Sulle Ali Dell`Intento - Associazione ALEB

Transcript

Sulle Ali Dell`Intento - Associazione ALEB
Sulle Ali
Dell’Intento
Di
Marco Bove
Se non riesci… prova col cuore 
Ogni Maestro sa di essere prima di tutto un allievo dello
spirito
Edizioni Aleb
1
SOMMARIO
PROLOGO .............................................................................. 3
In Messico ............................................................................. 48
I Toltechi ............................................................................... 69
Rientrando in Messico ............................................................. 88
Auto-Guarigione................................................................... 102
In Perù................................................................................ 114
Tornato a Roma.................................................................... 146
In India............................................................................... 151
Tornato a casa ...................................................................... 199
In America........................................................................... 206
Ora si metabolizza ................................................................ 233
Atene .................................................................................. 238
Cina Tibet Nepal India.......................................................... 240
EPILOGO........................................................................... 322
2
PROLOGO
A
d essere sincero il mio primo libro “Il Gioco”,
mi sembra che abbia smosso un po’ di curiosità,
quindi eccomi di nuovo qui a scrivere. Indubbiamente
i più grandi momenti di crescita avvengono in
solitudine. Vedendo le ombre che albergano dentro
noi, ci si può realmente conoscere. Chi scappa dalla
solitudine fugge da tutto ciò che è irrisolto. Certo forse
qualcuno li fuori ci può aiutare, ma solo se siamo
disposti a comprenderci nel nostro più intimo, senza
nasconderci dietro false ed ipocrite maschere. Quando
iniziamo a vedere chiaro capiamo di non essere mai
soli, la meraviglia del mondo che ci circonda ce lo
comunica nella semplicità della sua natura evolutiva.
Quando questo avviene, allora, e solo allora è giunto il
momento di andare tra la gente. Solo vedendo e
3
comprendendo le ombre, possiamo vedere da dove
proviene la luce.
Per chi non abbia letto, il primo libro “il Gioco”
ricordo che è stato scritto dall'autore con un Intento
specifico di “ricapitolazione”. La ricapitolazione è
un’antica tecnica sciamanica per recuperare l'energia
dispersa, in quel concetto spazio temporale che è il
container del nostro vissuto. Il tempo e lo spazio sono
la stessa cosa e noi ne rappresentiamo, in tutte le
nostre forme, la macchina del tempo. Quindi l'Intento
del libro è stato ricapitolare, prendendo coscienza
delle esperienze fatte, trasformandole al di là del
corpo emotivo in consapevolezza. La consapevolezza è
l'acquisizione tramite anche l'esperienza diretta, dello
spazio venutosi a creare dal rivedere un qualsiasi
evento da una nuova visione,da un nuovo punto di
vista non considerato in precedenza, in sintesi è un
anello aperto. In questo modo cade un vecchio schema
mentale ed energetico, dando spazio al nuovo
4
paradigma, il quale pervade la nostra mente
costringendo
l'intento,
a
farci
fare la
nuova
esperienza in cui crediamo fermamente, in quanto
appena ridefinita ed ampliata dentro di noi. Spesso
questa esperienza è dilazionata nel tempo prima di
manifestarsi, sia per la sua originalità sia per il suo
contrasto nella massa critica. Ogni pensiero è già
materia
nell'istante
in
cui
è
formulato.
La
manifestazione tangibile dei nostri pensieri però passa
per un processo evolutivo, a cui per la maggior parte
dei casi si partecipa solo come testimone. Solo se si
ha un briciolo di consapevolezza dell'essere un
frammento di un corpo infinito, e che tutto è, e resta
ciò che siamo in grado di osservare, comprenderemo
che ciò che osserviamo siamo noi sotto forme infinite
di manifestazioni, allora e solo allora si riesce ad
evolversi facendo realmente tesoro di qualsiasi evento
governi la nostra vita, nel bene e nel male. L'autore
nel libro “Il Gioco”, in maniera molto semplice,
raccontando una storia che ruota in torno alle mura
5
del San Gallo di Roma, prende spunto per mettere
l'attenzione
su
aspetti
fondamentali
per
la
comprensione del se, come lo stato d'animo che ci
governa e l'importanza di tenersi centrati in una
vibrazione di cuore. Sono notevoli gli esempi che
rendono palese come l'Intento muova le cose intorno a
noi nel bene e nel male dei nostri pensieri. L’intento
passa direttamente per i nostri occhi e lasciandolo
fluire al di la delle cose, ci porta a vedere come
l’energia si muove. Oggi giorno è quasi divenuto un
luogo comune dire che il simile attrae il suo simile. In
effetti, in un circuito free-energy, dove si sfrutta sia il
campo elettrico sia il campo magnetico, inducendo
una sorgente d’energia ad una bobina in rotazione e
sfruttando dei condensatori senza utilizzare resistenze,
accade che viene attratta la forza opposta che a sua
volta riversandosi lentamente nel condensatore stesso
ne rallenterà la portata massima, attraendo a se infine
il polo di natura uguale per mezzo della saturazione
del condensatore stesso. Questo accade per via del
6
campo magnetico indotto dalla rotazione e dal
rivestimento della bobina in rame che è un materiale
altamente conduttivo. A questo punto la forza si
riverserà di nuovo nel condensatore, aumentando
sempre più la portata della sorgente stessa. Questo
modello è realizzabile con una logica non lineare ma
ciclica, al di la del tempo e dello spazio, creando una
spirale evolutiva di energia infinita . La scienza ce lo
dimostra con la fisica quantistica e la religione con la
fede. All'essere umano che incarna entrambi gli
aspetti non rimane che la volontà. Beati gli uomini
dotati di buona volontà disse qualcuno. Per realizzare
i nostri reali bisogni, ed esprimere in pieno le nostre
potenzialità e predilezioni naturali, non dobbiamo mai
smettere di sognare ad occhi aperti, non permettendo
mai al bambino interiore, che non è altro che un
esploratore, di smettere di sognare. La semplicità, la
fantasia e la purezza di quel bambino è il vero potere
personale di ognuno di noi. Tendendo a definire ciò
che è eternamente indefinibile, in quanto muta
7
continuamente ovvero tutto ciò che è possibile
osservare, non facciamo altro che definire noi stessi,
ed il limite della nostra percezione. Noi siamo il
nostro corpo e possiamo canalizzare qualsiasi forma
vogliamo, per questo i bambini s’identificano in vari
personaggi, per prenderne le caratteristiche da cui
sono attratti. Ora più che mai anche se non siamo più
bambini, abbiamo sempre il bisogno di riconoscerci
confrontandoci nel mondo, fino a che non faremo
realmente nostri quei valori che sentiamo nella nostra
parte più profonda.. Qui nasce l’esigenza di forgiare
il nostro corpo energetico, dando modo allo stesso di
mantenere la consapevolezza in evoluzione ed
armonia con ciò che ci circonda. Ciò che veramente
conta, qualsiasi forma mentis utilizziamo, è stare in
armonia col processo d’evoluzione il quale realmente
ci nutre e ci da la forza vitale per portare a
compimento il suo stesso programma che è il
perpetrarsi della vita La forza è una richiesta
d’energia che perpetriamo tramite la volontà , ed è la
8
forza stessa che ci guiderà per trovare ulteriore forza
per proseguire sul nostro cammino. Ogni azione
compiuta, ogni pensiero, può e deve essere una
richiesta di forza, così facendo agganceremo quella
meravigliosa magia che spinge per farci evolvere.
Evoluzione significa vita e continuità!… di certo non è
morte o fine come la cultura ad anello chiuso cerca di
indottrinarci, con le sue ragioni effimere.
Di solito, mi viene da ridere, quando sento dire
affermazioni, come quella ascoltata in una conferenza,
dove una dottoressa in Fisica e Reki Master, disciplina
Giapponese per l'induzione dell'energia a scopo di
guarigione tramite l’imposizione delle mani e l’uso
dell'intento abbinato ad alcuni simboli ed immagini,
afferma con vera convinzione che gli strumenti
acquisiti, vanno assolutamente usati per come
vengono
trasmessi.
Ma
stiamo
scherzando?!...e
l'evoluzione ?! Non ce la vogliamo mettere !?...e
l'intuito personale ?!...e che poi si debba passare per
9
una forma d’ego?! E che problema c'è?!… se fosse
solo
un
“trip”
individuale,
non
funzionerebbe
nell’oggettivo...se invece dà risultati! Allora di cosa
stiamo parlando!?....come al solito ognuno cerca di
confermare se stesso e lo strumento che usa, in questo
non c'è nulla di male fino a che non si prevarica il
prossimo, motivo per cui dico di rimanere con i piedi
per terra e di non dimenticare che ciò che veramente
conta è l'intento e non la forma che usiamo per
pregare, è l'intento e non il rito che eseguiamo,
qualsiasi esso sia, dall'accendere una candela a
muovere il corpo. L'azione che noi compiamo crea un
vortice, che muove dei filamenti che stanno sotto
l'ombelico che ci collega con una forza che ci guida
più facilmente verso la realizzazione della preghiera
offerta. Questa forza nell'uomo è chiamata Volontà, e
si muove a spirale come un vortice, risucchiandoci
dentro tanto quanto è forte il nostro credo. Motivo per
cui disciplina ed autocontrollo sono alla base di un
percorso evolutivo. Solo innaffiando ogni giorno una
10
pianta e dandogli la giusta luce, la manteniamo forte e
rigogliosa. Il pensiero positivo ne è il conseguente
atteggiamento; è alla base di qualsiasi religione e
disciplina. Questo vale per ogni nostro singolo
pensiero, ecco che nasce l'esigenza di un osservatore
interiore, per relazionare pensiero, emozione e
manifestazione oggettiva, qualcuno disse: “così dentro
così fuori”. Siamo responsabili del nostro mondo
interiore, tanto quanto quello esteriore. L'energia è
attenzione e l'intento ne dà la direzione ....a noi saperla
seguire tenendo il cuore e la mente aperti, non
indietreggiando dove cadiamo ma rialzandosi sapendo
che si va tanto in basso quanto in alto. L'unico modo
che abbiamo per tenere alta la nostra consapevolezza,
è riprendersi continuamente l'energia dispersa, fosse
anche solo con la consapevolezza del respiro, di
percepire il qui ed ora senza proiettare degli inutili
dialoghi interiori, forti del fatto che ci siamo e stiamo
ancora giocando la nostra occasione, forse unica e
proprio per questo dandogli il giusto valore fino
11
all'ultimo istante. Per sua natura la consapevolezza
sale e scende continuamente per creare quel vortice di
contrasto, data dal paragone di due punti di vista
diversi che inevitabilmente si fonderanno, espandendo
sempre più la nostra percezione della realtà. La felicità
e l’amore sono uno stato d'animo, il quale si può
richiamare
con
gran
semplicità,
senza
dover,
necessariamente passare per la realizzazione di una
aspettativa, non è altro che la conseguenza di una
pienezza totale dell’essere, in totale equilibrio con
tutto ciò che lo circonda. Se ci bastasse il semplice
fatto stesso di essere vivi e continuassimo a credere
fermamente, di poter realizzare tutti i nostri sogni,
allora continueremmo ad attrarre a noi la realizzazione
degli stessi, come una particella attira il suo simile
nell’aggregazione di una molecola. Un atteggiamento
diverso non solo ci fa essere infelici, ma attrae a noi
per legge di risonanza sempre più situazioni per
confermare
il
nostro
stato
d'infelicità
ed
insoddisfazione. Non avere niente e sentire di poter
12
fare tutto!... questa è la grande alchimia, non per
questo bisogna spogliarci dei nostri beni, ma spesso
nella nostra cultura o religione dogmatica si.
Purtroppo spesso è frainteso il reale significato di fare
ciò che vogliamo, come imporre la nostra idea sul
prossimo...non è assolutamente così anzi ognuno di
noi, senza ombra di dubbio, realizza pienamente se
stesso nell'armonia totale con ciò che lo circonda, anzi
è proprio questo il nocciolo della questione,
cominciare a guardare il nostro prossimo come una
estremità di noi stessi. L’autorità c’impone una sorta
di dittatore, ma non è rifiutandola ed imponendo il
nostro
dittatore interiore che andiamo oltre, bensì
accettandola dandone un punto di vista più elevato, in
questo modo andremo oltre il “dovere” trovandone il
giusto valore, risvegliando quella vocina che è il
nostro
veggente
interiore.
Perchè
giudicare
o
colpevolizzare? La strada giusta è comprendere e
capire che il modo migliore per ottenere la pace, è la
manifestazione per la pace e non contro la guerra.
13
Qualcuno disse: “Se ti colpiscono porgi l'altra
guancia” è una metafora dal punto di vista oggettivo,
ma dal punto di vista soggettivo, è una realtà
energetica, più si parla male del nemico e più gli si dà
potere...allora aprire il cuore e comprendere le
motivazioni altrui, qualsiasi esse siano, non solo
spesso ci fa imparare qualcosa di nuovo ma ci difende
nel caso in cui quella forma ci preda dal punto di vista
emotivo, cambiandone così la corrente a nostro favore.
Questo accade in quanto il potere del cuore valica la
nostra immaginazione muovendo eventi sottili e non,
basti pensare che si è notato chiaramente che il cuore
percepisce una intenzione affettiva 5 secondi prima di
pensarla coscientemente, il suo ritmo cardiaco cambia
in maniera evidente, proiettandosi in quello che
accadrà. Ad esempio, se pensiamo di toccare una
persona, 5 secondi prima il cuore già sa. Motivo, per
cui si parla spesso in molte tradizioni e discipline, di
arrivare a profetizzare gli avvenimenti tramite la via
del cuore. Questa è la strada della guarigione e
14
dell'auto-guarigione, il tutto passa per un processo
d'armonizzazione. Il potere di ognuno di noi sta nel
mantenere fede in questa consapevolezza, vedendo il
mondo cambiare in meglio davanti ai nostri occhi.
Inizialmente a cambiare è il mondo che ci circonda, le
amicizie, gli affetti, il lavoro, tutto troverà una nuova
posizione di cuore, man mano il tutto comincerà ad
espandersi ed a venire a contatto col sociale, qui potrà
sembrare più dura, ma siamo sempre di più e la massa
critica di questa “rete naturale” che si sta creando, ci
sosterrà fino al compiersi del suo epilogo. Le pratiche
che si possono fare?! Ce ne sono un’infinità, ognuno
deve trovare la più affine a se stesso, io per quanto mi
riguarda ne ho trovata una che ha reso e rende ancora
ad oggi l'esperienza semplice e costruttiva. Tramite
l’esecuzione di una forma fisica, contatto una matrice
di luce, da cui il corpo fisico attinge direttamente
informazioni a secondo l’intento espresso prima
dell’esecuzione della forma stessa. In questo modo in
seguito, ritroveremo la “luce”e quindi le informazioni
15
richieste e cristallizzate nel corpo fisico. A questo
punto tramite l’ascolto, l’attenzione del mondo esterno
e la meditazione, pian piano questi infinitesimali
cristalli si scioglieranno divenendo pensieri intuitivi e
lucidi alla mente razionale.
In questa matrice è
contenuta la consapevolezza espansa, di tutto quello
con cui sono venuto a contatto, cercando sempre di
unire e mai di dividere, cercando di comprendere
anche li dove mi è stato più difficile. Questa forma
diviene il nostro corpo energetico, il quale ogni volta
che viene richiamato tramite l’Intento, passando per la
ritualità di movimento o di frase, verrà a noi
portandoci il massimo della consapevolezza che noi
abbiamo trasferito in quella specifica impronta
energetica, ridandoci il giusto centro per perseguire i
nostri obbiettivi e la guarigione del corpo fisico che ne
è l’intento intrinseco primario. E’ una specie di Backup della nostra conoscenza, dove l’informazione,
prima è trasferita al server e poi in seguito, quando più
lo desideriamo, possiamo riprenderla a nostro
16
piacimento, basta un semplice Link. Qualsiasi ritualità
usiamo va bene, ciò che conta è la consapevolezza con
cui compiamo le nostre azioni e l’intento che ci
mettiamo, cercando di mantenere il “rispetto” e la
“sapienza”, coscienti che tutto ciò che ci circonda è
già pregno di un suo Intento specifico. Una ritualità
interessante da praticare giornalmente, potrebbe essere
semplicemente già il camminare, respirando con
consapevolezza ed attenzione. Agendo, in questo
modo, rimuoveremo la nostra storia personale, la
quale rimane, nel tempo, imprigionata nelle nostre
gambe come energia ristagnante, accumulata durante
il nostro vissuto. Camminando “consapevolmente” e
quindi con “Intento specifico”, quest’energia ed
informazioni (luce), si muovono tramite il sistema dei
tendini e della circolazione sanguigna, ridistribuendosi
e portando nuove comprensioni alla mente, la quale
“mente” osserva i nostri nuovi pensieri da altri punti di
vista, di là dello stato d’animo di, quando gli eventi, in
effetti, sono rimasti intrappolati nel nostro corpo
17
fisico, per via dello stato d’animo e delle nostre
emozioni. L’energia che andremo a smuovere, non
farà niente altro che risalire verso l’alto andando a
sollecitare altri centri fisici od aree di consapevolezza,
in cui potrebbe esserci altra energia “ristagnante”,
dovuta
sempre
all’
esperienza,
sotto
forma
d’informazione o luce. Ad esempio la nostra volontà,
è sita nel ventre sotto l’ombellico, ed è proprio questo
centro che ci connette con l’Intento. Invece lo stato
emotivo, tende ad addensarsi nella bocca dello
stomaco, il famoso “plesso solare”, o ancora più
semplicemente il “diaframma”, il quale rimane
“costretto” o chiuso dalle emozioni negative, ma si
apre come un fiore che ruota, mostrando i suoi
meravigliosi petali, nella accettazione e comprensione
delle stesse emozioni che lo hanno “costretto” alla
chiusura. Con questi due centri in armonia fra loro,
finalmente si può accedere alla felicità, ed al centro
del cuore che sta li ad indicarci la via mostrandoci
chiaramente i nostri reali bisogni. In qualsiasi
18
occasione, possiamo lavorare sulla coscienza e su noi
stessi, grazie a tutte le azioni compiute nel nostro
quotidiano, sfruttandone il pensiero circostanziale e
l’intento che mettiamo nel nostro agire. Inoltre anche
l’interazione con le macchine ci può aiutare a muovere
consapevolezza, basti pensare oggi giorno al continuo
utilizzo che si fa del computer. Ad esempio il mettere
in ordine, il proprio pc, sistemando cartelle e file
secondo
una
nostra
logica,
ne
migliorerà
indubbiamente l’efficienza e le prestazioni, se
vogliamo, quest’operare mettendoci una specifica
coscienza, per un attento osservatore, può divenire un
lavoro su se stesso e sul controllo del se, come
un’immagine riflessa in uno specchio. In sostanza,
sistemando il computer stiamo guarendo noi stessi ed
il nostro corpo fisico. Questo concetto ci avvicina
molto velocemente al forte principio che tutto è “uno”
e che niente è realmente separato da noi in maniera
oggettiva. Ne consegue che la realtà è puramente
soggettiva, ma questo non deve assolutamente creare
19
una
forma
d’alienazione,
bensì
darci
la
consapevolezza, che anche noi da un altro punto di
vista ne siamo solo un semplice frammento. In questa
maniera possiamo comprendere in piene, leggi
evolutive e circostanze che si succedono intorno a noi,
senza chiuderci in visioni della realtà limitanti
all’evoluzione personale. Le macchine ora mai fanno
parte della nostra vita e ben “comprese” ed
“utilizzate”
possono
aiutarci
ad
evolvere
più
velocemente. Esperienze interessanti si possono
sperimentare in luoghi comuni, come quando ci
spostiamo stando fermi, utilizzando una qualsiasi
macchina, oppure l’ascensore che di botto ci fa
provare un senso di leggerezza al di là della gravità.
Insomma il nostro più grande potere è l’attenzione che
mettiamo nelle nostre azioni, ricavandone sempre
nuove esperienze e conoscenza. L’attenzione è energia
l’intento ne da la direzione. L’intento che perseguo, è
entrare in connessione con il corpo energetico della
terra, per accedere non solo alle informazioni, in essa
20
contenute, ma anche e sopra tutto alle richieste che la
nostra cara casa c’invia. Per rendere più comprensibile
la mia esperienza ho deciso di scrivere un secondo
libro, dove cerco di spiegare nel migliore dei modi,
quello che appartiene spesso ad una esperienza che
invece è priva di parole e profonda di semplice
Silenzio e Gioia. D’altra parte è l’emozione della
realizzazione che ci fa sentire felici, allora perché non
rimanere sempre focalizzati su quell’emozione?!,
questo vale sia per le cose che realizziamo sia per
quelle che vogliamo realizzare, sicuramente è meglio
un atteggiamento positivo che stare a piangersi
addosso il motivo per cui non riusciamo in qualche
cosa, colpevolizzando questo o quello. E’ giunto il
tempo che l’essere umano riconosce a se stesso il suo
potere
personale,
nella
responsabilità
e
la
realizzazione di se stessi e di ciò che lo circonda,
comprendendo che ogni cosa è un’estensione di noi ed
un riflesso della consapevolezza tutta. Per chi ha letto
il primo libro, voglio togliere la curiosità di com’è
21
andata. Per quanto riguarda la pubblicazione del libro
“Il Gioco”, come volevasi dimostrare, mi sono
imbattuto in tutta una serie di dimensioni, dove
l’unico modo per uscire in maniera visibile era in parte
comprarsi quella possibilità, cedendo la maggior parte
dei diritti d’autore a terzi nella speranza che al terzo
libro, forse con le giuste conoscenze, si veniva meno
predati. Presto fatto, essendo Presidente di una
associazione
culturale
(sito
dell’associazione:
www.aileb.com), sono divenuto Editore di me stesso e
con una escamotage, trovata sapientemente su
internet, mi sono spedito la prima copia, by-passando
anche il famoso deposito alla S.I.A.E che crea tutta
una serie di vincoli, insieme alle case editrici,
piuttosto che garanzie. Il primo passo è stato creare un
meccanismo di pubblicità su internet, promossi l’opera
dal sito stesso, che fu il primo vero passo verso
l’indipendenza, già fatto anni prima, quando ebbi la
forza di seguire un percorso solitario, che univa invece
di dividere come spesso ci si ritrova a dover scegliere
22
nelle varie esperienze esoteriche legate a culture e
tradizioni diverse. Il passo successivo è stato seguire
l’energia, le cose si sono man mano incastrate da sole,
una mia vecchia allieva ha aperto una libreria e così
ho pensato di fare una presentazione ufficiale del
libro, da qui a propormi in varie esposizioni,
dovunque era possibile pubblicizzarlo, con grande
soddisfazione questo mi ha portato a realizzare un
altro desiderio che da anni aspettavo con grande
trepidazione, ovvero il cimentarmi in varie conferenze
portando la conoscenza e la mia esperienza personale.
Finalmente ero pronto per condividere a livello
sociale. Tra le varie cose che ho fatto in questo
periodo, ci tengo in particolar modo a ricordare
l’invito, di Giancarlo Bruschini, per la presentazione
del mio libro all’antico borgo di Montemaggiore
(vicino Fano). Insieme ad altri autori, in questo luogo
immerso nel verde ci siamo cimentati nell’esposizione
di libri e poesie, circondati da piazzette e vicoli
acciottolati del XVI secolo. Proprio qui nel 207 a.c.
23
avvenne un episodio storico. Mentre Asdrubale
avanzava minaccioso con i suoi elefanti verso la valle
del Metauro, il Livio Andronico, reso libero, dopo
essere stato catturato dai romani durante la guerra,
scrisse un carme propiziatorio in chiave poetica che
rabbonì la dea Giunone. Giove accolse quelle
invocazioni poetiche e l’esercito di Asdrubale venne
sconfitto. Per Livio fu l’inizio di un’importante
carriera artistica e da quel momento il Senato di Roma
riconobbe ufficialmente la poesia. IL valore energetico
di questo luogo, è chiaramente intuibile. Ogni luogo
rimane impregnato dell’energia e dell’impronta
emotiva che lì si è vissuta. Ad una visione attenta del
libro “ Il Gioco” si può notare, che nulla è lasciato al
caso, dal corsivo della voce fuori campo, la quale
rappresenta l’osservatore che ognuno di noi deve
sviluppare come un giornalista obbiettivo che narra
solo i fatti per come li ha rilevati, alla grande
attenzione che viene data ai titoli dei capitoli, agli
avvenimenti ed alle date. Il tempo è una condizione
24
legata alla percezione e all’attenzione, tanto è vero,
basti notare con l’osservatore interiore che, quando
l’attenzione è riversa fuori di noi il tempo trascorre
velocemente,
quando
è
riversa
dentro
passa
lentamente. Infatti, se stiamo con una bella donna o
con un bell’uomo il tempo vola, se invece li stiamo
solo pensando non passa mai, eh eh eh!!!. Questo
modo di relazionare gli eventi nel libro è voluto, in
quanto permette di mettere l’attenzione su un aspetto
fondamentale del tempo, cioè nella memorizzazione
dell’evento stesso, come si fa con un diario, ma in
questo caso siamo consapevoli che il nostro diario è il
corpo umano, nel quale sono impressi tutti i singoli
instanti della nostra vita. Si può quindi dedurre da qui
che pensieri, emozioni e conseguente consapevolezza,
sono impressi nel nostro corpo come un’infinità
d’istanti e fotografie visibili alla mente razionale,
qualora volessimo andarle a riprendere. Solo quando
decidiamo di “rispolverarle”, come appunto si fa con
un vecchio album di fotografie, allora e solo allora
25
rimoviamo quell’esperienza e riprendiamo l’energia
dispersa, prendendo coscienza dell’evento stesso,
qualsiasi esso sia, positivo o negativo. Questa tra
l’altro è l’esperienza che spesso raccontano persone
tornate da uno stato di coma. Inoltre consapevoli del
nostro ego e dell’ego del nostro prossimo, si fanno
delle vere e proprie fotografie di consapevolezza, ed
energia, tra le varie ed eventuali relazioni di diverso
tipo, tra i vari individui. E’ una cosa automatica che è
insita nel programma stesso evolutivo del gene
umano, e s’innesca in maniera autonoma, ogni volta
che si va oltre l’ego individuale o collettivo che sia,
permettendo all’energia di divenire pura comprensione
e di ridistribuirsi in maniera armonica su tutto il corpo,
portando lo stesso verso la guarigione. Andremo così
di là da schemi mentali fissi, fatti su un’osservazione,
di un solo punto di vista, che inevitabilmente porta
alla rigidità, alla tensione e alla malattia. Si può
ricapitolare qualsiasi cosa, dai sogni a tutte le
interazioni sessuali, alle esperienze lavorative ai
26
viaggi ecc.. e chi più ne ha più ne metta. In alcuni
centri per anziani, non a caso viene usata una tecnica
chiamata, narrativa terapeutica, questo è un vero e
proprio strumento di guarigione da far applicare agli
assistiti. Si è notato che facendo fare alle persone un
lavoro di scrittura, come un’autobiografia della
propria vita, spesso avvengono guarigioni inaspettate
con forti rilasci emotivi. Questo è chiaro perché
l’esperienza rimane intrappolata in una memoria come
in un hard–disk, nel corpo fisico fino a quando non
decidiamo di andarla a riprendere o “rivedere”, magari
con più consapevolezza di quella che si aveva durante
l’esperienza stessa, oppure da una consapevolezza
minore ci andiamo a connettere con quella che allora
era un’informazione più elevata. In un caso o
nell’altro, c’è il passaggio ad uno stato nuovo
dell’essere, dato dalla rimozione e trasformazione
dell’esperienza in qualche cosa di metabolico. In
questo modo ne richiamiamo anche lo stato d’animo,
rinnovandolo o riportandolo a noi nel caso in cui, nel
27
momento della ricapitolazione stessa, stiamo in uno
stato di consapevolezza inferiore rispetto all’evento
accadutoci in “passato”. Ebbene comprendendo
questo, ne consegue che la consapevolezza sale e
scende continuamente, in base alle esperienze tutte, e
quindi sta a noi richiamare alcune posizioni specifiche
e tenerle fisse con la giusta disciplina ed il giusto stato
d’animo, che diventa appunto “l’impeccabilità del
guerriero di luce”. Cosa vuol dire quest’ultima
frase?!…oggi
grazie
alla
tecnologia
possiamo
comprendere che la luce è informazione, basti vedere
le fibre ottiche usate per la comunicazione; se quindi
la luce è informazione ne consegue allora che il corpo
mantenendo il ricordo mantiene l’informazione, ed
ecco perché meditare vuol dire ricordare. Ma nel
corpo abbiamo solo il ricordo del nostro vissuto?!...e
no c’è anche il carattere il gene e quindi la storia tutta
dell’essere umano del cosmo intero e dell’infinito
indefinibile da dove veniamo?. Ecco allora perché
stiamo ricordando!, ed ecco perché ognuno di noi, è
28
un essere incredibile e misterioso, definibile solo da se
stessi o dai condizionamenti imposti. Un altro
elemento curato nel libro “Il Gioco”, ad un osservatore
attento, sono i quattro elementi Terra, Acqua, Aria e
Fuoco, ogni elemento rappresenta una dimensione
interiore, alcuni li abbiamo per nascita altri li
acquisiamo nell’esperienza e nell’unione. La terra
rappresenta il corpo, l’alimentazione, la concretezza e
la preparazione; l’acqua, la posizione, la fluidità ed il
corpo energetico che si trova e si forma subito al di la
di quello emotivo; l’aria è l’ascolto lo spirito e la
leggerezza d’animo; ed il fuoco è il calore l’affetto
l’abbandono ed il seguire l’energia così come fluisce
liberamente. Per sperimentare l’elemento, bisogna
arrivare ad incarnarne le caratteristiche stesse. Ogni
volta che viene lanciato un intento, un desiderio, si
passa per i quattro elementi per arrivare alla
realizzazione dell’intento stesso, tramite l’energia del
desiderio che ne è la forza creatrice. E’ come creare un
vaso, un contenitore nel quale si cominceranno a
29
riversare tutti gli elementi fino alla materializzazione
dello stesso. Ovviamente, muovere consapevolezza
per realizzare intenti astratti e non realizzazioni
dell’ego materiale, bensì di quello spirituale, ci fa fare
esperienze fuori dall’ordinario, svelandoci quei misteri
che avvolgono da sempre l’essere umano. Con
l’intento non si scherza, bisogna essere chiari ed
impeccabili, se non si vuole rischiare di fare più danni
che altro. Se desiderassi una nuova macchina, ad
esempio, potrei passare per l’evento che mi si rompe
quella attuale. Nell’elemento “Terra” e quindi per il
nostro corpo fisico, è fondamentale l’alimentazione.
Bisognerebbe aprire un capitolo a parte, ognuno di noi
è diverso come lo è il nostro gruppo sanguigno, quindi
già da questo si può intuire una necessità diversa per
ogni individuo Comunque tutti dovremmo prendere
coscienza del fatto che anche nel cibo c’è l’intento e
non è plausibile alimentarsi, con cose che danno un
messaggio di separazione alle nostre cellule, dovuto
spesso ai trattamenti chimici a cui i cibi vengono
30
sottoposti. Questo modo di agire, dopo pochi cicli crea
un seme nel quale il gene ne rimane modificato,
conservando in se caratteristiche dannose per il nostro
organismo. Ora mai ci sono alimenti come ad esempio
il grano o lo zucchero bianco, che non dovrebbero più
essere consumati e prodotti, al limite solo se
mantengono una forma per lo meno integrale che
comunica al corpo ed alle cellule un messaggio di
unione, aggregazione e rigenerazione. La stessa
alimentazione agisce sulla coscienza e lo stato
d’animo, portando tramite i “cibi vuoti” depressione e
stanchezza, cosa molto evidente sopra tutto nei paesi
completamente soggiogati dagli interessi legati alle
vendite,
piuttosto
che
alla
qualità
del
cibo.
Sicuramente la prima e più importante cosa è cercare
di imparare ad ascoltare il proprio corpo, per mangiare
quello di cui abbiamo “realmente” bisogno nel
momento che abbiamo “realmente” fame. Ad esempio
se sentiamo freddo è un chiaro segno che il nostro ki,
la nostra energia, si sta abbassando e quindi è un buon
31
momento per nutrirsi. Al contrario se sentiamo caldo e
ci nutriamo pesantemente, il nostro ki diminuisce, per
dare energia al processo di digestione e quindi anche
la
temperatura
corporea
si
abbassa,
portando
conseguente senso di stanchezza o addirittura una
sensazione di freddo. Nei paesi caldi, infatti, si tende a
mangiare cose leggere, frutta e bevande calde, proprio
perché l’energia solare ricarica notevolmente il livello
del Qi (energia vitale). Da questo se ne deduce che
non sempre abbiamo bisogno di mangiare in maniera
costante, ma piuttosto che dovremmo far caso al
nostro corpo ed alle nostre emozioni, per capire
meglio ed in pieno quello di cui abbiamo veramente
bisogno. E’ chiaro che dei forti stati emotivi, portano
alla chiusura o all’apertura dello stomaco secondo il
soggetto, ognuno deve notare i suoi e cercare di
comprendersi al meglio, per meglio nutrirsi, ed
imparare a distinguere la fame dalla sete, anche se può
sembrare scontato, vi assicuro che non è così provate a
bere alcune volte che avete fame, ed a mangiare
32
alcune volte che avete sete ma soprattutto provate a
non bere durante i pasti. L’altra cosa di un’importanza
“vitale” è la respirazione e la consapevolezza del
respiro stesso. Solo strutturando solide fondamenta
con buoni materiali, si può costruire un palazzo forte e
duraturo nel tempo. Una volta che la mente è sgombra
e lo stato d’animo è leggero, diventa facile “vedere”,
come si muove l’energia intorno a noi e seguirne la
direzione da noi stessi intentata. In questo libro ho
curato in particolar modo la prefazione, per permettere
al lettore di entrare il più possibile a contatto col suo
essere e la sua storia personale, in modo tale che nella
lettura può rispecchiare il suo vissuto, comprovando a
se stesso la possibilità di riconoscersi nel mistero
dell’evoluzione senza fine. Quindi a questo punto la
domanda è: come accedere a questa matrice
d’informazioni consapevolmente?!, iniziando così un
processo di guarigione e di ricordo del se?!...la
tecnologia
ancora
una
volta
può
aiutarci
a
comprendere meglio questo processo. Un computer
33
funziona con varie memorie di diverso tipo, da quelle
volatili (Ram) a quelle fisiche impresse in circuiti
logici, come può essere un semplice chip, fino ad una
memoria fisica vera e propria come un hard-disk.
Inoltre una parte di questa memoria è utilizzata per
l’esecuzione di programmi più o meno complessi, in
base a questo può accadere che le risorse del computer
vengono portate a saturazione e così il pc rallenta le
sue funzioni o addirittura si blocca. Quindi la sua
memoria è messa a dura prova, comprendendo questo
possiamo chiudere dei software che in quel momento
non ci servono per dare più risorse ad altri programmi,
potendo così utilizzare al meglio il programma voluto.
La mente dell’essere umano funziona pressapoco allo
stesso modo, tra l’altro non esiste cosa che l’uomo ha
creato, che non sia uno specchio di se stesso e del suo
mistero. Il silenzio interiore diviene il mezzo tramite il
quale si può accedere a tali informazioni, a questa
incredibile matrice di luce che tutto sa e tutto permea.
Possiamo, rallentando i nostri pensieri, accedere alla
34
possibilità di riutilizzare risorse per espandere la
consapevolezza al corpo, così facendo, quelle
specifiche informazioni si muoveranno verso la
possibilità
di
metabolizzarne
l’intento
dalla
meditazione stessa, divenendo lucide alla mente in un
processo completo d’introspezione e riscontro esterno.
Il primo e più importante Intento è l’auto-guarigione,
perché solo con un corpo sano possiamo arrivare a
sperimentare la possibilità d’espanderci oltre i nostri
limiti imposti. Per questo motivo, tutte le persone più
illuminate
sono
state
anche
precursori
per
l’evoluzione, e spesso sono ricordati anche per le loro
grandi qualità di guaritori. Il corpo ha una sua
consapevolezza propria, e lasciando libera l’energia di
fluire ed espandersi in esso, senza opporre schemi
mentali, gli si dà la possibilità di muovere la
guarigione verso la giusta direzione psico - fisica ed
emozionale. Funziona come se versassimo acqua su
una strada con delle buche, l’acqua in automatico
andrà a colmare le buche, senza bisogna che nessuno
35
glie lo dica. Ovviamente ci sono due fattori
importanti, la quantità d’acqua e la profondità delle
buche. Il tutto, a questo punto, dipende dalla capacità
del conduttore che trasporta l’acqua. L’uomo è
continuamente
un
conduttore
naturale
di
tali
informazioni, il compiere tale azione per se stessi o
per gli altri è una potente forma d’auto–guarigione, ne
ergo che la
fiducia o fede ne è un elemento
indispensabile, in quanto solo lasciando andare la
mente, con i suoi dubbi, possiamo arrivare a quello
stato d’abbandono totale, dove smettiamo di pensare e
cominciamo ad osservare, percepire, e sopra tutto
intuire. Ripeto, all’inizio è pura consapevolezza
corporea, ovvero impariamo a portare la nostra
attenzione, volontariamente in varie aree specifiche
del corpo. Imparare ad ascoltare intenzionalmente
alcune parti specifiche del nostro corpo, con il
semplice desiderio che questo avvenga, portandoci
semplicemente l’attenzione mentale o con “esercizi” o
respirazioni “mirate”, fa si che con il tempo e la
36
costanza,
diveniamo
finalmente
consapevoli
di
muovere una realtà oggettiva, d’informazioni lucide
alla mente e “nutritive” e “rigenerative” per il corpo
fisico e le sue eventuali problematiche. Ecco perché in
molte culture, si usano tecniche meditative per portare
l’attenzione della mente in aree specifiche del corpo,
proprio per risvegliare un certo tipo di consapevolezza
o ancora più semplicemente per il riequilibrio e la
buona salute. I famosi sette chakra indiani, in
corrispondenza le relative sette ghiandole endocrine
che regolano i flussi vitali del nostro corpo, ne sono
uno esempio incalzante che permette a diverse culture,
apparentemente contrastanti tra di loro, di unirsi in un
unico linguaggio che mira alla conoscenza ed al buon
all’utilizzo della stessa. In sostanza possiamo,
volendo, comunicare con qualsiasi organo, ghiandola
o cellula esistente in natura organica e non, se in più a
questo aggiungiamo la conoscenza dell’uso delle
piante, la medicina tradizionale cinese e l’uso della
conoscenza dei cinque elementi, le varie conoscenze
37
sparse per il globo e nella storia dei popoli antichi,
cominciamo ad avere un quadro chiaro e completo su
tutto questo. Saturandone il perché si può finalmente
lasciare
libera
la
mente
razionale,
accedendo
consapevolmente all’altra, la quale è intuitiva e
percettiva, si crea un punto di partenza dove il nostro
ego è saturo, lasciando così che l’energia fluisca in
modo auto-consapevole, senza il dubbio che ci
ottenebra. La nostra mente diventa come un faro che
ci indica la strada, e siamo noi a decidere quando
accenderlo e quando spegnerlo. A forza di lavorare in
questa direzione, si arriva a sperimentare altre
dimensioni, reali e tangibili quanto questa, o ad avere
dei
deja-vu
risvegliano
spazio
capacità
temporali,
latenti
in
sostanza,
nell’essere
si
umano
trovandone il centro in un punto del cuore, dove il
desiderio non è più ricevere, ma dare, sempre in
relazione con l’energia che ognuno ha per sostenere
tal esperienza, come ogni cosa, anche qui dipende
dalla pratica, dall’Intento e dalle predilezioni naturali
38
di ognuno di noi. Ad esempio, per chi si occupa di
guarigione, è possibile mandare energia a distanza ed
in momenti diversi legati alla linea spazio-temporale
ordinaria. Per esempio potremo pregare, meditare, o
semplicemente dedicare la nostra attenzione alle
azioni quotidiane, con l’intento della guarigione nostra
o di qualsivoglia essere vivente. Tra l’altro potremo
vedere tramite il nostro fare giornaliero, un'altra
situazione esterna a noi, vedendone varie sfaccettature
in un gioco di specchi riflessi sulla coscienza. Gli
antichi per profetizzare il futuro usavano riti al quanto
crudi, come ad esempio osservare le interiora di un
animale, in realtà quello che conta è la domanda che ci
poniamo, dopo di che rimane l’osservazione e
l’intento. Il tempo ad esempio rimane una delle più
grandi illusioni della mente umana. Basti pensare che
il tempo è uguale allo spazio diviso la velocità di
movimento. Istintivamente una mente logica lineare, è
portata a pensare che più velocemente ci muoviamo e
più tempo abbiamo a disposizione. In realtà è l’esatto
39
contrario, basta provare a dare dei valori numerici
all’equazione, più aumentiamo la velocità in un
determinato spazio e minore sarà il valore numerico
finale del tempo. Da questo se ne deduce che più lento
è il movimento nello spazio, e più grande è il valore
numerico del tempo. Più alta sarà la nostra attenzione
e concentrazione in un punto, e più tutto tenderà a
rallentare intorno e dentro di noi, creando così una
contrazione consapevole del tempo stesso. Agendo in
questo modo, riusciremo consapevolmente, ad evitare
l’inevitabile dilatazione del tempo, dato dalla nostra
mente inconsapevole, come ad esempio avviene
nell’agire di fretta senza essere presenti a noi stessi ed
al nostro battito cardiaco, il quale è l’unica grande
verità che ci ricorda continuamente che siamo vivi qui
ora in questo unico reale istante, così altresì
fermeremo l’intero mondo intorno a noi per un attimo
eterno, di verità e consapevolezza. A questo punto
tutto diviene possibile, come ad esempio quello che è
chiamato “lo spazio delle variabili”, ovvero intentare
40
un dettaglio diverso da quello che si sta presentando
d’innanzi ai nostri occhi, come il famoso parcheggio
che non si trova, oppure il traffico da dover affrontare
in macchina, o una brutta giornata di pioggia, o ancora
l’essere visibili o invisibili a chi lo si desidera.
Possiamo cambiare la realtà, d’innanzi ai nostri occhi,
variandone una sola costante, facendo così collassare
l’universo interiore su quello esteriore, pensando di
cambiare coscientemente anche solo un semplice
particolare.
