Ultras, scontro sulle scarcerazioni
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Ultras, scontro sulle scarcerazioni
Organo ufficiale d’informazione della Federazione dei Verdi Anno IV - n.147 mercoledì 3 settembre 2008 Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma • Direttore responsabile: Enrico Fontana • Comitato editoriale: Giuseppe Trepiccione, Gianpaolo Silvestri (inserto Mappe) • Editore: undicidue srl, via R. Fiore, 8 - Roma Stampa: Rotopress, via E. Ortolani, 33 - Roma • Reg. Trib. di Roma n. 34 del 7/2/2005 • Redazione: via A. Salandra, 6 - 00187 Roma - tel. 0642030616 - fax 0642004600 - [email protected] • Stampato su carta ecologica • La testata fruisce dei contributi di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250 Verso la rivoluzione solare Il fotovoltaico ci salverà. Lo dice il rapporto di Solar Generation, firmato Greenpeace ed EPIA Diego Carmignani [email protected] Elida Sergi [email protected] Il 2030 è l’anno della verità: il sole fornirà energia elettrica a due terzi della popolazione mondiale, la generazione di chilowattora sarà oltre il doppio di quanto fornito oggi dal nucleare e i tagli di CO2 arriveranno a 1.600 milioni di tonnellate, pari alle emissioni attuali di Italia e Germania a pagina 2 Ultras, scontro sulle scarcerazioni Trasferte vietate ai tifosi del Napoli, ma le opposizioni attaccano: “Governo duro con chi non vota” Marco Montanari [email protected] T Stop al marketing selvaggio Il Garante vieta le telefonate promozionali a chi era stato inserito nei database di Wind, Fastweb Tiscali e Sky 2 Alitalia, storia di un’uccisione premeditata rasferte vietate per tutta la stagione ai tifosi del Napoli. A 48 ore dalle violenze che si sono verificate dopo il match Roma-Napoli, la discussione arriva sui banchi del Parlamento e il ministro dell’Interno Roberto Maroni decide di volerci “vedere chiaro per capire di chi sono le responsabilità” preannunciando misure severe e spiegando di aver mandato una direttiva ai prefetti in cui “si dispone l’individuazione di tutti coloro che hanno partecipato a quel mucchio selvaggio perché non partecipino alle manifestazioni sportive per i prossimi due anni”. Aggiungendo anche che gli ultras partenopei e napoletani responsabili delle violenze “verranno denunciati alla magistratura per associazione a delinquere”. Duro attacco di Walter Veltroni, leader del Pd, so- Mobilitazione internazionale oggi in oltre 50 città del mondo per la quinta edizione del “Japan dolphin day’’. Una giornata mondiale di protesta contro l’ uccisione in Giappone di delfini, oppure la loro cattura per finire nei delfinari. Dalle Bahamas al Canada, passando per Germania, Olanda e Ungheria, fino a Hong Kong, Usa e Venezuela, saranno circa ottanta le organizzazioni unite nella protesta da un network internazionale. Nel nostro Paese, di fronte all’ambasciata giapponese, sono pronti a manifestare gli animalisti italiani. “Se il mondo intero è rimasto giustamente scioccato per la storia della piccola megattera di Sidney - afferma Ilaria Ferri, presidente degli animalisti italiani - vorrei che tanta apprensione ci fosse anche per gli oltre 23mila piccoli cetacei uccisi in Giappone, considerati come animali concorrenti nella pesca’’. Normalmente, spiegano gli animalisti italiani, “da otto- Paolo Cento: “La decisione di Maroni è inutile e addirittura controproducente. Molto meglio tornare a organizzare i treni speciali per i tifosi attraverso la riapertura di un tavolo di confronto tra istituzioni, ferrovie, associazioni dei tifosi organizzati” prattutto dopo la decisione di rimettere in libertà tutti i fermati. “La scarcerazione dei teppisti responsabili dei gravi incidenti prima e dopo la partita Roma-Napoli – afferma Veltroni – è un fatto gravissimo”, evidenziando come “dagli atti del governo si evince una morale: duri con quelli che non votano come gli immigrati e deboli con quelli che votano”. La risposta della maggioranza arriva per voce di Daniele Ca- Animali: caccia ai delfini, il mondo si mobilita bre a marzo a Taiji migliaia di delfini sono braccati e crudelmente uccisi. Quest’anno hanno cominciato già ieri, a settembre: ormai giocano all’anticipo’’. Come avviene la “caccia” ai delfini? “I