e compressione semplice eseguite sugli stessi litotipi, prove che hanno confermato le notevoli diversità esistenti tra le rocce studiate. 90 6.4 - Prova di compressione 6.4.1 - Compressione monoassiale Per l' esecuzione di questa prova e delle altre prove descritte nel seguito campioni opportunamente prelevati in sito, sono stati ricavati operando con una perforatrice con carotiere del diametro di cinquanta millimetri e con velocità di rotazione e di avanzamento piuttosto lente per non generare delle vibrazioni troppo elevate che avrebbero potuto causare ulteriori fratture nel provino. Le operazioni di raffreddamento della punta diamantata sono avvenute con un getto continuo di acqua, che ha permesso anche l' allontanamento del materiale triturato dalla corona diamantata. Nella prova di compressione semplice i provini di roccia, di forma cilindrica, vengono sottoposti a compressione monoassiale lungo l' asse del cilindro; nelle prove strumentate si registrano contemporaneamente le componenti assiali 1 e laterali 3 di deformazione determinando la resistenza alla compressione monoassiale C o. La situazione che è necessario riprodurre è uno stato uniforme e monoassiale di sollecitazione in tutte le sezioni del cilindro il che è nella pratica assai difficile da ottenere. Il problema non è soltanto legato alle caratteristiche delle rocce, che sono non omogenee ed anisotrope, ma soprattutto alla difficoltà di verificare le particolari condizioni al contorno che devono idealmente essere valide durante la prova. Nel passato sono state seguite diverse modalità di esecuzione della prova a compressione monoassiale con lo scopo di diminuire il più possibile l' effetto dell' attrito tra pistone di acciaio e roccia. Gli artifici utilizzati sono stati quelli di interporre tra acciaio e roccia dei meteriali come teflon gomma piombo ecc. è stata anche tentata la strada di interporre materiali lubrificanti come la polvere di grafite. Nella pratica sembra comunque preferibile effettuare la 91 prova con la roccia a diretto contatto con le piastre ( Hawkes e Mellor 1970 ) cercando di compensare la non uniformità del carico in prossimità dei contatti con l'impiego di campioni cilindrici abbastanza alti, tali che il rapporto lunghezza larghezza sia maggiore di due. Oltre all' attrito tra piastre e roccia altre cause possono concorrere ad ottenere uno stato di sollecitazione non uniforme all' interno del provino; esse possono così riassumersi: 1) la scabrosità delle superfici di contatto tra piastra e roccia; 2) l' imperfezione nel parallelismo e nella perpendicolarità tra le facce. La presenza di scabrosità tra la roccia e le piastre determina una localizzazione nella concentrazione delle sollecitazioni e quindi anche la possibilità di inizio della fratturazione propio nella zona di contatto. Forma e distanza relativa delle scabrosità sembrano più importanti della loro altezza; inoltre, rocce relativamente tenere sono meno influenzate di rocce più resistenti. Mentre è stato dimostrato mediante prove di laboratorio condotte da Hoskins ed Horino su diversi tipi di roccia, che un' eventuale difetto di parallelismo e perpendicolarità tra le facce del provino, purchè inferiori a 0,250 mm non causa variazioni nei valori determinati per Co non esistono studi quantitativi riguardanti l' influenza di questo fattore sulla distribuzione delle sollecitazioni. Altri fattori che devono essere presi in considerazione nell' esecuzione di una prova a compressione monoassiale sono: 3) eventuali movimenti relativi tra le piastre e 4) la non assialità del carico.( Figura 6.18 ) 92 Figura 6.7 - Compressione semplice 93 Compressione monoassiale con estensimetri Questo tipo di prova è stata effettuata sulle metabasiti al fine di studiare il comportamento sforzi e deformazioni del materiale e di verificare l’attendibilità del modulo elastico di Poisson calcolato con il “Pundit”. La prova è stata eseguita su tre provini di diametro cinquanta millimetri ed altezza di centodiciannove millimetri opportunamente strumentati con degli estensimetri elettrici necessari per la lettura delle deformazioni longitudinali e trasversali. Le letture carico deformazione sono state effettuate ad intervalli regolari ed esattamente ad ogni mille chili di incremento di carico. Nel seguito sono stati riportati i dati relativi ad una delle tre prove. 94 Tab.6.5. Cicli di carico e scarico Carico [ Kg ] 1000 2000 3000 4000 3000 2000 1000 0 1000 2000 3000 4000 5000 6000 7000 8000 9000 10000 11000 12000 13000 14000 15000 16000 17000 18000 19000 20000 21000 Deformaz. trasversali [ 9 23 36 50 38 27 14 2 12 24 35 48 61 76 91 109 126 144 164 181 198 216 234 256 277 303 331 360 384 Deformaz. longitudinali [ ] 93 214 309 402 318 238 143 31 131 230 320 412 502 591 683 785 872 966 1061 950 1233 1320 1400 1500 1583 1682 1775 1872 1960 95 22000 23000 24000 25000 26000 27000 28000 29000 30000 31000 412 440 476 504 538 572 620 680 730 782 2050 2140 2290 2330 2422 2519 2630 2760 2870 2990 32000 Rottura Rottura La rottura del provino si è raggiunta applicando un carico di trentadue tonnellate ed è avvenuta in modo regolare con linee di frattura di poco inclinate rispetto all’ asse. Per la determinazione della tensione principale si è utilizzata la seguente formula che tiene conto del rapporto diametro/altezza del provino: Sigma Corretta = ( 9 * Sigma ) / ( 7 + 2 * D/L ) 96 Tab.6.6. Modulo Elastico tangente Sigma Cor. sigma Cor. [MPa] Trasv. - Et Trasv. Et Long. [MPa] Long. - 9,18328 4,59164 14 327974,3 121 37947,44 13,77492 4,59164 13 353203,1 95 48333,05 18,36656 4,59164 14 327974,3 93 49372,47 13,77492 -4,59164 -12 382636,7 -84 54662,38 9,18328 -4,59164 -11 417421,8 -80 57395,5 4,59164 -4,59164 -13 353203,1 -95 48333,05 0 -4,59164 -12 382636,7 -112 40996,78 4,59164 4,59164 10 459164 100 45916,4 9,18328 4,59164 12 382636,7 99 46380,2 13,77492 4,59164 11 417421,8 90 51018,22 18,36656 4,59164 13 353203,1 92 49909,13 22,9582 4,59164 13 353203,1 90 51018,22 27,54984 4,59164 15 306109,3 89 51591,46 32,14148 4,59164 15 306109,3 47 97694,47 36,73312 4,59164 18 255091,1 147 31235,65 41,32476 4,59164 17 270096,5 87 52777,47 45,9164 4,59164 18 255091,1 94 48847,23 50,50804 4,59164 20 229582 95 48333,05 55,09968 4,59164 17 270096,5 -111 -41366,1 59,69132 4,59164 17 270096,5 283 16224,88 64,28296 4,59164 18 255091,1 87 52777,47 68,8746 4,59164 18 255091,1 80 57395,5 73,46624 4,59164 22 208710,9 100 45916,4 78,05788 4,59164 21 218649,5 83 55320,96 82,64952 4,59164 26 176601,5 99 46380,2 [MPa] [MPa] 4,59164 97 87,24116 4,59164 28 163987,1 93 49372,47 91,8328 4,59164 29 158332,4 97 47336,49 96,42444 4,59164 24 191318,3 88 52177,73 101,0161 4,59164 28 163987,1 90 51018,22 105,6077 4,59164 28 163987,1 90 51018,22 110,1994 4,59164 36 127545,6 150 30610,93 114,791 4,59164 28 163987,1 40 114791 119,3826 4,59164 34 135048,2 92 49909,13 123,9743 4,59164 34 135048,2 97 47336,49 128,5659 4,59164 48 95659,16 111 41366,12 133,1576 4,59164 60 76527,33 130 35320,31 137,7492 4,59164 50 91832,8 110 41742,18 142,3408 4,59164 52 88300,77 120 38263,67 146,9325 - - - - - Confrontando questi valori con quelli ottenuti con il Pundit si è verificato come i risultati ottenuti siano tra loro molto simili. 98 Diagramma sforzo deformazioni trasv. Sigma [MPa] 150 100 50 0 0 500 1000 Mepsilon Diagramma sforzo deformazione long. Sigma[MPa] 150 100 50 0 0 1000 2000 3000 Mepsilon 99 6.4.3 - Prove a compressione triassiale Nelle prove a compressione “ triassiale “ il provino viene sottoposto ad una sollecitazione 1 crescente in modo uniforme, mentre la tensione laterale 3 o il rapporto ( 1/3 ) i = Ki sono mantenuti costanti. La prova può anche essere condotta in presenza del fluido nei pori della roccia ed esercitando un controllo sulla pressione interstiziale. Il provino, di forma cilindrica, posto tra due cilindri di acciaio (uno per l’ appoggio del provino e l’altro per l’applicazione della tensione assiale 1 ), viene rivestito con una membrana impermeabile e rinchiuso in una cella, dove la tensione laterale 3 viene applicata mediante olio in pressione. Si determinano, durante la prova, le curve 1- 1 e 1-3, per valori noti della 3 o del rapporto 1/3. I medesimi fattori elencati prima discutendo della compressione monoassiale influenzano i risultati ottenuti nelle prove a compressione triassiale. Interessa quì soprattutto vedere se, in seguito alla presenza della 3, sia necessario introdurre qualche modifica nei suggerimenti dati per ottenere uno stato di deformazione il più vicino possibile a quello ideale cercato. Sono stati effetuati numerosi studi a riguardo, che hanno permesso di affermare l’ inutilità dell’ interposizione di materiali a basso coefficiente di attrito, dato che per valori di L/D > 2.5, l’ effetto dell’ attrito è pressochè trascurabile nel calcolo delle caratteristiche di resistenza e deformabilità. I risultati delle prove di compressione triassiale possono essere riportati in un diagramma di Mohr ( n-n ), ottenendo così una interessante rappresentazione grafica degli stessi fenomeni riscontrati durante l’ applicazione del carico. Possiamo ottenere, per ogni prova il cerchi di Mohr corrispondente allo stato di sollecitazione (1 e 3 ) che si verifica a rottura. 100 6.5 - Prova di taglio diretto 6.5.1 - Taglio diretto su roccia intatta Se una serie di identici campioni di roccia intatta sono sottoposti ad una prova di laboratorio di taglio diretto (foto n° 6.1) e si diagrammano i valori massimi di resistenza al taglio ed i corrispondenti sforzi normali , l’ inviluppo di massima resistenza alla rottura è del tipo della figura n° 6.8 Il valore di p è comunemente compreso tra i 35° e i 65° , decrescendo con l’ aumentare degli sforzi normali (Patton 1966). Se, dopo che si è raggiunta la rottura, si continua, sugli stessi campioni, ad incrementare lo spostamento, la resistenza al taglio diminuisce fino al raggiungimento di un valore asintotico minimo che corrisponde al valore di taglio a rottura “residuo” (Figura n° 6.9 ). Foto 6.1 - Prova di taglio diretto su roccia intatta 101 102 La figura 6.10 riporta i due inviluppi disegnati per i valori massimi e minimi dello sforzo di taglio ottenuti da ogni campione. La distanza verticale tra i due inviluppi indica la perdita di resistenza a taglio subita incrementando gli spostamenti. La relazione espressa dall’ inviluppo dei massimi valori di resistenza al taglio definisce il criterio di picco; allo stesso modo, la relazione definita dall’ inviluppo dei valori minimi è definita come criterio di resistenza residuo. Poichè gli sforzi efficaci controllano il comportamento sforzideformazioni della roccia, un criterio di resistenza è meglio definito quando è espresso in termini di sforzi efficaci. Tuttavia, la pressione interstiziale è generalmente molto bassa o nulla in una roccia intatta, conseguentemente le sollecitazioni totali e quelle efficaci coincidono. Figura 6.10 - Prova di taglio diretto su roccia intatta La forma generale di un criterio di resistenza di picco è del tipo : 1 = f(2,3) Esprimendo questa relazione in termini di sforzi di taglio t ed in termini di sforzi normali su un particolare piano, si ottiene: 103 = f(n) Poichè i dati utilizzati da prove di laboratorio indicano che lo sforzo principale intermedio 2 ha meno influenza sulla resistenza di picco, dello sforzo principale minimo 3, i criteri di più generale impiego si riducono alla forma: 1 = f(3) Nell’allegato N sono contenuti tutti i grafici ottenuti sottoponendo a rottura i vari provini ed esattamente i grafici tau-delta e quelli tau-sigma con l’inviluppo di rottura del materiale. Si riporta nel seguito una tabella riassuntiva dei valori ricavati da questa prova. 1 2 3perp 3par 4 Coesione 12 10 10 14 14 p 48 60 46 60 57 r 40 48 40 45 48 104 Foto 6.2 - Sezioni risultanti dopo la prova di taglio. 