Questo
può
avvenire
direttamente
nell’azione, oppure nell’intento del pensiero costante,
abbandonandone però l’ossessione emotiva, la quale ci
preda, allontanandoci dalla realizzazione del desiderio
stesso. In realtà, l’unica grande verità è provare
l’emozione della realizzazione, anche se ancora non
ne vediamo il risultato, questo
fa si che il più
velocemente possibile, il pensiero prendendo l’energia
dell’emozione, tende a far collassare nella materia, la
realizzazione dello stesso desiderio innanzi ai nostri
occhi increduli, tanto più sarà grande il nostro credo e
41
le nostre emozioni, tanto più il potere creativo ne sarà
una pura conseguenza osservabile. Si è sempre
pensato di non trasmettere tali conoscenze alla massa,
per l’uso inconsapevole che ne potrebbe fare, ma in
realtà è un falso pericolo, in quanto appena la
conoscenza è utilizzata solo a scopo egoistico, in
automatico la consapevolezza ridiscende, rendendo
tutto ciò solo un’illusione della mente, in quanto il
ritorno al bisogno di soddisfare i nostri desideri o
svolte personali, ci fa perdere la connessione con la
fonte, perdendone così l’uguaglianza di forma, in
questo modo ci auto-prediamo l’energia ed il potere
personale, dovendo rifare tutto il lavoro da capo, per
far salire di nuovo la volontà e la consapevolezza,
ritornando così alla sofferenza ed alla tristezza causata
sempre dal nostro ego. L’uguaglianza di forma è un
elemento fondamentale su cui mettere fermamente
l’attenzione. Gli esseri umani restano incompatibili fra
di loro se non c’è uguaglianza di forma e d’intento.
Motivo per cui è inutile perdere tempo, a cercare di
42
comunicare con chi non ha almeno sviluppato un vero
desiderio di comprensione spirituale, al di la della
materia, sviluppando così un centro nel cuore
consapevole, la persona finalmente comincerà a
“vedere” ed a “comprendere” oltre i vecchi paradigmi,
trovandone in questo gioia e felicità fuori e dentro di
lui. La mente razionale o lato destro, rappresenta la
capacità di memorizzare informazioni, che nella
definizione delle stesse, ci permette di sperimentarle
nella percezione del corpo e della materia organica. La
mente rappresenta delle posizioni che creano la realtà
per come la vediamo, per come c’è stato insegnato a
vederla e per com’è. Una chiave d’uscita per spostarsi
dal lato destro a quello sinistro, è proprio dire o
pensare la frase “Non lo so”, in questo l’energia
ridiscende verso il basso permettendoci di realizzare
ciò in cui si crede, senza creare contrasto interiore od
esteriore.
Questo
vuol
affermare
che
quando
definiamo una qualsiasi “ragione” con noi stessi o con
il nostro prossimo se non ammettiamo allo stesso
43
tempo la verità assoluta che oltre a quello che vediamo
in quel momento, “non sappiamo” cosa c’è o cosa ci
potrà essere, oltre il punto di vista che stiamo
definendo, l’energia rimarrà nell’ego ed in quanto tale
non si muove dal soggettivo all’oggettivo, ossia non
tende alla manifestazione e realizzazione condivisibile
ed armoniosa con tutto l’universo, bensì resterà in
parole povere, una verità schizofrenica o strettamente
individuale. Anche in questo libro ho sviluppato delle
chiavi criptiche di ricerca nel libro stesso, come ad
esempio le parole tempo, mente, ed attenzione, sono
parole ricorrenti dove, ogni volta, vi sono delle chiavi
d’apertura verso nuovi paradigmi sviluppati sulla
sensibilità dei vari lettori e dei loro diversi linguaggi
di comprensione, dettate dalle loro stesse predilezioni,
ovvero dei preziosi semi da custodire ognuno nel
proprio cuore; ce ne sono di diversi tipi,.. ad ognuno la
scoperta del suo!.
Qui di seguito svolgo una relazione d’alcuni miei
viaggi, a specifiche conoscenze del luogo, legate al
44
mistero dell’uomo ed alla sua evoluzione. L’intento
che ho messo in ogni viaggio, è stato di assorbire la
consapevolezza del luogo con il corpo fisico, e
metabolizzarla in seguito direttamente dal corpo
stesso, con la meditazione o ricapitolazione che in
sintesi può essere la stessa cosa. Il viaggio in Messico
è stata una conseguenza di un risveglio e di una forte
ed irrefrenabile passione verso il mistero ed il potere,
che si cela in tali antiche culture che hanno vissuto in
quei luoghi. Solo in seguito ho intuito che si poteva
fare anche l’esatto contrario, ovvero viaggiare in
luoghi terrestri specifici, meditando in maniera statica
o dinamica in quei luoghi, come si può fare col corpo
fisico, con un intento specifico, per esempio
risvegliare la conoscenza intrappolata nel nostro stesso
gene o legato alla storia ed all’energia del luogo che si
visita.
Sicuramente
qualcuno
potrà
obiettare,
affermando che non è strettamente necessario
viaggiare fisicamente per risvegliare la conoscenza
assopita dentro di noi, ed io mi trovo perfettamente in
45
accordo sia perché ognuno definisce e tende a seguire
le proprie inclinazioni naturali, e sia perché so bene
che
lo
spazio
stesso
è
una
mera
illusione
dell’interpretazione della realtà legata alla percezione
così come è strutturata, ma questo non toglie il fatto
che siamo e saremo sempre degli eterni esploratori, e
che tutto ciò per me resta immensamente stimolante e
divertente. L’atteggiamento della conoscenza, deve
sempre essere incarnato in uno stato d’animo positivo,
ed aperto nel cuore e nella mente. Solo osando e
lasciando andare i vecchi schemi si può realmente
sperimentare l’ignoto, permettendo ai nuovi paradigmi
di entrare a far parte della nostra vita, mantenendo di
base quello stato d’animo che io chiamo il “Gioco”,
senza il quale esplorando in questa direzione, si rischia
d’imbatterci in mondi e dimensioni peggiori di quello
da cui si cerca di fuggire. Questo accade proprio
perché non si riesce a comprenderne il vero
significato, e per sua natura o meglio per nostra
natura,
queste
dimensioni
46
si
continueranno
a
manifestare a noi fino a che non espanderemo noi
stessi, oltre il limite della ragione, ritrovando
finalmente la ragione stessa nei nostri cuori.
47
In Messico
I
l viaggio in Messico, senza ombra di dubbio, è
stata una conseguenza della lettura di tutti i libri di
Carlos Castaneda e della pratica della tensegrità
(www.cleargreen.com). Nel momento in cui ho
iniziato a desiderare di visitare col corpo fisico i
luoghi di cui avevo tanto letto, si sono cominciati ad
incastrare una serie d’eventi, i quali mi hanno portato
a seguire l’energia senza necessariamente organizzare
un viaggio in maniera logica razionale, ma
una
semplice
con
conseguenza
dell’Intento
seguito
determinazione e giocosità. Incontrai persone con lo
stesso obbiettivo, e così ogni cosa pratica diventava
un’onda armonica con tutto ciò che mi circondava.
Ricordo che, la prima cosa fondamentale fu quella di
trovare un biglietto d’andata e ritorno per Cancun,
entro un certo prezzo a me accessibile. La seconda
cosa necessaria, fu incontrare una giusta compagnia
per affrontare un viaggio di questo tipo, dove non si sa
48
nulla se non il punto di partenza e quello di ritorno, il
resto si può improvvisare al momento, ognuno
mettendo del suo. Venne così a crearsi un gruppo di 6
persone, tre uomini e tre donne, ognuno di noi con
caratteristiche diverse, ma tutti con una gran sete
d’avventura. Pochi giorni prima di prenotare il
viaggio, ricordo che mi si ruppe la macchina, la
guarnizione della testata bruciata! Nooo!… Valutando
la cosa da un punto di vista razionale avrei dovuto
rimandare il tutto, ma l’entusiasmo e la magia di ciò
che
stavo
vivendo
mi
fece
rischiare
senza
preoccuparmi del domani. Spesso ci troviamo a fare
delle scelte, ed ascoltare il cuore non è semplice.
Questo fu solo l’inizio di una serie d’eventi che mi
avrebbero sempre incalzato, a fronte della possibilità
di realizzare un progetto. Il limite del denaro è il
motore con il quale la sociètà, involutiva, controlla le
menti e le emozioni dell’essere umano. Ovviamente
c’è sempre una giustizia divina che dona ad ognuno
noi, quello di cui realmente ha bisogno, per
49
comprendere al meglio quello che non ha, il lavoro di
una vita per arrivare a superare il limite imposto
dall’ambiente. La destinazione fu Cancun nello
Yucatan, per poi raggiungere, io e la mia compagna,
gli altri quattro componenti del gruppo, i quali
partirono alcuni giorni prima con destinazione Isola
Mujeres. L’isola è chiamata così, letteralmente l’isola
delle mogli, perchè su di essa le donne Maya
celebravano il culto della Dea Ixchel, protettrice del
mondo femminile e propizia alla fertilità. Ricordo
ancora con immenso piacere il porto di Puerto Juarez
da dove si prendeva il traghetto per giungere all’isola,
dove ci aspettavano i nostri compagni di viaggio.
Sembrava di stare dentro un gioco della Luca Arts tipo
Monkey Island,…canzoncina diffusa vicino alle
imbarcazioni,
con
tutte
le
strutture
in
stile
Caraibico!….biglietteria sprovvista di bigliettaio,
ops!…stava semplicemente dormendo sdraiato su due
sedie…eh si!... Benvenuti in Messico!... qui tutto
rallenta e prende i colori del luogo. Arrivati sull’isola
50
vedemmo subito che i nostri amici stavano totalmente
in relax e godimento, tra sole e cervesas (birra
locale)…Allora senza indugiare pieno d’entusiasmo
proposi di partire subito il giorno dopo per andare a
visitare le piramidi Maya. Stefano che già c’era stato
anni prima, “perdendocisi” per alcuni mesi, si fomentò
subito coinvolgendo la curiosità di tutti, con un
progetto che ci portava fino a Tikal in Guatemala,
risalendo per il Chiapas passando per Merida la città
dell’argento, fino a giungere a Chichen Itza,
importante complesso archeologico Maya, qui si trova
una tra le più importanti piramidi messicane, la
piramide di Kukulkan e il tempio dei guerrieri. La
piramide è il più celebre osservatorio astronomico
risalente al periodo Maya, al suo interno vi è una scala
a chiocciola che conduce ad un ambiente con sette
aperture rettangolari. La struttura, è stata edificata in
più
periodi,
ha
una
forma
circolare
tipica
dell’architettura Maya. Le quattro porte, situate in
cima alla scalinata, sono posizionate in corrispondenza
51
dei quattro punti cardinali. Ci sono alcuni particolari
che presentano chiaramente influenze architettoniche
Tolteche, come la volta a mensola, i mascheroni, il
serpente piumato e le teste dei guerrieri. Nella parte
superiore c’è il simbolo del dio del cielo Quetzatcoatl.
Si pensa che la piramide voglia rappresentare il
calendario Maya, infatti, il numero degli scalini 365,
ciascuna facciata ha 52 pannelli lisci e altrettanti sono
gli anni della ruota del calendario, come le settimane
di un anno, le nove terrazze sono divise da una
scalinata centrale tale da formare 18 terrazzi, quanti
sono i mesi Maya nell’Anno Vago, inoltre usavano
anche un calendario sacro con base 13 e con 20 nomi
associati ai giorni e da tutte le combinazioni possibili
risultavano 260 giorni. Comparando il calendario
civile con quello sacro, profetizzavano il futuro con un
terzo calendario osservando dal micro cosmo il macro
cosmo, al di là del tempo e dello spazio. I Maya ci
lasciano testimonianza, nelle loro opere, del loro
grande mistero e della loro improvvisa dipartita, senza
52
lasciare alcuna traccia, sono stati indubbiamente un
popolo che nell’osservazione del piccolo e delle stelle
compresero l’immenso. Oggi si sta di nuovo, entrando
in una fase in cui l’essere umano prende sempre più
consapevolezza
che
cambiando
l’interno,
il
cambiamento stesso si manifesta inevitabilmente
all’esterno. Questa è l’unica cosa saggia, di cui
prendere
atto,
invece
di
dibattersi
inutilmente
cercando di distruggere un muro che molto spesso
siamo noi stessi a creare. Ad esempio, se stiamo
andando ad un appuntamento e ci dobbiamo spostare
in macchina e siamo leggermente in ritardo, secondo i
nostri calcoli, è inutile affannarci ad accelerare il
nostro movimento, bensì è di gran lunga migliore il
fatto di mantenere l’attenzione su un pensiero che è
una soluzione e non un problema, per esempio:
“sicuramente troverò parcheggio facilmente! Perché
quello che ho fatto fino adesso, andava fatto per
arrivare all’appuntamento, nel migliore dei modi, e per
sincronizzarmi con chi sta lasciando un posto auto, nel
53
luogo in cui mi sto recando”. Per risonanza, la nostra
mente, si predispone a farci trovare al posto giusto nel
momento giusto, al di là del nostro pre-concetto
spazio-tempo. In fin dei conti, pensare positivo al di là
del corpo emotivo, diventa un fatto strettamente
pratico, per ottenere il risultato voluto. Questo
esempio vuol far riflettere il lettore, su quanto è
importante ed antica la consapevolezza del tutto è
Uno!.
Sulla
Piramide
detta
“El
Castillo”,
nel
sito
archeologico di Chichen Itza, è possibile vedere,
grazie ad un gioco di luci in un determinato periodo
dell’anno, sul lato dello scalinato Nord, un’immagine
simile ad un serpente piumato. Questo accade ogni
anno dal 19 Marzo fino al 21, durante l’equinozio di
primavera per tre giorni avviene al tramonto una
proiezione solare serpentina, sette triangoli di luce
capovolti, questo è il risultato delle nove piattaforme
che formano l’edificio e che ne proiettano l’immagine
grazie alla posizione solare. Secondo la cultura Maya
54
questo è un fenomeno di carattere religioso, dove il
Dio Kukulkàn, in questo periodo, feconda la terra ed
offre agli uomini la possibilità di una nuova semina.
La
piramide
resta
un’indiscutibile
prova,
a
testimonianza della gran civiltà che ha elaborato tale
meraviglia. All’interno del sito c’è uno Sferisterio, al
cui interno era praticato il gioco del Pok-a-Tok ossia il
gioco della palla. All’estremità del campo ci sono due
templi, uno dedicato al Sole ed uno alla Luna. Il
campo da gioco rappresentava la terra e la palla, il
sole, perciò se la palla cadeva, durante il gioco, era
come impedire al sole di risorgere dalle tenebre. Per
questo motivo, il giocatore colpevole era “eliminato”.
Le squadre erano formate da sette giocatori e si
potevano usare gomiti, polsi, cosce e mani, la palla
pesava più di 5 kg ed era fatta di cauciù; qualora uno
dei giocatori riusciva a far punto, vale a dire far
passare la palla attraverso degli anelli, aveva diritto a
tutti i vestiti e gioielli degli spettatori, i quali dal loro
canto rischiavano tutto, solo per il gusto di vedere chi
55
a sua volta metteva a rischio la propria vita, per ciò
che loro già possedevano. Questo particolare ci fa
riflettere sullo stato d’animo con cui i giocatori
scendevano in campo, a fronte del rischio solo
economico degli spettatori stessi. Nel viaggio che ci
stavamo accingendo a fare avremmo potuto visitare e
vedere con i nostri occhi, questi e molto altri luoghi,
legati ad usanze e leggende di questa misteriosa terra.
Il giorno dopo, infatti, partimmo alla buon’ora verso
Tulum e le Calagne di don Armando, luogo
interessante dove sostare, che mi aveva consigliato il
ragazzo dell’agenzia dove avevo trovato il volo;
diceva che, visti i miei interessi, lì non era difficile
trovare anche degli uomini di conoscenza o Sciamani,
per fare esperienze con le piante di potere.
Sinceramente non era questo che mi allettava, in
quanto credo che un’esperienza del genere sia molto
più complessa di un semplice trip, di com’è spesso
visto dagli Occidentali. Certamente fu però un valido
56
motivo per far muovere il sedere dall’idilliaca isola ai
compagni di viaggio. Decidemmo in ogni caso, di
comune accordo, che alla fine del tour che ci avrebbe
portato fino in Belize e Guatemala, di tornare
sull’isola per 4/5 giorni per rilassarsi. Il giorno dopo il
nostro arrivo, eravamo già in movimento. Abbiamo
subito fatto amicizia, con i classici acquazzoni,
presenti abbondantemente in questi luoghi in questo
periodo dell’anno (settembre-ottobre). Dopo neanche
20 minuti di forte pioggia e vento, il sole tornò a
brillare nel cielo più forte che mai. In effetti, da buoni
europei eravamo gli unici a preoccuparci e a ripararci
dalla pioggia, addirittura un gruppo di bambini che
giocavano a palla, in mezzo alla strada semi asfaltata,
continuarono
a
giocare
come
se
nulla
fosse,
asciugandosi sotto al sole, al termine dell’acquazzone.
Dopo un breve viaggio col traghetto, un pulman fino a
Cancun ed un altro pulman arriviamo alle Calagne di
Don Armando a sera inoltrata. Eravamo visibilmente
stanchi con i nostri zaini in spalla e provati anche
57
dall’alto tasso d’umidità. Una curiosità particolare del
Messico, è che in alcune zone non esistono treni,
quindi gli spostamenti si effettuavano solo con mezzi
propri, affittati, o pulman turistici o locali. Appena
arrivati alle Calagne, degli uomini ci accolsero vicino
ad una sinistra capanna adibita a bar, offrendoci birra
e quanto altro avessimo voluto. Dopo una breve
chiacchiera
in
un
maccheronico
spagnolo,
ci
ritrovammo con in mano lenzuoli piegati e candele per
farci luce all’interno di capanne adibite a dormitorio.
L’esperienza di dormire in capanne sul mare, senza
corrente elettrica, le cucarace giganti (scarafaggi) che
giravano per le abitazioni, per non parlare delle
zanzare, fece si che eravamo in piedi pronti per la
partenza all’alba, come si dice.. di necessità si fa virtù!
e sopra tutto con le ragazze del gruppo che tra
l’inorridito e lo stizzito, non vollero sentire storie,
l’unica cosa era scappare da quel luogo il più
velocemente possibile. Dal mio canto me l’ero goduta,
dormendo a lume di candela, col mio impareggiabile
58
pigiamino, cosa che mi costò non poco. Infatti, la
mattina seguente mi svegliai con forti pruriti alle
gambe, una cinquantina di punture di zanzara erano li
pronte ad ossessionarmi per giorni. Fortunatamente,
grazie a pomate e foglie del posto, mi sono salvato da
un’infezione del sangue quasi certa, come venni a
sapere in seguito da gente del luogo, per non parlare
del prurito che ho dovuto alleviare continuamente, con
l’unico rimedio naturale possibile, ossia il limone.
Allora, praticavo già delle forme di guarigione su me
stesso e il problema delle zanzare, ha fatto sì che
praticassi continuamente l’induzione dell’energia.
Questo mi è stato molto utile, in quanto sapendo agire
con delle tecniche per spegnere la mente non sentivo il
corpo, permettendo allo stesso di guarire più
velocemente, senza martoriarmi grattandomi a rischio
infezione. Dopo alcuni giorni, le zanzare ed il prurito
non erano più un gran problema, se non dal punto di
vista estetico. Di buono in questa esperienza c’è che
inconsciamente, per via del problema che avevo, ho
59
iniziato a muovere energia, cercando continuamente
silenzio interiore in tutta una serie di posti particolari,
legati ad un popolo che a sua volta era legato a questi
luoghi
misteriosi.
Come
più
avanti
si
capirà
chiaramente, i luoghi sono fondamentali bacini per
raccogliere e scuotere la nostra energia, ed il
riconoscerne la consapevolezza ci permetterà di
arricchirci continuamente. La successiva tappa fu
Tulum; splendido sito archeologico a picco sul mare,
la cosa più evidente era sempre, da parte di
quest’antico popolo, la loro gran conoscenza delle
stelle, rispecchiata sempre nelle loro costruzioni. Il
sole
in
determinati
periodi
dell’anno
segnava
l’alternanza delle stagioni, passando attraverso dei fori
a ridosso delle costruzioni stesse, in un gioco di luci
ed ombre, indicando a chi le osservava, il momento
per intervenire sapientemente sui raccolti e su tutte le
attività ivi legate. Negli spostamenti facemmo molto
affidamento nel risolvere direttamente sul posto, il
problema dell’alloggio e del mezzo da prendere per
60
continuare il viaggio il giorno successivo. Era quindi
indispensabile e divertente, parlare direttamente con la
gente, cercando supporto e consiglio. Trovammo, in
alcune occasioni, sistemazione anche a casa delle
persone stesse a cui chiedevamo informazioni. Dietro
un irrisorio pagamento, mettevano a disposizione
stanze nelle loro stesse abitazioni, ed a volte
proponendosi anche di portarci, con i loro mezzi, alla
prossima destinazione, tutto ovviamente a prezzi
notevolmente più bassi delle classiche soluzioni
turistiche, che tra l’altro non erano sempre presenti. Il
viaggio proseguì fino a Tikal, centro archeologico
Maya, sito nella foresta del Guatemala. Dovemmo
passare per il Belize e non in tutta tranquillità. La
strada era percorribile, ma non asfaltata e passava per
l’entroterra, mostrandoci paesaggi di campagne
sterminate ed isolate, dove all’improvviso si vedevano
uomini armati di macete (sciabola locale) in mano o
nei
cinturoni,
agli
angoli
degli
incroci,
che
sembravano fare la guardia a qualche cosa, anche la
61
persona apparentemente più pacifica girava col macete
a tracolla. Durante il viaggio, poco prima del confine
col Guatemala, abbiamo vissuto una scena a dir poco
paradossale. Salirono sull’autobus un gruppo di
indigeni locali, i quali cominciarono a sbraitare nel
loro idioma prima verso l’autista e poi verso di noi,
dicendo ad alta voce frasi sconnesse. Niente di
preoccupante, dopo un po’, a gesti e mostrandoci la
moneta locale, capimmo che volevano farci cambiare i
soldi in nero, la cosa buffa è, che arrivati al confine,
gli stessi scesero dall’autobus frettolosamente, ed
andarono a ricoprire varie posizioni di lavoro in quello
che doveva essere un fatiscente ufficio doganale.
Ovviamente per loro era un modo per guadagnare
qualche spicciolo con i turisti, ed indubbiamente
stavano aspettando appunto il pulman diretto a Tikal,
che sapevano sarebbe passato da lì a poco. Arrivammo
agli alloggi adiacenti al sito archeologico a sera
inoltrata, trovando posto tutti insieme in una stanza
per sei persone, tempo di posare gli zaini e via tutti a
62
mangiare…ovviamente pollo alla brace!. Qui un altro
episodio ci fece riflettere, ovvero il grande rispetto che
hanno da queste parti per la natura, in ogni loro gesto
e comportamento. Infatti, durante la cena più volte
chiedemmo fazzoletti di carta per pulirci le mani, ma
ce ne portarono solo uno a testa, anche dopo averli
chiesti per più volte. L’uomo che serviva al tavolo ci
spiegò che per loro la carta è sacra come gli alberi,
motivo per cui bisognava esserne parsimoniosi
nell’uso, non usarne al di la dell’indispensabile, in
modo che lo spirito della terra, Gaia, ci avrebbe
protetto perché noi a nostra volta lo rispettavamo e lo
proteggevamo.
L’indomani
ci
alzammo
presto,
entusiasti di visitare il sito archeologico in mezzo alla
foresta, prendendo di comune accordo una guida che
parlava un misto di Spagnolo ed Italiano. Questa ci
portò all’interno della giungla pluviale, con le
scimmie urlatrici che accompagnavano il nostro
cammino. La guida notò che ero spesso distratto nel
toccarmi continuamente le gambe e di conseguenza
63
dall’isolarmi dal gruppo, per praticare delle forme
energetiche, in modo da placare l’enorme fastidio che
avevo a causa delle punture di moschitos. MI ERA
PRESO
UN
ATTACCO
DI
PRURITO
INSOPPORTABILE! E NON AVEVO CON ME
NEANCHE IL LIMONE. Così fu proprio la guida,
incuriosita dal mio comportamento, a consigliarmi di
strofinare sulle gambe delle foglie secche che raccolse
da terra di una pianta di cui non ne ricordo il nome,
disse che erano utili per alleviare il prurito e togliere il
rossore causate dalle punture. Incredibile! In un attimo
le bolle da rosse divennero rosa, lasciandomi libero da
quel fastidioso prurito, potendomi così godere anche
io l’incredibile panorama che si prospettava d’innanzi
ai nostri occhi, mentre lentamente ci addentravamo
all’interno della giungla. Ovunque c’erano piramidi
Maya e templi sia riportati alla luce sia ancora
ricoperti dalla vegetazione stessa. Ci spiegò appunto la
guida, che il governo Guatemalteco preferiva lasciare
le cose così, piuttosto che divenire una colonia degli
64
stati uniti accettando finanziamenti per rimuovere la
vegetazione dalle rovine. Bastava vedere come già
all’ingresso del sito archeologico c’era in bella mostra
un distributore di lattine di coca cola, figuriamoci se
investivano sugli scavi, sarebbe divenuta la solita zona
super
monitorata
e
sfruttata
commercialmente,
perdendo quell’incredibile alone di mistero e di
selvaggio che ancora qui regnava sovrano. Nel
gruppo, vi erano altri viaggiatori che si erano uniti a
noi nell’escursione. Tra loro ricordo una ragazza che
veniva dal Cile, dove aveva fatto volontariato presso
un ospedale per tre mesi, ed ora… era li con noi e
chiedeva alla guida se fosse possibile rimanere a
passare la notte su una piramide nella giungla, la
guida sorridendo gli disse : “Come vuoi, ma non
scendere dalla piramide a terra, la notte girano puma
e tigri ma di solito sulle piramidi non salgono”. Ci
raccontò che ogni tanto, capitava che qualche turista,
si perdeva nella giungla e qualcuno addirittura non
veniva più ritrovato, ne vivo ne morto. La ragazza
65
affermò che era un atto per affrontare le sue paure;
avrà avuto non più di 22 anni, in effetti, la ragazza, al
tramonto si trattenne nel sito archeologico su una delle
piramidi più alte, mentre noi ci accingevamo a
rientrare. Sulla via del ritorno, carico dell’energia di
quest’episodio e della ragazza stessa che aveva
spostato, col suo fare, tutti i componenti del gruppo,
senza farmi notare…vicino al lodge, mi arrampicai su
una piccola ma abbastanza alta piramide, non aveva i
classici gradoni praticabili come scalini, ma comunque
accessibile con un po’ di spirito d’avventura, per chi
volesse ammirare il panorama dall’alto. Arrivato su mi
accorsi subito che c’era si e no lo spazio per sedersi
tenendosi a circa 50 cm dai bordi, incrociai le gambe e
mi sedetti; davanti a me si stagliava all’orizzonte uno
spettacolo incredibile, tutta la foresta pluviale in tutte
le sue direzioni, la piramide emergeva esattamente
subito sopra gli alberi. Chiusi gli occhi lasciandomi
avvolgere dai profumi e dalle sensazioni che provavo,
non passò molto che iniziai a sentire fischiare forti le
66
orecchie ed ad avere la netta sensazione di cadere,
aprii gli occhi di scatto e vedendo ovviamente che ero
li seduto, di nuovo, li richiusi e subito ricominciò il
forte fischio alle orecchie e quella forte sensazione tra
il cadere ed il vedermi dall’alto. Il tutto intorno mi
attraeva in maniera così forte, che solo chiudendo gli
occhi percepivo una parte del mio corpo come se si
separasse da me, lasciandomi quella sensazione di
sdoppiamento che spesso ritrovavo nei miei sogni. Il
vero anello di congiunzione tra ciò che stavo vivendo
e quello che è stato tutto il percorso che mi ha portato
in Messico, era proprio in quella dimensione di
“sogno” che si è risvegliata in me e che stavo
ricapitolando da quando avevo letto i libri di Carlos
Castaneda. Nelle letture dei suoi libri, trovai
finalmente delle risposte concrete a tutta una serie
d’esperienze che tenevo ben custodite nella normalità
di una mia attività onirica intensa e celata al mondo.
All’improvviso potevo ricollocare, tutta una serie
67
d’esperienze come una chiara conseguenza di
semplicità, consapevolezza ed energia.
68
I Toltechi
I
Libri di Carlos Castaneda sono basati sul racconto
dell’apprendistato, di un uomo pregno della
cultura occidentale, con appunto una mentalità
prettamente logico razionale, e un indiano Yaqui che
gli fa da maestro, sconvolgendone continuamente la
visione e la percezione del mondo che lo circonda.
Carlos Castaneda laureatosi in antropologia, si recò in
Messico alla ricerca di uno stregone che gli insegnasse
l’arte e l’antica conoscenza sull’uso delle piante di
potere lo trovò in un indiano Yacqui dal nome di Don
Juan, indubbiamente ne rimase coinvolto totalmente, a
tutti i livelli. Un transfert molto interessante, dei suoi
libri, è la molteplicità dei personaggi in cui il lettore si
può identificare. Questo avviene ovviamente in tutti i
libri, dove c’è un maestro ed un allievo. Inoltre c’è un
terzo personaggio, Don Gennaro, il quale, in seguito,
69
si scopre essere l’insegnante del lato sinistro, che è la
comunicazione e la percezione della realtà, tramite il
silenzio interiore e l’agire muovendo consapevolmente
il corpo energetico o sognante. Inevitabilmente ogni
discepolo si arricchisce di conoscenza a lui prima
oscura, che gli permetterà nel tempo, di poter essere
sia apprendista sia guida, una volta fatti suoi gli
insegnamenti ricevuti, potrà a sua volta condividerli,
quando ne verrà il tempo, con chi lo spirito, gli
indicherà come prescelto. Dico lo spirito, quando
intendo non il nostro ego, ma una serie di segnali
inequivocabili, che insieme con una chiara e
particolare conformazione energetica, ne indica la
persona, come un soggetto adatto e predisposto alla
conoscenza ed ai rischi che ne consegue. La
conoscenza che Don Juan trasmise al suo apprendista,
fu dovuta unicamente dalla conseguenza di una serie
di segnali, appunto inequivocabili, dello spirito che
indicava in Carlos Castaneda un potenziale Nagual,
ovvero una forma energetica particolare per poter
70
sostenere
tutta
una
serie
d’insegnamenti,
che
travalicavano la concezione di realtà che ci circonda.
Lo stregone agisce sull’allievo, muovendo la forza
della natura ed usando a supporto, piante di potere
somministrate all’apprendista stesso, qualora ce ne
fosse bisogno, per interrompere quello che è definito il
così detto “dialogo interiore”, in altre parole
l’interpretazione della realtà così com’è innanzi ai
nostri occhi. Questo agire, permette la comprensione
della conoscenza trasmessa a vari livelli, permettendo
di fare reale esperienza di una sapienza antica di
10.000 anni ed oltre. Alcune piante contengono delle
sostanze, che somministrate all’apprendista, muovono
una consapevolezza particolare, la quale ci permette di
vedere chiaramente, lì dove ve n’è la coscienza, quella
dimensione che è chiamata “astrale” dagli orientali ed
inconscio collettivo o individuale da noi occidentali. Il
periodo storico a cui fa spesso riferimento, Don Juan è
da lui stesso associato al popolo dei Toltechi, i quali
vivevano nel nord del Messico ed erano detentori di
71
consapevolezza totale. Questa consapevolezza veniva
“vista”, come una patina color violetto che ricopriva la
totalità del corpo. Nel gioco della consapevolezza, è
possibile salire degli scalini o solchi, dove ogni volta
viene compressa talmente tanto la nostra vita, o storia
personale, da far accendere notevolmente i nostri
filamenti luminosi, permettendo così, quello che viene
definito “Fuoco dal profondo”, ovvero il passaggio al
solco successivo mantenendo la consapevolezza di
quello precedente, questo atto viene visto come una
morte del nostro vecchio essere ed una rinascita allo
stesso tempo. Nel nuovo solco non si scorderà più la
consapevolezza conquistata con gran fatica e fissata
nel nostro più profondo dell’essere, anche grazie
all’atto stesso di resistere appunto al duro passaggio
da un solco all’altro. Per esempio, la possibilità di
vedere il colore dell’aura, è la pura conseguenza della
consapevolezza e degli stati mentali che ne derivano.
Nel color viola vi è la consapevolezza della relatività
del tempo e dello spazio, inoltre è il colore del
72
perdono e della purificazione in poche parole brucia il
carma. Ad esempio basta pensare che oggi con i raggi
ultravioletti purificano i bisturi o le condotte
dell’acqua, addirittura è stato notato come le
gravidanze legate alla nascita dei maschi sia legata
all’esposizione dei padri ai suddetti raggi in quantità
abbondante, inoltre fin dall’uscita delle lampade al
neon (che sono realmente dannose alla solute) hanno
voluto farci pensare che tale gamma di raggi sia
dannosa alla salute, invece l’esposizione al sole o ai
raggi ultravioletti non solo elimina il carma ma anche
le patologie emotive e virali. Nel blu c’è la
predisposizione alla guarigione ed all’apertura del
terzo occhio ed è il colore della bontà d’animo, nel
rosso o rosa chiaro tendente al verde, vi è una
posizione di cuore e di solidarietà con conseguente
sviluppo alla creatività, nel bianco c’è una posizione
lucida della mente in armonia con tutto quello che ci
circonda, nel giallo e quindi nel plesso solare o
diaframma che sia, vi è la forza del distacco e
73
dell’abbandono, nel verde la forza di volontà, nel nero
vi è una posizione riversa completamente nella
materia e nell’ego ed infine nel grigio regna padrone il
dubbio. Per via di uno sviluppo egoistico di tale
consapevolezza ed energia, la razza umana, è arrivata
alla
sua
perdita
quasi
totalmente,
relegandoci
all’illusione di un mondo limitato a ciò che è, per
com’è descritto, divenendo letteralmente cibo di
vibrazioni molto basse, lontane dal cuore e dalla
solidarietà. Un antico lignaggio sparso in ogni angolo
del mondo, il quale si è fatto carico di esserne il
custode fino ad oggi, ora sta condividendo e portando
la consapevolezza, in ogni dove ed in ogni forma
comprensibile, ma tutte quante, con un unico intento
in comune, conoscere realmente se stessi, nel nome
della libertà ed il rispetto per la vita. Questo
permetterà al genere umano, di evolversi in un nuovo
popolo, che abiterà la terra e sarà chiamato e ricordato
col nome del “Popolo dell’Arcobaleno”. Il nome sarà
acquisito per la sua incredibile capacità di saper come
74
manovrare la luce, il lato destro ed il lato sinistro
nell’intento del tutto è “Uno”!, la guarigione,
la
libertà totale e la felicità di ogni individuo, ne sarà
l’evidente risultato. Amando noi stessi possiamo
domare l’unico reale predatore che è dentro di noi. Fin
quando non lo riconosceremo, ed impareremo ad
amarlo, proietteremo all’esterno la responsabilità delle
nostre
azioni.
Finalmente
quando
diverremo
responsabili, allora e solo allora, entreremo nella
meraviglia della vita giocosa, lasciando dietro di noi
finalmente il significato della sofferenza, come un
ricordo che sbiadisce nel tempo e non più come una
condanna, ma anzi come qualcosa che c’è servito per
indicarci la giusta via e per non rilegare di nuovo le
nostre vite all’illusione puramente materiale.
Secondo i Toltechi o “uomini di conoscenza”
solamente un perfetto equilibrio, tra i due aspetti della
percezione ovvero il , “Tonal” e il “Nagual”, permette
di vedere una parete che separa i due lati, come una
75
porta nascosta che si apre in un terzo scompartimento
segreto. Solo quando si apre questa porta si può
finalmente sperimentare la “Libertà”, è chiamato
rispettivamente “Tonal o lato destro” tutto ciò che
riguarda l’ordinario, la cultura e le definizioni
dell’uomo, invece “Nagual o lato sinistro” tutto ciò
che appartiene al non ordinario, quindi percezione del
corpo energetico, il doppio, spirito o altro. Tutto ciò
che appartiene all’ego ed al materiale, di conseguenza
non è spirituale, anche lo stesso pregare per se stessi o
per qualcun altro, se il fine e l’intento per il quale si
prega appartengono al mondo materiale, per quanta
elevata la cosa possa essere, non appartiene allo
spirituale. Ciò nonostante bisogna dire che soprattutto
pregare per gli altri è un primo passo verso lo spirito,
dove ci mettiamo nelle condizioni di dare invece che
ricevere. In pratica è impossibile definire ciò che è
spirituale, lo spirito è ciò che permette il compimento
della materia, ma non la materia stessa. Lo possiamo
identificare in uno stato d’animo, un pensiero un
76
emozione, la quale è sempre una carica energetica che
se trasformata e direzionata o offerta allo spirito,
inteso come un vaso spirituale che ha l’intento di dare
e non di ricevere, questo ci dona la “volontà”
necessaria, come forza che ci permette di percepirlo in
maniera astratta ed allo stesso tempo funzionale, con
una chiara sensazione benefica sul corpo sulla mente e
su tutto ciò che ci circonda, inondando tutto di luce
mostrandoci chiare e nuove informazioni. L’essere
umano per com’è strutturato e educato è fatto solo per
ricevere, e fino a che non verranno saturate tutta una
serie di necessità materiali, non inizierà mai
coscientemente a desiderare un contatto realmente
spirituale, quindi non si creerà neanche il vaso che
permetterà alla luce di entrare dentro di noi, portando
ivi nuovi insegnamenti, paradigmi e la conoscenza
necessaria per intraprendere un vero viaggio di natura
spirituale. Ad un osservatore attento, è chiaro che il
mondo è costruito innanzi ai nostri occhi per distrarci
continuamente, in modo tale da far si che l’interesse
77
individuale al di là del materiale, avvenga nella vita di
ognuno di noi, il più tardi possibile, quando l’energia
a nostra disposizione non è più sufficiente per tirarci
fuori da questa assurda illusione. Cultura e religioni
dogmatiche, ne sono il massimo responsabile. Ciò
nonostante c’è da dire che rivolgere l’attenzione e la
consapevolezza stabilmente sul lato sinistro, può
divenire una trappola peggiore delle attrattive della
vita quotidiana, a causa del mistero e del potere che ne
sono connessi. Proprio per questo diventa essenziale
affinare i due fondamentali centri, che sono la
“ragione”, connessa alla parola e situata nella testa, e
la “volontà” connessa alla percezione e situata subito
sotto l’ombellico. Secondo gli antichi “Toltechi” per
giungere alla consapevolezza totale, e quindi ad un
uso totale del nostro “corpo energetico”, dobbiamo
prima di tutto riequilibrarlo. Per fare questo, è
necessario aprire dei cancelli, in aree specifiche di
consapevolezza site nel nostro corpo. Il primo
“cancello” si trova nella pianta dei piedi, alla base
78
dell’alluce, il secondo è nell’area che comprende i
polpacci la loro parte interna fino alle ginocchia, il
terzo si trova nella zona degli organi sessuali e
dell’osso sacro, il quarto e più importante si trova
nell’area dei reni (curiosità: anche nella cultura
Indiana questo punto è di vitale importanza ed è
chiamato Kundalini, un’energia rappresentata da due
serpenti, i quali stanno arrotolati fra loro e dormienti
fino a quando non sono risvegliati, cominciando così a
risalire pian piano verso l’alto ed aprendo aree di
consapevolezza e canali energetici utili all’uomo,
permettendogli così comprensione e guarigione), il
quinto punto, anch’esso di fondamentale importanza
in quest’epoca per la sua particolare funzione
d’unione, è situato in mezzo alle scapole ed è legato al
cuore, il sesto è alla base del cranio e il settimo sulla
sommità del capo. Per lo “Sciamano” o Tolteco,
chiunque intraprenda la via della conoscenza, diventa
un guerriero che va incontro ai suoi reali nemici
ovvero le paure ed i suoi dubbi col giusto stato
79
d’animo. Per fare questo è necessario affinare due
tecniche, una è l'arte “dell’Agguato” che consiste
nell’avere un’attenzione totale delle nostre azioni
quotidiane, vedere dove è la nostra attenzione e quindi
dove fluisce la nostra energia e come si percepisce il
mondo e noi stessi in relazione con questa. L'altra,
d’eguale importanza, è l’arte del “Sognare”: ovvero
affinare delle tecniche prima per il raggiungimento e
poi per l’utilizzo consapevole del corpo energetico o
sognante. Una tecnica fondamentale per acquisire
energia
sufficiente
per
il
“Sognare”,
è
la
ricapitolazione della nostra vita, è un esercizio di
distribuzione dell’energia d’eventi belli o brutti,
vissuti, sognati, esperienze lavorative, interazioni
sessuali, viaggi, amicizie e tutto ciò che ci può venire
in mente, associandoci una specifica tecnica di
movimento della testa da sinistra a destra espirando, e
da destra a sinistra inspirando mentre si visualizza
tutto ciò nei minimi dettagli. La tecnica si può
eseguire anche in maniera libera lasciando che sia il
80
corpo stesso ad indicarci ciò che è necessario
ricapitolare, l’importante è mettersi lì e iniziare a
respirare. Per lo “Sciamano” è importantissimo
liberarsi della propria storia personale, in quanto ci
tiene ancorati a vecchi schemi energetici che ci
tengono intrappolati, quando ora mai non ci servono
più per evolverci, liberandoci da questi daremo spazio
a nuovi paradigmi che a loro volta saranno ricapitolati
in seguito. Ricapitolando si va a riprendere l’energia
ferma in quello spazio e in quel tempo stesso,
permettendo ad oggi di ridistribuirsi in modo naturale
nel corpo, dandoci reale energia e la giusta “fluidità”
nell'agire quotidiano, questo aumenterà notevolmente
la nostra capacità di “Sognare lucidamente ”, inoltre,
quando si raggiunge il giusto equilibrio e la giusta
quantità di energia, si avrà la capacità semplicemente
con un respiro di spostarsi rispettivamente dal “corpo
sinistro” al “corpo destro” e viceversa, a seconda
dell’esigenza e della situazione. Potrei andare avanti
per molto a parlare del mondo scoperto tramite i libri
81
di Carlos Castaneda, i passi magici e la meraviglia
delle persone che ho incontrato, ma è ovvio che le
parole restano tali, e solo una gran passione e
dedizione possono darci la vera spinta necessaria per
esplorare l'ignoto con il giusto stato d’animo, senza
prenderci troppo sul serio, in quanto il giudizio
appartiene esclusivamente al centro della “Ragione”,
facendoci
perdere
di
vista
così
l’equilibrio
indispensabile per affrontare invece tale cammino.
