28 RELAZIONE_PAESAGGISTICA_Ponte-a
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28 RELAZIONE_PAESAGGISTICA_Ponte-a
RICHIEDENTE FP spa INTERVENTO COLTIVAZIONE E RIPRISTINO DELLA CAVA PONTE A CAPPELLO COMUNE IMPRUNETA LOCALITÀ PONTE A CAPPELLO - FERRONE INDIRIZZO STRADA PROVINCIALE PER IL FERRONE PRESTAZIONE RELAZIONE PAESAGGISTICA REDATTA DA DOTT. FOR. LUCA GHEZZI DATA LUGLIO 2015 1 PREMESSA 1.1 L’INTERVENTO 1.1.1 UBICAZIONE La presente relazione paesaggistica costituisce allegato al progetto preliminare per la coltivazione ed il ripristino della cava di argilla denominata Ponte a Cappello, sita in località Ferrone in comune di Impruneta, da sottoporre alla procedura relativa alla assoggettabilità a V.I.A. ai sensi della L.R. 10/2010. Il toponimo della cava deriva dalla omonima località (Ponte a Cappello o Ponte di Cappello), posta in corrispondenza dell’attraversamento del fiume Greve che immette sulla Via di Luiano. L’attività estrattiva interessa una porzione del rilievo collinare posto all’interno di un ansa della valle del Fiume Greve, a monte della Strada Provinciale Chiantigiana per il Ferrone. La cava è esistente ed in attività dagli anni ‘90. 1.1.2 DESCRIZIONE Il progetto di coltivazione e ripristino è finalizzato alla chiusura della cava esistente, autorizzata con atto n° 2/1999 del Comune di Impruneta. L’intervento rimarrà dentro i limiti delle aree già oggetto di intervento estrattivo. Riguardo alla conformazione finale dell’area, la parte inferiore della cava verrà livellata fino alla quota 132 m slm, potendo così ospitare gli edifici produttivi delle fornaci Pesci e REF, di cui si prevede la delocalizzazione dal centro abitato di Impruneta. Tale delocalizzazione sarà eseguita in accordo con quanto previsto dal vigente Regolamento Urbanistico e dal Protocollo d’Intesa prot. 1596/2008 stipulato tra il Comune e le aziende interessate. Presso i settori mediano e superiore della cava sarà eseguito un intervento di consolidamento di alcuni fenomeni gravitativi che da tempo affliggono la collina di Valagri. Nello specifico, si propone la realizzazione di un rilevato per costituire un carico al piede, finalizzato al contenimento della frana esistente. A chiusura delle operazioni di coltivazione e della contestuale messa in sicurezza del movimento franoso, l’intervento si conclude con la sistemazione a verde dell’intera area di cava. 1.1.3 MOTIVAZIONI Il progetto presentato, col quale si vanno a concludere i precedenti progetti di coltivazione della cava di Ponte a Cappello, si prefigge i seguenti scopi: • costituire la base per la delocalizzazione delle Fornaci REF e Pesci, così come previsto dal citato Protocollo d’Intesa e dal Piano Attuativo di cui alla scheda del RU TRm08 • risolvere le problematiche di instabilità dei versanti • adeguare la regimazione delle acque • ripristinare la cava 2 INQUADRAMENTO E CONDIZIONAMENTI DELL’INTERVENTO 2.1 IL TERRITORIO L’area si trova sul fondovalle del fiume Greve, che individua in questo tratto il confine comunale tra Impruneta e San Casciano V. Pesa. La cava è parte del comparto del cotto del Ferrone. Nello specifico l’area di Ponte a Cappello si trova al margine est del comparto estrattivo dell’argilla. Lungo il fondovalle, compresa tra il corso della Greve e l’area di intervento, corre la Strada Provinciale Chiantigiana per il Ferrone. Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 1 Il territorio è caratterizzato da una morfologia collinare piuttosto dolce. Il mosaico agrario è fortemente caratterizzato dai vigneti, presenti soprattutto sui versanti in riva sinistra della Greve, alternati a estesi boschi e tratti a seminativo, più diffusi nelle zone aperte del fondovalle. Il versante imprunetino della vallata, caratterizzato dagli impianti dell’industria del cotto, presenta un diffuso stato di abbandono relativamente alle colture agrarie, che rimangono confinate in prossimità delle case coloniche sparse lungo i versanti collinari. Tale situazione attualmente determina, in virtù della colonizzazione in atto da parte della vegetazione spontanea degli incolti, una fase di ampliamento della superficie boscata della zona. 2.2 GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE 2.2.1 PIANO REGIONALE DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE La cava di Ponte a Cappello è compresa nell’area estrattiva identificata dalla sigla PRAER 22 III 20, relativa al Settore I – Materiali per usi industriali e opere civili. La perimetrazione qui illustrata è la stessa per la carta delle risorse e la carta dei giacimenti del PRAER. 2.2.2 PIANO PROVINCIALE DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE DI RECUPERO Il piano provinciale non è ancora stato approvato. L’area di Ponte a Cappello è stata correttamente inserita nel quadro conoscitivo del medesimo piano. 2.2.3 PIANO CAVE COMUNALE L’area estrattiva di Ponte a Cappello è inclusa nel PRG, nel Piano Strutturale e nel Regolamento Urbanistico. 2.2.4 PIANO DI INDIRIZZO TERRITORIALE 2014 Il vigente Piano di Indirizzo Territoriale con valenza di piano paesaggistico è stato adottato con DCRT n. 58 del 02/07/2014 e approvato con DCRT n. 37 del 27/03/2015. Esso contiene gli indirizzi di pianificazione a cui si devono in primo luogo attenere gli strumenti di pianificazione locali e in secondo luogo ispirare i singoli piani attuativi e progetti. All’interno del PIT vengono definiti caratteri strutturali riconosciuti come invarianti paesaggistiche. In linea generale sono considerati invarianti strutturali: 1. i caratteri idrogeomorfologici dei bacini idrografici e dei sistemi morfogenetici, definiti dall’insieme dei caratteri geologici, morfologici, pedologici, idrologici e idraulici del territorio; 2. i caratteri ecosistemici del paesaggio, definiti dall’insieme degli elementi di valore ecologico e naturalistico presenti negli ambiti naturali, seminaturali e antropici; 3. il carattere policentrico dei sistemi insediativi, urbani e infrastrutturali, definiti dall’insieme delle città ed insediamenti minori, dei sistemi infrastrutturali, produttivi e tecnologici presenti sul territorio; 4. i caratteri morfotipologici dei paesaggi rurali, definiti dall’insieme degli elementi che strutturano i sistemi agroambientali. L’analisi di queste invarianti è complesso e incerto, dal momento che si prendono in considerazione elementi diffusi che hanno una notevole importanza nella caratterizzazione del paesaggio nel suo insieme ma che spesso perdono i propri connotati via via che ci spostiamo verso la scala dei singoli interventi. Per meglio definire e analizzare tali elementi si prendono in considerazione le caratteristiche dell’area d’intervento. Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 2 Inquadramento dell’area L’area rientra nell’ambito 6 nei sistemi morfogenetici della “collina a versanti dolci sulle Unità Liguri (CLVd)” caratterizzata da versanti, talvolta ripidi, dovuti a modellamento erosivo intenso e ai movimenti di massa. Il sistema agro ambientale dei paesaggi rurali che contraddistingue l’area è costituito da colture arboree del “morfotipo del mosaico collinare a oliveto e vigneto prevalenti” caratterizzato dalla presenza di vigneti e oliveti, intramezzati a superfici boscate, con maglia irregolare e utilizzo di sistemi di coltivazione sia moderni che tradizionali. Il tipo fisiografico dell’area è quello della collina, lontano dalle aree di crinale e pertanto non si distinguono forme e sistemi morfogenetici particolari. Carta dei caratteri del paesaggio Carta dei sistemi morfogenetici Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 3 Carta della rete ecologica L’area non è caratterizzata da una distinta matrice prevalente. La litologia argillosa, la posizione di fondovalle in area collinare e la presenza della cava non permettono di riconoscere una tessitura territoriale caratteristica. A nord dell’area d’interesse si sviluppa un area boschiva con connotati tipici del sistema collinare. La cava rientra nel corridoio ecologico da riqualificare collegato al Fiume Greve. Con il PIT si definiscono a livello paesaggistico le seguenti invarianti strutturali per cui vengono definiti obiettivi generali qualitativi a cui tendere. Invariante strutturale dei caratteri idrogeomorfologici dei bacini idrografici e dei sistemi morfogenetici Per l’area si dichiarano i seguenti obiettivi di qualità in considerazione della bassa permeabilità dei suoli e la medio-alta franosità che la caratterizzano: • la stabilità e sicurezza dei bacini idrografici, evitando ulteriori alterazioni dei regimi di deflusso e trasporto solido e minimizzando le interferenze tra fiumi, insediamenti e infrastrutture al fine della prevenzione del rischio geomorfologico; • il contenimento dell’erosione del suolo entro i limiti imposti dalle dinamiche naturali, promuovendo usi del suolo appropriati e tecniche colturali che non accentuino l’erosione, e promuovendo il presidio delle aree agricole abbandonate e promuovendo un’agricoltura economicamente e ambientalmente sostenibile orientata all’utilizzo di tecniche colturali che non accentuino l’erosione; • la salvaguardia delle risorse idriche, attraverso la prevenzione di quelle alterazioni del paesaggio suscettibili di impatto negativo sulla qualità e quantità delle medesime; • la protezione di elementi geomorfologici che connotano il paesaggio, quali i crinali montani e collinari, unitamente alle aree di margine e ai bacini neogenici, evitando interventi che ne modifichino la forma fisica e la funzionalità strutturale; • la compatibilità ambientale, idrogeologica e paesaggistica delle attività estrattive e degli interventi di ripristino, escludendo, laddove necessario, l’apertura di nuove attività estrattive e l’ampliamento di quelle esistenti. Il progetto dovrà tener di conto di tali disposizioni con attenzione particolare alle opere di risistemazione del versante e di regimazione delle acque. Gli impianti di lavorazione in previsione dovranno ottemperare alle vigneti normative riferite alla tutela della acque. Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 4 Invariante strutturale dei caratteri ecosistemici del paesaggio Nella Carta della rete ecologica riportata l’area è contraddistinta dalla presenza di un agrosistema frammentato in abbandono con ricolonizzazione arborea e arbustiva, mettendo in evidenza il parziale degrado del versante nelle vicinanze della cava. La presenza del corridoio ecologico fluviale da riqualificare sottolinea la necessità di una riqualificazione dell’area. Agli ambienti agricoli e pascolivi sono associati sia valori storico-culturali e paesaggistici, che valori naturalistici meno considerati. In questi habitat si possono infatti trovare importanti specie vegetali o animali, associate a elementi di piccola scala del territorio agricolo, quali piccoli specchi d’acqua ad uso irriguo (importanti per le popolazioni di anfibi) o elementi lineari o puntuali semi-naturali (siepi, filari alberati, alberi camporili). A livello comunitario, nazionale e regionale la conservazione dei paesaggi agricoli tradizionali costituisce un elemento centrale delle politiche di conservazione della biodiversità, e di conseguenza la perdita di ambienti agricoli, per abbandono o per urbanizzazione, costituisce una delle principali criticità. A tali valori sono inoltre associabili importanti funzioni economiche e servizi ecosistemici (creazione di paesaggi di elevato valore turistico-ricreativo; “manutenzione” del territorio e riduzione dei rischi idraulici e geomorfologici; tutela del suolo con salvaguardia di stock di carbonio; ecc.) oltre ad importanti obiettivi di tutela della biodiversità agricola e del patrimonio di varietà e razze locali di specie animali o vegetali. L’obiettivo generale è quello di creare un equilibrio delle relazioni fra componenti naturali, seminaturali e antropiche dell’ecosistema. Per il raggiungimento di tale obiettivo di qualità nel caso specifico si propone: • il miglioramento della qualità ecosistemica complessiva delle matrici degli ambienti fluviali; • il mantenimento e lo sviluppo delle funzioni ecosistemiche dei paesaggi rurali; • il miglioramento della permeabilità ecologica delle aree anche attraverso la ricostituzione degli elementi vegetali lineari e puntuali (siepi, filari alberati, boschetti, alberi camporili) e la creazione di fasce tampone lungo gli impluvi. • il mantenimento e recupero parziale delle sistemazioni idraulico-agrarie di versante (terrazzamenti, ciglionamenti, ecc.). • una riduzione dei tassi di consumo di suolo • mantenimento dei processi di rinaturalizzazione e ricolonizzazione arbustiva e arborea. Con il miglioramento dei livelli di permeabilità ecologica si apporteranno benefici nel tratto di corridoio ecologico che interessa l’area di cava, attualmente privo di suolo. Invariante strutturale del carattere policentrico e reticolare dei sistemi insediativi urbani e infrastrutturali Nella carta del Territorio Urbanizzato, di cui si riporta uno stralcio, si evidenzia la presenza di rari edifici isolati antecedenti al 1954. La viabilità principale è rappresentata dalla Strada Provinciale Chiantigiana per il Ferrone (SP3) e da una strada bianca (oggi non percorribile) che, passando sui rilievi collinari, si collega con via del Ferrone. L’intervento si inserisce in contesto rurale, sviluppandosi lungo la viabilità principale e in quasi continuità con il centro abitato del Ferrone. Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 5 Carta del territorio urbanizzato Le tipologie edilizie presenti sono perlopiù a carattere residenziale; il nucleo abitato del Ferrone è composto da tessuto urbano a tipologia mista (TR6). Invariante strutturale dei caratteri morfotipologici dei paesaggi rurali L’obiettivo generale concernente l’invariante strutturale di cui al presente articolo è la salvaguardia e valorizzazione del carattere multifunzionale dei paesaggi rurali regionali. Per il raggiungimento di tale obiettivo si propone, tra l’altro, di: • prevedere specifiche misure per il corretto inserimento progettuale dei nuovi interventi nel contesto insediativo e paesaggistico esistente, dal punto di vista urbanistico, architettonico e visuale • mantenere e valorizzare la (...) rete di viabilità minore e interpoderale di matrice storica, ivi comprese le relative alberature e siepi e i manufatti di valenza storico-testimoniale • evitare ulteriori urbanizzazioni di fondovalle e riqualificare le riviere fluviali • tutela dell’integrità morfologica dei centri, nuclei, aggregati storici ed emergenze storiche, dei loro intorni agricoli e degli scenari da essi percepiti nonché delle visuali panoramiche da e verso tali insediamenti Dall’esame della scheda