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IRAN, 1979
LA RIVOLUZIONE ISLAMICA E LA NASCITA DELLA PRIMA REPUBBLICA TEOCRATICA
di
Domenico Nocerino*
S
torici ed accademici, sono quasi tutti concordi nel considerare il 1979
come un anno particolare, una sorta di anno “0”, un vero e proprio
spartiacque per la storia contemporanea ed, in particolare, per il Medio
Oriente.
In quell’anno si sono succeduti: l’accordo di pace tra Egitto ed Israele1; il
subentro di Saddam Hussain ad Al-Bakr come Presidente dalla Repubblica
dell’Iraq e l’invasione dell’Afghanistan da parte dell’Unione Sovietica.
L’avvenimento che più di tutti ha segnato la storia mediorientale è tuttavia e
senza dubbio la Rivoluzione islamica in Iran, che portò alla fine della monarchia
dei Pahlavi2 e la nascita della prima repubblica teocratica.
Il motivo della destituzione ha radici remote che affondano nelle forzature e
nei fallimenti delle politiche dello Scià3 Muhammad Reza Pahlavi.
Dopo la caduta di Mossadeq4 nel 1953, Reza Pahlavi, era considerato come il
“gendarme” americano in Medio Oriente, ed il suo esercito, grazie in parte agli
aiuti militari (in conseguenza del Patto di Baghdad5) ed in parte agli ingenti
proventi petroliferi, divenne un efficientissima macchina da guerra.
* Conseguita la laurea specialistica in Relazioni Internazionali e Studi Diplomatici presso l’Università
degli Studi di Napoli “Federico II” nel marzo 2013, con discussione della tesi conclusiva del percorso
accademico in Geopolitica Economica, è attualmente responsabile della sezione Opinio della presente rivista,
della quale è altresì cofondatore.
1 Il trattato di pace israelo-egiziano del 1979 fu firmato il 26 marzo 1979 a Washington a seguito
degli accordi di Camp David del 1978. L'Egitto fu così il primo paese arabo a firmare un accordo di pace e
a riconoscere Israele. Il trattato di pace fu firmato 16 mesi dopo la visita del presidente egiziano Sadat
in Israele del 1977, e al termine di intensi negoziati. Sadat verrà poi assassinato nel 1981 dal gruppo ‘alJihād’.
2 La dinastia Pahlavi regnò in Iran dal 1925 al 1979, quando la Rivoluzione iraniana mise fine alla
millenaria tradizione monarchica del Paese.
3 Re che gode di assoluti poteri in campo politico, ma che può vantare anche una notevole
caratura spirituale, ergendosi anche al di sopra della classe sacerdotale.
4 Mohammed Mossadeq (o Mossadegh), da Primo ministro, nazionalizzò la Anglo-Iranian Oil Company
di proprietà inglese, trasformandola nella National Iranian Oil Company (Crisi di Abadan). Fu rovesciato
qualche mese più tardi da un colpo di Stato promosso da Gran Bretagna e Usa (Operazione Ajax).
5 Il patto di Baghdad venne firmato il 24 febbraio 1955 inizialmente tra Turchia e Iraq, cui poi si
aggiunsero l’Iran e il Pakistan, come accordo di difesa reciproca anticomunista. Il documento prevedeva
l’impegno per le Parti contraenti di cooperare per fronteggiare in comune ogni eventuale aggressione contro
di loro. Esso venne caldeggiato dalla Gran Bretagna e soprattutto dagli Stati Uniti che con i
presidenti Truman e, in seguito, Eisenhower avrebbero portato avanti una politica di isolamento dell'Urss.
L’alleanza venne rinominata “Central Treaty Organization”, CENTO nell’ottobre 1958, data in cui il quartier
generale venne trasferito ad Ankara, Turchia.
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FASC. III, 2016
Organizzò una potente e spietata polizia segreta, la Savak6, spesso accusata di
brutali repressioni, omicidi e torture. Per consolidare il proprio potere e
rafforzare l’unità dello Stato, lo Scià, rinunciò a puntare sull’identità religiosa
preferendo optare per la legittimazione laica attraverso l’esaltazione della
tradizione persiana7 e della (ritrovata) potenza militare.