Solo ad oggi riesco a vedere con lucidità, quali sono
gli elementi chiave di tale esperienza. Grazie al libro
di Tensegrità, ed alla pratica degli esercizi stessi, da
solo ed in gruppo, sono riuscito a comprendere il
concetto di muovere energia con intento, usando il
corpo ed associandone respirazioni e posture. Fu
proprio questa consapevolezza di ritualità nel corpo
stesso, che in seguito mi permise di continuare ad
esplorare altre discipline senza separarle, in container
distinti, ma unendo tra loro le varie scuole di pensiero
e riconoscendone una matrice in comune. Il primo e
82
più importante Intento da tenere a mente è la
guarigione, perché solo con un corpo forte e sano si
può esplorare l’ignoto, per questo motivo mi sono
preoccupato in tutti questi anni, di seguire una
conoscenza specifica sparsa in ogni dove, nelle varie
culture e discipline, ho sperimentato e ricercato
tecniche dove l’intento era il recupero energetico,
tramite
respirazioni,
movimenti,
posture
e
meditazioni. In sintesi sono tutte ricapitolazioni
spontanee, fatte col corpo, creando un risveglio di
consapevolezza
presente
in
e
memorie bloccate. L’energia,
ognuno
di
noi
quando
viene
opportunamente stimolata e veicolata, porta notevoli
miglioramenti al nostro corpo. Gli esercizi, stimolano
in modo tanto efficace i diversi sistemi energetici che i
risultati non si fanno attendere e sono subito
percepibili a chi li pratica. Il livello energetico sale
subito con rapidità incredibile, ancora di più se si
pratica in gruppo. Fin dai primi movimenti si proverà
un gran senso di benessere perché la stimolazione del
83
corpo energetico, aiuta ad aumentare le nostre
vibrazioni in modo tale da poter dissolvere quelle
vibrazioni e tensioni così poco funzionali al nostro
organismo. In tal modo, di giorno in giorno, con una
buona disciplina ed autocontrollo, si riesce ad
accrescere la nostra energia a tal punto, d’avere
sempre più forza vibrante per vivere una vita felice e
soprattutto equilibrata. Così facendo, eliminiamo
subito l’immobilità provocata da depressioni e
indecisioni varie, e siamo in grado di sentire e
percepire nell’immediato, la nuova forza prodotta
dalla gran quantità d’energia che abbiamo subito a
disposizione. Eseguire determinati movimenti con un
determinato intento, rafforza il campo dell’aura la
quale invia segnali di forza all’esterno e forza vitale al
corpo fisico. Il miglioramento della salute e la forza,
sono creati dalla percezione cellulare di nuovi piani
d’energia. Le cellule cominciano a lavorare come se
fossero parte di un corpo vibrante giovanile. Gli
esercizi sono così perfettamente sviluppati, che tutti i
84
sistemi di regolazione del corpo sono stimolati; per
esempio le ghiandole endocrine, i sistemi regolatori
del sistema circolatorio, i meridiani e così via. Questo
tipo di rafforzamento del corpo, lo ringiovanisce al
livello biochimico degli enzimi e degli ormoni. Tutti
sanno che l’attività ormonale, influenza fortemente la
nostra sensazione di benessere e persino la nostra
stabilità emozionale. In queste pratiche, il respiro
svolge un ruolo fondamentale, quindi bisogna stare
attenti a respirare con il giusto ritmo e con la dovuta
attenzione. Respirando, permettiamo al corpo di
immettere energia pura, il massimo bene della vita.
Sicuramente il respiro è una buona soluzione
all’invecchiamento precoce, ed alla nevrotica vita
quotidiana. Con questi movimenti e respirazioni, non
dobbiamo imparare difficili esercizi e ciò nonostante
iniziamo a conoscerci meglio sui piani più profondi
della nostra funzione fisica e della verità corporea. Il
corpo spirituale domina quello fisico, se noi
eseguiamo i movimenti con concentrazione totale,
85
diciamo chiaramente al corpo fisico quello che
vogliamo: forza vitale vibrante, senza età. Se
partecipiamo attivamente alla vita del corpo, ci
liberiamo dalla disperata sensazione di essere guidati
da una terribile forza esteriore, che ci rende altrimenti
impotenti spettatori, di fronte all’invecchiamento ed
alla morte. La nostra capacità di raggiungere lo stato
di benessere desiderato, è ampiamente promossa; Se il
messaggio al corpo è chiaro, quest’ultimo reagisce. Il
corpo non decide mai d’essere vecchio o debole,
avviene perchè la coscienza perde il coraggio di
confrontarsi con la realtà spesso molto faticosa. Paura
e pigrizia sono gli strumenti della vecchiaia che
incalza. Noi torniamo alla vitalità, quando superiamo
la pigrizia, cominciando a rimuovere nuovamente
quelle fibre, a noi tanto care, che stanno sotto
l’ombellico e sono la nostra reale volontà. Le
vibrazioni generate dai movimenti associandone
l'intento, distoglie la nostra attenzione dalla paura
infondendoci così coraggio e forza lucida d'agire. Tra
86
l’altro la Paura e la rabbia attirano una certa forma
inorganica specifica, la quale si nutre della nostra
consapevolezza ed energia, solo stando in uno stato
vigile di attenzione consapevole, si può “percepire” o
addirittura vedere, comprendendo che quando lottiamo
con un nostro simile, per paura o per rabbia, in realtà
stiamo entrambi nutrendo le nostre “ombre”. Solo una
gran disciplina ed autocontrollo, permetteranno di
alzare il nostro livello energetico, da questa trappola
così ben studiata. Con la pratica di questi movimenti
e posture si riuniscono il corpo fisico, emozionale ed
energetico in un punto che sperimenteremo come il
nostro nuovo centro, trovando finalmente un forte
rispetto per tutto ciò che rappresenta la vita e noi
stessi.
87
Rientrando in Messico
A
ll’alba della
mattina dopo dell’escursione al
sito archeologico, avevamo appuntamento con
un contadino, con il quale il giorno prima avevamo
preso accordi per tornare in Messico. Il percorso
consisteva in due parti: prima 7/8 ore di strada
completamente sterrata, per raggiungere un fiume di
confine, per attraversarlo a bordo di piccole piroghe a
motore, massimo due tre persone per volta, per via
della forte corrente, raggiungendo così, nella riva
opposta la regione del
Chiapas in Messico. Il
contadino ci accompagnò con una specie di pulmino,
con vetri notevolmente scheggiati per via dei sassi che
schizzavano continuamente sugli stessi, durante i vari
spostamenti da un paese all’altro lungo strade quasi
completamente sterrate, per non parlare dei sedili a dir
poco scomodi. Effettivamente ci mise meno del
88
previsto, circa 5-6 ore di strada, tagliando in due la
regione del Guatemala fino ad arrivare puntuale
all’appuntamento al confine, dove solo entro una certa
ora era possibile attraversare il fiume. Il viaggio fu
tumultuoso per via delle buche e dei sassi, ma ci diede
la possibilità di vedere uno scorcio interessante
dell’entro terra, contadini che lavoravano la terra
vicino le loro capanne, donne che lavavano i panni nel
fiume, bambini sorridenti buttati a giocare in mezzo al
fango ed agli animali d’allevamento. Durante il
viaggio ebbi modo di riflettere sulle loro reali
condizioni e sulle nostre, chi stava meglio?!, chi era
più reale ed in armonia con l’ambiente?!, tutto
sommato più abbiamo e più vogliamo, fortemente
dettati da un continuo senso d’insoddisfazione,
immersi nel continuo caos e confusione totale, in
disarmonia con la verità che governa le leggi della
nostra reale natura, circondandoci di abitudini e luoghi
che non permettono l’auto riflessione, ponendo di
conseguenza forti limiti alla crescita dell’individuo;
89
mentre nella semplicità viene spontaneo porsi
domande e cercarne le risposte nel vedere “oltre”. Tu!
Proprio tu che stai leggendo cosa ne pensi?, forse non
è vero che la nostra energia va li dove mettiamo la
nostra attenzione?!.. se è così allora ognuno di noi può
sicuramente rivedere alcune delle proprie abitudine, e
notare chiaramente come il mondo possa prendere una
nuova piega direttamente e volontariamente sotto i
nostri occhi. Cambia te stesso,… cambia il mondo!
La traversata del fiume fu veramente emozionante,
sballottati dalla forte corrente di un piccolo tratto di
fiume, che ci mostrava chiaramente la sua forza
naturale.
Ci
vollero
almeno
40
minuti
per
attraversarlo, spostandoci in direzione opposta alla
corrente, guadagnando pochi metri alla volta su
movimenti in diagonale, col motore al massimo della
potenza, non raramente, capita che si rompono i
motori e la barca va alla deriva. Fortunatamente andò
tutto per il meglio. Al d là del fiume, ad attenderci per
90
i soliti controlli di routine di confine, trovammo
diversi militari armati fino ai denti immersi nel verde,
dislocati al di fuori di una specie di capanna adibita ad
edificio e circondati da vari animali come pavoni,
cani, e galline che gironzolavano in totale libertà,
sicuramente per noi un’immagine insolita. Rientrati in
Messico, la destinazione concordata dal gruppo fu
Palenque, ma prima d’arrivare al famoso sito
archeologico nello stato del Chiapas, dovemmo fare
un’altra sosta per via delle grandi distanze e delle
strade poco accessibili. In effetti, i turisti solitamente
da Tikal, per rientrare in Messico, prendono un volo
interno. Dopo varie discussioni Simona ed io
decidiamo di continuare per via terra, mentre gli altri
componenti del gruppo decisero di prendere un aereo
per Cancun, accelerando così il ritorno ad Isla
Mujeres, per potersi godere mare e riposo. Il destino
volle che non ci fossero voli disponibili per alcuni
giorni, ed il prezzo era anche notevolmente alto,
quindi per non perdere tempo e denaro inutilmente, si
91
proseguì tutti insieme il giro come da programma.
Sostammo in un tranquillo paesino di confine, dove ci
dissero che li vicino si poteva visitare l’isola della
meditazione. Bene! Pensai che il viaggio continuasse
nella
giusta
direzione.
L’isola
fu
veramente
particolare, regnava un incredibile silenzio, era ricca
di colori ed animali esotici, ne approfittai per entrare
in contatto con la natura, nel modo in cui la stessa ci
avvolgeva, non c’era alcun bisogna di fare esercizi per
entrare in meditazione profonda, tutto era una
conseguenza della forza e della bellezza del posto. Il
grande potere della meditazione è il silenzio interiore
che ne deriva e che ci permette di vuotarci dell’inutile,
per ritrovarci dopo, in un nuovo stato, dove siamo
realmente presenti a noi stessi a 360 gradi. Il giorno
dopo riprendemmo il viaggio verso Palenque, un sito
di medie dimensioni che conteneva tra le più belle
opere che i Maya abbiano prodotto, tra le quali spicca
per bellezza e chiarezza, l’ormai famosissima pietra
tombale che rappresenta un uomo, apparentemente
92
seduto su un sedile ai comandi di un veicolo, da cui
fuoriescono delle fiamme (alieno uomo delle stelle?).
Sfortunatamente non calcolammo bene i tempi, ed
arrivammo al sito archeologico 5 minuti dopo la
chiusura. Disdetta! Pensai che bisognasse in ogni caso
dare un valore a quella tappa. Mi misi a parlare con
chiunque
incontravo,
dal
tassista
al
venditore
ambulante, per sapere se da quelle parti c’era qualche
sciamano o Curandero, sentivo che c’era oltre a quello
che turisticamente potevamo fare. Alla fine, più di una
persona c’indicarono nel nome del Corallito il tipo di
personaggio che forse cercavamo. Ci facciamo
lasciare da un tassista lungo una strada principale che
portava all’aeroporto dove, a detta dello stesso
passando oltre una rete metallica e proseguendo a
piedi per alcuni km nella vegetazione in direzione
ovest, potevamo trovare la persona in questione. Ci
siamo accordati col tassista per rivederci lì dopo circa
un paio d’ore, anche perché ora mai era pomeriggio
inoltrato.
Dopo
una
ventina
93
di
minuti
che
camminavamo in un terreno semi-paludoso, con le
zanzare che ci ronzavano intorno e le ragazze che si
lamentavano per l’assurdità della cosa e della
fregatura che avevamo preso, finalmente davanti ai
nostri occhi si paravano due grandi capanne, con tutto
intorno un terreno pianeggiante, di cui una parte era
coltivata ed accudita da varie persone impegnate in
lavori rurali. Chiedemmo a loro del Curandero e ci
fecero accomodare in una delle due capanne… la più
piccola. Fuori la capanna più grande, notammo
chiaramente in bella vista un’antenna satellitare, era
chiaro che la tecnologia fosse oramai arrivata a
fondersi ovunque, anche con le tradizioni più
conservatrici. Il Corralito era un vecchietto molto
cordiale e simpatico, dall’aspetto gracile ma con due
occhi particolarmente luminosi che spiravano fiducia.
Ci spiegò che lui lavorava per alcune aziende
farmaceutiche del posto che erano impegnate nella
ricerca contro la leucemia. Il Corallito usava un
metodo particolare di lavorazione del serpente Corallo
94
per estrarne un prodotto che vendeva a queste società,
le quali lo avevano contattato anni prima dopo aver
sentito delle testimonianze d’alcuni indios guariti
miracolosamente dalla famosa malattia del “sangue”.
Ci spiegò che usava mischiare con la pelle del
serpente varie piante, ne derivava così un processo
lungo e meticoloso, in quanto legato a varie tipologie
di piante che crescevano in diverse stagioni dell’anno,
ed ognuna andava raccolta e lavorata al momento
della fioritura. Comunicando, con lui, in uno spagnolo
molto “leggero”, capì che la sua conoscenza era
tramandata da padre in figlio. Io mi aprii a lui
parlando d’energia e misteri legati ai luoghi, ed alle
antiche conoscenze delle piante stesse. Mi disse molto
chiaramente di tornare da lui nel mese di Maggio,
dove mi avrebbe ospitato e portato a visitare la tomba
di un famoso curandero Maya, alla quale ci si poteva
accedere solo tramite una grotta a lui nota, e che al
momento non era accessibile per via delle forti piogge,
inoltre affermò con una certa sicurezza che solo
95
andando a visitare questo luogo, ancora ad oggi, molte
persone avevano ricevuto doni di guarigione e
chiaroveggenza. Ecco! Si era fatto tardi e dovevamo
proseguire il nostro viaggio sulla via del ritorno. A
quante pare rimane più di un motivo per ritornare in
questi antichi e magici luoghi, il manufatto Maya non
visitato a Palanche, ed una tomba piena di un’energia
particolare, nota solo agli indi del posto. Ci
congedammo prendendo un ipotetico appuntamento
per la prossima volta che saremmo tornati da quelle
parti. Ancora ad oggi l’energia non mi ha riportato
ancora in Messico, visto che i viaggi da fare sono
veramente molti e l’energia ci porta sempre dove
abbiamo più realmente bisogno, o almeno, dove
abbiamo l’energia di arrivare. Il viaggio in Messico
proseguì visitando Merida la città dell’argento, li ci
dissero in molti di stare attenti ai malintenzionati di
queste zone, soprattutto la sera, motivo per cui
decidemmo di acquistare tre maceti, sia per ricordo
sia per difesa infatti li portammo a tracolla per il resto
96
del viaggio, anche perché non avevamo più posto
negli zaini. Sicuramente ci protessero, solo alla vista
di noi tre “gringos” con i maceti siamo riusciti a tener
lontano qualsiasi tipo di malintenzionato, anche
perché di solito, chi cerca un pollo da spennare, caccia
sempre il più lento e lascia andare i più veloci. Dopo
aver dormito vicino alla stazione dei bus, la mattina
dopo ci spostammo da Merida a Chichen Itza. In
questo viaggio, ricordo ancora con piacere di aver
mangiato lungo una strada impolverata e sterrata,
mentre eravamo in attesa di un autobus locale per
raggiungere il sito archeologico, il miglior pollo alla
brace della mia vita, preso direttamente da dietro la
capanna cucinato e cotto su un barbecue a bordo
strada. Arrivammo nel primo pomeriggio a Chichen
Itza e passammo una splendida giornata assolata
immersi nella magnificenza di tali opere, potendone
finalmente apprezzare dal vivo il loro valore e potere.
Come da programma, il viaggio proseguì e terminò ad
Isla Mujeres, dopo undici incredibili giorni passati
97
nello Yucatan. La permanenza sull’isola fu piacevole,
interessante e rilassante. Imparai a pescare col
filaccione, vale a dire l’esca attaccata direttamente al
filo senza la canna, andammo a pesca a traino di
barracuda con Armando, un pescatore che lavorava
con i turisti e che passava quasi interamente la sua
giornata in mare a pescare anche in sola compagnia
della sua erba del diablo. Potemmo, inoltre visitare
vari parchi marini, compresa Isla Contoy, più
importante rifugio d’uccelli marini dei Carabi
Messicani. Isla Muyeres era veramente incantevole,
soggiornammo in Bungalow di uno spartano villaggio
turistico, a pochi metri dal mare e di fronte a noi
all’orizzonte si vedevano nitidamente le coste di Cuba.
Ancora ricordo il rumore delle pale del ventilatore sul
soffitto, e la sensazione dell’aria sulla pelle accaldata,
l’enorme silenzio che ci circondava e l’uso quasi
inevitabile dell’amaca, cosa che riprodussi in Italia
montandola addirittura in camera da letto. Addirittura
potemmo raccogliere le noci di cocco dalle palme,
98
tagliarle in due con i nostri maceti e berne il prezioso e
dissetante succo. Sembrava veramente di stare in un
paradiso terrestre, dove tutto era in perfetta armonia
con tutto. Tra i vari ospiti che soggiornavano li, c’era
una splendida donna incinta che sprizzava gioia da
tutti i pori e l’ultima notte prima che partissimo,
vennero a prenderla con l’elicottero perché l’erano
iniziate le doglie, la salutammo con affetto scoprendo
che quest’isola è dedicata alla Dea Ixchel, ed è, per i
Maya, protettrice del mondo femminile e propizia alla
fertilità. Un altro incontro interessante fu con Carlos,
un uomo trasferitosi lì da città del Messico, dove a suo
dire era divenuta invivibile. Lavorava in uno dei
migliori ristoranti dell’isola, forse l’unico, dove era
possibile mangiare l’aragosta. Una sera c’invitò ad
andare a cena lì da lui, dove saremmo stati benissimo
mangiammo altrettanto e gli lasciammo anche una
lauta mancia (circa venti dollari), in quanto una delle
tante volte che ci parlammo ci raccontò che il suo
stipendio bastava a malapena a pagarsi l’alloggio, già
99
per mangiare si doveva arrangiare al ristorante stesso,
quando ce n’era la possibilità e quindi il suo reale
sostentamento per ipotizzare un nuovo spostamento
erano le sole mance dei clienti. Era però chiaro il suo
stato di felicità distacco e benessere, tutte le sere al
tramonto lo si poteva vedere in silenzio di fronte al
mare, sicuramente una persona piacevole e cordiale
con cui parlare e scambiare conoscenze, anche io ero
lì e mentre non facevo altro che cacciare i mosquitos,
lui era perfettamente rilassato, così
una volta gli
chiesi: “ma a te non ti pizzicano mai i mosquitos?!”,
cosa praticamente inevitabile sopra tutto quando si era
fermi immobili vicino all’acqua in questo periodo
dell’anno. Lui sorridendomi maliziosamente, mi
rispose: “Sì qualche volta…dipende dal mio escudo
mental”. In pratica la sua meditazione consisteva
proprio nel raggiungere un determinato stato di
silenzio interiore, in cui le zanzare non lo pungevano
in quanto le sue vibrazioni lo rendevano inattaccabile.
L’osservazione
di
tale
100
fenomeno
rendeva
la
meditazione stessa di un ulteriore interesse, in quanto
l’indice del fastidio delle zanzare era inversamente
proporzionale allo stato di silenzio interiore.
Questo fu il mio primo vero viaggio, dove si mosse
chiaramente energia e consapevolezza. Sicuramente
tornai a casa carico di un nuovo concetto, ovvero che
un percorso di magia, potere e spiritualità è innanzi
tutto un percorso d’auto-guarigione, e che uno
sciamano Tolteco o uomo di conoscenza è prima di
tutto un guaritore in perfetta armonia con se stesso e
con la vera natura delle cose.
101
Auto-Guarigione
T
ornato in Italia ho partecipato, per anni a tutta una
serie di corsi di un maestro cinese, esperto di
conoscenza per manovrare la luce sotto diverse forme,
fino a divenirne io stesso esperto a tal punto da poter
lavorare con la luce, sia su me stesso che su gli altri.
Inoltre grazie a lui, ho potuto accedere a tutta una
particolare conoscenza che è la medicina tradizionale
Cinese, con la quale si può comprendere molto
facilmente quanto l’emozioni incidano fortemente sul
corpo fisico, in quanto le stesse emozioni sono
vibrazioni che hanno una determinata frequenza, e
tutte risuonano con specifiche parti fisiche diverse, a
seconda dell’emozione che sta vibrando. Capito il
meccanismo, si agisce sul corpo fisico come si fa per
accordare uno strumento musicale. Ovviamente ci
vuole sempre il “cuore” di saper “ascoltare” le note
102
che stiamo “accordando”. La coscienza delle nostre
emozioni, viste come vibrazioni che interagiscono col
corpo fisico, ci permette di avere la giusta attenzione
sulle risposte immediate del corpo stesso. Questa
osservazione col tempo, ci permette di allentare
quella che è la morsa del cosiddetto “dialogo
interiore”. La nostra mente razionale ci porta spesso in
vicoli ciechi, dove ci perdiamo nella dualità dei nostri
pensieri, sprecando così una quantità notevole
d’energie senza trovare un’adeguata soluzione ai
nostri problemi. Ne consegue stress, portando nel
tempo sia cedimenti mentali sia fisici. Le nostre
emozioni, generate dai nostri pensieri e dalla nostra
cultura la quale agisce direttamente sul gene umano,
producono vibrazioni che sono assimilate dal corpo sia
in modo positivo che negativo. Ovviamente emozioni
in eccesso o in difetto come frustrazione, rabbia,
rancore, tristezza ecc. portano disarmonia in quello
che è il fluire naturale di queste vibrazioni o energie
nel nostro corpo. Se partiamo dal presupposto che
103
tutto è energia, non bisogna eliminare ciò che non
comprendiamo, bensì trasformarlo comprendendone la
ragione, in questo modo possiamo vedere nel vero
significato, la profondità di tal emozione, per noi
negativa, ma che vuole comunicarci qualcosa di più,
ad esempio la rabbia è un’energia di grande forza che
se portata al cuore, invece di consumarla inutilmente,
ci fa letteralmente volare dal punto di vista della forza
fisica. Chiaramente se la nostra parte lucida viene
meno, il corpo s’ammala perchè cerca in realtà di
comunicare con noi con l’unico modo che ha, ovvero
la malattia, per farci così riflettere e cambiare.
Parlando d’emozioni stiamo definendo uno dei “corpi
sottili”
dell’essere
umano,
il
quale
agisce
continuamente su quello fisico. Col tempo le cattive
abitudini, del nostro agire e del nostro pensare,
portano ad ammalarci, in quanto si creano dei blocchi
a livello energetico creando un calo del nostro livello
fisico. Questi blocchi possono essere rimossi, agendo
consapevolmente
sullo
stesso
104
corpo
fisico,
ed
energetico,
usando
posture
e
respirazioni
che
producono le vibrazioni adatte per lo sblocco
necessario,
ecco
perché
è
importante
la
consapevolezza e l’intento con cui si compiono
determinate azioni. La ripetitività delle azioni, rafforza
la nostra volontà, permettendoci la comprensione e la
conseguente rimozione dei nostri schemi e blocchi,
potendo così finalmente vedere chiaramente la giusta
strada e gli eventuali cambiamenti da portare in opera,
dentro e fuori di noi. I nostri peggiori nemici sono e
saranno sempre, la pigrizia, le paure e i dubbi. Questo
oggi giorno lo vediamo soprattutto nella cattiva
alimentazione,
nello
stress
da
lavoro
e
nelle
problematiche familiari; per sconfiggere tali nemici
abbiamo bisogno di raggiungere uno stato di silenzio
interiore, dove è possibile elevare le nostre vibrazioni.
Questo è possibile con la meditazione che può essere
sia statica sia dinamica. Gestendo correttamente
strumenti semplici e comprensibili, sarà possibile
giungere a quella che è definita una consapevolezza di
105
noi stessi ovvero un’auto guarigione. L’energia che
fluisce nel nostro corpo, scorrerà fluidamente,
permettendoci la comprensione del mondo esteriore
non più come una parte separata da noi. Questa nuova
visione ci farà distaccare, senza alcuno sforzo, da tutte
quelle
situazioni
che
altresì
c’indeboliscono,
permettendoci di vivere una vita più serena e colma
d’amore verso noi stessi e il mondo che ci circonda.
Inoltre, cominceremo a metabolizzare un tipo di
conoscenza, totalmente nuova, con leggi fisiche al di
fuori del solito ordinario e di quello che ci viene
insegnato, sperimentando ad esempio un concetto,
come quello che lo scorrere del
tempo sia una
convinzione ed una percezione relativa dal soggetto
all’oggetto. Il tempo si dilata e si restringe secondo la
nostra attenzione. Al contrario di quello che siamo
abitualmente portati a pensare, il tempo si
può
restringere o allargare notevolmente in un determinato
spazio, partendo dal punto zero che è in effetti ogni
unico istante osservato, come ad esempio adesso che
106
state leggendo: “punto”. Quando ci muoviamo di
fretta e preoccupati, senza avere attenzione e controllo
delle nostre azioni ed emozioni, ma preoccupati solo
di far tardi ad un appuntamento, lo spazio si restringe
ed il tempo scorre più velocemente, alimentando così
un’accelerazione con la nostra ansia. Questo accade
perché siamo portati a proiettarci con la testa, lì dove
il corpo è ancora separato. Ovviamente muovendoci
senza fretta lentamente senza preoccupazioni, avverrà
l’esatto contrario! Per sperimentare e dimostrare
questo?!! è facile, provate!. L’unica differenza tra un
essere involuto ed uno evoluto è la consapevolezza, la
quale ci fa accedere a nuovi paradigmi e punti di vista
d’applicare nella vita ordinaria, ovviamente maggiore
è l’energia e maggiore ne può essere il riscontro,
motivo per cui se ci relazioniamo con l’esterno che fa
riferimento allo scorrere del tempo in maniera lineare,
al massimo potremmo trovarci al posto giusto nel
momento giusto. Per sperimentare nel sociale nuovi
paradigmi, ci deve essere lo stesso intento tra le
107
persone, in quanto l’intento stesso si realizzerà in base
alla densità dell’informazione che viene inviata, per
cui se si sfrutta una massa critica, formata da più
persone o da luoghi che canalizzano determinati
intenti specifici, sarà più facile sperimentare tale
esperienza, in maniera non convenzionale ma legata al
nuovo paradigma che si vuole realizzare. Nel caso del
Tempo, ad esempio, possiamo rallentarne il flusso non
opponendo resistenze mentali, magari concentrando la
mente in movimenti e respirazioni specifiche, dove già
è chiaro il motivo per il quale si sta canalizzando
energia.
Mantenendo
la
mente
concentrata
permetteremo al singolo, di far salire la sua
consapevolezza, mentre l’energia si ridistribuisce
tramite il sistema dei tendini. Questo, facendolo in
gruppo o in luoghi specifici, crea una richiesta di una
certa portata, che tenderà inevitabilmente nel collasso
spazio temporale a realizzarsi così velocemente tanto
quanto è forte la richiesta stessa. In tutto il mondo, si
parla spesso d’antichi ordini religiosi, i quali, per
108
secoli hanno conservato il segreto intorno ai misteri
della vita. Oggi, in pratica, ogni associazione mistica
tradizionale sa che questa conoscenza, custodita con
tanta attenzione da pochi eletti, può essere accessibile
per la prima volta a tutta l’umanità. Separata dalla
conoscenza autentica e profonda della vita, l’umanità
si è staccata dalla natura e ha quindi smarrito la strada.
L’uomo ha perduto il suo posto in un mondo che esige
una partecipazione attiva, un mondo che ci invita a
capire chiaramente il nostro vero essere, e che ci parla
sottovoce di realtà che sembrano essere al di là della
nostra comprensione. Oggi siamo arrivati al punto di
sentirci vittime della nostra vita, e poiché ci manca la
padronanza interiore, cerchiamo con tutti i mezzi di
coprirci
con
maschere,
e
di
fare
esperienze
proiettandoci nel mondo. La verità è che non possiamo
aspettarci di modificare il nostro ruolo di spettatori
impotenti, finché non avremo compreso che siamo in
grado di fare nostre le leggi superiori che determinano
i misteri della vita e della morte. Fin da sempre,
109
ovunque nel mondo, gli uomini hanno cominciato a
cercare questi misteri e hanno dato inizio alla ricerca
scoprendo se stessi, il loro corpo fisico e i corpi sottili,
noi esseri umani siamo la grande palestra di questi
misteri. Ciò che avviene nel nostro corpo, rispecchia il
mondo intero e l’universo tutto. Esiste una via
d’uscita, c’è sempre stata! Invecchiare non è una
condanna inevitabile, non è affatto un elemento
predestinato della vita. E’ semplicemente un’eco del
nostro esserci ritirati dal corpo energetico al corpo
fisico; Se non impariamo a metterci consapevolmente
in contatto con il nostro corpo, questo non potrà mai
divenire cosciente del proprio potenziale di “corpo di
luce”: un corpo di luce guidato da leggi cosmiche
superiori,
capaci
di
mostrarci
l’illusione
del
decadimento fisico. La nostra spirale del DNA,
produce il meccanismo che ogni cellula copia
perfettamente. Ciò significa che le cellule, quando
muoiono, vengono sostituite da cellule nuove, in una
successione infinita di perfezione genetica. Perché
110
dunque invecchiamo con tutte le conseguenze
negative per il corpo e la mente ?! La scienza
s’interroga su questo fin da, quando è stato scoperto il
DNA, e forse da sempre. Tutti i grandi santi e maestri
hanno sempre saputo la risposta. Essa è insita nella
danza del rapporto tra la forma e ciò che è senza
forma, o là dove questi due stati divini dell’essere
s’influenzano reciprocamente allo scopo di mantenere
la vita. Energie vitali invisibili, sono all’origine di
tutte le cose e ne costituiscono il progetto. Noi
possiamo sapere della loro esistenza, ed imparare a
conoscere le leggi della loro suddivisione e del loro
fluire, proprio come hanno fatto tutti quelli che fin dai
tempi più antichi, si sono messi alla ricerca della
conoscenza di se stessi. Esistono modi per rafforzare
questo fiume d’energia che circola dentro e intorno al
corpo fisico e a quelli sottili, così che tutta la struttura
corporea ne risulti ringiovanita. Grandi maestri hanno
dedicato tutta la loro vita, a sviluppare la capacità
necessaria per guidare e dirigere queste correnti che
111
nutrono le ghiandole endocrine, ed i piccoli e grandi
organi del nostro corpo. Adesso, finalmente il risultato
del loro lavoro, comincia a diffondersi anche nel
mondo occidentale. Proprio per tutte queste ragioni mi
sono ritrovato a voler approfondire alcuni aspetti della
guarigione, in altre parole interagire in maniera
consapevole con le nostre cellule ed il nostro DNA.
Quindi ho deciso senza alcun dubbio, dopo un periodo
di riflessione, di partecipare ad un corso, forse un po’
particolare, ed anche di un certo costo, in un
momento, tra l’altro, in cui finiva la buonuscita
dell’azienda dal quale ero stato “costretto” ad
andarmene perché in crisi, perdendo così il mio ultimo
contratto da dipendente a tempo indeterminato!.. Non
sapevo ma qui in questa scelta, sarebbe iniziata la mia
precarietà sociale ed allo stesso tempo un cammino
verso la libertà, a patto di saper sostenere un continuo
rischio giornaliero!. Il corso mi formò come istruttore
di una disciplina, il cui Intento è proprio il
ringiovanimento cellulare, il quale avviene tramite la
112
pratica di specifici strumenti, la meditazione ed
ovviamente per mezzo dell’Intento stesso.
Bisogna dire che le novità che arricchivano
d’esperienze la mia vita, ancora una volta mi
spingevano inevitabilmente verso un nuovo viaggio.
Indubbiamente alla base di un processo evolutivo, la
fantasia e la creatività sono fondamentali!. Quale
sarebbe stata la nuova meta?!...ancora una volta Tutto
s’incastrò perfettamente!..
113
In Perù
R
Icordo che erano i primi di luglio, ed erano in
arrivo dei soldi di un incidente stradale di mesi
prima. La mia compagna rientrò a casa, con una rivista
in mano…”Avventure nel mondo”, chiedendomi
sorridente “dove vogliamo andare?!”, era già un po’ di
tempo che intorno a noi risuonava fortemente il Perù e
quando si è interessati ad una qualsiasi cosa, sembra
che l’intero creato non perda occasione per parlarti di
quello, l’intento si adopera per far realizzare i nostri
desideri. Il viaggio si prospettava lungo ed arduo, per
via delle grandi altitudini e delle distanze notevoli da
ricoprire, per spostarsi da un luogo all’altro. Eravamo
fortemente indecisi, se organizzarci per conto nostro o
aggregarci ad un gruppo, con un programma ben
preciso. Volevamo indubbiamente sia il gusto
dell’improvvisazione e dello zaino in spalla, sia un
114
programma guida da seguire per visitare luoghi e siti
archeologici specifici, come ad esempio le famose e
misteriose linee di Nazca, o l’incredibile sito di Machu
Pichu. Bene!, dai vari diari di viaggio, consultati su
internet, sembrava proprio che avventure nel mondo
ricopriva tali caratteristiche. Prenotammo senza
indugio per il mese successivo. Ci conosciamo con il
gruppo direttamente all’aeroporto di Roma Fiumicino.
Il gruppo era così formato: un capo gruppo di
avventure nel mondo, quattro ragazzi, ognuno
viaggiatore singolo, quattro donne a coppie d’amiche
ed io e la mia compagna. Il volo durò circa tredici ore
con scalo a Buenos Aires, dove arrivammo intorno
all’ora di pranzo, avendo così anche la possibilità di
una giornata intera a disposizione prima di riprendere
la coincidenza per Lima alle venti. Fu una splendida
occasione, per visitare la città, ma il destino stava per
metterci lo zampino. Visitammo il famoso quartiere
storico di Boca, sulle rive del fiume Riachuelo che
divide il territorio della capitale da quello della
115
provincia nella Boca dove confluisce con il Rio della
Plata. Passammo d’innanzi al famoso stadio rinomato
per il grande calciatore che è stato Diego Armando
Maratona, fino ad arrivare in zona centrale, e proprio
mentre stavamo passeggiando per una delle vie
principali, piena di gente e negozi...il nostro
capogruppo , quello che doveva essere la nostra guida
si accorge che gli era sparito un borsello dallo
zainetto. Il problema era sia economico, in quanto
aveva i soldi in contanti per sostenere alcune spese
straordinarie del gruppo, sia pratico in quanto aveva
nel portafogli anche il passaporto ed i nostri biglietti
del volo interno di rientro Cuzco/Lima. Dovette di
corsa andare all’ambasciata, dove lo trattennero in
attesa di un riscontro dei documenti. Purtroppo il
problema poteva risolversi anche in un tempo lungo
due tre giorni o forse più, fu ovvio che il gruppo
doveva proseguire il viaggio senza di lui prendendo il
volo per Lima in serata. Questo fu sicuramente un
tassello fondamentale dell’esperienza del viaggio in
116
Perù, in quanto privi di una guida dovemmo subito
stabilire una serie di ruoli all’interno del gruppo,
secondo le attitudini personali, quindi ognuno era
responsabile di se stesso e di ciò che gli competeva
all’interno del gruppo. Arrivati a Lima ci siamo subito
interessati per il volo di ritorno, contattando l’agenzia
che Gianluca, il capo-gruppo, ci aveva indicato,
inoltre ci lasciò anche tutta una serie di resoconti di
viaggio d’altre persone, che avevano fatto appunto il
famoso Cammino Reale degli Incas. Avevamo così,
vari riferimenti e contatti per gli spostamenti e i punti
di riferimento per pernottare. Il Cammino Reale,
indubbiamente a tutto oggi, ancora rappresenta
l’incredibile
espansione
del
popolo
Incas,
ne
rappresenta oggettivamente un sistema viario di
comunicazione, di circa 20.000 km che collegava il
deserto ai nevai, e la giungla selvaggia alle fiorenti
città. Addirittura si calcola che gli snodi stradali,
arrivano a ricoprire addirittura distanze fino a 40.000
km. Nessun popolo nel corso della storia umana, si è
117
mai cimentato nel costruire strade così lunghe e ben
organizzate, addirittura avevano un sistema di poste e
comunicazione sviluppato nel territorio stesso. Il
giorno seguente l’arrivo a Lima, affittammo un
pulmino
con
guida
e
copilota,
assolutamente
necessario per le grandi distanze, che ci portò fino ad
Arequipa, ad un’altitudine di circa 2000 metri, tappa
fondamentale per acclimatarci. Passammo per la
Reserva Nacional de Paracas, le Galapagos del perù,
dove è possibile dalla penisola stessa ammirare i
pinguini, i leoni marini e le foche in amore. Inoltre
dalla barca,durante l’escursione mattutina, potemmo
ammirare il famoso Candelabro gigante, scolpito
direttamente nella roccia della montagna ed a
strapiombo sul mare, uno dei tanti misteri che
avvolgono questi luoghi. Ricordo il gran freddo ed il
forte vento sulla barca, ma anche la grand’emozione di
quello che era appena il preludio della meraviglia che
stavamo per viverci. Dopo l’escursione, proseguendo
il viaggio, ci fermammo per ristorarci a Wacachina,
118
un oasi nel deserto dove incontrammo altri gruppi di
“Avventure Nel Mondo”, i quali stavano sostando
all’ombra delle palme. Ogni tanto durante il viaggio,
incrociammo altri gruppi, alcuni d’avventure nel
mondo altri no, tutti però bene o male stavano
seguendo lo stesso nostro cammino. Fu curioso notare
durante le varie tappe nelle quali incontravamo questi
gruppi come, mentre noi ci univamo sempre più
nell’intento di mantenere l’armonia e l’equilibrio tra
noi, reale bisogno nato probabilmente dalla precoce
perdita del nostro riferimento e guida, gli altri gruppi
si disperdevano e si separavano sempre più lungo il
percorso. Erano decimati da discordie e divergenze,
dovute spesso alle scelte inerenti alle tappe ed
all’organizzazione degli spostamenti stessi, che quasi
sempre
per
la
tipologia
di
viaggio
venivano
improvvisati di volta in volta. Ovviamente in questi
lunghi viaggi, la tensione sale facilmente e le persone
sono sottoposte a continui e forti stress emotivi. Il
mantenerci uniti ci favorì notevolmente, sia nel farci
119
godere del viaggio stesso, sia nel farci trovare
sistemazioni idonee e veloci vicino al posto da
visitare. In fatti, consapevoli delle grandi distante da
percorrere, non perdemmo tempo nel soffermarci
troppo nell’oasi di Wacachina, arrivando così nel
tardo pomeriggio per primi alle linee di Nazca. Così
facendo trovammo velocemente sistemazione, nelle
ultime casette disponibili nell’unico lodge, vicino
all’aeroporto dal quale partivano piccoli aerei turistici
per vedere dall’alto le misteriose linee di Nazca.
Organizzammo subito dei voli a gruppi di due o tre
persone al massimo, per ammirare i famosi disegni
visibili solo dall’alto. Questa è un’esperienza che
sconsiglio vivamente se si ha lo stomaco debole,
invece può essere altrettanto interessante, andare su
delle alture circostanti con delle Geep, per ammirare
dall’alto i misteriosi disegni con calma, senza
rimetterci lo stomaco nel vero senso della parola. Le
linee di Nazca sono degli immensi disegni scavati
nella roccia del deserto, la loro particolarità sta proprio
120
nel fatto che sono visibili solo dall’alto, come se
fossero stati fatti per indicare a qualcuno che veniva
dal cielo, una posizione specifica o un messaggio in
particolare. Muovendoci in questo modo, avevamo
guadagnato un giorno sulla nostra tabella di marcia.
Approfittammo, per andare a visitare la vicina
necropoli, che Denis lo “storico” del gruppo, ci
consigliò vivamente. In effetti, fu molto suggestivo
camminare nell’area desertica della necropoli, tra
l’altro accessibile senza nessuna limitazione, dove
calciando a terra oltre alla polvere ed ai sassi,
fuoriuscivano resti d’animali ed ossa umane. Potemmo
inoltre ammirare, mummie riposte in alcune cave,
forse ex abitazioni del periodo Incas. Queste Mummie
erano perfettamente conservate, con ancora la
capigliatura in perfetto stato e di colore nero intenso,
chissà che antiche tecniche di conservazione usavano.
Ripeto fu veramente suggestivo, proprio perché
camminando nel deserto ci si ritrovava all’improvviso
nella necropoli senza quasi accorgersene, se non fosse
121
per la presenza di una struttura adibita a museo e per i
turisti che gironzolavano. Ora la prossima tappa era
Arequipa a 2300 metri sul livello del mare… si
iniziava a salire!...fu una tappa necessaria ed
obbligatoria, per permettere al fisico d’adattarsi
lentamente e senza troppi stress, per affrontare la
catena delle Ande a 4000 e 5000 metri d’altitudine sul
livello del mare. Qui ci saremmo dovuti ricongiungare
con il nostro capo-gruppo, con il quale ci eravamo
messi d’accordo a Buenos Aires che se riusciva a
risolvere l’intoppo del passaporto in due tre giorni al
massimo, avrebbe preso il primo volo per Arequipa e
ci avrebbe raggiunto. L’incontro fu curioso!. Dopo
aver trovato sistemazione in un accogliente Ghesthouse, senza sentirci o darci un appuntamento, ci
ritrovammo casualmente con Gianluca per la via
principale
di
Arequipa,
mentre
passeggiavamo
cercando di abituarci ad un nuovo tipo di respirazione
consapevole, in modo da sostenere l’altitudine e la
rarefazione dell’aria che iniziava già a farsi sentire.