pescatori su una barca, una volta avvistato il branco - spiegano gli animalisti - picchiano su pali di acciaio per creare un muro di suoni e disorientare i delfini, indirizzandoli verso baie e fiordi’’. Poi “l’imboccatura di questi viene bloccata con delle reti e quindi inizia la selezione degli animali’’, dove “i più giovani vengono strappati alle madri per finire nei delfinari mentre altri vengono arpionati e sommariamente smembrati e la loro carne utilizzata a scopi alimentari’’. pezzone: “È semplicemente ridicolo che Veltroni accusi il governo per la scarcerazione dei teppisti. Semmai, se la prenda con i magistrati che hanno preso quella decisione, a mio avviso grave e sbagliata”. Pronta la risposta di Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori, che attacca le parole del portavoce di Forza Italia: “Se i politici non hanno riserve sulle norme che costringono i giudici a provvedimenti di scarcerazione perché stabiliscono maglie così larghe a favore di delinquentoni che fanno falso in bilancio o corruzione, poi non si devono lamentare se quegli stessi parametri vengono valutati erga omnes”. Resta da capire perché alla vigilia non sono state prese misure adeguate, visto che era ben nota la decisione degli ultras napoletani di recarsi nella capitale via treno (come scritto in un volantino diffuso il giorno dell’impegno casalingo di coppa Uefa). Inoltre la domanda sorge spontanea: perché non sono stati previsti treni speciali? Questo è anche l’interrogativo di Paolo Cento dei Verdi che sottolinea come “sui fatti accaduti alla stazione di Napoli e di Roma dopo il solito festival di inutile demagogia ora è il momento delle scelte sbagliate. La decisione del ministero dell’Interno, infatti, di vietare le trasferte oggi ai tifosi del Napoli e domani di qualche altra squadra di calcio è una scelta inutile e addirittura controproducente”. “Molto meglio – prosegue Cento – tornare a organizzare i treni speciali per i tifosi attraverso la riapertura di un tavolo di confronto tra istituzioni, ferrovie, associazioni dei tifosi organizzati. Fatti come quelli di domenica sono frutto di una disorganizzazione le cui responsabilità non possono essere fatte ricadere solo sui tifosi”. La Russia preme su Ankara 3 Per la Turchia è fondamentale la stabilità del Caucaso, ma continuano i pessimi rapporti con l’Armenia Nella vicenda Alitalia si procede ormai a colpi di ultimatum. Il primo in ordine di tempo è stato quello del governo, che ha previsto di chiudere tutto in dieci giorni perché il rischio di fallimento della compagnia di bandiera è concreto e porterebbe al licenziamento di 20mila lavoratori. Ora è la volta del potentissimo sindacato dei piloti, l’Anpac, che tramite il presidente Fabio Berti fa sapere: “Il piano industriale va cambiato in almeno due punti. E dieci giorni sono il tempo utile per poter fare questo cambiamento”. E c’è da tenere conto delle richieste di Cgil, Cisl e Uil: non mostra ottimismo, infatti, Luigi Angeletti quando afferma che “sarà una trattativa difficile, perché la situazione è quella che è”, e cioè quella di un’azienda “tecnicamente fallita” in cui le risorse “sono scarse”. L’obiettivo è quindi quello di “garantire alla nuova Alitalia un futuro più profittevole e ridurre il numero degli esuberi” spiega il leader della Uil, ed è con questo preciso intento che i sindacati siederanno al tavolo delle trattative. Sul futuro della compagnia di bandiera si discute intanto al Senato: è infatti nell’aula di palazzo Madama che sono stati presentati, in una seduta lampo, i provvedimenti dell’esecutivo (un disegno di legge e un decreto varati dall’esecutivo il 28 agosto scorso). Il Pd ha attaccato a testa bassa sull’uso smodato dei decreti legge, che riducono le Camere a meri “uffici dipendenti dal governo che devono solo convertirli” ma - aggiungiamo noi - c’è di più. La vicenda Alitalia è infatti ben altro che la storia di un fallimento economico annunciato: è l’onesto lavoro di tanti dipendenti che se la compagnia non si salverà rimarranno senza un sostentamento, è il problema delle tariffe fuori mercato rispetto a quelle delle “low cost” (peccato che il servizio offerto non sia però migliore), è il racconto di un declino che dura