Intraprese inoltre una serie di misure e riforme con l’obiettivo di
modernizzare il paese. Questa fase, denominata “rivoluzione bianca” iniziò nel
1963, e prevedeva, oltre alla riforma agraria8 (che, rivelatasi un fallimento9,
provocò un incremento dell’emigrazione interna, dalle campagne verso le grandi
di città, da parte dei contadini disoccupati), una riforma del sistema educativo e
l’istituzionalizzazione dell’intervento dello Stato in campo sociale ed economico,
teso ad una occidentalizzazione a tappe forzate (che andò ben presto a scontrarsi
con la cultura e la tradizione iraniana).
A partire dalla metà degli anni ‘70, l’economia iraniana iniziò a vacillare: la
combinazione tra un agricoltura in declino, un industria inefficiente e le massicce
importazioni dall’estero portarono ad un aumento dell’inflazione, andando a
colpire innanzitutto il ceto mercantile dei bazari, i contadini e, di riflesso,
l’intellighenzia giovanile. La crescita economica degli anni ‘50 e ’60, inoltre, aveva
acuito le sperequazioni sociali: la forbice economica si era allargata; il divario tra
la cerchia ristretta di miliardari vicina allo Scià e le masse di poveri nelle
campagne e nelle grandi città era enorme.
Il clima, già di per sé tesa, sfociò in rivolta con l’intervento determinante di
un particolare gruppo: il clero islamico sciita.
All’interno di quest’ultimo, organizzato ed attivo politicamente, emerse come
leader un vecchio ed autoritario ayatollah10, Ruhollah Khumayni (Khomeini).
Khomeini che, all’epoca, non era il più influente né il più prestigioso dei religiosi
iraniani; si trovava in esilio dalla metà degli anni ‘60 perché si era opposto al
servizio militare obbligatorio imposto anche ai religiosi ed aveva poi guidato le
proteste contro la proposta di referendum sulla sopracitata riforma agraria e
contro le repressioni poliziesche delle attività del clero nella città santa di Qom11.
6 “Sāzemān-e Eṭṭelā’āt va Amniyat-e Keshvar”, “Organizzazione nazionale per la sicurezza e
l'informazione”. Fu la polizia segreta che la dinastia Pahlavi usò per tenere sotto controllo l'Iran, in
particolare dopo il governo di Mossadeq che aveva tentato di indebolirne il potere. Si tratta probabilmente
dell’organizzazione più brutale del Medio Oriente, a causa delle sue famigerate camere di tortura in cui gli
oppositori politici, in particolare comunisti, venivano sottoposti a ogni tipo di sevizia. Durante gli ultimi
quindici anni di governo dello Scià, sotto il comando del colonnello Nematollah Nassiri, arrivò a impiegare
circa 60.000 agenti (cfr. MARCELLA E., RANUZZI DE’ BIANCHI M., ATZORI E., Nel nome di Omar. Rivoluzione,
clero e potere in Iran, Bologna, Odoya, 2008).
7 Nel 1971, si fece incoronare a Persepolis come imperatore di una rinnovata Persia ariana.
8 Mal vista dal clero perché vedeva intaccate le entrate provenienti dai beni religiosi di manomorta, i
wafq, oltre al fatto che le terre da distribuire ai contadini, di fatto erano tutte di proprietà del Clero.
9 La gestione imprenditoriale dell’agricoltura ad alto impiego di capitale e di tecnologia portò ad
un’eccedenza di manodopera ma non contribuì a migliorare la produzione agricola pro-capite, tanto che
alla fine degli anni ‘70, l’Iran importava dall’estero la maggior parte dei prodotti alimentari.
10 E' un titolo di grado elevato che viene concesso agli esponenti più importanti del clero sciita, talvolta
al più autorevole, e ai mujāhidīn, la casta dei dotti musulmani. Questo titolo negli ultimi decenni ha assunto
una connotazione politica che prima era attenuata (cfr. MALEK CHEBEL, Dizionario dei simboli islamici, Roma,
Edizioni Arkeios, 1995, p. 59.