105 6.5.2 - Taglio diretto su superficie preesistente Scopo principale dell' esecuzione di prove di taglio in laboratorio è quella di determinare i parametri di resistenza al taglio del materiale, gli angoli di attrito e della eventuale pseudocoesione. Ciò che in definitiva si intende indagare con questo tipo di prova è il comportamento a taglio delle pareti delle discontinuità. La prova viene eseguita in pratica sottoponendo il provino, mediante l'apposita apparecchiatura illustrata in figura 6.11 , a uno sforzo di taglio crescente lungo una superficie che subisce contemporaneamente uno sforzo normale. Analogamente a quanto visto per la prova di compressione semplice si suppone anche in questo caso che le tensioni siano ortogonali e costanti nelle varie sezioni; in virtù di questa approssimazione è agevole calcolare i valori degli sforzi di rottura mediante le formule: = T/A n = N/A dove e n sono rispettivamente le tensioni tangenziali e normali di rottura, A è l' area di carico e T e N sono i carichi tangenziali e normali. Occorre puntualizzare che durante la prova è il solo valore di T che varia mentre quello di N viene tenuto costante; si ottiene così al termine di ogni prova una copia di valori - che possono essere riportati su un apposito diagramma al fine di ricercare una curva interpolatrice dei valori di rottura del materiale. Il comportamento al taglio di una discontinuità naturale è notoriamente funzione delle caratteristiche di scabrezza e resistenza intrinseca delle pareti e del livello di carico normale n ; nel caso di giunti non lisci, la relazione tra sforzo di taglio e sforzo normale è chiaramente non lineare. Si tratta infatti di una funzione dipendente, oltre che da n , anche da parametri rappresentativi della scabrezza e della resistenza di parete. Esiste quindi una relazione stretta tra i valori della resistenza di picco e l' inclinazione delle asperità. Mentre per bassi valori di sollecitazione normale il lavoro da sviluppare per produrre uno spostamento tangenziale è pari a quello necessario per mobilitare la resistenza propia dell' attrito della roccia incrementato del valore richiesto per far 106 scivolare il blocco superiore su un piano di inclinazione pari a quella delle asperità più pronunciate, all' aumentare della n viene annullato il fenomeno della dilatanza e la resistenza al taglio è quasi pari a quella della roccia intatta. Notevoli contributi sono stati portati alla conoscenza di questa problematica da parte di numerosi studiosi. Per primo Patton, nel 1966, formulò una teoria secondo la quale per bassi livelli di sforzo normale le asperità vengono semplicemente scavalcate, e la curva assume quindi nel tratto iniziale, una pendenza pari all' angolo di attrito della superficie incrementato dell' inclinazione i delle asperità, mentre al crescere della n la curva assume una inclinazione r inferiore alla precedente, poichè la resistenza è in tali condizioni dettata esclusivamente dalle propietà della roccia intatta. Nel 1970 Ladanyi e Archambault formularono una relazione tra sforzo di picco e sollecitazione normale che tenesse conto del processo di rottura delle asperità. Si tratta di una teoria fortemente innovativa perchè prende in considerazione l' influenza din sulla dilatanza, introduce il concetto di rottura progressiva e riesce a tener conto dell' effetto combinato degli effetti di scorrimento e di rottura delle asperità. La formulazione matematica di questa teoria è tuttavia estremamente complessa e inapplicabile al nostro caso, e viene pertanto quì omessa. Barton e Choubey nel 1977 approfondirono l' equazione di Patton formulando una legge empirica d' attrito secondo la quale: = n * tan(JRC * log10 * (JCS/n) + b) essendo b l' angolo di attrito di base. Inoltre individuano in Co il valore din oltre il quale l' effetto di confinamento delle asperità non è più trascurabile e viene annullato il fenomeno della dilatanza. Si noti che per n che tende a zero la succitata equazione perde di validità e gli Autori hanno quindi suggerito che l' argomento della tangente non possa superare il valore di 70°. In realta l' equazione perde di significato anche all' approssimarsi all' unità del rapporto n/JCS perchè formulata a partire da livelli di sollecitazione troppo ridotti. 107 Nelle pagine seguenti si sono riportati i diagrammi sforzo di tagliospostamento tangenziale relativi a tre provini. Si tratta di provini contenenti una discontinuità che, pur essendo priva di coesione, non ha ancora subito spostamenti e presenta quindi asperità assolutamente intatte. Un' analisi di massima rivela immediatamente che i risultati delle prove non sono di troppo facile interpretazione. I diagrammi sforzo-deformazione ottenuti nelle prove hanno infatti un andamento piuttosto irregolare a testimonianza di una superficie di discontinuità piuttosto tormentata. 108 Figura 6.11 - Apparecchio per la prova di taglio 109 Capitolo 7 Classificazione dell’ammasso roccioso 7.1 - Classificazione di Bieniawsky 7.2 - Classificazione di Barton 7.3 - Conclusioni 7.1 - Classificazione di Bieniawsky (1979) E' una delle classificazioni più utilizzate nel campo della meccanica delle rocce, sia perché elaborata sulla base di una numerosissima casistica sia perchè consente una elaborazione sufficientemente rapida ed affidabile non richiedendo un numero di parametri relativi all'ammasso roccioso troppo elevato o di complessa ed aleatoria determinazione. Vengono presi in considerazione sei fattori, considerati come i maggiormente influenzanti la stabilità della struttura, e, nel caso delle gallerie e dei fronti di cava, anche il metodo di scavo. Ciascuno di questi fattori viene suddiviso in classi, ad ognuna della quali è assegnato un coefficiente numerico. Il parametro caratterizzante la qualità dell'ammasso roccioso, denominato RMR (Rock Mass Rating), viene ottenuto dalla sommatoria dei coefficienti numerici relativi ad ogni fattore. Noto il valore di RMR è possibile classificare la massa rocciosa in cinque classi, per le quali sono definiti dei parametri di resistenza e di qualità. Il valore di RMR è altresì correlabile con altri indici di qualità, ottenuti con diversi criteri di classificazione, e consente quindi ulteriore controllo sulla affidabilità dei risultati. 7.1.1 - Parametri e coefficienti La classificazione dell'ammasso roccioso della zona in esame è stata condotta tenendo in considerazione i dati di tutti i rilevamenti ed elaborando il valore di RMR di ognuno, per analizzare nel modo migliore la variabilità dell'indice stesso. Per i parametri sono stati adottati i seguenti criteri di scelta: - Point Load Test. Si è assunto come valore medio rappresentativo quello medio fra i valori ottenuti con prove diversamente orientate rispetto alla scistosità. 111 - RQD. Indica la " percentuale di recupero " nel caso dei sondaggi, ma può essere valutato in funzione della frequenza dei sistemi misurati nei rilievi strutturali. Nel caso in esame si è adottata la relazione: RQD = 100 - 4.5 * Jv dove Jv = numero di giunti al metro cubo, ottenuto dalla sommatoria delle frequenze (inverso della spaziatura media) dei vari sistemi. - Spaziatura media. E' stata assunta quella media del sistema più frequente, o quella media fra i sistemi con maggior numero di discontinuità. Generalmente si indica questo dato per il sistema cinematicamente più sfavorevole (Bieniawsky), tuttavia in un caso come questo, in cui la posizione del fronte è variabile da zona a zona, è difficile valutare l'influenza di ogni singolo sistema. Pertanto si è preferito assumere come valore medio di spaziatura quello del sistema più ricorrente, in considerazione del fatto che questo valore è evidentemente più basso, e pone in genere in una situazione più cautelativa. - Condizioni delle pareti. Si intende la condizione in cui si trovano le pareti delle discontinuità, ed in particolare l'apertura, la rugosità, l'alterazione. Anche in questo caso si è fatto riferimento alle condizioni medie di tutte le discontinuità dei singoli rilievi, non distinguendole nei rispettivi sistemi, ma considerandole nel loro insieme. - Venute d'acqua. Caratteristica uniforme di tutta la zona rilevata è che delle pareti rocciose oggetto dei rilevamenti non compaiono venute d'acqua. Ciò corrisponde evidentemente ad una bassa permeabilità dell’ammasso roccioso, confermata dal fatto che nel corso del rilevamento geologico-tecnico non si sono trovate zone in cui vi fossero sorgenti o venute copiose. 112 Qui di seguito sono state riportate le tabelle trattate da Bieniawsky (1979) con i valori degli indici utilizzati. 1) Resistenza a compressione monoassiale Is(MPa) >8 4-8 Co(MPa) >200 RMR 15 2-4 1-2 - - 100-200 50-100 25-50 10-25 3-10 12 7 4 2 1 1-3 0 2) RQD (Rock Quality Designation) RQD RMR 90%-100% 75%-90% 50%-75% 25%-50% 20 17 13 8 <25% 3 3) Spaziatura media delle discontinuità If >3m RMR 30 (1 - 3) m (0.3 - -1) m (5 - 30) cm < 5 cm 25 20 10 5 4) Condizioni delle discontinuità 113 - Discontinuità rugose, non continue chiuse e non alterate 25 - Discontinuità debolmente rugose, non continue, con apertura <1 mm, non alterate 20 - Discontinuità debolmente rugose, continue, con apertura > 1mm, alterate 12 - Discontinutà lisce - Discontinuità aperte 1-5 mm, continue - Discontinuità alterate o con riempimenti < 5 mm 6 - Discontinuità lisce con apertura > 5 mm, continue - Discontinuità alterate con riempimenti > 5 mm 0 5) Venute d’acqua Portate l/min 0 < 25 25 - 125 > 125 Condizioni secco acqua acqua in pres. grosse interstiziale bassa venute 7 4 0 generali RMR 10 L’elaborazione, sulla base dei parametri sopra elencati, dei dati ricavati dai diversi rilievi strutturali e dalle misure eseguite, ha portato ai risultati elencati nella Tab. 7.1. 114 Tab. 7.1. Calcolo di RMR nelle pareti in cui sono stati fatti gli stendimenti N° stend P.L.T: R.Q.D. Is Spaz.media Cond.disc. Ven. Acq. Tot. RMR 10 10 48 10 10 58 10 10 53 10 10 73 10 10 64 10 10 64 10 10 65 10 10 65 10 10 70 10 10 72 10 10 65 (m) 1 6.5 40 0.15 RMR parz. 10 8 10 2 5 70 0.40 RMR parz. 8 15 15 3 5 72 0.30 RMR parz. 8 15 10 4 6.3 82 0.85 RMR parz. 10 18 25 5 5 76 0.30 RMR parz. 8 16 20 6 5 78 0.35 RMR parz. 8 16 20 7 6.5 42 1.75 RMR parz. 10 8 27 8 6.5 70 0.6 RMR parz. 10 15 20 9 9.30 69 0.60 RMR parz. 15 15 20 10 6.5 67 1.65 RMR parz. 10 15 27 13 9.3 66 0.40 RMR parz. 15 15 15 Ottenuti questi valori di RMR che tengono in considerazione le caratteristiche dell’ammasso roccioso si è sottratto un valore di RMR per tenere in considerazione la giacitura più o meno sfavorevole delle discontinuità; in particolare si e fatto quì riferimento ad un criterio proposto da 115 Pozzi e Clerici (1985) al numero di sistemi cinematicamente sfavorevoli, applicando un coefficiente negativo così quantificato: Sistemi sfavorevoli 0 1 2 3 4 5 Coefficiente correttivo 0 -5 -15 -25 -35 -50 I nuovi valori di RMR che tengono conto delle giaciture sfavorevoli sono riportati nella tabella 7.2 nella quale vengono anche indicate le classi di appartenenza di ciascuna parete rocciosa. - Classi di roccia RMR 0 - 25 25 - 50 50 - 70 70 - 90 90 - 100 Classe V IV III II I molto scad scadente discreta buona ottima Coesione < 0.1 MPa 0.10-0.15 0.15-020 Ang.Attr. 35 - 40° Qualità < 30° 30 - 35° 0.20-0.30 >0.30MPa 40 - 45° > 45° Tab. 7.2 . RMR corretto in funzione dei sistemi cinematic. sfavorevoli N.sten. 1 RMR corretto 43 Classi di appart. Scadente 116 2 3 4 5 6 7 8 9 10 13 43 53 68 64 64 60 60 70 67 50 Scadente Discreta Discreta Discreta Discreta Discreta Discreta Buona Discreta Scadente Foto 7.1 - Parete di calcescisti. 