ormai da tempo, è quella cronica arte di arrangiarsi a causa delle sviste e delle troppe mancanze (come raccontava il blog di uno steward scoperto da qualche giornalista e subito chiuso). In questo momento imporsi delle scadenze potrebbe servire, ma non basta: decidere vuol dire anche avere la consapevolezza del peso che avranno le proprie azioni e questo governo sembra non essere sufficientemente lucido. Lo è stato, purtroppo, in una prima fase, nella quale ha “chirurgicamente” ucciso la compagnia di bandiera italiana, per utilizzare le parole del Verde Angelo Bonelli. Poi tanti, troppi, uomini avvicendatisi al vertice (prima Aristide Police, poi il commissario Augusto Fantozzi) e un’enorme confusione che ha portato a questi ultimi, febbrili, tentativi di salvataggio. 2 mercoledì 3 settembre 2008 Il futuro è luminoso Il trend del solare fotovoltaico è generalmente positivo, ma l’Italia deve rimontare posizioni dalla prima è dal 2001 che Greenpeace ed EPIA (European Photovoltaic Industry Association, la più grande associazione industriale devota al mercato dell’energia solare) hanno unito i loro sforzi per indicare alla più ampia platea possibile la direzione che deve a tutti i costi prendere la questione energetica: quella del fotovoltaico. A questo scopo nacque sette anni fa il progetto Solar Generation, giunto quest’anno al quinto rapporto annuale sulle potenzialità del solare con tanti numeri in positivo ed una certezza che campeggia sin dal suo frontespizio: entro il 2020 il solare darà energia ad un miliardo di persone e lavoro a due milioni. La rivoluzione energetica è in arrivo, quindi, anche perché nel corso dei sette anni di Solar Generation le cose si sono mosse. Il surriscaldamento climatico è aumentato, ma si è impennata anche la capacità del fotovoltaico (5 gigawatt in più), alte quantità di terawattora di elettricità prodotta e milioni di tonnellate di CO2 non emesse; numerosi poi gli impieghi in più nel settore, per via delle centinaia di compagnie che sono nate ed hanno investito nel fotovoltaico. Questa la finestra di speranza per fronteggiare il collasso planetario, promossa da Solar Generation e supportata, oltre che da Greenpeace e dall’EPIA, anche da rapporti scientifici (Stern e IPCC) e dalle attività della politica (gli obiettivi energetici fissati dall’Unione Europea per il 2020). Che quello del fotovoltaico, da un anno a questa parte, sia un vero boom è un dato di fatto, secondo il rapporto, da cui emerge la visione di un futuro promettente e non troppo lontano. Le risorse fossili hanno i giorni contati: il mercato del solare diverrà economicamente competitivo rispetto a queste fonti tradizionali già dal 2015 nei paesi dell’Europa meridiona- le, e dal 2020 nell’intero continente. E’ però il 2030 l’anno della verità: il sole fornirà energia elettrica a due terzi della popolazione mondiale, oltre 4 miliardi di persone, e la generazione di chilowattora sarà oltre il doppio di quanto fornito oggi dal nucleare. Entro quell’anno i tagli di CO2 arriveranno a qualcosa come 1.600 milioni di tonnellate, pari alle emissioni attuali di Italia e Germania. Il rapporto tiene conto delle diverse velocità con cui si sono sviluppate le rinnovabili di paese in paese e parte dall’assunto che esperienze vincenti, come quella tedesca e spagnola, verranno necessariamente ripetute in altre nazioni nel corso delle prossime decadi. Adeguate politiche di sostegno porterebbero energia pulita a due terzi della popolazione mondiale, grazie all’installazione di 1.800 gigawatt di pannelli solari nel mondo, a cui si dovranno 2.600 miliardi di chilowattora, pari al 14% circa del fabbisogno mondiale di elettricità. Il che metterebbe alle corde il nucleare, che oggi ne fornisce la metà. Se saranno così tante le persone illuminate dall’energia fotovoltaica nel futuro, dovremo ringraziare anche chi lavorerà in questo specifico settore energetico, i cosiddetti “colletti verdi” (ingegneri, installatori, ricercatori, tecnici): 2 milioni nel 2020, e 10 milioni nel 2030. E’ stato calcolato che sono 10 i posti di lavoro creati per ogni megawatt nella fase di produzione, 33 quelli nella fase di installazione, fino a 4 per settore vendita ed assistenza e 2 nel campo della