Columbus, una piattaforma già vecchia in partenza Bush

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Columbus, una piattaforma già vecchia in partenza Bush
RINASCITA
12
Impakt
ITALIANI ALL’ESTERO
Venerdì 15 giugno 2007
La banca dati delle intelligence nel mondo rischia di divenire un progetto elitario
Columbus, una piattaforma già vecchia in partenza
Fulvia Novellino
SALERNO
Il ministero Affari Esteri
lancerà a settembre il
Progetto Columbus, una
nuova piattaforma telematica che costituirà la banca
dati delle professionalità e
personalità degli italiani
residenti all’estero.
Il progetto nasce con lo
scopo di monitorare la
“mobilità internazionale dei
connazionali
altamente
qualificati”, costruendo una
banca dati che farà un censimento delle varie tipologie
professionali. Il Columbus è
stato accolto con grande
entusiasmo dalla comunità
italiana all’estero, ma i
primi dubbi cominciando
già ad emergere soprattutto
a causa della possibile
discriminazione degli italiani che si trovano all’estero
esclusi dai criteri di iscrizione alla piattaforma.
Quello che sarà un vero e
proprio portale, avanzato
rispetto all'esistente database Da Vinci, darà la possi-
bilità agli iscritti di usufruire di un’area riservata che
permetterà loro di visionare
le statistiche sui professionisti italiani all’estero, ricevere informazioni sulle
opportunità di collaborazioni con l’Italia, inserire e
visionare news ed eventi
interessanti, partecipare o
proporre progetti e iniziative che sono in fase di realizzazione. I vari iscritti
potranno inoltre contribuire alla creazione di una
biblioteca di documenti
sugli italiani all’estero e,
infine, di dialogare e interagire con gli altri professionisti
appartenenti
alla
Columbus tramite una
sezione specifica, al fine di
creare un vero e proprio
network di comunicazione.
Per entrare a far parte del
database delle intelligenze
italiane nel mondo occorrerà tuttavia possedere i
requisiti minimi della
nazionalità italiana, di residenza all’estero e dell’appartenenza ad una delle
categorie professionali spe-
s
e
DOLLAR DOLLAR DOLLAR
cificate.
Le categorie discriminanti sono in grandi linee quelle tutte quelle che abbracciano un’attività di consulenza, amministrativa e professionale, andando ad
escludere imprenditori e
piccole professionalità non
riconosciute da un albo o
dal mondo accademico.
Un grande neo questo
perché potrebbe rivelarsi un
progetto riduttivo perché
troppo elitario, nonché, da
un certo punto di vista, inutile e lesivo per la comunità
di italiani residenti nel
mondo che per la maggior
parte è costituita da operai e
piccoli imprenditori. La loro
grande importanza non è da
sottovalutare perché costituiscono la grande parte
dell’italianità nel mondo,
l'ossatura essenziale del
made in Italy e delle esportazioni e, per tale motivo,
un grande punto di riferimento per la logistica all'estero.
Oggi giunge il Columbus
come progetto rivelazione,
ma forse non tutti sanno
che l’Italia è già in ritardo su
questo, in quanto già la
legge del 1988 che disciplinava il censimento dei cittadini italiani all’estero con
diritto di voto, prevedeva la
costruzione di un database
completo sull’italianità nel
mondo: sono passati ormai
vent’anni e nulla è stato
fatto. Ci troviamo di fronte
ad uno Stato che non sa
neanche quanti sono nel
mondo i cittadini italiani
che hanno diritto al voto,
che non conosce com’è
composta quell’immensa
comunità che si chiama italica. Sino ad oggi è stata la
comunità italiana all’estero,
le associazioni e le iniziative
individuali, a fare un’attività di censimento delle sue
intelligenze e delle attività
economiche create nel
mondo, dando così vita a
banche dati 10 volte superiori a quelle costruite dallo
Stato italiano. La stessa
banca dati dell’Aire, ossia
dell’Associazione italiani
residenti esteri, è un proget-
to fallimentare in certo
senso, in quanto le liste elettorali sono solo una farsa,
assolutamente inefficienti e
inadatte a rispondere alle
esigenze degli italiani che
desiderano esercitare il loro
diritto di voto.