117 7.2 - Classificazione di Barton (Q) Una seconda classificazione comunemente utilizzata per la determinazione del tipo di ammasso roccioso e per la stima dei parametri di resistenza è la Classificazione di Barton (1975). Essa, pur essendo indicata in modo peculiare per la costruzione di gallerie, viene talora utilizzata anche nei problemi riguardanti la stabilità dei versanti. Si tratta di un sistema di classificazione molto dettagliato, che permette di ricavare alcuni dei parametri di resistenzacon un buon grado di approssimazione. Per questo motivo richiede un numero elevato di dati di ingresso. L'indagine in situ e i rilievi strutturali andrebbero quindi condotti con metodologie molto più elaboratedi quelle che si possono utilizzare per studi di carattere territoriale. Tuttavia si è comunque elaborata una tabella di classificazione in base ai dati dei rilevamenti, tenendo conto dei parametri raccolti dai rilievi strutturali. Qui di seguito sono riportate, come per la classificazione di Bieniawsky, le tabella relative ai parametri utilizzati per la classificazione. I parametri che intervengono sono: - RQD, valutato con la relazione RQD = 115 - 3.3 * Jv che nel caso di rocce scistose può diventare: RQD = 100 - 4.5* Jv - Jn (Joint Set Number), dipende dal numero di sistemi che compaiono nel rilievo. 118 - Jr (Joint Roughhness Number), relativo alla scabrezza delle superfici. - Ja (Joint Alteration Number), dipendente dal grado di alterazione delle superfici dei giunti. - SRF (Stress Reduction Factor), riguardante le condizioni di carico della galleria. Poichè questo parametro è funzione della profondità di scavo o della situazione di alterazione o particolare fratturazione della roccia in profondità, nel caso dei pendii viene assunto SRF = 1 (per tale motivo si omette la tabella relativa). - Jw (Joint Water Reduction Factor), dipende dalle portate d'acqua presenti. Anche per questo parametro, viste le condizioni delle pareti in oggetto, si è assunto il valore 1 (assenza d'acqua), e si è omessa la tabella relativa. Dai parametri indicati si ricava l'indice di qualità della roccia con la relazione: Q= RQD Jr Jw * * Jn Ja SRF Nelle pagine seguenti sono state riportate le tabelle relative ai valori dei vari parametrisignificativi nel caso della presente tesi. 119 1) Jn (Joint Set Number) Ammasso roccioso Massivo - pochi giunti Jn 0.5 - 1 Una famiglia 2 Una famiglia + casuali 3 Due famiglie 4 Due famiglie + casuali 6 Tre famiglie 9 Tre famiglie + casuali 12 Tre o più famiglie e casuali 15 Roccia molto frantumata 20 Nota : nel corso del conteggio delle famiglie dei sistemi sono state considerate tali quelle aventi un numero di discontinuità superiore al 5 % del totale delle fratture misurate nel rilievo strutturale di competenza. 120 2) Jr - Joint Roughness Number Caratteristiche Jr - a) Lembi a contatto b) Lembi a contatto dopo uno scorrimento di 10 cm Giunti discontinui 4 Scabri o irregolari, ondulati 3 Lisci, ondulati 2 Levigati, ondulati 1.5 Scabri e irregolari, piani 1.5 Lisci, piani Levigati, piani 1 0.5 c) Nessun contatto dopo scorrimento o zone con presenza di materiale argillosi con potenza tale da evitare il contatto tra i 1 lembi oppure di roccia frantumata, simile a ghiaia o sabbia, con 1 potenza tale da evitare il contatto tra i lembi 121 3) Ja - Joint Alteration Number Caratteristiche Ja r 0.75 - 1 25-35 roccia fratturata, ma priva di argilla 2 25-30 -Patina siltosa, sabbioso-siltosa, poca argilla 3 20-25 4 8-16 4 25-30 6 16-24 8 6-12 8-12 - -Zone di roccia fratturata con argilla > 5 mm 8-12 - -Zone potenti di argilla 13-20 - a) Contatto ai lembi -Riempimento impermeabile non rammollente, cementante, resistente (es, Quarzo) -Pareti non alterate o con alterazione in tracce -Lembi debolmente alterati, patine sui lembi stessi, ma con minerali non rammollenti, particelle di sabbia, -Patine di argilla e/o simili (caolinite, mica), minerali “lubrificanti” (clorite, talco, grafite, gesso) b) Contatto ai lembi prima di 10cm di scorrimento -Particelle di sabbia, roccia frantumata, ma priva di argilla -Riempimenti argillosi, fortemente sovraconsolidati, continui, < 5 mm di spessore -Riempimenti argillosi mediamente o debolmente consolidati, continui, < 5 mm di spessore -Riempimenti con argille rigonfianti c) Nessun contatto ai lembi 122 Tab.7.3 . Classificazione dell’ammasso roccioso secondo Barton Riliev. RQD Jn Jr Ja Jw SRF Q 1 40 9 1 1.5 1 1 2.9 2 70 15 1 1 1 1 4.6 3 72 4 1 1.5 1 1 12 4 82 9 3 1 1 1 27 5 76 9 1 1 1 1 8.4 6 78 15 2 1 1 1 10.4 7 42 9 1.5 0.75 1 1 9.3 8 70 9 1 0.75 1 1 10.4 9 69 9 2 1 1 1 15.3 10 67 15 3 0.75 13 66 15 2 1 18 1 1 8.8 Questo tipo di classificazione può essere confrontata a quella di Bieniawsky attraverso correlazioni empiriche di vari studiosi che trasformano il valore “Q” in RMR. La correlazione quì utilizzata è quella di Bieniawsky 1976 che è così strutturata: RMR = 9 * Ln Q + 44 Tab.7.4. - Valori di RMR calcolati con la relazione sopra scritta 1 53 2 57 3 66 4 73 5 63 6 65 7 64 8 65 9 68 10 70 13 63 123 7.3 - Conclusioni Con queste classificazioni si sono calcolati in modo indiretto i valori dell’angolo di attrito residuo e della coesione del materiale, partendo dalle caratteristiche generali della parete rocciosa. Confrontando i valori ottenuti, con i dati di coesione e angolo di attrito ricavati dalle prove di laboratorio emerge che quest’ultimi valori sono leggermente più elevati. Questo fatto è abbastanza spiegabile, in quanto le classificazioni considerano le condizioni effettive della parete rocciosa nella sua globalità, mentre le prove di laboratorio danno il valore effettivo della resistenza al taglio del frammento 124 Capitolo 8 Verifiche di stabilità 8.1 - Introduzione 8.2 - Elaborazione dati 8.3 - Conclusioni 8.1 - Introduzione Lo studio della stabilità dei versanti oggetto della presente tesi si conclude con l’analisi delle condizioni di stabilità delle varie zone, analisi i cui risultati costituiscono la base per la stesura della carta della stabilità. L’elaborazione è stata condotta seguendo l’iter esposto nel seguito. In una prima fase sono stati raggruppati i rilievi strutturali in funzione delle zone da essi rappresentate e dalla ripetitività dei sistemi. Per ognuno di questi gruppi, otto in tutto, è stato costruito un reticolo stereografico di Schmidt nel quale sono stati riportati i piani medi dei sistemi principali; queste costruzioni grafiche hanno permesso di evidenziare i vari fenomeni di instabilità cinematicamente possibili. Riportando sul reticolo di Schmidt il cerchio rappresentante l’angolo di attrito residuo minimo, (30°) riscontrato per i litotipi, presenti nell’area studiata, si è effettuata una prima analisi dei movimenti possibili, eliminando quelli con linee e/o superfici di scivolamento aventi inclinazioni inferiori all’angolo di attrito. Inoltre sono stati anche scartati quei cinematismi che per la loro posizione rispetto al fronte sono difficilmente realizzabili. Effettuata questa prima analisi grafica, le pareti interessate da possibili cinematismi sono risultate numericamente ridotte (sei), pur se di sviluppo plano-altimetrico complessivo notevole. Su queste pareti sono state fatte le verifiche di stabilità, utilizzando per i calcoli, un programma relativamente semplice, denominato “TRIDI” la cui formulazione analitica fa riferimento alla pubblicazione “ Il programma SLOPE per l’analisi interattiva della stabilità di pendii naturali “ (G. Barla, G.P. Giani, C. Scavia). Detto programma è predisposto per il calcolo di un fattore di sicurezza che tenga conto, nel caso di piani di scivolamento con persistenza diversa da 1, del contributo alla stabilità dato dalla resistenza offerta dai ponti di roccia. 126 Il programma può essere impiegato per il calcolo del fattore di sicurezza in condizioni di resistenza a taglio di picco e per il calcolo in condizioni di resistenza a taglio residua. Nel caso di analisi di stabilità con parametri di picco si può tener conto della presenza di ponti di roccia su entrambi i piani di scivolamento. In questo caso l’area dei piani occupata da ponti di roccia viene definita assegnando una persistenza diversa da 1 (100%) ai piani di discontinuità. Si dovrà quindi assegnare, per ogni piano di scivolamento, una coesione per i ponti di roccia ed una coesione per i giunti. L’angolo di attrito su ponti di roccia e giunti dovrà avere lo stesso valore. Nel caso di analisi con parametri residui, si assume la completa persistenza dei giunti. E’ però possibile tenere conto di un eventuale contributo offerto alla resistenza al taglio dalla dilatanza e dalla resistenza delle asperità della discontinuità; si tratta di assegnare un valore di coesione (coesione apparente del giunto). Il corrispondente angolo di attrito da assegnare ai piani di discontinuità dovrà essere quello residuo. Il fattore di sicurezza calcolato dovrà tenere conto dell’eventuale contributo offerto dalle asperità dei giunti in termini di coesione e dell’angolo di attrito residuo. 127 8.2 - Elaborazione dei dati Per il calcolo del fattore di sicurezza si devono fornire al programma una serie di dati riguardanti le giaciture delle fratture e del fronte, le caratteristiche geomeccaniche della roccia già ricavate nel capitolo 6 ecc.; si elencano qui per completezza tutte le voci dei dati di ingresso: - altezza del pendio naturale - direzione di immersione del fronte - inclinazione del fronte - direzione di immersione del piano superiore del pendio - inclinazione del piano superiore - distanza tra il ciglio del fronte ed il piano di trazione - peso specifico della roccia - peso specifico dell’acqua - coefficiente di intensità sismica -direzione di immersione della forza stabilizzante - inclinazione della forza stabilizzante - direzione di immersione del piano di trazione - inclinazione del piano di trazione - persistenza del primo piano di scivol. (se uguale a 1 è complet. pers.) - coesione dei ponti di roccia - angolo di attrito dei ponti di roccia - coesione della discontinuità - angolo di attrito della discontinuità - direzione di immersione del primo piano di scivolamento - inclinazione del primo piano di scivolamento. - persistenza del secondo piano di scivolamento - coesione dei ponti di roccia - angolo di attrito dei ponti di roccia - coesione della discontinuità 128 - angolo di attrito della discontinuità - direzione di immersione del secondo piano di scivolamento - inclinazione del secondo piano di scivolamento. Nella fig.8.1 è riportata una schematizzazione del pendio con le convenzioni adottate. Nella tabella successiva sono riassunti i dati delle verifiche effettuate riportando unicamente il valore del fattore di sicurezza di picco e residuo, il tipo di cinematismo, il numero dello stendimento e l’indicazione delle famiglie di appartenenza delle due fratture considerate. Tab. 8.1 . Fattori di sicurezza N. stend. 1 2 2 5 6 7 13 Piano 1 1 2 4 4 7 5 7 Piano 2 3 4 6 6 4 8 3 Cinematismo Lungo inters. Lungo inters. Lungo inters. Lungo inters. Lungo inters. Sul piano 2 Sul piano 1 Fsp 1.7 1.6 6.2 6.2 2.4 1.1 1.3 Fsr 0.7 1.1 4.9 4.9 1.8 0.6 0.5 Tutte le informazioni sui dati di ingresso e i dati ottenuti dopo l’elaborazione sono riportate nel seguito. 129 8.3 - Conclusioni Il dato che emerge in maniera preponderante è l’importanza che i ponti di roccia hanno per la stabilità dei versanti, infatti la loro assenza provoca per la maggior parte dei casi una diminuzione del fattore di sicurezza sotto l’unità. Un’analisi parametrica ha messo inoltre in evidenza come in questo caso i ponti di roccia siano il parametro che più influenza il fattore di sicurezza. Sulla base della precedente elaborazione si sono raggruppati i coefficienti di sicurezza in modo tale da creare quattro zone con grado di stabilità diverso. La divisione effettuata è la seguente: F > 1.3 - Zona ad alto rischio 1.3 < F < 2.5 - Zona di stabilità incerta 2.5 < F < 5 - Zone mediamente stabili F>5 - Zone stabili Nelle tabelle seguenti sono riportati i dati di ingresso e dei risultati ottenuti applicando il programma di calcolo descritto. 130 Verifica di stabilità in corrispondenza del rilievo 1 I due sistemi di fratture esaminati appartengono alle famiglie 1 e 3. Tab.8.2. Dati di ingresso necessari per il calcolo del fattore di sicurezza Altezza pendio 6 Phi ponti di roccia 34 Direz. immers. fronte 150 Coesione discont. 0 Inclinaz. fronte 80 Phi discont. 34 Immers. piano sup. 150 Immers. piano 1 128 Inclinaz. piano sup. 5 Inclinaz. piano 1 47 Dist. piano di trazione 4 Persist. piano 2 0.98 Peso specifico roccia 2.7 Coesione ponti roccia 100 Peso specifico acqua 0 Phi ponti roccia 34 Immers. piano di traz. 150 Coesione discont. 