ricerca. Numeri in positivo che saranno da rivedere in un futuro in cui le macchine svolgeranno una parte più importante, specie nella produzione. Guarda più avanti Francesco Tedesco, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace, che ricorda come entro il 2050 la riduzione dei gas serra dovrà PARCHEGGIO PINCIO De Petris: “ridicolo spostarlo di 5 metri” “Ridicolo” spostare il parcheggio del Pincio di 5 metri, serve una “collocazione alternativa per evitare l’ennesimo disastro ambientale, archeologico ed architettonico”. E’ questa la posizione dei Verdi di Roma, sintetizzata da Loredana De Petris. “Lo spostamento di cinque metri del parcheggio del Pincio ipotizzato nelle ultime ore- commenta l’esponente dei Verdi -è assolutamente ridicolo e non rappresenta una soluzione. Il problema di questa collocazione per il parcheggio non sono solo i ritrovamenti archeologici, ma lo scempio ambientale ed architettonico che si verrebbe a creare con un simile progetto”. “Un parking di sette piani per 700 posti auto- conclude Loredana De Petris- sarebbe una ferita permanente nel cuore della città di Roma che vede nel complesso Valadier un unicum con i complessi artistici e architettonici circostanti. Non resta che augurarci che la riunione con il sindaco Gianni Alemanno porti ad una soluzione alternativa a quella di realizzare il parcheggio al Pincio”. essere del 50%, obiettivo indispensabile per affrontare il devastante problema dei cambiamenti climatici. E l’Italia? Nonostante il boom, da noi si potrebbe fare molto meglio, tenendo conto dello scandalo CIP6, che ha regalato alle fonti fossili 3,7 miliardi di euro circa. Un’enormità rispetto al fotovoltaico, che ha ricevuto appena l’un per cento dell’investimento energetico nazionale. Da un anno a questa parte, il fotovoltaico ha vissuto un vero e proprio boom mondiale, che fa ben sperare per il futuro: il mercato del solare diverrà economicamente competitivo rispetto alle tradizionali fonti fossili già dal 2015 nei paesi dell’Europa meridionale, e dal 2020 nell’intero continente ABRUZZO Rifiuti: Verdi, carente studio per nuova discarica Furci Il consigliere regionale dei Verdi, Walter Caporale, ha presentato un’interpellanza urgente al presidente vicario della Regione Abruzzo, Enrico Paolini, e al presidente del Consiglio, Marino Roselli, in merito alla volontà della ditta Vallecena Srl di aprire una discarica di rifiuti speciali nel Comune di Furci (Chieti), sottolineando che un progetto simile fu bocciato due anni fa. Secondo Caporale, le osservazioni pervenute all’Ufficio Via (valutazione impatto ambientale) della Regione Abruzzo “evidenziano l’approccio poco tecnico e poco scientifico dello studio depositato dalla ditta”, con riferimenti a normative superate. Il territorio dove dovrebbe sorgere la nuova discarica, oltre a trovarsi sull’area dell’antico tratturo, “è già fortemente compromesso da impianti ad alto impatto ambientale, turbogas di Gissi (Chieti), Radar di Furci (Chieti), impianto di trattamento rifiuti a Cupello (Civeta)”. Alla Regione si chiede quali siano le reali intenzioni in merito al rilascio delle autorizzazioni richieste dalla ditta, “considerando - si legge nella nota di Caporale - che la stessa non adotta le miglior tecnologie disponibili sul mercato, imposte per Decreto del 29 gennaio 2007 del ministero dell’Ambiente”. Stop al marketing selvaggio Il Garante vieta le telefonate promozionali a chi era stato inserito nei database di Wind, Fastweb, Tiscali e Sky Andrea Drudi [email protected] S top del Garante della privacy al marketing selvaggio e alle telefonate promozionali indesiderate. L’Autorità, con alcuni provvedimenti di cui è stato relatore Mauro Paissan, ha vietato ad alcune società specializzate nella creazione e nella vendita di banche dati, nel dettaglio la Ammiro Partners, la Consodata e la Telextra, l’ulteriore trattamento di dati personali di milioni di utenti. Il divieto dell’Authority riguarda i dati, nello specifico i numeri telefonici raccolti e utilizzati illecitamente, senza cioè aver informato gli interessati e senza che questi avessero fornito uno specifico consenso alla cessione delle loro informazioni personali ad altre società. Il divieto è scattato anche per