11 Qom è la seconda città santa dell’Iran, divenne la residenza di Khomeini, ed ancora oggi Qom attira
studiosi e studenti sciiti da tutto il mondo, oltre a migliaia di pellegrini.
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MEDIO ORIENTE
Crebbe la sua popolarità anche in seguito alle critiche mosse alla monarchia,
accusata di non «essere islamica» e di essere «serva degli Stati Uniti»12, Khomeini
predicava un ritorno ad una forma di governo puramente ispirata alla religione
(teocrazia), aizzando il clero alla ribellione contro le autorità dispotiche e a
prendere il potere, insomma ad una rivoluzione islamica. Divenuto ben presto
personaggio scomodo, Khomeini, fu costretto all’esilio, prima in Turchia, poi in
Iraq ed, infine, a Parigi, dove tuttavia ottenne maggiore visibilità e vide accrescere
il suo prestigio presso gli iraniani.
Gli incitamenti alla rivolta venivano trasmessi, di nascosto, attraverso
audiocassette e videocassette registrate a Parigi e distribuite poi in tutto l’Iran.
L’8 gennaio 1978, il quotidiano governativo “Etelat”, pubblicò un articolo
contro Khomeini, accusandolo di fare gli interessi dell’India e di non essere un
vero iraniano13. La notizia dell’articolo arrivò a Qom, dove il sostegno a
Khomeini era molto diffuso. Iniziarono così le proteste contro lo Scià e la
risposta della polizia fu violenta tanto provocare diversi morti.
Il quarantesimo giorno14 dopo i fatti di Qom, nelle moschee iraniane la gente
si riunì per commemorare le vittime del massacro e da lì, poi, in piazza a
protestare contro lo Scià e la brutalità della Savak, la cui reazione, nuovamente
brutale, portò ad una nuova ondata di proteste, sempre più violente15. Fu così
che a Tabriz, esattamente 40 giorni dopo gli avvenimenti di Qom, una nuova
commemorazione sfociò in rivolta, anche essa stroncata con violenza
dall’esercito provocando altri morti. Seguirono ai fatti di Tabriz, ancora quaranta
giorni dopo, le proteste di Isfahan, poi di Mashhad e poi di Teheran.
La rivoluzione iraniana si sviluppò così, a ritmo di un esplosione di violenza
ogni quaranta giorni. Il seguito popolare alle manifestazioni crebbe sempre più
e la risposta dello Scià sempre più violenta16.
La posizione dello Scià diveniva sempre più compromessa. Il 19 agosto del
1978, circa 430 persone persero la vita nella città di Abadan, a causa di un
incendio di origine dolosa scoppiato all’interno del cinema “Rex”. Sebbene i veri
responsabili fossero i sostenitori dell’ayatollah, che intendeva screditare Reza
Pahlavi, la strage venne erroneamente attribuita allo Scià e alla Savak.
Il successivo 8 settembre, un gruppo di manifestanti, riunitisi in strada, così
violando il coprifuoco a loro imposto, fu represso dalla polizia. Il clero sfruttò
questo avvenimento per accrescere il malcontento della popolazione. Fece
credere che il numero delle vittime di quell’atto fosse notevolmente più alto:
sparse sulla strada decine di paia di scarpe, così da indurre l’opinione pubblica a
credere che gli agenti della Savak avessero tolto velocemente i cadaveri dalla
strada.
In particolare, Khomeini si scagliò contro l’immunità concessa ai diplomatici americani.
Il nonno infatti era di origini indiane.
14 Secondo la tradizione islamica, il lutto dura 40 giorni.
15 I gruppi di guerriglia come i Mujaheddin-e Khalq e i Fedayn-e Khalq organizzavano attentati al fine
di scatenare una rivoluzione.
16 Cfr. KAPUSCINKI RISZARD, Shah – in – shan (titolo originale Szachinszach), edito ‘I narratori’, per la
prima volta nel 2001, qui nella ottava edizione rivisitata del 2013, pagg. 133-136.