0 Inclinaz. piano di traz. 85 Phi discont. 34 Persiste. piano 1 0.98 Immers. piano 2 227 Coesione ponti roccia 100 Inclinaz. piano 2 84 Tab.8.3. Valori utilizzai dal programma per il calcolo del fattore di sicurezza. Persistenza Coesione roccia Phi roccia Coesione giunti Phi giunti 0.98 100 34 0 34 0.98 100 34 0 34 131 Tab.8.4. Dati geometrici del cuneo di roccia AO AC TC AA AB AT P 13 12 8 31 9 16 0 BO BC BA CO W Volume 6 5 12 8 123 Tab.8.5. Giacitura dei due piani che delimitano il blocco Piani immersione inclinazione Cinematismo 1 128 47 Lungo 3 227 84 intersezione Tab. 8.6 . Valore del fattore di sicurezza della parete Fattore di picco 1.6 Fattore residuo 0.7 132 Verifica di stabilità in corrispondenza del rilievo 2 I due sistemi di fratture esaminati appartengono alle famiglie 2 e 4. Tab. 8.7. Dati di ingresso necessari per il calcolo del fattore di sicurezza Altezza pendio 10 Phi ponti di roccia 35 Direz. immers. fronte 320 Coesione discont. 0 Inclinaz. fronte 85 Phi discont. 35 Immers. piano sup. 320 Immers. piano 1 312 Inclinaz. piano sup. 5 Inclinaz. piano 1 33 Dist. piano di trazione 5 Persist. piano 2 0.98 Peso specifico roccia 2.7 Coesione ponti roccia 120 Peso specifico acqua 0 Phi ponti roccia 35 Immers. piano di traz. 320 Coesione discont. 0 Inclinaz. piano di traz. 85 Phi discont. 35 Persiste. piano 1 0.98 Immers. piano 2 19 Coesione ponti roccia 120 Inclinaz. piano 2 39 Tab. 8.8. Valori utilizzai dal programma per il calcolo del fattore di sicurezza. Persistenza Coesione roccia Phi roccia Coesione giunti Phi giunti 0.98 120 35 0 35 0.98 120 35 0 35 133 Tab. 8.9. Dati geometrici del cuneo di roccia AO AC TC AA AB AT P 104 111 106 102 14 541 0 BO BC BA CO W Volume 17 19 118 22 10 Tab.8.10. Giacitura dei due piani che delimitano il blocco Piani immersione inclinazione Cinematismo 2 312 33 lungo 4 19 39 intersezione Tab.8.11 . Valore del fattore di sicurezza della parete Fattore di picco 1.6 Fattore residuo 1.2 134 Verifica di stabilità in corrispondenza del rilievo 2 I due sistemi di fratture esaminati appartengono alle famiglie 4 e 6. Tab.8.12. Dati di ingresso necessari per il calcolo del fattore di sicurezza Altezza pendio 10 Phi ponti di roccia 35 Direz. immers. fronte 320 Coesione discont. 0 Inclinaz. fronte 85 Phi discont. 35 Immers. piano sup. 320 Immers. piano 1 19 Inclinaz. piano sup. 5 Inclinaz. piano 1 39 Dist. piano di trazione 5 Persist. piano 2 0.98 Peso specifico roccia 2.7 Coesione ponti roccia 120 Peso specifico acqua 0 Phi ponti roccia 35 Immers. piano di traz. 320 Coesione discont. 0 Inclinaz. piano di traz. 85 Phi discont. 35 Persiste. piano 1 0.98 Immers. piano 2 221 Coesione ponti roccia 120 Inclinaz. piano 2 60 Tab.8.12. Valori utilizzai dal programma per il calcolo del fattore di sicurezza. Persistenza Coesione roccia Phi roccia Coesione giunti Phi giunti 0.98 120 35 0 35 0.98 120 35 0 35 135 Tab. 8.13 . Dati geometrici del cuneo di roccia AO AC TC AA AB AT P 17 83 78 80 50 88 0 BO BC BA CO W Volume 11 76 19 80 1127 Tab. 8.14 . Giacitura dei due piani che delimitano il blocco Piani immersione inclinazione Cinematismo 4 19 39 lungo 6 221 60 intersezione Tab. 8.15. Valore del fattore di sicurezza della parete Fattore di picco 6.2 Fattore residuo 4.9 136 Verifica di stabilità in corrispondenza del rilievo 5 I due sistemi di fratture esaminati appartengono alle famiglie 4 e 6. Tab. 8.16. Dati di ingresso necessari per il calcolo del fattore di sicurezza Altezza pendio 10 Phi ponti di roccia 35 Direz. immers. fronte 310 Coesione discont. 0 Inclinaz. fronte 88 Phi discont. 35 Immers. piano sup. 310 Immers. piano 1 221 Inclinaz. piano sup. 5 Inclinaz. piano 1 60 Dist. piano di trazione 5 Persist. piano 2 0.98 Peso specifico roccia 2.7 Coesione ponti roccia 120 Peso specifico acqua 0 Phi ponti roccia 35 Immers. piano di traz. 310 Coesione discont. 0 Inclinaz. piano di traz. 85 Phi discont. 35 Persiste. piano 1 0.98 Immers. piano 2 19 Coesione ponti roccia 120 Inclinaz. piano 2 39 Tab. 8.17 . Valori utilizzai dal programma per il calcolo del fattore di sicurezza. Persistenza Coesione roccia Phi roccia Coesione giunti Phi giunti 0.98 120 35 0 35 0.98 120 35 0 35 137 Tab. 8.18 . Dati geometrici del cuneo di roccia AO AC TC AA AB AT P 11 80 75 52 77 84 0 BO BC BA CO W Volume 16 83 18 82 1149 Tab. 8.19 . Giacitura dei due piani che delimitano il blocco Piani immersione inclinazione Cinematismo 4 221 60 lungo 6 19 39 intersezione Tab. 8.20. Valore del fattore di sicurezza della parete Fattore di picco 6.2 Fattore residuo 4.9 138 Verifica di stabilità in corrispondenza del rilievo 6 I due sistemi di fratture esaminati appartengono alle famiglie 7 e 4. Tab.8.21. Dati di ingresso necessari per il calcolo del fattore di sicurezza Altezza pendio 10 Phi ponti di roccia 35 Direz. immers. fronte 310 Coesione discont. 0 Inclinaz. fronte 88 Phi discont. 35 Immers. piano sup. 310 Immers. piano 1 251 Inclinaz. piano sup. 5 Inclinaz. piano 1 70 Dist. piano di trazione 5 Persist. piano 2 0.98 Peso specifico roccia 2.7 Coesione ponti roccia 120 Peso specifico acqua 0 Phi ponti roccia 35 Immers. piano di traz. 310 Coesione discont. 0 Inclinaz. piano di traz. 85 Phi discont. 35 Persiste. piano 1 0.98 Immers. piano 2 19 Coesione ponti roccia 120 Inclinaz. piano 2 39 Tab.8.22 . Valori utilizzai dal programma per il calcolo del fattore di sicurezza. Persistenza Coesione roccia Phi roccia Coesione giunti Phi giunti 0.98 120 35 0 35 0.98 120 35 0 35 139 Tab. 8.23 . Dati geometrici del cuneo di roccia AO AC TC AA AB AT P 10 23 18 45 63 55 0 BO BC BA CO W Volume 16 21 17 25 784 Tab. 8.24 . Giacitura dei due piani che delimitano il blocco Piani immersione inclinazione Cinematismo 7 251 70 lungo 4 19 39 intersezione Tab.8.25. Valore del fattore di sicurezza della parete Fattore di picco 2.5 Fattore residuo 1.8 140 Verifica di stabilità in corrispondenza del rilievo 7 I due sistemi di fratture esaminati appartengono alle famiglie 5 e 8. Tab. 8.26 . Dati di ingresso necessari per il calcolo del fattore di sicurezza Altezza pendio 10 Phi ponti di roccia 35 Direz. immers. fronte 130 Coesione discont. 0 Inclinaz. fronte 80 Phi discont. 35 Immers. piano sup. 130 Immers. piano 1 197 Inclinaz. piano sup. 5 Inclinaz. piano 1 73 Dist. piano di trazione 5 Persist. piano 2 0.98 Peso specifico roccia 2.7 Coesione ponti roccia 100 Peso specifico acqua 0 Phi ponti roccia 35 Immers. piano di traz. 130 Coesione discont. 0 Inclinaz. piano di traz. 85 Phi discont. 35 Persiste. piano 1 0.98 Immers. piano 2 164 Coesione ponti roccia 100 Inclinaz. piano 2 67 Tab. 8.27 . Valori utilizzai dal programma per il calcolo del fattore di sicurezza. Persistenza Coesione roccia Phi roccia Coesione giunti Phi giunti 0.98 100 35 0 35 0.98 100 35 0 35 141 Tab.8.28. Dati geometrici del cuneo di roccia AO AC TC AA AB AT P - - - - - - - BO BC BA CO W Volume - - - - - - Tab. 8.29 . Giacitura dei due piani che delimitano il blocco Piani immersione inclinazione Cinematismo 5 197 73 sul piano 8 164 67 8 Tab. 8.30 . Valore del fattore di sicurezza della parete Fattore di picco 1 Fattore residuo 0.5 142 Verifica di stabilità in corrispondenza del rilievo 13 I due sistemi di fratture esaminati appartengono alle famiglie 7 e 3. Tab. 8.31. Dati di ingresso necessari per il calcolo del fattore di sicurezza Altezza pendio 10 Phi ponti di roccia 39 Direz. immers. fronte 300 Coesione discont. 0 Inclinaz. fronte 80 Phi discont. 39 Immers. piano sup. 300 Immers. piano 1 260 Inclinaz. piano sup. 5 Inclinaz. piano 1 60 Dist. piano di trazione 5 Persist. piano 2 0.98 Peso specifico roccia 2.7 Coesione ponti roccia 140 Peso specifico acqua 0 Phi ponti roccia 39 Immers. piano di traz. 300 Coesione discont. 0 Inclinaz. piano di traz. 85 Phi discont. 39 Persiste. piano 1 0.98 Immers. piano 2 227 Coesione ponti roccia 140 Inclinaz. piano 2 84 Tab. 8.32. Valori utilizzai dal programma per il calcolo del fattore di sicurezza. Persistenza Coesione roccia Phi roccia Coesione giunti Phi giunti 0.98 140 39 0 39 0.98 140 39 0 39 143 Tab. 8.33 . Dati geometrici del cuneo di roccia AO AC TC AA AB AT P - - - - - - - BO BC BA CO W Volume - - - - - - Tab.8.34 . Giacitura dei due piani che delimitano il blocco Piani immersione inclinazione Cinematismo 7 260 60 sul piano 3 227 84 3 Tab. 8.35. Valore del fattore di sicurezza della parete Fattore di picco 1.3 Fattore residuo 0.5 144 Capitolo 9 Traiettorie caduta blocchi 9.1 - Introduzione 9.2 - Programma utilizzato per le simulazioni 9.3 - Scelta delle traiettorie 9.4 - Scelta delle traiettorie 9 - La caduta blocchi 9.1 - Introduzione Molti programmi, in grado di simulare questo tipo di problema, sono stati sviluppati nel passato e subiscono un graduale aggiornamento (Piteau, 1977; Descoeudres & Zimmernann, 1987; Scavia et al., 1988). Il loro utilizzo, però, è talvolta problematico, in quanto è particolarmente difficile definire parametri capaci di descrivere le modalità di caduta dei blocchi (forma del blocco, condizioni del versante, parametri geotecnici). Per questa tesi è stato utilizzato un programma per il calcolo probabilistico della caduta blocchi (Mandrone e Peila, 1994). Esso, sfruttando un modello già esistente (Biolatti & Peila, 1988) impostato sulle leggi utilizzate dai metodi lumped mass, cerca di risolvere le notevoli incognite, legate alla scelta del parametri caratteristici dei vari tratti di pendio (coefficienti di restituzione, variabilità della topografia), introducendo, per ciascuno di essi, dei campi di variabilità ed eseguendo, per ogni rimbalzo, una scelta al loro interno con il metodo Monte Carlo. 9.1 - PROGRAMMA UTILIZZATO PER LE SIMULAZIONI Nei metodi lumped mass, il generico blocco è considerato come un semplice punto, di massa m e velocità v, che si muove nell'aria secondo una traiettoria balistica. Al contatto con il pendio, la componente normale della valocità viene cambiata di segno e ridotta di un coefficiente di restituzione normale Rn, lo stesso avviene per quella tangenziale, il cui coefficiente di riduzione viene indicato con Rt. I due parametri di restituzione sono assunti come valori globali che tengono conto di tutte le caratteristiche dell'impatto. Il pendio viene, comunemente, semplificato in una linea spezzata che riproduce 146 bidimensionalmente l'andamento del versante; ad ogni segmento, vengono assegnati dei valori per Rn, Rt e coeff. di attrito (nel caso di rotolamento e scivolamento) in funzione delle caratteristiche geologico-tecniche peculiari di quel tratto (litotipo, grado di addensamento del materiale, vegetazione, ...). Nella maggior parte dei casi, la determinazione diretta di questi parametri è difficoltosa; comunemente, viene eseguita per via indiretta o attraverso la ricostruzione di fenomeni già avvenuti e, solitamente, occorre eseguire vari tentativi al fine di ottimizzare questi coefficienti in funzione del caso reale. Il programma in questione, introduce dei campi di variabilità per Rn, Rt e per la topografia al fine di schematizzare la naturale variabiltà di questi parametri: la scelta dei valori viene eseguita automaticamente, all'interno di una distribuzione di probabilità prestabilita in funzione delle caratteristiche del versante, utilizzando un procedimento di tipo Monte Carlo. La legge di distribuzione viene definità all'inizio delle elaborazioni attraverso un istogramma: nel caso in questione, è stata utilizzata una distribuzione di tipo gaussiano (rispettivamente 10, 20, 40, 20, 10%). La scelta di considerare come variabile anche la topografia è nata dal fatto che, da alcune prove, si è notata l'estrema influenza che essa aveva sul risultato finale: pochi gradi di differenza possono far variare di molto le traiettorie ed i punti di arresto dei blocchi. Con questo programma si è in grado di simulare quelle irregolarità della superficie naturale del versante che altrimenti, su un profilo schematico, non potrebbero essere prese in considerazione. Naturalmente, introducendo un così grande numero di