122
Gianluca,
ovviamente,
risolto
il
problema
del
passaporto, come d’accordi, aveva preso il primo volo
disponibile, ed immaginando che avremmo seguito
l’itinerario stabilito in precedenza con i vari
riferimenti che ci aveva lasciato, prese alloggio
proprio nella nostra stessa Guest House. Ecco ora il
gruppo era al completo!….Ci fermammo un paio di
giorni per abituarci all’altitudine, ora mai ci aspettava
il resto del viaggio dai 4000 metri in su. Le due notti
ad Arequipa, furono l’ideale per reintegrarci in
maniera armonica con il nuovo arrivato. Gianluca fu
molto intelligente nel lasciare le cose così come le
aveva trovate, senza cercare d’imporsi sul gruppo
come guida, bensì diede la giusta fiducia ad ognuno
di noi, nel ruolo che già stava ricoprendo. La meta
successiva fu attraversare il passo del Chivai, a 4300
metri d’altezza, per andare a visitare il Canyon del
Colca, da dove si può ammirare lo spettacolare e
maestoso volo del Condor, ed inoltre a poca distanza
dal Canyon si poteva accedere, a cielo aperto, sotto un
123
tetto di stelle, a delle terme naturali d’acqua calda. Per
molti componenti del gruppo, questa fu la prima tappa
veramente dura, infatti quasi tutti cominciarono ad
accusare forti mal di testa. Certo bisogna dire che
grazie agli esercizi che giornalmente praticavo, ed a
delle respirazioni specifiche, fui l’unico a non
accusare grossi disagi fisici, nonostante la mia statura
che è ben lontana dalle caratteristiche fisiche ideali in
adattamento con l’ambiente. Effettivamente gli Andini
sono per lo più di media o piccola statura e con una
grossa cassa toracica, che gli permette una più
profonda respirazione per sostenere la rarefazione
dell’aria
e
la
pressione
dovuta
all’altitudine,
sviluppando tra l’altro nel tempo, anche una quantità
maggiore di globuli rossi che portano ossigeno e
nutrimento all’organismo rendendoli forti ed adatti
all’ambiente, madre natura non sbaglia mai. In più di
una occasione, mi resi utile al gruppo, facendo fare
degli esercizi per riequilibrare il corpo e regolarizzare
il ritmo della respirazione. In oltre, grazie a varie
124
guide turistiche, le quali ci accompagnavano nei vari
siti, facemmo uso di foglie di coca, per alleviare il mal
di testa. Per gli Indios, le foglie di coca sono il loro
cibo, la loro medicina e parte della loro spiritualità. Il
cattivo utilizzo di questa pianta, è dovuto a quegli
uomini “civilizzati” che sono entrati nel narco-traffico,
senza preoccuparsi di chi avrebbero danneggiato.
Nelle Ande, l’ingestione di foglie permette agli Indios
di procurarsi gli alimenti essenziali per garantire
l’equilibrio nutrizionale. A quelle alture la coca, nella
sua forma naturale, non è mai stata “cocaina”. Le sue
foglie sono un cibo molto ricco di proteine, zuccheri,
grassi, fibre, vitamine, oligoelementi e solo in minima
parte di alcaloidi. In effetti, la razione di coca naturale
che un indio ingerisce in venticinque giorni, un
consumatore di cocaina, la utilizza in una sola dose. A
seguito del procedimento chimico d’estrazione della
droga, il rimanente 99,7 % delle foglie risulta
inservibile ed è uno scarto che danneggia parecchio
l’ecologia del terreno sul quale viene bruciato come
125
spazzatura. Le foglie di coca, vengono spesso date ai
turisti per alleviare il mal di testa dato dall’altitudine,
c’è da dire però che bisogna masticarle con un pezzo
di lipta un reagente alcalino, cosa che le guide non ci
fecero fare mai, al limite con i turisti si usa farla
prendere in infusione nel thè caldo. Gli Indios hanno
un grande rispetto della natura e della Pachamama,
loro madre e protettrice, ad esempio usano fare, come
buono auspicio, delle offerte alla terra prima di
affrontare un viaggio. Un’offerta per esempio può
essere quella di ridare alla terra stessa, tre foglie di
Coca, le più grandi e belle, privandosene durante la
raccolta ed offrendole alla terra, chiedendo così alla
Pachamama la sua protezione. Questo atto mette la
persona in una sorta di “ascolto” verso il mondo
esterno, ed abbandono dalle proprie paure, dove ciò
che ha offerto, ed a cui ha rinunciato, lo porterà dritto
alla meta, essendo lucido e protetto dalla madre terra.
Per chi vuole approfondire la cultura Andina consiglio
vivamente di leggere “Negli occhi dello Sciamano” di
126
Hernàn Huarache
Mamani. Dopo aver visto ed
ascoltato in silenzio il volo del Condor, ed aver goduto
delle rilassanti terme, il viaggio proseguì verso il lago
di Titicaca, il più grande dell’America Meridionale e
tra i più alti al mondo. È sito a 4000 metri dal livello
del mare, ha un perimetro di 240 miglia e sconfina dal
Perù alla Bolivia. Nel lago ci sono molte isole abitate,
tra queste vive il popolo degli Huros che ancora ad
oggi vivono su delle isole fatte da canne di bambù, le
quali fuoriescono dall’acqua e sono ripiegate su se
stesse, fino a creare una sorta di base su cui costruire
capanne. Quando due giovani fidanzati si sposano, i
parenti usano costruire una nuova isoletta, con la
stessa tecnica, per trasferirsi lì tutti insieme, dopo il
matrimonio. Capita e non di rado, che alcuni, dopo la
prima notte di nozze, per via delle forti correnti e della
mobilità dell’isoletta, si sveglino dalla parte Boliviana
del lago stesso. Purtroppo la loro vita media è di circa
40 anni, sia per la grande umidità ed instabilità che si
vive sulle isole fatte di canna, sia per la notevole
127
escursione termica tra il giorno e la notte, questi
motivi generano malattie e malformazioni legate alle
ossa. Ora mai, a vivere su queste isole, sono rimasti
per lo più anziani, i giovani hanno trovato rifugio sulle
rive del lago e usano le isole come attrazione turistica
per guadagnare quel poco che basta per sopravvivere
con dignità. Vi sono anche isole di terra ferma, come
l’isola di Manthani, la più grande, dove decidemmo di
pernottare. Ci offrirono ospitalità per una notte, in
cambio di riso, biscotti, o prodotti da bagno come
creme solari, sciampo o burro di cacao per proteggere,
dal forte sole, le labbra dei bambini. Qui fu facile, per
ognuno di noi, perdersi ed immergersi nei nostri sogni,
estasiati dalla bellezza e dalla semplicità del luogo e
dalle persone che lo abitavano. Sull’ isola, la corrente
elettrica viene tolta totalmente dalle ore 19:00 in poi,
quindi tutte le attività si svolgono prima del tramonto,
compresa
la
cena.
I
bambini
ci
seguivano
continuamente dovunque andassimo, erano attratti
dalle nostre videocamere, mostravano occhi increduli
128
e grandi risate nel potersi rivedere dopo essere stati
ripresi, anche noi restammo increduli, nell’ammirare
la meraviglia di un cielo talmente splendente e fitto di
stelle e costellazioni apparentemente così vicine che
poteva sembrare di toccarle allungando semplicemente
il braccio. Finalmente l’immensità di questo popolo, la
cui spiritualità e semplicità è data indubbiamente
anche dalla grandezza della natura che lo circonda, ci
stava avvolgendo totalmente aprendoci il cuore.
Abbiamo ammirato il tramonto sul lago, dalla vetta di
un monte al centro dell’isola. Tutto intorno a noi ad un
tratto prese colore, con varie tonalità di rosso, il
silenzio c’avvolgeva e pian piano si trasformava in
una dolce melodia interiore di pace ed armonia con
tutto quello che ci circondava ed oltre…sembrò di
perdere la percezione ed i confini del corpo, per
ritrovarsi ognuno nel centro del proprio cuore.
Riscendemmo dal monte in un buio assoluto, dove a
malapena si vedeva il sentiero e dove poggiavamo i
nostri piedi aiutandoci con le piccole torce elettriche
129
che
avevamo.
All’improvviso
inciampammo
in
qualche cosa! “Guarda!” esclamò Dennis: “una croce
gigante di legno”… un po’ a tastoni, un po’ con le
lucette
toccando terra trovammo una collinetta li
vicino, con un buco al centro. Lo prendemmo tutti
quanti come un segnale da seguire, bisognava
assolutamente intervenire e rimettere la croce al suo
posto. Non fu facile perché era parecchio pesante ed
eravamo veramente al buio, ma fu un bel modo per
“sentirsi” ed amalgamarsi tra noi e l’ambiente,
entrando veramente in contatto ed armonia con tutto
quello che ci circondava e con le forti emozioni che
stavamo provando. Quando si “vede” e si percepisce
qualche cosa di nuovo, come in questo caso la forza e
la grandezza della natura che ci circondava, bisognava
assolutamente passare dalla teoria percettiva all’azione
pratica, per renderla reale nel tempo, ovvero calarsi in
quella dimensione con rispetto e totale attenzione. E’
inutile filosofeggiare se non ci sono poi azioni che
rendono i pensieri qualche cosa di tangibile. Passai
130
gran parte della notte ad ammirare quel cielo stellato,
che tanto piccolo, ma infinitamente vivo mi faceva
sentire. La sera mangiammo con gli ospitanti in un
una casetta dove cocevano il cibo ed il pane su pietra,
ummmh…che patate ragazzi!.. solo al pensiero ne
sento ancora l’acquolina in bocca, furono veramente
molto ospitali e gentili. Inoltre abbiamo avuto anche la
fortuna d’imbatterci in una festa, ricca di Folklore
locale, giovani ed anziani vestiti di mille colori,
mentre suonavano strumenti a me sconosciuti,
ballavano prima soli e poi tutti in gruppo, formando
una sorta di serpentone, dove ogni parte del serpente
aveva un ruolo ed un significato specifico. Finimmo
per passare il resto della serata ad ammirare le
costellazioni visibili da questa parte dell’emisfero
globale, mentre un Indio ce le mostrava con grande
soddisfazione. La conoscenza che il popolo Incas
aveva sulle costellazioni e sul loro movimento, gli
permetteva di sapere in anticipo quale erano le semine
adatte in ogni anno, comprendendo eventi presenti e
131
prevedendo quelli futuri, purtroppo nel tempo molta di
questa conoscenza è andata persa nella maggior parte
della gente, ma fortunatamente è rimasta in alcuni
lignaggi tramandata da padre in figlio o da maestro ad
allievo lì dove è stato possibile farlo. Il giorno dopo ci
svegliammo presto, in quanto dovevamo attraversare il
lago Titicaca per entrare in Bolivia. Salutammo con
vero affetto il luogo e la bella gente che l’abita.
Nell’attraversamento abbiamo fatto sosta su un'altra
piccola isola, rinomata per la particolarità che i suoi
abitanti hanno nel distinguersi, in clan, dal colore e
dalla forma del cappello. Ci raccontarono un’usanza
assai particolare, quando un Indio voleva prendere in
sposa una ragazza doveva cucirsi da se un cappello,
riempirlo d’acqua nel lago e portarlo a casa della
ragazza, più era pieno e più era grande l’amore che
egli nutriva per la fanciulla, se ne deduce che era
importante cucire il cappello con maglie fittissime.
Ora, stavamo per spiccare un successivo salto in alto,
entravamo in Bolivia, per arrivare sulle vette del
132
Chacaltaya. Sbarcati sulla riva opposta, troviamo un
anziano Indio, intento ad intrecciare canne di bambù
per formare animali od oggetti vari, da vendere ai
turisti, vere e proprie opere d’arte d’artigianato locale.
Prendiamo un pulman locale ed arriviamo a Capo
Cabana dove ho potuto acquistare un bracciale
particolare, lavorato a mano su una gran pietra verde,
per regalarlo a Simona per il suo compleanno che era
proprio oggi. Ora ci aspettava la visita a Tiahuanaco
ed al Ghiacciaio del Chacaltaya a 5300 metri sul
livello del mare, anche se purtroppo per i repentini
cambiamenti climatici, ora mai i suoi ghiacciai si sono
quasi completamente sciolti. Guardando i monumenti
di Tiahuanaco, sito a 3846 metri dal livello del mare,
si rimane impressionati dalla perfezione e dalla
maestosità di queste costruzioni monolitiche che da
migliaia di anni resistono stoicamente al vento ed al
gelo, sembrano presenti le tracce di cinque città
sovrapposte. Una delle costruzioni più interessanti è la
“Porta del Sol” una struttura archi forme, dove vi sono
133
raffigurati animali estinti da circa 12.000 anni, è fatto
di un unico gigantesco blocco monolitico, con sette
scalini che portano alla volta della porta stessa, è
incredibile la perfezione e la lavorazione che ancora
ad oggi, non siamo in grado di riprodurre con la nostra
avanzata tecnologia. Ricordo il tempio di kalasaya, nel
cui centro ci sono alcuni monoliti di cui uno a forma
d’uomo “barbuto”; ancora ad oggi un enigma per gli
archeologi, perché rappresenta un individuo con barba
folta, mentre è risaputo che agli Indios la barba non
cresce. Forse è Viracocha il dio creatore, o forse
rappresenta un contatto pre-colombiano con altre
culture, di certo c’è che ancora ad oggi non si riesce a
venire a capo di questi misteri che avvolgono luoghi,
conoscenze degli astri e tecniche di lavorazione e di
spostamento dei materiali. Per esempio proprio in
Perù è stata ritrovata ad Ollantaytambo una pietra di
granito, segata perfettamente in due come se tagliata
con un laser, contenente dei quarzi, come gli antichi
“Omphalos” ombelichi o pietre parlanti, fatte di
134
granito usate anticamente per la comunicazione.
Infatti, il più antico radioricevitore, usava cristalli di
quarzo con sistemi simili a quelli di Carnac in
Britannia, usato per comunicazioni terrestri ed
interstellari, come d’altronde furono usate pietre di
granito, all’apice della grande piramide in Egitto sopra
la camera del re. Oggi sono usati cristalli naturali o
manufatti
nei
computer,
nei
satelliti
e
nelle
attrezzature elettroniche, è quasi di dominio pubblico
che le scoperte e la grande conoscenza della
trasmissione dell’energia di Nicolo Tesla e lo studio
dei cristalli, porteranno ad aprire nuovi varchi di
conoscenza per far approdare l’umanità intera, a
nuove leggi che governano la nostra vita privata e
sociale. Sia in Perù che in Messico sono stati ritrovati
alcuni teschi di cristallo di rocca, lavorati con una
precisione tale, che con la nostra tecnologia è stato
calcolato che ci vorrebbero 300 anni, lavorandolo 24
ore al giorno. Una leggenda Maya racconta appunto di
13 teschi di cristallo, che all’inizio di una nuova era,
135
quando gli umani saranno abbastanza evoluti ed
integri nella loro morale, saranno ritrovati e riuniti
tutti e 13 insieme, in questo modo trasmetteranno al
genere umano la loro antica conoscenza, tramite le
informazioni contenute nei loro quarzi attivati da una
misteriosa procedura. La data di questa profezia,
secondo molti, coincide con la fine del calendario a
lungo computo del popolo Maya.
Il giorno seguente, da Tiahuanaco ci spostammo a La
Paz la capitale della Bolivia. Non ho mai vista una
città così caotica, Napoli all’ennesima potenza, vita
per strada, mercatini ovunque macchine impazzite in
tutte le direzioni, senza regole e con il clacson
fisso…AIUTOOOO!...anche qui, inevitabilmente, il
progresso sta facendo il suo corso. La città è
veramente singolare, in quanto è situata a 3900m.
s.l.m. ed è stata costruita a cerchi concentrici con un
dislivello, dalla parte più alta a quella più bassa, di
circa 400m., infatti non a caso le persone più
136
benestanti della città vivono tutta nei cerchi in basso
dove il clima è decisamente più mite. Pernottammo
nella capitale, approfittando l’indomani per visitare il
Chacaltaya. Quella della visita al ghiacciaio, fu
sicuramente una delle esperienze che mi hanno toccato
più profondamente… il silenzio che regnava padrone,
i forti colori all’orizzonte facevano sì che i riflessi del
sole brillavano sulla roccia come non avevo mai visto
prima in vita mia…sembrava, ancora per una volta che
mi fosse permesso di toccare il cielo con un dito,
mentre dall’alto ero solo un puntino sulla terra,
praticamente invisibile,…ed ecco ancora quella
incredibile sensazione di essere tutto e nulla; proprio
in quel mentre, una gigantesca aquila si posò sotto un
sasso vicino allo strapiombo a pochi metri da me, cosa
insolita, forse anche per la scarsa presenza dell’uomo
in questi luoghi, indubbiamente è stato un raro dono
poter ammirare tale animale così da vicino. Ero solo,
in quanto in pochi ci siamo avventurati sulla cima del
monte, il rifugio dove la maggior parte delle persone
137
si fermano si trova a 5300m., mentre la cima è a 5600,
tra l’altro durante la salita mi sono dovuto aiutare con
respirazioni controllate, ed ho aiutato a distanza anche
Valerio, il quale a metà strada sembrava proprio non
farcela più, stava camminando come se stesse sulla
luna con la gravità della terra e non so quanto potesse
essere presente a se stesso, l’ossigeno a quelle
altitudini scarseggia e può fare brutti scherzi al
cervello, …comunque bastò urlargli da lontano di
alzare le braccia e respirare profondamente, così il
sangue ridiscende velocemente ed il torace si riapre
permettendo di nuovo a più ossigeno di ridistribuirsi
naturalmente, ossigenando così organi e cervello.
Ancora una volta l’impressionante forza della natura,
mi faceva riflettere ed emozionare innanzi alla sua
grandezza e perfezione, ovviamente mi persi nei miei
pensieri e dovettero chiamarmi più volte per tornare al
campo base a 5300m., dove il resto del gruppo stava
aspettando, con evidenti segni di malumore, per
ridiscendere a valle dove l’aria era più respirabile.
138
Infatti, la seguente tappa fu la valle della luna vicino
alla parte benestante della capitale. La valle è fatta dai
sedimenti calcari depositatisi a terra fino a formare
stalattiti naturali, dando il nome alla valle stessa che
probabilmente nel giro di venti massimo trenta anni,
sarà completamente riassorbita dal terreno, raro
spettacolo un simile paesaggio ancora ad oggi.
Ora rimaneva da visitare, la mitica Machu Pichu, una
delle attrattive principali che ci portò ad intraprendere
questo particolare viaggio. Prima di arrivare a Cuzco,
da
dove
si
può
raggiungere
il
famoso
sito
archeologico, passammo alle vicine saline naturali, le
quali
ci
permisero
di
apprezzare
il
continuo
cambiamento paesaggistico come un punto di vista
fluido della madre terra, quindi giungemmo in città a
sera inoltrata. Per dormire trovammo posto abbastanza
facilmente in camere abbastanza accoglienti, se non
sarebbe stato per la scarsità d’acqua calda, alimentata
solamente da rudimentali scaldabagni con resistenze
139
elettriche a vista. La mattina seguente approfittammo
per visitare su un’altura a poca distanza dalla città,
nella fortezza di Sacsayhuaman, le sue famose pietre
megalitiche,
misteriose
per
la
loro
grandezza,
lavorazione e per il materiale con il quale furono fatte,
materiale che non si trova se non a centinaia di km dal
sito stesso. Vi sono undici stanze per le meditazioni,
dove probabilmente ospitavano idoli ed altro, in più di
una è chiara il simbolo della “chacana”, simbolo
religioso che vuol dire a croce, è indossato come
talismano e fa parte dell’architettura Inca, com’è
chiaramente visibile e vedremo in seguito, nel tempio
del Condor a Machu Pichu. Una curiosità sul popolo
Inca è che non possedevano ed utilizzavano la ruota,
in
quanto
non
humm…quindi
usavano
niente
animali
da
traino,
tecnologia!..
già
questo
dovrebbe farci riflettere sulla loro antica sapienza. La
loro ingegneria ci sorprende, sia per i lunghissimi
canali d’irrigazioni, sia per i terrazzamenti fatti a
scalini circoncentrici, fatti per creare un escursione
140
termica, permettendo alla temperatura di salire nelle
scalinature stesse di circa 13 gradi, favorendone così
nel terreno l’agricoltura, anche dove le temperature e
la morfologia della terra non sono affatto adatte.
Rimanevamo continuamente sorpresi, da vari punti di
vista. Per i popoli Andini ci sono tre animali sacri,
ovvero il Condor, il Giaguaro ed il Serpente, ne
rappresentano i tre mondi, il cielo, la terra ed il mondo
di sotto, spesso le raffigurazioni di alcune strutture,
nei loro siti archeologici, tendono a rappresentare
alcuni ingressi a questi mondi, ed in alcuni luoghi è
stato possibile verificarne uno strano magnetismo con
la bussola, la quale sballava totalmente. Insomma ogni
volta che ci spostavamo scoprivamo strada facendo,
non solo nuovi posti ma anche nuovi misteri da
contemplare, non ho raccontato tutto proprio perché
non sarebbe bastato un libro intero per narrare delle
vicende accadute e dei posti visitati, ed anche per
lasciare al lettore il gusto di desiderare d’esplorare egli
stesso quest’incredibile continente, ricco di vera storia
141
e magia. Per andare a Machu Pichu bisogna prendere
un trenino da Cuzco che sale e scende continuamente,
andando avanti ed indietro per superare le alture in
modo orizzontale, esperienza particolare che mise a
dura prova il nostro senso d’orientamento, facendoci
sembrare di stare sempre nello stesso luogo di
partenza e fare solo avanti e dietro. Pernottammo ad
Aguas Calientes ai margini della foresta amazzonica,
dalla parte del Perù. La città perduta si trova nella
valle dell’Urubamba a 2430 metri. Sul posto ci dissero
che fu scoperta da un Indios in seguito ad un incendio,
l’indio scappando dal villaggio in fiamme trovò dei
gradini di marmo e li segui per km, fino ad arrivare
alla famosa città perduta di Machu Pichu. Ecco!
finalmente dopo tanto viaggiare pararsi come un
miraggio, innanzi ai nostri occhi, una delle sette
meraviglie del mondo, non sto qui a dirvi e a darvi
cognizioni storiche o religiose, ma sicuramente
abbiamo ancora molto da imparare, dagli eredi, di un
popolo che è stato in grado di esprimere tanta
142
magnificenza. Restammo nel sito fino al tramonto,
affascinati e silenziosi, muovendoci da un angolo
all’altro, sentendone l’energia in vari luoghi, dove ne è
appunto possibile l’ascolto nel calore stesso che
inspiegabilmente fuoriesce da alcune pietre. Andando
via, al tramonto, un gruppo di tre condor sembrò
congedarci ed accompagnarci verso l’uscita, mentre i
custodi sorridenti ci salutavano. Dal punto di vista
umano il viaggio mantenne sempre le stesse
caratteristiche, ovvero l’armonia del gruppo che con
l’impegno evidente di ogni singolo viaggiatore, fu
veramente un’esperienza unica. In un’occasione,
capitò che dovemmo lasciare indietro due ragazze,
perché una si era ammalata, a malincuore il gruppo
doveva proseguire il giro come da programma, in
quanto volente o nolente dovevamo arrivare per forza
a Cuzco, da dove era possibile rientrare a Lima con un
volo interno. Fortunatamente Nadia, il giorno dopo, si
sentì meglio. In questa occasione feci una terapia alla
ragazza, non so se fu la terapia o la dedizione
143
dell’amica ma sicuramente il giorno dopo, Nadia si
sentì
fortunatamente
di
riprendere
il
viaggio
raggiungendoci velocemente. Devo dire che per lo più,
quelle poche volte che ci fu nervosismo tra alcuni del
gruppo, si risolse sempre in maniera ironica ed autoironica, dando spazio a quella dimensione di gioia che
unisce le persone, facendogli fare insieme incredibili
esperienze. Ancora una volta il rientro ci mise però
alla prova, o meglio mise alla prova il nostro capo
gruppo. Dopo la visita a Machu Pichu, tornammo ad
Aguas Calientes ed a Cuzco da dove avevamo il volo
di rientro per Lima. La mattina presto avvolti dal
silenzio e dal freddo, il sole ancora doveva sbucare da
dietro le montagne, salutammo la città di Cuzco con
una certa nostalgia sia per i luoghi sia per la
meravigliosa della gente che la abitano. Giunti in
aeroporto a Lima, Gianluca, iniziò a sentirsi male, con
vomito ed incredibili dolori ai reni, così dopo essere
andato in infermeria ne su una sedia a rotelle e mezzo
sedato dai tranquillanti, ci disse che probabilmente
144
aveva una colica renale o addirittura dei calcoli o
chissà che cosa. Vi lascio immaginare la drammaticità
e l’ironia della situazione, che ancora una volta
colpiva la nostra guida. Per Gianluca fu sicuramente
un viaggio che lo fece molto riflettere, chiedendosi
perché proprio in un momento così, in un viaggio per
lui tanto atteso ed aspirato, doveva penare tutti questi
inconvenienti. Ricordo le nostre lunghe chiacchierate
dove su una cosa indubbiamente eravamo d’accordo,
ovvero che la vita insegna continuamente, ed è
maestra in questo, e solo quando si capiscono
finalmente le sue lezioni, allora e solo allora le cose
cambiano e tornano a riprendere la loro naturale
direzione, facendoci stare bene dal punto di vista sia
fisico che emotivo.
145
Tornato a Roma
T
ornato a Roma ripresi la mia ora mai consolidata
attività, con grande entusiasmo. Avevo già
preparato, prima di partire per il Perù, tutta la
documentazione per creare l’associazione culturale
Aleb, con un sito web nel quale mettere informazioni
e raccogliere, le testimonianze e le esperienze delle
persone
che
frequentavano
corsi
e
trattamenti
individuali. Indubbiamente più io facevo esperienza
nei viaggi e più energia avevo a disposizione da
metabolizzare in seguito, se ci lavoravo sopra a livello
di coscienza ed espansione della stessa. Potevo in
questo
modo
dirigerla
nell’arricchimento
della
professionalità, del tipo di lavoro che ora mai avevo
fermamente deciso d’intraprendere. Fu spontaneo e
naturale vedere delle nuove forme mentis che agivano
sul corpo. Per esempio la consapevolezza del gruppo o
146
del singolo come una parte separata di un corpo unico,
mi fece vedere i miei allievi come uno specchio dove
io stesso potevo trovare l’origine dei loro problemi in
me, e di conseguenza avendone gli strumenti adatti,
causare sia la loro che la mia guarigione. Ritrovai
sempre più equilibrio nella pratica che insegnavo ed
ancora ad oggi insegno, potendomi rispecchiare e
guardare in una profondità tale che il resto diveniva
una
semplice
e
chiara
percezione
del
corpo.
Ovviamente tutto questo è reso possibile dalla pratica
e dall’impeccabilità di ciò che si trasmette, e che si
mette a nostra volta in opera in ogni giorno della
nostra vita. L’intento del lavoro che si svolge è sempre
l’auto-guarigione. La pratica, in semplici strumenti
come respirazioni posture ed esercizi fisici con
specifici intenti, muovono consapevolezza diversa in
varie aree del corpo, permettendo all’intuito d’attivarsi
facendo cadere vecchi schemi per far spazio a nuovi
paradigmi, come ho già ampiamente spiegato. Feci dei
corsi anche per poche persone, portando sempre a
147
termine il compito e la responsabilità di aver iniziato a
lavorare con loro, senza mai abbandonare nessuno,
addirittura portai avanti un corso per una sola persona.
Di certo non fu il denaro la molla che mi spingeva, ma
col tempo capì l’importanza del dare il giusto valore a
tanti anni di dura ed appassionata dedizione. Nel
frattempo, tutto intorno a me iniziò ad indicarmi
l’India come la prossima metà del mio cuore. Ci
furono più persone che mi dissero chiaramente che era
giunto il tempo, di vedere con gli occhi e sentire col
corpo una dimensione che già stavo provando e che
era palpabile e visibile in un posto come l’India. Come
al solito aspettai dei segnali per capire quando era il
momento giusto, ancora una volta però ci dovetti
mettere del mio, non preoccupandomi di ciò che
lasciavo ma totalmente rivolto verso l’ignoto senza
alcuna paura. Purtroppo se cerchiamo di fare le cose
solo con la ragione, non combineremo mai più di
quanto ci è stato insegnato di cosa è giusto e cosa è
sbagliato, senza dare spazio a quello impulso vitale
148
che nasce dal nostro cuore, al di là di qualunque paura
ci attanagli la mente. Voglio fare un esempio pratico
per rendere più comprensibile questo concetto.
Immaginiamo di essere un pulman turistico ed allo
stesso tempo il conducente, ad ogni fermata salgono e
scendono persone che vogliono dirci dove andare
secondo la loro meta, bèh! Noi abbiamo la nostra
direzione da seguire ed ogni volta che siamo colti dal
dubbio è il caso di fermarsi un attimo, per riflettere e
riprendere la guida, sapendo esattamente quale è la
direzione da seguire sia per i passeggeri che sono già
informati della direzione, ed è proprio per questo che
hanno preso quel Pulman, sia per il nostro più elevato
scopo in cui ci identifichiamo che è portare tutti alla
propria destinazione, compreso noi stessi. In torno a
noi tutto questo accade continuamente in ogni
relazione interpersonale, infatti, i pensieri e le opinioni
degli altri continuano ad albergare in noi sotto forma
di forme mentis inconsce le quali si nutrono della
nostra energia e volontà, fino a quando non le
149
ricollochiamo in maniera conscia ed armonica in
quello che riconosciamo essere il nostro intento più
elevato. Quindi appena Valerio mi disse che c’era un
biglietto per l’India andata e ritorno per Dheli a 300
euro senza scalo, non ci pensai su due volte e
nonostante gli impedimenti, prenotai a Novembre per
il mese di Aprile.
150
In India
A
ncora una volta i segnali erano stati forti e chiari,
dal biglietto ad un prezzo speciale, all’incontro
con Maurizio, un amico Siciliano che mi lasciò un
libro su Babaji di Titti Mitti “Giocando con Dio di M.
Letizia Bencini J. Amba edizioni”. Nel libro si parla
dell’Asharam di Hairakhan piccolo villaggio nelle
valli del Kumaon vicino ad Haldawani a 30 km
all’interno della giungla, di fronte al Nepal sotto le
pendici delle catene Himalayane. Uno dei posti più
sacri dell’India, dove fin dall’inizio dei tempi a
memoria d’uomo, si sono praticati riti di purificazione
per l’intero genere umano. Sempre in questo luogo, fin
dalla comparsa di Babaji nel 1970, si è creata da
subito una forte presenza d’Italiani mischiati ad Indù,
cosa che ha portato a fondare nel tempo, un Asharam
equivalente a Cisternino in Puglia, regione italiana la
151
cui terra insieme alla semplicità della gente, ricorda
molto l’India. Gli Asharam sono come delle centrali
elettriche per quanta energia emanano, continuamente
in funzione in contatto con il fuoco sacro della terra, i
riti qui svolti generano una vibrazione che è un’onda
che viene inviata nell’etere. Ognuno di noi genera
onde connettendosi con i cicli di rotazione d’ogni
elemento esistente. Quindi quello a cui dobbiamo
prestare attenzione è il tipo di onda che generiamo,
perché è quella sulla quale viaggeremo. Ad esempio se
il primo giorno di luna nuova, facciamo purificazione
a tutti i livelli, ovvero prestiamo attenzione a ciò che
mangiamo, a quello che pensiamo e che facciamo,
genereremo un onda che ci farà cavalcare quella
specifica consapevolezza, quindi ciò a cui bisogna
prestare realmente attenzione è l’intento che c’è dietro
ad ogni cosa, arrivando così ad avere una forte volontà
per sostenere l’intento spirituale quando la nostra luce
tende a diminuire. Come accade per le maree anche
noi subiamo l’influenza degli astri. Ad esempio se
152
decidiamo di mangiare solo frutta o fare digiuno, oltre
che a purificare il corpo attireremo a noi la
consapevolezza di nutrirci di luce ed acqua come le
piante, spingendo ad evolvere così la nostra coscienza,
inoltre questo permetterà alle nostre intuizioni di
aprirsi verso nuovi paradigmi e punti di vista i quali
continueranno a tenere forte la nostra volontà, in
quanto le nuove idee saranno riconosciute come verità
oggettive. Nell’Asharam si svolgono varie attività
lavorative facendo Karma-Yoga. Secondo Babaji in
questa nuova era, il Karma-Yoga è una delle forme
più elevate di meditazione e purificazione della mente.
Il Karma Yoga è lavoro consapevole. Durante i vari
compiti assegnati all’inizio della giornata, gli ospiti,
recitano un Mantra “Om nama shivaya”, è una
preghiera rivolta a Shiva che nella cultura indù
rappresenta il distruttore dei nostri difetti e del nostro
egoismo. Nella cultura Indiana come in quella
Cristiana, c’è il senso della trinità. In occidente
abbiamo il padre il figlio e lo spirito santo, loro hanno
153
rispettivamente tre divinità, Brahma il costruttore,
Vishnu il conservatore e Shiva il distruttore. Il Mantra
serve per tenere la mente quieta, senza farla divagare
inutilmente mentre si lavora. Questo alleggerisce
incredibilmente l’animo, ed alla fine della giornata si
ha una grand’energia, ed allo stesso tempo una
tranquillità interiore che dona pace ed armonia col
tutto,
senza
disperdere
energia
inutilmente.
Ovviamente il posto, la gente che lo vive e la natura
ancora
selvaggia,
favorisce
tal
esperienza.
La
consapevolezza di giorno in giorno sale sempre più,
facendo sperimentare così agli ospiti realtà non
ordinarie, come ad esempio parlare con il mondo che
ci circonda, il quale risponde sempre sotto infinite
forme che sta a noi identificare, alle volte può essere
la natura a comunicarci consapevolezza, altre volte la
tecnologia sincronica ai nostri pensieri, o qualsiasi
altra cosa che tende ad entrare in armonia col nostro
essere. Neanche a dirlo!, la mia proposta ai compagni
di viaggio, fu di andare dovunque loro volessero, a
154
patto di arrivare ad Hairakhan alla fine del viaggio,
per bere la sacra acqua dietro al Duni (fuoco sacro) e
mangiarne le ceneri. Babaji disse che chiunque fosse
giunto fino ad Hairakhan, in questo luogo benedetto,
avrebbe eliminato il suo karma per entrare finalmente
nel Dharma, ovvero una nuova consapevolezza che ci
permette d’evolverci senza restrizioni provocate da
esperienze irrisolte del nostro passato. Ognuno dei
membri del viaggio, propose un luogo dell’India a lui
caro. Daniele, in quanto appassionato di felini e di
fotografia propose di andare a vedere la Tigre del
Bengala, animale nazionale Indiano protetto, che si
sarebbe potuto ammirare in vari parchi e riserve
naturali. Valerio propose di fare visita a vari siti e
templi Buddisti e Induisti, proponendo tra le varie
mete di andare a visitare Varanasi la città sacra, e
Bodh Gaya dove ci sarebbe stato l’albero della Bodhi
dove il Buddha raggiunse l’illuminazione. Tutti in
ogni modo erano d’accordo sul tour del Rajastan,
affittando sul posto un mezzo di trasporto con autista,
155
per via della guida a destra come in Inghilterra. Ecco il
gruppo composto di quattro persone era pronto, io e
Simona la mia compagna e Valerio e Daniele i quali
già erano stati con noi in Perù. L’itinerario si svolse
nel Nord del paese, dalle propaggini del Rajastan fino
ai monti del Kumaon addossati ai primi contrafforti
dell’Himalaya nella regione dell’Uttaranchal toccando
Delhi, Jaipur, Agra, Varanasi, e molti centri minori
della campagna nel periodo della mietitura. Appena
arrivati in India, prendemmo subito un taxi che ci
avrebbe portato da New-Dheli ad un paesino lì vicino,
dove avremmo affittato macchina con autista. Subito
abbiamo avuto la riprova che non solo bisognava
usare degli autisti, ma che sopra di tutto si doveva
stare attenti alla loro guida. Infatti, dopo neanche
un’ora che stavamo sul taxi …Sbbhaammm!!!..
incidente quasi frontale, con un altro pulmino che
trasportava barre di ferro, che urtarono il vetro destro
di
dietro,
dalla
l’inconsapevole
parte
Valerio
156
del
passeggero,
stava
dove
dormendo
saporitamente. Fortunatamente nessuno si fece male, e
tramite l’agenzia in poco tempo ci venne a prendere
un altro pulmino per terminare la tratta in corso, tutto
sommato ce la siamo cavata solo con un piccolo
spavento, ed abbiamo potuto appurare una certa
organizzazione e premura nei confronti dei turisti.
Arrivati a Jaipur visitammo il primo tempio Induista e
L’Amber fort, cominciando ad entrare in sintonia con
le loro usanze. All’Amber Fort insieme a Valerio ci
siamo proiettati in un piccolo mondo magico e
fantastico perdendoci tra i cunicoli del forte, sembrava
di stare in un gioco tipo “Prince of Persia”, dove nello
stesso gioco, tutto è riprodotto da foto prese da posti
realmente esistenti, ed ora eravamo noi i protagonisti
all’interno del “Gioco” il quale stava prendeva forma
sotto i nostri increduli occhi. Personalmente iniziai a
sentirmi veramente a mio agio. Ero finalmente in un
luogo, dove era palpabile e respirabile nell’aria la forte
spiritualità. Fermarsi in meditazione non era una cosa
strana, anzi qui strano era il nostro modo di vedere le
157
cose da occidentali. Ovviamente dovunque c’è
turismo, c’è un forte senso di sfruttamento verso i
turisti stessi, ma è anche comprensibile vista la
condizione di molti di loro, cosa che ostentano
chiaramente
di
fronte
all’illusione
del
nostro
progresso. Il giorno dopo ci recammo all’agenzia, con
la quale Daniele aveva già preso contattati prima di
partire. Così insieme a Pradascjh, il nostro autista, ed
il suo stupendo pulmino iniziò il giro del Rajastan.
Visitammo nei pressi di Jaipur il Red Fort, Pushkar il
lago sacro ed i templi di Shiva, Bundi la città blu e il
suo palazzo che una volta, ospitava nei suoi giardini le
meravigliose sensuali ed eleganti fanciulle Indiane.
Nei giardini potemmo ammirare la moltitudine di
scimmie che si spostavano da un albero all’altro e da
un luogo all’altro, sembrava di vedere i nostri gatti,
sono velocissime e dispettose, tanto è vero che
bisogna stare attenti alle borse o strumenti di vario
genere, come capitò, mentre facevamo il biglietto
d’ingresso, una scimmia entrò velocissima nell’ufficio
158
portandosi via il cestino della carta, facendo scattare il
bigliettaio che le corse dietro urlando, innanzi ai nostri
occhi si parò una scenetta curiosa tra il comico e
l’assurdo. Nei giorni seguenti, Continuando il tour,
arrivammo al Ranthambore National Park, dove era
possibile con un tocco di fortuna riuscire a vedere la
regina della Giungla, la tigre Indiana, motivo
principale che aveva stimolato Daniele ad affrontare
un viaggio così particolare. Arriviamo sul posto prima
di pranzo, ed ancora prima di trovare alloggio per la
notte, c’informiamo e prenotiamo un safari nel parco
nel primo pomeriggio. Incontriamo alcuni turisti, i
quali ci dicono che sono tre giorni che fanno il safari
ma della tigre ancora niente. Daniele s’imbroncia un
po’, pensando che forse dovremmo rallentare il tour
per fermarci alcuni giorni in più. La cosa che mi venne
spontanea, fu di dirgli senza indugio: “ non ti
preoccupare, se stiamo al posto giusto nel momento
giusto vedrai che tutto andrà come deve, vedi loro
sono tre giorni che ci provano e niente, magari se
159
andavamo di fretta saremmo arrivati prima e
sicuramente non l’avremmo vista, ora una possibilità
c’è”. Andò proprio così, fummo veramente fortunati,
alla prima uscita riuscimmo a vedere ed a fotografare
tranquillamente la regina del Bengala, la quale, la
trovammo a riposare vicino ad una pozza d’acqua,
permettendo così a Daniele di scattare delle bellissime
foto da distanza ravvicinata. Non dimenticherò mai
l’espressione, di meraviglia e di gran rispetto, che si
stampò sulla faccia del nostro caro compagno di
viaggio. La cosa negativa, tra virgolette, fu che in
questo modo l’intento di Daniele si era già realizzato,
ed era inconsciamente già pronto per ritornarsene a
casa. Il viaggio era ancora molto lungo e questo gli
cominciò a risuonare dentro come un martello
pneumatico. Daniele è una gran bella persona e
particolarmente sensibile, motivo per il quale gli
cominciò a venire a galla tutta una serie di domande e
di riflessioni che lo fecero sentire fortemente a disagio
e fuori luogo. Ciò che lo scuoteva notevolmente, quasi
160
facendolo sentire in colpa, era la grande povertà, lo
sfruttamento e le condizioni disagiate delle persone,
cosa a cui assistevamo ovunque andavamo, sia nelle
città che fuori. Ovviamente tutto questo osservato da
un punto di vista occidentale, ci fa sentire veramente
fuori luogo. Si muovono sentimenti difficili da
controllare, sia per il senso di colpa che ne nasce nella
evidente differenza di status sociale, sia nelle
contraddizioni socio-religiose. Personalmente, come
in ogni viaggio, spontaneamente mi sono lasciato
avvolgere dalle loro usanze e costumi in maniera
incondizionata, vedendone si, i possibili lati negativi,
ma anche il grande mistero che avvolge un popolo con
ancora ad oggi una così forte volontà e spiritualità.