altre aziende, come Wind, Fastweb, Tiscali e Sky, che hanno acquistato da queste società i database allo scopo di poter contattare gli utenti e promuovere i loro prodotti e servizi tramite call center. “Se qualcuno vuole entrare in casa nostra - ha commentato Paissan - deve bussare. Così, se qualcuno vuole chiamarci per vendere un prodotto o un servizio, deve avere il nostro consenso per usare il nostro numero telefonico. Il Garante vuole difendere i cittadini che si sentono molestati da telefonate non desiderate. In questo modo si tutelano anche gli operatori di telemarketing che si comportano correttamente”. Ai provvedimenti inibitori del Garante privacy si è giunti dopo ripetuti richiami e ispezioni, effettuate sia presso le società che avevano formato i database e venduto i dati, sia presso operatori telefonici e aziende che li avevano acquistati e i call center che contattavano gli utenti. Numerosi sono stati gli abbonati che hanno segnalato al Garante la ricezione di chiamate promozionali indesiderate effettuate da e per conto di diversi operatori telefonici o aziende che promuovevano beni o servizi. Dalle verifiche effettuate presso le società che hanno fornito i database, è emerso che i dati degli utenti erano stati raccolti e ceduti a terzi senza informare gli interessati, o informandoli in maniera inadeguata, e senza un loro preventivo specifico consenso. Una delle società, peraltro, offriva sul proprio sito i dati di oltre 15 milioni di famiglie italiane suddivise per redditi e stili di vita, senza Mauro Paissan (Garante privacy): “ Se qualcuno vuole entrare in casa nostra deve bussare. Se qualcuno vuole chiamarci per vendere un prodotto o un servizio, deve avere il consenso per usare il nostro numero telefonico” che gli interessati fossero stati informati o avessero dato il loro assenso alla comunicazione dei dati a terzi. “Da parte loro le aziende e le compagnie telefoniche che hanno acquistato i dati e li hanno utilizzati a fini di marketing telefonico, o teleselling, non si sono preoccupate di accertare, come prevede invece la disciplina sulla protezione dei dati - ha aggiunto il Garante - che gli abbonati avessero acconsentito alla comunicazione dei propri dati e al loro uso a fini commerciali”. La mancata inosservanza del divieto dell’Autorità espone anche a sanzioni penali. Qualche tempo fa lo stesso Garante aveva già bloccato un imprenditore milanese che aveva messo in vendita sul proprio sito web intere banche dati con indirizzi di posta elettronica, numeri di fax e di telefono: anche se le informazioni erano state lecitamente estratte da registri pubblici, l’uomo non aveva informato le persone alle quali quei dati appartenevano. Con quest’ultimo provvedimento si ribadisce l’importanza del consenso degli utenti e della delicatezza dei dati personali. mercoledì 3 settembre 2008 ASTRONOMIA Sole senza “macchie” per un mese, prima volta nel secolo Per la prima volta in un secolo, il Sole non presenta macchie solari da un mese intero. Lo ha accertato l’Osservatorio di Mount Wilson, della University of California a Los Angeles (Ucla). L’inusuale fenomeno non si verificava dal giugno del 1913 e secondo gli scienziati l’assenza di macchie solari ha un effetto magnetico sui cambiamenti climatici. L’osservazione delle macchie solari è iniziata nel Seicento e la raccolta dei dati disponibili fa capo al 1749. Ogni 11 anni il Sole inizia un nuovo ciclo che nei picchi di massima attività prevede fino a 100 macchie solari visibili contemporaneamente. Queste macchie altro non sono che parti della superficie solare molto piu’ fredde del resto del Sole e producono una forte attività magnetica. Gli scienziati hanno verificato che ad ogni ciclo solare (di 11 anni) corrisponde un calo della attività magnetica delle macchie. Quest’anno inizia un nuovo Ciclo Solare, e presenta una straordinaria diminuzione del fenomeno. Questa diminuzione ha sorpreso molti studiosi, tranne William Livingston, del National Solar Observatory di Tucson che già nel 2005 aveva pubblicato uno studio (controverso) in cui ipotizzava quanto osservato oggi, arrivando a sostenere che le macchie solari scompariranno del tutto dal Sole entro dieci anni. “Non nascondo che sarei soddisfatto