variabili, i risultati saranno tanto più significativi quanto più alto sarà il numero delle simulazioni eseguite; attraverso, poi, una trattazione statistica dei risultati è possibile identificare i punti di arresto più probabili e le altezze massime raggiunte durante i salti. In fig. 9.1 viene mostrato il diagramma di flusso semplificato utilizzato dal programma: per ogni tratto di versante vengono assegnati 6 parametri: coeff. di restituzione normale (Rn) e tangenziale (Rt), coeff. di attrito (A), variazione dei coeff. Rn e Rt, variazione della topografia. Senza entrare nel 147 dettaglio degli algoritmi utilizzati e della procedura seguita, ad ogni rimbalzo la traiettoria di uscita viene calcolata imponendo, prima, la variabilità del angolo di riflessione (T), poi, della velocità di uscita (Rn, Rt). In questo modo è possibile simulare quelle irregolarità a piccola scala, sia topografica che reologiche, caratteristiche dei versanti naturali e quindi le variazioni fra le energie di restituzione legate alle moltissime variabili che possono esistere, in natura, nel raggio di pochi metri (roccia affiorante piuttosto che subaffiorante, la presenza di porzioni rocciose su tratti in larga parte coperti da materiale fine, ammassi detritici con grossi blocchi, ...). Ad ogni punto di rimbalzo viene, infine, eseguito un test per definire il tipo di cinematismo: quando l'altezza raggiunta durante il rimbalzo è minore della dimensione del blocco, si assume che il masso inizi un moto di scivolamento lungo il pendio. A quel punto, viene calcolata la distanza massima raggiungibile per rotolamento o scivolamento (introducendo il coefficiente di attrito) e paragonata con le dimensioni del tratto di profilo su cui, il blocco, si sta muovendo: se esso riesce a superare il limite inferiore del segmento, viene eseguito un nuovo test per la definizione della nuova traiettoria, altrimenti viene calcolato il punto di arresto. 148 Fig. 9.1 - Diagramma di flusso del programma di simulazione caduta blocchi. 149 8.3 - Verifica plano altimetrica delle sezioni Per la modellazione della caduta blocchi nell'area di studio, i valori dei vari parametri sono stati calibrati eseguendo una back analysis; in seguito questi stessi valori sono stati utilizzati, con opportune modifiche, per il calcolo delle traiettorie nelle sezioni considerate più critiche posizionate nella zona nord-est, nord e nord-ovest rispetto all’abitato. La scelta di queste tre zone è stata effettuata tenendo conto del fatto che le pareti dalle quali partono le sezioni sono risultate quelle con maggiori probabilità di distacchi di blocchi, e che le sezioni considerate sono tra quelle più acclivi dell’intera area studiata. Scelte le tre sezioni si è ritornati sul terreno per verificare con uno strumento topografico la planimetria e l’altimetria della carta in scala 1:5000. Per far questo si è utilizzato una stazione di misura composta da un teodolite (T 1000) e un distanziometro (DIOR 3002) strumentazione che da la possibilità di effettuare misurazioni di angoli e distanze senza l’uso dei prismi riflettori. Questo permette di misurare quelle zone praticamente inaccessibili come le pareti rocciose o i versanti ricoperti di fitta vegetazione. Riportando le misure eseguite sul terreno nella carta al 5000 si sono potuti verificare degli scostamenti anche abbastanza rilevanti in quelle zone in cui si elevano le pareti verticali, mentre nelle altre zone si sono verificati scostamenti minimi, ma pur sempre significativi ai fini delle possibili traiettorie dei massi staccatisi dalle pareti rocciose. 150 9.4 - CALCOLO DELLE TRAIETTORIE. Per ogni caso sono state eseguite da 1000 a 3000 simulazioni, grazie alle quali si è potuto valutare statisticamente la percentuale di blocchi che potrebbero raggiungere l’abitato. L'elaborazione al calcolatore ha cercato di ricostruire il percorso compiuto dal materiale franato, percorso che è stato ricostruito basandosi sul rilevamento diretto e sulla ricostruzione storica delle massime distanze raggiunte dai blocchi franati nel recente passato, lavorando così per approsimazioni successive si è giunti ad una ottimizzazione dei parametri di restituzione e di attrito, tanto che la simulazione definitiva ha mostrato una buona concordanza con i dati effetivamente osservati sul terreno I risultati, ricavati dalle analisi eseguite sui tre profili, permettono di trarre alcune considerazioni: - le massime distanze raggiungibili dai blocchi interessano la zona dell’abitato - le probabilità che i massi raggiungano la strada statale e il centro abitato sono mediamente del 4-5% (vale a dire il 4-5% delle simulazioni effettuate al calcolatore) - in tutti i casi vengono messi in evidenza due zone di accumulo principali: la prima è molto prossima alla zona di origine (in genere su un tratto di pendio decisamente acclive o addirittura sull’apice del detrito di falda a ridosso della parete) ed è costituito da quei blocchi dotati di energia non sufficiente a compiere lunghi tratti in rimbalzo, la seconda dove l'acclività scende notevolmente ed affiorano terreni decisamente più soffici (zone a ridosso dell’abitato). Nella Tab 9.1 sono indicati i coefficienti utilizzati nelle simulazioni. Per i coefficienti di restituzione e di attrito si è in prima istanza fatto riferimento alla letteratura, calibrando poi al meglio tali parametri attraverso delle back analysis basate sui dati sperimentali osservati. 151 Tab. 9.1 - Dati di ingresso per la caduta blocchi, nell'ordine: coeff. di restituzione normali e tangenziali (Rn e Rt), coeff. di attrito (A), variazione () dei coeff. Rn e Rt, variazione della topografia (in gradi). Zona di Rn Rt A Rn Rt Roccia 0.50 0.90 0.20 0.2 0.2 Conoide 0.30 0.70 0.20 0.2 0.2 Prato 0.25 0.55 0.20 0.2 0.2 rimbalzo Nel seguito si riporta uno dei profili delle sezioni misurate con alcune possibili traiettorie dei blocchi di roccia (fig. 9.2). 152 Fig. 9.2. - Possibili traiettorie nella sezione A-A Foto 9.1 - Blocchi posizionati nella parte alta della parete (sezione AA). 154 Foto 9.2 -Parete posizionata nella parte iniziale della sezione BB. 155 Foto 9.3 -Zona dei calcescisti sovrastanti la frazione di Riverolle (sezione CC) 156 Capitolo 10 Conclusioni Conclusioni Come accennato in precedenza il territorio di Verrés è localmente interessato da fenomeni di instabilità, sia delle coperture detritiche sia, in modo preponderante, delle pareti rocciose. La ricerca svolta in questa tesi è stata finalizzata ad analizzare le correlazioni tra i parametri litologico strutturali e le condizioni di stabilità dei versanti rocciosi che circondano le frazioni di Torille e Riverolle, e definire le aree a rischio per caduta blocchi. La particolarità di questi versanti, posizionati in orografica sinistra della Dora Baltea, stà nel fatto che sono presenti, in un territorio relativamente poco esteso, dei fenomeni franosi tra loro molto diversi; si passa dalla Paleofrana posizionata a nord-ovest dell’abitato a frane da crollo nella zona nord nord-est a distacchi di singoli blocchi caratteristici di tutto l’arco roccioso. Si è quindi iniziato con lo studio del massiccio a grande scala mediante l’osservazione delle foto aeree, attraverso le quali sono stati evidenziati sistemi di grandi fratture, aventi estensioni dell’ordine delle decine di metri. In tale modo si è determinata la struttura tettonica che costituisce il substrato su cui i fattori geologici successivi hanno modellato l’aspetto attuale del versante. In una seconda fase si è proceduto ad una caratterizzazione di dettaglio dell’ammasso roccioso, mediante lo studio a piccola scala delle fratture tramite l’esecuzione di rilievi strutturali.Questi sono stati eseguiti, per quanto possibile, in conformità con le normative e i metodi ormai consueti (ISRM 1974). Si sono scelte le pareti rocciose maggiormente rappresentative, che consentissero cioè di ottenere un numero elevato di dati aderenti alla situazione di fratturazione del versante, scartando quelle eccessivamente alterate o quelle sulle quali erano già stati condotti interventi di bonifica. Compatibilmente con le difficoltà di accesso si sono inoltre cercate pareti ove fosse possibile operare stendimenti con lunghezze elevate, anche se non è mai stato possibile superare i 20 metri. Per i fronti di roccia inaccessibili, in particolar modo le zone più alte delle pareti rocciose, si è cercato con un’osservazione globale a distanza, di analizzare se la 158 fratturazione si intensificasse o meno rispetto a quella effettivamente misurata al piede, utilizzando a questo scopo anche fotografie scattate da terra col teleobbiettivo. Nella maggior parte dei casi esaminati si è riscontrato un deciso aumento della fratturazione procedendo dalla base alla sommità dei versanti. Per ogni sito dove era stato effettuato un rilievo strutturale si sono eseguite delle misure di resistenza su campioni di roccia, mediante prove di punzonamento (Point Load Test). L’uso di tale metodo per la valutazione della resistenza a compressione monoassiale non è particolarmente adatto se non opportunamente affiancato da prove effettuate in laboratorio; l’uso abbinato delle due tipologie di prova fornisce invece risultati particolarmente affidabili, in quanto la semplicità di esecuzione della prova di punzonamento consente di effettuare misure su un numero di campioni molto elevato, riducendo in tal modo gli errori cui possono andare incontro prove più complicate ma forzatamente eseguibili in numero ridotto quali quelle di laboratorio, che per contro forniscono dati più precisi ed attendibili a livello puntuale. In particolar modo per studi di carattere territoriale, il Point Load Test consente l’individuazione delle zone in cui il materiale roccioso presenta caratteristiche geomeccaniche più scadenti; è da queste zone che si prelevaranno i campioni necessari per il laboratorio. Un altro parametro che è stato rilevato sui fronti di roccia dei rilievi strutturali è stato l’indice di Schmidt, o indice sclerometrico. Ciò è stato fatto con l’intento di stimare il grado di alterazione superficiale delle varie fratture, e per disporre di un valore che permettesse di calcolare i parametri di resistenza lungo i giunti. E’ stato quindi fatto un campionamento dei vari litotipi presenti, studiati anche attraverso l’uso di sezioni sottili, che hanno messo subito in evidenza la quasi assenza di orientamenti preferenziali, nella tessitura delle rocce esaminate, alcune delle quali peraltro evidenziano, all’esame macroscopico, una certa scistosità. Sono stati prelevati campioni di calcescisti, metabasiti e gneiss in varie zone del territorio esaminato; i risultati ottenuti dalle prove di 159 laboratorio hanno evidenziato una buona rispondenza tra le caratteristiche lito mineralogiche, strutturali e geomeccaniche dei tre litotipi principali. Da sottolineare, tra le varie prove realizzate, i risultati ottenuti con una prova di laboratorio assai simile concettualmente ad una prova in situ. Con l’utilizzo del “Pundit” si è potuta misurare la velocità di propagazione delle onde elastiche all’interno di una matrice rocciosa, ottenendo ovviamente valori variabili a seconda del litotipo preso in esame. Con lo stesso criterio funziona la piccola sismica fatta in situ, in cui viene misurata la velocità di propagazione delle onde elastiche all’interno dell’ammasso roccioso. Questo parametro però, oltre a variare a seconda delle caratteristiche geomeccaniche dei diversi litotipi, varia per la presenza delle fratture all’interno dell’ammasso roccioso. Paragonando tra loro i moduli elastici ottenuti in laboratorio e in situ è possibile ottenere un coefficiente di “qualità” dell’ammasso roccioso, ricollegabile essenzialmente al grado di fratturazione ed al tipo e stato delle fratture interessanti l’ammasso (apertura, alterazione,ecc.). Confrontando i valori ottenuti con l’altro indice di qualità già calcolato e cioè l’RMR si è trovata una buona conferma dell’attendibilità del coefficiente di qualità