Il problema che ruota
oggi intorno all’italianità è
molto complesso, ha in sé
nascosti molti aspetti poco
chiari che vanno ad intrecciarsi tra di loro. La tendenza dello Stato italiano è
quella di modificare i criteri
di cittadinanza, andando ad
incidere sulla possibilità o
meno degli oriundi di
acquisire la denominazione
di cittadino italiano: ciò
significa che l’Italia vorrà,
ad un certo punto negare
l’appartenenza italiana agli
italiani figli dell’immigrazione. Si nega l’esistenza di
una diaspora italiana, e
ancor più viene ignorata
perché non si vuole che si
crei un’entità ben più forte
ed estesa della stessa comunità italiana. Non si deve
scherzare con chi ha dato la
sua vita al made in Italy, e
l’Italia non deve e non ha
nessun diritto di dimenticare la sua gente, Italiani venduti per il carbone. Tutti i
progetti destinati ad unire
l’Italia sono stati abbandonati, sabotati perché nessuno ha mai voluto che la
comunità italiana e italica si
unisca e vada a formare
un’entità, forse ben più
potente di quella esistente
all’interno dello Stato.
Nel caso specifico del
Columbus, ritroviamo ancora una volta un progetto che
ha tardato vent’anni ad arrivare, ma che non rappresenta l’italianità nel mondo:
è un mero archivio dei professionisti italiani che esercitano la loro attività all’estero, strettamente definito
dai criteri espressi.
Saranno molti gli italiani
esclusi dal progetto, e il problema del censimento italico si riproporrà sistematicamente in quanto non verrà
mai realizzato un vero e
proprio network di italiani
nel mondo.
La promessa dell’indipendenza del Kosovo e un nuovo vagone di biglietti verdi per un bagno di folla
Bush va in Albania ma perde il suo orologio...
Michele Altamura
BANJALUKA
Dopo aver lasciato il G8,
George Bush mette i piedi in
Albania per circa 7 ore. Una
visita storica per un presidente americano in un
momento storico molto particolare, con una cornice
suggestiva che ha dato tante
emozioni. Molti, commentando l'evento, hanno
dichiarato in maniera fiera
che ad accogliere il presidente Bush non vi era alcun
sentimento di anti-americanismo, ma solo un momento
di gran festa: tante bandiere
degli Stati Uniti in attesa
che arrivino i dollari in
Albania. La conferenza
stampa è stata solo un’occasione per le giornaliste di
sfilare, come in passerella,
perché le loro domande si
dovevano limitare a due
battute al presidente Bush e
due al presidente Sali
Berisha. Ma c'è di più, l’ospedale albanese che attendeva la visita di Laura Bush
ha sospeso per tre giorni gli
aborti, per onorare senza
dispiaceri la presenza della
first lady, lasciando senza
parole i più grandi opinionisti che non riescono a dare
una spiegazione a tale decisione. La visita continua
inoltre con un fuori programma, quando Bush decide di buttarsi in un bagno di
folla, e, sommerso da un
mare di gente, perde il suo
orologio: per via di questa
piccola disavventura, sarà
sicuramente ricordato come
il primo presidente che è
riuscito a farsi derubare dell’orologio, nonostante aves-
intorno a sé guardie del
corpo, agenti segreti e poliziotti. Sembra proprio che
non abbiano fine le disavventure di Bush nella vecchia Europa, dopo che a
Roma ha dovuto rimandare
la sua passeggiata a
Trastevere, e lasciare la sua
auto perché non riusciva ad
entrare all'interno dell’ambasciata. A questo punto ci
chiediamo se la polizia
Rendit di Berisha stia in
questo momento indagando, magari con maniere
forti, su tutti i presenti per
far saltar fuori il nome del
colpevole.