La tappa successiva fu Fatephur Sikri, la fortezza e la
moschea. Visitiamo Diwan-i-khas sala delle udienze
di Fatehpur Sikri, dove al suo interno potemmo
ammirare in alto una struttura architettonica che
unisce ai quattro vertici un disegno particolare. Sotto
161
questa terrazza si svolgevano le riunioni tra i vari
rappresentati, delle diverse quattro religioni del tempo
e del luogo. Fu fatto costruire da Akbar imperatore
Mochul.
L’intento di quest’opera era di far confluire l’energie
dei diversi punti di vista in una nuova visione unica ed
armonica, portando la pace e la collaborazione tra i
vari popoli di culture e religioni diverse. “Tutto è
162
energia!”. Lo affermano sia le filosofie orientali, sia la
scienza moderna. Inoltre, entrambi i filoni dichiarano
esplicitamente che l’energia esiste, ma non ha una
definizione, addirittura la meccanica quantistica, fa
gentilmente notare che l’esistenza di qualcosa di
misurabile, chiamato “energia” è in realtà un puro atto
di fede, dato che non si può sapere “cos’è” né
effettivamente misurare in modo diretto “se c’è”, ma
solo ipotizzarne l’esistenza attraverso i suoi effetti.
Possiamo provare a definire l’energia come un fluido
che permea completamente l’uomo, che è parte
dell’uomo, anzi che è l’uomo stesso, ovvero quella
sostanza che si struttura in corpo, materia, pensieri,
emozioni, sentimenti, scariche di elettricità e così via.
Materia ed energia sono due facce della stessa
medaglia: se la nostra educazione ci ha portato a
vedere l’uomo fatto principalmente di “materia”, allo
stesso modo si può concepire e provare a sentire
l’uomo come fatto principalmente di “energia”. In
realtà ogni giorno, ognuno di noi sperimenta
163
continuamente quest’energia, la quale la chiameremo
“energia personale” o Ki secondo le discipline
orientali, o Param Atma (il Sé Supremo) secondo le
tradizioni della filosofia indiana e della teologia
Vedica. Non essendo stati però educati a percepire o a
soffermarci su quello che viviamo, spesso queste
sensazioni passano inosservate, dal momento che
incominciamo
a
riflettere
su
quanto
detto,
permettiamo una connessione tra l’energia personale e
l’energia universale, l’energia che fluisce fuori e
dentro il corpo scorrerà fluidamente permettendoci la
comprensione del mondo esteriore, non solo come una
parte separata da noi, ma anche come un tutto uno.
Questo ed altro, nelle nostre visite, era palpabile alla
sensibilità del turista “non a caso”. Il viaggio proseguì
verso Agra ed il suo imponente Taj Mahal una delle
sette meraviglie del mondo costruite dall’uomo e meta
di molti turisti. Prima di lasciare il nostro comodo
pulmino con d’autista, e vi garantisco che non guastò
affatto il suo supporto, dovevamo ancora visitare
164
Kajurhao ed i suoi famosi templi Tantrici. Data la
lontananza ed il forte caldo, decidemmo di fare tappa
ad Orcha, piccolo paesino rurale. Qui Daniele entrò
profondamente in crisi, pensando appena possibile, di
prendere un volo per tornare a casa. Curiosa fu la
contraddizione con la mia reazione che invece fu
opposta. Mi sembrava di stare a Rofrano, piccolo
paese di montagna nel Cilento, dove andavamo spesso
con i miei genitori a trovare i nonni e i parenti. Ancora
ad oggi questo luogo mantiene, cultura ed antiche
usanze, risalenti ad oltre trenta anni fa; Infatti, lì come
probabilmente in molti paesi del sud, era normale
vedere bambini giocare a terra con vicini escrementi
di mucca, passata da poco. Ovviamente, più di trenta
anni fa vi erano poche strade asfaltate e raramente si
vedevano macchine, infatti, mia Nonna Atonia,
ricordo che mi diceva di aver visto il mare da vicino
per la prima volta all’età di 80 anni. Trovarmi in un
posto simile a distanza di tanti anni, fu come fare un
salto nel passato. La terra ed il nostro contatto con lei,
165
è uguale in qualsiasi parte del mondo ci troviamo,
basta che ci avviciniamo con semplicità e rispetto.
Durante la giornata visitammo un tempio su un
cucuzzolo di un monte, dove si poteva girare
liberamente e dove c’intrattenemmo a nostra insaputa,
data la meraviglia del panorama e del silenzio che
regnava, fino alla chiusura della porta d’ingresso,
bloccata da grossi catenacci. Dovemmo calarci da un
muro sul retro per uscire dal tempio e in questa
goliardica operazione, Daniele si ruppe i pantaloncini
nuovi appena comprati, s’innervosì e preferì rientrare
all’alloggio piuttosto che proseguire con noi la visita
del paese e delle sue fortezze. Alla fine della giornata,
trovai Daniele, solo e pensieroso sul tetto della casa
dove alloggiavamo, sul cui terrazzo potevamo lavare e
stendere i panni ad asciugare. Il momento era
spettacolare, il sole tramontava innanzi a noi
colorando di rosso il cielo all’orizzonte, una donna
seduta all’angolo sinistro del tetto con le gambe
incrociate, separava il grano, mentre cantava una
166
stupenda nenia,…all’orizzonte bambini giocavano
correndo avanti e dietro con un pallone improvvisato
chissà con cosa. Senza proferir parole guardai Daniele
negli occhi e capii che era pronto a continuare il
viaggio, la poesia del posto finalmente lo aveva
aperto, facendo entrare in lui la “luce” che tutto
intorno lo avvolgeva. Nel frattempo Valerio stava
riposando in camera, ci raccontò in seguito della sua
bellissima esperienza extra corporea, dove vide la
nostra stessa scena da uno stato di “sogno lucido”.
Come ogni svolta positiva, ce ne fu un altra di
contrappeso negativa. Simona cominciò a stare male
con lo stomaco, probabilmente dovuto allo stress del
viaggio e dal cibo pieno di spezie particolari.
Il giorno dopo arrivammo finalmente a Kajurhao,
Simona stava veramente male con febbre alta e forte
dissenteria. Stava forse purificandosi, rilasciando in
maniera fisica legami atavici che ognuno di noi si
porta dietro nell’arco dei cicli delle proprie esistenze?
la sua forte tempra e volontà, gli permise di rimettersi
167
con un solo giorno di riposo, per essere pronta ad
affrontare la seconda parte del viaggio. Ora eravamo
soli con le nostre forze ed il nostro intuito, per
affrontare l’ignoto e le paure che derivavano dal non
avere più punti di riferimento. La sera del giorno dopo
Pradascjh ci lasciò ad una fatiscente stazione dei treni,
salutandoci con un caloroso abbraccio. Con Simona
in forma non dubitiamo e ripartiamo senza indugi con
destinazione Varanasi, la città sacra con il sacro fuoco
sempre alimentato. Arriviamo in città nella mattina
presto, dopo aver viaggiato su un treno locale che ci
ha permesso di entrare più addentro nella loro cultura
e vita ordinaria. Una curiosità è la sacralità che hanno
verso un animale come la mucca, la quale gira libera
ovunque addirittura dentro la stazione vicino ai treni,
rovistando col muso nei cestini e guai a chi la scaccia.
A Varanasi abbiamo l’onore di partecipare a messe
funebri sul sacro fiume Ganga, dove svolgono le
celebrazioni al tramonto. Fino a qualche anno fa, si
potevano vedere addirittura i corpi dei morti delle
168
famiglie più povere, che galleggiavano sul sacro
fiume, oggi si tende a fare a meno di quest’usanza,
cremando i corpi al tramonto sulla riva del Gange. Il
loro rapporto con la morte è completamente diverso
dal nostro, vestono di bianco e pregano perché l’anima
si stacchi, il più velocemente possibile, dai suoi limiti
di attaccamento alla vita materiale, che la costringe al
ciclo delle reincarnazioni. Sembrava una festa, con
canti che colpivano tutti i presenti direttamente nel più
profondo dell’animo e del cuore. Stiamo realmente in
un altro mondo, con fascino e mistero che c’investe
ovunque prepotentemente, rispetto alla nostra cultura
occidentale. L’unica cosa è lasciarsi andare per far si
che il nostro essere ne comprenda il valore ed il limite,
senza pregiudizi e rimanendo in armonia con il tutto.
La morte è un concetto che affascina e terrorizza
l’uomo dall’inizio dei tempi. Il fatto di pensare che
non vi è nulla di là della vita osservabile, è puramente
una congettura basata su prove nulle, direi quasi legata
ad una fede cieca. In realtà è più materialista la visione
169
di continuità che non, in quanto ci sono prove e
testimonianze osservabili della continuità ciclica delle
cose sotto diverse forme, d’altronde nulla si crea nulla
si distrugge, ma tutto si trasforma continuamente! e
poi vogliamo parlare del nulla! Cosa vuol dire ?!...
occupa uno spazio già da solo se è una definizione!
…Allora è già qualche cosa !? L’idea che non ci sia
nulla è l’alibi perfetto al non porsi domande, le quali
ad un osservatore attento farebbero venire l’unica idea
sensata verso il concetto di morte: Se non ci fosse
nulla? Di cosa ci preoccupiamo?! Eventualmente, il
problema nasce se c’è continuità di consapevolezza, di
quale sarà la qualità di questa e di come poter agire
ora per renderla il più agevole possibile domani. Come
d’altra parte si fa per affrontare la vecchiaia, che non è
altro che la continuità di un ciclo che non è mai
iniziato e che mai finirà. Anche il feto, prima di
sbocciare al mondo vive in un universo immenso e
ricco di vita propria, poi viene alla luce in un mondo
immenso rispetto a quello da dove veniva,.. e prima
170
ancora? Dov’era?! E quali erano le leggi che lo
governavano?!...e
dopo?...dove
andremo?!
e
soprattutto quali sono le leggi che governano tali
immensi universi?. Alcune religioni o discipline ci
pongono nella visione che non c’è il libero arbitrio e
che tutti arriveremo li dove è nostro destino
arrivare…e se non ci fosse un assoluto che ci
garantisce questo?!, se esistesse invece solo il libero
arbitrio di poter accedere “oltre” mantenendo la
consapevolezza e la volontà?! Allora forse conviene
fare il meglio ora, cercando di entrare già da subito in
armonia, con quelle leggi nuove che ci stanno venendo
in contro e che governano l’ignoto verso cui stiamo
andando. Forse l’intelligenza sensibile all’armonia
delle nostre azioni, in relazione col mondo che ci
circonda, è l’unica reale intelligenza, visto che ciò che
facciamo pensiamo e proviamo sarà quello che
troveremo sul nostro infinito cammino.
L’elemento
più forte che si apprende con un viaggio in India, è la
consapevolezza
dell’uno.
171
Siamo
un
pezzettino
separato di un corpo unico, che possiamo osservare in
ogni cosa e persona. Ecco! Si attiva finalmente
l’osservatore interiore, l’attenzione aumenta ed il
tempo si contrae, d’altra parte l’essere umano
conserva nelle tradizioni la conoscenza perduta e nella
cultura ne custodisce i segreti. Solo comprendendo il 2
il 3.. la numerologia ed i suoi significati e tutte le
usanze e tradizioni sparse nel mondo, sotto forma di
varie culture, potremo finalmente chiudere il cerchio,
facendone specchio dentro di noi, trovandone così il
centro in noi stessi in un punto del cuore, per i reali
significati e valori dell’esistenza, la quale al contrario
diventa una condizione miserabile e di sofferenza.
Solo questo è il reale punto di partenza, per passare
dal mondo materiale a quello spirituale, con un chiaro
atto di volontà di desiderio di conoscenza della stessa,
spogliandosi di tutto il resto a livello mentale, consci
così dello stato di vita e di morte che ci circonda.
172
Siamo pronti per andare a Bodh Gaya, culla del
Buddismo e luogo in cui il Buddha ricevette
l’illuminazione è un posto incantevole, pieno d’amore
e rispetto, elementi chiave per favorire il “silenzio
interiore”, ci sono molti monaci e turisti in
meditazione in vari angoli dei vari templi. Mi metto in
meditazione sopra degli scalini vicino all’albero sacro.
Dopo un tempo indeterminato, apro gli occhi e li
d’avanti a me il viso sorridente di un monaco, mi
saluta e gentilmente ricambio sottolineando la forte
pace che regnava sovrana sul luogo, nel frattempo
sembra che tutto il mondo intorno a noi si sia fermato
per un attimo …il monaco si congeda e si allontana
lentamente, intanto Simona si avvicina sorridente
chiedendomi : “ma di che avete parlato tutto questo
tempo?” “ma come tutto questo tempo?”… per me
erano passati solo pochi secondi, ed ero convinto di
averlo salutato cordialmente e basta. Evidentemente è
stato uno scambio a vari livelli e la percezione del
tempo alterato visto da fuori, n’è la sottile conferma.
173
Chiunque è stato in India può dire di aver vissuto
sicuramente alcune esperienze di questo tipo o
comunque
fuori
dall’ordinario
di
come
viene
interpretato il tempo e lo spazio.
Torniamo nel tardo pomeriggio a Varanasi, dove ci
salutiamo con Valerio il quale ci lascia una settimana
prima, rientrando in Italia per motivi di lavoro. Non
dimenticherò mai il bagno fatto nella piscina
dell’albergo al tramonto: Valerio ed io appoggiati ai
bordi della piscina, ed una quantità innumerevole di
corvi che sorvolavano in cerchio sopra le nostre teste.
La nostra riflessione fu ancora una volta sulla morte e
sul suo valore, quando la vedi come una sorella che ti
sussurra all’orecchio che non c’è tempo da perdere e
che siamo esseri destinati alla morte e quindi alla
trasformazione ed al cambiamento inevitabile, l’unica
via possibile è quella dello spirito, e qualsiasi
problema diventa futile. A questo punto non potevamo
non andare a visitare Kusinagara, il luogo dove il
174
Buddha lasciò per sempre la sua vita terrena ed il ciclo
delle rinascite, da non confondersi con la dottrina
induista della reincarnazione, che fu esplicitamente
rigettata con la dottrina del non se, Anatman, in altre
parole il se è unico e solo, quindi la reincarnazione
riguarda una parte definita rispetto solo all’io. Simona
in questo luogo ha preso una bella botta in testa, nel
vero senso della parola. Durante il tardo pomeriggio
mentre aspettavamo Daniele in un parco, dietro un
dormitorio notiamo un monaco che riposava all’ombra
su una panchina, vicino c’era una specie di
rudimentale altalena. Decidiamo di andare li, ma senza
disturbare il monaco, neanche a dirlo, Simona si siede
sulla rudimentale altalena la corda si rompe ed il
tronco di legno la colpisce in testa sbattendola di colpo
a terra stordita, il monaco si alza di sobbalzo ( questo
perché non volevamo disturbarlo!) e dietro di noi
affacciati al balcone di un istituto, dei bambini vestiti
da Buddisti ridevano a crepa pelle. Fortunatamente
non si era fatta nulla di grave se non un bel
175
bernoccolo, un po’ di coccole e via verso nuove
avventure.
Più mi avvicinavo ad Hairakhan e più ero investito da
forti sensazioni ed emozioni, nei confronti della mia
storia personale e dei miei genitori, un immenso
amore ma allo stesso tempo un forte distacco da me da
loro e da tutte le cose terrene. Un senso di pace, che
colmava il mio essere dentro e fuori, sprigionando un
assoluto amore e rispetto per la vita e dovunque essa è
manifesta. Ora erano rimaste le tappe per le quali ero
partito, Gorakhpur ed Hairakhan e mi sentivo pronto e
senza aspettative, in quanto l’India mi aveva già dato
veramente tanto. La prima tappa fu Gorakpur
nell’Uttar Pradesh. Questa città venne fuori da una
ricerca su Gorakhnath, in quanto anni a dietro mi
svegliai da un “sogno” pronunciando parole a me
sconosciute, riuscendomi a ricordare solo questo
nome. Come ho già detto feci quel sogno anni prima,
ed ero completamente a digiuno su cosa fosse
l’Induismo il Buddismo o le sette Sadhu. Lo presi
176
come un segno e conservai il foglietto per anni, con
scritto questo nome, sapendo che al momento giusto
avrei capito; Infatti, così fu al momento di andare in
India m’indicò chiaramente un luogo da visitare
fisicamente, in cui ero stato indubbiamente richiamato
dall’inconscio collettivo al momento del sogno. Qui
trovai un gruppo d’asceti, che seguivano gli
insegnamenti di un antico Yogi Guru Gorakhnath
Maharaj, che si diceva fu il detentore della conoscenza
più antica dello yoga. Uno dei loro simboli di
riconoscimento è un orecchino all’orecchio sinistro.
Curioso ma è sempre stato l’unico mio simbolo di
trasgressione fatto sin dall’età di 16 anni, per
contrappormi al pregiudizio ed all’opinione sociale.
Ancora ad oggi lo porto per ricordarne a me stesso
l’intento. Da qui ancora ad oggi, prendo l’energia per
ricordare e riscoprire la forza e le radici dello Yoga
più antico. A Gorakpur una delle cose più belle che ho
visto, fu il viso di Daniele gioioso e giocoso, avvolto
da una bandana, ora mai si era completamente aperto
177
ed abbandonato agli eventi ed alla forza spirituale
dell’India. Inoltre, stavamo finalmente per arrivare ad
Hairakhan sotto l’ Himalaya e Daniele fremeva per
poterne ammirare le vette innevate. Finalmente dopo
11 ore di treno e 2 di jeep, arriviamo in questa valle
sacra a 30 km all’interno della giungla, ai piedi del
monte Kailash, attraversata dal sacro fiume Gotam
Ganga. Visione paradisiaca, i colori sembrano
prendere vita e gli alberi parlare, si avverte un’energia
talmente forte che se non ci si apre a lei, non è
possibile sostenerne la portata. La mente ed il cuore
dell’umanità viene purificata in questo luogo dal
principio dei tempi, questo è l’Intento delle persone
che trovano ed abitano la paradisiaca valle, ed è anche
l’intento del luogo stesso. Il fondatore dell’Asharam,
nato per accogliere ospiti in questo posto e renderlo
noto al mondo intero, è stato Babaji (questo è l nome
della sua ultima reincarnazione). Qui incontriamo vari
personaggi tra cui Maeshevar, un italiano che da anni
si è trasferito in India, lui fa il Puggiaro del fuoco
178
nell’Asharam, dove durante l’Aratri e la Puggia (canti
indù per purificare e liberare mente e corpo) è
responsabile del fuoco sacro, il Dhuni. Ci troviamo
subito in sintonia, nella sua semplicità ci fa sentire a
casa nostra, nonostante la nostra ignoranza totale delle
loro usanze e tradizioni. Gli racconto del sogno e di
Gorakhnath, lui rimane sbalordito annunciandomi che
aveva appena trovato una moneta di questa divinità
indù vicino al sacro fuoco, e che ognuno che fosse
arrivato in questo luogo sicuramente era stato guidato
per arrivarci. Mi regalò la moneta e mi disse di
portarla con me, un giorno avrei saputo cosa farci, e di
centrarmi di più sul cuore facendo scendere l’energia
verso il basso, perché il suo movimento la faceva stare
troppo in alto. Questo è quello che i “Cabalisti”
chiamano un punto del cuore, da dove inizia il vero
percorso di ascensione consapevole in vita dalla
materia allo spirito, cavalcando il nostro ego. Fu
sempre
Maeshevar
a
chiedermi,
con
enorme
semplicità, quali fossero secondo me le tre forze
179
dentro di noi da imparare a domare, d’istinto risposi il
senso di possesso, i continui desideri e l’ira.
Effettivamente l’attaccamento a cose e persone, la
gelosia e la morbosità non ci permettono di andare
verso il nuovo, verso lo sviluppo e quindi verso
l’evoluzione stessa. Nei desideri, in realtà vi è il fulcro
dell’energia stessa, il motore che muove la macchina
che,
quando
ci
porta
a
destinazione,
ovvero
all’appagamento dello stesso desiderio, finisce la sua
carica
vitale,
questo
meccanismo
continuerà
all’infinito fino a che non cominceremo ad avere un
desiderio astratto o spirituale, allora e solo allora si
comincerà a dipanare il velo di Maya. Nell’ira vi è una
quantità
d’energia
particolare,
che
sprechiamo
dirigendola all’esterno per via del giudizio o
pregiudizio, creando inevitabilmente separazione e
malattia, sia in noi sia nel nostro prossimo. Al
contrario potremmo definire un punto di vista,
qualsiasi esso sia, e custodirlo sapientemente dentro di
noi, questo atto ci permetterà d’esternarlo al momento
180
giusto, creando un’onda armonica piuttosto che
disarmonica. Possiamo mantenere l’attenzione su
questi concetti, e mettendoli in pratica osservare come
cambiano le cose intorno a noi, notando che si crea
coesione piuttosto che dispersione inutile d’energia, la
quale invece si può farla muovere come una spirale, e
ad ogni nuovo passaggio si noterà che i desideri
prendono forma automaticamente e più velocemente
di quanto pensassimo, perché non c’è più la brama
della realizzazione, ed inoltre c’è più energia che
tende alla materializzazione ed allo stato fisico. Inoltre
altre volte, ci rendiamo conto che non tutto ciò che
desideriamo, lo vogliamo veramente. Indubbiamente
avevo ancora molto da lavorare su me stesso cosa di
cui col tempo me ne resi realmente conto, sopra tutto
dopo il viaggio in America, nei parchi e nelle riserve
indiane, come vedremo più avanti.
La sera potemmo gustare un buon piatto di pasta
all’Italiana, incredibile! Il cuoco del chiosco, dove era
181
possibile mangiare qualche cosa, era stato adottato ed
istruito ad arte alla nostra cucina da una donna
Italiana. Finito il lauto pasto, ci rilassammo nel
silenzio più assoluto dove l’unico rumore era il mantra
naturale del sacro fiume che scorreva, sembrava
ripulirci e lavarci l’anima nel più profondo. Eravamo
rimasti solo noi tre, gli altri erano andati o a dormire o
a meditare dentro la giungla sotto il monte Kailash, mi
avevano esortato di non avventurarmi sul monte da
solo perché c’era il pericolo di incappare in qualche
tigre. All’improvviso vediamo nell’oscurità forme
luminose muoversi lungo il fiume, sembravano antichi
guerrieri, spostiamo lo sguardo lievemente verso la
foresta e vediamo forme luminose, con una fascia
rossa in testa in posizione Yoga levitare da terra.
Restiamo sbalorditi ed increduli, ognuno chiedendosi
se anche gli altri stavano vedendo e cosa vedevano. La
scena sembra svanire, ma non per me, Daniele dopo
un po’ decide di andare in stanza a scrivere un po’ sul
suo caro “diario di bordo” delle sensazioni che stava
182
vivendo in quel posto, io ero tentato di andare nella
foresta, ma alla fine pensai che forse era stupido e
potevo unirmi a loro entrando in meditazione dalla
camera
stessa.
Simona,
già
stanchissima
si
addormenta quasi subito. Guardando dalla finestrella
che dava verso la giungla, non vedo quasi più nulla, se
non giochi di luce ed ombra, forse al massimo ciò che
la mia mente voleva per forza farmi proiettare. A
questo punto cerco di espandere semplicemente la mia
aura, volendo comunicare con loro tramite la luce
stessa. Riapro gli occhi! Non so quanto tempo è
passato, mi riaffaccio alla finestrella e 5 o 6 forme di
luce bianca, come prima anzi in maniera ancora più
nitida svolazzavano in cerchio, chiamo e sveglio
Simona e le dico: “mi dici per favore cosa vedi fuori
dalla finestra !?”…mezza insonnolita, quasi come se
fosse una cosa normale, a cui assistere tutti i giorni, mi
guardò negli occhi e mi disse: “credo tipo dei monaci
che volano in cerchio…in posizione incrociata con le
gambe”,…si
sdraiò
e
si
183
riaddormentò
quasi
all’instante. Avevo bisogno di un riscontro, la visione
e la forte energia che percepivo faceva vacillare la
mente razionale, la quale cercava scuse per rifiutare
l’ignoto e ciò che non sa spiegare. A questo punto ne
prendo atto, comprendendo che il mio cammino è
quello che sto percorrendo e certe cose forse sono già
definite con la nascita stessa dell’individuo, lasciando
all’uomo l’illusione del libero arbitrio, in quanto la
strada giusta è una sola, ed è dentro di noi, la libertà
assoluta dello spirito e non dell’installazione aliena
alla terra, che ci porta inevitabilmente alla distruzione
ed alla sofferenza seguendone il suo deleterio ego che
oggi si nasconde dietro il nome di cultura, religione e
capitalismo, i quali potrebbero essere una buona forza
motrice se fossero direzionati intelligentemente gli
intenti. Non è nella distinzione del bene e del male che
ci si eleva, bensì nella comprensione che sono
entrambe le stesse facce di un'unica medaglia di due
forze uguali ed opposte, una nel ricevere e l’altra nel
dare. Solo saturando la parte egoistica di ognuno di
184
noi, potendo così capire che siamo nati per ricevere
senza peccato, potremo finalmente trovare nel libero
arbitrio, l’unico reale libero arbitrio, ossia, la volontà
di andare verso lo spirito come una scelta volontaria,
mossa da un desiderio di vuoto che non si colmerà mai
nella materia e che non riceverà alcuna ricompensa se
non quella della possibilità di dare energia ai nostri
simili, ricavandone benessere e gioia, lì e solo lì dove
c’è uguaglianza di forma e d’intento. Ci dicono di non
preoccuparci, perché dopo la morte riceveremo il
giusto premio se ci comportiamo bene, ma io sto qui a
dirvi che invece mi preoccupo perché è l’unica cosa
saggia che un essere vivente intelligente possa fare.
Non c’è nessun premio dopo la morte, se non forse la
possibilità di un’altra occasione, dove però dovremo,
in ogni caso, ricominciare il tutto da capo perché non
ricordiamo più il nostro se, ma solo l’ego che si è
reincarnato nel nostro Karma secondo il gene e
l’ambiente. Consapevoli di ciò possiamo divenire
arbitrariamente capaci di donare luce e conoscenza, al
185
mondo ed ai nostri simili. Chi ha tempo non perda
tempo inutilmente!
Nel frattempo, si è fatto giorno!.. avrò dormito si e no
un paio d’ore, albeggia ma non mi sento affatto stanco
anzi, frettolosamente mi vesto e vado a passeggiare
sulla riva del fiume, proprio lì vicino, dove la notte
precedente
avevamo
viste
le
figure
luminose
muoversi. Intorno a me Pian piano tutto riprende vita,
bisogna dedicarsi al Karma – Yoga ed ai vari riti di
purificazione del cielo e della terra. Si venerano
durante la giornata diverse divinità, dove ognuno
rispecchia diverse caratteristiche per i diversi bisogni,
in questo modo, ognuno può trovare la sua divinità
interiore in quell’esteriore proiettando amore verso se
stessi, per sbloccare i reali bisogni dello spirito e del
cuore. Durante la giornata ci dedichiamo ai nostri
compiti, io e la mia compagna abbiamo un cesto di
panni da lavare nel fiume, è stata un’esperienza
bellissima che ci ha permesso di vedere anche gli altri
abitanti del posto lavorare durante il giorno. Le donne
186
fanno i lavori anche più duri, con grande forza e
regalità, mentre gli uomini sbrigano le faccende più
pratiche e burocratiche, come ad esempio il rapporto
con i visitatori ed i lavori che ne derivano. Passiamo la
giornata vicino ad un albero con vicino un Lingam
sacro. Il Lingam rappresenta la forma dell’assoluto
trascendente senza ne principio né fine, oppure la
forma del relativo formale che si fonde con l’assoluto
senza forma. Si narra che in questo luogo si svolse la
leggenda del dio Shiva e la sua consorte Parvati, la
prima moglie che per lui rappresenta la sua Shakty il
suo potere. Durante la giornata conosciamo varie
persone, tra le quali Masta un ragazzo Italiano che ci
spiega alcune cose del posto. Racconta che sia gli
ospiti sia gli indigeni che vivono qui, si suddividono
in Neri e Rossi, grosso modo svolgono tutti gli stessi
compiti, a seconda anche delle predilezioni, l’unica
differenza sta nel fatto che quelli che vestono di nero
fanno uso di charas mentre quelli che vestono in rosso
no. Si dice addirittura che lo stesso Babaji fornisse
187
loro direttamente tutto ciò di cui avevano desiderio,
quindi se vedeva qualcuno che faceva uso di charas e
non era in grado di trasformare tale vibrazione in
forza, con la concentrazione e l’amore, gli dava da
svolgere i compiti più duri e fisici, proprio per farli
tornare dalla mente al corpo. Ecco, finalmente si svela
un mistero legato alla sacralità dello spirito nell’uso
delle piante da parte degli sciamani. L’uso delle piante
non è assolutamente com’è svenduta in occidente,
come
droghe
al
servizio
del
consumismo
e
dell’egoismo dell’uomo. La sacralità, sta nella
capacità di trasformare il veleno in oro e questo è
possibile solo passando per la via della passione e
della volontà. Il fatto, che nel “gioco” dell’utilizzo
delle piante, al fine di, smuovere la coscienza e
rafforzare l’autocontrollo, ci sia chi ne ha bisogno e
chi no, dipende esclusivamente dalla consapevolezza
d’ogni singolo individuo, ad esempio le donne hanno
l’utero che può anche essere un organo di percezione,
oltre che di riproduzione, se ne viene risvegliata tale
188
funzione può permettere alle stesse di vedere come
fluisce
liberamente
l’energia
nell’universo.Per
conformazione fisica quindi sono meno portate all’uso
naturale di piante di potere, in quanto possono
percepire direttamente senza dover interrompere il
flusso naturale dei pensieri con l’uso di piante che
sensibilizzano una diversa percezione della realtà e
quindi di una presa nuova di coscienza. Inoltre
bisogna comprendere, che l’uso di una pianta è un
mezzo per andare a smuovere un’emozione che non
riusciamo a metabolizzare, ci sono piante specifiche
per fare esperienze mirate, cosa ben nota allo
sciamano che usa le piante di potere per smuovere
l’apprendista, ma la cosa importante da comprendere è
che è l’emozione il motore della percezione e che
quindi è il controllo o il rilascio della stessa emozione,
ciò
che
ci
fa
comprendendone
evolvere,
metabolizzandone
e
il reale motivo psicologico. Qui
bisogna dire che un successivo passo verso la
comprensione di noi stessi è che la stessa emozione,
189
invece di chiuderla dentro uno scrigno, possiamo
affrontarla fin da subito con altrettanti strumenti
validi, come ad esempio la respirazione controllata
sull’emotività stessa e la vibrazione corrispondente.
Questo vuol dire che ogni nostro pensiero-emozione,
ha una vibrazione specifica che agisce di riflesso su
aree specifiche del corpo, e che con la dovuta tecnica,
possiamo invertire il processo trasformando quella
specifica energia in qualche cosa di positivo per la
nostra mente ed il nostro corpo, una vera e propria
alchimia. Ritornando al racconto, ricordo che quella
sera Masta mi avvertì di stare attento e di non
avventurarmi oltre i confini dell’Asharam, in quanto ci
sono energie forti della natura, che potrebbero entrare
dentro
di noi,
questo
succede
quando
siamo
“particolarmente” aperti, ovviamente non lo ascoltai.
La sera tardi mi recai con la mia compagna, dietro il
sacro Duni vicino alla fonte. Dopo aver praticato
alcune forme d’ascolto dell’energia, il mio corpo
iniziò a vibrare in maniera evidente, in lontananza il
190
rumore simile ad una cicala diventava sempre più
forte, il mio corpo vibrava in maniera sincrona con
l’aumentare del cantare della strana cicala, divenne
una sensazione praticamente insostenibile dal punto di
vista fisico, ma la mia mente rimaneva silenziosa e
tranquilla, ripetendo come un mantra a me stesso che
nulla di brutto poteva accadermi. Mi misi in una
particolare postura per controllare meglio il mio
corpo, limitandone le vibrazioni, facendo anche
profondi respiri, all’improvviso realizzo che non sono
solo e vedo la faccia spaventata di Simona, capisco
che non ci sono solo io e che forse è il caso
d’interrompere l’esperienza, mentre nel frattempo la
cicala aveva raggiunto un rumore assordante. Per far
smettere la cosa mi sdraio a terra d’istinto, ma le
vibrazioni
non
smettono,
all’improvviso
arriva
Bombay un cane nero che mi stava dietro con grande
affetto da, quando eravamo arrivati, si mette a
spingermi sullo sterno con le zampe, facendo di colpo
cessare le vibrazioni del mio corpo, allo stesso tempo
191
la cicala smise di cantare. In un attimo eravamo
circondati da un branco di cani bianchi e neri, i quali
circondandoci ci scortarono fino al dormitorio,
restando per l’intera notte fuori la porta a mo di
guardia. Daniele nel frattempo ci aveva lasciato per
andare verso Nainital la “svizzera Indiana” da dove si
potevano ammirare le vette innevate dell’Himalaja.
Rimanemmo d’accordo che ci saremmo incontrati in
qualche modo ad Haldawani, per andare insieme a
New – Dheli. Il giorno seguente racconto a Maeshevar
le esperienze che avevo vissuto in quei due giorni, mi
rispose che allora prima di andar via dovevo
assolutamente andare a far visita a Muniraji, il loro
Guru, diretto seguace di Babbaji, il quale vive ad
Haldawani. Mi diede l’indirizzo di un negozio dove
probabilmente lo avrei potuto incontrare. Gli chiesi
cosa gli avrei dovuto dire, e lui mi rispose sorridendo:
“ nulla!, Muniraji vuol dire il signore del silenzio, lui
ti “vedrà” e forse dirà qualche cosa o forse
no
semplicemente ti darà il suo Darshan (Dalla radice
192
Sanscrita in qualità di aggettivo darśana indica "che
espone", "che mostra", "che sa", "che insegna", "che
rivela".), il resto verrà da se ”. La sera prima della
partenza assistiamo ai funerali sul fiume di un ragazzo
di un villaggio vicino. Montano una catasta di legno
sulle rive del Ganga, dove soavemente poggiano il
corpo, per appiccare il fuoco subito dopo. Il tutto
accompagnato da canti e grande quantità d’incenso,
tutto sembrava surreale. Ancora una volta assistiamo
ad un antico rito, per far ascendere il più velocemente
possibile la parte dell’essere che continua il viaggio.
La mattina dopo mi sveglio accompagnato da un
leggero senso di tristezza, consapevole di lasciare un
luogo di pace ed amore come poche volte ho
sperimentato nella mia vita. Prima di andar via
partecipiamo all’iniziazione di un rito che si fa la
mattina dopo essersi lavati nel fiume, il rito
rappresenta una sorta d’apertura del terzo occhio,
dando così ai partecipanti, fin dalle prime luci
dell’alba intento specifico e chiarezza dello stesso,
193
rendendo la giornata leggera e quasi la semplice
conseguenza di una pura osservazione d’eventi voluti
chiaramente. Ci accompagnano sulla via del ritorno
due portatori a causa dei pesanti zaini e Bombay, il
cane che sembrava volerci proteggere. Per tornare ad
Haldawani attraversammo la valle a piedi, guadando
più volte il fiume, fino a raggiungere un villaggio, da
dove è possibile affittare dei mezzi per raggiungere le
strade asfaltate e la vicina città. Che bello immergere i
piedi nella fresca acqua del Ganga. Alla fine della
valle Bombay improvvisamente si ferma, ci guarda e
sembra sorriderci, voltandosi si avvia correndo sulla
strada del ritorno. Come ho già detto nel libro “Il
Gioco”, per i Tibetani, i cani bianchi ed i cani neri,
sono sacri ed incarnano monaci che non sono riusciti
ad andare oltre il ciclo delle reincarnazioni, ed in
questa vita hanno il compito di proteggere chi sta
seguendo tale via. Salutiamo i due portatori, padre e
figlio ringraziandoli e rimanendo d’accordo, che
quando tornerò mi accompagneranno sul sacro monte
194
Kailash, per passarci la notte in meditazione. Per
molte Sette Induiste è considerato come il paradiso
terrestre, dove per la religione Indù risiede a tutto ora
il Dio Shiva. Lo stesso Masta, ci raccontò di esserci
stato e di aver rischiato d’impazzire, per l’incredibile
energia che percepiva e per i pensieri che sembravano
prendere forma con grande forza. Era stato da poco
lasciato dalla sua compagna che si era messa con un
altro
turista.
Sceso
dal
monte
sentì
le
sue
preoccupazioni svanire giorno dopo giorno, per
cominciare un nuovo cammino che lo portò al suo
nuovo nome indiano. Con Masta ci siamo rivisti in
Italia, qui sta seguendo ora un percorso che lo ha
portato allo studio degli Indiani D’america ed allo
Sciamanesimo. Una volta andandolo a trovare in un
posto vicino a Rimini, compresi che nella vita quello
che possiamo fare noi, lo possiamo fare solo noi e non
qualcun altro al posto nostro. Potrebbe sembrare una
frase scontata, ma vi garantisco che non è così, perché
riguarda il più profondo del nostro cuore e del reale ed
195
unico motivo per cui esistiamo. Arrivati ad Haldawani
Il gioco proseguiva ridandomi il sorriso, ora dovevo
trovare Muniraji. Fu molto facile, trovammo prima
Maeshevar, che stava in una stanza d’albergo intento a
fare gnocchi con acqua e farina da portare a Muniraji
per una festa, quindi ci accompagnò lui direttamente
al negozio dove incontrammo il Guru. Maeshevar
grazie ad una turista che fece da interprete raccontò
brevemente del mio sogno, Muniraji mi osservò
intensamente e mi mise una mano su una spalla, sentii
un incredibile calore pervadermi in tutto il corpo, nel
mentre disse: “la prossima volta che verrai andrai a
trovare Gorakhnath”, si congedò quasi subito,
allontanandosi sorridendo. Chiesi a Maeshavar cosa
gli disse e lui mi rispose che sembrava interessato al
mio “sogno, ma appena seppe che ero in partenza
interruppe il discorso rivolgendosi a me e dicendomi
in pratica di ritornare. Ci salutammo con grande
affetto con Maeshavar, come se ci conoscessimo da
sempre dandoci appuntamento a Cisternino in Puglia
196
(luogo che ospita un Asharam), dove presto sarebbe
andato per svolgere le funzioni al sacro fuoco. Ci
allontanammo
dal
negozio
zaino
in
spalla,
incamminandoci euforici per le strade di Haldwani,
ammirando il mercato ed i mendicanti così particolari
e sacri nel loro completo abbandono a Dio. Girammo
alla prima traversa per andare verso la stazione,
pensavamo
all’amico
Daniele
ed
all’ipotetico
appuntamento che avevamo con lui, per prendere lo
stesso treno per Dheli. Neanche finimmo di dirlo, ed
apparve come un miraggio davanti ai nostri occhi la
sua figura sorridente che ci veniva incontro. Quando si
è in armonia col tutto, tutto è in armonia con noi. A
New Dheli, abbiamo un impatto traumatico con la
civilizzazione e lo smog che ne deriva. Viene da
deprimersi, come quando ci si sveglia da un bellissimo
sogno che purtroppo è finito. Qui Daniele mi riportò
sul pratico e sulla meraviglia del mondo, facendomi
vedere dalla terrazza dell’hotel, il risveglio all’alba sui
tetti della città che si rianimava piena di vita e di
197
buone speranze, con un silenzio inenarrabile che ci
circondava e ci permetteva di ricordarci chi realmente
siamo…finalmente riesco a comprendere che tutto è
dentro di noi!
198
Tornato a casa
A
bbiamo
passato
una
settimana
dove
non
volevamo uscire di casa e non volevamo
incontrare nessuno, finalmente capivo cosa intendesse
Maeshevar dicendomi : “ ma come fai a vivere nella
Maya ?!”. In fatti cosa ci stavo facendo qui?! perché
non prendevo il privo volo per Dheli e me ne andavo
di nuovo ad Hairakhan?!. Il ritorno al lavoro mi
schiarì decisamente le idee, mi gettai anima e corpo
su ciò che stavo costruendo, cercando di mettere in
pratica la nuova consapevolezza acquisita dal viaggio
stesso. Cosa fare?!...meditare è la risposta!…nella luce
l’ombra ed i dubbi sono solo un mero riflesso una
doppia illusione, l’ombra non è nient’altro che la
proiezione della mente di Dio su una proiezione della
mente dell’uomo. Ecco, cosa fare, mettere l’intento
per aprire l’intuito in maniera costruttiva. Durante
199
tutto il periodo successivo nelle meditazioni e
nell’ascolto dell’energia, vennero spontanee, praticare,
forme ed esercizi per aprire e ripulire i canali
energetici del corpo. Uno di questi passi è il “passo
dell’arcobaleno” che riequilibra l’energia del corpo
destro e del corpo sinistro, compiendo un ascolto di
varie aree di consapevolezza armonizzandole fra loro.
Così facendo si arriva a percepire uno scomparto
nascosto che è esattamente al centro delle due energie,
il quale ci permette di accedere ad una nuova
consapevolezza d’energia che è di color violetto ed
appartiene all’energia dell’amore incondizionato e del
perdono.
In questo periodo iniziai a formare alcune persone per
l’insegnamento di questa disciplina che riconobbi
avere le sue radici in un tempo così antico che non si
riesce a comprendere se è più vicino al futuro piuttosto
che al passato. Attribuii un nome a chi fa uso di questa
disciplina chiamando gli istruttori
200
HealinGoranath..
Oramai sono convinto dai fatti e non dalla teoria,
come la vita c'insegna, che tutto è intento come
affermavano gli antichi veggenti, ed è quindi dall’idea
che nasce la realtà. Questo principio primo ci avvicina
a due principi fondamentali, il primo che la realtà è
l’insieme oleografico di tutta la mente “genere
umano” il secondo invece, e ben più pratico, riguarda
l’individuo e la sua separazione dalla totalità, ovvero
la malattia che ne è la diretta conseguenza. L’essere
umano nella ricerca della guarigione trova di nuovo
l’unione lì dove è separato. In un mondo come quello
occidentale, dove tutto si muove in funzione della
mente, che per sua natura tende a separare, ci si perde
continuamente
in
intellettualismi
della
ricerca
perdendo di vista la cosa più importante ovvero la
pratica e l’agire. Se il corpo si ammala?!...nel corpo vi
è la guarigione!. Guarigione vuol dire comprensione e
trasformazione e quindi volontà, ma il problema nasce
proprio qui perché la volontà è una conseguenza
dell’energia, quindi se l’energia dell’individuo è
201
continuamente
dispersa
nel
quotidiano,
com’è
possibile uscire da questo vicolo cieco in cui ci
ritroviamo a morderci la nostra coda?! Abbiamo
bisogno di strumenti e di comprenderne pienamente la
loro
funzione.