così calcolato. In seguito si sono condotte prove di compressione monoassiale e di taglio diretto su roccia integra. Nel corso delle prove di compressione monoassiale con estensimetri è stato eseguito anche un ciclo di isteresi, onde evidenziare eventuali anomalie della roccia in fase di scarico, denuncianti, ad esempio, un comportamento plastico con deformazioni residue. I valori di deformazione residua si sono mantenuti nell’ordine del 5% della deformazione totale a rottura, valore imputabile esclusivamente alla chiusura delle microfratture dei campioni. Con le prove di taglio si è anche voluto effettuare un ulteriore confronto tra i valori ottenuti in laboratorio e quelli ottenuti con le classificazioni di Bieniawsky e Barton. Si è potuto constatare che i valori di resistenza al taglio calcolati in laboratorio sono leggermente più elevati rispetto ai valori dati dalle suddette classificazioni. Questo fatto è abbastanza spiegabile in quanto le 160 classificazioni considerano le condizioni effettive della parete rocciosa nella sua globalità, mentre le prove di laboratorio danno il valore effettivo della resistenza al taglio del frammento roccioso esaminato. Dall’insieme delle indagini in situ (rilievi strutturali, misure degli indici di resistenza, piccola sismica), e dall’insieme delle prove di laboratorio, si sono ottenute informazioni riguardanti la situazione attuale del versante e la struttura dei sistemi di fratturazione che hanno determinato l’attuale morfologia. Si è poi proceduto alle verifiche di stabilità delle varie zone. In una prima fase sono stati raggruppati i rilievi strutturali in funzione delle zone da essi rappresentate e dalla ripetitività dei sistemi. Per ognuno di questi gruppi, otto in tutto, è stato costruito un reticolo stereografico di Schmidt nel quale sono stati riportati i piani medi dei sistemi principali; queste costruzioni grafiche hanno permesso di evidenziare i vari fenomeni di instabilità cinematicamente possibili. Riportando sul reticolo di Schmidt il cerchio rappresentante l’angolo di attrito residuo minimo, (30°) riscontrato per i litotipi, presenti nell’area studiata, si è effettuata una prima analisi dei movimenti possibili, eliminando quelli con linee e/o superfici di scivolamento aventi inclinazioni inferiori all’angolo di attrito. Inoltre sono stati anche scartati quei cinematismi che per la loro posizione rispetto al fronte sono difficilmente realizzabili. Effettuata questa prima analisi grafica, le pareti interessate da possibili cinematismi sono risultate numericamente ridotte (sei), pur se di sviluppo plano-altimetrico complessivo notevole. Su queste pareti sono state fatte le verifiche di stabilità, utilizzando per i calcoli, un programma relativamente semplice, denominato “TRIDI” la cui formulazione analitica fa riferimento alla pubblicazione “ Il programma SLOPE per l’analisi interattiva della stabilità di pendii naturali “ (G. Barla, G.P. Giani, C. Scavia). La fase finale del lavoro è consistita nella determinazione delle possibili aree di massima espansione dei blocchi staccatisi dalle pareti rocciose. 161 Per la modellazione della caduta blocchi nell'area di studio, i valori dei vari parametri sono stati calibrati eseguendo una back analysis; in seguito questi stessi valori sono stati utilizzati, con opportune modifiche, per il calcolo delle traiettorie nelle sezioni considerate più critiche posizionate nella zona nord-est, nord e nord-ovest rispetto all’abitato. La scelta di queste tre zone è stata effettuata tenendo conto del fatto che le pareti dalle quali partono le sezioni sono risultate quelle con maggiori probabilità di distacchi di blocchi, e che le sezioni considerate sono tra quelle più acclivi dell’intera area studiata. L'elaborazione al calcolatore ha cercato di ricostruire il percorso compiuto dal materiale franato, percorso che è stato ricostruito basandosi sul rilevamento diretto e sulla ricostruzione storica delle massime distanze raggiunte dai blocchi franati nel recente passato, lavorando così per approsimazioni successive si è giunti ad una ottimizzazione dei parametri di restituzione e di attrito, tanto che la simulazione definitiva ha mostrato una buona concordanza con i dati effetivamente osservati sul terreno. Si sono così individuate due zone di accumulo principali: la prima è molto prossima alla zona di partenza dei blocchi (in genere su un tratto di pendio decisamente acclive o addirittura sull’apice del detrito di falda a ridosso della parete) ed è costituito da quei massi dotati di energia non sufficiente a compiere lunghi tratti in rimbalzo, la seconda dove l'acclività scende notevolmente ed affiorano terreni decisamente più soffici (zone a ridosso dell’abitato). La base cartografica utilizzata in scala 1:5000, redatta dalla Regione Valle D’Aosta e per comodità di progettazione ingrandita in scala 1:2500, è stata verificata con apposito strumento topografico (T1000), riscontrando degli scostamenti abbastanza significativi nelle zone in cui si innalzano le pareti con maggiore pendenza. Per tale motivo i profili plano altimetrici delle tre sezioni utilizzate per analizzare la caduta blocchi, sono stati battuti direttamente con lo strumento sopra menzionato e con l’aiuto di un distanziometro (Dior3002). I risultati delle verifiche fatte sono esposti in forma cartografica nelle carte tecniche allegate, costituite da una carta geologico-tecnica in cui sono 162 altresì riportati i rilievi strutturali eseguiti, una carta dei cinematismi possibili ed una carta della stabilità, in cui sono indicate le varie classi di stabilità delle pareti rocciose e la zona di massima espansione dei blocchi caduti. Concludendo si può affermare che esiste una situazione di pericolo per le zone abitate, e più precisamente sia per frazione Riverolle che per la zona nord est di Torille. Infatti dalle analisi effettuate risulta che alcune traiettorie dei blocchi staccatisi dalle pareti rocciose (di volume mediamente valutabile tra i 3 e i 10 m3 ) possono raggiungere questi abitati con un’energia cinetica piuttosto elevata, tale da causare una situazione di rischio per i manufatti edificati nell’area e le persone ivi presenti. Una maggiore protezione di queste aree si può raggiungere con la costruzione di bariere paramassi da prevedere preferenzialmente di tipo elastico a causa della ridotta disponibilità di spazio tra il piede del versante e l’abitato. Il posizionamento di questi interventi dovrà essere studiato per ogni diversa possibile traiettoria, ma tendenzialmente dovranno essere inseriti a ridosso della zona urbanizzata in quanto i massi posseggono in questi punti la minima energia cinetica. Ulteriore interventi anche se di più difficile esecuzione, potrebbero riguardare alcuni blocchi ormai completamente isolati dall’ammasso roccioso e in precarie condizioni di equilibrio, che potrebbero venire abbattuti o, in alternativa, ancorati (tramite bullonatura) alla retrostante parete rocciosa. 163 BIBLIOGRAFIA Autori Vari “Manuale d’ uso della apparecchiatura per indagini geofisiche” G. BARISONE “Lezioni di Geologia Applicata” a.a. 1992-1993 G. BARLA “Lezioni ed esercitazioni di Meccanica delle Rocce I” a.a. 19931994 E. CARRARA A. RAPOLLA, N. ROBERTI “Le indagini geofisiche per lo studio del sottosuolo : metodi geoelettrici e sismici” Collana geofisica dell’ ambiente e del territorio, LIGUORI EDITORE, 1992 Massimo CIVITA et. altri “Geologia tecnica” 3° edizione ISEDI MONDADORI 1980 Gianpaolo GIANI “Analisi di stabilità dei pendii” Associazione Mineraria Subalpina 1988 164 Renato LANCELLOTTA “Geotecnica” 1° edizione ZANICHELLI 1987 Paolo MARSAN Roberto ROMEO “La relazione geologica e geotecnica” 1° edizione NIS 1992 A. MOTTANA, R. CRESPI, G. LIBORIO “Minerali e rocce” 10° edizione MONDADORI 1993 LXXII CONGRESSO DELLA SOCIETA’ GEOLOGICA ITALIANA “Guida all’escursione: geotraversa delle Alpi Nordoccidentali” 15 - 22 settembre 1984 II CICLO DI CONFERENZE DI MECCANICA E INGEGNERIA DELLE ROCCE “Pendii naturali e fronti di scavo” a cura di G. BARLA 28 novembre 1 dicembre 1988 RACCOMANDAZIONI ISRM ? 165 Allegato 1 Rilievi strutturali LOCALITA' : Riverolle Coordinate : (UTM - GB) Litotipo : calcescisto Formazione :Calcescisti con Pietre Verdi Data : 20-05-1994 Quota : Lung. stendimento : 8 m 400 m Direzione : 150° N° : 1 350° Inclinaz. : 85° Giacitura della parete : immersione inclinaz. 57° Progr. Immer. Inclin. [ m] [ °] [ °] Sist. Lungh. [ m] Aper. Rug. Alter. * -0.40 130 45 SC D CH RUG NO 0.54 260 90 GN D - RUG DE NO NO - 0.90 260 90 GN D - SEG DE NO NO - 1.50 130 60 GN C SC RUG DE NO NO - 1.90 130 60 GN C SC RUG DE NO NO - 2.05 130 60 GN C SC RUG DE NO NO - **3.10 130 55 FA D SC LIS SI C NO -- 3.17 50 75 GN C SC LIS NO NO NO - 3.18 295 40 GN D SC LIS NO NO NO - 3.50 230 90 GN C CH RUG NO NO NO - 3.90 230 90 GN C CH RUG NO NO NO -- 4.60 290 45 GN E - RUG DE NO NO - 5.10 120 45 SC C CH LIS SI NO NO - 5.40 220 85 GN D AP RUG NO NO NO - 5.70 120 45 SC C CH LIS DE NO NO - 5.90 290 55 GN C - RUG DE NO NO - 6.10 220 85 GN C AP RUG NO NO NO - 6.50 120 45 SC D AP LIS NO NO NO - 6.90 145 70 FA F AP RUG DE B NO - 7.50 130 50 GN D AP RUG NO NO NO - 7.80 120 45 SC C CH LIS NO NO NO - Riemp. Acqua Martel. Pettine Schmi Barton - dt NO NO Note : (*) da -0.40 a 3.10 scistosità con linee di distacco marcate spazziatura apparente = 0.10 m da 3.10 a 5.10 scistosità con linee di distacco marcate spazziatura apparente = 0.40 m (**) zona laminata di circa 0.10 m LOCALITA' : Torille Coordinate : (UTM - GB) Litotipo : micascisto Formazione : Data : 23-06-1994 Quota : 600 m. Lung. stendimento: 5 m. Immersione : Giacitura della parete : immersione 320 Progr. Immer. Inclin. [ m] [ °] [ °] Sist. *0.00 140 70 0.03 230 0.05 N° : 2 320 Inclinaz. : 85 inclinaz. Rug. 85 Lungh. [ m] Aper. Alter. Riemp. Acqua Martel. Pettine SC 0.10 CH - NO NO NO 85 GN F AC - NO NO NO - 6-8 30 40 GN C CH - NO NO NO - 4 0.15 320 30 GN D CH - NO NO NO - 2 0.20 230 80 GN E CH - NO NO NO - 8 0.35 325 30 GN D CH - NO NO NO - 0 0.40 220 60 GN E CH - NO NO NO - 10 0.70 220 85 GN E CH - NO NO NO - 6 1.05 235 80 GN F AC - NO NO NO - 8 1.30 225 75 GN E CH - NO NO NO -. 8 1.35 320 35 GN D CH - NO NO NO - 2 1.40 220 65 GN E CH - NO NO NO - 8 1.75 315 30 GN D CH - NO NO NO - 0 1.80 230 80 GN E CH - NO NO NO - 8 1.90 225 60 GN E CH - NO NO NO - 10 1.95 230 80 GN F AC - NO NO NO - 6 2.00 225 85 GN F AC - NO NO NO - 6 2.05 35 40 GN C CH - NO NO NO - 6 2.35 325 30 GN D CH - NO NO NO - 2 2.40 235 90 GN E CH - NO NO NO - 8 2.95 220 60 GN E CH - NO NO NO - 10 Schmidt - Barton 2-4 Note : (*) scistosità con linee di distacco marcate spazziatura apparente = LOCALITA' : Torille m Coordinate : (UTM - GB) Litotipo : micascisti Formazione : Data : 23-06-1994 Quota : 600 m Lung. stendimento: 5 m N° : 2 Immersione : 320 Giacitura della parete : immersione Progr. Immer. Inclin. [ m] [ °] [ °] Sist. Inclinaz. : 85 320 Lungh. [ m] Aper. inclinaz. 85 Rug. Alter. Riemp. Acqua Martel. Pettine Schmidt - Barton 6 3.10 240 85 GN E CH - NO NO NO 3.40 215 55 GN E CH - NO NO NO - 8 3.60 230 80 GN E CH - NO NO NO - 6 3.80 235 85 GN F AC - NO NO NO - 8 4.00 320 30 GN D CH - NO NO NO - 0 4.05 220 80 GN E CH - NO NO NO - 6 4.45 330 35 GN D CH - NO NO NO - 2 4.70 225 85 GN E CH - NO NO NO - 8 4.80 220 80 GN F AC - NO NO NO - 6 4.85 225 65 GN E CH - NO NO NO - 8 5.00 30 45 GN C CH - NO NO NO - 4 Note : LOCALITA' : Torille Coordinate : (UTM - GB) Litotipo : micascisti Formazione : Data :24-06-1994 Quota : 560 m. Lung. stendimento:4.1 m. Immersione : 270 Giacitura media della parete : Progr. Immer. Inclin. [ m] [ °] [ °] N° : Sist. immersione 270 Lungh. [ m] Aper. 3 Inclinaz. : 75 inclinaz. 