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La rivolta, a quel punto, divenne inarrestabile. Nel dicembre 1978, in
occasione della festa dell’Ashura17, gli scontri furono violenti, la protesta divenne
feroce tanto da spingere, il 5 gennaio 1979, milioni di persone a marciare per le
strade contro lo Scià, inneggiando al ritorno di Khomeini.
L’ultimo disperato tentativo di salvare il suo trono fu la nomina di Shapur
Bakhtiar a primo ministro, il quale accettò, ma a condizione che il sovrano
lasciasse temporaneamente il Paese. Fu così che Reza Pahlavi partì il 16
gennaio 1979 per il Marocco. La popolazione, seppure entusiasta per
l’avvenimento, non cessò la lotta, considerando la partenza dello Scià
un’ulteriore prova della debolezza e dell’imminente crollo della monarchia.
Bakhtiar concesse la libertà di stampa ed indisse libere elezioni. Tuttavia
Khomeini non riconobbe il governo di quest’ultimo ed annunciò il suo ritorno
in patria dall’esilio francese18, cosa che avvenne il 31 gennaio. Le manifestazioni
a favore dell’ayatollah si moltiplicavano, mentre sempre più numerose erano le
diserzioni nell’esercito, che l’11 febbraio annunciò il proprio disimpegno dalla
lotta. A Bakhtiar non restò che darsi alla fuga.
Il 30 marzo, un referendum sancì la nascita della Repubblica Islamica dell’Iran
con il 98% dei voti. L’applicazione della legge islamica fu immediata: furono
bandite le bevande alcoliche, così come il gioco d’azzardo e la prostituzione, ed
iniziarono le persecuzioni contro gli omosessuali e chiunque assumesse
comportamenti non conformi alla shari’a19.
La rivoluzione iraniana rappresenta, ad oggi, il primo esempio di rivoluzione
islamica effettivamente riuscita e durata nel tempo. L’alleanza tra ulama e bazari
fu vincente. Khomeini seppe, da vero stratega, delegittimare tutte le altre forze
laiche che potevano emergere come alternativa allo Scià. Furono infatti battuti
sia i comunisti del partito Tudeh, che fu represso e cancellato, sia i liberali
moderati, che si raggruppavano intorno la figura di Mehdi Barzagan, sia infine
gli stessi islamici progressisti di Bani Sadr (primo Presidente della Repubblica
eletto nel 1980).
Khomeini emerse come leader assoluto nel panorama politico iraniano, sino
alla sua morte, avvenuta nel 1989. Diresse il paese attraverso il Consiglio dei
Guardiani della rivoluzione, formato da giuristi a lui fedeli, e le milizie
rivoluzionarie dei pasdaran20. A raccontare, con estrema lucidità, gli avvenimenti
che hanno portato alla rivoluzione, ci ha pensato Ryszard Kapuscinki21, nel suo
“Szachinszach”, tradotto in Italia con il titolo “Shah-in-shah”, nel quale la
cronaca diviene storia attraverso il racconto e la descrizione della vita quotidiana
degli iraniani di quegli anni.
Festa sciita celebrata in commemorazione della morte dell’Imam martire Husayn, nipote del profeta.
Cfr. HOBSBAWN ERIC J., Il secolo breve 1914-91 (titolo originale dell’opera Age of Extremes. The short
twentieth century 1914-91), quinta edizione BUR 2015, pagg. 528-530.
19 BELTRAME S., Mossadeq. L'Iran, il petrolio, gli Stati Uniti e le radici della rivoluzione islamica, Ed. Rubbettino
2009.
20 CAMPANINI M., Storia del Medio Oriente 1798-2005, Edizioni Il Mulino, Bologna 2006, pagg. 159-162.
21 Nato a Pinsk (città originariamente polacco, oggi bielorussa), è stato corrispondente per l’agenzia di
stampa polacca PAP. Ha vinto numerosi premi come giornalista ed è considerato uno dei maggiori reporter
della storia. È morto a Varsavia nel gennaio 2007.
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