d’ambito 06 Firenze-Prato-Pistoia, in riferimento alla zona e all’intervento oggetto di studio, si individuano ulteriori e più specifici obiettivi di tutela del paesaggio: • salvaguardare il paesaggio agricolo collinare fiorentino, promuovere la preservazione della diversificazione colturale del mosaico agrario data dall’alternanza tra oliveti e vigneti. • Si richiede il mantenimento della relazione fondativa tra sistema insediativo storico e tessuto agricolo, escludendo nuovi consumi di suolo che alterino l’integrità dei centri storici collinari, di borghi rurali, ville, complessi religiosi, opifici, aggregati colonici, e incentivando la conservazione delle colture d’impronta tradizionale (in particolare oliveti e lembi residui di coltura promiscua), con speciale attenzione a quelle terrazzate per le fondamentali funzioni di contenimento dei versanti che svolgono; • nelle fasce collinari modellate sulle Unità Liguri che presentano equilibri più delicati, a causa della bassa permeabilità e della propensione al fenomeno franoso, promuovere il mantenimento dell’attività agricola per evitare i dissesti connessi all’abbandono, Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 6 • prevedere interventi rivolti ad assicurare una densità faunistica sostenibile, con particolare riferimento agli ungulati, al fine di prevenire i danni alle colture arboree in fase di impianto, ai boschi in rinnovazione, alle produzioni agrarie, ed a mantenere la biodiversità negli ambienti forestali. Come disposto nella disciplina di Piano tali obiettivi vengono perseguiti mediante: • il mantenimento della relazione che lega paesaggio agrario e sistema insediativo (….) attraverso la preservazione dell’integrità morfologica dei suoi elementi costitutivi, il mantenimento dell’intorno coltivato, e il contenimento di ulteriori consumi di suolo rurale; • il mantenimento della continuità della rete di infrastrutturazione rurale (data dal sistema della viabilità minore, della vegetazione di corredo e delle sistemazioni idraulico-agrarie di versante e di piano) per le funzioni di organizzazione paesistica e morfologica, di connettività antropica ed ecologica, e di presidio idrogeologico che essa svolge anche nel garantire i necessari ammodernamenti funzionali allo sviluppo agricolo; • la realizzazione, negli interventi di riorganizzazione agricola, di una maglia dei coltivi anche più ampia di quella tradizionale e compatibile con la meccanizzazione agricola, purché ben strutturata sul piano morfologico e percettivo, ed efficientemente equipaggiata dal punto di vista ecologico e del contenimento dei fenomeni erosivi; • la preservazione dei caratteri strutturanti i paesaggi rurali storici regionali, attraverso: la tutela della scansione del sistema insediativo propria di ogni contesto (discendente da modalità di antropizzazione storicamente differenziate); la salvaguardia delle sue eccellenze storico-architettoniche e dei loro intorni paesistici; il mantenimento del rapporto di coerenza tra geomorfologia dei suoli e tipo di coltura o copertura forestale prevalente; l’incentivo alla conservazione delle colture d’impronta tradizionale ove esse costituiscono anche nodi degli agroecosistemi e svolgono insostituibili funzioni di contenimento dei versanti; il mantenimento in efficienza dei sistemi di regimazione e scolo delle acque di piano e di colle; • la tutela dei valori estetico-percettivi e storico-testimoniali del paesaggio agrario pianificando e razionalizzando le infrastrutture tecnologiche, al fine di minimizzare l’impatto visivo delle reti aeree e dei sostegni a terra e contenere l’illuminazione nelle aree extraurbane per non compromettere la naturale percezione del paesaggio notturno; • la tutela degli spazi aperti agricoli e naturali e il contrasto di ulteriori consumi di suolo nei territori periurbani; la creazione e il rafforzamento di relazioni di scambio e reciprocità tra ambiente urbano e rurale con particolare riferimento al rapporto tra produzione agricola della cintura periurbana e mercato urbano; la messa a sistema degli spazi aperti attraverso la ricostituzione della continuità della rete ecologica e la realizzazione di reti di mobilità dolce che li rendano fruibili come nuova forma di spazio pubblico In conformità a quanto indicato il progetto propone un miglioramento del paesaggio rurale con la conversione di parti della cava a bosco e a terreno agrario e la ricostituzione del suolo. Compatibilità paesaggistica delle attività estrattive La disciplina di Piano costituisce il riferimento normativo per la valutazione di compatibilità paesaggistica delle attività estrattive (capo VI Art. 17). La verifica positiva di tale compatibilità è condizione vincolante per il rilascio delle autorizzazioni a progetti che prevedano modifiche sostanziali alla cava. Le attività in progetto non costituiscono variante sostanziale, tuttavia devono essere oggetto di nuova autorizzazione paesaggistica poiché il precedente procedimento amministrativo, risalente al 1999, è scaduto. Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 7 L’intervento di modifica della cava risulta migliorativo in quanto si prevede la riduzione della superficie di cava. Si precisa comunque che “la valutazione paesaggistica è espressa nell’ambito del procedimento di autorizzazione paesaggistica ex art.146 del Codice, qualora le attività ricadano in aree tutelate quali beni paesaggistici, nell’ambito dei procedimenti di VIA di cui alla LR10/10 in tutti gli altri casi”. Essendo parte del lotto compreso nella fascia di rispetto paesaggistico del Fiume Greve, sarà necessario procedere con la relativa valutazione di compatibilità. Vincoli Si individuano i vincoli indicati nel seguente stralcio cartografico: Beni paesaggistici - Aree tutelate per legge Lett. C) - fiumi, torrenti (Allegato L), corsi d’acqua (Allegato E) La fascia di tutela fluviale (L.42/2004), costituendo bene paesaggistico, implica la procedura di valutazione paesaggistica Sono assenti: • immobili ed aree di notevole interesse pubblico • aree tutelate per legge diverse da quelle sopra elencate • siti UNESCO Linee guida per la valutazione paesaggistica delle attività estrattive I progetti delle nuove attività estrattive e delle loro varianti di carattere sostanziale di cui all’art. 19 comma 2 della “Disciplina del Piano”, nonché i piani attuativi a scala di Bacino estrattivo di cui all’art. 20 comma 1 lett. a) della stessa “Disciplina del Piano”, devono contenere approfondimenti conoscitivi necessari alla verifica di compatibilità con i valori (statutari/patrimoniali) espressi dal territorio riconosciuti dalle elaborazione del Piano. Ai fini della valutazione paesaggistica delle attività estrattive svolta nell’ambito del procedimento autorizzativo devono essere: a) verificata la corretta individuazione del contesto paesaggistico dell’intervento, quale area potenzialmente interessata dagli effetti indotti dalle trasformazioni proposte, sia dal punto di vista funzionale che percettivo, in riferimento alle peculiarità territoriali e alle tipologie di intervento. Inoltre deve essere verificata l'accuratezza della rappresentazione dello stato attuale dei luoghi rispetto all'area di intervento e al contesto paesaggistico attraverso l'esame degli elaborati cartografici conoscitivi e dei rilievi fotografici degli skyline