Questo episodio che sembra così isolato, fa capire
che, innanzitutto, non vi è
stata quell’accoglienza del
popolo
calorosa
come
vogliono far credere, ma
soprattutto che gli albanesi
stanno aspettando soldi e
promesse per mettere fine al
blackout energetico e all’inesistenza di opportunità
per la loro economia. Da
oltre 15 anni l’Albania viene
ancora colpita da frequenti
blackout di energia elettrica
che impedisce non solo di
vivere, ma anche di sostenere l’attività della propria
imprese. È ovvio che la politica che oggi fa l'America
dinanzi ai suoi piccoli ma
importanti alleati è quella
della promessa di inondarli
di dollari: drogare con fondi
di incentivazione e di sviluppo per poi ottenere la
dipendenza assoluta di questo Paese. Tuttavia, tale
atteggiamento di ammirazione trova una motivazione
nel fatto che gli Stati Uniti si
sono dichiarati decisamen-
te a favore dell’indipendenza del Kosovo, tanto che la
conferenza stampa viene
trasmessa in diretta su
Pristina. Ovviamente, le
repliche di Belgrado non si
sono fatte attendere, come
dimostrano le parole del
presidente della Serbia che
non approva l’arroganza con
cui Bush ha rilasciato pubbliche dichiarazioni sul destino
di un territorio nei
confronti del quale
non può avanzare
alcuna pretesa.
L’atteggiamento
assunto da Bush,
che dichiara in
maniera unilaterale
il suo incondizionato appoggio nonché
l’assoluta certezza
che il Kosovo sarà
indipendente, rappresenta senz’altro
un modo subdolo di
fomentare le guerre
e dirigere poi conferenze
di
pace.
Parlare in maniera
così leggera sul
Kosovo si traduce in
un atto terroristico
contro gli Stati
sovrani del mondo,
ed è come una
dichiarazione
di
guerra infinita perché in un futuro
ormai vicino tutte le
minoranze chiederanno la loro indipendenza:
tra un massimo di 20 anni
in Europa i musulmani
chiederanno la loro autonomia e ogni Stato dovrà cedere parte del proprio territorio.
L’indipendenza data al
Kosovo sarà il risveglio di
tutte le autonomie del
mondo. È arrivato così in
Albania il Dollar Dollar
Dollar, il nuovo benefattore
che ha reso povero e sofferente persino lo Stato in cui
è nato, decidendo per esso
di inviare truppe per combattere per il petrollaro, di
Germania sono così attenti
alle parole e alle proposte di
Putin presso il G8. Se gli
Stati Uniti avessero avuto
seriamente intenzione di
aiutare l'Albania, lo avrebbe
fatto tempo fa, allo stesso
modo se il mondo avesse a
cuore il destino dei Balcani
sarebbe intervenuto anni fa
mantenere una politica economica basata sul debito e
sullo sfruttamento delle
altre economie. Gli albanesi
certamente hanno avuto le
loro ragioni nello scegliere
un partner così importante,
visto che Italia, Francia e
per difendere quei popoli
dall’attacco strumentalizzato dei mujaheddin e poi
della Nato La linea politica
del governo albanese, è
sempre stata quella di chiedere aiuto ai Paesi occidentali, preferendo affidarsi alla
nuova ideologia del capitalismo globalizzato.
L’Albania ha sempre
accettato tutti i presidenti, e
li ha accolti con i massimi
onori, ma un giorno dovrà
scegliere tra la corrente che
arriva da Belgrado e i dollari americani: non sappiamo
bene cosa potrebbe accadere in un Paese in cui
i dollari non possono comprare energia. Tanti palazzi
sono stati costruiti a
Tirana, alzando con
il profumo della
cocaina il prodotto
interno lordo: oggi
gli albanesi hanno
fatto tutto quello
che gli Stati Uniti
hanno chiesto e
quando si accorgeranno che sono stati
traditi per l’ennesima volta, vorranno
giustizia chiedendola allo stesso modo
in cui oggi la chiedono i cosiddetti
terroristi.
La politica economica in Albania
voluta dalle lobbies
ha sicuramente reso
questo popolo irriconoscibile, fuori da
se stesso e dalle
proprie traduzioni:
noi abbiamo visto in
prima
persona
l’Albania, e possiamo garantirvi che la gente di
un tempo credeva in un’idea
ben diversa da quella che
imperversa oggi.
Per ritrovare l'orologio
del presidente una soluzione si trova, ma bisogna capire quando...