se i fatti mi dessero ragione - ha detto - anche se questo dovesse avere brutti effetti sul clima”. I meteorologi ritengono infatti che le macchie solari abbiano un effetto diretto sul clima terrestre. Negli ultimi mille anni l’assenza di macchie solari è sempre coincisa con un periodo di raffreddamento del pianeta Terra. Gli scienziati confermano che l’attività della magnetosfera del Sole (che senza le macchie si indebolisce), irradiando la Terra, contribuisce anche a neutralizzare i raggi cosmici provenienti dal resto della galassia che favoriscono la formazione delle nubi nell’atmosfera terrestre. Una cessata attività delle macchie influirebbe, tra l’altro, anche sulla produzione di ozono ad alte latitudini e su quella di isotopi come il C-14. Gli scienziati della Ucla hanno verificato che da un mese a questa parte non vi è stata sul Sole alcuna macchia. Ma altri osservatori (come, per esempio, quello di Catania) ribattono che almeno una “mezza macchia” ad agosto c’è stata. Resta il fatto che le macchie solari - stando a quanto verificato nel mese d’agosto dall’Osservatorio di Mount Wilson - stanno scomparendo. La Russia preme su Ankara Per la Turchia è fondamentale la stabilità del Caucaso, ma continuano i pessimi rapporti con l’Armenia Alessio Postiglione [email protected] politiche.wordpress.com I l motivo della visita del ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ad Ankara sarebbe dovuto essere legato soprattutto al Patto di Stabilità del Caucaso (PSC), l’accordo multilaterale lanciato dal premier turco Erdogan alcuni mesi fa. Ma ora le cose sono cambiate e l’obiettivo principale di Lavrov è quello di discutere della presenza di incrociatori americani nel Mar Nero per portare aiuti umanitari alla Georgia. Anatoly Nogovitsyn, figura di spicco delle forze armate di Mosca, ha sottolineato alla stampa russa come in base ad un accordo del 1936 fra gli stati del mar Nero, le navi appartenenti a nazioni non litoranee, non possono rimanerci per più di 21 giorni. Ricordare quel patto, in questo momento, più che un’operazione filologica di archeologia giuridica, sembra testimoniare il ritrovato interesse per Mosca per le politiche di sfera d’influenza. Ankara è avvisata. Il recente conflitto russo-georgiano, d’altronde, preoccupa il governo Erdogan. Le pipeline che dal Caucaso giungono in Europa, attraverso la Turchia, sono state fatte passare per la Georgia, anche perché Tblisi era considerata una regione più stabile rispetto al versante azero ed armeno, soprattutto Questo Stato, da tempo, non ha alcun rapporto diplomatico con l’Armenia né è disposta a riprendere i contatti fin quando l’Erevan non smetterà di alimentare il conflitto nel Karabakh e di delegittimare Ankara a livello internazionale con riferimento al NagornoKarabakh, exclave armena rivendicata dall’Azerbaigian. Attualmente la pipeline Baku-Tbilisi-Ceyhan, che passa di poco fuori l’area ossetina e che rappresenta l’interesse principale turco ed europeo nell’area, è rimasta intonsa. Ankara, però, già sta piangendo la distruzione del porto georgiano di Supsa, altro hub verso i porti turchi. Allo stesso modo, gli investimenti potrebbero fuggire dall’altro hub turco-georgiano, la pipeline Baku-Tbilisi-Erzurum. In questo momento una pacificazione del conflitto armenoazero per Ankara diviene fondamentale. Ciò non di meno la diplomazia turca è persuasa, molto probabilmente a torto, che possa riallacciare le relazioni con l’Armenia ancora da una posizione di forza; ovvero alle proprie condizioni. Il presidente turco Abdullah Gul ha infatti declinato l’invito del presidente armeno Serzh Sarkisian di assistere insieme all’incontro di calcio TurchiaArmenia del 6 settembre ad Erevan. La Turchia, da tem- Provenza, è emergenza lavanda I coltivatori denunciano: nel 2008 il raccolto si è ridotto di un terzo a causa del cambiamento climatico Francesco Barca L a Francia rischia di perdere uno dei suoi tesori paesaggistici più belli: i campi in fiore di una pianta assai antica e profumata come la lavanda. Infatti i pregevoli paesaggi della Provenza, nel sud della nazione transalpina, potrebbero perdere gli stupendi colori violacei e gli inebrianti odori dati dalla fioritura della pianta. Lo speciale