esistenti, ripresi dai punti di maggiore intervisibilità che evidenzino la morfologia del territorio e il Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 8 margine paesaggistico naturale (ovvero “aree integre” di cui al punto 3 lett. c.1 dell’art. 11 della “Disciplina dei beni paesaggistici”), nonché l’evoluzione del contesto paesaggistico in riferimento all’attività estrattiva. b) verificata la corretta individuazione degli effetti paesaggistici (modificazioni morfologiche, modificazione dello skyline naturale, della funzionalità ecologica, dell’assetto percettivo, scenico o panoramico, ecc.) determinati dagli interventi proposti in tutte le fasi dell'attività (realizzazione/modifica di strade di accesso, cantiere, estrazione, movimentazione, stoccaggio e trasporto del materiale estratto, riqualificazione paesaggistica…) sulle componenti del paesaggio, anche attraverso la lettura di rappresentazioni fotografiche, rendering, cartografie bidimensionali e tridimensionali. c) valutata la corretta individuazione degli effetti cumulativi sul paesaggio determinati dagli interventi proposti e dalla presenza di più attività estrattive contigue o vicine, nonché di infrastrutture, impianti di trasformazione e manufatti ad esse connessi. Verificare che le simulazioni prodotte siano estese ad un adeguato intorno dell’area, definito anche sulla base dello studio di intervisibilità, e siano rappresentative dei luoghi che presentano maggiore significatività e vulnerabilità paesaggistica. d) valutata la sostenibilità paesaggistica del progetto delle attività estrattive in considerazione della migliore integrazione paesaggistica del ripristino finale. e) valutata la coerenza del progetto di recupero/risistemazione e di riqualificazione paesaggistica con le caratteristiche valoriali o di degrado descritti nello “Studio delle Componenti del Paesaggio” e con le misure di tutela e gli obiettivi del Piano Paesaggistico, degli strumenti e atti della pianificazione paesaggistica. Nel caso della cava di Ponte a Cappello l’analisi di cui sopra si semplifica notevolmente in quanto si interviene su un’ area già individuata come funzionale per la lavorazione del cotto e già in attività, che non presenta particolari criticità da un punto di vista paesaggistico, intervenendo con un progetto che prevede il miglioramento del sistema idro-geomorfologico e dell’assetto vegetazionale del versante. 3 3.1 DESCRIZIONE SINTETICA DELL’INTERVENTO SUDDIVISIONE DELL’AREA IN LOTTI L’attività è organizzata in 3 lotti: • Lotto 1: aree pertinenziali da mantenere invariate (solo opere a verde) • Lotto 2: porzione di cava esaurita, presso la quale resta solo da realizzare un piazzale funzionale all’area produttiva in ambito estrattivo, in accordo con la perimetrazione del Regolamento Urbanistico • Lotto 3: porzione di cava quasi esaurita, presso la quale si prevede la costruzione di un argine di contenimento dei movimenti gravitativi La delimitazione dei lotti è indicata nelle tavole di progetto. 3.2 ANALISI E PREPARAZIONE DEL SITO La cava è aperta e non sono necessarie molte analisi e preparazioni, fatta eccezione per lo smantellamento delle baracche esistenti e l’allestimento della nuova area impianti, la cui posizione è indicata nelle tavole di progetto, costituita da una piccola zona di servizio contornata da un fossetto per la raccolta delle acque meteoriche, impedendone l’ingresso dal resto dell’area di coltivazione attiva (ai sensi del DPGR 46/R/2008). L’area impianti ospiterà: • serbatoi olio e gasolio Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 9 • • • • • deposito rifiuti magazzino delle materie prime locali di ricovero e servizi piazzola manutenzione macchinari trattamento acque meteoriche di prima pioggia 3.3 STATO ATTUALE Allo stato attuale la cava comprende un piazzale inferiore dove solo collocati i cumuli della terra selezionata e del pietrame di risulta, un piazzale mediano sul lato est (dove si trovano un ulteriore cumulo di terra grigia e dei vecchi abbaraccamenti) ed un fronte gradonato. Una pista di arroccamento sul fianco ovest della cava collega i due piazzali e i gradoni, fino a raggiungere un cancello sul lato di monte. Nella zona delle baracche sono inoltre tuttora presenti i ruderi del vecchio edificio colonico preesistente la cava. 3.4 STATO AUTORIZZATO Il progetto che si intende portare a termine, con variazioni, corrisponde a quello autorizzato. I termini autorizzativi sono ad oggi scaduti. Come illustrato dalla tavola 2 e dalle sezioni A, B, C, D sovrapposte, appositamente mantenute nella stessa posizione, si tratta di giungere alla chiusura della cava prima di raggiungere le quote di scavo precedentemente previste, quindi con minore volumetria di scavo. Valutiamo infatti che lo scavo autorizzato sia incompatibile con la stabilità del versante, andando a incidere sul piede dei movimenti gravitativi in essere. Le pendenze del fronte sono inoltre eccessive e, come già appurato negli ultimi anni di attività, devono più opportunamente essere riviste, allargando le pedate e riducendo la pendenza media. 3.5 SUDDIVISIONE IN FASI E CRITERI TEMPORALI La suddivisione del progetto in due fasi è principalmente dettata da esigenze illustrative. Abbiamo difatti concentrato tutti gli scavi e livellamenti nella fase 1 e gran parte dei rinterri nella fase 2. Tuttavia le due attività dovranno necessariamente essere svolte in maniera contestuale, non essendo opportuno, ai fini della stabilità del versate, eseguire in una sola volta lo scavo per la fondazione dell’argine di contenimento. Ne consegue che gli scavi di cui al lotto 2 saranno eseguiti nel primo periodo, mentre gli scavi di cui al lotto 3 saranno eseguiti sia nel primo che nel secondo periodo. 3.5.1 PRIMA FASE DI AVANZAMENTO Nella prima fase di avanzamento verrà quindi creato, entro un paio di anni dall’inizio lavori, un ampio piazzale a quota 132 m slm dove saranno ospitate le attività produttive legate sia all’attività di cava che al previsto nuovo insediamento delle fornaci di Impruneta. In relazione alla cava saranno svolte le seguenti attività: • spietratura e asciugatura della terra utile per la produzione della terracotta • stoccaggi temporanei della terra per cotto e dei sottoprodotti • insediamento dell’area impianti e relative funzioni • decantazione delle acque meteoriche dilavanti gli ambiti di cava 3.5.2 FASE FINALE DI AVANZAMENTO Lasciando invariato il lotto 2 d’intervento, sarà realizzato un corpo arginale dalle elevate caratteristiche geotecniche, appoggiato sul piano di fondazione illustrato nella fase 1. Lo spessore di circa un metro contro-terra (alla base e in appoggio al versante) sarà costituito da pietrame drenante, in maniera da allontanare rapidamente le filtrazioni che dovessero giungere Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 10 dal basso. Dopodiché si procederà con il riporto dei restanti materiali di rinterro, da disporre e rullare a strati, fino all’altezza di 7 m (quota 140 m slm). Le caratteristiche geotecniche del rilevato arginale potranno essere assicurate sia dalla scelta di adeguati materiali e dalla loro corretta posa in opera, sia dalla formazione di gabbionate o terre armate o terre rinforzate. Ulteriori rinterri sono previsti sopra al predetto argine, sempre allo scopo di appesantire il piede contenitivo della frana. In questo caso il rilevato non avrà necessariamente elevate prestazioni, dovendo svolgere soprattutto le funzioni di carico e avendo pendenza non superiore a 20°. Si prevede quindi l’uso di terre e rocce di qualità media, disposte a strati ma non necessariamente rullate o costipate fino all’ottimo proctor. Quando i terreni in rilevato non saranno rullati, gli stessi dovranno comunque essere ben costipati grazie al passaggio ripetuto dei mezzi d’opera; faranno eccezione i riporti di terreno da coltivo nelle zone da piantumare o seminare. I riporti potranno comprendere anche materiali diversi dalle terre e rocce da scavo, purché idonei alle funzioni attribuite: discreto peso di volume, resistenza al taglio minima di progetto, medio-bassa comprimibilità. Andrà comunque data precedenza ai detriti, alla terra gialla, ai sottoprodotti e ai residui contenuti nella volumetria di scavo del presente progetto, non utilmente impiegati nelle produzioni di terracotta. Detti materiali andranno difatti utilizzati al 100% nei rinterri della stessa cava di Ponte a Cappello. 