Ecco
che
nasce
l’esigenza
dell’individuo di una ricerca personale che non è altro
che l’atto “primo” di una via d' auto-guarigione dove
finalmente si stacca il riferimento esterno, per
cominciare a vedere dentro se stessi per trovare valide
risposte alle nostre domande. Sicuramente il primo
approccio per “risvegliarsi” in un percorso individuale
è la comprensione del giusto modo d’alimentarsi per
le reali esigenze del nostro corpo, questo oltre che a
farci raggiungere un buon livello fisico aiuta, col
tempo, a vedere a fondo la forma predatoria dell’ ego
e della sofferenza che usa per nutrirsi della nostra
energia tramite il nostro a volte assurdo attaccamento.
Verrebbe da chiedersi: Perché questa relazione tra
cibo ed energia?, ovviamente gli esseri viventi si
nutrono prima di tutto d’energia, la quale si mostra a
202
noi sotto diverse forme e non tutte facilmente visibili o
percepibili. Quindi abbiamo compreso che ci si nutre
fondamentalmente dell’energia di altri esseri viventi
come frutta,verdura animali, persone prana e chissà
cos’altro, come ad esempio le stesse emozioni che
possono essere vere e proprie bombe d’energia. E’
chiaro che sia una persona prepotente sia una persona
amorevole, rispettivamente si nutrono del prossimo e
nutrono il prossimo per mezzo delle stesse emozioni,
basti pensare alla sensazione di debolezza o forza che
ne consegue nello specchio dell’altro.
Gli HealinGoranath sono tutti coloro che appresi
strumenti, nella loro funzionalità di ritualità, operano
su se stessi per promuovere un’auto-guarigione e su
gli altri, per renderli efficienti nel fare questo a loro
volta, muovendo e direzionando consapevolmente la
luce. La luce non altro che informazione, e saperla
veicolare consapevolmente vuol dire comunicare
direttamente al corpo, alle cellule ed ai piccoli e
203
grandi organi. Nel corpo abbiamo grandi aree o bacini
di consapevolezza, che possono essere risvegliati alla
“mente lucida”, semplicemente meditando. Meditare
vuol dire portare l’attenzione conscia semplicemente
in quelle aree del corpo stesso, decodificando così nel
tempo tali informazioni, le quali diverranno chiare
intuizioni. E’ proprio questo, uno dei motivi primari
per cui “uso” portare il mio corpo fisico in determinati
luoghi terrestri, per poter in seguito andare ad
attingere non solo alle informazioni che appartengono
al gene, ma anche a quelle che appartengono ad altri
lignaggi o “luoghi specifici”.
Sono passati circa due anni dal viaggio in India, sento
che c’è una parte dell’antica conoscenza che ancora
non comprendo, le cose intorno a me si muovono
troppo a rilento, decido
di seguire nuovamente
l’energia impeccabilmente, per trovare risposte alle
mie domande. Dopo pochi giorni sono invitato ad una
mostra fotografica a Forte Stella sui parchi d’America
204
e quelli indiani in Arizona. Le foto, il posto e l’autore
che accompagnavano tutto ciò, insieme alla sua
incredibile musica, mi entrò subito dentro dicendomi
chiaramente che dovevo andare a visitare quei luoghi
e le riserve indiane con il mio corpo fisico. La forza
della vita e dell’ignoto, che sprigionava dalle foto
stesse travalicava la mia comprensione razionale.
Passarono alcuni mesi, fino a, quando una sera ci
venne a trovare un amico con la sua compagna, per
annunciarci il loro matrimonio a luglio e per
chiedermi di fargli da testimone. Incredibile! il loro
viaggio di nozze è grosso modo il viaggio che io e
Simona stavamo progettando in un prossimo futuro,
ovvero appena ci fosse stata la possibilità economica e
gli eventi che s’incastravano. Nacque spontanea
l’intenzione di fare il viaggio insieme nonostante le
solite resistenze ed i soliti impedimenti, riusciamo a
prenotare i voli, inoltre l’euro rispetto al dollaro stava
in un momento particolarmente favorevole.
205
In America
C
ome al solito ognuno portò se stesso, inserendo
nell’itinerario di viaggio le tappe che più lo
attiravano. Prima di partire ero venuto a conoscenza,
che proprio in quei luoghi ci sono ancora rovine che
testimoniano il passaggio di un antico popolo, gli
Anasazi, chiamato anche il Pueblo Bonito, popolo
mite e dedito all’agricoltura. Oltre che il titolo di uno
splendido episodio della celeberrima serie X-File,
questo è il nome di uno dei popoli più enigmatici che
sono mai esistiti. Innanzi tutto, il nome loro attribuito
è quello che gli dedicarono i Navajo, ma nessuno sa,
ancora oggi, come si chiamassero veramente. Ciò che
resta di loro, infatti, è principalmente il ricordo dei
popoli con i quali commerciarono e l’importante
insediamento di Mesa Verde, nel Colorado. Il sito,
ricco di ferrite, non presentando caratteristiche
206
importanti, né per la fertilità dello scarso suolo non
roccioso, né per l’inesistenza di motivi che avrebbero
spinto gli Anasazi a fortificarsi vista l’assoluta
mancanza di popolazioni a loro ostili, costituisce di
per sé un mistero nel mistero anche rappresentando un
grandioso esempio di architettura urbana. Nella lingua
Navajo, il nome Anasazi significa antichi stranieri, ed
infatti le prime tracce di questo antichissimo popolo
risalirebbero ad almeno 12000 anni fa. Probabilmente
provenivano dall’Asia; discendendo verso sud, dallo
stretto di Bering, arrivarono a stabilirsi in un’area che
comprendeva gli attuali stati di Utah, Colorado,
Nevada e New Mexico. Oltre allo straordinario sito di
Mesa Verde, possiamo ancora ammirare le costruzioni
nel Chaco Canyon e le incredibili dimensioni della
loro rete stradale, tutte opere assai inusuali per il resto
delle popolazioni indiane dell’epoca. Opere e strutture
avvolte anche queste nel mistero di come mai un
popolo così antico, avvertisse il bisogno di uno
sviluppo urbanistico e viario, paragonabile ai grandi
207
imperi dell’antichità. L’astronomia rivestiva enorme
importanza per questo popolo. Sono stati scoperti vari
osservatori, noto è quello situato sul Fajada Butte:
tramite fessurazioni direttamente praticate sulla
sommità del monte, il gioco di luce solare si rifletteva
su un petroglifo, permettendo ai creatori di questo
meccanismo, di conoscere con grandissima precisione
le date dei solstizi e degli equinozi. Commerci ed altre
relazioni, sempre pacifiche, con i popoli vicini,
lasciarono grande impressione e fulgidi ricordi nei
Navajo, tra gli Apache, Pueblo, Mogollon e Hopi in
particolare, i quali ne sembrano essere i diretti
discendenti. I superstiti di queste popolazioni,
concordano nel ricordare la grandezza dei loro famosi
vicini e nel non sapersi spiegare come, quasi
all’improvviso, sparirono dalla faccia della Terra, solo
pochi anni dopo aver raggiunto il loro massimo
splendore, all’incirca 800 anni prima della nascita di
Cristo. Sparirono proprio nel nulla, dopo aver raccolto
la quasi totalità della loro gente, proprio in posti come
208
Mesa Verde. Che gli Anasazi temessero qualcuno o
qualcosa? Che aspettassero con ansia il ritorno di un
loro mentore alieno, promesso al verificarsi di qualche
particolare congiunzione astrale? E soprattutto, perché
gli scettici di queste possibilità, non ci indicano dove
diavolo sono finiti i resti di una delle più notevoli
civiltà pre-romane, se davvero non sono stati tutti
portati via, oltre gli angusti confini di questo mondo?
Inoltre rimane un mistero, il fatto che si spostassero
lungo il
meridiano 108 ovest da Greenwitch per
creare nuovi insediamenti verso sud, fino a giungere in
New Messico nello stato di Chihuahua, restando
quindi perfettamente allineati con Pueblo Bonito il
primo insediamento a nord,
con una precisione
satellitare che solo con la tecnologia di oggi è
calcolabile così minuziosamente. Quindi con queste
premesse, aggiunsi all’itinerario alcune tappe dove vi
erano rimaste rovine archeologiche di quest’antico e
misterioso popolo. Un altro obbiettivo in comune, tra i
componenti del viaggio, fu cercare un luogo di
209
un’antica Kiva indiana (luogo sacro), loco in una
riserva, ma non ne conoscevamo l’ubicazione esatta,
avevamo solo una foto trovata “casualmente” su
internet dove non c’era riferimento alcuno di dove si
trovasse. Questo fu uno dei tanti giochi che ci spinsero
ad avere una meta nella meta, attratti semplicemente
da un’immagine di un luogo sito chissà in quale
riserva indiana o parco naturale. Il viaggio iniziò col
trascorrere quattro giorni a New York, sinceramente
mi aspettavo qualche cosa di più sorprendente, almeno
per quanto riguardo il livello tecnologico, sicuramente
non si può giudicare in quattro giorni, ma senza ombra
di dubbio si può capirne l’intento, anche le città hanno
il loro intento e quello di New York non è sicuramente
quello che al momento stavo cercando. Il viaggio
proseguì con un volo per San Francisco. All’aeroporto
scoprimmo di essere in over booking, in parole povere
l’agenzia di viaggio si era venduta i nostri posti
sull’aereo anche ad altri clienti, i quali avendo già
fatto il chek-in on line avevano precedenza su di noi.
210
Disdetta, non si partiva ed eravamo in sala d’attesa ad
aspettare nuove. Dopo circa una mezza ora ci fecero
prendere dei voli in prima classe, con scalo a Las
Vegas
per
rimediare
all’errore
commesso.
Fu
veramente d’elite con poltrone super comode e
champagne, nulla da eccepire ovviamente chi se lo
può permettere si tratta sicuramente oltre modo, ma
fortunatamente l’intento ci mette lo zampino, facendo
provare altre realtà anche a chi non le cerca e non le
ritiene indispensabili. A San Francisco soggiornammo
per altre due notti, non scorderò mai il vento pazzesco
che c’era da un lato del ponte, ed il forte caldo appena
attraversato il Golden Gate dal lato opposto, un
incredibile contrasto climatico in un così breve tratto
di terra. Al terzo giorno finalmente prendiamo lo
splendido Doge Durango rosso, cambio automatico,
sette posti, ultra tecnologico ultra comodo, ci
accompagnò per oltre 8.000 km nell’arco di due
settimane, divenendo il nostro migliore amico.
Evoluzione vuol dire armonia ed unione, solo
211
trovando il perfetto equilibrio tra uomo, macchina e
natura potremo sopravvivere senza estinguerci. Questo
vuol dire che dobbiamo andare incontro a tecnologie
in armonia con l’ambiente, basti pensare che già ad
oggi che abbiamo uno sviluppo tecnico molto basso,
rispetto a prospettive future, le macchine avvertono
chiaramente le nostre emozioni e reagiscono di
conseguenza, è un fatto puramente elettrico e
magnetico, figuriamoci un domani dove questo sarà
elevato
all’ennesima
potenza.
Motivo
per
cui
coccolavamo e portavamo il massimo rispetto per la
nostra casa viaggiante. Prima di lasciare la California
abbiamo visitato Yosemiti National park, dove
Simona ebbe problemi dovuti probabilmente allo
stress degli ultimi giorni e forse all’altitudine. Ancora
una volta dopo un trattamento energetico, ed una
mezza ora di riposo a valle, riprende il cammino, ed
addirittura la mia compagna si propose alla guida
piena d’energia. Paolo in California preferiva non
guidare, per via di una multa presa parecchi anni or
212
sono. Fiorella, neopatentata avrebbe sperimentato
l’ebbrezza della guida più in là su una strada desolata
che collegava Las Vegas con la valle della morte. La
prossima tappa fu Sequoia National park localizzato
nel sud della Sierra Nevada, qui potemmo ammirare la
grande imponenza di esseri viventi di consapevolezza
millenaria come il famoso generale Sherman. In
questo parco le sequoie raggiungono i 130/150 metri
d’altezza, e sono stati stimati con una longevità
superiore ad i duemila anni, nonostante opinioni
discordanti che affermano anche oltre.
213
Il parco è stato veramente sorprendente, sembrava che
gli Hobbit dovessero uscire dalla foresta da un
momento all’altro. Il leggendario popolo del Signore
degli anelli non si fece vivo, ma in compenso fummo
inseguiti da un orso, o meglio ci siamo trovati sulla
sua via e velocemente ci siamo rifugiati sull’altra riva
del fiume, che divide il parco in due. Abbiamo anche
214
avuto l’incontro con un serpente che ci impediva di
attraversare il sentiero. Un evidente segnale di potere e
di libertà della fauna locale.
Pernottammo li vicino in un paesino di cui non ricordo
il nome, ma ricordo benissimo l’usanza che i ragazzi
hanno nei bar la sera, cioè una sorta di ping pong su
un lungo tavolo diviso in due squadre con diversi
boccali di birra vicino. Lo scopo del gioco è tirare con
le mani la pallina di ping pong dentro un bicchiere,
ogni volta che si fa centro un giocatore dell’altra
215
squadra si beve un boccale a turno. Pochi mesi dopo
seppi che al nord dell’Italia si praticava un gioco
simile, come al solito gli svaghi nascono per occupare
il tempo e la noia e l’italiano medio invece di creare
tende a copiare. Ora la meta era Las Vegas e la Death
Valley. Ci fermiamo qualche giorno a Las Vegas per
recuperare
un
po’
di
stanchezza
da
viaggio,
accumulata dallo stress di dover trovare sempre
all’ultimo momento, dopo aver visitato i parchi e
godutoci ivi gli splenditi tramonti, dove alloggiare e
dove mangiare qualche cosa. Approfittiamo il secondo
dì di soggiorno per andare a visitare la Death Valley
nel deserto tra la California ed il Nevada. Una
depressione ed un caldo mai visti prima, nella zona si
raggiungono anche oltre i 50°, al centro della valle si
trova il punto più basso del Nord America. Secondo i
dati ufficiali, Le rocce più vecchie si sono formate
circa 1,8 miliardi di anni fa e hanno subito talmente
tanti cambiamenti che sono quasi illeggibili. Le rocce
che datano circa 500 milioni di anni fa trovate nel
216
Panamint e nelle Funeral Mountains, sono fatte di
arenaria, ed il calcare indica che il luogo era un mare
caldo e poco profondo che si trovava all'Equatore,
durante la maggior parte dell'era paleozoica (570-250
milioni anni fa). Per il corpo fu un’esperienza unica.
Tra l’altro negli spostamenti, tra i cambiamenti
repentini del clima e l’aria condizionata che in
America hanno l’abitudine di tenere a palla ovunque,
ci misero a dura prova di resistenza, dovendoci
abituare velocemente ai continui cambiamenti di
temperatura. Questo, lo compresi in pieno tornato in
Italia, le abitudini a casa ci limitano molto rispetto alle
nostre vere possibilità, che rimangono oppresse dalle
comodità e riemergono solo nelle difficoltà, allo
stremo della nostra resistenza. Il viaggio proseguì
toccando tappe come Brice Canion e Zion, riserve
nazionali protette nello stato dello Utah. Il Bryce
Canyon è celebre per i caratteristici pinnacoli, gli
hoodoos,
prodotti
dall'erosione
delle
rocce
sedimentarie, dovuta all'azione d’acque, vento e
217
ghiaccio. Le rocce hanno un'intensa colorazione che
varia dal rosso, all'arancio al bianco, uno spettacolo
unico per gli occhi.
Nel parco di Zion, invece, sono rimasto folgorato dai
colori rossi della terra e verdi delle foglie talmente
accesi, che sembrava di stare in uno stato di sogno
lucido. Indubbiamente si poteva percepire la sacralità
del luogo nel rispetto della natura stessa. Qui ebbi una
discussione con Paolo, dove fu messa in gioco il vero
valore dell’amicizia e della solidarietà, con grande
218
soddisfazione ad oggi posso dire che fu una grande
occasione per consolidarla sempre più. Ora la
destinazione da programma era Moab, per visitare il
parco degli Archi e ponti naturali più grandi al mondo.
A questo punto del viaggio cambiamo itinerario,
perché veniamo a sapere che appunto a Moab, c’è un
gran raduno di motociclisti, ed oltre ad essere
pericoloso si trova difficilmente posto per dormire. Da
una parte eravamo stimolati per l’evento, ma il nostro
intento era di non perdere tempo e di riuscire a fare
tutte le tappe che ci eravamo prefissati. Quindi
seguiamo i segnali e ci dirigiamo verso Antelope
Canyon, riserva Indiana sulla terra dei Navajo in
Arizona. Per gli indiani è un luogo sacro come la
piramide di Cheope per gli Egizi. Sembrerebbe essere
una piramide naturale nella roccia, in quanto
concentra grandi quantità d’energia. In questo luogo
ci si ripulisce l’aura, riconnettendoci al grande spirito
ed alla madre terra, ed è anche luogo per iniziazioni
alla conoscenza, come d’altronde la grande piramide
219
di Cheope, la quale rappresenta inoltre il punto esatto
che divide il mondo in quattro parti. Il nome, è dato
dall’incredibile gioco di luci che all’interno del
Canyon, fanno vedere chiaramente un’Antilope
disegnata sulla roccia.
Ora toccava alla Monument Valley, famosa da noi in
Europa per tutti i film western interpretati da Jhon
Way, il Canyon del Chelly, Chaco Canyon, Mesa
Verde e Canyonlands. Nel frattempo continuavo in
220
tutti questi luoghi in cui vissero l’antico popolo degli
Anasazi,
ad
eseguire
pratiche
di
meditazione.
L’intento era il risveglio in me, dell’antica conoscenza
che permea sotto forma d’energia nei luoghi stessi,
chiedendo l’aiuto degli antichi e dell’antico potere per
poter portare il nuovo. Un posto in particolare dove
sentii una forte energia, fu Chaco Canyon antico sito
degli Anasazi. Qui durante il ritorno dal sito
archeologico, ci perdemmo nel deserto, con dietro di
noi un temporale che cancellava per la forte pioggia i
sentieri d’uscita, ed ovviamente il satellitare non
funzionava, ancora una volta con un po’ d’intuito e
con l’aiuto di un allevatore riuscimmo a trovare la
strada d’uscita, sicuramente la prima cosa è sempre
mantenere la calma e la lucidità, il resto accade.
Invece durante la visita al Canyon de Chelly Simona
avvertì un forte dolore emotivo, e seppe perché anni
prima ebbe una visione dove stava in un villaggio
indiano, il quale era stato dato in fiamme. Qui ci
raccontarono che quando arrivarono gli Spagnoli,
221
mentre tutti gli uomini erano assenti perchè a caccia,
furono radunati donne e bambini del villaggio in una
grotta, e qui massacrati. C’è una venerazione ad una
donna in particolare che di fronte alla morte sicura, si
lanciò contro uno Spagnolo maledicendoli tutti, e
portandolo con se nel burrone. Da questo forte gesto
s’intende l’orgoglio e la forza di questo popolo e delle
sue donne, da cui dobbiamo prendere esempio e
coraggio per le nostre azioni, dove non è importante il
quando ma il come. Durante il viaggio prendevamo in
ogni parco nazionale cd musicali, con le musiche
tradizionali degli indiani d’America, ce ne fu uno in
particolare dove sulla copertina, c’era in bella vista la
famosa foto del luogo che ci eravamo ripromessi di
trovare durante il viaggio. Dovunque andavamo
mostravamo il cd, nella speranza che riconoscessero il
luogo,
ma
nessuno
sapeva
darci
informazioni
dettagliate e quando ci dicevano che l’avremmo
trovato in una determinata riserva o parco nazionale,
puntualmente il posto non era mai quello raffigurato
222
in foto. Finalmente a Canyonlands c’informano di
essere arrivati a destinazione. Secondo il Range
custode del parco, era strano che dei turisti volessero
visitare un luogo così sconosciuto per gli occidentali e
sacro per gli indiani, e che mai nessuno in tanti anni
che lavorava li, aveva chiesto informazioni su quel
posto specifico visitando la riserva. Era conosciuto
solo dagli abitanti del posto stesso. Il Range, per
questo motivo, in maniera fatalistica, ci diete solo
poche informazioni dicendoci dove fermarci con la
macchina, per proseguire poi a piedi su un sentiero
che avremmo riconosciuto da delle orme a terra,
lasciate
dagli
ultimi
visitatori.
Qui
impazzii
letteralmente alla ricerca della Kiva (cerchio sacro di
sassi disposti all’interno di una grotta a strapiombo sul
Canyon), il Range tra l’altro si raccomandò che se
l’avessimo trovata, non saremmo dovuti entrarne
all’interno, questa ultima informazione guarda caso mi
era sfuggita. Trovammo il sentiero avventurandoci
lasciando tracce evidenti per il ritorno. Il gran caldo e
223
la paura dei serpenti e scorpioni ci faceva stare
all’erta, cercando di proteggere nello spostamento
Simona, che stava in ciabatte, cosa assolutamente
sconsigliata per questi luoghi per via degli animali che
ne popolano il deserto. Arrivati in cima alla valle
possiamo ammirarla, comprendendo che finalmente
eravamo giunti dove volevamo.
Io non contento dovevo trovare ed entrare nella Kiva.
Iniziai ad arrampicarmi su e giù per le rocce, senza
sentire ne stanchezza ne paura. Fino a quando non mi
fermo, rendendomi conto che gli altri stavano
soffrendo il caldo fermi sotto al sole, ad aspettare i
224
miei capricci. Qui capisco che a volte bisogna anche
saper lasciare andare i nostri desideri, senza essere
ossessivo qualsiasi ne sia il motivo, ed in fondo è stato
meglio così perché sicuramente avrei violato il posto
entrando nella Kiva, visto che non ne ero a
conoscenza, cosa di cui dopo m’informò Paolo, il
quale aveva seguito
meglio di me il discorso del
Range. Indubbiamente potevo percepire la grande
energia di questi luoghi, direttamente come una
reazione fisica di grande forza e potere, gli stessi miei
compagni di viaggio non si potettero spiegare come
feci a muovermi così velocemente da un picco ad un
altro del Canyon stesso, mi dissero che da lontano
sembravo un pupazzetto di un gioco che saltava da un
masso all’altro. Effettivamente mi sembrò quasi come
di volare, dove gli immensi massi ai miei occhi erano
piccoli sassi su cui saltavo, quindi in una distanza per
la mia mente razionale, assolutamente normale, fino a
che, la mia attenzione non fu richiamata dai compagni,
che stavano schiumando nel vero senso della parola
225
sotto il sole. In quel momento mi fermai e vidi la reale
distanza in cui mi ero mosso, notando tra l’altro il
fossile di un serpente fuso in una roccia. Fu un chiaro
segno che era arrivato il momento di mollare e
preoccuparsi della via del ritorno.
Ora rimaneva l’ultima parte del viaggio, Arches
National Park con maestosi archi naturali in pietra,
Natural Bridge il ponte naturale più grande al mondo,
Meteor Crater, Sedona il Gran Canyon San Diego e
Los Angeles. Una curiosità è che ogni tanto ho trovato
delle cose, come un paio d’occhiali da sole a
226
Canyonlands, ed un cellulare con scheda carica ad
Arches Park, due oggetti che sono stati utili nella loro
praticità e nel loro significato simbolico come segnali
per indicarci la via. Durante la visita a Meteor Crater
ho provato una sensazione di silenzio interiore diversa
dal solito, in qualche modo aliena, sembrava che la
mia mente fosse semplicemente spenta, non un
pensiero non una domanda solo una grande sensazione
di leggerezza, anche volendo non riuscivo a
concentrare la mente su un solo pensiero.
227
Qui vicino vi è la città di Sedona, la quale è situata nel
cuore dell’America Centrale a 200 km a nord da
Phoenix e 50 km a sud di Flagstaff ed a 1500 metri sul
livello del mare, è rinomata per il suo clima mite, per
la purezza dei luoghi e della sua acqua cristallina.
Questa cittadina rappresenta una forte meta turistica,
sia per poter praticare qualsiasi attività si voglia
all’aria aperta, sia per la curiosità che i turisti stessi
hanno per visitare alcuni luoghi, dove si ritiene che ci
siano particolari campi magnetici, dove è possibile
percepirne l’energia. Sedona era un luogo sacro per gli
Indiani Apache, famosi per la Geomanzia, lo studio
dei luoghi e dei suoi vortici per il benessere e la salute,
inoltre la zona è anche nota per gli avvistamenti ufo e
per i cristalli che vi si trovano. Oggi è meta d’artisti e
ricercatori, vi sono quattro luoghi fondamentali da
visitare, rispetto ai quattro punti cardinali. Neanche a
dirlo, per me fu un’esperienza forte ed interessante
sopra tutto dopo essere stato a Meteor Crater, mi
228
sembrò come se l’energia di un meteorite alieno mi
avesse preparato a percepire in maniera più fluida,
quella che è invece l’energia della nostra amata terra.
Pernottammo
a
Flagstaff,
dove
siamo
rimasti
incuriositi dalle abitudini “notturne” di vari strambi
personaggi che giravano la sera nei locali, direi molto
caratteristico in una fusione tra il vecchio ed il nuovo.
Per quanto riguarda il Gran Canyon è inutile
commentare, allego questa foto scattata al tramonto
che ho chiamato l’Eldorado.
229
San Diego ha rappresentato nel viaggio un momento
di relax e divertimento. Qui il Sabato sera, si riversano
per le strade e nei locali, una grande quantità di
persone. I locali notturni sono tutti accessibili
gratuitamente e chiudono alle due di notte, facendo
riversare così per la strada, la stragrande maggioranza
delle persone che vuole continuare a festeggiare. Si
continua così fino a mattina inoltrata. Sembrava di
stare in un film di Batman, dove elicotteri sorvolavano
la città con giganteschi fari che illuminavano le strade,
230
per garantirne l’ordine. Il giorno dopo, ci aspettava
una sana giornata di mare, guardando centinaia di
persone serfare l’onda e poi via verso Los Angeles.
Entrare in città fu un vero e proprio stress, una miriade
di strade e raccordi che s’intersecano fra loro e nulla
di particolare da visitare, se non riferimenti ad un mito
ora mai in decadenza come quello di Hollywood. Da
parte mia spinsi per l’ennesima avventura, cioè andare
alla ricerca della sede di Cleear Green, associazione
nata con l’antropologo Sciamano Carlos castaneda.
Qui dopo varie peripezie, in giro per la città, con uffici
che non esistono e indirizzi di casa di proprietà che
non portavano a nulla, finalmente troviamo un posto
dove ebbi una chiara risposta. Alla fine all’ingresso di
un indirizzo trovato non si sa come grazie solo
all’Intento, salgo un pianerottolo di scale e trovo un
cancello con inferiate, da dove si vede chiaramente
una porta con un cartello sopra…
231
Qui il messaggio fu chiaro, cercavo un segnale o
qualche cosa di simile, e quel cartello indicava
chiaramente che era ora d’iniziare un cammino
totalmente individuale, col supporto di tutto ciò che
avevo condiviso fino all’ora ma con la netta risposta
che era ora di procedere con le mie gambe,
assumendomene la totale responsabilità. O cercato di
fare sempre del mio meglio e forse anche qualche cosa
di più, quindi la cosa non mi scoraggiò, anzi, tutto
sommato fu solo una conferma a quello che ora mai
era divenuto un cammino senza maestri e riferimenti,
dove l’unico reale insegnante è la vita e lo spirito che
permea ogni cosa e persona.
232
Ora si metabolizza
C
ome ho già scritto nella Prefazione, da questo
viaggio si è mosso qualcosa di atavico in me, da
qui ho preso indubbiamente l’energia ed il coraggio
per fare un salto notevole di consapevolezza, che mi
ha permesso di portare a termine il primo libro “il
Gioco”, ricapitolando così picchi di consapevolezza
raggiunti durante gli eventi che si svolsero ponendomi
così, al solo ricordo, a riflessioni da nuovi punti di
vista. Tutto ciò mosse in me un grosso lavoro
sull’affettività e sull’amicizia, mi ritrovai catapultato
in mondi di cui ne avevo solo intravisto l’esistenza, ed
altri a me completamente sconosciuti. Era però
assolutamente necessario, per comprendere il vero
significato dell’intento che tutto muove e tutto permea
intorno a noi, e dell’impeccabilità che ne deriva come
semplice conseguenza dell’osservazione dei fatti
233
nell’inseguire l’energia. Separai nel mio cuore il puro
dall’impuro
senza
più
nascondermi
in
inutili
giustificazioni. Esiste solo una via ed è quella in
armonia con la nostra madre terra ed ogni essere
vivente che la abita. Ogni singolo uomo lo dovrà
comprendere per permettere un salto evolutivo a tutto
il genere umano, probabilmente, come tutte le cose
anche qui c’è una massa critica da raggiungere, dopo
di che tutti si adegueranno naturalmente. Ora è il
momento del cuore, bisogna centrarsi e portare la
mente lì, rimanendo vigili e coerenti verso la terra la
quale ci protegge e c’invia continuamente energia per
superare le nostre inconsapevolezze che altrimenti
potrebbero portarci a far danni irreparabili alla nostra
reale casa con la possibile conseguenza della nostra
estinzione come razza. La terra, in quanto tale, è un
incredibile essere vivente che svolge un’elevata
funzione materiale la quale coincide con quella dello
spirito nella responsabilità della continuità e ciclicità
della vita. L’uomo, come figlio della terra, incarna la
234
possibilità di divenire come dicono i “Cabalisti”
uguale al Borè, ovvero risvegliare in se la capacità di
donare la luce verso la materia. Qualsiasi è la nostra
consapevolezza, l’unico reale nemico è il nostro se
chiuso in una scatola ermetica e le paure e le
frustrazioni che ne derivano nel non lasciarlo uscire
allo scoperto.
Ora avendo ricapitolato tutti questi viaggi e potendo
vederne la direzione è arrivato finalmente il momento
di andare in Cina e Tibet ad esplorare. Il progetto
iniziale era di passare per il Tibet, per il passo del
Nathu-La e rientrare in India nel Sikkim, per dirigersi
e terminare il viaggio soggiornando alcuni giorni ad
Hairakhan (luogo già visitato e memorabile nel
viaggio in India). L’intento di questo viaggio è proprio
centrarsi nel cuore, percorrendo territori che sono stati,
e sono tutta ora fra loro ostili, prendere la storia e la
cultura dei luoghi e portarla a purificare a Hairakhan.
Il passo del Nathu-La (in lingua Tibetana vuol dire
235
orecchio che ascolta), è stato riaperto nel 2006 chiuso
per anni, per via delle tensioni tra Cina e Tibet, e Cina
ed India, rappresenta uno dei più importanti snodi per
gli scambi commerciali, qui è prevista prossimamente
la costruzione di una delle più alte ferrovie al mondo.
Guarda “caso” per la cultura dei meridiani e dell’ago
puntura l’orecchio è proprio l’orifizio del cuore, ogni
meridiano ha un organo associato ad una funzione ed
ad un’emozione che lo fa vibrare e quindi un’apertura
all’esterno, l’orifizio è ciò che permette all’interno di
comunicare con l’esterno e viceversa. Verrebbe da
pensare strana coincidenza nella preparazione e studio
di un tale viaggio con uno specifico Intento, la
soluzione migliore per entrare in India, è quella di
passare per un luogo fisico, dove il significato del suo
nome riguardi in qualche modo proprio il cuore. Ma
non bisogna sorprendersi, quando si cerca d’avere una
consapevolezza
totale
inevitabilmente
troviamo
sempre tutte le connessioni ed i punti di vista che
236
c’indicano la strada da seguire per raggiungere il
nostro obbiettivo.
Alcuni mesi prima di partire, mi sono ritrovato
proiettato ad Atene per alcuni giorni, la prima cosa
che mi è venuta in mente è che stavo andando ad
onorare e a chiedere aiuto alla dea della saggezza
Atena, che senza la quale non è realmente
comprensibile che cosa vuol dire... seguire realmente
il Cuore!
237
Atene
M
i sono sempre domandato fra tanti viaggi che
ho fatto, perché mai la Grecia?! Eppure ho
sempre avvertito un forte richiamo. Alla fine la
risposta era sempre la stessa, ci sarebbe stato il giusto
momento!. E’ andata proprio così quattro giorni ad
Atene in una dimensione al di la del tempo, dove ogni
luogo narrava la sua vera storia, dove mitologia e
realtà si fondono in un’alchimia naturale. Ogni cosa
sembrava prender vita e riempirsi di quel colore
magico che solo l’animo vuoto e libero è in grado di
riconoscere. Sentire parlare la gente, leggere le loro
scritte pregne ancora dell’antico potere della lingua
greca, ovunque andavamo ci ritrovavamo contornati
da resti archeologici di un’antica civiltà che addirittura
in alcuni luoghi è rimasta inesplorata ed inabitata per
circa 1000 anni fino all’arrivo dell’imperatore
238
Romano
Adriano.
Nel
silenzio
ho
percepito
accadimenti oltre il tempo, fino ad arrivare alla nostra
vera storia d’oggi, potendo cogliere sempre nuovi
strumenti pratici, da poter portare lungo la mia strada
“ancient ”, per non ripetere ancora una volta gli stessi
errori, che perseguita il genere umano da un tempo ora
mai immemorabile. Da una parte sento di provare
anche il peso del “Giogo della consapevolezza”, ma
d’altra parte questo mi è permesso, per il semplice
fatto che ho avuto la grande fortuna di aver riscoperto
il potere della dimensione del “Gioco” e della felicità
che ne deriva come conseguenza di un semplice e puro
stato d’animo, una ricchezza ed un bene incolmabili
che si trovano unicamente al nostro interno. Visitare il
Partenone, il tempio di Zeus di Giunone di Atena e di
Poseidone, è stato come ritrovare vecchi alleati o
archetipi che ci narrano la loro storia e ci ricordano
che sono tutti vivi ancora dentro di noi, e che stanno
aspettando solo un cenno per essere risvegliati.
239
Cina Tibet Nepal India
E
ccomi qui di nuovo a scrivere è il 24/09/2010 il
PC segna le 15:21…guarda caso l’ora che ho
fatto stanotte, per riuscire a modulare la frequenza di
un file wav di windows. Il lavoro che svolgo è sempre
rivolto alla comprensione del più profondo di me
stesso e del mondo che mi circonda. Come ho già
detto in precedenza, la consapevolezza che è tutto ciò
che vediamo e definiamo è dentro di noi e non fuori,
ci fa vivere l’esperienze con un’attenzione particolare,
rivolta verso la nostra reale coscienza. Com’è la realtà
al di fuori di noi ?! questa è una domanda chiave
evolutiva, dove comprendiamo già nella domanda che
la realtà è percepita per definizione e non per
trasparenza. Com’è fatto realmente un albero ?! come
lo percepisce una zanzara o un qualsiasi altro
animale?!...una
zanzara
che
240
vede
passare
una
macchina cosa percepisce?!...onde termiche forse ?
noi sicuramente vediamo quello che la mente ci
proietta, per come è l’istruzione di conoscenza e di
come è stato inventariato il mondo, per come ci viene
insegnato e per come è decodificato nel nostro gene
nel DNA, ovvero la cultura e la storia e l’educazione
che ne segue. Questo vale per qualsiasi essere
senziente. Allora nasce spontanea, l’intuizione che
nuovi paradigmi portati alla mente conscia, tendono a
cambiare la realtà che ci circonda. Dico tendono, in
quanto bisogna tenere conto della massa critica e della
sua forza di coesione, è ovvio altresì che i nuovi
paradigmi hanno bisogno della condivisione ed
accettazione sociale per passare dal cielo alla terra, dal
pensiero alla materia dalla filosofia all’azione, per
divenire tangibili ed oggettivi agli occhi di tutti. Nei
computer oggi abbiamo la possibilità di specchiarci e
comprenderci, vedendone il nostro passato evolutivo,
cominciando finalmente a ricordare chi e cosa siamo.
Come ho già spiegato i processori ed il computer,
241
funzionano eseguendo programmi da noi stessi creati,
alcuni di questi sono fondamentali per il corretto
funzionamento del PC. Come d’altronde funziona una
parte della nostra mente, nel gestire il funzionamento
biologico del nostro corpo per funzioni vitali e
necessarie. In un computer, se carichiamo allo start
più
programmi
di
quanti
riesce
a
gestirne
contemporaneamente, o per dimensioni o per quantità,
vedremo che rallenterà la sua esecuzione fino a
bloccarsi. Nello stress e nella malattia, ne abbiamo un
esempio evidente, il sovraccarico d’informazioni ed
emozioni crea delle vere e proprie interruzioni del
corretto funzionamento del nostro corpo, con evidenti
mancanze od eccessi d’energia non metabolizzate, con
l’inevitabile susseguirsi della malattia che serve per
metterci in allerta e ridare la giusta attenzione alle
nostre azioni. Come ovviare a questi problemi?!…il
capire come funzioniamo è già un passo verso la
guarigione, possiamo avere più attenzione nel dirigere
coscientemente e saggiamente i nostri pensieri verso la
242
reale direzione che intentiamo, aggirando così
l’ostacolo senza necessariamente cozzarci ogni volta
contro. Eccolo là il nostro limite, il corpo emotivo, che
gia inizia a vibrare, preoccupato di come fare tutto ciò.
E qui ribadisco due concetti fondamentali, il primo e
fondamentale elemento è il “Gioco” come dimensione
di movimento e stato d’animo, il quale sviluppa un
onda armonica, con una mente lucida che osserva il
tutto come un esploratore. Il secondo elemento, non da
meno importanza è la coscienza del tempo relativo, la
quale ci permette di seguire la direzione ed il fluire
naturale dell’energia, mantenendo alta la nostra
consapevolezza, senza preconcetti di sorta che creano
ulteriori ostacoli al nostro divenire. Ad esempio se
carichiamo un file wav all’avvio di un sistema
operativo
(file
d’ascolto
musicale
eseguito
da
windows), e se la sua dimensione è troppo grande,
inevitabilmente o non sarà eseguito o rallenterà
l’avvio del computer stesso, oppure sarà possibile
ascoltarlo per il tempo massimo che lo spazio
243
d’esecuzione gli permetterà. Se noi però agiamo sulla
modulazione di frequenza, con dovuti programmi,
riduciamo la sua dimensione fisica ed aumentiamo la
possibilità del tempo di riproduzione, ovviamente ci
sarà un rumore di fondo dato dall’ampiezza del
segnale che tende a zero, sembra quasi d’ascoltare il
rumore della pioggia che cade costante e ci ricorda che
l’acqua è vita, ma ci ricorda anche che può
sommergerci. Quel rumore è il rumore del silenzio che
tende a zero all’infinito, con programmi adeguati si
può con dei filtri eliminarlo, ma questo non vuol dire,
che quel rumore non continuerà ad esserci per bande
di frequenze al di la delle capacità della percezione
dell’udito umano. Questo fa già intuire che rallentando
i nostri pensieri si possono processare più velocemente
le funzioni vitali, rigenerandoci e agendo su un fattore
tempo con il pensiero che tende a zero, avvicinandoci
sempre più alla comprensione e percezione di com’è
la realtà al di fuori di noi, potendo sperimentare anche
la possibile dilatazione e compressione del tempo
244
stesso. Ovviamente più aumenta la percezione
corporea nella calma e la presenza del se, e più ne
deriva uno stato di silenzio interiore. Questo è il
potere di trasformazione e guarigione del silenzio. Ho
cercato nel tempo e continuo a mettere al servizio
dell’umanità, le scoperte che sperimento che osservo e
ritengo utili, come l’intento del viaggio appena
compiuto, che non è stato altro che un pellegrinaggio,
dove i nostri sforzi sono stati l’offerta per un Intento
più elevato, che và molto al di là della semplice
comprensione dei nostri bisogni illusori, e mira diretta
alla meta dell’evoluzione dell’uomo. Sperando che
qualcuno al di fuori di me, ci veda altresì qualche cosa
di buono ed evolutivo per migliorare la qualità della
propria vita. Vi voglio narrare questo viaggio di un
percorso a spirale senza fine!
Di nuovo, anche in questo viaggio siamo in 6 come in
Messico. I partecipanti furono come il solito la
conseguenza di un Gioco di proposte e condivisioni
245
con persone che afferrarono al volo le occasioni senza
tanti indugi. Parteciparono Gianluca con cui avevamo
condiviso il viaggio in Perù che fece aggregare
Barbara una sua amica, Valerio con cui eravamo stati
in India, Vincet un amico collega di Simona ed io che
da tempo progettavo e proponevo a chiunque potesse
essere interessato. La preparazione dell’itinerario ed i
vari visti e permessi fu parte del viaggio già ancora
prima di partire. Finalmente, arrivò il giorno della
partenza tanto attesa, ci ritrovammo ancora una volta
tutti all’aeroporto di Roma.
Dopo un lungo viaggio con scalo ed attesa a Budapest
per prendere la coincidenza per Pechino…finalmente,
arriviamo in Cina la mattina presto del fuso orario
locale, forse troppo presto!. Avevamo prenotato due
notti in una pensione in un quartiere non proprio
centrale. L’autista che trovammo all’aeroporto ci
accompagnò fino all’ostello. Dopo aver tentato
inutilmente di arrivarci con la macchina, decide di
246
accompagnarci a piedi, passando per le vie di un
quartiere
nascosto
nei
meandri
della
città.
Camminando, subito notiamo intorno a noi un mondo
totalmente nuovo, semplice e povero allo stesso tempo
come spesso accade, ci sono odori forti e particolari
nell’aria circostante, dovuti sia al cibo cucinato con
varie spezie, sia ad altri odori nauseabondi dovuti
sicuramente
perfettamente
agli
scarichi
funzionanti.
delle
Il
fognature,
guardarci
non
attorno
incuriositi ed attenti creò una miscela d’emozioni e
sensazioni che mise subito vigile l’esploratore che è in
noi, mettendo da parte la stanchezza. Fin da subito ci
troviamo a dover reagire all’imprevisto, sono circa le
8:00 del mattino e le stanze non saranno pronte prima
delle
12:00.