75 Rug. Alter. Riemp. Acqua Martel. Pettine Schmidt Barton 6 0.00 220 80 GN C CH - NO NO NO 0.10 808 225 85 GN C CH - NO NO NO 6 0.50 230 80 GN D SC - NO NO NO 8 0.70 220 88 GN C CH - NO NO NO 4 1.00 230 85 GN D SC - NO NO NO 4 1.05 220 80 GN E SC - NO NO NO 6 1.35 230 80 GN D SC - NO NO NO 8 1.70 255 85 GN E AC - NO NO NO 6 1.90 225 80 GN C SC - NO NO NO 6 2.15 220 85 GN C CH - NO NO NO 4 2.65 260 85 GN D SC - NO NO NO 4 3.00 215 80 GN D SC - NO NO NO 2 3.20 260 88 GN C CH - NO NO NO 4 3.35 220 80 GN C CH - NO NO NO 6 3.40 260 85 GN C CH - NO NO NO 6 3.90 225 80 GN E SC - NO NO NO 8 4.10 230 80 GN C CH - NO NO NO 4 Note : LOCALITA' : Torille Coordinate : (UTM - GB) Litotipo : pietre verdi Formazione : Data : 23-06-1994 Quota : 500 Lung. stendimento: 10 m N° : 4 Immersione : 300 Giacitura della parete : immersione Progr. Immer. Inclin. [ m] [ °] [ °] Sist. -0.40 220 75 -0.30 220 0.10 300 Inclin. :subvert inclinaz. subverticale Lungh. [ m] Aper. Rug. Alter. Riemp. Acqua Martel. Pettine GN D AC - SI NO NO 75 GN C SC - NO NO NO - - 220 75 GN C SC - NO NO NO - - 0.17 220 75 GN C SC - NO NO NO - - 0.35 140 75 GN C SC - SI NO NO - - 0.65 210 70 GN C CH - NO NO NO - - 0.80 210 70 GN C CH - NO NO NO - - 0.90 210 70 GN C CH - NO NO NO - - 1.70 280 90 GN C SC - SI NO NO - - 1.90 210 70 GN D AC - SI NO NO - - 2.10 250 50 GN D CH - NI NO NO - - 2.40 130 40 GN F SC - NO NO NO - 12 3.00 130 40 GN D CH - NO NO NO - 14 4.00 230 65 GN C CH - NO NO NO - 6 4.10 140 60 GN F SC - NO NO NO - 4 4.30 140 60 GN F SC - NO NO NO - 6 4.50 140 60 GN F SC - NO NO NO - 6 6.10 200 80 GN C CH - NO NO NO - - 6.30 200 80 GN E CH - NO NO NO - - 6.50 200 60 GN C CH - NO NO NO - 12 6.90 200 60 GN D CH - NO NO NO - 14 Schmidt - Barton 2-4 Note : LOCALITA' : Torille Coordinate : (UTM - GB) Litotipo : pietre verdi Formazione : Data : 23-06-1994 Quota : 500 Lung. stendimento: 10 m N° : 4 Immersione : 300 Giacitura della parete : immersione Progr. Immer. Inclin. [ m] [ °] [ °] Sist. 300 Inclin. :subvert inclinaz. subverticale Lungh. [ m] Aper. Rug. Alter. Riemp. Acqua Martel. Pettine Schmidt - Barton 12 7.30 130 30 GN D CH - NO NO NO 7.90 100 70 GN D CH - NO NO NO - 8 8.30 130 30 GN F SC - NO NO NO - - 9.70 220 80 GN D AP - SI NO NO - - 10.00 220 80 GN F AP - SI NO NO - - Note : LOCALITA' : Torille Coordinate : (UTM - GB) Litotipo :micascisto granatifero Formazione : Data :24-06-1994 Quota : Lung. stendimento: 5 m 425 m N° : 5 Immersione : 30 Giacitura della parete : immersione Progr. Immer. Inclin. [ m] [ °] [ °] Sist. Inclinaz. : 75 310 inclinaz. 90 Lungh. [ m] Aper. Rug. Alter. Riemp. Acqua Martel. Pettine Schmidt - Barton 6 0.00 130 85 GN D SC - NI NO NO 0.05 130 85 GN F SC - NI NO NO - 6 0.20 130 85 GN E AP - NI NO NO - 6 *0.80 0 30 SC E AC - NO NO NO - 4 1.90 110 75 GN F SC - NO NO NO - 8 2.40 60 75 GN F AP - NO NO NO - 10 2.50 210 50 GN C AP - NO NO NO - 6 2.70 0 35 GN C SC - NO NO NO - 6 3.20 5 30 GN C CH - NO NO NO - 4 3.70 125 85 GN D SC - NO NO NO - 6 4.00 5 35 GN C SC - NO NO NO - 6 4.30 130 80 GN D CH - NO NO NO - 8 4.70 0 30 GN E SC - NO NO NO - 4 5.00 120 80 GN C CH - NO NO NO - 10 Note : (*) scistosità con spaziatura media 0.5 - 2 m ( generalmente chiusa ) LOCALITA' : Torille Coordinate : (UTM - GB) Litotipo:micascisto granatifero Formazione : Data :24-06-94 Quota : Lung. stendimento : 8 m 420 Immersione : Giacitura della parete : immersione Progr. Immer. Inclin. [ m] [ °] [ °] Sist. -0.40 110 30 -0.20 60 0.20 N° : 300 310 6 Inclinaz. : 80 inclinaz. 90 Lungh. [ m] Aper. Rug. Alter. Riemp. Acqua Martel. Pettine GN C SC NO NO NO 6 80 GN F SC NO NO NO 10 220 60 GN E CH NO NO NO 4 0.55 210 85 GN D CH NO NO NO - 0.85 220 60 GN D CH NO NO NO 4 1.00 210 85 GN F AC DE NO NO 8-10 1.80 260 85 GN F AC NO NO NO 8 2.55 210 70 GN D CH NO NO NO - 2.70 210 90 GN E CH NO NO NO - 3.30 250 80 GN E AP NO NO NO 6-8 3.50 210 90 GN D CH NO NO NO 2 3.90 210 85 GN D SC NO G NO - 4.30 260 85 GN E AP NO NO NO - 5.00 350 45 GN E SC NO NO NO 12 5.10 210 89 GN F AP NO NO NO - 5.70 210 89 GN F AP NO Q NO - 5.72 260 85 GN D CH NO NO NO 10 5.85 210 85 GN F CH NO NO NO - 5.90 350 35 GN E CH NO NO NO - 6.00 350 35 GN F CH NO NO NO - 6.60 200 80 GN F AP NO NO NO 2 Schmidt Barton Note : LOCALITA' : Torille Coordinate : (UTM - GB) Litotipo : micascisto granatifero Formazione : Data :24-06-1994 Quota : 420 m. Lung. stendimento:8.0 m. Immersione : 300 Giacitura media della parete : Progr. Immer. Inclin. [ m] [ °] [ °] N° : 6 Sist. Inclinaz. : 80 immersione 310 Lungh. [ m] Aper. inclinaz. 90 Rug. Alter. Riemp. Acqua Martel. Pettine Schmidt - Barton - 7.00 200 80 GN D CH - NO NO NO 7.30 200 80 GN D CH - NO NO NO - - 200 80 GN C CH - NO NO NO - - 200 80 GN C CH - NO NO NO - - 7.45 200 80 GN D CH - NO NO NO - - 7.55 200 80 GN D CH - NO NO NO - - 7.60 200 80 GN C CH - NO NO NO - - 7.90 350 35 GN C CH - NO NO NO - - 200.80 7.35 . 7.40 Note : LOCALITA' : Torille Coordinate : (UTM - GB) Litotipo : calcescisto Formazione : Data :24-06-1994 Quota : 410 m. Lung. stendimento: 5.2 m. Immersione : Giacitura media della parete : Progr. Immer. Inclin. [ m] [ °] [ °] N° : 7 Sist. Inclinaz. : immersione inclinaz. Lungh. [ m] Aper. Rug. Alter. Riemp. Acqua Martel. Pettine Schmidt - Barton 6 0.00 170 55 GN C SC - NO NO NO 0.25 220 20 SC C SC - NO NO NO - 6 0.30 5 80 GN C CH - NO NO NO - 4 0.80 170 60 GN D CH - NO NO NO - 6 0.85 160 80 GN D CH - NO NO NO - 4 0.95 0 85 GN C SC - NO NO NO - 6 1.20 165 80 GN D SC - NO NO NO - 6 1.60 0 80 GN C CH - NO NO NO - 6 1.80 170 65 GN E CH - NO NO NO - 4 1.85 160 85 GN C SC - NO NO NO - 4 2.10 5 85 GN D SC - NO NO NO - 8 2.70 220 25 GN C SC - NO NO NO - 4 2.80 180 55 GN C SC - NO NO NO - 4 3.10 170 60 GN C CH - NO NO NO - 2 4.00 165 80 GN C CH - NO NO NO - 4 4.20 160 85 GN D SC - NO NO NO - 4 4.55 175 60 GN C SC - NO NO NO - 6 4.70 165 80 GN E SC - NO NO NO - 6 4.90 0 85 GN C CH - NO NO NO - 6 5.20 220 20 GN C CH - NO NO NO - 4 Note : le fratture non presentano alterazioni ma la parete è totalmente alterata (calcescisto carbonatico ) LOCALITA' : Torille Coordinate : (UTM - GB) Litotipo : calcescisto Formazione : Data :25-06-1994 Quota : Lung. stendimento: 5 m. Immersione : Giacitura media della parete : Progr. Immer. Inclin. [ m] [ °] [ °] N° : 8 Sist. Inclinaz. : immersione inclinaz. Lungh. [ m] Aper. Rug. Alter. Riemp. Acqua Martel. Pettine Schmidt Barton 6 0.00 150 75 GN D AC - NO NO 0.20 180 55 GN D AC - NO NO NO - 6 0.25 200 70 SC C SC - NO NO NO - - 0.40 160 25 GN D CH - NO NO NO - 4 0.50 150 80 GN D CH - NO NO NO - 4 0.80 180 50 GN E CH - NO NO NO - 4 1.10 160 25 GN D SC - NO NO NO - - 1.40 155 30 GN C AC - NO NO NO - 6 2.00 190 55 GN D SC - NO NO NO - 8 2.30 155 75 GN C AC - NO NO NO - 2 2.70 160 30 GN D CH - NO NO NO - 4 2.90 190 55 GN D SC - NO NO NO - 4 3.20 160 25 GN C SC - NO NO NO - 4 3.50 150 75 GN D CH - NO NO NO - 6 3.70 200 70 GN C SC - NO NO NO - 8 4.00 155 25 GN E AC - NO NO NO - 4 4.10 185 55 GN C AC - NO NO NO - 6 4.50 150 75 GN D SC - NO NO NO - 6 4.70 200 70 GN D CH - NO NO NO - 4 5.00 190 55 GN D SC - NO NO NO - 6 Note : stendimento verticale LOCALITA' : Torille Coordinate : (UTM - GB) Litotipo : micascisto Formazione : Data :20-08-1994 Quota : 400 m Lung. stendimento:5.30 m N° : 9 Immersione : 290 Giacitura della parete : immersione Progr. Immer. Inclin. [ m] [ °] [ °] Sist. -0.05 210 85 0.20 250 0.40 Inclinaz. : 85 290 inclinaz. 85 Lungh. [ m] Aper. Rug. Alter. Riemp. Acqua Martel. Pettine GN C CH - NO NO NO 70 GN C CH - NO NO NO - 4 30 80 GN D CH - NO NO NO - 4 0.55 30 80 GN D CH - NO NO NO - 4 0.85 230 60 GN C CH - NO NO NO - 6 1.00 230 60 GN F AP - NO NO NO - 6 1.40 170 75 GN E AC - NO NO NO - 6 1.50 170 75 GN D CH - NO NO NO - 6 1.60 230 80 GN C CH - NO NO NO - 8 1.80 170 85 GN E AP - NO NO NO - 8 2.70 280 15 GN D AP - NO NO NO - 12 3.25 200 85 GN E AC - NO NO NO - 10 3.70 180 85 GN F CH - NO NO NO - 6 4.05 200 75 GN E CH - NO NO NO - 6 4.15 240 70 GN C CH - NI NO NO - 8 4.30 200 85 GN E AC - NO NO NO - 4 4.75 0/180 90 GN E AC - NO NO NO - 4 5.30 350 90 GN D AC - NO NO NO - 6 Schmidt - Barton 6 Note : LOCALITA' : Torille Coordinate : (UTM - GB) Litotipo : calcescisto Formazione : Data :20-08-1994 Quota : 500 Lung. stendimento: 4.10m N° : 10 Immersione : 200 Giacitura della parete : immersione Progr. Immer. Inclin. [ m] [ °] [ °] Sist. Inclinaz. : 85 210 inclinaz. 85 Lungh. [ m] Aper. Rug. Alter. Riemp. Acqua Martel. Pettine Schmidt - Barton 8 0.00 185 85 GN C CH - SI NO NO 0.50 190 30 GN D AC - SI SI* NO - 6 0.60 290 45 GN C CH - SI NO NO - 10 1.10 130 80 GN C CH - NI NO NO - 6 1.50 190 85 GN C CH - SI NO NO - 6 1.70 190 30 GN C CH - SI SI* NO - 6 1.90 110 40 GN C CH - SI NO NO - 6 1.95 190 85 GN C AP - SI NO NO - 6 2.20 230 85 GN C CH - SI SI* NO - 8 2.30 340 55 GN C AC - SI NO NO - 8 2.80 150 40 GN D AP - SI SI* NO - 8 **3.10 150 40 GN D AC - SI SI* NO - 6 3.50 210 60 GN C AC - SI NO NO - 6 3.80 210 60 GN C AC - SI NO NO - 8 4.10 200 75 GN D AC - SI NO NO - 6 Note : (**) andamento della scistosità (*) aperture con riempimento in calcite LOCALITA' :Torille Coordinate : (UTM - GB) Litotipo :Pietre Verdi Formazione : Data :22-08-1994 Quota : Lung. stendimento:9.85m. N° : 13 Immersione : 300 Giacitura media della parete : Progr. Immer. Inclin. [ m] [ °] [ °] 680 m. Sist. immersione 300 Lungh. [ m] Aper. Inclinaz. : 80 inclinaz. 80 Rug. Alter. Riemp. Acqua Martel. Pettine Schmidt - Barton - 0.70 340 85 GN E AC - NO NO NO 0.90 340 85 GN C AC - NO NO NO - 4 1.15 190 80 GN C SC - NO NO NO - 6 1.25 190 80 GN C SC - NO NO NO - 6 1.40 190 80 GN D SC - NO NO NO - 6 1.65 190 80 GN D AC - NO NO NO - 6 2.15 220 55 GN C SC - NO NO NO - 4 2.20 220 55 GN D SC - NO NO NO - 4 2.25 220 55 GN D SC - NO NO NO - 4 2.30 220 55 GN C SC - NO NO NO - 4 2.40 220 55 GN C SC - NO NO NO - 4 2.45 220 55 GN D SC - NO NO NO - 4 2.50 220 55 GN D SC - NO NO NO - 4 2.70 0 75 GN F AP - NO NO NO - 2 2.90 0 75 GN E AC - NO NO NO - 2 2.95 230 70 GN C AC - NO NO NO - 4 3.10 0 75 GN D SC - NO NO NO - 2 3.15 230 70 GN C AC - NO NO NO - 4 3.40 220 60 GN C SC - NO NO NO - 6 3.80 0 80 GN E AC - NO NO NO - 6 4.00 10 75 GN D AC - NO NO NO - 6 Note : LOCALITA' : Torille Coordinate : (UTM - GB) Litotipo : Pietre Verdi Formazione : Data : 22-08-1994 Quota : Lung. stendimento:9.85m. N° : 13 Immersione : 300 Giacitura media della parete : Progr. Immer. Inclin. [ m] [ °] [ °] 680 m. Sist. immersione 300 Lungh. [ m] Aper. Inclinaz. : 80 inclinaz. Rug. Alter. 80 Riemp. Acqua Martel. Pettine Schmidt - Barton - 4.90 90 75 GN D AC - NO NO NO 4.95 230 50 GN C SC - NO NO NO - 4 5.20 260 55 GN D AC - NO NO NO - 6 5.25 260 55 GN D AC - NO NO NO - 6 5.30 260 55 GN D AC - NO NO NO - 6 5.60 260 55 GN D AC - NO NO NO - 6 5.80 260 55 GN D AC - NO NO NO - 6 6.00 50 65 GN C CH - NO NO NO - 4 6.25 260 55 GN D AC - NO NO NO - 6 6.60 220 70 GN D AC - NO NO NO - 8 6.90 220 80 GN E AC - NO NO NO - 6 7.00 GN E AC - NO NO NO - 4 7.10 GN E AC - NO NO NO - 6 7.25 GN D AC - NO NO NO - 6 7.50 GN E AP - NO NO NO - 6 7.60 GN E AC - NO NO NO - 4 7.75 GN D AC - NO NO NO - 6 7.90 GN E AC - NO NO NO - 6 8.20 0 70 GN F AP - NO NO NO - 6 8.80 150 85 GN E AC - NO NO NO - 10 9.00 0 80 GN E AP - NO NO NO - 6 Note : LOCALITA' : Torille Coordinate : (UTM - GB) Litotipo : Pietre Verdi Formazione : Data : 22-08-1994 Quota : Lung. stendimento:9.85m. N° : 13 Immersione : 300 Giacitura media della parete : Progr. Immer. Inclin. [ m] [ °] [ °] 680 m. Sist. immersione 300 Lungh. [ m] Aper. Inclinaz. : 80 inclinaz. 