3.5.3 DRENAGGI Tanto il drenaggio di fondo dell’argine di contenimento quanto i drenaggi lineari dovranno essere realizzati mediante la seguente successione di strati, dal basso verso l’alto: 1. almeno 1 m di pietrame grossolano pulito, possibilmente originato dalla cava Ponte a Cappello 2. pietrischetto fine o cocciame di terracotta (se qualificabile come sottoprodotto o materia prima seconda), disposto a livellamento superiore del drenaggio grossolano, per evitare lo sfondamento del telo seguente 3. tessuto non tessuto 4. sabbione o altro materiale fine, ma comunque permeabile, disposto a copertura del tessuto non tessuto per proteggerlo dallo sfondamento dei materiale soprastante (in particolare dei sassi) 5. rinterro fino alla quota di progetto; nel caso delle trincee si tratterà della stessa terra di scavo, mentre nel caso dell’argine si tratterà dei materiali previsti ai fini prestazionali 3.6 VOLUMI E TEMPI 3.6.1 VOLUMI I volumi, sia di scavo che di riporto, sono determinati mediante modelli digitali del terreno. Nella tabella a fianco sono DA STATO ATTUALE ATTUALE ATTUALE FASE 1 riepilogati i risultati dei confronti tra A STATO FASE 1 FASE 1 FASE 1 FASE 2 modelli. DOVE DEPOSITI RESTO LOTTO 2 LOTTO 3 TUTTO I movimenti di terra della fase STERRO (mq) 7891 8851 6064 1682 1 sono stati calcolati per 3 zone RIPORTO (mq) 333 2478 21 17369 NEUTRO (mq) 0 32 3 15 distinte: i cumuli di terra selezionata TOTALE (mq) 8224 11361 6088 19066 per cotto e di sassi accantonati dalle STERRO (mc) RIPORTO (mc) TOTALE (mc) 32612 -201 32411 23433 -2133 21300 25180 -3 25177 2545 -100084 -97539 precedenti fasi estrattive, il restante lotto 2 e il lotto 3. Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 11 Nelle zone coperte dai cumuli la maggiore parte dello scavo interessa proprio detti cumuli. Dei 32.612 m3 di sterro valutiamo che almeno 20.000 m3 siano appunto costituiti dalla materia prima estratta in base alle precedenti autorizzazioni estrattive; i restanti 12.612 m3 si valutano essere costituiti da sassi, scoperchiatura e terra gialla. Ulteriori 23.433 m3 sono scavati in banco dal resto del lotto 1, essendo nuovamente qualificabili come da scoperchiatura e terra gialla per circa l’80%. Presso il lotto 3 gli scavi in banco vanno a interessare orizzonti più profondi, maggiormente costituiti da terra grigia utilizzabile per le produzioni di cotto (stimiamo per il 60%), per un totale di 25.180 m3. I riporti rappresentati nello stato finale derivano quindi dalla somma dei volumi parziali evidenziati in neretto: 201 + 2.133 + 3 + 100.084 = 102.421 m3. Per i drenaggi di progetto, con sezione di scavo è pari a 20 m2 e sviluppo lineare delle trincee, pari a circa 900 m, calcoliamo ulteriori 18.000 m3 di sterro e riporto (peso di volume medio 2,3 t/m3). Lo sterro sarà ragionevolmente divisibile al 50% tra terra grigia idonea per cotto e 50% sassi e scoperchiatura. I valori salienti che si ricavano, arrotondati, sono: • asportazione di terra grigia selezionata residuale dai precedenti lavori di coltivazione: 20.000 m3 (peso di volume medio 1,9 t/m3) • scavo in banco 69.000 m3 (peso di volume medio 2,3 t/m3), di cui 29.000 m3 materia prima (terra selezionata per cotto, arrotondamento di 4.689+15.108+9.000) e 40.000 m3 di sottoprodotti (sassi e terreni di riempimento, arrotondamento di 18.746+10.072+2.545+9.000) • 120.000 m3 di materiali di rinterro (peso di volume medio 1,9 t/m3) Considerate le variazioni di densità dei materiali servirà importare dall’esterno della cava i seguenti materiali di rinterro: 228.000 t (fabbisogno totale) – 24.000 t (sottoprodotti giacenti in cava) – 92.000 t (materiali di risulta dai prossimi scavi di progetto) = 112.000 t. Riportando detto peso in volume (per peso di volume medio 1,9 t/m3) arrotondiamo a 59.000 m3. 3.6.2 • • • TEMPI il lotto 1 troverà il suo assetto definitivo dopo pochi mesi, occorrendo solo opere di sistemazione dell’esistente il lotto 2 sarà completato, come movimenti di terra, entro 1 anno; seguirà la costruzione dei capannoni per la delocalizzazione delle fornaci di Impruneta, presumibilmente entro ulteriori 1-2 anni i lavori presso il lotto 3 continueranno fino al raggiungimento della durata complessiva di 10 anni. 3.7 ORGANIZZAZIONE DELLA VIABILITÀ INTERNA La viabilità di accesso alla cava e le piste di arroccamento saranno mantenute invariate e sottoposte a regolare manutenzione. A fianco delle strade saranno disposte canalette per il deflusso delle acque meteoriche. 3.8 MANUFATTI DA REALIZZARE IN VIA TRANSITORIA Nessun manufatto fisso sarà per il momento realizzato alla cava Ponte a Cappello. I servizi e le attrezzature da installare sono tutti di tipo mobile prefabbricato e comprendono: • baracca o container attrezzato per il ricovero del personale 6,0 x 2,5 m • bagno chimico o con altro sistema di raccolta e depurazione 3,0 x 1,5 m • baracca o container per il deposito delle attrezzature (perforatrici, fioretti, pezzi di ricambio, olio nuovo, grasso, utensili, ecc.) 6,0 x 2,5 m Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 12 serbatoio di 2.000 litri di gasolio con dotazioni (bacino di contenimento, tettoia, erogatore) • bacino di contenimento e tettoia per l’olio in uso e per quello esausto 2,0 x 2,0 m (eventualmente separati) Le misure suddette sono indicative. In corso d’opera sarà decisa l’idoneità delle strutture prefabbricate disponibili o eventualmente ne saranno acquistate di nuove, conformi alla normativa vigente. Al termine dell’attività tutti i macchinari, le attrezzature mobili e i prefabbricati saranno allontanati dalla cava o verranno trasferiti alla gestione della fornace. • 4 PROGETTO DI RIPRISTINO 4.1 CRITERI GENERALI L’intervento di recupero ambientale mira all’integrazione della porzione di territorio oggetto di sfruttamento per l’estrazione dell’argilla con il contesto del paesaggio circostante. Nel rispetto delle prescrizioni del regolamento urbanistico l’area viene restituita alla sua funzione agraria, con la parziale destinazione a soprassuolo boschivo. La sistemazione avrà come obiettivo inoltre la protezione del suolo garantita sia dal modellamento del terreno che dall’azione della vegetazione di nuovo impianto, attraverso la quale si mira a porre le condizioni per restituire l’area alla fruizione della fauna locale, sia come area rifugio che come transito e collegamento tra le aree contermini. Dal punto di vista strettamente paesaggistico l’intervento ripropone l’articolazione molto presente nel territorio della valle della Greve tra superfici a copertura erbacea - seminativi, prati e incolti - a fasce boscate ricche di specie arbustive ed arboree. Dal punto di vista botanico vengono prese a riferimento le specie tipiche e le consociazioni esistenti nella zona, tenendo conto delle necessarie caratteristiche di rusticità per una più efficace colonizzazione delle parti rinaturalizzate. La realizzazione dell’impianto della vegetazione consente di porre le condizioni per lo sviluppo negli anni di una formazione vegetale stabile, con un grado di complessità piuttosto elevato, ponendo le basi per lo sviluppo di un processo evolutivo che avverrebbe naturalmente in tempi molto lunghi. 