Quindi
ci
troviamo
costretti
ad
organizzarci ed a muoverci senza perdere prezioso
tempo, piuttosto che doccia e riposo come tutti
speravamo dopo il lungo viaggio che avevamo appena
sostenuto. Decidiamo così di andare a piazza
Tiananmen, per occupare in maniera costruttiva il
247
tempo d’attesa, prima che si liberassero le nostre
stanze. Ci muoviamo a piedi incontrando varie
difficoltà di comunicazione, è difficile trovare chi
parla bene inglese e anche quando si trova hanno un
modo particolare di pronunciare le parole, che rende il
tutto più difficile. Camminando su una strada
principale, troviamo uno sportello di cambio per
ritirare con la carta di credito o per cambiare i dollari
in moneta locale, per quanto riguardava gli euro
invece, bisognava necessariamente andare alla Banca
Centrale. Io e Simona non possiamo quindi effettuare
nessuna transizione, in quanto avevamo con noi solo
soldi in Euro. Usciti dall’ufficio di cambio, fermiamo
un taxi per andare a piazza Tiananmen. Con nostra
sorpresa ci carica tutti e sei, mi sono scompisciato
dalle risate, Gianluca comodo sul sedile avanti e noi
dietro in cinque uno sopra l’altro. Finalmente
arriviamo
alla
piazza,
scendiamo
dall’auto,
ci
stiracchiamo per riprenderci un pochino, e subito ci
rendiamo
conto
del
gran
248
caldo
e
del
cielo
incredibilmente grigio dovuto all’alto tasso di smog
presente nell’aria. Davanti a noi si staglia un luogo
veramente triste ancora ad oggi percepibile in qualche
modo dal passato 1989, quando avvenne lo scontro tra
gli studenti in una manifestazione pacifica e l’esercito
popolare della Cina, non si conosce realmente il
numero delle vittime. Gli studenti circa 2.000 avevano
occupato la piazza in forma di protesta, contro la
corruzione del governo e la disinformazione dei
media, mentre loro attuavano lo sciopero della fame,
fu costituita la corte marziale, cosa che non accadeva
dai tempi dell’occupazione di Lhasa nel Tibet. I carri
armati arrivarono in piazza, Zhao Ziyang fu l’unico tra
i politici vigenti che cercò di opporsi alla corte
marziale e fino all’ultimo cercò di convincere gli
studenti, ad abbandonare la piazza e la protesta che
stavano effettuando sotto forma di sciopero della
fame, promettendo loro che sarebbero state ascoltate
le loro richieste, avvertendoli così del grave pericolo
che stavano correndo, perché appunto era stata
249
instaurata la corte marziale, atto che gli costò l’arresto.
Gli studenti erano radunati intorno ad una statua, alta
10 metri, da loro stessi innalzata, dal nome Dea della
democrazia. Neanche di fronte al rischio, si fecero
convincere a lasciare la piazza, fu un vero e proprio
massacro. Le fonti ufficiali Cinesi, parlano di circa
100 morti civili e decine di morti militari, ma stranieri
presenti e la croce rossa riportano notizie di più di
2.600 morti e 30.000 feriti, le stime più alte parlano
addirittura tra i 7.000 e 12.000 morti, tra tutti i ribelli
sedati nella città e fuori. Gli studenti speravano di
ottenere con la loro protesta pacifica, in questo
particolare periodo storico, di grandi cambiamenti,
grazie anche alla politica estera di Gorbaciov, dei
benefici anche per il loro paese cavalcandone l’onda.
All’inizio delle rimostranze, ci furono manifestazioni
con più di 100.000 persone, ed oltre 300 città Cinesi si
unirono con solidarietà alla protesta. Anche all’estero
la vicenda era seguita con enorme trepidazione. Fu
250
sicuramente un atto abominevole, della repubblica
Cinese e di chiaro potere agli occhi del mondo.
Ecco! mi era passata la voglia di giocare e già non
vedevo l’ora di lasciare Pechino, ed andare ad
esplorare l’ignoto verso Sud. Più tardi, prendiamo
possesso delle nostre stanze e decidiamo di allungare
la permanenza di un altro giorno, per fare visita, alla
famosa muraglia Cinese, visitabile nelle vicinanze di
Pechino. Trascorremmo
piacevolmente
la serata,
approfittando per visitare alcuni quartieri della città,
spostandoci in taxi, questa volta ben distribuiti in due
auto. Tra uno spostamento e l’altro io Simona
Gianluca e Barbara, mentre aspettavamo Valerio e
Vincent che ci raggiungessero, approfittammo per fare
un cerchio d’energia davanti all’ingresso di un’area di
un centro commerciale dove avevamo appuntamento,
potemmo subito notare con netto stupore di tutti la
differenza tra l’assorbimento a cui eravamo sottoposti
senza rendercene conto, e la grande coesione se
251
facevamo circolare l’energia tra noi. Riunitesi agli
altri notiamo che nonostante il degrado ambientale
dovuto allo smog, la città è pulita e girano per le
strade tantissimi ciclomotori elettrici. Forse una delle
città più inquinate al mondo, pensate che per le
olimpiadi le fabbriche hanno dovuto interrompere la
loro produzione per circa tre mesi, per poter rendere
respirabile l’aria di Pechino. Nella mattinata del
giorno dopo, visitammo la città Proibita spostandoci
con la metro, questo ci permise di vedere diversi centri
commerciali che variano da grandezza a varietà di
prodotti incredibili. Sembra quasi una città post
atomica, dove la vita tende a svolgersi sempre più in
ambienti chiusi con aria condizionata. Se non
verranno prese misure d’emergenza, credo che il
destino della città e la sua vita, in un futuro non troppo
lontano, sarà appunto legato allo svolgersi della stessa
solo in ambienti chiusi. Inoltre, come in altri
continenti, anche qui sono oramai rinomati e dichiarati
in varie occasioni, dal governo stesso, gli esperimenti
252
sulla manipolazione del clima, con spesso le dovute
conseguenze per la città e gli abitanti che la popolano.
Ora approfittiamo per approfondire un po’ di
conoscenza e di storia sulla città proibita. La città
proibita, fu il Palazzo Imperiale delle dinastie Qing e
Ming, si estende su una superficie di circa 720.000
metri quadri con 800 edifici e 8.886 stanze. Oggi è
patrimonio dell’Unesco ed è la più grande collezione
di antiche strutture in legno, che l’umanità ancora ad
oggi conserva. La città proibita è sita immediatamente
a Nord della Piazza Tienanmen e vi si accede dal
Tienanmen
“Porta
della
Pace
Celeste”.
Solo
studiando, ed esplorando intorno a noi, possiamo
realmente comprendere i popoli, la loro cultura e la
loro lotta per la libertà. Nella repressione che ci fu nei
confronti dei manifestanti, non fu solo un atto contro
la libertà, ma un affronto ad una cultura antica che
mirava unicamente all’evoluzione del genere umano,
dove praticità e spiritualità camminavano di pari
passo. Ad un osservatore attento non sfugge come
253
ogni edificio della città proibita rappresenta un intento
specifico, con funzioni e ritualità ben definite. Ecco,
questo è chiaramente quello che era il potere di un
antico popolo, che ancora ad oggi conserva segreti e
misteri nelle sue opere e negli intenti delle stesse.
Mentre visitiamo la città proibita, comincio a cercare
di creare un’armonia tra il gruppo, portando il mio
supporto in ciò che per me è naturale fare, ovvero
condividere la consapevolezza e l’intento con cui mi
muovo. Fin da subito è chiaro che le intenzioni dei
vari partecipanti, divergono per interessi e bisogni, ad
ogni modo io cerco di creare una forma armonica con
tutti, dando ad ognuno le attenzioni che al momento
sembrano richiedere, portando così sostegno sia dal
punto di vista fisico sia da quello psicologico ed
emotivo. Purtroppo mi rendo quasi subito conto che
non sarà per niente un viaggio facile, troppe
aspettative si contrastano tra loro, ed io con la mia
missione ed il mio pellegrinaggio non trovo
sicuramente terreno fertile. Il terzo giorno mi sveglio
254
con una forte consapevolezza legata al concetto del
tempo, e mi ritrovo subito a vivere un Deja-vu spazio
temporale, ovvero la stessa immagine che ho sognato
durante la notte, la vivo la mattina seguente, dopo
appena poche ore che ci eravamo alzati. Come lessi
una volta in un libro che parlava del potere
dell’immaginazione dove l’autore affermava con
enfasi che:: La creatività, l’invenzione e la fantasia
pensano, l’immaginazione “vede” e quindi ciò che si
vede è già creato essendo la parte finale del processo
del pensiero. Ovviamente questo mi predispose
fiducioso, anche perché il “sogno” riguardava la
condivisione sulla relatività del tempo stesso, e di
come ci dovremmo vivere il nostro fare e le nostre
azioni, lontani da un corpo emotivo che ci preda o ci
fa predare. Cerco di far notare ai componenti del
gruppo, come per risonanza attiriamo gli eventi a noi,
consigliando di evitare “saggiamente” d’intentare nei
nostri comportamenti o pensieri, eventi negativi sul
gruppo o su se stessi. Come si dice?! tra il dire ed il
255
fare c’è di mezzo il mare!. Non dico tempo perso,
perché non lo è mai, ma sicuramente è un gran
dispendio
d’energie,
cercare
di
trasmettere,
o
comunicare a chi la linea ce la momentaneamente
occupata. Uno dei componenti del gruppo mostra
grande interesse per il mio lavoro e le mie pratiche, in
quanto da poco ha eseguito il primo livello Reiki con
grande entusiasmo (disciplina Giapponese per la
guarigione mediante la trasmissione dell’energia). La
sua insegnante venendo a conoscenza dell’itinerario
del viaggio e degli interessi dei partecipanti, gli
consigliò vivamente di parteciparvi e di carpire il più
possibile da una simile occasione sia per i luoghi che
si sarebbero visitati che per le persone che vi stesse
che erano mosse da tali interessi. Indubbiamente in
Barbara c’è una gran capacità di ricettività e creatività
positiva, ma come gli eventi dimostreranno in seguito
dovrà fare una scelta tra ciò che cerca realmente nel
suo cuore e la modalità del viaggio stesso. Senza
entrare nel personale, ci sono delle cose che vanno
256
chiarite in noi, prima di poter accedere ad altri stati di
consapevolezza, cose che riguardano l’indipendenza e
la libertà. In ognuno di noi non c’è nulla che già non si
sa…ma se si agisce in modo da non comprendere, le
cose intorno a noi non si metteranno mai nel verso
giusto. Sembra un gioco di parole, ma è la dura verità
di chi sa discernere la filosofia dalla pura azione, non
basta sapere e conoscere ma bisogna soprattutto
essere, il che vuol dire passare continuamente dalla
teoria alla pratica. Indubbiamente non è una condanna,
ma una constatazione di quello che sono le forze che
agiscono fuori e dentro di noi, e fino a quando questo
non è chiaro, i nostri sforzi rimangono quelli di un
folle. Come furono i miei, nel voler per forza dare
alcune perle di saggezza in momenti non adatti. In fin
dei conti, positiva o negativa l’onda che si muove
intorno a noi è solo energia e sta a noi essere in grado
di trasformarla per il meglio, in base a quello che la
nostra consapevolezza ed energia ci permette in quel
momento. Per quanto riguarda la visita alla muraglia
257
cinese, nonostante le indecisioni da parte d’alcuni del
gruppo, riusciamo ad organizzarla trovando una
bellissima giornata di sole che accompagnò la nostra
escursione. Finalmente luce e cielo azzurro dopo il
triste cielo di Pechino. Per me è un forte segno, in
quanto già era chiaro che per portare a termine il
viaggio, con tutte le sue tappe, sarei dovuto essere ben
determinato nelle mie scelte. Già alcuni del gruppo,
facevano continuamente progetti per stravolgere
l’itinerario stesso, ovviamente anche in funzione del
fatto che dal Tibet in poi ci saremmo divisi in due
gruppi di tre, chi proseguiva per l’India del Sud, e chi
come me andava ad ovest ad Hairakhan sotto le vette
del monte Kailash. Decido di abbandonare il desiderio
di tenere unito per forza il gruppo, anche perché stavo
rischiando appunto di creare una forma mentis
ossessiva, che mi si ritorceva inevitabilmente contro.
Quindi godiamoci il viaggio!... La giornata alla grande
muraglia scorre in maniera molto piacevole. La
Muraglia Cinese è lunga circa 8.800 km, fu iniziata la
258
sua costruzione, per contenere sopra tutto le invasioni
del popolo Mongolo, su il volere dell’imperatore Qin
Shi Huangdi nel III a.C., lo stesso che fece costruire
l’ormai famoso esercito di terracotta di Xian. La
splendida giornata senza foschia, ci permise di vedere
l’enorme estensione delle mura dove la vista si
perdeva all’orizzonte, cosa a cui a sentire Gianluca,
dai suoi diari di viaggio o racconti di d’altri
viaggiatori, era veramente improbabile assistere.
Colgo l’occasione per sfatare un mito, ovvero che
l’opera è visibile dalla Luna ad occhio nudo, è vero
che come lunghezza è immensa, ma le mura sono
larghe circa 10 metri e mi sembra molto improbabile
che sia visibile da distanze così elevate. Forse un
giorno quando i viaggi sulla luna, saranno gite
convenzionali potremo saperlo con certezza. Durante
la giornata abbiamo tempo per fermarci dove Barbara
ne approfitta per fare Reiki, praticandolo su quasi tutti
noi. Simona era già un po’ di giorni che aveva
problemi alle gambe, con bruciori e bolle dovute
259
probabilmente al viaggio in aereo ed alla pressione, lei
più di tutti, ne ha sicuramente beneficiato ritrovando
finalmente
sollievo e dando anche una certa
soddisfazione a Barbara la quale si era prodigata a
farci questo regalo. Ecco ora eravamo pronti ad
entrare nel vivo del viaggio! Verso il sacro monte
Taishan. All’alba del quarto giorno in Cina prendiamo
un treno per Jinan da dove con un pulman potevamo
raggiungere la città ai piedi del monte sacro. Una cosa
curiosa, accadde la mattina presto alla stazione,
cercando un bar per prendere un thè, erano tutti chiusi,
ma Barbara magicamente entrò ugualmente in uno di
questi, e subito lo allestirono per farci fare colazione,
dopo di che, uscendo dal locale, notammo che lo
chiusero nuovamente. Potere dell’Intento?!...certo è
che i Cinesi sono un popolo particolare, che
all’improvviso quando meno te lo aspetti, sanno
sicuramente sorprenderti. Ci vollero, circa 6 ore per
arrivare a destinazione, viaggiando non proprio
comodi
anche
perché
spesso,
260
nonostante
la
prenotazione, il posto non è garantito. In quanto
sicuramente, non è bello far viaggiare una mamma in
piedi con un bimbo che dorme saporitamente tra le sue
braccia. Tra l’altro durante il viaggio, ho avuto modo
di conoscere e scambiare con un’intera famiglia
Cinese, di cui la persona più anziana, con un serio
problema di movimento al braccio. Fu una cosa quasi
naturale, ritrovarmi a fare un trattamento energetico
all’uomo che con sua e mia meraviglia, riuscì a
portare il braccio fino al petto, cosa che non faceva da
mesi. Ovviamente, il suo problema, era il risultato di
un incidente domestico mal curato, forse anche per sua
negligenza, anche perché le figlie nei suoi confronti
mi sembravano molto affettuose e premurose.
Incuriositi dal mio fare mi chiesero che cosa praticavo,
e lo identificarono alla fine come qualche cosa simile
al loro Qi Gong, un’antica arte cinese del manovrare
l’energia vitale. Si pratica stando in piedi, facendo
movimenti circolari o restando immobili come un
albero, intentando una palla tra le mani con le braccia
261
larghe, o semplicemente camminando lentamente
sincronizzando movimenti e respirazioni. Basta
provare per rendersene subito conto, dopo pochi
minuti il corpo si ribella si sentono dolori, ci si distrae
si pensa “ma che cosa sto facendo?!...a che serve?!” e
così via…in Cinese si chiama Wu Wei il “non agire”,
ovvero l’arte di essere in armonia con la propria natura
interiore, in maniera spontanea senza alcuna forzatura.
L’essere apparentemente inattivi in occidente viene
identificata quasi come una colpa. In Oriente, al
contrario restare immobili, come un albero fermi in
ascolto vuol dire che si sta riprendendo forma
richiamando a se concentrazione e coesione, questo
“non agire” ma “essere” fa si che aumenti la nostra
energia e ci fa essere più sereni, forti ed efficienti,
ricarica le nostre pile esaurite dallo stress, dovuto a
tensioni paure e preoccupazioni di varia natura.
Stiamo sempre lì, i nostri reali nemici non sono le cose
persone o situazioni che strada facendo incontriamo,
ma l’emozione negativa che ne deriva. Conoscendo
262
noi stessi e strumenti adatti per agire di conseguenza,
possiamo limitare i blocchi fisici che le emozioni e
situazioni irrisolte creano. Il Qi è l’energia vitale che
pervade l’intero universo, compresi gli esseri viventi.
Secondo i Cinesi, nel corpo il Qi scorre tramite un
sistema chiamato meridiani, gli stessi su cui interviene
l’agopuntura, e si concentra in determinati punti dello
stesso sistema che sono veri e propri bacini d’energia
e conoscenza. Inoltre nella pratica del Qi Gong,
esistono ad esempio anche forme che richiamano
l’intento di alcuni animali. Ne citiamo alcune: La
forma del “Drago” il cui intento è la presa di
coscienza dell’ego e della mente lucida, la forma della
“Tigre” il cui intento è la presa di coscienza della
respirazione, la forma del Giaguaro il cui intento è la
presa di coscienza dell’aurea e della sua possibile
espansione, la forma del serpente il cui intento è la
presa di coscienza della conoscenza silenziosa e della
meditazione del muoversi lentamente, oppure la forma
della “Gru” il cui intento è la presa di coscienza di
263
potersi muovere liberamente “Sulle ali dell’Intento”.
Nello Yoga classico per esempio, esiste la forma del
“Saluto al sole”, il cui intento è ricordarsi fin dal
risveglio mattutino, come primo pensiero lucido della
giornata, che prima di tutto siamo un corpo fatto
d’energia e di luce. Per vedere e riconoscere l’intento
di antiche o nuove forme bisogna comunque praticarle
per un certo periodo, permettendo così agli archetipi
d’aprirsi e divenire chiara informazione Ciò che
muoviamo nella realtà, ancor prima di vederne il
risultato, sono le nostre intenzioni, l’intento, il resto è
e rimane solo ritualità, per la quale passiamo per poter
realizzare l’intento stesso delle nostre azione consce
ed inconsce che siano. Il segreto per vivere una vita
sana e lunga è conoscere, muovere e saper utilizzare il
Qi. Respirare in modo armonico mangiare cibi sani,
usare bene la mente e l’immaginazione, tutto questo
permette col tempo d’entrare in armonia sempre più
con tutto quello che ci circonda riconoscendo le leggi
naturali che sono dentro e fuori di noi. Nella
264
tradizione Taoista ad esempio, per ottenere questi
risultati, bisogna prendere consapevolezza dei tre
tesori del corpo umano: “jing l’essenza della vita, Qi
l’energia vitale e Shen , lo spirito” e tutte risiedono
dentro e fuori di noi. Praticando, uno dei risultati
subito evidente, è che si allentano le tensioni
muscolari e si abbassa la pressione sanguigna,
migliora la circolazione dei fluidi corporei (sangue e
linfa), si rafforzano le difese immunitarie ed aumenta
notevolmente la percezione di noi stessi e la
consapevolezza corporea. Solo dal 1600 ha preso il
nome di Qi Gong, tanto per dare un nome ad una
conoscenza che forse un nome non dovrebbe avere, ad
una delle più antiche discipline millenarie Cinesi per
manovrare l’energia. Molte pratiche sono rimaste
segrete per millenni, e trasmesse solo direttamente da
maestro ad allievo. Come quelle per diventare
incredibilmente longevi o addirittura immortali, come
narrano le loro leggende, spesso molto legate anche a
luoghi specifici, la cui energia permette di permeare
265
questa conoscenza per chi ne è alla ricerca. Uno di
questi luoghi è Xian, si narra che ancora nei suoi
dintorni, vi siano degli sciamani che vivono in alcune
grotte da millenni, e scendono tra noi solo per
trasmettere l’antica e persa conoscenza. Erano esperti
sia nell’uso di piante “magiche”, sia nell’uso di
tecniche e movimenti per aumentare l’energia e la
consapevolezza, rafforzando così la propria “volontà”,
fino ad arrivare all’essenza, ed all’intento stesso delle
cose. L’energia, va lì dove riponiamo la nostra
attenzione.
Conoscenza,
riconoscenza,
azione,
informazione, sono parole che corrispondono ad aree
fisiche specifiche di consapevolezza e sono: “ mente,
cuore, volontà, ed intuito”. Questo rappresenta il
movimento dell’energia in armonia con l’universo, da
sopra
a
sotto,
in
maniera
ciclica,
prendendo
l’informazione dall’intuito e portandola in maniera
“tangibile”, in varie aree di consapevolezza corporea,
compresa
la
posizione
della
mente
“lucida”,
percependola chiaramente come sensazioni fisiche e
266
luce. Come ho già detto, il punto di partenza di tali
comprensioni è creare un punto nel cuore, dove si
comincia ad andare oltre l’ego, ed entrare nella
dazione. Da qui si può iniziare a comprendere, il
potere del silenzio interiore, da dove s’inizia a
“riconoscere” ed a poter “trasmettere” la luce,
l’informazione, quindi la consapevolezza e l’energia,
oltre concetti come il tempo e lo spazio in una
comunicazione non necessariamente verbale. Durante
la rivoluzione di Mao per via dei suoi aspetti esoterici,
questa disciplina, fu messa al bando e vietata
considerandola come una semplice superstizione.
Nonostante
tutto,
continuò
ad
essere
praticata
segretamente fino ai nostri giorni. Nel tempo, si unì ad
altre correnti spirituali e culturali, come quelle
Taoiste, Buddiste e Confuciana. Come nell’antico
Yoga Indiano, anche qui i maestri, praticavano
imitando movimenti degli animali, l’immobilità di
alberi e pietre, e i fenomeni naturali. Il Taoismo, è
l’antica via dell’armonia con la natura, per vivere bene
267
bisogna essere liberi e fluidi, e in sintonia con i cicli
naturali. Concetti espressi dal noto simbolo del
cerchio Taiji “ Il circolo suddiviso a metà, bianconero, in cui all’interno del bianco è rappresentato un
punto nero e viceversa”. Queste coppie d’opposti,
sono chiamate “Ying” e “Yang”, ed esprimono la
complementarietà di giorno e notte, dentro e fuori,
maschile e femminile, buio e luce, movimento e
quiete. Per il Taoismo è fondamentale trovare
l’armonia tra questi opposti, che sono tali solo in
apparenza. Il Qi Gong Taoista, proprio per questo è la
versione più antica semplice e profonda, la disciplina
si occupa soprattutto del corpo, della salute e
dell’energia vitale. Invece ad esempio nella versione
Buddista, si mira più all’evoluzione spirituale; mentre
quella Confuciana mira all’armonia sociale e alle virtù
etiche. Il Qi Gong ora mai è arrivato anche in
occidente, si utilizza addirittura in alcuni ospedali
integrandolo alle classiche terapie, con eccezionali
risultati dal punto di vista medico. Addirittura si
268
stanno promuovendo corsi all’interno delle strutture
sanitarie stesse.
Ecco! Dopo una giornata passata sui mezzi locali
eravamo finalmente arrivati ai piedi dell’antico monte
Taoista, Taishan. Prendiamo alloggio in un albergo a
poca distanza da dove iniziava il percorso per arrivare
sulla sua cima, che consisteva in una lunga camminata
di km e 999 scalini, per giungere sulla vetta, dove vi
erano i mistici templi da visitare. L’indomani ci
alziamo presto entusiasti della nuova avventura. Dopo
una veloce colazione a base di thè e dolci cinesi, simili
ai nostri Punk Chake, c’intrattenemmo ancora
giocando, grazie a Valerio che con la sua mitica mini
guida per tradurre dal cinese all’italiano, ci spiega
come si pronunciano i numeri fino a dieci e come si
indicano con le mani. Curioso e divertente è stato
mimare la pronuncia e la diversa simbologia con le
mani, è proprio un altro mondo. Sembra tutto perfetto
così apparentemente funzionale, tutti disponibili ed
269
incuriositi dalla nostra palese diversità, eppure c’è
qualche cosa che non quadra. Noto nelle persone uno
spiccato senso d’altruismo, ma anche una mancanza di
fantasia, di cui noi eravamo uno specchio perfetto,
dovunque andavamo c’era quasi una sensazione
d’invidia nei nostri confronti. Non parlo per il fatto
d’essere
ciò
che
rappresentiamo, come possesso e libertà, ma
del
nostro
occidentali,
modo
d’agire
e
quindi
e
di
di
pensare.
Inoltre,
indubbiamente non rappresentiamo il gruppo medio
che si muove in Cina con viaggi organizzati. Ora mai
la Cina, ha “colonie” ovunque, e la sua cultura, nel
bene e nel male, si sta espandendo e fondendo con
tutto il mondo, creando nuovi paradigmi ed ordini
sociali.
Ci avviamo al monte, consapevoli del duro cammino
da fare, giocando e scherzando, sul modo particolare
di rappresentare i numeri con le mani. Prendiamo un
sentiero che ci porta dritto nel bosco, costeggiando un
270
incantevole fiume, e ci perdiamo nel senso vero della
parola nella meraviglia della natura, completamente
assorbiti dai suoi profumi e colori. Seguendo gli
scalini arriviamo ad un verde piazzale, dove ci
fermiamo su richiesta di Valerio improvvisando una
vera e propria lezione di Yoga-Longevità, che a questo
punto chiamerei in maniera più appropriata Yoga-Qi
Gong, visto che ora mai conosco le origini antiche di
certe discipline come d’altronde anche lo Yoga, tutte
al di la del nome provengono indubbiamente da
un'unica antica matrice comune. Fu una particolare
esperienza, fatta in un luogo sacro, dove l’energia fu
palpabile e visibile intorno a noi per tutti ognuno
manifestando e condividendo a modo suo. Valerio ne
rimase particolarmente entusiasta avendo provato per
la prima volta, una consapevolezza corporea molto
forte, che gli permise di percepire e manovrare energie
particolarmente sottili, che solo con una certa apertura
si riescono a carpire. D’altra parte mi colpì molto il
modo di fondersi con l’ambiente di Vincent molto
271
naturale ed al di fuori degli schemi, spontaneamente
anche Barbara Gianluca e Simona ebbero delle
esperienze di percezione fondendosi con la natura,
ascoltando per esempio l’energia di un albero o
scambiandola fra loro. Indubbiamente il nostro unico
reale nemico alla percezione è l’ego sia nostro che del
nostro prossimo, in quanto rappresenta la definizione
della realtà spesso limitata a ristretti punti di vista.
Solo l’apertura al nuovo, senza pregiudizio, la
concentrazione e l’ascolto fa si, che si può finalmente
percepire vedendo e sentendo il prana come l’energia
vitale che tutto permea dentro e fuori di noi, in
maniera semplice e normale. Aiutando qualcuno
indubbiamente c’è in gioco la nostra energia, altresì è
vero, che la stessa è ovunque intorno a noi, quindi
possiamo, conoscendo tecniche e strumenti, ricaricarci
in qualsiasi momento lo vogliamo, ed essere anche
degli efficienti conduttori quando ce n’è bisogno, per
intenti specifici legati spesso alla guarigione nostra o
d’altri. Un elemento fondamentale per aumentare la
272
portata dell’energia che possiamo condurre è sempre il
silenzio interiore, il quale si può cercare di gestire,
portando sempre più consapevolezza corporea alla
nuca, dove risiede il nostro cervello rettile ed i suoi
ermetici archetipi.
Carichi di nuova energia e coesione, dal lavoro appena
eseguito, riprendiamo il cammino con un certo
entusiasmo. Troviamo una fontana e decidiamo di
sostare nei pressi, approfittiamo per rinfrescarci e
riprendere fiato immergendoci nell’acqua cristallina
con braccia e gambe e testa, sembra un vero e proprio
battesimo di purificazione, da qui proviamo a seguire
gli scalini lungo una strada sempre meno visibile fino
a quando dopo svariati km, ci accorgiamo di esserci
persi, seguendo forse un’antica strada, fatta di vecchi
scalini in marmo che finivano sparendo nella folta
vegetazione. La maggior parte di noi iniziò ad
innervosirsi, dovendo tornare indietro di parecchi km
per ritrovare la giusta strada, inoltre la fame e la
273
stanchezza iniziavano a farsi sentire. Barbara iniziò a
fare
da
ponte,
intrattenendosi
prima
con
me
nell’ascolto ed osservazione del luogo e poi
raggiungendo gli altri che si erano già incamminati
sulla via del ritorno. Io continuo ad andare avanti per
un pezzo di strada da solo, immerso in un’incredibile
quiete, avvolto da una sensazione di calma particolare
quasi intuitiva la quale mi spingeva a
proseguire
dritto, la vegetazione era fitta e gli animali della
foresta accompagnavano il mio cammino, fino a che
mi resi conto di essermi inoltrato parecchio, la parte
razionale mi riporta velocemente al pensiero dei miei
compagni, decido di raggiungerli per condividere con
loro il sentiero che avevo scoperto. Purtroppo trovo
alta tensione dovuta all’attesa, ed alla preoccupazione
di rifare minimo 3 km per tornare alla strada canonica.
A questo punto lascio la decisione alla maggioranza
adeguandomi di conseguenza, anche per sedare gli
accaldati animi. Peccato avrei proseguito volentieri e
magari le strade si sarebbero comunque ricongiunte
274
portandoci ugualmente alla cima, raggirando il monte
dal lato opposto, oppure facendoci scoprire posti che
sicuramente non appartengono alle classiche visite
turistiche. Nel frattempo Cominciavamo a renderci
conto della difficoltà di sostenere l’avventura, anche
perché Simona e Gianluca iniziano ad avere problemi
fisici, quindi proposi di fermarci di nuovo, per
praticare esercizi per ricaricarci ed affrontare la strada
ancora lunga da percorrere, ed i famosi 999 scalini che
tra l’altro non trovavamo più, ma la mia proposta non
venne ben accolta in quanto il lato emotivo, con tutte
le paure che ne conseguono, cominciava a prendere il
sopravvento. Stavamo costeggiando il percorso del
pulman, percorso chiaramente diverso anche perché
portava ad una funivia che a sua volta arrivava
direttamente, fino su in cima al monte. Dal mio canto
non
conveniva
tornare
indietro,
ma
vedevo
chiaramente il forte disagio degli altri del gruppo.
Proviamo a fermare dei pulman che salivano lungo la
strada, ma senza alcun risultato. Vediamo una baita,
275
dove fuori c’era un pk, speranzosi di rimediare un
passaggio, suoniamo più volte ad un campanello, fino
a che un uomo si affaccia sorridente alla porta. Vana
speranza senza alcun risultato, anzi intuimmo dalla
gestualità del padrone di casa che anche volendo non
poteva, come se il percorso essendo una cosa sacra
andava fatto secondo certi canoni, o in ogni caso gli
era vietato portare persone su e giù per quella strada
senza un permesso ufficiale. Alla fine decido con un
sapiente escamotage, di fingermi zoppicante per
fermare un mezzo, riuscendo così a riportare parte del
gruppo al punto di partenza, rischiando di essere
portato all’ospedale veramente per via del loro
incredibile zelo. Aspettiamo che il gruppo si riunisce
al completo e con pulman e funivia, riusciamo
finalmente ad arrivare sulla cima del monte Taishan.
Sembra di stare in uno di quei film classici sul
Vietnam o sulla Cambogia, vegetazione ricchissima
con colori particolarmente accesi. L’aria è piena di
vapori dovuti all’alta percentuale d’umidità, un
276
panorama sicuramente mistico, all’altezza dell’intento
del luogo stesso. Vediamo i famosi scalini, da cui
saremmo dovuti arrivare, e rimaniamo letteralmente
senza parole vedendo, pellegrini che arrivavano
portando pietre enormi attaccate a bastoni a tracolla.
Non capiamo se sono offerte religiose come atto di
devozione verso la sacralità del luogo, o semplici
operai che portano pietre per fare ristrutturazioni,
sicuramente una gran forza pervade in loro per riuscire
in un simile compito. Visitiamo i vari templi,
scoprendo con nostra sorpresa, che ovunque, in
maniera totalmente naturale crescono piante di
Canapa. Ovviamente l’uso di Canapa è vietato con
pene severissime. Curioso vedere come la natura
seleziona in un luogo sacro, una pianta che per il suo
utilizzo cosciente, può solo che essere considerata
sacra, come d’altronde ogni pianta che cresce naturale
e madre terra ci dona. Tra l’altro bisogna chiedersi
perché la coltivazione della canapa è vietata?.. prima
che la vietassero, con la pianta venivano fatte
277
un’infinità di cose, dai tessuti ai combustibili ai vari
materiali con caratteristiche elevate di resistenza, fino
addirittura a medicinali per curare serie malattie,
consiglio vivamente
di dare un’occhiata al sito
www.altrainformazione.it nella sessione che riguarda
appunto l’argomento in questione, ed i reali motivi per
cui ne è stata vietata la coltivazione in quasi tutto il
mondo. Al tramonto, ce ne andiamo in tempo per
riprendere la funivia e riscendere a valle, prima che
chiudesse la struttura. L’esperienza del monte
Taishan, per quanto mi riguarda, mi ha connesso
fortemente alla “consapevolezza dell’uno”, mi sono
sentito parte integrante dell’ambiente, pervaso dallo
splendore e dalla grazia del luogo, sentendo anche un
forte distacco dalle mie emozioni, non sentendomi più
coinvolto dal personaggio stesso che ognuno di noi
rappresenta nel momento in cui traspare verso
l’esterno. Proprio da questa particolare vibrazione ho
preso l’energia per proseguire il viaggio, mantenendo
una certa “consapevolezza”. Il giorno seguente
278
c’intrattenemmo ancora in questi incantevoli luoghi,
ed organizziamo una partenza per Zhengzhou, da dove
avremmo preso treni veloci per proseguire il viaggio
verso sud, fino ad arrivare ai confini col Tibet. La sera
scorre piacevolmente, festeggiando il compleanno di
Simona, cosa che gli capita di sovente nei nostri
viaggi all’estero, spesso organizzati in Agosto. Tra
una cosa e l’altra scherzando e chiacchierando si
capisce chiaramente che ora mai l’intenzione dei
molti, era sempre più diretta verso l’alzare il livello di
comodità e di qualità degli alberghi e degli
spostamenti stessi. Niente in contrario fino a che
questo non si contrapponeva con l’intento stesso del
viaggio, almeno per come me lo stavo vivendo io. Il
giorno dopo riusciamo a prendere un treno comodo
con morbidi sedili e posti liberi, raggiungiamo con
facilità la destinazione e l’albergo che grazie ad una
ragazza Cinese avevamo già prenotato prima di partire
da un centro internet con la sua chiave d’acceso, cosa
che a noi non potevano fornire in quanto stranieri. La
279
cortesia e la disponibilità della ragazza furono
veramente una benedizione, parlava splendidamente
l’inglese e fu altresì impeccabile, accompagnandoci
prima all’internet-point, introvabile per vie delle
insegne ovviamente incomprensibili a noi occidentali,
e poi interessandosi fino in fondo per farci superare i
vari ostacoli che trovammo sia nella comunicazione
con il negoziante che nell’accesso ad internet stesso.
Pensate che addirittura la ragazza andò a casa sua a
prendere la chiave personale d’accesso ad internet,
per
farci
navigare
liberamente
senza
vincoli.
Volevamo invitarla a pranzo per sdebitarci, ma non ce
ne fu il tempo, allora gli offrimmo del denaro per il
disturbo che solo dopo aver notevolmente insistito
accettò con vera umiltà, in quanto non si aspettava e
non pretendeva assolutamente nulla da noi. A
Zhengzhou prendemmo alloggio all’hotel prenotato.
Camere grandi e bagni veramente lussuosi, con doccia
a vista su una vetrata che percorreva la parete laterale
della stanza da letto. Ovviamente anche qui non vi era
280
l’ombra
di
un’occidentale,
possibile
che
non
incontravamo altri turisti nei nostri spostamenti ? qui
approfittammo per fare il punto della situazione ed
organizzare la seguente parte del viaggio, che
prevedeva d’arrivare a Xian per visitare il famoso
esercito di terracotta. Nel lungo tratto da percorrere
vediamo cosa poter includere nelle nostre visite,
aggiungendo quindi nel tragitto l’escursione ad un
tempio Shaolin ed alle grotte Di Longmen, quindi
affittammo un autista che con un pulmino ci portò
dalla mattinata all’alba fino a Xian la sera tardi,
passando per le tappe prefissate. Ce da dire che in
Cina, negli alberghi e nelle Ghest House, non ci è mai
mancata la possibilità di connetterci liberamente ad
Internet, a parte l’episodio dove ci aiutò la ragazza.
Questa è sicuramente una grande svolta per i
viaggiatori fai da te e per chi deve improvvisare, di
volta in volta, le tappe da intraprendere. Nel viaggio
scopro con sommo piacere di visitare il primo tempio
Shaolin della tradizione cinese Chan, dove nacque la
281
filosofia “Zen” che in seguito migrò in Tibet ed India.
Ero nel luogo dove più che mai ancora si poteva
percepirne l’Intento, dove dimoravano ancora le
spoglie d’antichi maestri conservando la loro energia
nel tempo, nella sacralità del cimitero che è sito
all’interno del tempio stesso. Purtroppo la visita fu
abbastanza veloce in quanto dovevamo mantenere la
tabella di marcia, ma non mancarono momenti di
profonda riflessione in un luogo così particolare.
Arrivammo nel primo pomeriggio alle grotte di
Longmen, (letteralmente grotte della porta del drago),
nei pressi di Luoyang, un’intera montagna scolpita
con piccoli e grandi Buddha, ci sono voluti circa tre
secoli per portare a termine tale opera. Impressionante
cosa l’essere umano è in grado di fare, qui ne trovo
l’ennesima riprova, non finirò mai di stupirmi!
Ovviamente
ora
mancava
all’appello
un
po’
d’avventura che non si fece attendere affatto. L’autista
che ovviamente non spiccicava una parola d’inglese,
ci porta a sorpresa in un cortile nascosto nella città di
282
Luoyang. Inizialmente ci sembra par fare benzina, di
contrabbando, per poi informarci facendoci parlare
con l’agenzia tramite cellulare che non poteva
proseguire perché la strada per Xian era interrotta,
chiedendoci i soldi del tragitto già effettuato ed
offrendosi di lasciarci alla stazione. L’ambiente in
torno non era dei più rassicuranti, macchine demolite e
favelas da dove continuavano ad uscire persone di
varia età, che fecero circolo intorno a noi mentre
ridevano tra di loro. Ecco questi sono i momenti per
mettere in pratica il potere di non intimorirsi, ma
anche la saggezza di muoversi e pensare velocemente.
Non subimmo le pressioni, sopratutto non tirammo
fuori i soldi ed insistemmo per farci portare alla
stazione, almeno intanto rientravamo in un ambiente
più amichevole. L’autista si convinse a muoversi ed ad
uscire dal ghetto portandoci ad una succursale
dell’agenzia, dove saldammo una parte del viaggio
compresa la benzina e riprendemmo velocemente la
strada per Xian. Effettivamente forse era solo un
283
problema di soldi e vari passaggi di mano degli stessi.
Scopriamo che la strada effettivamente, è piena di
lavori in corso ma praticabile. Inoltre il maltempo ci
stava col fiato sul collo, tallonandoci ogni volta che ci
fermavamo o rallentavamo il cammino, segnale forte e
chiaro per spingere ad andare avanti senza perdere
prezioso tempo. Leggemmo in seguito che avevamo
lasciato alle nostre spalle, una coda di circa 100 km
per via delle alluvioni, proprio sulla strada da noi
appena percorsa. Nel frattempo calò il buio e
notammo grazie a Vincent che l’autista faceva ogni
tanto cilecca con gli occhi, così gli proponiamo un
cambio guida per farlo riposare, prese inizialmente il
volante Valerio, il quale con se aveva fortunatamente
la patente, ma il nostro caro autista non si rilassò per
niente, in quanto bisognava viaggiare in un certo
modo, rispettando segnaletiche particolari a noi
sconosciute, quindi prese lui di nuovo la guida. A
questo punto mi trovai io accanto al guidatore, con
tutti i miei compagni di viaggio crollati dal sonno.
284
Provo ad instaurare una comunicazione non verbale,
visto anche che non conosceva una parola d’inglese, e
vedo che mi risponde in maniera evidente, con sguardi
e sorrisi e istintive gestualità del corpo, forse casuale,
ma questo sicuramente ha creato l’empatia necessaria
che lo ha portato a fidarsi di me, ed a farmi così
guidare fino a destinazione, permettendomi di
comprenderne anche la modalità necessaria e la
particolare segnaletica. Sicuramente la telepatia è una
forma di comunicazione che passa per la trasparenza e
l’affetto, ed io non ho fatto altro che sostenere l’autista
mentre
lui
guidava
distraendolo
continuamente
attirando la sua attenzione, ponendomi nell’idea che
lui sapeva ciò che io pensavo, ponendo così domande
mentali
ed
aspettando
le
sue
risposte
nella
comunicazione del corpo. Spiegare questo concetto
può risultare poco comprensibile perché passa per la
parola, ovvero una codifica diversa rispetto al sapere
con certezza che la persona ti sta sentendo e
comprendendo ad un altro livello di coscienza che non
285
è espressa verbalmente, dove il corpo ne è
indubbiamente
un
tramite.