scenario paesaggistico è stato per tanti importanti pittori impressionisti e illustri poeti e scrittori, oggetto di profonda ispirazione e sensibilità artistica. Oggi, questa speciale pianta conosciuta già dai tempi dei Romani vive una situazione di emergenza. Secondo i dati dell’associazione dei coltivatori provenzali, durante il 2008 rispetto all’anno precedente il raccolto si è ridotto addirittura di un terzo. Non confortante risulta essere la testimonianza di un coltivatore del Vaucluse, Lionel Fra: “In quattro anni ho perso il 50% della mia produzione. Ma non mi posso lamentare troppo, ad altri miei colleghi è andata anche peggio”. La causa del fenomeno risulta essere un raro insetto, la cicadella, che attacca le piantagioni colpendo i fiori degli arbusti. I ricercatori di botanica stanno cercando con tutti i mezzi a loro disposizione – e prima che sia troppo tardi – di produrre in laboratorio una varietà di lavanda più forte rispetto all’attacco dell’insetto. A peggiorare la si- 3 tuazione delle distese di lavanda, tanto apprezzate dai turisti, che in questa ultima stagione estiva hanno subito una forte riduzione del raccolto, ci pensa anche il cambiamento climatico. A tale riguardo in montagna dove fiorisce la pianta, i mutamenti climatici si sono fatti sentire non poco, con inverni più miti e senza neve ed estati afose, di conseguenza il terreno risulta secco e la lavanda non si è ancora acclimatata. Così diversi coltivatori della Provenza fanno presente con sorpresa che “qui sono anche arrivate le cicale che prima non c’erano”. Ma l’emergenza lavanda non è sottovalutata dalle autorità locali competenti, che con Benoit Cassan, del centro regionale per le piante aromatiche, sottolineano l’importanza della pianta e del paesaggio, commentando che “la lavanda per noi è tutto: il colore e ricchezza della nostra terra”. Al momento quasi un terzo della produzione di lavanda a livello mondiale deriva dalla Provenza, con il suo polo principale della città di Grasse, vera e propria capitale degli oli essenziali. La lavanda viene utilizzata attraverso il fiore come essenza, in profumeria ma anche in erboristeria, inoltre ha proprietà antisettiche e calmanti. Nell’ultimo periodo il mercato dei produttori francesi si è dovuto confrontare con la forte concorrenza, causata da una maggiore produzione e ad un abbassamento del costo, da parte dei paesi dell’Est dell’Europa, in special modo con la Romania e Bulgaria. Ma anche la Cina vuole entrare nel mercato globale della lavanda. La paura dei piccoli produttori francesi di non poter competere in termini di produzione e di prezzo con gli altri paesi e di conseguenza di perdere il proprio mercato è sempre più sentita. La causa del fenomeno risulta essere un raro insetto, la cicadella, che attacca le piantagioni colpendo i fiori degli arbusti. A peggiorare la situazione c’è anche il mutamento del clima. La testimonianza di un coltivatore del Vaucluse: “In quattro anni ho perso il 50% della mia produzione” po, non ha alcun rapporto diplomatico con l’Armenia né è disposta a riprendere i contatti fin quando l’Erevan non smetterà di alimentare il conflitto nel Karabakh e di delegittimare Ankara a livello internazionale attraverso, ad esempio, la questione del genocidio armeno, perpetrato all’epoca dell’impero Ottomano. Non è un mistero, infatti, che i recenti proclami dei parlamenti francese ed americano in merito a quel genocidio siano stati possibili grazie alle influenti lobby armene di Parigi e Washington. In questa situazione di frammentazione, Mosca riesce facilmente ad esercitare una forte influenza anche su Ankara, grazie al proprio potenziale energetico. Ed ecco come un’incontro del PSC può trasformarsi per Mosca in un’occasione per rivendicare la propria supremazia regionale. E nonostante, storicamente, Ankara patteggi per Tblisi, l’influenza di Mosca impone al governo di Erdogan grande cautela, impedendogli di schierarsi apertamente con una delle parti del conflitto. Nel frattempo la posizione assunta dall’UE, in occasione dell’incontro del primo settembre, è sicuramente un segnale positivo affinchè gli animi si plachino; anche se ci sono buone probabilità che alla fine l’integrità territoriale della