4.2 CONDIZIONI ATTUALI DELL’AREA DI INTERVENTO L’area della cava di Ponte a Cappello si presenta oggi come un’area in forte stato di degrado. La parte bassa è utilizzata come area deposito dell’argilla, mentre tutta la porzione principale, posta lungo il versante a monte del piazzale, mostra i segni della l’attività estrattiva in assenza pressoché totale di interventi di sistemazione. Tutto il pendio compreso all’interno della attuale recinzione di cava è caratterizzato da una copertura di vegetazione erbacea composta da specie pioniere tra le quali domina in assoluto la Inula viscosa, specie erbacea perenne che tipicamente si adatta con molta facilità a colonizzare terreni molto poveri dal punto di vista della fertilità ed in condizioni anche di forte aridità, grazie ad una elevata resistenza alla siccità e soprattutto alla capacità di diffusione per via stolonifera. La vegetazione arborea ed arbustiva è praticamente assente nell’area, eccezione fatta per alcuni gruppi di giovani latifoglie nate spontaneamente in corrispondenza di punti di maggiore ristagno idrico. In particolare si rileva la presenza di sporadici gruppi di pioppo nero nella parte centrale dell’area di intervento. Il settore utilizzato come deposito, posto nella parte bassa dell’area di intervento, a monte della pista di accesso, è privo di vegetazione. Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 13 Lungo il confine si nota la presenza di brevi tratti di siepi di campo con presenza di più specie botaniche, sia arbustive che arboree, con prevalenza di Prugnolo, Acero campestre, Olmo. La vegetazione di interesse forestale occupa comunque porzioni ridottissime, tali da non configurare mai la presenza di aree a bosco o assimilabili. Lungo il perimetro dell’area, all’esterno, troviamo formazioni anche assimilabili a bosco, che rimangono al di fuori dell’intervento sulla cava. In particolare è rilevante anche ai fini paesaggistici la fascia di vegetazione in scarpata lungo la strada regionale, che separa quest’ultima dall’area di cava fungendo anche da filtro visivo. Tale fascia è composta da specie latifoglie tipiche della zona, indicate in dettaglio nella planimetria di stato attuale con dettaglio della vegetazione esistente. Le aree al di fuori del perimetro della cava, a nord e ad est, sono entrambe classificabili come aree agricole in abbandono. Come è evidente anche dalle immagini aeree in successione temporale, tali aree hanno ospitato per molti decenni colture promiscue a seminativo, con olivo o filari alberati per l’allevamento della vite maritata. Più recentemente gli stessi appezzamenti sono stati destinati a vigneto specializzato, poi abbandonato negli ultimi anni e rimasti in stato di abbandono fino ad oggi. Tali terreni si presentano in avanzata fase di rinaturalizzazione da parte di una vegetazione prevalentemente arbustiva. Dal punto di vista percettivo la zona mostra un elevato livello di degrado, all’opposto di come appare il tessuto agrario sul versante opposto del fiume Greve. 4.3 DIMENSIONI DEL PROGETTO DI RIPRISTINO Il perimetro dell’area di intervento copre una superficie di poco inferiore a 3 ha ed interessa tutta la porzione di territorio sottoposta a coltivazione ed agli interventi di stabilizzazione del versante. L’intervento si inquadra all’interno di un contesto caratterizzato da un avanzato e molto diffuso processo di inselvatichimento dovuto all’abbandono di estese superfici agrarie, prevalentemente ex vigneti. All’interno dell’area di intervento viene individuato un settore su cui permane la previsione di localizzazione degli impianti produttivi, la cui superficie è pari a circa 14.800 mq. La sistemazione finale di questa porzione dell’area di intervento è vincolata alla possibilità o meno di realizzare gli impianti e le strutture produttive. Qualora nel corso della fase di coltivazione delle cava tali strutture dovessero essere realizzate la sistemazione finale con rinverdimento del piazzale inferiore verrà evidentemente eseguita soltanto per le superfici non interessate dai corpi di fabbrica e dai piazzali annessi. 4.4 CONTESTUALITA’ CON LA COLTIVAZIONE DELLA CAVA Rispettando la scansione temporale della coltivazione della cava di argilla, si prevede di sottoporre a sistemazione le aree definite come Lotto 1 e Lotto 2 non appena concluse le operazioni di modellamento e gestione delle acque meteoriche. Ciò avviene nelle prime fasi del lavoro, prima dell’inizio della coltivazione del lotto 3. L’intervento di ripristino dell’area del piazzale inferiore, che prevede unicamente una sistemazione del terreno con inerbimento, non verrà eseguito nel caso in cui siano realizzati gli impianti produttivi la cui localizzazione è qui prevista. Al termine della modellazione del corpo principale del rilevato nella zona corrispondente al Lotto 3 verrà eseguita la parte più corposa dell’intervento di ripristino, consistente nella sistemazione del terreno, nella regimazione idrica, nella piantagione in scarpata e nella semina di una miscuglio rustico a protezione del suolo. Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 14 Il tempo stimato tra la conclusione della formazione del rilevato e la conclusione dei ripristini è di circa 1 anno. 4.5 ASSETTO MORFOLOGICO FINALE Come già descritto nel capitolo precedente, la morfologia finale dell’area sarà caratterizzata da due aree semi-pianeggianti, disposte ai due estremi dell’area di intervento con una differenza di quota di circa 20 mt. I due piani sono intervallati da un estesa fascia centrale in pendenza suddivisa a sua volta in due scarpate intervallate da un ampio gradone o ripiano intermedio. La pendenza delle scarpate è pari a circa 1 su 2 per quella inferiore e a 1 su 3 per quella superiore. L’esposizione prevalente è verso sud-ovest, Ad eccezione del tratto lungo il confine orientale dell’area dove la stessa è invece verso sud-est. 4.6 RIPORTO DI MATERIALI Facciamo riferimento qui al riporto del materiale per la formazione del substrato di terreno per la piantagione e la semina in fase terminale di sistemazione dell’area. Per la sistemazione finale delle sole zone da sottoporre a piantagione è previsto il riporto di terreno di coltivo proveniente da aree esterne all’area di Ponte a Cappello, dato che, come specificato nei capitoli precedenti, l’attività di coltivazione del sito non produrrà suolo di scoperchiatura. Su queste superfici si prevede la formazione di uno strato di terra di coltivo per uno spessore