Comunicazione
non
verbale! Ecco il segreto non è domandarsi cosa gli
altri pensano, ma accettare la verità incredibile che gli
altri sanno cosa noi pensiamo tramite il nostro corpo,
che fa da specchio ai nostri pensieri ed emozioni,
questo nuovo paradigma apre un canale, dove sta a noi
notare gli eventi con attenzione, per vederne le varie
connessioni emotive e postura li. Ovviamente più la
persona è predisposta per semplicità o per conoscenza
o per gene, e più l’esperienza è forte. Sicuramente sta
ad ognuno di noi, l’arduo coraggio, di sperimentare ed
esplorare per facilitare l’evoluzione di tutti. Inoltre
bisogna dire che i popoli orientali ed Arabi sono più
portati di noi alla comunicazione non verbale, in
quanto già nella scrittura e quindi nel linguaggio
stesso,
comunicano
per
archetipi,
immagini
e
ideogrammi, questo sviluppa notevolmente l’emisfero
destro che è la sede ed il motore di certe capacità
latenti nell’essere umano. Il centro della ragione per
286
cui passa la parola, risiede nell’emisfero sinistro,
questo vuol dire che linguaggi come il nostro fanno
lavorare un solo emisfero, linguaggi antichi che
muovono archetipi ed immagini nell’uso della parola
stessa invece li stimolano entrambi. Ora il giorno dopo
ci aspettava, oltre alla visita dell’esercito di terra cotta,
un duro lavoro per organizzare il viaggio fino a Lhasa.
Qui si separano le strade dei componenti del gruppo, i
quali comunque si ritroveranno in varie destinazioni
comuni. Gianluca, Valerio e Barbara decidono di
spostarsi con voli interni per questioni personali,
intraprendendo un’avventura infinita per problemi
legati al volo e permessi per entrare in Tibet. Mentre
io Simona e Vincent ci avventuriamo in un viaggio
allucinante di 17 ore in treno per Chengdu, per
raggiungere i confini con il Tibet. Prima di separarci,
visitiamo tutti insieme il famoso esercito di terra cotta.
Ricordo un divertente episodio tra Valerio e Gianluca
dove questo ultimo regalò una statuetta di terracotta, a
mo di sfottò, per ricordo della visita che sicuramente
287
non avrebbero mai fatto in tempo ad effettuare, per via
delle problematiche organizzative per proseguire il
viaggio. Valerio cercò di non farsi condizionare la sua
volontà, anzi rimase fermo nell’intento, riuscendo
direi quasi letteralmente a comprimere il tempo, il
potere dell’ “intento inflessibile” e della sua positività
hanno permesso ai tre di raggiungerci prima del
tramonto e della chiusura del sito archeologico.
L’esercito è un ulteriore conferma della grandezza
della dinastia Han (206 a.c. – 220 d.c.), assemblato per
la tomba di Qin Shin Huang , si dice addirittura che le
statuette, ognuna di diversa forma e fattura, potevano
essere
usate
per
incutere
timore
al
nemico
mischiandoli all’esercito reale, nel momento in cui
veniva schierato a vista. Certo è che anche qui come
per i faraoni Egizi, l’imperatore si è dato da fare per
portarsi con se il più possibile nel viaggio oltre la vita
terrena, addirittura un vero e proprio esercito di
10.000 guerrieri con armi e cavalli. Ci salutiamo con i
compagni e proseguiamo il viaggio a gruppi di tre.
288
Ancora una volta nel lungo e scomodo viaggio in
treno, abbiamo modo di condividere e conoscere
meglio le persone che incarnano realmente questa
incredibile cultura, con una storia ancora a noi per
molti aspetti sconosciuta. Nel gene delle persone c’è
più conoscenza che in qualsiasi libro di storia. Durante
il viaggio c’è stato un momento che ricordo con vero
piacere, avete presente quei rompicapo cinesi fatti di
anelli di ferro uno dentro l’altro che apparentemente è
impossibile sciogliere?.. bèh mi sono ritrovato a
comprarne un sacchetto da una venditrice ambulante,
ed in meno che non si dica, c’era l’intero vagone con
questi aggeggi in mano che cercavamo di uscirne
fuori…eh eh la magia del “Gioco”!. Ecco ora eravamo
una cosa unica con i passeggeri del treno, dove i
bambini ci giravano continuamente intorno e le
persone ci offrivano da mangiare. Adesso so che gli
esseri umani sono creature di consapevolezza, esseri
sconosciuti a se stessi, pieni fino all’orlo di risorse
incredibili che non vengono mai usate (dal libro di
289
tensegrità di Carlos Castaneda). Questa oramai era la
vibrazione con cui proseguivo il viaggio, tenendo il
più possibile fuori dall’ordinario aperti i canali
percettivi. In fondo basta solo ricorrere a
quella
meraviglia che noi chiamiamo ingenuamente fantasia,
e che andrebbe chiamato col giusto nome ovvero..
potere creativo!. Arriviamo la mattina presto a
Chengdu, completamente esausti, dopo aver passato la
notte in treno in piedi e senza dormire. Fortunatamente
sappiamo dove andare ad alloggiare avendo ancora
una volta prenotato l’hotel prima di partire. Riusciamo
a comunicare più velocemente, anche perché appena
troviamo qualcuno che parla minimamente inglese ci
facciamo scrivere l’indirizzo esatto, direttamente in
cinese, per mostrarlo ai tassisti che il più delle volte
non sapevano dove portarci, non conoscendo altra
lingua al di fuori della loro. Arriviamo all’hotel e ci
riposiamo qualche ora. Nel primo pomeriggio, ci
raggiunge Barbara per andare insieme a cercare una
Guest house da dove sembra più facile riuscire ad
290
organizzare l’entrata in Tibet. In effetti, ci siamo
riuniti col resto del gruppo, il quale era stato dirottato
a Chengdu, per via del permesso che all’aeroporto non
gli avevano più fatto. Scopriamo che ci vogliono
minimo tre giorni per poterlo ottenere. Sicuramente è
un modo per far fermare i turisti, nelle ultime province
cinesi prima di entrare in Tibet. Infatti abbiamo modo
di scoprire una cittadina, tutto sommato, abbastanza
ricca per via del turismo che vi transita continuamente.
Avremmo potuto chiedere il permesso probabilmente
a Pechino, sfruttandone la permanenza lì, ma non è
detto che le agenzie del posto riescano sempre a
risolvere il problema salvo che non organizzano il
viaggio anche in Cina in tutto e per tutto, cosa che
ovviamente
non
era
nelle
nostre
preferenze.
Purtroppo, nostro malgrado, a Chengdu abbiamo
dovuto accettare questa condizione. Non c’è stato
modo di organizzare la traversata del Tibet, fino al
passo del Nathu-La, nonostante avessimo il visto
Indiano. Probabilmente al confine saremmo
291
anche
potuti passare ma le agenzie non organizzano questo
tragitto per arrivare lì, ed in oltre il visto d’ingresso
per il Tibet l’agenzia lo rilascia solo dopo aver
organizzato in ogni singolo dettaglio tutti gli
spostamenti, in alternativa potevamo farci portare a
Lhasa e poi da li vedere come spostarci da soli.
Purtroppo a questo punto si stava creando un
problema sia di tempo che d’adattamento. Ci
volevamo almeno 48 ore di treno per arrivare a Lhasa.
Cosa che a mio parere era comunque la cosa più
saggia da fare, per permettere al corpo di abituarsi
lentamente all’altitudine. Il resto del gruppo preferì
prendere un volo interno. A questo punto decido
d’abbandonare il passaggio del Nathu-La e di
preoccuparmi di portare a termine il viaggio nel
migliore dei modi, senza rinunciare all’intento stesso
del viaggio. Di fronte a questi inconvenienti,
spieghiamo all’agenzia che assolutamente dobbiamo
entrare in India, anche perché abbiamo i voli di rientro
già prenotati. A questo punto sembra che l’unico
292
modo per entrare in India è dal Nepal, quindi io Vincet
e Simona prenotiamo una guida con macchina che da
Lhasa, in tre giorni, ci porta al Border col Nepal, e poi
da li ci saremmo dovuti arrangiare da soli. Gli altri tre
del gruppo, per problemi di tempo, stravolgono
l’itinerario del viaggio e con voli interni decidono di
rientrare a casa direttamente da Kathmandu. Nel
frattempo ci raggiunge la pioggia, e c’è da dire che qui
quando piove piove,…sembra non voler smettere più!.
Fortunatamente prendiamo alloggio, spostandoci alla
Ghest-House Mix Hotel dove ci accolgono offrendoci
vero caffè e miele. Qui abbiamo modo di stare in un
ambiente confortevole e semplice. Nei giorni che
seguirono, abbiamo avuto anche il tempo di riposarci
e lavare i panni, prima del grande “salto” in attesa del
permesso. Abbiamo visitato un tempio Buddista,
rimanendo incantati dalla funzione e dalle vibrazioni
che i loro canti provocavano nel nostro corpo, solo
con la semplice partecipazione di presenza fisica.
Dopo poco allontanandoci dal monastero, siamo
293
incappati in una sola donna che soavemente cantava e
pregava inchinandosi ripetutamente di fronte ad una
statua, recitando un mantra: “Namo ani popo, namo
ani popo, namo ani popo”, fu subito chiaro la
differenza d’energia femminile e d’amore che
sprigionava da un solo essere, d’avanti ad un grande
gruppo ma di soli uomini. Credo che anche qui,
inevitabilmente, l’evoluzione culturale e religiosa
porterà una nuova apertura nei confronti delle donne.
Approfittiamo per visitare vari locali la sera, trovando
nei cinesi grande sorpresa e gioia, scalmanandosi
come pazzi, appena vedono un occidentale ballare.
Chissà perché? Forse il desiderio di avere la nostra
libertà tramite i nostri modi di fare?. Bella illusione!..
certo è che l’autorità in questo paese è molto più
severa che da noi, cosa che limita sicuramente la
fantasia e l’evoluzione, ma quanto meno non è un
popolo illuso di essere libero. L’ultima sera ci siamo
trattenuti tra noi, all’interno della Ghest-House,
filosofeggiando su concetti come Autorità, felicità,
294
armonia ed evoluzione. Dico filosofeggiando perché
dal mio punto di vista le parole sono belle, ma i fatti lo
sono di più. Infatti in questi giorni ho praticato
intensamente alcuni movimenti, per la canalizzazione
dell’energia, tamponando un problema intestinale che
si stava affacciando, e meditando sulla giusta
respirazione per affrontare le impervie vette del Tibet.
Proprio durante una di queste pratiche mi sono venute
delle intuizioni, per aprire maggiormente alcuni
specifici canali. Non ero per niente tranquillo, passare
dal livello del mare a 4000 metri d’altezza, certamente
questo non mi rassicurava per niente, remore anche
delle difficoltà che Simona incontrò in Perù per via
dell’altitudine. Arrivati a Lhasa purtroppo invece fu
proprio così, tre giorni d’inferno dove Simona soffrì di
forti mal di testa e vomito. Solo grazie all’ossigeno
acquistato in una specie di farmacia locale, riuscì a
riprendere forza per proseguire il viaggio ed uscire
incolume dal Tibet. C’è da dire che una volta spostati
da Lhasa, abbiamo dovuto fare più di un valico oltre i
295
5000 e 5500 metri e vi potete immaginare cosa può
voler dire continuare a spostarsi salendo, per chi già
sta male. Fortunatamente io non ho avuto nessun tipo
di problema, forse dovuto alla mia personale
preparazione
sul
controllo
del
corpo
e
della
respirazione. Questo mi ha permesso di aiutare
Simona ad affrontare il lungo tragitto. Nel frattempo
ho potuto verificare con mano il triste stato del popolo
Tibetano. Templi distrutti o occupati militarmente,
come l’antico palazzo del Dalai Lama, monaci
scappati in esilio e caserme militari ovunque. Un
popolo pacifico la cui gran cultura è stata quasi
annientata completamente. Qui finalmente è palese e
palpabile, la forte autorità con cui s’impone il governo
cinese sul popolo tutto. Sono rimasti solo pochi
monasteri nelle città principali tra l’altro sfruttati
turisticamente.
Regna
però
ancora
sovrana,
l’immensità della natura, dove il cielo e la terra
continuano a toccarsi nonostante l’inconsapevolezza
dell’uomo. Qui o modo di conoscere in maniera
296
approfondita la nostra guida Tibetana, di grande
sensibilità ed apertura. Gli faccio sperimentare alcuni
esercizi d’ascolto dell’energia, e subito li percepisce
con grande entusiasmo. Incredibile!.. cosa sto a fare
Qui?!...ad insegnare a loro quello che loro hanno
trasmesso al mondo intero?!.. gli spiego con gioia che
la sua predisposizione naturale per sperimentare tali
cose, è genetica ed è indubbiamente ancora forte nel
popolo Tibetano. Ricordo un testo antico e ricco di
consapevolezza, come: “ Il libro Tibetano dei morti”,
nel quale viene indicato un cammino di preparazione
alla morte. La vita è vista come uno stadio intermedio,
ed il sognare è lo strumento maestro per prepararci a
tale arduo compito. Probabilmente non a caso, proprio
qui ho fatto delle esperienze particolari di “sogno
lucido”, entrando in contatto con forme energetiche
del luogo. Sicuramente all’esperienza, ha contribuito
anche la grande attenzione che ho avuto in quei giorni,
per via dei continui spostamenti e delle difficoltà
correlate,
assumendo
sempre
297
un
atteggiamento
silenzioso, ed usando le parole solo quando è
veramente
necessario,
al
di
la
dell’ego
e
dell’espressione che cerca continuamente conferme in
ogni dove. Se riusciamo a condensare la parte
emotiva, in maniera funzionale, accumuliamo una
quantità d’energia che possiamo in seguito, veicolare
all’esterno per i nostri reali obbiettivi e seguirne
tranquillamente il flusso. Ad esempio per camminare
su un’asse e non perdere l’equilibrio, lo stesso
equilibrio, lo si ottiene ponendo i piedi verso fuori
piuttosto che verso dentro, così senza paura di cadere
controlleremo la parte emotiva, parte emotiva che
invece istintivamente ci farebbe contenere l’equilibrio
sui
piedi
verso
l’interno,
decentrando
così
inevitabilmente il peso di tutto il corpo. Nel tempo
trascorso in Tibet ho avuto modo di apprezzare
incredibili panorami immersi tra le nuvole e sterminati
altopiani, con grandi laghi circondati da monti con
riflessi color oro, riflessi dati probabilmente dalla
rarefazione dell’aria stessa, ovviamente. Anche i
298
colori prendono tonalità differenti secondo l’ambiente
circostante. Proprio qui in questi luoghi ancora
impervi, mi ritrovo a dover affrontare una sorta di
combattimento energetico, tra la consapevolezza della
luce e del suo potere, e l’incalzante presenza della
nostra tradizionale medicina che per tutto il viaggio
non ha fatto altro che provocarci, per mezzo delle
persone stesse, le quali nell’utilizzo continuo dei
farmaci, possono portare loro e noi alla totale perdita
della consapevolezza corporea, ovviamente a seconda
delle situazioni e delle varie esigenze. Dal punto di
vista medico purtroppo stiamo ancora all’età della
pietra, dove si tende a curare il sintomo, con
medicinali che spesso creano altri squilibri, piuttosto
che la reale causa della malattia stessa. Se la malattia
sta nel corpo, nel corpo c’è anche la guarigione. Mi
auguro di tutto cuore che le persone si sveglino, e
vadano verso la reale comprensione di se stessi, senza
abusare della propria esistenza in maniera futile.
L’essere umano è dotato di risorse incredibili, le quali
299
purtroppo sono ancora latenti in noi per via di una
struttura di controllo educativa e culturale, che agisce
continuamente sul nostro essere, provocando una
continua mancanza di volontà propria. Fino a quando
demanderemo, il nostro stare bene all’autorità di
qualcun altro, non riusciremo mai a trovare quelle
incredibili risorse dormienti in noi. Oggi grazie anche
ad internet, finalmente ci si può affacciare a medicine
alternative che tengono conto dell’essere umano, nel
suo insieme, compresi gli innegabili corpi sottili.
Grazie anche alla fisica quantistica si può constatare di
avere un “reale corpo di luce” da cui dipendono in
primis le nostre funzioni vitali, ed è proprio agendo su
questo che possiamo accelerare il recupero delle
disarmonie del corpo stesso. Dopo tre interminabili
giorni, finalmente scendiamo all’altezza di 1000 metri,
veniamo accompagnati all’alba al confine con il
Nepal, dove forse a Kathmandu avremmo incontrato
ancora per una volta il resto del gruppo. Felici di
rivedere Simona pimpante, affrontiamo l’ignoto che ci
300
attendeva dall’altra parte del Border. Nell’attesa
dell’apertura della frontiera, conosciamo un gruppo
d’italiani che ci danno una serie d’informazioni su
Kathmandu ed i suoi vari quartieri da visitare,
compreso un buon hotel dove pernottare. La nostra
guida si rassicura che oltrepassiamo il confine e che i
documenti sono ok.,
lo salutammo con affetto,
augurandogli di fare una buona vita e di poter vedere
in un prossimo futuro, finalmente il suo popolo libero
da disumane oppressioni. Oltrepassato il Border,
troviamo ad attenderci incessante pioggia e varie
difficoltà per riuscire a prendere un mezzo per
raggiungere la più vicina città. Alla fine riusciamo a
prendere un pulman locale, che in sei ore ci avrebbe
portato alla capitale. Viaggio allucinante!.. con strade
semi asfaltate senza parapetti, sparati a folle velocità
con torrenti d’acqua che scendevano dai monti intorno
a noi, addirittura ogni tanto l’acqua colpiva il tetto del
pulman facendoci sobbalzare con i suoi forti scrosci.
Abbiamo modo di vedere la gente locale lavorare e
301
muoversi nelle campagne, spostandosi e viaggiando
anche sopra i tetti dei pulmini per raggiungere i luoghi
di lavoro o la propria casa, portando con se sacchi di
patate, travi di legno, di ferro e borse con
l’inverosimile dentro, caricate sul tetto stesso dei
pulman. Un ragazzo tra gli 11 ed i 13 anni, si
arrampicava continuamente sotto la pioggia, su e giù
sul pulmino per permettere ai viaggiatori di trovare
posto, per loro e per i vari bagagli al seguito.
Sicuramente la vita in posti del genere è molto più
dura che da noi e fin da piccoli, o sei sveglio o ti
ritrovi a mendicare per un po’ di cibo. Quella che noi
definiamo selezione naturale qui è sopravvivenza
pura. Sicuramente il Nepal resta uno dei paesi più
poveri che ho visto, nonostante il turismo che porta un
po’ di benessere. Dal punto di vista naturale sono
rimasto letteralmente incantato! Ci stavamo spostando
all’interno di un’immensa valle piena di colori,
circondata
dai
monti,
ed
ovunque
guardavi,
fuoriuscivano dalla roccia, piccoli e grandi torrenti
302
d’acqua riversandosi a valle in un fiume cristallino che
ci accompagnava con il suo meraviglioso muoversi nel
nostro tragitto, mormorando col suo rumore un mantra
il quale ti entrava nel più profondo dell’animo.
Finalmente arriviamo nel primo pomeriggio a
Kathmandu, ma l’entrata in città non è per niente
come ci aspettavamo, strade con immense buche,
palazzi abitati diroccati e senza finestre, vuoi perché
non li hanno mai finiti di costruire, vuoi perché
semplicemente vecchi e mai ristrutturati. Arriviamo al
capolinea degli autobus, ed io, sceso a terra e zaino in
spalla, scatto come una molla alla ricerca del quartiere
di cui avevamo avuto informazioni al Border, dove
avremmo
probabilmente
trovato
un
accogliente
sistemazione. Sapevamo appunto che la zona che ci
consigliarono era vicino alla stazione degli autobus.
Dopo un certo percorso a piedi, finalmente troviamo
l’albergo, ma non è nel nostro stile, sia per il costo sia
per la struttura in se ma non fu tempo perso. In effetti,
il giorno seguente ci ritrovammo per salutarci ancora
303
una volta col resto del gruppo, che guarda “caso”
alloggerà proprio qui. Troviamo quindi alloggio nel
quartiere dei locali e ristoranti, in una deliziosa Ghest
House con tutti i confort necessari. Qui passiamo due
deliziosi giorni, dove abbiamo modo di ritrovare la
forza, l’unione e la giusta armonia per proseguire e
portare a termine il viaggio. Capitiamo nel bel mezzo
di una festa religiosa nazionale, visitiamo templi il
giorno e locali la sera, dove possiamo divertirci
lasciando andare lontana da noi ogni sorta di
preoccupazione. All’interno della Pensione c’è anche
una agenzia di viaggio, con la quale riusciamo ad
organizzare una veloce partenza per il successivo
pomeriggio.
L’intento
era
di
entrare
il
più
velocemente possibile in India e da un’attenta
valutazione, per via della zona di dove dovevamo
arrivare, sembrava ovvio attraversare il Nepal
orizzontalmente fino a Haldwani in India, oltre il
confine Nepalese, da dove poi avremmo raggiunto con
calma Hairakhan. L’intuito, però, mi sussurrava
304
all’orecchio che non era la soluzione migliore, ma che
avremmo dovuto rallentare, in quanto percepivo un
qualche indefinito ostacolo. Sentivo di voler passare
per Gorakhpur, città sita in India, scendendo
verticalmente da Kathmandu e proseguire con calma
con i treni. Questa città tra l’altro, l’ho in qualche
modo nel sangue dall’ultimo viaggio fatto in questa
zona dell’emisfero orientale,…e quindi?…mi tentava
come una musa ?! forse mi avvertiva richiamando la
mia attenzione come una consigliera?!... questa è già
una valutazione razionale, al di là di quello che invece
il corpo mi diceva chiaramente. Stessa valutazione
razionale sostenuta dai miei compagni di viaggio,
aggiungendoci inoltre che quella parte dell’India
l’avevamo già visitata tutti e tre ed invece il Nepal era
sicuramente una nuova
esplorazione. Come dargli
torto? ho ancora una volta accettato l’idea del gruppo,
mettendo
da
parte
le
mie
necessità
intuitive
ponendomi in modo positivo. In fondo, tutto sommato
ero quello che più si adattava, ed aveva avuto meno
305
problemi anche dal punto di vista fisico. Il mio ruolo
nel viaggio, nonostante le apparenze fu spesso di
tutelare il prossimo e le sue reali esigenze, inoltre, non
mi dispiaceva per nulla approfondire la conoscenza di
questa incantevole valle, ovviamente rimanendo ben
fermo nell’intento del mio cammino che stavo
perseguendo, ovvero riuscire a giungere al termine del
“pellegrinaggio”
ad
Hairakhan.
Infatti,
fui
irremovibile nel non ritardare la partenza di un altro
giorno, visto che ci stavano per raggiungere gli altri
compagni, con cui sicuramente ci saremmo persi nei
meandri del “Gioco” stesso in Kathmandu. Sì perché
il “Gioco” è sicuramente la dimensione e lo stato
d’animo, con cui bisogna muoversi nella vita, ma
senza scordarsi le cose che realmente hanno valore per
noi, come dicevano i latini: “il ridere abbonda sulla
bocca degli stolti”, oppure il gioco è bello quando
dura poco e sopra tutto, come narra una vecchia
filastrocca
che
spesso
mia
nonna
mi
recita:
“Dell’orologio il ticchettio sembra che mormora o
306
bimbo mio, il tempo passa velocemente, tu non lo
perdere inutilmente!”, grande saggezza popolare!. La
partenza fu fissata per il pomeriggio del giorno dopo.
Sveglia con calma e giro in risciò per la città, non so
se ho spinto più io a piedi o il vecchietto in bicicletta,
in ogni modo ancora una volta complimenti a cotanta
vitalità di questa razza! Intanto la pioggia ci aveva
raggiunto anche qui, ancora un segnale che la partenza
immediata era congeniale, non sapendo tra l’altro che
tipo di strada avremmo trovato lungo il percorso,
nonostante l’agenzia ci avesse più volte rassicurato
sulla sua qualità ma visto i precedenti non ne eravamo
totalmente convinti. Nel primo pomeriggio passiamo
all’hotel, già nota l’ubicazione, dove nel frattempo
sono arrivati i nostri ex compagni di viaggio. Ci
facciamo accompagnare direttamente con i bagagli in
macchina e dopo un veloce e caloroso saluto, dove ci
raccontammo le varie peripezie trascorse in Tibet, via
di nuovo per la nuova avventura e per la prossima
tappa. Butwai dista circa 5-6 ore di viaggio da
307
Kathmandu, tra l’altro proprio da qui io sarei voluto
ridiscendere subito in India, ma non era di certo il
momento dei ripensamenti. Arriviamo la sera intorno
alle 22:00 in un paesino tipo far west, altro che città!..
dopo vari tentavi finalmente troviamo un posto, dove
alloggiare
per
la
notte,
veramente
stanchi
e
scombussolati dalla strada che non fu affatto agevole
come ci dissero. In compenso c’è da dire che da qui in
poi,
percorremmo
completamente
dritta
circa
e
900
km
perfettamente
di
strada
asfaltata,
peccato che alla velocità di spostamento di massimo
60 Km l’ora. Non fu sicuramente un viaggio rilassante
“come avevamo previsto”, lungo e con poche
comodità se non quella di stare seduti in macchina.
Sarà, ma personalmente preferisco i treni almeno di
tanto in tanto si possono sgranchire le gambe e si
possono conoscere persone d’ogni genere. Al limite, è
affascinante guidare in terra straniera ma qui come in
India, vige la guida a destra e non è assolutamente
consigliabile, oddio, per la velocità con cui ci ha
308
portato la nostra guida, tutto sommato ce la saremmo
cavati anche da soli, cosa che in India non ne sono
altrettanto convinto. Ho modo lungo il viaggio di
sperimentare ancora una volta il “potere del silenzio”
e la comunicazione “non verbale” entrando in empatia
con il nostro autista, che tra l’altro è una persona
semplice e molto religiosa. Condivido con lui
l’esperienza di mangiare con le mani lungo la strada.
Ci fermiamo in mezzo alla campagna ad un centinaio
di km dal confine, dove due ristoranti, uno indiano e
l’altro nepalese, si contendono i pochi viandanti che si
fermano per ristorarsi. Per una sorta d’armonia decido
di mangiare con lui, che ovviamente va in quello
Nepalese, che tra l’altro mi attirava sia per semplicità
ma anche per qualità, mentre Simona e Vincent
decidono di andare all’altro, dove sembrava esserci un
minimo di civiltà e confort. Fu perfetto anche per una
sorta di messaggio che lanciammo ai due ristoratori,
metà per uno non fa male a nessuno! L’ usanza
Nepalese prevede che ci si ciba usando una sola mano,
309
mescolando il cibo al riso senza l’uso di nessuna
posata, mantenendo l’altra pulita per versare l’acqua.
In India per esempio usano il chapati un pane
particolare con cui si raccoglie direttamente il cibo dal
piatto, in Cina neanche a dirlo l’uso delle bacchette è
famoso in tutto il mondo, tra l’altro alla fine divenne
un modo molto interessante, per mangiare lentamente
e con totale consapevolezza. Probabilmente sono tutti
modi per mantenere alta l’attenzione sul cibo, senza
perderne il profondo rispetto, cosa che con le nostre
usuali posate si può rischiare, evitando di “sporcarci”
le mani e mangiando spesso senza attenzione e
velocemente.
Inoltre,
sicuramente
ogni
nuova
esperienza fatta con una certa attenzione, è ricca di
verità nascoste, alla nostra troppo spesso incalzante
superficialità. Finalmente, nel tardo pomeriggio
arriviamo al confine con la nostra amata India, mi
sembrò un vero e proprio miraggio! Dopo tanti
inconvenienti la sensazione che provai fu di totale
liberazione! Avevamo lasciato dietro di noi una valle
310
incantata, le impervie montagne del Tibet e l’immensa
e misteriosa Cina. Ora rimaneva l’ultima e la più
importante tappa! Ci attendeva dall’altra parte del
confine, la guida che ci avrebbe portato fino ad
Hairakhan. Come ben sapevamo, in India è tutta
un'altra storia, caos completo per le strade, con
macchine che sfrecciano velocemente, spostandosi
continuamente da destra a sinistra. Dopo una corsa
allucinante,
finalmente
arriviamo
la
sera
tardi
all’ingresso della giungla, a pochi km da Haldwani,
dove si poteva prendere un taxi-Jepp per giungere a
destinazione.
Ma
con
nostra
gran
delusione,
scopriamo che la strada è interrotta da una valanga
dovuta alla forte pioggia di questi ultimi giorni, e che
l’Asharam di Babaji è chiuso. Ripieghiamo verso il
vicino paese, qui veniamo a conoscenza, grazie a dei
riferimenti che trovò Vincent su internet, che volendo
si poteva raggiungere la nostra meta, percorrendo
nella giungla alcuni km a piedi, fino al di la della
frana, dove
poi ci avrebbero accompagnati fino a
311
“casa”. E dico fino a casa perché poi in realtà fu
proprio così. Rimandiamo quindi, al giorno dopo con
la dovuta calma. La sera affrontiamo un discorso
molto interessante, dove Vincent ci propose un gioco
basato sulla data di nascita ed i numeri che ne
derivano dalla somma. Ci spiega che per gli indiani,
questo è un modo per vedere la personalità tramite i
numeri ed un codice binario, uhm…mi sembra molto
interessante ma anche forse limitante perché troppo
matematico e mentale, in quanto, lo scopo del gioco è
il raggiungimento della perfezione individuale, cosa a
cui è sicuramente nobile ambire, ma bisogna tener
conto anche dei nostri limiti e delle nostre mancanze,
da cui in realtà traiamo la vera forza, in quanto
l’evoluzione è un sistema che si muove per confronto
e quindi ciò che la rende dinamica è un sistema
imperfetto. Sicuramente, al di là dalla filosofia che ne
consegue, traggo un utile insegnamento dalla sacralità
dei numeri e da ciò che rappresentano per me, ridando
il giusto spazio a quella meraviglia che io chiamo “Il
312
Gioco”, proprio perché per quanto mi riguarda è
questa la dimensione in cui io mi evolvo, dandogli la
giusta attenzione, bèh a questo punto se lo dicono pure
gli Indiani non mi restano più dubbi. Il giorno
seguente andiamo a trovare Muniraji al negozio dove
io e Simona già eravamo stati l’ultima volta che lo
incontrammo. Dopo una breve attesa, lo vediamo
arrivare intorno a mezzo giorno. Purtroppo ci
sconsiglia di andare ad Hairakhan per via del mal
tempo, ora mai avevo abbandonato la possibilità di
raggiungere l’ambita meta. In compenso il Guru ci
diresse verso un altro centro, dove avremmo potuto
passare gli ultimi due giorni in un certo ambiente a noi
consono. Accettiamo con Gioia. Simona approfittò per
chiedere a Muniraji di attribuirgli il suo nome indiano,
il signore del silenzio aspettò alcuni instanti e gli
chiese il suo vero nome, ancora una breve pausa e
pronunciò: “KIRAN” nome che vuol dire nuova alba!
Fu sicuramente un bellissimo augurio per la mia
compagna che tanto aveva tribolato per arrivare fin
313
qui. Ci congediamo con affetto e subito dopo veniamo
accompagnati a piedi dietro al negozio, dove ci
attendeva un’auto che ci avrebbe portato fino a
destinazione in due tre ore al massimo. Disdetta!
anche qui ci fu l’intoppo della strada bloccata,
dovemmo raggirare la montagna impiegando quasi il
doppio del tempo previsto. Ora mai mi sarei fermato
ovunque, non avrebbe avuto più importanza arrivare
in nessun luogo era lì tutto dentro di me e l’atto di
volontà era ora mai compiuto! avevo fatto e dato il
massimo. L’ambiente che troviamo è molto umile e le
persone affabili, ci ritroviamo la sera a recitare la Puja
cantando l’Aarti tutti insiemi, purificando il nostro
essere, con queste meravigliose vibrazioni ed aprendo
sempre più i nostri cuori. Prima di andare a dormire ci
comunicano che se il tempo reggerà, tra l’altro c’è da
dire che da quando eravamo entrati in India eravamo
accompagnati da un cielo terso ed uno scottante sole,
saremmo forse potuti andare ad Hairakhan, sempre
però facendo una parte del percorso a piedi e per di
314
più a nostro rischio e pericolo, in quanto saremmo
potuti anche rimanere bloccati lì per non si sa quanto
tempo se fossero riprese le forti piogge. Dopo una
breve valutazione, di comune accordo decidiamo con
entusiasmo, nonostante tutto, di provare. Ecco! Di
nuovo in movimento alle 05:00 del mattino, bèh
sicuramente questo viaggio non è stato quello che
viene comunemente chiamato, una passeggiata di
salute!...altre 5-6 ore per tornare in zona Hairakhan ed
altrettante, tra camminata zaino in spalla e Jeep, per
arrivare in questo paradisiaco luogo. Ne valse
sicuramente la pena. Più è grande l’offerta, e più forte
è l’intento che la volontà muove, questo è stato il mio
pensiero dominante per tutto il trascorso del viaggio.
Ricordate quale era l’Intento? Bèh forse può sembrare
un’illusione, ma d’altronde cosa non lo è ?!..e poi..
staremo a vedere!.. certo non si saprà mai con
certezza, ma quello che conta è che anche io a modo
mio, ho partecipato a questa grande rivoluzione che è
in atto in tutto il globo, lasciando una scia d’energia e
315
di volontà per chiunque la percepisca, cavalcandola
gloriosamente, verso l’inevitabile cambiamento del
mondo intero che ci circonda e verso finalmente la
libertà totale!.. Arriviamo accompagnati da una
scolaresca
pomeridiana,
dove
due
bambini
in
particolare, giocando giocando, ci aiutano a portare gli
zaini, nell’ultimo tratto che comunque bisognava fare
a piedi, dimostrando anche una gran forza, forse
perché volevano rendersi utili o forse perché i genitori
tra i vari lavori che svolgono, fanno anche i portatori.
Cosa molto usuale qui ad Hairakhan, per la mole di
pellegrini che vi transita e per le difficoltà del
percorso. Ricordo con piacere di aver dato ai bambini
una piccola mancia, differenziandola per il tempo che
ognuno ci aveva dedicato, cercando di spiegarlo con
pazienza al bimbo che aveva preso meno soldi, ad
ognuno il giusto per il tempo che ci aveva dedicato.
Non mi voglio dilungare oltre nella descrizione del
luogo, in quanto già fatto ampiamente nel capitolo
“India”, ma voglio spendere due parole per il dono che
316
esso offre ai suoi ospiti. Come già detto in precedenza,
in questo luogo si purifica il Karma, motivo per il
quale l’ho legato ad un viaggio con un intento di
purificazione specifico sui luoghi stessi che abbiamo
attraversato per arrivare fin qui, sperando che
l’energie che albergano ivi da sempre, mi possano
sostenere nell’arduo intento di cambiamento e di
stravolgimento e nel cammino che sto effettuando.
Effettivamente trovammo l’Asharam chiuso, come ci
avevano annunciato e con ampia sorpresa della
direttrice che rimase stupefatta che Muniraji ci aveva
in ogni caso fatto venire fin qui. Effettivamente non
era proprio così, ma neanche il contrario, il Guru ci
fece capire che tutto dipendeva da noi, tra l’altro ci
stavamo spostando con i suoi adepti e quindi era
ovviamente a conoscenza dei nostri spostamenti. La
signora ci fece sistemare in camere con tappeti e
stuoini per la notte, informandoci delle attività che si
sarebbero svolte, cercando di renderci confortevole la
breve permanenza, facendo aprire anche l’unico bar
317
all’interno del centro, momentaneamente chiuso.
Passiamo un piacevole pomeriggio ancora assolato,
scambiando chiacchiere con gli indigeni del luogo,
vicino le rive in piena del fiume sacro Gotam Ganga.
Ci dissetiamo alla fonte dietro il sacro Dhuni, luogo
incredibilmente magico per la sua purezza d’intento.
Aspettiamo l’ora della Puja contemplando il posto e
facendoci cullare dal rumore continuo del fiume. Un
ragazzo mi propose di accompagnarmi sul monte
Kailash, per passarci la notte in meditazione, ma
bisognava aspettare ancora qualche giorno, perché la
strada non era ben praticabile, purtroppo anche questa
volta non è possibile fare questa esperienza, dovrò
tornarci in un periodo migliore e per più tempo! arriva
finalmente il momento della funzione, dove ci
riuniamo nel tempio del cielo, per recitare l’Aarti
insieme a tutte le persone che vivono qui. Mi sento
totalmente sollevato, avendo portato a termine il mio
compito, donando un’offerta, tale come il cammino di
una vita intera per mettere nell’etere l’energia che ho
318
accumulato, chiedendo alla provvidenza o come si
vuole chiamare, una consapevolezza nuova a livello
mondiale, dove non ci sono più popoli oppressi e dove
l’uomo tiene in considerazione, lo spazio e la libertà
del suo vicino. Al termine ci rechiamo nei pressi del
bar dove in assoluto silenzio, immersi nella natura e
completamente al buio, contempliamo il monte
Kailash che sembra avvolgerci, facendoci percepire di
essere un tutto uno con quello che ci circonda. Dopo
un po’ si avvicinano alcuni indigeni del luogo, dove
senza proferir parola si uniscono a noi in meditazione,
aumentando il livello energetico di tutti, permettendo
quella meraviglia che è la comunicazione a tutti i
livelli
tramite
il
silenzio
interiore.
Più
tardi,
consumiamo un semplice ma sostanzioso pasto, a base
di verdure e chapati, al termine ci ritiriamo nelle
nostre stanze. Accendiamo la candela che la signora
stile prof.ssa Inglese, ci aveva consegnato al nostro
arrivo, in quanto la corrente elettrica non c’è
dappertutto e tra l’altro, da una certa ora in poi la
319
staccano totalmente. Lasciamo che la candela si
consumi lentamente, mentre noi in completo silenzio,
ascoltiamo il rumore del Gotam Ganga che con tutta la
sua incredibile energia sembra voler inghiottirci.
Effettivamente, dal forte rumore che sentivamo,
sembrava
che
avesse
iniziato
a
piovere
ininterrottamente, senza lasciarci quindi il giorno
dopo, la possibilità di partire per Dheli, rischiando
così di perdere il volo di rientro. Non fu assolutamente
così. Ci dissero al mattino che durante la notte, non
aveva assolutamente piovuto, cosa veramente strana in
quanto dal rumore che si sentiva, avremmo giurato
tutti che invece non aveva mai smesso di piovere. Una
delle tante magie di Hairakhan. Ci vennero a prendere,
come d’accordo, per fare di nuovo il tragitto a ritroso.
Riusciamo ad andarcene appena in tempo, la pioggia
cominciava di nuovo a cadere inesorabile. Nel
frattempo grazie al bel tempo di questi giorni ed al
solerte lavoro degli operai la strada era quasi libera.
Abbiamo dovuto fare nuovamente lunghi tratti a piedi
320
ma questa volta Vincent e Simona furono aiutati dai
portatori fin dall’inizio. Io ne feci a meno, in quanto
ero fin troppo carico d’energia. In fine ancora una
volta veniamo accompagnati al negozio di Muniraji da
dove ci portarono fino a Dheli. Un altro problema fu
quello di rimanere senza moneta locale, per via dei
troppi cambi fatti negli ultimi giorni, ed avendo solo
gli euro non abbiamo potuto pagare le varie tratte, le
guide, i portatori e l’offerta per l’Asharam. Cosa che
finalmente abbiamo risolto cambiando gli euro
all’hotel di Dheli, dove abbiamo pagato tutto il dovuto
all’autista, il quale tornando indietro e rientrando ad
Haldwani, avrebbe sistemato i nostri debiti. La fiducia
è stata indubbiamente l’elemento più importante di
questo incredibile viaggio, sia da parte nostra che da
parte di tutte le stupende persone che abbiamo
incontrato e che ci hanno accompagnato fino in fondo,
permettendoci in tutti i sensi di tornare a “casa”.
321
EPILOGO
S
icuramente ora che avete finito il libro, il mio
consiglio è di rileggervi attentamente il Prologo.
Scrivere e ricapitolare, è stato un grosso lavoro di
coscienza e consapevolezza. Ogni giorno ho messo in
pratica tutto ciò di cui parlo e scrivo. E’ stato sempre
di vitale importanza mettersi a scrivere, con la giusta
consapevolezza ed il giusto stato d’animo. Ogni
giorno, le lunghe passeggiate al mare, prima di
mettermi all’opera, mi hanno indubbiamente inspirato
ed aiutato a vibrare nel giusto modo. La cura della
casa, degli affetti e del mio corpo hanno contribuito a
mantenere la coerenza e l’armonia del mio lavoro.
Ogni giorno, prima di mettermi al computer a scrivere,
è stato necessario far salire il livello energetico, per
trasmettere il meglio al meglio, raggiungendo così un
profondo
stato
meditativo,
ho
potuto
vedere
chiaramente i meccanismi e le funzioni di cui parlo.
322
Un immenso ringraziamento, va a tutti quegli esseri
che appartengono all’alleanza che governa per il bene
dell’umanità! Consapevoli e non, intorno a noi ci sono
molte più persone di quanto immaginiamo, che si
muovono nella luce e per la luce!. Loro si prestano ad
un lavoro continuo per il benessere ed il cambiamento
di tutti Noi!…Ora che questo fiume di parole è giunto
al suo termine è arrivato il momento di passare
all’Azione, quindi auguro a tutti…
Buona vita Sulle Ali dell’Intento!
Un particolare ringraziamento va a mio Padre che mi ha dato
lo spunto per scrivere questa opera, e a quel meraviglioso
gruppo di persone che ho incontrato, e con cui mi sono guarda
“caso” ritrovato a praticare un passo magico il cui nome è
proprio: “Sulle Ali Dell’Intento”.
A proposito! Ora è venuto il momento di tornare in
Messico! ricordate? il Corallito lo sciamano che
m’invitò!… bèh è giunto il momento di andare a
323
trovarlo, per poi proseguire verso il Nord del Messico
ed i suoi misteriosi siti archeologici, fino ad arrivare
allo stato di Chihuahua, per chiudere così il cerchio
visitando l’ultimo sito archeologico degli Anasazi,
popolo pacifico scomparso misteriosamente.
P.S. Accidenti mi sa che dovrò rimandare per un
po’… E’ iniziato un altro viaggio che sarà per tutta la
vita! Ora la prova sarà trasmettere tutto questo e chissà
cos’altro senza cadere nelle trappole viscerali che ci
fanno violare il libero arbitrio e la possibilità d’ogni
essere vivente di riconoscere il proprio destino!
Voglio ringraziare questa incredibile e misteriosa
terra, che con i suoi preziosi “alleati”, mi ha
accompagnato e protetto nel mio lungo cammino,
dandomi doni come forza e conoscenza.
OM SHRI GORAKHSH NATAYA NAMAH
324