80 Rug. Alter. Riemp. Acqua Martel. Pettine Schmidt - Barton - 9.20 80 70 GN D SC - NO NO NO 9.60 10 75 GN D SC - NO NO NO - 4 9.85 10 75 GN D SC - NO NO NO - 4 Note : Allegato 2 Dati ricavati dal Point Load Test LOCALITA' : Quota : Coordinate : Torille (UTM - GB) 420 m Rilevamento Valore medio parallelo : [MPa] Valore medio perpendicolare : [MPa] Valore medio massivo : [MPa] : A Litotipo Direz. W [ mm] D [mm] q [ MPa] P [MN] De [mm] Is [MPa] F Is50 [MPa] Note Metabasiti M 77 64 12 0.02 79.21 2.76 1.23 3.39 " M 70 60 19.50 0.03 73.13 5.26 1.19 6.24 - " M 70 64 12.5 0.02 75.53 3.16 1.20 3.81 rottura secondo inviluppo di microfratture " M 80 42 27 0.04 65.41 9.10 1.13 10.27 - " M 80 45 25 0.04 67.70 7.87 1.15 9.02 - " M 85 67 22 0.03 85.15 4.38 1.27 5.56 - " M 78 75 35 0.05 86.30 6.78 1.28 8.67 - " M 90 77 45 0.06 93.93 7.36 1.33 9.77 fuori scala non si è rotto " M 90 73 45 0.06 91.46 7.76 1.31 10.18 fuori scala non si è rotto " M 105 78 14.5 0.02 102.12 2.01 1.38 2.77 rotto seguendo frattura preesist. " M 105 45 27.5 0.04 77.56 6.59 1.22 8.03 " M 65 78 10 0.01 80.35 2.23 1.24 2.77 rottura su superf. preesist. e alterata " M 85 75 22 0.03 90.09 3.91 1.30 5.10 " " M 85 70 20.5 0.03 87.04 3.90 1.28 5.01 - " M 90 54 24.5 0.04 78.66 5.71 1.23 7 - " M 84 50 23 0.03 73.13 6.20 1.19 7.36 - " M 75 50 14 0.02 69.1 4.23 1.16 4.89 rottura anomala " M 100 100 4.50 0.01 112.84 0.51 1.44 0.74 rottura su frattura evid. e alterata " M 45 50 9 0.01 53.52 4.53 1.03 4.67 rottura su fratture alterate " M 85 53 16.5 0.02 75.74 4.15 1.21 5 rottura anomala " M 85 41 21 0.03 66.61 6.83 1.14 7.77 - - - Note : LOCALITA' : Coordinate : Torille (UTM - GB) Quota : 420 m Rilevamento Valore medio parallelo : [MPa] Valore medio perpendicolare : [MPa] Valore medio massivo : [MPa] : A Litotipo Direz. W [ mm] D [mm] q [ MPa] P [MN] De [mm] Is [MPa] F Is50 [MPa] Note Metabasiti M 90 52 16.5 0.02 77.19 3.99 1.22 4.86 " M 50 40 12 0.02 50.46 6.80 1 6.83 rottura su superfici parzialm. alterate " M 50 55 15 0.02 59.17 6.18 1.08 6.67 " " M 55 58 14 0.02 63.73 4.97 1.12 5.55 " " M 50 35 18.5 0.03 47.2 11.98 0.97 11.67 - " M 60 42 8 0.01 56.64 3.6 1.06 3.80 - " M 75 43 6.5 0.01 64.08 2.28 1.12 2.55 campione con cristalli di albite in massa cloridrica " M 70 35 6.5 0.01 55.85 3.01 1.05 3.16 - " M 60 30 18 0.03 47.87 11.33 0.98 11.11 - - Note : LOCALITA' :Torille - Baraccon Coordinate : Quota : 370 M. Rilevamento (UTM - GB) Valore medio parallelo : [MPa] Valore medio perpendicolare : [MPa] Valore medio massivo : [MPa] : B Litotipo Direz. W [ mm] D [mm] q [ MPa] P [MN] De [mm] Is [MPa] F Is50 [MPa] Note Micascisti PERP. 85 55 22.50 0.03 77.15 5.45 1.22 6.63 " PAR. 50 57 17 0.02 60.24 6.76 1.09 7.35 - " PERP. 50 33 19.50 0.03 45.83 13.39 0.96 12.88 - " PERP. 40 34 4.50 0.01 41.61 3.75 0.92 3.45 - " PERP. 40 28 8.50 0.01 37.76 8.60 0.88 7.58 - " PAR. 65 35 5.50 0.01 53.82 2.74 1.03 2.83 - " PERP. 35 42 13.50 0.02 43.26 10.41 0.94 9.75 - " PAR. 50 50 6 0.01 56.42 2.72 1.06 2.87 - " PERP. 45 37 12.50 0.02 46.04 8.51 0.96 8.20 - " PERP. 105 42 13 0.02 74.93 3.34 1.20 4.01 - " PERP. 60 48 12.50 0.02 60.56 4.92 1.09 5.36 - " PAR. 30 45 2 0.01 41.46 1.68 0.92 1.54 - Micascisti Granatiferi PERP. 90 52 35 0.05 77.19 8.47 1.22 10.30 - " PAR. 50 35 14.50 0.02 47.20 9.39 0.97 9.15 - " PERP. 70 35 16 0.02 55.85 7.40 1.05 7.78 - " PAR. 40 33 11 0.02 41 9.44 0.91 8.63 - Micascisto PERP. 95 30 16.50 0.02 60.24 6.56 1.09 7.13 - " PAR. 25 38 6 0.01 34.78 7.16 0.85 6.08 - " PAR. 80 58 10 0.01 76.86 2.44 1.21 2.96 - " PERP. 105 33 15.5 0.02 66.42 5.07 1.14 5.76 - " PAR. 25 45 9 0.01 37.85 9.06 0.88 8 - - Note : LOCALITA' : Torille - Baraccon Coordinate : Quota : Rilevamento (UTM - GB) 370 M. Valore medio parallelo : [MPa] Valore medio perpendicolare : [MPa] Valore medio massivo : [MPa] : B Litotipo Direz. W [ mm] D [mm] q [ MPa] P [MN] De [mm] Is [MPa] F Is50 [MPa] Note Micascisto PERP. 100 32 7 0.01 63.83 2.48 1.12 2.77 " PERP. 70 45 13.50 0.02 63.33 4.86 1.11 5.40 - " PERP. 80 60 26 0.04 78.18 6.14 1.22 7.50 - " PERP. 85 55 17 0.02 77.15 4.12 1.22 5.01 - " PAR. 55 58 12 0.02 63.73 4.26 1.12 4.75 - " PERP. 60 35 13.50 0.02 51.71 7.28 1.02 7.39 - Metabasiti PERP. 60 40 15 0.02 55.28 7.08 1.05 7.41 - " PAR. 35 45 11 0.02 44.78 7.91 0.95 7.53 - " PERP. 55 47 18.50 0.03 57.37 8.11 1.06 8.63 - " PAR. 35 25 6.50 0.01 33.38 8.42 0.83 7.02 - " PERP. 75 38 22.50 0.03 60.24 8.94 1.09 9.73 " PAR. 35 50 17.50 0.03 47.20 11.33 0.97 11.04 - " PERP. 95 40 23 0.03 69.56 6.86 1.16 7.96 - " PAR. 75 110 30 0.04 102.49 4.12 1.38 5.69 - - Note : LOCALITA' : Riverolle Coordinate : Quota : Rilevamento (UTM - GB) 400 m. Valore medio parallelo : [MPa] Valore medio perpendicolare : [MPa] Valore medio massivo : [MPa] : C Litotipo Direz. W [ mm] D [mm] q [ MPa] P [MN] De [mm] Is [MPa] F Is50 [MPa] Note Calcescisto PAR. 55 114 6.50 0.01 89.35 1.17 1.30 1.53 " PERP. 50 60 15 0.02 61.80 5.67 1.10 6.23 - " PAR. 80 54 12 0.02 74.16 3.15 1.19 3.76 Molte vene calcite (stockwork) " PAR. 80 75 1.50 0.01 87.40 0.28 1.29 0.36 Molto alterato " PERP. 75 60 12.50 0.02 75.69 3.15 1.21 3.79 Superf. molto alterata " PAR. 55 52 0.50 0.01 60.34 0.20 1.09 0.22 " " PERP. 90 50 8.50 0.01 75.69 2.14 1.21 2.58 - " PERP. 100 62 16 0.02 88.85 2.92 1.30 3.79 - " PERP. 90 52 10.50 0.02 77.19 2.54 1.22 3.09 - " PAR. 45 60 1.50 0.01 58.63 0.63 1.07 0.68 - Rottura superf. alterata " PAR. 50 58 6.50 0.01 60.77 2.54 1.09 2.77 Superf. non alterata " PERP. 95 48 5 0.01 76.20 1.24 1.21 1.50 - " PAR. 50 62 7 0.01 62.83 2.56 1.11 2.84 - " PERP. 70 44 10 0.01 62.62 3.68 1.11 4.07 - " PERP. 65 37 6 0.01 55.34 2.83 1.05 2.96 - " PERP. 80 25 7.50 0.01 50.46 4.25 1 4.27 - " PERP. 85 33 6.50 0.01 59.76 2.63 1.08 2.84 - " PERP. 95 28 7.50 0.01 58.20 3.19 1.07 3.42 - " PERP. 90 50 16 0.02 75.69 4.03 1.21 4.85 Molto compatto " PAR. 40 57 5 0.01 53.88 2.48 1.03 2.57 - Note : LOCALITA' : Torille Coordinate : Quota : 525 m. Rilevamento (UTM - GB) Valore medio parallelo : [MPa] Valore medio perpendicolare : [MPa] Valore medio massivo : [MPa] : D Litotipo Direz. W [ mm] D [mm] q [ MPa] P [MN] De [mm] Is [MPa] F Is50 [MPa] Note Metabasiti M 60 45 33 0.05 58.63 13.85 1.07 14.88 - " M 40 45 27 0.04 47.87 17 0.98 16.67 - " M 50 43 11 0.02 52.32 5.80 1.02 5.92 - " M 50 40 11 0.02 50.46 6.23 1 6.26 - " M 50 43 15 0.02 52.32 7.90 1.02 8.07 - " M 40 30 10 0.01 39.09 9.44 0.90 8.45 - " M 105 50 26 0.04 81.76 5.61 1.25 7 - " M 45 55 18 0.03 58.14 8.24 1.85 8.68 - " M 50 55 20 0.03 59.17 8.24 1.08 8.89 - " M 50 40 20.50 0.03 50.46 11.61 1 11.66 - " M 45 35 16 0.02 44.78 11.51 0.95 10.95 - " M 80 43 18 0.03 66.18 5.93 1.13 6.73 - " M 40 40 17.50 0.03 45.14 12.39 0.95 11.83 - " M 40 30 10 0.01 39.09 9.44 0.90 8.45 - " M 45 45 12.50 0.02 50.78 6.99 1.01 7.04 - " M 50 33 11 0.02 45.83 7.55 0.96 7.26 - Gneiss PERP. 90 57 28 0.04 80.82 6.18 1.24 7.68 - " PERP. 80 65 15 0.02 81.37 3.27 1.24 4.07 " PERP. 70 45 16 0.02 63.33 5.75 1.11 6.40 - " PAR. 45 40 10 0.01 47.87 6.29 0.98 6.17 - " PERP. 90 60 27 0.04 82.92 5.67 1.26 7.11 - Rottura anomala Note : LOCALITA' : Torille Coordinate : Quota : Rilevamento (UTM - GB) 525 m. Valore medio parallelo : [MPa] Valore medio perpendicolare : [MPa] Valore medio massivo : [MPa] : D Litotipo Direz. W [ mm] D [mm] q [ MPa] P [MN] De [mm] Is [MPa] F Is50 [MPa] Note Gneiss PAR. 60 60 12.50 0.02 67.70 3.93 1.15 4.51 " PERP. 70 42 19 0.03 61.18 7.32 1.10 8.02 - " PERP. 100 42 22 0.03 73.13 5.93 1.19 7.04 - " PAR. 40 50 16 0.02 50.46 9.06 1 9.10 - " PERP. 50 45 19 0.03 53.52 9.57 1.03 9.87 - " PAR. 40 43 12 0.02 46.80 7.90 0.97 7.67 - " PERP. 70 40 23 0.03 59.71 9.31 1.08 10.08 - " PAR. 37 55 8 0.01 50.90 4.45 1.01 4.49 - " PERP. 70 45 21 0.03 63.33 7.55 1.11 8.40 - " PAR. 38 52 15 0.02 50.16 8.60 1 8.61 - " PERP. 85 45 25 0.04 69.79 7.41 1.16 8.60 - " PERP. 83 25 12 0.02 51.40 6.55 1.01 6.63 - " PAR. 100 46 12.50 0.02 76.53 3.08 1.21 3.73 - " PERP. 45 50 17 0.02 53.52 8.56 1.03 8.83 - " PAR. 90 43 7 0.01 70.20 2.05 1.16 2.39 - " PERP. 55 46 17.50 0.03 56.76 7.84 1.06 8.30 - " PAR. 40 60 11 0.02 55.28 5.19 1.05 5.43 - " PAR. 65 60 3 0.01 70.47 0.87 1.17 1.02 " PAR. 62 62 6 0.01 69.96 1.77 1.16 2.06 " " PAR. 70 63 10 0.01 74.93 2.57 1.20 3.08 - " PERP. 45 30 11.50 0.02 41.46 9.65 0.92 8.87 - - Alterato micaceo Note : LOCALITA' : Coordinate : Torille (UTM - GB) Quota : 525 m. Rilevamento Valore medio parallelo : [MPa] Valore medio perpendicolare : [MPa] Valore medio massivo : [MPa] : D Litotipo Direz. W [ mm] D [mm] q [ MPa] P [MN] De [mm] Is [MPa] F Is50 [MPa] Note Granatiferi PAR. 70 43 5.50 0.01 61.91 2.07 1.10 2.28 " PERP. 90 50 29 0.04 75.69 7.30 1.21 8.80 - " PAR. 45 52 15.50 0.02 54.58 7.51 1.04 7.81 - " PERP. 60 52 24 0.03 63.03 8.72 1.11 9.67 - " PAR. 45 42 16 0.02 49.06 9.59 0.99 9.51 - " PERP. 110 35 13.50 0.02 70.01 3.97 1.16 4.62 " PERP. 90 47 16.50 0.02 73.39 4.42 1.19 5.25 " " PERP. 85 45 16 0.02 69.79 4.74 1.16 5.51 " " PAR. 40 42 3.50 0.01 46.25 2.36 0.97 2.28 " " PAR. 40 45 3.50 0.01 47.87 2.20 0.98 2.16 " - Alterato micaceo Gneiss PAR. 35 70 6 0.01 55.85 2.77 1.05 2.92 Rottura su superf. preesist. " PAR. 30 80 6 0.01 55.28 2.83 1.05 2.96 " " PAR. 40 74 5.50 0.01 61.39 2.11 1.10 2.31 " Note : LOCALITA' : Torille Coordinate : Quota : 430 Rilevamento (UTM - GB) Valore medio parallelo : [MPa] Valore medio perpendicolare : [MPa] Valore medio massivo : [MPa] : E Litotipo Direz. W [ mm] D [mm] q [ MPa] P [MN] De [mm] Is [MPa] F Is50 [MPa] Note Calcescisti PERP. 55 40 13 0.02 52.93 6.70 1.03 6.87 " PERP. 45 38 11 0.02 46.66 7.29 0.97 7.07 - " PAR. 30 30 2 0.01 33.85 2.52 0.84 2.11 - " PAR. 30 25 1.05 0.01 30.90 0.07 0.81 0.05 - " PERP. 60 40 2 0.01 55.28 0.94 1.05 0.99 Rottura anomala " PAR. 30 30 2 0.01 33.85 2.52 0.84 2.11 " " PERP. 80 37 2 0.01 61.39 0.77 1.10 0.84 " " PERP. 60 40 4 0.01 55.28 1.89 1.05 1.98 - " PERP. 50 40 7 0.01 50.46 3.97 1.00 3.98 - " PAR. 30 55 1 0.01 45.83 0.69 0.96 0.66 - " PERP. 70 50 7 0.01 66.76 2.27 1.14 2.58 - " PERP. 60 40 3 0.01 55.28 1.42 1.05 1.48 - " PERP. 70 60 5 0.01 73.13 1.35 1.19 1.60 - " PERP. 85 55 6 0.01 77.15 1.45 1.22 1.77 - " PERP. 65 50 2 0.01 64.33 0.70 1.12 0.78 - " PERP. 70 45 7 0.01 63.33 2.52 1.11 2.80 - " PAR. 30 40 1 0.01 39.09 0.94 0.90 0.85 - " PERP. 55 45 5 0.01 56.14 2.29 1.05 2.41 - " PAR. 30 33 1 0.01 35.50 1.14 0.86 0.98 - " PERP. 65 35 6 0.01 53.82 2.99 1.03 3.09 - - " PERP. 60 45 7 0.01 58.63 2.94 1.07 3.16 - Note : LOCALITA' : Quota : Coordinate : Torille (UTM - GB) 430 Rilevamento Valore medio parallelo : [MPa] Valore medio perpendicolare : [MPa] Valore medio massivo : [MPa] : E Litotipo Direz. W [ mm] D [mm] q [ MPa] P [MN] De [mm] Is [MPa] F Is50 [MPa] Note Calcascisti PERP. 50 45 6 0.01 53.52 3.02 1.03 3.12 " PERP. 90 30 7 0.01 58.63 2.94 1.07 3.16 - " PAR. 60 30 5 0.01 47.87 3.15 0.98 3.09 - " PAR. 30 30 1.05 0.01 33.85 0.06 0.84 0.05 - " PERP. 90 45 10 0.01 71.81 2.80 1.18 3.29 - " PERP. 95 45 12 0.02 73.78 3.18 1.19 3.79 - " PAR. 30 65 4 0.01 49.83 2.32 1 2.32 - - Note : LOCALITA' : Torille Coordinate : Quota : Rilevamento (UTM - GB) 430 m. Valore medio parallelo : [MPa] Valore medio perpendicolare : [MPa] Valore medio massivo : [MPa] : F Litotipo Direz. W [ mm] D [mm] q [ MPa] P [MN] De [mm] Is [MPa] F Is50 [MPa] Note GneissGranatiferi M 85 65 30 0.04 83.87 6.15 1.26 7.76 " M 40 65 15 0.02 57.54 6.54 1.07 6.96 - " M 100 62 30 0.04 88.85 5.48 1.30 7.10 - " M 45 60 15 0.02 58.63 6.29 1.07 6.76 - " M 55 65 21 0.03 67.47 6.66 1.14 7.62 - " M 45 60 24 0.03 58.63 10.07 1.07 10.82 rottura esplosiva " M 60 53 30 0.04 63.63 10.69 1.11 11.91 " " M 75 40 40 0.06 61.80 15.11 1.10 16.62 non si e rotto fuori scala " M 90 50 16 0.02 75.69 4.03 1.21 4.58 grana più grossa " M 50 50 12 0.02 56.42 5.44 1.06 5.74 " " M 60 50 6 0.01 61.80 2.27 1.10 2.49 rottura anomala " M 30 55 6 0.01 45.83 4.12 0.96 3.96 " " M 60 50 23 0.03 61.80 8.69 1.10 9.56 - " M 40 45 13 0.02 47.87 8.18 0.98 8.02 - " M 45 40 10 0.01 47.87 6.29 0.98 6.17 - " M 70 70 11 0.02 78.99 2.54 1.23 3.12 molto alterato " M 60 70 4 0.01 73.13 1.08 1.19 1.28 " " M 80 65 5 0.01 81.37 1.09 1.24 1.36 " " M 110 60 25 0.04 91.67 4.29 1.31 5.64 - - " M 100 60 27 0.04 87.40 5.10 1.29 6.56 - " M 50 60 23 0.03 61.80 8.69 1.10 9.56 - Note : LOCALITA' : Quota : Coordinate : Torille (UTM - GB) 430 m. Rilevamento Valore medio parallelo : [MPa] Valore medio perpendicolare : [MPa] Valore medio massivo : [MPa] : F Litotipo Direz. W [ mm] D [mm] q [ MPa] P [MN] De [mm] Is [MPa] F Is50 [MPa] Note Gneiss Granatiferi M 55 50 20 0.03 59.17 8.24 1.08 8.89 " M 90 35 17 0.02 63.33 6.11 1.11 6.80 - " M 85 40 13 0.02 65.80 4.33 1.13 4.90 - " M 65 43 14 0.02 59.65 5.68 1.08 6.14 - " M 65 35 11 0.02 53.82 5.48 1.03 5.66 - " M 75 40 11 0.02 61.80 4.15 1.10 4.57 - " M 40 40 9 0.01 45.14 6.37 0.95 6.09 - " M 80 40 4 0.01 63.83 1.42 1.12 1.58 rottura su superf. preesistenti " M 40 30 11 0.02 39.09 10.39 0.90 9.30 - " M 45 35 11 0.02 44.78 7.91 0.95 7.53 - - Note : Allegato 3 Reticoli di Schmidt Allegato 4 Valori ottenuti dalle prove di laboratorio