di circa 30 cm. Trattandosi di una superficie di circa 10.600 mq tale spessore corrisponde ad un volume di terra pari a circa 3.180 mc. Per quanto riguarda le aree pianeggianti dei due piazzali, la cui superficie complessiva è pari a circa 26.250 mq (fatta salva l’eventuale superficie occupata dagli impianti produttivi), l’intervento non prevede la formazione di un substrato colturale mediante riporto di terra di coltivo, bensì il miglioramento del terreno in posto mediante l’apporto di materiale organico derivante dai processi di compostaggio degli scarti verdi (compost verde) con funzione di fertilizzante ed ammendante. Il quantitativo di compost necessario all’operazione è stimato attorno ai 900 q.li. Il terreno agrario di riporto (terra di coltivo) dovrà essere prelevato dagli strati attivi superficiali – entro i primi 40-50 cm - di aree a destinazione agricola, essere sciolto, privo di radici, ciottoli e altri residui solidi e rocciosi e di inquinanti. Il riporto presso l’area di intervento sarà eseguito previa analisi fisico-chimica del materiale terroso. Data la consistente volumetria di terra di coltivo necessaria al completamento delle operazioni di riporto e la non facile reperibilità del materiale con i requisiti richiesti, è ipotizzabile che l’operazione di formazione del substrato nelle zone da sottoporre a piantagione possa richiedere un lasso di tempo di diversi mesi. 4.7 TIPOLOGIE DI INTERVENTO PER LA SISTEMAZIONE FINALE DELLA CAVA La sistemazione finale dell'area prevede diverse tipologie di intervento in base alle specifiche caratteristiche di ogni porzione dell’area ed alla morfologia del terreno. L’intervento tende, nel suo insieme, alla rinaturalizzazione del tratto di versante interessato dall'attività estrattiva, prediligendo quindi un tipo di sistemazione atto a garantire la riuscita dell'impianto grazie all'uso di consociazioni vegetali proprie del luogo, in grado di automantenersi e svilupparsi nel tempo. Il risultato finale della sistemazione dovrà essere tale da creare una continuità tipologica dei soprassuoli con l’ambiente circostante. Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 15 4.7.1 SISTEMAZIONE DEI PIAZZALI E GRADONE CENTRALE L’intervento su queste porzioni della cava prevede il livellamento del terreno eseguito con la verifica strumentale delle pendenze necessarie allo sgrondo delle acque meteoriche superficiali. Le pendenze saranno tali da consentire lo sgrondo delle acque stesse verso valle, in maniera naturale, evitando ristagni sul rilevato. In entrambe i casi la gestione delle acque meteoriche prevede la realizzazione di fossette a cielo aperto a coronamento del margine del piazzale ad evitare il ruscellamento lungo le scarpate di raccordo. Nel caso del piazzale inferiore - la cui sistemazione a verde è sempre da intendere vincolata alla realizzazione o meno degli impianti produttivi – lo smaltimento delle acque meteoriche avviene verso i due punti di scarico all’angolo ovest ed all’angolo est dello stesso, in corrispondenza dei due rispettivi punti di scarico. Per il piazzale superiore lo smaltimento avviene verso l’impluvio ad est del piazzale, in corrispondenza del drenaggio esistente. Verranno realizzate, come rappresentato nelle planimetrie dello stato finale, fossette di raccolta anche alla base delle due scarpate di raccordo fra i due piazzali. La preparazione agronomica delle due aree prevede una rippatura andante incrociata del terreno ed una leggera fresatura finale necessaria anche per l’interramento del compost. Viene infine eseguita la semina meccanica di un miscuglio di specie erbacee (vedi oltre). 4.7.2 SISTEMAZIONE DELLE SCARPATE DI RACCORDO E FASCE DI MARGINE. L’intervento sulle scarpate, che come si è visto saranno oggetto di piantagione, prevede il riporto di terreno di coltivo come sopra descritto, cui segue la formazione della rete drenante superficiale mediante lo scavo di fossette a cielo aperto di prima e seconda raccolta per ridurre al massimo l’incidenza della erosione superficiale. Il rinverdimento (vedi il dettaglio di seguito) prevede la semina andante di tutta la superficie e la successiva piantagione. La posa a dimora delle piante – arbustive ed arboree avverrà infatti sul terreno già inerbito e sarà eseguita con lavorazione localizzata “a buche”, a distanza di 6-12 mesi dalla semina. La semina ha in questo specifico caso funzione di protezione nei confronti dell’erosione dei tratti in pendenza. 4.8 INTERVENTO DI RINVERDIMENTO 4.8.1 RINVERDIMENTO DEI PIAZZALI E GRADONE CENTRALE Come abbiamo già accennato il rinverdimento sulle aree pianeggianti dell’area di intervento prevede la formazione di un tappeto erboso polifita che possa garantire una buona copertura del suolo e sul quale non siano da prevedere interventi di taglio, fatta eccezione per i primi mesi di vita nei quali lo sfalcio periodico favorirà l’accestimento delle diverse specie. Il miscuglio per la semina, che avrà le stesse caratteristiche anche per tutte le altre porzioni dell’area di cava, avrà la seguente composizione: Specie erbacee % in peso Graminacee Festuca arundinacea 40 Dactylis glomerata 10 Lolium perenne 20 Phleum pratense 5 Leguminose Trifolium hybridum 5 Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 16 Trifolium pratense Trifolium repens Lotus corniculatus 7,5 5 7,5 4.8.2 RINVERDIMENTO DELLE SCARPATE DI RACCORDO E FASCE MARGINALI La sistemazione della fascia intermedia tra i due piazzali e delle fasce perimetrali dell’area estrattiva prevede la piantagione di una consociazione di specie arbustive ed arboree tipiche della zona. La piantagione viene eseguita su terreno precedentemente seminato a scopo protettivo. La superficie complessiva da sottoporre a piantagione è pari a circa 10.600 mq. La formazione del soprassuolo prevede un sesto di impianto di 3,00 x 3,00 mt corrispondente ad una densità media di 1.100 piante/ha. Le piante da mettere a dimora sono pertanto 1.160, con la seguente distribuzione specifica: nr. nome scientifico 1 2 3 4 5 6 Specie arbustive Cornus sanguinea Ligustrum vulgare Spartium junceum Rosa canina Prunus spinosa Juniperus communis Nome volgare % n° piante Sanguinello Ligustro Ginestra odorosa Rosa canina Prugnolo Ginepro comune 70 15 10 15 10 15 5 812 174 116 174 116 174 58 30 348 15 5 5 5 174 58 58 58 Specie arboree 7 8 9 10 Cupressus sempervirens Ulmus minor Populus nigra Fraxinus ornus Cipresso Olmo campestre Pioppo nero Orniello Totale piante 100 1.160 Il materiale vegetale impiegato è costituito da piantine radicate in fitocella. In base alla disponibilità di mercato al momento della esecuzione dei lavori di sistemazione ed in relazione anche alla stagione di intervento, si potrà eventualmente impiegare materiale a radice nuda, per le specie forestali che prevedono questo tipo di fornitura. La qualità del materiale dovrà essere garantita e verificata prima della piantagione dalla supervisione della direzione dei lavori di sistemazione. Le piante dovranno comunque rispondere ai seguenti standard, da verificare anche dopo il trasporto, sul materiale a piè d'opera: • assenza da segni di patologie (insetti, funghi, virus) e malformazioni o imperfezioni; • apparato radicale ricco e ben sviluppato, compenetrato nel substrato del contenitore, senza fuoriuscite di radici e senza danni fisiologici; • sviluppo in altezza e presenza di ramificazioni in misura adeguata all'età della pianta e della specie, assenza di danni al colletto. Per l'impiego eventuale di materiale a radice nuda dovranno essere verificate le perfette condizioni delle piantine ed in particolare la vitalità degli apparati radicali. Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 17 Si prevede infine, a completamento delle piantagioni ed allo scopo di salvaguardare le giovani piante dalla fauna erbivora presente nell’area, la posa in opera di protezione in plastica (shelters). Allo scopo di ridurre la crescita delle erbe infestanti al piede delle piante, si prevede inoltre la posa in opera di dischi di materiali pacciamanti (cocco), la cui funzione, oltre a quella sopra ricordata è anche di favorire il mantenimento di un certo grado di umidità del terreno riducendo la necessità di irrigazioni di soccorso. 4.8.3 MANUTENZIONE DELLE OPERE A VERDE L’intervento prevede una fase di manutenzione del verde posto a dimora per un periodo di 5 anni dalla fine della sistemazione. Le operazioni di manutenzione comprendono le attività agronomiche atte alla gestione ed al controllo dello sviluppo della vegetazione, ivi comprese le irrigazioni di soccorso alla giovani piante, la potature di allevamento, le concimazioni e la periodica pulizia dalle erbe infestanti che minacciano l’affrancamento delle piantine. 4.8.4 DRENAGGI SUPERFICIALI In tutte le tavole di progetto è rappresentata la rete degli impluvi e dei fossetti di cava. I primi sono i corsi d’acqua naturali della zona, così come individuati nelle restituzioni aerofotogrammetriche. Tutti i corsi d’acqua modificati dall’intervento antropico sono definiti fossetti di cava. I fossetti sono disegnati lungo piazzali, strade e gradoni. Si tratta spesso di canalette realizzate sul lato di monte dei ripiani, incidendo le massicciate o i rinterri. Le canalette stradali saranno costantemente mantenute in funzione, grazie all’accessibilità dei luoghi. Le fossette sui gradoni potranno perdere di efficienza e funzionalità nel tempo, allorché i distacchi detritici dai fronti estrattivi andranno a formare delle interruzioni; in questi casi si verificherà lo scolo in parete fino ai gradoni sottostanti, senza tuttavia determinare particolari problematiche. 5 CONDIZIONI DI VISIBILITA’ DELL’INTERVENTO La cava di Ponte a Cappello è collocata nel settore inferiore del crinale collinare che discende da Valagri; l’esposizione prevalente del versante della cava è a sud. Nonostante tale punto del versante sia potenzialmente piuttosto esposto, la visibilità del sito estrattivo è realmente scarsa. Ciò è dovuto alla concomitanza di vari fattori: • la scarsità di punti sensibili d’osservazione nell’intorno collinare; • la moderata pendenza del versante di cava; • l’assenza di forti dislivelli; • la presenza di una fascia boschiva – per quanto piuttosto rada – lungo il perimetro di valle; • la presenza altresì di altre barriere vegetali nelle vicinanze, e segnatamente, la formazione di fondovalle lungo il corso della Greve. Va inoltre considerato che la presenza dell’area industriale del Ferrone, molto più visibile in forza della presenza degli stabilimenti a valle delle cave a cielo aperto e dei piazzali di deposito, sminuisce di molto il già scarso impatto percettivo dell’area di Ponte a Cappello. Dall’interno della cava la visuale sulla campagna circostante è molto ampia, spaziando su un estesa porzione di territorio collinare in riva sinistra della Greve, nel comune di San Casciano V. Pesa, da sud-est ad ovest. Tuttavia si osserva la quasi totale assenza di fabbricati rurali e più in generale di insediamenti, fatta eccezione per il complesso della Fattoria di Luiano verso ovest. La strada provinciale è quasi del tutto invisibile, eccetto nel breve tratto in corrispondenza Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 18 dell’accesso all’area di cava. Il punto di maggiore visibilità corrisponde al versante della collina posta a sud della Greve, percorso dalla viabilità interpoderale che conduce ai poderi Castiglioni di Sopra e Castiglioni di Sotto, e quasi interamente coperto da vigneti nella parte bassa e dal bosco nella fascia superiore. Sono stati eseguiti, come di seguito specificato, due rendering con il duplice intento di mostrare l’inserimento dell’area a fine lavori nel territorio circostante, con la sistemazione finale già eseguita, e di evidenziare la visibilità della stessa dai punti abitati o di transito ritenuti più sensibili. 6 CONSIDERAZIONI SULLE MODIFICAZIONI DEL PAESAGGIO L’intervento di sistemazione dell’area di Ponte a Cappello si configura come un recupero di un’area degradata, con l’obiettivo, oltre al risanamento ed alla messa in sicurezza della attuale condizione di instabilità del versante, di restituire una porzione di territorio alle dinamiche - naturali ed antropiche - del paesaggio circostante. La sistemazione delle aree a prato consente anche una integrazione nel tessuto agrario, per quanto quest’ultimo, come spesso ricordato, sia in questa zona molto degradato. Nel quadro attuale le tipologie individuate per la sistemazione dell’area consentono a nostro avviso una buona connessione dell’area di intervento con le aree circostanti ed una adeguata ricucitura dello strappo determinato dall’attività di escavazione. Il risultato atteso è sintetizzato nelle due immagini seguenti, elaborate, come detto sopra, da due punti di osservazione privilegiati sulla zona di cava. Le immagini seguenti sono state elaborate dai due punti di osservazione presso cui la visuale sulla cava risulta più aperta, entrambe posizionati sul versante in riva sinistra della Greve: la fattoria di Luiano, lungo l’omonima strada, e la strada interpoderale che conduce ai poderi Castiglioni di Sopra e Castiglioni di Sotto. In quest’ultimo caso la ripresa è stata eseguita non da un luogo abitato (i due poderi sono immersi in una folta vegetazione arborea che nascondono completamente la cava) ma dalla viabilità che corre lungo i vigneti. Come si può osservare dalle due immagini, le modificazioni morfologiche non producono un impatto visivo significativo ed in generale il rinverdimento dell’area, sia con la formazione dei prati permanenti che con il rimboschimento delle scarpate di raccordo, si integra con facilità con l’intorno. In sintesi, si può affermare che l’intervento proposto determina un generale miglioramento della qualità percettiva del paesaggio sia nell’ambito della cava che in relazione al contesto della collina. Viene rimosso un elemento detrattore della qualità paesaggistica della zona ed allo stesso tempo ricreata l’uniformità del versante. ALLEGATI A FONDO TESTO - Documentazione fotografica, con planimetria dei punti di ripresa - Simulazioni fotografiche dell’intervento Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 19 Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 20 Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 21 Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 22 Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 23 Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 24 SIMULAZIONE VISIVA EFFETTUATA DALLA POSIZIONE DELLA FOTO N° 8 Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 25 SIMULAZIONE VISIVA EFFETTUATA DALLA POSIZIONE DELLA FOTO N° 7 Cava Ponte a Cappello, FP Srl - Relazione Paesaggistica Pag. 26