Georgia verrà sacrificata sull’altare della stabilità della Transcaucasia. La posizione intransigente degli Stati Uniti, invece, sembra dettata più da logiche interne alle lobby neocon che da una vera volontà di soluzione della crisi. I neocon, completamente sbugiardati su Afganistan ed Iraq e condannati ad essere ridimensionati da un’eventuale presidenza McCain, stanno tentando la carta della nuova guerra fredda per riguadagnare consensi. Una strategia statunitense di de-escalation della crisi, invece, sarebbe fondamentale e i frutti potrebbero essere colti subito. Gli Stati Uniti siedono con Russia e Francia, infatti nel Minsk Group, creato dall’OSCE per implementare il processo di pace nel Nagorno- Karabakh. Ricominciare a lavorare lì, per Washington, significherebbe annullare le già scarse probabilità che l’effetto Sud Ossezia si riverberi in quell’area e che magari l’Azerbaigian sferri un attacco contro gli armeni. L’altro temuto “effetto domino” che la recente crisi russogeorgiana potrebbe innescare è legato alla Moldavia. Anche lì ci sono separatisti filorussi nell’enclave della Transdniester che stanno guadando ai casi abcazo e osseto come dei precedenti da invocare. Ma il Transdniester non confina con la Russia. L’interesse di Mosca, per ora, è riconoscere solo delle porzioni di territori che possano servire come stati cuscinetto fra sé e l’Europa. VICENZA Festival No Dal Molin, inaugura Dario Fo Un Festival vero e proprio per ribadire il no alla base Usa con dibattiti, mobilitazioni e anche momenti di intrattenimento. A partire da oggi e per dieci giorni la città di Vicenza proverà a far parlare nuovamente di sé, con ospiti come Marco Travaglio, Oliviero Beha e il giornalista dell’Espresso Roberto Di Caro, e la musica degli Assalti Frontali e di Cisco, ex cantante dei Modena City Ramblers. Ad inaugurare la manifestazione il premio Nobel per la letteratura Dario Fo, che per la quarta volta in due anni sarà ospite della città del Palladio. Nelle sue precedenti visite – il 17 febbraio e il 15 dicembre 2007 in occasione dei grandi cortei contro la nuova base Usa, e il 6 aprile scorso per sostenere la lista civica Vicenza Libera-No Dal Molin – Dario Fo aveva avuto parole pesantissime contro chi vuol realizzare la nuova installazione militare in terra berica. “Voi – aveva poi scandito rivolgendosi al popolo delle pentole – fate paura a chi governa: fate paura perché non accettate più, perché vi ribellate pacificamente, senza violenza, ma con determinazione perché questa è una battaglia giusta”. Questa volta il Premio Nobel regalerà ai vicentini non soltanto la sua solidarietà e il suo appoggio, ma anche un vero e proprio proprio spettacolo; dopo aver tagliato il nastro del Festival, il Premio Nobel si esibirà infatti in serata, accompagnato dalla moglie Franca Rame, nello spettacolo “Storie della zebra e della Tigre”. Alle 22.30, in seconda serata, ci sarà la proiezione del video “La ragione dei vinti” del regista Cesare Semovigo. Domani la prima mobilitazione che riguarderà l’ex commissario Paolo Costa: raggiunto alla mostra del Cinema di Venezia Costa si vedrà consegnare l’Attila d’oro “destinato a colui che, con determinazione, si impegna nella devastazione dei territori”. Il giorno dopo si svolgerà la prima iniziativa nell’area del Dal Molin, dove saranno realizzate delle strutture utili al controllo del territorio e alla verifica degli ingressi dell’aeroporto. baleniera 220x335 1-02-2008 19:20 Pagina 1 WWW.GREENPEACE.IT ACCETTARE IL DENARO DELLE AZIENDE E DEI GOVERNI SAREBBE TRADIRE NOI STESSI. Noi non lo faremo mai. Per non limitare, in nessun modo, le nostre azioni. Proprio per questo, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Per rimanere quello che siamo sempre stati. P e r i n f o r m a z i o n i c h i a m a l o 0 6 . 6 8 1 3 6 0 6 1 o p p u r e v i s i t a i l n o s t r o s i t o . DEVOLVI IL 5 X1000 A GREENPEACE. N E L T U O M O D U L O P E R L A D I C H I A R A Z I O N E D E I R E D D I T I , F I R M A N E L S E T T O R E D E N O M I N AT O : " S O S T E G N O D E L L E O R G A N I Z Z A Z I O N I N O N L U C R AT I V E D I U T I L I T À S O C I A L E . . . " E I N S E R I S C I I L C O D I C E F I S C A L E 9 7 0 4 6 6 3 0 5 8 4